● SAN CLEMENTE ROMANO (? – 100) – PRIMA LETTERA AI CORINTI Ubbidienza al Signore : Veneriamo il Signore Gesù Cristo il cui sangue fu dato per noi, rispettiamo quelli che ci guidano, onoriamo gli anziani, educhiamo i giovani al timore di Dio, indirizziamo al bene le nostre donne. 8. I nostri figli partecipino dell'educazione in Cristo; imparino che cosa possano l'umiltà e l'amore presso il Signore e come sia bello e grande il timore di Lui che salva tutti quelli che vivono santamente in Lui con mente pura. 9. Egli è scrutatore dei pensieri e dei sentimenti. Il suo spirito è in noi, e quando vuole lo toglie. La grandezza della fede e la miseria dei peccatori : XXII, 1. La fede in Cristo conferma tutte queste cose. Egli peR mezzo dello Spirito Santo così ci esorta: "Figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore. Fede in Cristo : Vedete che in poco tempo il frutto dell'albero si matura. 5. In verità presto e improvvisamente si compirà la volontà di Lui, e lo attesta anche la Scrittura: "Egli verrà presto e non tarderà" e "all'improvviso verrà il Signore nel suo tempio e il santo che voi attendete". La risurrezione : XXIV 1. Carissimi, notiamo come il Signore ci mostri di continuo la futura resurrezione di cui ci diede come primizia il Signore Gesù Cristo risuscitandolo dai morti. Gesù Cristo, la salvezza : XXXVI, 1. Questa la strada, o beneamati, nella quale troviamo salvezza: Gesù Cristo il sommo sacerdote delle nostre offerte, il protettore e l'aiuto della nostra debolezza. 2. Per mezzo suo fissiamo lo sguardo sulle altezze dei cieli, per mezzo suo osserviamo come in uno specchio la sua faccia immacolata e sublime, per mezzo suo si sono aperti gli occhi del cuore, per mezzo suo la nostra mente ottusa e ottenebrata rifiorisce alla luce, per mezzo suo il Signore ha voluto farci gustare la scienza immortale. "Egli, splendore della maestà divina, di tanto è superiore agli angeli di quanto il nome che ebbe in eredita è più eccellente". 3. E' scritto così: "Egli ha fatto dei venti i suoi messaggeri e delle vampe di fuoco i suoi ministri". 4. Di suo figlio così disse il Signore: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò le genti in tua eredità e tuoi saranno i confini della terra". 5. E di nuovo gli dice: "Siedi alla mia destra finchè io ponga i nemici a sgabello dei tuoi piedi". 6. Chi sono i nemici? I malvagi e quelli che si oppongono alla sua volontà. I tempi stabiliti : XL, 1. Sono per noi evidenti queste cose e siamo scesi nelle profondità della conoscenza divina. Dobbiamo fare con ordine tutto quello che il Signore ci comanda di compiere nei tempi fissati. 2. Egli ci prescrisse di fare le offerte e le liturgie, e non a caso o senz'ordine, ma in circostanze ed ore stabilite.3. Egli stesso con la sua sovrana volontà determina dove e da chi vuole siano compiute, perché ogni cosa fatta santamente con la sua santa approvazione sia gradita alla sua volontà. 4. Coloro che fanno le loro offerte nei tempi fissati sono graditi e amati. Seguono le leggi del Signore e non errano. 5. A1 gran sacerdote sono conferiti particolari uffici liturgici, ai sacerdoti è stato assegnato un incarico specifico e ai leviti incombono propri servizi. I1 laico è legato ai precetti laici. Piacere a Dio : XLI, 1. Ciascuno, o fratelli, nel suo posto piaccia a Dio, agendo in buona coscienza e dignità, senza infrangere la norma stabilita per il suo compito. 2. Non si offrano dappertutto, o fratelli, sacrifici perpetui o votivi, o di espiazione o di riparazione, ma solo a Gerusalemme. Ivi pure non si offrano sacrifici in ogni luogo, ma innanzi al tempio sull'altare, dopo un esame minuto della vittima da parte del sommo sacerdote e dei ministri prima ricordati. 3. Quelli che agiscono non conformi alla di lui volontà meritano la pena di morte. 4. Vedete, fratelli, quanto maggiore è la scienza di cui fummo degnati, tanto maggiore il pericolo cui siamo esposti. I ministri della Chiesa : XLII, 1. Gli apostoli predicarono il Vangelo da parte del Signore Gesù Cristo che fu mandato da Dio. 2. Cristo fu inviato da Dio e gli apostoli da Cristo. Ambedue le cose ordinatamente secondo la volontà di Dio. 3. Ricevuto il mandato e pieni di certezza nella risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo e fiduciosi nella parola di Dio con l'assicurazione dello Spirito Santo, andarono ad annunziare che il regno di Dio stava per venire. 4. Predicavano per le campagne e le città e costituivano le primizie del loro lavoro apostolico, provandole nello spirito, nei vescovi e nei diaconi dei futuri fedeli. 5. E questo non era nuovo; da molto tempo si era scritto intorno ai vescovi e ai diaconi. Così, infatti, dice la Scrittura: "Stabilirono i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi nella fede". La dignità sacerdotale : XLIII, 1. Che meraviglia se quelli che avevano fede in Cristo stabilirono come opera da parte di Dio i ministri predetti? Anche Mosè "fedele servitore in tutta la casa" segnò nei libri sacri tutto ciò che gli fu ordinato. Gli altri profeti lo seguirono rendendo testimonianza alle norme stabilite da lui. Giusto ufficio : XLIV, 1. I nostri apostoli conoscevano da parte del Signore Gesù Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla carica episcopale. 2. Per questo motivo, prevedendo esattamente l'avvenire, istituirono quelli che abbiamo detto prima e poi diedero ordine che alla loro morte succedessero nel ministero altri uomini provati. 3. Quelli che furono stabiliti dagli Apostoli o dopo da altri illustri uomini con il consenso di tutta la Chiesa, che avevano servito rettamente il gregge di Cristo con umiltà, calma e gentilezza, e che hanno avuto testimonianza da tutti e per molto tempo, li riteniamo che non siano allontanati dal ministero. 4. Sarebbe per noi colpa non lieve se esonerassimo dall'episcopato quelli che hanno portato le offerte in maniera ineccepibile e santa. 5. Beati i presbiteri che, percorrendo il loro cammino, hanno avuto una fine fruttuosa e perfetta! Essi non hanno temuto che qualcuno li avesse allontanati dal posto loro stabilito. 6. Noi vediamo che avete rimosso alcuni, nonostante la loro ottima condotta, dal ministero esercitato senza reprensione e con onore. La discordia : XLVII, 1.Prendete la lettera del beato Paolo apostolo. 2. Che cosa vi scrisse all'inizio della sua evangelizzazione? 3. Sotto l'ispirazione dello Spirito vi scrisse di sé, di Cefa, e di Apollo per aver voi allora formato dei partiti. 4. Ma quella divisione portò una colpa minore. Parteggiavate per apostoli che avevano ricevuto testimonianza e per un uomo (Apollo) stimato da loro. 5. Ora, invece, considerate chi vi ha pervertito e ha menomato la venerazione della vostra rinomata carità fraterna. 6. E' turpe, carissimi, assai turpe e indegno della vita in Cristo sentire che la Chiesa di Corinto, molto salda e antica, per una o due persone si è ribellata ai presbiteri. 7. E tale voce non solo è giunta a noi, ma anche a chi è diverso da noi. Per la vostra sconsideratezza si è portato biasimo al nome del Signore e si è costituito un pericolo per voi stessi. QUINDI CLEMENTE SI RICOLLEGA A SAN APOLO….TRASMETTE L’INSEGNAMENTO La porta della giustizia : XLVIII, 1. Liberiamocene subito e gettiamoci ai piedi del Signore. Piangendo, supplichiamolo che fattosi propizio si riconcili con noi e ci ristabilisca nella nobile e santa pratica della carità fraterna. 2. Questa è la porta della giustizia aperta alla vita, come è scritto: "Apritemi le porte della giustizia; entrando confesserò il Signore. 3. Questa è la porta del Signore; i giusti entreranno per essa". 4. Molte sono le porte aperte, (ma) quella della giustizia è in Cristo. Beati sono tutti quelli che vi entrano e dirigono il loro cammino nella santità e nella giustizia, tutto facendo tranquillamente. ● SAN CLEMENTE ROMANO (? – 100) – SECONDA LETTERA AI CORINTI La Chiesa vivente è il corpo di Cristo 1. Cosicché, o fratelli, facendo la volontà di Dio, Padre nostro, apparterremo alla prima Chiesa, quella spirituale, creata prima del sole e della luna; ma se non faremo la volontà del Signore, si verificherà tra noi quello che dice la Scrittura: La mia casa è divenuta una spelonca di ladroni. Scegliamo pertanto di appartenere alla Chiesa vivente, per ottenere la salute. 2. Credo che voi non ignoriate che la Chiesa vivente è il corpo di Cristo; poiché dice la Scrittura: Dio fece l’uomo maschio e femmina. Il maschio è Cristo, la femmina è la Chiesa. Anche i libri dei profeti e gli Apostoli insegnano che la Chiesa non è di oggi, ma esiste fin da principio: essa era spirituale, come anche il nostro Gesù, e fu manifestata negli ultimi giorni per salvare noi. 3. La Chiesa, che era spirituale, è apparsa nella carne di Cristo, manifestando a noi che chi la custodirà nella carne e non la `corromperà, la riceverà nello Spirito Santo. Poiché questa carne è la copia dello spirito. Chiunque pertanto guasta la copia, non potrà partecipare all’originale. Questo, o fratelli, vuol significare: custodite la carne, per avere parte allo spirito. 4. Se diciamo che la Chiesa è la carne e Cristo lo spirito, ne consegue che chi fa violenza alla carne, fa violenza alla Chiesa. Costui quindi non parteciperà allo spirito che è Cristo. 5. Di tale vita e incorruttibilità può partecipare la nostra carne, se si unisce a lei lo Spirito Santo; né alcuno può esprimere né dire ciò che il Signore tiene preparato ai suoi eletti. Dobbiamo rimanere uniti al Signore nella fede ● POLICARPO DI SMIRNE (69 -155) – LETTERA AI FILIPPESI Saluto Policarpo e i presbiteri che sono con lui alla Chiesa di Dio che dimora in Filippi. Misericordia e pace sia a voi concessa con ogni pienezza da parte di Dio onnipotente e di Gesù Cristo salvatore nostro. 1. Mi sono molto rallegrato con voi nel Signore nostro Gesù Cristo, perché avete accolto gli imitatori della vera carità e, come a voi si conveniva, avete accompagnato questi prigionieri avvinti da venerabili catene, le quali sono il diadema dei veri eletti di Dio e del Signore nostro. 2. [Mi sono anche rallegrato] perché la salda radice della vostra fede, famosa fin dai primi tempi , è rimasta intatta fino ad oggi e continua a portare frutti per il Signore nostro Gesù Cristo, il quale sopportò di giungere fino alla morte per i nostri peccati. Ma Dio lo risuscitò, avendolo liberato dai dolori dell’inferno; Non mi arrogo il diritto di ammaestrarvi. Vostro maestro è il beato Paolo 2. Poiché né io né un altro come me potrà mai raggiungere la sapienza del beato e glorioso Paolo, il quale, mentre si trovava tra voi, alla presenza degli uomini d’allora, insegnò con tanta esattezza e sicurezza la parola della verità, e, quando fu lontano, vi scrisse lettere , nella cui meditazione voi potrete confermare la fede che vi fu data. 3 Questa fede é madre di tutti noi ; la segue la speranza e la precede la carità verso Dio, verso Cristo e verso il prossimo. Chi si attiene a queste virtù adempie il precetto della giustizia; poiché colui che possiede la carità è lontano da ogni peccato. 3. Serviamolo dunque con timore e con ogni riverenza, come ci fu comandato da Lui e dagli Apostoli, che ci predicarono il Vangelo, e dai profeti che ci preannunciarono la venuta del Signore nostro; siamo zelanti per il bene, evitando quelli che danno scandalo, i falsi fratelli e coloro che, portando ipocritamente il nome del Signore, trascinano nell’errore gli uomini leggeri. Fuggite i doceti e perseverate nel digiuno e nell’orazione 1. Infatti, chi non riconosce che Gesù Cristo é venuto nella carne, é un anticristo e chi rigetta la testimonianza della croce viene dal diavolo. Chi perverte le parole del Signore, adattandole ai suoi malvagi desideri, e nega la risurrezione e il giudizio, costui è il primogenito di Satana. ● IGNAZIO D’ANTIOCHIA (35 – 107) – LETTERA AGLI EFESINI Ignazio, Teoforo, a colei che è stata benedetta in grandiosità con la pienezza di Dio Padre, che è stata predestinata, prima dei secoli, ad essere per sempre di gloria eterna e di salda unità, che è stata scelta nella passione vera per volontà del Padre e di Gesù Cristo, Dio nostro, la Chiesa degna di essere beata, che è in Efeso dell'Asia, I migliori saluti in Gesù Cristo e nella gioia irreprensibile. III. Non vi comanderò come se fossi qualcuno. Se pur sono incatenato nel Suo nome, non ancora ho raggiunto la perfezione in Gesù Cristo. Solo ora incomincio a istruirmi e parlo a voi come miei condiscepoli. Bisogna che da voi sia unto di fede, di esortazione, di pazienza e di magnanimità. Ma poiché la carità non mi lascia tacere con voi, voglio esortarvi a comunicare in armonia con la mente di Dio. E Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, è il pensiero del Padre, come anche i vescovi posti sino ai confini della terra sono nel pensiero di Gesù Cristo. La persona del vescovo V. Se in poco tempo ho avuto tanta familiarità con il vostro vescovo, che non è umana, ma spirituale, di più vi stimo beati essendo uniti a lui come la Chiesa lo è a Gesù Cristo e Gesù Cristo al Padre perché tutte le cose siano concordi nell'unità. Nessuno s'inganni: chi non è presso l'altare, è privato del pane di Dio. Se la preghiera di uno o di due ha tanta forza, quanto più quella del vescovo e di tutta la Chiesa! Chi non partecipa alla riunione è un orgoglioso e si è giudicato. Sta scritto:«Dio resiste agli orgogliosi». Stiamo attenti a non opporci al vescovo per essere sottomessi a Dio. VI. Non ascoltate nessuno che non vi parli di Gesù Cristo nella verità. Voi siete pietre del tempio del Padre preparate per la costruzione di Dio Padre, elevate con l'argano di Gesù Cristo che è la croce, usando come corda lo Spirito Santo. La fede è la vostra leva e la carità la strada che vi conduce a Dio. Siete tutti compagni di viaggio, portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito Santo, in tutto ornati dei precetti di Gesù Cristo. Fuori di lui nulla abbia valore per voi, in lui porto le catene. Sono le perle spirituali con le quali vorrei mi fosse concesso risuscitare grazie alla vostra preghiera. A questa vorrei sempre partecipare per trovarmi nell'eredità dei cristiani di Efeso, che sono sempre uniti agli Apostoli nella potenza di Gesù Cristo. La liturgia XIII. Impegnatevi a riunirvi più di frequente nell'azione di grazie e di gloria verso Dio. Quando vi riunite spesso, le forze di Satana vengono abbattute e il suo flagello si dissolve nella concordia della fede. Niente è più bello della pace nella quale si frustra ogni guerra di potenze celesti e terrestri. Fede e carità XIV. Nulla di tutto questo vi sfuggirà, se avete perfettamente la fede e la carità in Gesù Cristo, che sono il principio e lo scopo della vita. Il principio è la fede, il fine la carità. L'una e l'altra insieme riunite sono Dio, e tutto il resto segue la grande bontà. Nessuno che professi la fede pecca, nessuno che abbia la carità odia. L'albero si conosce dal suo frutto. Così coloro che si professano di appartenere a Cristo saranno riconosciuti da quello che operano. Ora l'opera non è di professione di fede, ma che ognuno si trovi nella forza della fede sino all'ultimo. Testimoniare il Cristo XV. È meglio tacere ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se chi parla opera. Uno solo è il maestro e ha detto e ha fatto e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace. Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino. Tutto facciamo considerando che abita in noi templi suoi ed egli il Dio (che è) in noi, come è e apparirà al nostro volto amandolo giustamente. XVI. Non ingannatevi, fratelli miei. Quelli che corrompono la famiglia «non erediteranno il regno di Dio». Se quelli che fanno ciò secondo la carne muoiono, tanto più che con una dottrina perversa corrompe la fede di Dio per la quale Cristo fu crocifisso! Egli, divenuto impuro, finirà nel fuoco eterno e insieme a lui anche chi lo ascolta. XVII. Per questo il Signore accettò il profumo versato sul suo capo per infondere l'immortalità alla Chiesa. Non lasciatevi ungere dal cattivo odore del principe di questo mondo che non vi imprigioni fuori della vita che vi attende. Perché non diveniamo tutti saggi ricevendo la scienza di Dio che è Gesù Cristo? A che rovinarsi pazzamente, misconoscendo il carisma che il Signore ci ha veramente mandato? La croce XVIII. Il mio spirito è vittima della croce che è scandalo per gli infedeli e per noi salvezza e vita eterna. Dov'è il saggio? il disputante? la vanità di quelli che si dicono scienziati? Il nostro Dio, Gesù Cristo è stato portato nel seno di Maria, secondo l'economia di Dio, del seme di David e dello Spirito Santo. Egli è nato ed è stato battezzato perché l'acqua fosse purificata con la passione. L'abolizione della morte XIX. Al principe di questo mondo rimase celata la verginità di Maria e il suo parto, similmente la morte del Signore, i tre misteri clamorosi che furono compiuti nel silenzio di Dio. Come furono manifestati ai secoli? Un astro brillò nel cielo sopra tutti gli astri, la sua luce era indicibile, e la sua novità stupì. La altre stelle con il sole e a luna fecero un coro all'astro ed esso più di tutti illuminò. Ci fu stupore. Donde quella novità strana per loro? Apparso Dio in forma umana per una novità di vita eterna si sciolse ogni magia, si ruppe ogni legame di malvagità. Scomparve l'ignoranza, l'antico impero cadde. Aveva inizio ciò che era stato deciso da Dio. Di qui fu sconvolta ogni cosa per preparare l'abolizione della morte. Vi scriverò ancora XX. Se Gesù Cristo per la vostra preghiera mi renderà degno di grazia ed è la Sua volontà vi spiegherò in un secondo scritto che ho in mente di stilare, l'accennata economia per l'uomo nuovo Gesù Cristo, che consiste nella sua fede, nella sua carità, nella sua passione e resurrezione. Soprattutto se il Signore mi rivelerà che ognuno e tutti insieme nella grazia che viene dal suo nome vi riunite in una sola fede e in Gesù Cristo ● IGNAZIO D’ANTIOCHIA (35 – 107) – LETTERA AGLI SMIRNESI - La risurrezione nella carne III, 1. Sono convinto e credo che dopo la risurrezione egli era nella carne. 2. Quando andò da quelli che erano intorno a Pietro disse: "Prendete, toccatemi e vedete che non sono un demone senza corpo". E subito lo toccarono e credettero, al contatto della sua carne e del suo sangue. Per questo disprezzarono la morte e ne furono superiori. 3. Dopo la risurrezione mangiò e bevve con loro come nella carne, sebbene spiritualmente unito al Padre. La passione di Cristo, la nostra risurrezione V, 1. Alcuni non conoscendolo lo rinnegano e più che mai sono da lui rinnegati. Difensori della morte più che della verità non li hanno convinti né i profeti né la legge di Mosè e sinora né il vangelo né le nostre sofferenze singole. La fede e la carità. VI, 1. Nessuno si lasci ingannare; anche gli esseri celesti, la gloria degli angeli, i principi visibili ed invisibili se non credono nel sangue di Cristo hanno la loro condanna. "Chi può comprendere, comprenda". Praticare la carità per risorgere VII, 1. Stanno lontani dalla eucaristia e dalla preghiera perché non riconoscono che l'eucaristia è la carne del nostro salvatore Gesù Cristo che ha sofferto per i nostri peccati e che il Padre nella sua bontà ha risuscitato. Costoro che disconoscono il dono di Dio, nel giorno del giudizio, moriranno. Sarebbe meglio per loro praticare la carità per risorgere. Conviene star lontano da essi e non parlare con loro né in privato né in pubblico, per seguire invece i profeti e specialmente il vangelo nel quale è manifestata la passione e compiuta la risurrezione. Fuggite le faziosità come il principio dei mali. Seguire il vescovo e il clero VIII, 1. Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. 2. Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro. ● IGNAZIO D’ANTIOCHIA (35 – 107) - LETTERA AI FILADELFIESI Fuggire la faziosità Figli della vera luce fuggite la faziosità e le dottrine perverse. Dove è il pastore ivi seguitelo come pecore. Molti lupi degni di fede con lusinghe malvagie seducono chi corre nel Signore. Ma essi non avranno posto nella vostra unità. Le erbe cattive State lontani dalle erbe cattive che Gesù Cristo non coltiva, perché non sono piantagione del Padre. Non ho trovato divisione in mezzo a voi, ma selezione. Quanti sono di Dio e di Gesù Cristo, tanti sono con il vescovo. Quelli che pentiti rientrano nell'unità della Chiesa saranno di Dio perché vivono secondo Gesù Cristo. Non lasciatevi ingannare fratelli miei. Se qualcuno segue lo scismatico non erediterà il regno di Dio. Se qualcuno marcia nella dottrina eretica egli non partecipa della passione di Cristo. Una è la carne del Cristo Preoccupatevi di attendere ad una sola eucarestia. Una è la carne di nostro Signore Gesù Cristo e uno il calice dell'unità del suo sangue, uno è l'altare come uno solo è il vescovo con il presbiterato e i diaconi miei conservi. Se ciò farete, lo farete secondo Dio. Ma la vostra preghiera in Dio mi perfezionerà per raggiungere misericordiosamente l'eredità, rifugiandomi nel vangelo come nella carne di Gesù e negli apostoli, come nel presbiterato della Chiesa. L'archivio è Gesù Cristo Vi esorto a non fare nulla con spirito di contesa, ma secondo la dottrina del Cristo. Ho ascoltato alcuni che dicevano: se non lo trovo negli archivi, nel vangelo io non credo. Io risposi loro che sta scritto, ed essi di rimando che questo è da provare. Per me l'archivio è Gesù Cristo, i miei archivi inamovibili la sua croce, la sua morte e resurrezione e la fede che viene da lui, in questo voglio per la vostra preghiera essere giustificato. Il Vangelo compimento di incorruttibilità Onorabili anche i sacerdoti, soprattutto il gran sacerdote custode del santo dei santi, il solo che ritiene i segreti di Dio, essendo la porta del Padre per la quale entrano Abramo, Isacco, Giacobbe, i profeti, gli apostoli e la Chiesa. Tutto questo per l'unità di Dio. Il vangelo ha qualche cosa di più speciale, la venuta del Salvatore, Signor nostro Gesù Cristo, la sua passione e la sua resurrezione. I beneamati profeti lo preannunciarono, ma il vangelo è il compimento dell'incorruttibilità. Tutto ciò va bene se lo custodite nella carità. ● IGNAZIO D’ANTIOCHIA (35 – 107) – LETTERA AI TRALLIANI - Sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo II,1. Se siete sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo dimostrate che non vivete secondo l'uomo ma secondo Gesù Cristo, morto per noi perché credendo alla sua morte sfuggiate alla morte. Senza i diaconi, i presbiteri e il vescovo non c'è Chiesa III,1. Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, come anche il vescovo che è l'immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c'è Chiesa. La carità di Gesù Cristo VI,1. Non io vi scongiuro ma la carità di Gesù Cristo. Prendete solo l'alimento cristiano e astenetevi dall'erba estranea che è l'eresia. 2. Coloro che per farsi credere mescolano Gesù Cristo con se stessi, sono come quelli che offrono un veleno mortale nel vino melato. L'incauto prende allegramente in un piacere nefasto la morte. All'interno del santuario VII,1. Guardatevi dunque da questi. Ciò sarà possibile non gonfiandovi e non separandovi da Dio Gesù Cristo, dal vescovo e dai precetti degli apostoli. Con Gesù Cristo la vera vita IX,1. Siate sordi se qualcuno vi parla senza Gesù Cristo, della stirpe di David, figlio di Maria, che realmente nacque, mangiò e bevve. Egli realmente fu perseguitato sotto Ponzio, realmente fu crocifisso e morì alla presenza del cielo, della terra e degli inferi. 2. Egli realmente risuscitò dai morti poiché lo risuscitò il Padre suo e similmente il Padre suo risusciterà in Gesù Cristo anche noi che crediamo in Lui, e senza di Lui non abbiamo la vera vita. ● IGNAZIO D’ANTIOCHIA (35 – 107) - LETTERA AI CRISTIANI DI MAGNESIA - Unico tempio di Dio VII,1. Come il Signore nulla fece senza il Padre col quale è uno, nè da solo nè con gli apostoli, così voi nulla fate senza il vescovo e i presbiteri. Nè cercate che appaia lodevole qualche cosa per parte vostra, ma solo per la cosa stessa: una sola preghiera, una sola supplica, una sola mente, una sola speranza nella carità, nella gioia purissima che è Gesù Cristo, del quale nulla è meglio. 2. Accorrete tutti come all’unico tempio di Dio, intorno all’unico altare che è l’unico Gesù Cristo che procedendo dall’unico Padre è ritornato a lui unito. Abbiamo ricevuto la grazia VIII,1. Non fatevi ingannare da dottrine eterodosse nè da antiche favole che sono inutili; se viviamo ancora secondo la legge ammettiamo di non aver ricevuto la grazia. 2. I santi profeti vissero secondo Gesù Cristo. Per questo furono perseguitati poichè erano ispirati dalla sua grazia a rendere convinti gli increduli che c’è un solo Dio che si è manifestato per mezzo di Gesù Cristo suo Figlio, che è il suo verbo uscito dal silenzio e che in ogni cosa è stato di compiacimento a Lui che lo ha mandato. Saldi nei precetti del Signore e degli apostoli XIII,1. Cercate di tenervi ben saldi nei precetti del Signore e degli apostoli perchè vi riesca bene tutto quanto fate nella carne e nello spirito, nella fede e nella carità, nel Figlio, nel Padre e nello Spirito, al principio e alla fine, con il vostro vescovo che è tanto degno e con la preziosa corona spirituale dei vostri presbiteri e dei Diaconi secondo Dio. 2. Siate sottomessi al vescovo e gli uni agli altri, come Gesù Cristo al Padre, nella carne, e gli apostoli a Cristo e al Padre e allo Spirito, affinchè l’unione sia carnale e spirituale. ● SAN GIUSTINO (100 – 168) – APOLOGIA PRIMA DEI CRISTIANI - 2. Lui veneriamo e adoriamo, e il Figlio che da Lui è venuto e che ci ha insegnato queste dottrine, con l'esercito degli altri angeli buoni che Lo seguono e Lo imitano e lo Spirito Profetico: li onoriamo con ragione e verità trasmettendo con generosità quanto abbiamo imparato a chiunque voglia apprenderlo. Superiorità della fede in Dio X. - 1. Noi invece abbiamo appreso che Dio non ha bisogno di offerte materiali da parte di uomini, dal momento che vediamo che è Lui stesso a somministrare ogni cosa; abbiamo imparato, e ne siamo convinti e crediamo, che Egli accoglie solo coloro che imitano il bene che è in Lui, cioè sapienza e giustizia e benignità, e tutto ciò che è proprio di Dio, il quale non può prendere alcun nome che Gli si imponga. 2. Abbiamo appreso anche che Egli, in quanto è buono, ha creato in principio tutte le cose dalla materia informe per gli uomini; e se questi si mostreranno, nei fatti, degni del Suo volere, abbiamo appreso che diverranno degni di vivere con Lui regnando insieme con Lui, resi incorruttibili ed immuni dal dolore. 4. Incominciare ad esistere non dipendeva da noi; ma seguire ciò che gli è caro, scegliendo con le facoltà razionali di cui Egli stesso ci fece dono, questo sì ci persuade e ci conduce alla fede. 5. E crediamo che sia un vantaggio per tutti gli uomini non essere impediti dall'imparare queste dottrine, ma anzi essere spinti verso di esse. 9. Che tutto questo avverrà, lo predisse - posso affermarlo - il nostro Maestro, figlio ed inviato del Padre e Signore dell'universo, Gesù Cristo, dal quale abbiamo derivato anche il nome di cristiani. 10. Di conseguenza siamo anche ben fermi in tutto ciò che ci è stato insegnato da Lui, poiché i fatti confermano che si compie tutto quanto Egli aveva predetto. Ed è certo opera di Dio sia predire le cose prima che avvengano sia mostrare che sono accadute conforme alla predizione. 8. Coloro poi che non si ritrovano a vivere i suoi comandamenti, non si riconoscano come cristiani, anche se, con la lingua, ripetono gli insegnamenti di Cristo. Infatti disse che si sarebbero salvati non quelli che parlano soltanto ma quelli che compiono anche i fatti. Teorie pagane affini... XX. - 1. Sia la Sibilla sia Istaspe profetarono la distruzione, attraverso il fuoco, di ciò che è corruttibile. 2. I filosofi chiamati Stoici insegnano che anche Dio stesso si dissolve nel fuoco, ed affermano che il mondo, dopo una trasformazione, risorgerà. Noi invece pensiamo che Dio, creatore del tutto, sia qualcosa di superiore a ciò che muta. ... anche a proposito di Gesù Cristo XXI. - 1. Quando noi diciamo che il Logos, che è il primogenito di Dio, Gesù Cristo il nostro Maestro, è stato generato senza connubio, e che è stato crocifisso ed è morto e, risorto, è salito al cielo, non portiamo alcuna novità rispetto a quelli che, presso di voi, sono chiamati figli di Zeus. I tre argomenti che intende trattare XXIII. - 1. Affinché ormai appaia evidente anche questo, vi dimostreremo che quanto noi diciamo, per averlo imparato da Cristo e dai Profeti che lo precedettero, è la sola verità, e che è più antica di tutti gli scrittori; e che chiediamo di essere creduti non perché diciamo le stesse cose ma perché diciamo la verità: 2. che il solo Gesù Cristo è stato propriamente generato figlio di Dio, Suo Logos e primogenito e potenza operatrice e, fatto uomo per Sua volontà, ci ha dato questi insegnamenti per la liberazione e la rigenerazione del genere umano; 3. e che, prima che si facesse uomo tra gli uomini, alcuni - intendo dire i cattivi demoni già nominati - per bocca dei poeti si affrettarono a raccontare come veramente accaduti i fatti di cui favoleggiarono, nello stesso modo che anche crearono infamie e nefandezze, che ci vengono rinfacciate, e di cui non esiste alcun testimone né alcuna prova. La concezione verginale XXXIII. - 1. E ancora; ascoltate come fu esattamente profetato da Isaia che sarebbe stato generato da una vergine. Così infatti fu detto: "Ecco la vergine porterà nel ventre e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome 'Dio con noi'". 4. Dunque l'espressione: "Ecco la vergine porterà nel ventre" indica che la vergine concepì senza unione; se infatti fosse stata unita a chicchessia, non sarebbe stata più vergine. Invece la virtù di Dio, entrata nella vergine, l'adombrò e la rese incinta, pur rimanendo ella vergine. 5. E l'angelo di Dio, inviato in quella circostanza alla stessa vergine, le diede il lieto annunzio dicendo: "Ecco concepirai nel tuo ventre per opera dello Spirito Santo e concepirai un figlio e sarà chiamato figlio dell'Altissimo e lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati": così ci insegnarono coloro che tramandarono la memoria di tutto ciò che riguarda il nostro Salvatore, ai quali prestiamo fede, dal momento che - come abbiamo detto - anche per bocca di Isaia, già nominato sopra, lo Spirito profetico aveva predetto la Sua nascita. 6. E' lecito dunque pensare che lo Spirito e la Virtù di Dio non siano altro che il Logos, che è anche primogenito di Dio, come, indicò Mosè, il profeta di cui abbiamo prima parlato. E fu questo Spirito che, entrato nella Vergine ed adombratala, non attraverso l'unione, ma per la virtù, la rese incinta. 3. Infatti da Gerusalemme uscirono nel mondo dodici uomini: erano ignoranti ed incapaci di parlare, ma, per la potenza di Dio, rivelarono a tutto il genere umano che erano mandati da Cristo ad insegnare a tutti la sua parola. E noi, che un tempo ci uccidevamo l'un l'altro, non solo non facciamo guerra ai nemici, ma, per non mentire né ingannare quelli che ci giudicano, volentieri moriamo confessando il Cristo. 4. Invece il nostro Gesù Cristo, crocifisso e morto, resuscitò, e regnò dopo essere asceso al cielo; e per l'annuncio che da parte sua è stato portato dagli Apostoli a tutte le genti c'è gioia per quanti attendono l'immortalità annunciata da Lui. 3. La frase: "Uno scettro di potenza ti invierà da Gerusalemme" è profetica della parola potente, che i Suoi apostoli, usciti da Gerusalemme, diffusero ovunque; e, sebbene sia stabilita la pena di morte contro chi insegna o solo professa il nome di Cristo, noi lo abbracciamo e lo insegniamo dappertutto. Gli uomini vissuti prima di Cristo XLVI. - 1. Affinché nessuno, sragionando, cerchi di distorcere i nostri insegnamenti - poiché affermiamo che Cristo è nato centocinquant'anni fa sotto Cirino, e ci insegnò quello che noi diciamo, qualche tempo dopo, sotto Ponzio Pilato - e obietti che tutti gli uomini che vissero prima sarebbero irresponsabili, noi preverremo e scioglieremo questa difficoltà. 2. Ci è stato insegnato che Cristo è il primogenito di Dio, ed abbiamo già dimostrato che Egli è il Logos di cui fu partecipe tutto il genere umano. 5. Dopo la crocifissione, persino i Suoi discepoli Lo abbandonarono tutti dopo averlo rinnegato; in seguito, però - dopo che fu resuscitato dai morti ed apparve a loro, e dopo che ebbe insegnato a leggere le Profezie nelle quali erano predetti tutti questi avvenimenti -, essi, vistolo ascendere al cielo credettero e ricevettero di lassù la forza inviata loro da Lui, andarono presso ogni stirpe umana, insegnarono queste cose e furono chiamati apostoli. 6. Ma queste parole stanno a dimostrare che Gesù Cristo è figlio ed inviato di Dio: egli che prima era Logos, apparso ora in forma di fuoco ora in immagine incorporea, al nostro tempo, per volere di Dio fattosi uomo per amore del genere umano, sopportò anche di patire quanto i demoni gli procurarono per opera degli stolti Giudei. L'Eucaristia LXV. - 1. Noi allora, dopo aver così lavato chi è divenuto credente e ha aderito, lo conduciamo presso quelli che chiamiamo fratelli, dove essi si trovano radunati, per pregare insieme fervidamente, sia per noi stessi, sia per l'illuminato, sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna. 2. Finite le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio. 3. Poi al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino temperato; egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie per essere stati fatti degni da Lui di questi doni. 4. Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: "Amen". La parola "Amen" in lingua ebraica significa "sia". 5. Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l'acqua consacrati e ne portano agli assenti. E' carne e sangue di quel Gesù incarnato LXVI. - 1. Questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato. 2. Infatti noi li prendiamo non come pane comune e bevanda comune; ma come Gesù Cristo, il nostro Salvatore incarnatosi, per la parola di Dio, prese carne e sangue per la nostra salvezza, così abbiamo appreso che anche quel nutrimento, consacrato con la preghiera che contiene la parola di Lui stesso e di cui si nutrono il nostro sangue e la nostra carne per trasformazione, è carne e sangue di quel Gesù incarnato. 3. Infatti gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli,tramandarono che fu loro lasciato questo comando da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: "Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo". E parimenti, preso il calice e rese grazie disse: "Questo è il mio sangue"; e ne distribuì soltanto a loro. ● IRENEO DI LIONE (ca. 130-200) – CONTRO LE ERESIE - A [Origine apostolica della tradizione (III)] 1,1. Abbiamo conosciuto l’economia della nostra salvezza non daaltri che da coloro che ci recarono il Vangelo, che essi dapprimapredicarono e poi per volontà di Dio trasmisero nelle Scrittureperché fosse per noi “fondamento e colonna” (1Tim. 3,15) dellanostra fede. Non si può dire che abbiamo predicato senza avere la “gnosiperfetta”, come alcuni osano affermare vantandosi di correggeregli Apostoli, poiché dopo la resurrezione del Signore nostro damorte “furono investiti della potenza superna con la venuta dello Spirito Santo” (Lc. 24,49)e furono ripieni di tutti i doni edebbero quindi anche la “gnosi perfetta”. Allora s’avviarono aiconfini del mondo portando il lieto annunzio dei beni che Dio cidona e proclamando agli uomini la pace dal cielo. Tutti e ciascuno di loro avevano lo stesso Vangelo di Dio. Matteo,che stava tra gli Ebrei pubblicò il Vangelo in ebraico, mentrePietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondavano la Chiesa.Dopo la loro scomparsa, Marco, discepolo ed interprete di Pietro,pose in scritto ciò che Pietro aveva insegnato. Luca, compagno di Paolo, redasse a sua volta il Vangelo da questi predicato. Piùtardi Giovanni; discepolo del Signore, che posò il capo sul pettodi lui pubblicò il suo Vangelo al tempo che dimorava ad Efeso inAsia. 1,2. Tutti costoro predicarono la seguente dottrina: un solo Diocreatore del cielo e della terra, annunziato dalla Legge ebraica edai profeti, e un solo Cristo Figlio di Dio.Chi non presta loro fede disprezza coloro che hanno conversatocol Signore, disprezza lo stesso Cristo Signore, disprezza anche ilPadre e si condanna da sé opponendosi alla propria salvezza.Così fanno tutti gli eretici. B [Atteggiamento degli eretici] 2,1. Quando si portano argomenti scritturistici contro di loroprendono ad accusare le stesse Scritture dicendo che il testo ècorrotto, che è apocrifo, che è in contraddizione con altri, chenon può provare in esso la verità chi non conosce la tradizione. 2,2. Quando poi li richiamiamo alla tradizione apostolica custodita nelle varie chiese dalla successione dei presbiteri,allora si oppongono alla tradizione dicendo che, essendo essisuperiori non solo ai presbiteri, ma agli stessi apostoli, essi soli hanno scoperto la verità pura. Gli Apostoli infatti avrebbero confuso insieme le parole del Signore e quelle della Legge; anzinon solo gli apostoli, ma lo stesso Signore avrebbe parlato oradel Demiurgo, ora del Mediatore, ora delle regioni superne. Essiinvece senza dubbi e confusione conoscerebbero veramente il “mistero nascosto” (Ef. 3,9; Col. 1,26).Ora questo è bestemmiare il proprio Creatore! Essi non credono né alle Scritture né alla tradizione. C [Dov’è la vera tradizione] 3,1. La tradizione degli Apostoli, manifesta in tutto il mondo, può essere riscontrata in ogni chiesa da coloro che voglionoconoscere la verità. Potremmo qui enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli e i loro successori fino a noi: essi non insegnaronoe non conobbero affatto ciò che costoro vanno delirando [cioè gli eretici]. Ora segli Apostoli avessero conosciuto i “misteri segreti” e li avessero insegnati ai “perfetti” all’insaputa degli altri, li avrebbero confidati prima di tutto a quelli ai quali affidavano la chiesa stessa. 3,2. Ma poiché sarebbe troppo lungo enumerare in un volume come questo le successioni di tutte le chiese, ci limiteremo allachiesa più grande e antica, a tutti nota, fondata e costituita inRoma dai gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo e, indicando la suatradizione, ricevuta dagli apostoli e giunta fino a noi attraverso la successione dei suoi vescovi, confondiamo tutti quelli che percompiacenza di sé o vanagloria, per cecità o errore siallontanano dall’unità. Con questa Chiesa infatti, in ragione dellasua autorità superiore, deve accordarsi ogni chiesa, cioè i fedelidi tutto il mondo, poiché in essa è stata conservata la tradizione apostolica. 3,3. I beati Apostoli, che fondarono la Chiesa romana netrasmisero il governo episcopale a Lino, ricordato da Paolo nellalettera a Timoteo. Lino ebbe come successore Anacleto e dopoAnacleto fu Clemente, terzo a partire dagli Apostoli. Clementeaveva visto i beati Apostoli, era stato in relazione con essi, aveva ancora negli orecchi la loro predicazione e davanti agli occhi laloro tradizione. 3,4. Possiamo riferirci anche a Policarpo. Egli non solo fudiscepolo degli Apostoli e amico intimo di molti che avevanovisto il Signore, ma fu dagli Apostoli stessi costituito vescovodella chiesa di Smirne in Asia. Ora egli insegnòsempre ciò che aveva appreso dagli Apostoli e questa è ancora ladottrina trasmessa dalla Chiesa ed è l’unica vera. 4,1. Essendo le nostre prove così solide non è necessario cercarepresso altri la verità che possiamo trovare facilmente nellaChiesa. Gli Apostoli, infatti, recarono come ad un ricco depositotutto ciò che appartiene alla verità, affinché chiunque lo desidera trovi qui la bevanda della vita. Di qui soltanto si entranella vita: tutti gli altri dottori sono ladri e briganti che occorreevitare. Si deve invece amare ciò che vien dalla Chiesa ecustodire la tradizione della verità. E se sorgesse qualche questione di dettaglio non si deve forse ricorrere alle chiese piùantiche, fondate dagli Apostoli, per sapere da loro quello che ècerto e quello che è da abbandonare? E se gli Apostoli non ciavessero lasciato le Scritture, non si sarebbe forse dovuto seguirel’ordine della tradizione da essi trasmessa a quelli ai quali affidavano le chiese? 4,2. A questi principi si attengono molte genti illetterate che credono in Cristo: senza carta né inchiostro esse portano lasalvezza scritta nei loro cuori dallo Spirito e custodisconodiligentemente l’antica tradizione. Essi credono in un solo Dio creatore del cielo e della terra e di tutto ciò che è in essi peropera di Cristo Gesù Figlio di Dio, il quale per la sua immensacarità verso gli uomini sue creature si sottopose alla generazionedalla Vergine unendo così l’uomo a Dio, patì sotto Ponzio Pilato,risuscitò e fu assunto nella gloria, verrà glorioso Salvatore eGiudice e manderà nel fuoco eterno i deformatori della veritàche non apprezzano il Padre e la sua venuta. Gli illetterati che accettarono questa fede sono barbari rispetto anoi per la lingua, ma saggi nella loro mente. Attaccati all’antica tradizione degli Apostoli essi non possononeppure concepire ragionamenti tanto mostruosi. Gli altri cosiddetti “gnostici” ebbero inizio, come abbiamo detto,con Meandro, discepolo di Simone; ciascuno poi adottò unapropria teoria divenendo padre e vescovo del gruppo che loseguiva. Tutti però s’incamminarono verso l’apostasia in un tempopiuttosto recente, quando la storia della Chiesa era già in pienosvolgimento. D [Cristo perfetta verità] 5,1. È dunque in questo modo che la tradizione apostolica vivenella Chiesa e perdura tra noi. Torniamo ora alla prova delleScritture lasciate da coloro che composero il Vangelo, cioè dagliApostoli; alcuni di essi posero in scritto la dottrina riguardanteDio, dimostrando che il Signore nostro Gesù Cristo è la Verità eche in Lui non v’è menzogna (Gv. 14,6). È ciò che predisse Davide parlando della sua concezione verginale e della sua resurrezione: “La Verità è sbocciata sulla terra” (Sal. 84,12). Anche gli Apostoli, discepoli della Verità, sono al di sopra di ogni menzogna, poiché il falso non va con la verità e le tenebre non stanno con la luce; dov’è l’uno non può essere l’altro. Nostro Signore, dunque, essendo la Verità, non mentiva e perciò non avrebbe proclamato Dio, Signore di tutte le cose, sommo Re. L’ignoranza, madre di tutti questi mali, viene eliminata dalla“gnosi”. Il Signore comunicava dunque la “gnosi” ai suoidiscepoli e con questa sanava i malati e liberava i peccatori dailoro peccati. Non parlava dunque secondo le loro vecchie opinioni né rispondeva secondo il pensiero degli arroganti, mainsegnava la dottrina della salvezza senza ipocrisia e senzariguardi personali. 5,3. Ciò appare anche dai discorsi del Signore: agli ebrei eglidimostrava che il Messia predetto dai profeti era il Figlio di Dio,cioè manifestava sé stesso, venuto a riportare agli uomini lalibertà e ad offrire loro l’eredità dell’incorruttibilità. Gli Apostoli, a loro volta, insegnavano ai pagani ad abbandonarei vani legni e pietre che essi consideravano come divinità e adadorare il vero Dio, il quale creò e costituì tutto il genere umanodandogli poi nutrimento, sviluppo, sicurezza e sussistenza permezzo della creazione; ad attendere alla venuta del Figlio suo Gesù Cristo, il quale ci riscattò dall’apostasia mediante il suosangue perché fossimo anche noi un popolo santo (1Pt. 2,9; Es.19,6); che discenderà dal cielo nella maestà del Padre. Il secondo articolo è questo: Il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, Cristo Gesù nostro Signore, che si è manifestato ai profeti in forme diverse secondo il genere della loro profezia e secondo i disegni provvidenziali del Padre; per la cui opera è stata creata ogni cosa; che poi, alla fine dei tempi, s’è fatto uomo tra gli uomini per ricapitolare ogni cosa, s’è fatto visibile e tangibile, per distruggere la morte, rivelare la vita e operare l’unità tra Dio e gli uomini. Il terzo articolo è questo: Lo Spirito Santo, per mezzo del quale i profeti hanno profetato, i Padri hanno appreso la scienza di Dio, e i giusti sono stati guidati nella via della giustizia; che alla fine dei tempi è stato diffuso in modo nuovo sull’umanità, per far nuovo l’uomo su tutta la terra, e riportarlo a Dio. Perciò alla nostra nuova nascita, in grazia di questi tre articoli si compie il battesimo che ci accorda la grazia della nuova nascita in Dio Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Infatti coloro che portano in sé lo Spirito di Dio vengono condotti al Verbo, cioè al Figlio; il Figlio poi li presenta al Padre, e il Padre dona loro l’incorruttibilità. Dunque, senza lo Spirito non è possibile vedere il Figlio di Dio, e senza il Figlio nessuno può appressarsi al Padre, dato che la conoscenza del Padre è il Figlio, e la conoscenza del Figlio di Dio si attua per mezzo dello Spirito Santo. Lo Spirito poi, viene dispensato dal ministero del Figlio, secondo il beneplacito del Padre, cioè come e a chi il Padre vuole. ● CLEMENTE ALESSANDRINO (150 -215) – QUALE RICCO SI SALVERA’ VII - 1. Il più grande dunque e il principale tra gli insegnamenti per la vita dal principio, subito, deve esse re posto nell’anima: conoscere il Dio eterno e donatore di beni eterni e primo e sommo e unico e Dio buono. È possibile possederlo mediante conoscenza e comprensione; 3. Non conoscerlo infatti è morte, la conoscenza di lui invece e la somiglianza e l’amore per lui e l’assimilazione sono la sola vita. VIII - 1. Questa conoscenza viene in primo luogo suggerita a chi vuol dunque vivere la vita vera, conoscere colui che «nessuno conosce se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo abbia rivelato»; in secondo luogo, apprendere dopo lui la grandezza del Salvatore e la novità della grazia, perché secondo l’apostolo, «la legge fu data tramite Mosè, la grazia e la verità tramite Gesù Cristo». E le cose date tramite un servo fedele non sono uguali a quelle date da un figlio legittimo. ● ORGIENE (185 – 254) – OMELIA SECONDA SULLA GENESI - Dopo aver formulato questo rifiuto per ciascun aspetto, aggiunge come conclusione queste parole: dunque è sicuro che è una favola inventata, e, se è così, certo questa Scrittura non è da Dio. Ma, di fronte a queste cose, offriamo alla conoscenza degli uditori quanto abbiamo imparato da uomini sapienti, esperti delle tradizioni ebraiche, e dagli antichi maestri. Come dunque allora fu detto a quel Noè di costruire l'arca e di introdurvi con sé non solo i figli e i parenti, ma anche gli animali di vario genere, così anche al nostro Noè, il quale veramente è il solo giusto e il solo perfetto, il Signore Gesù Cristo, è stato detto dal Padre, alla fine dei tempi, di costruirsi un arca di tavole quadrate, e di darle le misure perfette per i sacramenti celesti. Lo indica il salmo, quando dice: Chiedimi, e ti darò le genti come tua eredità, e in tuo possesso i confini della terra (Sal 2, 8). Costruisce dunque l'arca, e in essa fa dei nidi, cioè come delle stanze, in cui accogliere gli animali di vario genere; riguardo a queste anche il profeta dice: Va', popolo mio, entra nelle tue stanze, nasconditi per un poco, fino a che passi il furore della mia ira (Is 26, 20). Dunque si paragona questo popolo, che è salvato nella Chiesa, a tutti quelli, uomini e animali, che furono salvati nell'arca; ma poiché non è di tutti unico il merito e unico il progresso nella fede, per questo anche quell'arca non offre a tutti un unica dimora, ma vi sono scompartimenti doppi al di sotto, e scompartimenti a tre stanze al di sopra, e in essa si distinguono dei nidi, per mostrare che anche nella Chiesa, benché tutti siano racchiusi in un'unica fede, e lavati in un unico battesimo, tuttavia il progresso non è il solo e il medesimo per tutti, ma ciascuno nel suo ordine (1 Cor 15,23). Quelli che vivono immersi nella scienza spirituale, e sono idonei non solo a governare sé stessi, ma anche ad ammaestrare gli altri, e se ne trovano proprio pochi, sono figura di quei pochi che si salvano con Noè stesso, e sono suoi parenti stretti, allo stesso modo che il nostro Signore, il vero Noè, il Cristo Gesù, ha pochi parenti, pochi figli e congiunti, partecipi della sua parola e capaci di sapienza. Questi sono coloro che sono posti nel piano più alto, e collocati in cima all'arca. I legni quadrati 4. Consideriamo dunque che cosa siano i legni quadrati. Quadrato è quel che non vacilla da nessuna parte, ma, ovunque lo rivolti, sta saldo di una stabilità sicura e forte: sono questi i legni che sopportano tutto il peso degli animali, al di dentro, e dei flutti, al di fuori. E io ritengo che, nella Chiesa, essi siano i dottori, i maestri, i custodi zelanti della fede, i quali, all'interno, confortano il popolo con la parola dell'ammonimento e la grazia della dottrina, e insieme, con la potenza della parola e la sapienza dello spirito, resistono a quanti attaccano dal di fuori, pagani ed eretici, che sollevano i flutti dei problemi e le tempeste delle dispute. Giacché noi dobbiamo pendere solo da Dio, e da nessun altro, anche se si parli di qualcuno che proviene dal paradiso di Dio, come dice anche Paolo: Anche se noi, o un angelo del cielo, vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema (Gal 1, 8). Ne viene di conseguenza che lo Spirito di Dio, sia attraverso Mosè che attraverso Paolo, annuncia le figure di grandi misteri: infatti Paolo, dal momento che predicava il mistero della discesa di Cristo, ha nominato la profondità quasi a indicare colui che scende dall'alto al basso; Mosè invece, poiché indica la reintegrazione di coloro che, mediante il Cristo, sono richiamati dalla morte e dalla perdizione del mondo, come dalla strage del diluvio, dalle cose inferiori a quelle eccelse e celesti, trattando della misura dell'arca non menziona la profondità, ma l'altezza, come per l'ascendere da cose terrene e umili a cose celesti ed eccelse. SAN PAOLO!!!!!! TRADIZIONE TRASMESSA!!! Dunque, il Noè spirituale, il Cristo, ha collocato il numero cinquanta della remissione nella larghezza della sua arca, cioè nella sua Chiesa, nella quale libera dalla perdizione il genere umano. Infatti, se non avesse elargito ai credenti la remissione dei peccati, non si sarebbe diffusa per tutto il mondo la larghezza della Chiesa. … e una è la fede della Chiesa, uno il battesimo, uno il corpo e uno lo spirito (cfrEf 4, 6.5.4), e tutte le cose concorrono al fine unico della perfezione di Dio. Dopo di che vediamo anche se quella designazione distinta di parti inferiori a due scompartimenti e di parti superiori a tre scompartimenti (Gen 6, 16), non sia per caso quel che dice l'Apostolo: Nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio, delle cose celesti, terrestri e infernali (Fil 2, 10); O anche la figura, che Pietro ci insegna ormai esistente nella Chiesa, quando riferisce di aver veduto una visione, nella quale tutti i quadrupedi e le bestie della terra e i volatili del cielo erano contenuti nell'unico lenzuolo della fede, attaccato agli angoli dei quattro Evangeli (cfr At 10, 1112). Tu, dunque, se fai un'arca, se metti insieme una biblioteca, falla con gli scritti dei profeti e degli apostoli, e di quelli che li hanno seguiti con fede rettilinea; cioè falla a due scompartimenti e a tre scompartimenti. Apprendi da essa le narrazioni storiche, da essa riconosci il mistero grande, che si adempie nel Cristo e nella Chiesa (cfrEf 5, 32); da essa intendi anche come emendare i costumi, tagliare via i vizi, purificare l'anima, e spogliarla da ogni vincolo di prigionia, riponendo in essa nidi e nidi di diverse virtù e progressi. Certo la spalmerai di bitume di dentro e di fuori (Gen 6, 14), avendo la fede nel cuore, esprimendola con la confessione della bocca (cfrRm 10, 9), avendo al di dentro la scienza, al di fuori le opere, al di dentro il cuore puro, al di fuori vivendo con corpo casto. Certo, se qualcuno potrà con libertà di spirito riscontrarsi e confrontarsi con la Scrittura divina, e applicare cosespirituali a cose spirituali (cfr 1 Cor 2, 13), non ci nascondiamo che troverà in questo passo molti segreti di un mistero profondo e arcano, che ora non possiamo far emergere in piena luce sia per la brevità del tempo che per non stancare chi ascolta. Tuttavia scongiuriamo la misericordia di Dio onnipotente, di farci non solo ascoltatori della sua parola, ma anche operatori (Gc 1, 22), e di far ricadere anche sopra le nostre anime il diluvio della sua acqua, e di cancellare in noi quel che egli sa che deve essere cancellato, e di vivificare quel che ritiene debba essere vivificato, per Cristo nostro Signore e per il suo Spirito Santo. ● ORIGENE (185 – 254) – OMELIA TERZA SULLA GENESI - Poiché in molti passi della divina Scrittura leggiamo che Dio parla agli uomini, e per questo i Giudei, ma anche alcuni dei nostri, ritennero che Dio dovesse esser concepito quasi come un uomo, cioè contrassegnato da membra e aspetto umani, mentre i filosofi disprezzano queste cose come mitiche e nate a somiglianza di invenzioni poetiche, mi pare opportuno in primo luogo fare un piccolo discorso su queste cose, e poi passare a quel che è stato proclamato. In primo luogo, dunque, il nostro discorso è per coloro i quali, essendo al di fuori, fanno strepito intorno a noi con arroganza, dicendo che al Dio eccelso, invisibile, incorporeo, non si addice avere passioni umane. Dicono: Se gli attribuite l'uso della parola, gli attribuirete senza dubbio anche la bocca, la lingua e le altre membra, mediante le quali si adempie la funzione del parlare; e, se è così, ci si è allontanati dal Dio invisibile e incorporeo; e, mettendo insieme molti argomenti di tal sorta, non lasciano in pace i nostri. Ma, di nuovo, non diciamo queste cose cadendo nell'errore dei Giudei, o anche di alcuni dei nostri, che errano con loro, così che, non potendo la fragilità umana sentir parlare di Dio altrimenti che mediante realtà e parole note, riteniamo per questo che Dio agisca anche con membra simili alle nostre e aspetto umano. Questo è estraneo alla fede della Chiesa. Tuttavia, si riferisce che spesso la parola di Dio è stata rivolta ai profeti, ai patriarchi, e ad altri santi, anche senza suono di voce, come ci insegnano ampiamente tutti i sacri libri: per dirla in breve, in questi casi l'anima illuminata dallo Spirito di Dio si plasma in parole. E quindi, sia che Dio abbia manifestato la sua volontà in questo modo, o in quello che abbiamo detto sopra, si dice che ha parlato. Dunque, secondo questa intelligenza, trattiamo ora di alcune delle cose che sono state proclamate. Ascoltate dunque come Paolo, dottore delle genti nella fede e nella verità (1 Tm 2, 7), ammaestra la Chiesa riguardo al mistero della circoncisione del Cristo. Dice: Vedete l'incisione - parla dei giudei, incisi nella carne -, infatti la circoncisione siamo noi, che serviamo a Dio nello spirito, e non riponiamo fiducia nella carne (Fil 3, 2-3). PAOLO!!!!! E' questa la circoncisione con la quale la Chiesa del Cristo circoncide le orecchie dei suoi infanti; e queste sono le orecchie, credo, che il Signore ricercava nei suoi ascoltatori dicendo: Chi ha orecchie da ascoltare, ascolti (Mt 13, 9). Infatti nessuno può ascoltare con orecchie incirconcise e immonde le pure parole della sapienza e della verità. Ma anche quelli che parlano altezzosamente iniquità e protendono la lingua fino al cielo (cfSal 73, 8-9), come fanno gli eretici, si devono chiamare incirconcisi e immondi di labbra, mentre circonciso e mondo è colui che parla sempre la parola di Dio, e proferisce la sana dottrina, fortificata dalle regole evangeliche ed apostoliche. In tal maniera, dunque, si dà nella Chiesa di Dio anche la circoncisione delle labbra. La Chiesa del Cristo, invero, rafforzata dalla grazia di colui che per lei è stato crocifisso, non solo si astiene dai talami illeciti e nefandi, ma anche da quelli permessi e leciti, e, come vergine sposa del Cristo, fiorisce di vergini caste e pudiche, nelle quali si è compiuta la vera circoncisione del prepuzio della carne, e veramente si custodisce intatto nella loro carne il patto di Dio, il patto eterno. Ci resta da accennare anche alla circoncisione del cuore. Chi ribolle di desideri osceni e di turpi brame, e, per dirla in breve, commette adulterio nel cuore (Mt 5, 28), è incirconciso di cuore (cfEz 44, 9); ma anche chi conserva nell'anima sentimenti eretici, e formula nel cuore affermazioni blasfeme contro la scienza di Cristo, costui è incirconciso di cuore; chi invece custodisce pura la fede nella schiettezza della coscienza, è circonciso di cuore; di lui si può dire: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Mt 5, 8). Ascolta quel che dice l'Apostolo: Viva è la parola di Dio, efficace, e più acuta di ogni spada acuta dall'una e dall'altra parte, e giunge fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; e discerne i pensieri e le intenzioni del cuore (Eb 4, 12); questa è dunque la spada, con la quale dobbiamo essere circoncisi, e della quale dice il Signore Gesù: Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada (Mt 10, 34): non ti sembra più degna questa circoncisione, e che in essa si debba collocare il patto di Dio? Confronta, se ti fa piacere, queste nostre cose con le vostre favole giudaiche e turpi narrazioni, e vedi se in quelle vostre, o non piuttosto in queste che sono annunciate nella Chiesa del Cristo, si osservi la circoncisione che viene da Dio; se non ti accorgi e capisci da te stesso che la circoncisione della Chiesa è onorevole, santa, degna di Dio, mentre la vostra è turpe, sconcia, deforme, e che preferisce la volgarità anche nell'attitudine e nell'aspetto. Sto cercando come sarà il testamento del Cristo sopra la mia carne. Se mortificherò le mie membra, che sono sulla terra (cf Col 3, 5), avrò il patto del Cristo sopra la mia carne; se sempre porterò intorno nel mio corpo la morte di Gesù Cristo (cf 2 Cor 4, 10) nel mio corpo c'è il patto del Cristo, poiché, se soffriamo insieme, insieme anche regneremo (2 Tm 2, 12); se sarò piantato a somiglianza della sua morte (cfRm 6, 5) mostro che il suo patto è sulla mia carne. A che giova che io dica che il Cristo è venuto soltanto in quella carne che ha assunto da Maria, e non mostri che è venuto anche in questa mia carne? Allora solamente lo mostro, se, come prima ho offerto le mie membra per servire all'iniquità per l'iniquità, ora le volgerò e le offrirò per servire alla giustizia per la santificazione (cfRm 6, 19). Mostro che il patto di Dio è nella mia carne, se potrò dire con Paolo che sono con-crocifisso con il Cristo; vivo non più io, ma vive in me il Cristo (Gal 2, 19-20), e se potrò dire, come egli diceva: Io poi porto le stigmate del mio Signore Gesù Cristo nel mio corpo (Gal 6, 17): veramente mostrava che il patto di Dio era sulla sua carne, lui che diceva: Chi ci separerà dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù? La tribolazione, l'angoscia, il pericolo, la spada? (Rm 8, 35. 39). (ORIGENE RIPORTA LE LETTERE DI SAN PAOLO QUINDI TREASMETTE FEDELMENTE L’INSEGNAMENTO) ● ORIGENE (185 – 254) – TRATTATO SULLA PREGHIERA - 3. Se certo abbiamo compreso che cosa significhi quel che è scritto in Luca, cioè: «quando pregate dite: Padre…», temeremo, se non siamo figli legittimi, di profferire questa parola a Lui, affinché non diventiamo colpevoli oltre agli altri nostri peccati anche dell’accusa di empietà. Ecco ciò che voglio dire. Scrive Paolo nella prima lettera ai Corinti: «nessuno può dire – Signore Gesù, se non per lo Spirito Santo, e nessuno, parlando per lo Spirito di Dio dice – Anatema a Gesù». Egli chiama con lo stesso nome lo Spirito Santo e lo Spirito di Dio. Che cosa significhi però «dire per lo SpiritoSanto: Signore Gesù» non è del tutto chiaro, poiché migliaia di ipocriti e ancor più di eterodossi e talora i demoni, sopraffatti dalla potenza insita in questo nome, usano questa parola. Nessuno pertanto oserà affermare che qualcuno di tutti questi pronunzi il nome del Signore Gesù nello Spirito Santo. Perciò non potrebbero dire: Signore Gesù, perché lo dicono solo dal fondo del cuore coloro che servono il Verbo di Dio e non proclamano oltre a Lui nessuno Signore nelle loro azioni. Se tali sono dunque quelli che dicono: «Signore Gesù», forse chiunque pecca, con la sua trasgressione, bestemmiando il Verbo divino, grida per mezzo delle opere: «Anatema Gesù!». ● TERTULLIANO (155 – 230) - LA PREGHIERA - 1. Gesù Cristo, il Signore nostro, colui che è lo spirito di Dio, la parola di Dio e la ragione di Dio, anzi la parola della ragione, la ragione della parola e lo spirito dell'una e dell'altra (cfGv1, 1; Rom I,4), ha fissato per i nuovi discepoli del nuovo Testamento un nuovo modello di preghiera (cfLc 11,1). Bisognava infatti che anche in quest'ambito negli otri nuovi fosse tenuto in serbo del vino nuovo, che il pezzo di stoffa nuovo fosse cucito su un vestito nuovo (cfMt 9, 16-17; Mc 2, 21-22; Lc 5, 36-39). Del resto quel che c'era prima o venne mutato, come la circoncisione, oppure venne integrato, come il resto della legge, oppure si realizzò, come la profezia, oppure raggiunse il suo compimento, come appunto la fede (cfMt 5, 17). 2. La nuova grazia di Dio ha rinnovato tutto, trasponendo tutto da un piano carnale ad un piano spirituale, tramite l'apporto del Vangelo che porta a compimento tutto quanto c'era prima di vecchio; nel Vangelo il Signore nostro Gesù Cristo ha dimostrato di essere lo spirito di Dio, la parola di Dio e la ragione di Dio; si dimostrò spirito di Dio con quel che seppe fare, parola di Dio per quel che insegnò e ragione di Dio per essere venuto. Ecco perché la preghiera stabilita da Cristo ingloba strutturalmente tre dimensioni: è fatta di spirito per cui ha tanta efficacia, di parola che ne costituisce le espressioni e di ragione per cui è utile. Tuttavia l'esigenza di essere brevi nella preghiera, e siamo così arrivati a quello che potrebbe essere il terzo stadio di sapienza, è sorretta dal contenuto e dalla semantica di parole grandi e beate; il testo evangelico tanto è conciso nella sua formulazione quanto è estensibile nel suo significato. E infatti non comprende soltanto le esigenze caratteristiche della preghiera, vale a dire l'atteggiamento di venerazione nei riguardi di Dio oppure le richieste espresse dall'uomo, ma include pure quasi l'intera parola del Signore, una panoramica completa della dottrina di Cristo, sicché nella preghiera del Padre nostro è davvero condensata una sintesi di tutto il Vangelo. 6. E non tralasciamo neppure la madre, cioè la Chiesa, perché nel Figlio e nel Padre è riconoscibile la madre; da lei infatti il nome del Padre e del Figlio è autorevolmente garantito. X Ma siccome il Signore, che prevede e si prende cura delle necessità degli uomini, dopo aver consegnato l'istruzione che ci insegna a pregare, ha ancora aggiunto a parte l'invito: Chiedete e riceverete (cfrGv16, 24; Mt 1, 7; Lc 11, 9), evidentemente ci sono anche delle cose che dovrebbero essere chieste secondo le situazioni in cui ognuno viene a trovarsi. Prima però dobbiamo innalzare a Dio la preghiera normale prescrittaci dal Signore, che funge quasi da fondamento a base di ulteriori nostri desideri.L'invito comunque ci autorizza a formulare altre richieste da aggiungere dopo il Padre nostro, naturalmente a condizione che ci ricordiamo dei precetti evangelici; saremmo lontani dalle orecchie di Dio tanto quanto tenessimo lontani da noi quei precetti. XI Tener presenti i precetti vuoi dire preparare la strada alle preghiere perché possano elevarsi fino al cielo; quello più importante ci ordina di non salire all'altare di Dio64 prima di esserci riconciliati, qualora avessimo avuto motivi di discordia o avessimo subito offese nei rapporti con i fratelli (cfMt 5, 23-24). XIX 1. Una situazione analoga si ha durante i cosiddetti giorni di guardia; i più non ritengono di dover intervenire alle preghiere del sacrificio eucaristico, in quanto il loro impegno di guardia dovrebbe essere sospeso dopo aver ricevuto il corpo del Signore. 2. Allora l'eucaristia rompe gli impegni di deferente ossequio offerti in voto a Dio o piuttosto non li vincola ancor più a Dio? 3. Non sarà forse più solenne il tuo servizio di guardia, se ti troverai sull'attenti anche davanti all'altare di Dio? XXIII 1. Anche per quanto concerne il gesto del prostrarsi in ginocchio durante la preghiera v'è una certa varietà di normativa dovuta al fatto che alcuni, ma sono quattro gatti, al sabato rifiutano di mettersi in ginocchio; questo disaccordo essi lo sostengono e lo patrocinano ora nelle chiese con estrema cocciutaggine. 2. Il Signore, speriamo, conceda la sua grazia in modo che o si facciano più arrendevoli oppure possano agire secondo le loro convinzioni senza però essere di scandalo per gli altri. Noi invece, in conformità alla tradizione ricevuta, esclusivamente nel giorno della risurrezione del Signore dobbiamo guardarci non solo dal prostrarci in ginocchio ma da qualsiasi comportamento e da qualsiasi gesto cultuale che esprima angoscia e dolore; rimandiamo persino i nostri affari per non lasciare al diavolo nessuna occasione di operare (cfEfes4, 27). Lo stesso facciamo anche durante il periodo di Pentecoste; lo trascorriamo, a diversità degli altri periodi dell'anno, con uguale solennità e viviamo nella gioia. XXIV Per quanto concerne i momenti da dedicare alla preghiera non v'è assolutamente nessuna prescrizione, se non naturalmente quella molto esplicita di pregare sempre e dovunque (cfLc 18,1; Efes6, 18; 1Tess5, 17;1Tim2, 8). Come possiamo però pregare dovunque, se ci viene proibito di pregare in pubblico (cfMt 6, 5-6)? Si deve pregare in ogni luogo, così dice la Scrittura, ovviamente in quei posti indicati dall'opportunità o anche esigiti da particolari casi di necessità. Non si ritiene certo che abbiano agito contro il precetto evangelico gli apostoli, allorché si misero a pregare e a cantare a Dio in carcere mentre i detenuti li sentivano (cfAtti 16, 25), oppure Paolo, che fece l'eucaristia su una nave davanti a tutti (Atti 27, 35).. XXV 1. Tuttavia per quanto concerne i tempi da dedicare alla preghiera potrebbe non essere priva di valore l'usanza di aggiungere ai momenti liturgici ancora quelle preghiere che si fanno ad alcune ore, in quelle ore cioè che tutti conoscono e che scandiscono le varie parti della giornata, l'ora terza, l'ora sesta e l'ora nona, ore che anche nelle Scritture, come si può vedere, hanno un particolare risalto. 2. Era l'ora terza allorché lo Spirito Santo venne infuso per la prima volta nei discepoli radunati (Atti 2, 15). 3. Pietro, quel giorno in cui ebbe la visione di tutti quei cibi immondi dentro quel recipiente, era salito sulla terrazza a pregare verso l'ora sesta (Atti10,9). 4. Ancora Pietro assieme a Giovanni stava andando al Tempio all'ora nona, allorché ridiede la salute al paralitico (Atti 3, 1). Benché tutte queste indicazioni abbiano semplice funzione narrativa senza alcuna normatività che vincoli ad una prassi effettiva, sarebbe tuttavia un bene considerarle come una pregiudiziale istituzionale tesa ad attuare concretamente le raccomandazioni alla preghiera in essa contenute e a diventare quasi una norma che ci distolga temporaneamente dai nostri affari per darci a questa parentesi di culto. 5. Possiamo leggere nelle Scritture che anche Daniele, in conformità certo alla prassi israelitica, si atteneva all'usanza delle ore (Dan 6, 11); pure noi dovremmo almeno rivolgerci a Dio in preghiera non meno di tre volte al giorno, dal momento che dobbiamo il nostro culto a tre persone: al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ovviamente queste preghiere vanno fatte in sovraggiunta a quelle normali, prescritte dalla prassi cristiana, che, sia pur senza alcuna indicazione esplicita, dobbiamo però compiere allo spuntar del giorno e al calar della notte. XXVIII 2. È il Vangelo invece ad insegnarci quello che Dio ha esigito da noi. Dice: Verrà il momento in cui i veri adoratori si rivolgeranno in preghiera al Padre in spirito e verità. Dio infatti è spirito (Gv4, 23-24) e pertanto pretende tali adoratori. ● San Cipriano (210 -258) – Trattato sul Padre Nostro – (dice già tutto il titolo) ● S.Cirillo di Gerusalemme (313 – 383) - Prima Catechesi Mistagogica – Mosè e Cristo 3. Trasferisciti con me ora dalla cose antiche alle nuove, dal simbolo alla realtà. Lì era Mosè, da Dio mandato in Egitto, qui Cristo dal Padre mandato nel mondo. Lì per fare uscire dall'Egitto il popolo oppresso, qui perchè Cristo liberasse quelli che nel mondo sono oppressi dal peccato. Lì il sangue dell'agnello fu la deviazione dello sterminatore, qui il sangue dell'Agnello immacolato Gesù Cristo è il rifugio contro i demoni. Il tiranno inseguì l'antico popolo fino al mare, e il demonio audace, turpe e principe del male ti inseguì sino alle stesse sorgenti della salvezza. Quello fu sommerso nel mare, questo scomparve nell'acqua della salvezza. La professione di fede verso oriente 9. Quando tu rinunzi a satana, cancellando ogni patto con lui, tu distruggi le vecchie alleanze con l'inferno. Ti si apre il paradiso di Dio, che piantò ad oriente da dove per la disubbidienza fu esiliato il nostro primo genitore. E simbolo di ciò è il tuo voltarti da occidente ad oriente, regione della luce. Allora ti si disse di pronunziare: «Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo e in un solo battesimo di penitenza». Di questo, ti è stato largamente parlato, nelle catechesi precedenti, come la grazia di Dio ci ha concesso. ● S.Cirillo di Gerusalemme (313 – 383) - Seconda Catechesi Mistagogica – La realtà della salvezza 5. O cosa strana e paradossale! Non siamo veramente morti, né veramente seppelliti, né veramente crocifissi e risuscitati, ma l'imitazione in immagine è salvezza nella realtà. Il Cristo è stato realmente crocifisso, realmente seppellito e realmente è risorto. Ogni grazia ci è stata elargita perché partecipando alle sue sofferenze lo imitiamo guadagnando in realtà la salvezza. O misericordia senza misura! Cristo ha ricevuto i chiodi nelle sue mani pure ed ha sofferto; a me, invece, senza soffrire e penare, per la partecipazione è donata la salvezza. ● S.Cirillo di Gerusalemme (313 – 383) - Terza Catechesi Mistagogica – Lo Spirito Santo Vivificatore 3. Attento però a non pensare che quello sia un semplice balsamo. Come il pane dell'eucarestia, dopo l'invocazione dello Spirito Santo non è più semplice pane, ma corpo di Cristo, così anche questo sacro balsamo, dopo l'invocazione, non è più semplice balsamo, o come si potrebbe dire comune, ma crisma di Cristo, divenuto efficace della sua divinità per la presenza dello Spirito Santo. Ti vengono unti simbolicamente di quel balsamo la fronte e tutti gli altri sensi. Il corpo è unto di questo balsamo visibile, ma l'anima è santificata dallo Spirito Santo vivificatore. L'unzione delle diverse parti del corpo 4. Innanzi tutto siete stati unti sulla fronte per essere liberati dalla vergogna che il primo uomo prevaricatore portava ovunque, e per contemplare col viso scoperto la gloria del Signore come in uno specchio. Poi sugli orecchi perché abbiate gli orecchi di cui ebbe a dire Isaia: «Il Signore mi ha dato un orecchio per intendere». E il Signore nei vangeli: «Chi ha orecchi per intendere intenda». Poi sulle narici affinché, ricevendo il profumo di Dio, possiate dire: «Noi siamo per Dio il buon odore di Cristo tra quelli che sono salvi». Poi sul petto perché: «rivestiti della corazza della giustizia possiate resistere agli inganni del diavolo». Come il Salvatore, dopo il battesimo e la discesa dello Spirito Santo, uscì a combattere contro l'avversario, così anche voi dopo il santo battesimo e la mistica unzione, rivestiti della intera armatura dello Spirito Santo, resistete alla potenza avversaria e combattetela dicendo: «Posso tutto in Cristo che mi dà la forza». Il nome cristiano 5. Giudicati degni di questa santa cresima siete stati chiamati cristiani, inverando per la vostra rigenerazione anche il nome. Infatti, prima di essere degni del battesimo e della grazia dello Spirito Santo, non eravate sufficientemente meritevoli, ma v'incamminavate per divenire cristiani. ● S.Cirillo di Gerusalemme (313 – 383) - Quarta Catechesi Mistagogica Con lettura della Lettera di S.Paolo ai Corinti: «Io infatti ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso ecc.». L'eucarestia 1. Questa istruzione del beato Paolo vi rende pienamente consapevoli dei divini misteri di cui siete considerati degni, divenuti un solo corpo e un solo sangue con Gesù Cristo. Ora egli ha proclamato: «Nella notte in cui nostro Signore Gesù Cristo fu tradito, prese il pane e dopo aver reso grazie lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Poi prese il calice e rese grazie disse: Prendete e bevete, questo è il mio sangue». Gesù stesso si è manifestato dicendo del pane: «Questo è il mio corpo». Chi avrebbe ora il coraggio di dubitarne? Egli stesso l'ha dichiarato dicendo: «Questo è il mio sangue». Chi lo metterebbe in dubbio dicendo che non è il suo sangue? Portatori di Cristo 3. Con ogni sicurezza partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Sotto la specie del pane ti è dato il corpo, e sotto la specie del vino ti è dato il sangue perché tu divenga, partecipando al corpo e al sangue di Cristo, un solo corpo e un solo sangue col Cristo. Così diveniamo portatori di Cristo, essendosi diffusi il suo corpo e il suo sangue per le nostre membra. Così secondo il beato Pietro noi diveniamo «partecipi della natura divina». Il fraintendimento degli ebrei 4. Una volta Cristo parlando ai giudei disse: «Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avete in voi la vita». Quelli non intendendo spiritualmente le sue parole se ne andarono scandalizzati, credendo che il Salvatore li invitasse alla sarcofagia. Il pane e il Logos 5. C'erano nell'Antico Testamento i pani della proposizione i quali proprio perché dell'Antico Testamento sono terminati. Nel Nuovo Testamento è un pane celeste e un calice di salvezza che santificano l'anima e il corpo. Come il pane è proprio per il corpo, così il Logos è proprio per l'anima. La fede non i sensi 6. Non ritenerli come semplici e naturali quel pane e quel vino: sono invece, secondo la dichiarazione del Signore, il corpo e il sangue. Anche se i sensi ti inducono a questo, la fede però ti sia salda. Non giudicare la cosa dal gusto, ma per fede abbi la piena convinzione, tu che sei giudicato degno del corpo e del sangue di Cristo. ● S. Cirillo di Gerusalemme (313 – 383) - Diciottesima catechesi dei battezzandi tenuta a Gerusalemme sul «Credo» Grande dottrina e lezione della santa Chiesa cattolica è la fede nella resurrezione dei morti. Grande e necessaria dottrina oppugnata da molti e comprovata dalla verità. I greci la combattono, i samaritani la negano, gli eretici la scherniscono. La contraddizione è multiforme, ma la verità è uniforme. Con quelli che non recepiscono le Scritture combatti con armi non scritturistiche, ma prese solo dalle dimostrazioni raziocinanti. Da loro non è recepito né chi è Mosè, ne chi Isaia, né il Vangelo, né Paolo. 14. Questo per gli infedeli, ma per noi che crediamo vale ciò che risulta dai profeti. Alcuni che ricorrono ai profeti non credono alle Scritture e ci adducono: Non si alzeranno gli empi nel giudizio; Se l'uomo scende nell'Ade non sale più; Non ti loderanno i morti, o Signore Essi fanno cattivo uso di quello che è scritto bene. È da ricordare che anche gli apostoli risuscitarono i morti. Pietro risuscitò Tabita a Ioppe e Paolo Eutico nella Troade, così tutti gli altri apostoli, per quanto non siano stati scritti i miracoli operati da ciascuno. Ricordate tutte le cose dette nella prima lettera ai Corinzi che Paolo scrisse contro quelli che dicevano: «In che modo i morti risorgono? In quale corpo vengono?». Inoltre: «Se i morti non risorgono neanche Cristo è risorto» e chiamò stolti quelli che non credono. Ivi è esposta tutta la dottrina della resurrezione dei morti. Inoltre, anche nella lettera ai Tessalonicesi scrisse: «Non vogliamo, fratelli, che ignoriate quanto concerne quelli che sono morti perché non abbiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza» e tutte le cose che seguono, specialmente: «e prima risorgeranno i morti in Cristo». La professione di fede 21. Ciò sia detto a dimostrazione della resurrezione dei morti. La professione di fede da noi ripetuta per voi, con ogni diligenza, con le stesse parole sia da voi pronunziata e si fissi nella vostra memoria. La spiegazione della fine del simbolo 22. La fede professata è contenuta nel seguito: «E in un solo battesimo di penitenza per la remissione dei peccati e nella santa Chiesa cattolica, e nella resurrezione della carne e nella vita eterna». Sul battesimo e sulla penitenza si è parlato nelle catechesi precedenti. Le cose dette sulla resurrezione dei morti sono state dette per spiegare: «e nella resurrezione della carne». Le cose che rimangono sono dette per: «nell'unica santa Chiesa cattolica». Di questa si potrebbe dire molto, ma lo diremo in breve. La Chiesa cattolica 23. Si chiama cattolica perché si diffonde per tutto il mondo da un confine all'altro della terra; perché insegna universalmente e con esattezza tutti i principi che giovano alla conoscenza degli uomini nelle cose visibili ed invisibili, celesti e terrestri; perché è subordinato al suo culto tutto il genere umano, capi e sudditi, dotti e indotti; perché sana e cura da per tutto ogni specie di peccati dell'anima e del corpo che si commettono. Essa ha in sé ogni conclamata virtù nelle opere, nelle parole e in ogni carisma spirituale. Le radici del termine Chiesa 24. È chiamata appropriatamente Chiesa perché convoca e raccoglie insieme tutti, come nel Levitico dice il Signore: «Riunisci tutta la comunità alla porta del tabernacolo del convegno». Degno di nota che il termine ecclesiason (cioè convoca) per la prima volta si legge qui nelle Scritture, quando il Signore costituì Aronne al sommo sacerdozio. Nel Deutoronomio Dio dice a Mosè: «Convocami il popolo ed ascolti le mie parole perché impari a temermi». Di nuovo ricorda il nome di Chiesa quando parla delle tavole. In queste erano scritte tutte le parole che il Signore disse per voi sul monte, in mezzo al fuoco, nel giorno della riunione. Quasi dicesse più apertamente: «Nel giorno in cui chiamati dal Signore vi riuniste». Il salmista canta: «Ti confesserò, Signore, nella grande chiesa, tra gran popolo ti loderò». La Chiesa cattolica e la chiesa degli eretici 26. Il nome di chiesa si addice a cose diverse, come della moltitudine nel teatro degli efesini è scritto: «Dopo aver detto ciò sciolse l'adunanza». Giustamente qualcuno potrebbe chiamare, e con fondamento, chiesa dei malvagi le adunanze degli eretici. Mi riferisco ai marcioniti, manichei ed altri. Perciò ti è data saldamente la fede «nell'una santa Chiesa cattolica» perché, fuggendo le riunioni degli abominevoli, tu aderisca in tutto alla santa Chiesa cattolica, nella quale sei rinato. Se poi passi per le città non chiedere semplicemente dov'è il «curiacon» (casa del Signore). Anche le eresie degli empi pretendono di chiamare «curiaca» le loro spelonche. Né dove si trova la chiesa, ma dove è la Chiesa cattolica. Questo è proprio il nome di quella santa e madre di noi tutti. Essa è la sposa di nostro Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio. È scritto infatti: «Come Cristo amò la Chiesa e si è sacrificato per essa» e il resto che segue. Essa è figura ed imitazione di quella in alto, Gerusalemme, che è libera e madre di tutti noi. Prima era sterile ed ora è di molta prole. La pace, confine della Chiesa 27. Fu ripudiata la prima, nella seconda Chiesa cattolica, come dice Paolo: «Dio al primo posto stabilì gli apostoli, al secondo i profeti, al terzo i dottori, poi le potenza, poi i carismi delle guarigioni, le assistenze, i governi, i generi delle lingue» ed ogni specie di virtù. Mi riferisco alla saggezza e all'intelletto, alla temperanza e alla giustizia, all'elemosina e alla misericordia, e alla pazienza invitta nelle persecuzioni. Questa Chiesa, con le armi della giustizia nella destra e nella sinistra, con la gloria e l'ignominia, per prima nelle persecuzioni e nelle tribolazioni ha cinto i santi martiri di corone intrecciate dei vari fiori della pazienza. Ora in tempo di pace per grazia di Dio riceve il dovuto onore dai re, dalle autorità e da uomini di ogni ceto e nazione. I re delle nazioni che abitano le singole regioni hanno i limiti del loro dominio. La sola vera santa Chiesa cattolica ha, per tutto il mondo, un potere infinito. Dio pose - come è scritto - la pace come confine ad essa. Se sulla Chiesa volessi parlare di ogni cosa mi occorrerebbero molte ore per il discorso. L'impegno per la vita eterna 28. Se siamo istruiti e ci comportiamo bene in questa Chiesa cattolica, avremo il Regno dei Cieli ed erediteremo la vita eterna, per la quale tutto sopportiamo per riceverla come guadagno dal Signore. Non è un obiettivo di piccole cose, ma l'impegno per la vita eterna. Perciò nella professione di fede impariamo che dopo le parole «e nelle resurrezione della carne», cioè dei morti, di cui abbiamo parlato, «crediamo nelle vita eterna» per la quale noi cristiani lottiamo. ● Giovanni Crisostomo (344 – 407) - Omelia XX sulla lettera agli Efesini (5,22-24) – "O mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, poiché il marito è capo della moglie, come pure Cristo è capo della chiesa, ed egli è i1 salvatore del suo corpo. Ma come la chiesa è sottomessa al Signore, cosi anche le mogli ai propri mariti in tutto". L’unione di Cristo e della Chiesa 2. Orbene "come la chiesa è sottomessa a Cristo", cioè mariti e mogli, così pure "o mogli, siate sotto messe ai mariti come al Signore. O mariti, amate le vostre mogli come anche Cristo amò la chiesa". Risulta quindi che anche il Padre è nostro capo. Presenta due esempi, quello del corpo e quello di Cristo; perciò soggiunge: "Questo mistero è grande, io intendo riguardo a Cristo ed alla chiesa". Questo all’inizio Mosè profetando voleva rivelare; questo ora Paolo proclama dicendo: "In rapporto a Cristo ed alla chiesa". E ciò non è detto soltanto per lui, ma anche per la moglie, perché la curi premurosamente come la propria carne, così come Cristo fa con la chiesa. Unità dell’amore 9. Siano comuni le preghiere tra di voi. Ciascuno vada alla chiesa e di ciò che viene detto e letto là, il marito in casa chieda conto alla moglie e quella al marito. ● CIRILLO D’ALESSANDRIA (378 – 444) - SECONDA LETTERA A NESTORIO - Ciò avverrà nel modo migliore se leggendo le opere dei santi padri, cercheremo di apprezzarle molto, ed esaminando noi stessi, se siamo nella vera fede conforme della Scrittura conformiamo perfettamente il nostro modo di vedere il loro pensiero retto e irreprensibile. Dice, dunque, il santo e grande concilio (di Nicea) che lo stesso Figlio unigenito, generato secondo natura da Dio Padre, Dio vero nato dal vero Dio, luce dalla luce, colui per mezzo del quale il Padre ha fatto tutte le cose, è disceso si è fatto carne, si è fatto uomo, ha sofferto, è risuscitato il terzo giorno, è salito al cielo. Dobbiamo attenerci anche noi a queste parole e a questi insegnamenti, riflettendo bene cosa significhi che il Verbo di Dio si è incarnato e fatto uomo. Non diciamo, infatti, che la natura dal Verbo si sia incarnata mutandosi, né che fu trasformata in un uomo, composto di anima e di corpo. Diciamo, piuttosto, che il Verbo, unendosi ipostaticamente una carne animata da un'anima razionale si fece uomo in modo ineffabile e incomprensibile e si è chiamato figlio dell'uomo, non assumendo solo la volontà e neppure la sola persona. Sono diverse, cioè, le nature che si uniscono, ma uno solo è il Cristo e Figlio che risulta non che questa unità annulli la differenza delle nature ma piuttosto la divinità e l'umanità formano un solo e Cristo, e Figlio, che risulta da esse; con la loro unione arcana ed i nell'unità. Così si può affermare che, pur sussistendo prima dei secoli, ed essendo stato generato dal Padre, Egli è stato generato anche secondo la carne da una donna; ma ciò non significa che la sua divina natura abbia avuto inizio nella santa Vergine, né che essa avesse bisogno di una seconda nascita dopo quella del padre (sarebbe infatti senza motivo, Oltre che sciocco, dire che colui che esisteva prima di tutti i secoli, e che è coeterno al Padre, abbia bisogno di una seconda generazione per esistere); ma poiché per noi e per la nostra salvezza, ha assunto l'umana natura in unità di persona, ed è nato da una donna così si dice che è nato secondo la carne. (Non dobbiamo pensare), infatti, che prima sia stato generato un uomo qualsiasi dalla santa Vergine, e che poi sia disceso in lui il Verbo: ma che, invece, unica realtà fin dal seno della madre, sia nato secondo la carne, accettando la nascita della propria carne. Così, diciamo che egli ha sofferto ed è risuscitato, non che il Verbo di Dio ha sofferto nella propria natura le percosse, i fori dei chiodi, e le altre ferite (la divinità, infatti non può soffrire, perché senza corpo); ma poiché queste cose le ha sopportate il corpo che era divenuto suo, si dice che egli abbia sofferto per noi: colui, infatti, che non poteva soffrire, era nel corpo che soffriva. Allo stesso modo spieghiamo la sua morte. Certo, il Verbo di Dio, secondo la sua natura, è immortale, incorruttibile, vita, datore di vita; ma, di nuovo, poiché il corpo da lui assunto, per grazia di Dio, come dice Paolo, ha gustato la morte per ciascuno di noi, si dice che egli abbia sofferto la morte per noi. Così pure, risorto il suo corpo, parliamo di resurrezione del Verbo; non perché sia stato soggetto alla corruzione - non sia mai detto - ma perché è risuscitato il suo corpo. Allo stesso modo, confesseremo un solo Cristo un solo Signore; non adoreremo l'uomo e il Verbo insieme, col pericolo di introdurre una parvenza di divisione dicendo insieme, ma adoriamo un unico e medesimo (Cristo), perché il suo corpo non è estraneo al Verbo, quel corpo con cui siede vicino al Padre; e non sono certo due Figli a sedere col Padre ma uno, con la propria carne, nella sua unità. Se noi rigettiamo l'unità di persona, perché impossibile o indegna (del Verbo) arriviamo a dire che vi sono due Figli: è necessario, infatti definire bene ogni cosa, e dire da una parte che l'uomo è stato onorato col titolo di figlio (di Dio), e che, d'altra parte il Verbo di Dio ha il nome e la realtà della filiazione. Non dobbiamo perciò dividere in due figli l'unico Signore Gesù Cristo. E ciò non gioverebbe in alcun modo alla fede ancorché alcuni parlino di unione delle persone: poiché non dice la Scrittura che il Verbo di Dio sì è unita la persona di un uomo ma che si fece carne. Ora che il Verbo si sia fatto carne non è altro se non che è divenuto partecipe, come noi, della carne e del sangue: fece proprio il nostro corpo, e fu generato come un uomo da una donna, senza perdere la sua divinità o l'essere nato dal Padre, ma rimanendo, anche nell'assunzione della carne, quello che era. Questo afferma dovunque la fede ortodossa, questo troviamo presso i santi padri. Perciò essi non dubitarono di chiamare la santa Vergine madre di Dio, non certo, perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto l’origine del suo essere dalla santa Vergine, ma perché nacque da essa il santo corpo dotato di anima razionale, a cui è unito sostanzialmente, si dice che il verbo è nato secondo la carne. ● CIRILLO D’ALESSANDRIA (378 – 444) - TERZA LETTERA A NESTORIO - Seguendo in tutto le confessioni che i santi Padri… Noi confessiamo, quindi, che il Verbo di Dio si è unito personalmente alla carne umana, ma adoriamo un solo Figlio e Signore Gesù Cristo, non separando né dividendo l'uomo e Dio, come se fossero uniti l'uno all'altro dalla dignità e dalla autorità (ciò, infatti, sarebbe puro suono e niente altro), e neppure chiamando, separatamente, Cristo Verbo di Dio, e separatamente l'altro Cristo quello nato dalla donna; ma ammettendo un solo Cristo, e cioè il Verbo di Dio Padre, con la sua propria carne. E non chiamiamo il Verbo di Dio Padre neppure "Dio" o "Signore" di Cristo, per non dividere di nuovo, apertamente in due l'unico Cristo e Figlio e Signore, cadendo nel di bestemmia, facendo di lui il Dio o il Signore di se stesso Evitiamo assolutamente di dire: "Venero ciò che è stato assunto, per la dignità di colui che l'assume; adoro il visibile a causa dell'invisibile". E’ addirittura orrendo, inoltre, dire: "Colui che è stato assunto è chiamato Dio, insieme con colui che l'ha assunto". Chi usa questo linguaggio, divide di nuovo il Cristo in due Cristi e colloca da una parte l'uomo, e dall'altra Dio; nega, infatti, evidentemente l'unità: quell'unità per cui uno non può essere coadorato o connominato Dio con un altro: uno, invece, è creduto Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, da onorarsi con un unica adorazione con la sua carne. E’ necessario aggiungere anche questo. Annunziando la, morte, secondo la carne, dell'Unigenito Figlio di Dio, cioè di Gesù Cristo, e la sua resurrezione dai morti, e confessando la sua assunzione al cielo, noi celebriamo nelle chiese il sacrificio incruento, ci avviciniamo così alle mistiche benedizioni, e ci santifichiamo, divenendo partecipi della santa carne e del prezioso sangue del Salvatore di noi tutti, Cristo. Noi non riceviamo, allora, una comune carne (Dio ci guardi dal pensarlo!), o la carne di un uomo santificato e unito al Verbo mediante un'unione di dignità, o di uno che abbia in sé l'abitazione di Dio, ma una carne che dà veramente la vita ed è la carne propria del Verbo stesso. Essendo infatti, vita per natura in quanto Dio, poiché è divenuto una cosa sola con la propria carne, l'ha resa vivificante sicché quando ci dice: In verità vi dico, se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il sito sangue, non dobbiamo comprendere che essa sia la carne di un qualunque uomo come noi (e come potrebbe essere vivificante la carne di un uomo, considerata secondo la propria natura?); ma, invece, come la carne di Colui che per noi si fece e si fece chiamare figlio dell'Uomo. Quanto alle espressioni del nostro Salvatore contenute nei Vangeli, noi non le attribuiamo a due diverse sussistenze o persone. Le espressioni dei Vangeli, quindi, sono da attribuirsi tutte ad una sola persona, ossia all'unica sussistenza incarnata del Verbo: uno è, infatti, il Signore Gesù Cristo, secondo le Scritture. Ci hanno insegnato a pensare così sia i santi apostoli ed evangelisti, sia tutta la Scrittura divinamente ispirata sia le veraci professioni di fede dei beati padri. Con la dottrina di tutti questi bisogna che concordi e si armonizzi anche tua pietà. Ciò che la tua pietà deve anatematizzare è aggiunto in fondo a questa nostra lettera. I dodici anatematismi Se qualcuno non confessa che l'Emmanuele è Dio nel vero senso della parola, e che perciò la santa Vergine è di Dio perché ha generato secondo la carne, il Verbo fatto carne, sia anatema. Se qualcuno non confessa che il Verbo del Padre assunto in unità di sostanza l'umana carne, che egli è un solo Cristo con la propria carne, cioè lo stesso che è Dio e uomo insieme, sia anatema. Se qualcuno divide nell'unico Cristo, dopo l'unione le due sostanze congiungendole con un semplice rapporto di dignità, cioè d'autorità, o di potenza, e non, piuttosto con un'unione naturale, sia anatema. Se qualcuno attribuisce a due persone o a due sostanze le espressioni dei Vangeli e degli scritti degli apostoli, o dette dai santi sul Cristo, o da lui di se stesso, ed alcune le attribuisce a lui come uomo, considerato distinto dal Verbo di Dio, altre, invece, come convenienti a Dio, al solo Verbo di Dio Padre, sia anatema. Se qualcuno osa dire che il Cristo è un uomo portatore di Dio, e non piuttosto Dio secondo verità, come Figlio unico per natura, inquantoché il verbo si fece carne e partecipò a nostra somiglianza della carne e del sangue, sia anatema. Se qualcuno dirà che il Verbo, nato da Dio Padre è Dio e Signore del Cristo, e non confessa, piuttosto, che esso è Dio e uomo insieme, inquantoché il Verbo si è fatto carne secondo le Scritture, sia anatema. Se qualcuno afferma che Gesù, come uomo, è stato mosso nel Suo agire dal Verbo di Dio, e che gli è stata attribuita la dignità di unigenito, come ad uno diverso da lui, sia anatema. Se qualcuno osa dire che l'uomo assunto dev'essere con-adorato col Verbo di Dio, conglorificato e con-chiamato Dio come si fa di uno con un altro (infatti la particella con che accompagna sempre queste espressioni, fa pensare ciò), e non onora, piuttosto, con un'unica adorazione l'Emmanuele, e non gli attribuisce una unica lode, in quanto il Verbo si è fatto carne, sia anatema. Se qualcuno dice che l'unico Signore Gesù Cristo è stato glorificato dallo Spirito, nel senso che egli si sarebbe servito della sua potenza come di una forza estranea, e che avrebbe ricevuto da lui di potere agire contro gli spiriti immondi, e di potere compiere le sue divine meraviglie in mezzo agli uomini, sia anatema. La divina Scrittura dice che il Cristo è divenuto pontefice e apostolo della nostra confessione e che si è offerto per noi in odore di soavità a Dio Padre. Perciò se qualcuno dice che è divenuto pontefice e apostolo nostro non lo stesso Verbo di Dio, quando si fece carne e uomo come noi, ma, quasi altro da lui, l'uomo nato dalla donna preso a sé; o anche se qualcuno dice che ha offerto il sacrificio anche per sé, e non, invece, solamente per noi (e, infatti, non poteva aver bisogno di sacrificio chi noia conobbe peccato), sia anatema. Se qualcuno non confessa che la carne del Signore è vivificante e (che essa è la carne) propria dello stesso Verbo del Padre, (e sostiene, invece, che sia) di un altro, diverso da lui, e unito a lui solo per la sua dignità; o anche di uno che abbia ricevuto solo la divina abitazione; se, dunque, non confessa che sia vivificante, come abbiamo detto inquantoché divenne propria del Verbo, che può vivificare ogni cosa, sia anatema. Se qualcuno non confessa che il Verbo di Dio ha sofferto nella carne, è stato crocifisso nella carne, ha assaporato la morte nella carne, ed è divenuto il primogenito dei morti inquantoché, essendo Dio, è vita e dà la vita, sia anatema. ● LETTERA DI PAPA LEONE MAGNO (390 - 461) - A FLAVIANO VESCOVO DI COSTANTINOPOLI SU EUTICHE- Letta la lettera della Tua Dilezione (e ci meravigliamo che sia stata scritta così tardi), e scorso l'ordine degli atti dei vescovi, finalmente abbiamo potuto renderci conto dello scandalo sorto fra voi contro l'integrità della fede. Quello che prima sembrava oscuro, ci appare in tutta la sua chiarezza. Eutiche, che pareva degno di onore per la sua dignità di sacerdote, ora ne balza fuori come molto imprudente ed incapace. Si potrebbe applicare anche a lui la parola del profeta: Non volle capire per non dover agire rettamente. Ha meditato l'iniquità nel suo cuore. Che vi può essere infatti di peggio, che essere empio e non volersi sottomettere ai più saggi e ai più dotti? Cadono in questa stoltezza quelli che, quando incontrano qualche oscura difficoltà nella conoscenza della verità, non ricorrono alle testimonianze dei profeti, alle lettere degli apostoli o alle affermazioni dei Vangeli, ma a se stessi, e si fanno, quindi, maestri di errore proprio perché non hanno voluto essere discepoli della verità. Quale conoscenza può avere dalle pagine sacre del nuovo e dell'antico Testamento chi non sa comprendere neppure i primi elementi del Simbolo? Ciò che viene espresso in tutto il mondo dalla voce di tutti i battezzandi non è ancora compreso dal cuore di questo vecchio. Non sapendo perciò quello che dovrebbe pensare sulla incarnazione del Verbo di Dio, e non volendo applicarsi nel campo delle sacre scritture per attingervi luce per l'intelligenza, avrebbe almeno dovuto ascoltare con attenzione la comune e unanime confessione, con cui l'insieme dei fedeli professa di credere in Dio padre onnipotente, e in Gesù Cristo suo unico figlio, nostro signore, nato dallo Spirito santo e da Maria vergine: tre affermazioni da cui vengono distrutte le costruzioni di quasi tutti gli eretici. Se poi Eutiche, non era capace di attingere da questa purissima fonte della fede cristiana il genuino significato, perché aveva oscurato lo splendore di una verità così evidente con la propria cecità, avrebbe dovuto sottomettersi alla dottrina del Vangelo. Matteo dice: Libro della genealogia di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo. Egli avrebbe dovuto consultare anche l'insegnamento della predicazione apostolica; e leggendo nella lettera ai Romani: Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato apostolo, scelto Per la predicazione del Vangelo di Dio, che aveva già Promesso attraverso i Profeti nelle sacre scritture riguardo al Figlio suo, che gli è nato dalla stirpe di David, secondo la carne, avrebbe dovuto rivolgere la sua pia considerazione alle pagine dei profeti.