Argomenti Tesina ° Tregua Natale ° Calcio nel Fascismo (trionfo del gioco del calcio, per questo stadio olimpico costrutito per Mussolini) ° Manifestazioni generali sullo sport ° Centrare le speranze nel calcio che era sport di massa ° Il calcio è sempre stato lo sport più praticato a livello mondiale e considerato, inoltre, quello più importante. La scelta di concentrare, raccogliere e trattare questo argomento, non svolto in classe, per il mio approfondimento di maturità è stata data dal fatto che, io, in prima persona, “vivo” all’interno di questo mondo. Ho praticato questo sport per oltre dodici anni di alcune società della Provincia di Rovereto con grande soddisfazione. La passione verso questo gioco, mi ha portato a giocare per un importante squadra qui in Trentino-Alto-Adige, cioè l’ A.C Trento Calcio. Che cos’è la Tregua di Natale? Per "tregua di Natale" si intende una serie di "cessate il fuoco" non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale. Già nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall'altro lato; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio. Permisero atti di fraternizzazione, come lo scambio di sigarette o cessate il fuoco non ufficiali per permettere il recupero di morti e feriti dalla terra di nessuno; la tregua di Natale del 1914, tuttavia, rappresentò l'episodio maggiormente significativo di tutto il conflitto sia per il gran numero di uomini coinvolti più o meno contemporaneamente, sia per l'alto grado di partecipazione e fraternizzazione che si sviluppò. Fu proprio durante questi festeggiamenti che qualcuno calciò dal fondo della trincea inglese un pallone di stracci. Quello strano oggetto, lontano dall’essere sferico, rimbalzò tra i commilitoni senza che nessuno ebbe inizialmente il coraggio di toccarlo. Tutti lo fissavano, restando immobili, aspettando che il piede di chi avevano affianco si muovesse per primo, incapace di resistere alla tentazione di giocare. Gli occhi si sfidarono, le labbra si piegarono al sorriso, e bastò che un grosso tedesco più ubriaco degli altri colpisse di punta la palla scagliandola lontana, per iniziare l’inseguimento. Tutti corsero dietro a quel pallone di stracci, urlando di gioia come non facevano da quando erano bambini. Non ci furono squadre, né porte o limiti del campo, né tanto meno arbitri o regole: si poteva correre ovunque, tirare, calciare e inseguire la palla fino allo sfinimento. Spontaneamente gli uomini si schierarono con chi aveva la divisa dello stesso colore, ma due masse informi di giocatori, l’una da 50 titolari in campo e l’altra da 70, non possono essere considerate propriamente delle squadre. Tedeschi e inglesi continuarono a tirare quella palla da una parte all’altra della Terra di Nessuno fino a notte fonda, e qualcuno continuò anche quando ormai quelli stracci erano completamente infradiciati. La partita finì 3-2 per i tedeschi, o almeno cos' scrissero alcuni soldati nei loro diari. Mussolini dopo l uscità in guerra dell’Italia, insieme all’unione sovieta, erano stati i primi stati ad aver organizzato una politica sportiva e genuina con lo scopo di trasformare gli italiani in “una nazione sportiva”. Mussolini fu il primo politico a dare di sè un'immagine di uomo sportivo. Inizio Calcio-Fascismo Inizialmente Mussolini si interessò a sport più nobili, quali la scherma, la boxe, la caccia e gli sport motoristici, ma presto preferì gli sport di squadra, in particolare quello del calcio, che era divenuto molto popolare ed aveva conquistato la massa nelle città italiane. Enti dell’educazione fisica L'ENEF, Ente Nazionale dell'Educazione Fisica, fu il primo ente ad occuparsi realmente dell'educazione fisica nelle scuole. Successivamente nacquero l'Opera Nazionale Balilla, che si occupava dell'educazione sportiva dei bambini dai cinque ai diciotto anni, e il GUF, che riguardava i giovani universitari fascisti. Gli sport fondamentali che venivano praticati erano l'atletica leggera, gli sport invernali, il ciclismo, il nuoto, il pugilato, il calcio. In tutta Italia vennero costruiti stadi, piscine e palestre Mezzi di comunicazione La cassa di risonanza delle imprese sportive italiane è la radio. Per gli italiani è una finestra sul mondo. Gli abbonati all’E.I.A.R. (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) nel 1934 sono 380.000, nel ’39 saliranno ad 1.500.000. Fra i giornali, La Gazzetta dello Sport, insieme allo Sport Fascista erano i portavoce del fascismo. Quando l’Italia vinse il campionato del mondo, i media descrissero l’evento come una vera e propria conquista militare in terra straniera. Funzione filosofica dello sport nel fascismo Leonardo Arpinati affermava che “non c’era niente di più utile dello sport per migliorare la razza a livello fisico, in quanto fornisce disciplina, modella i muscoli e plasma il carattere”. Vincere era l’obbiettivo di primaria importanza, non importava come si otteneva o tramite chi. Durante le olimpiadi del 1928 e la coppa del mondo del 1930 il governo decise di lasciar perdere la legge introdotta precedentemente dal governo stesso che vietava i giocatori stranieri lasciando che giocatori figli di emigranti italiani che avevano già rappresentato altre nazioni entrassero a far parte della nazionale italiana. Vincere era importante per poter offrire alla propaganda l’opportunità di esprimere quanto fosse ben organizzato la stato fascista. Rottura tra Fascismo e Calcio Il momento simbolico della rottura fra calcio e fascismo risale al 1949 quando l’aereo che trasportava la squadra del Torino, cadde sul colle Superga. Segnò una rottura definitiva perché la squadra del Torino, che aveva vinto lo scudetto quattro volte consecutive, e l’avrebbe vinto anche quell’anno, fu completamente eliminata. I giocatori del Torino morti durante l’incidente aereo infatti erano cresciuti ed erano stati creazione del fascismo, facevano parte del sistema fascista, lo rappresentavano e fornivano alla nazionale 9 giocatori su 11. Partita della Morte Ci furono 2 versioni di questa partita disputata nel 1942, la prima versione fu: Kordik era un appassionato di sport: si offrì di assumere Nikolai Trusevich, portiere della Dinamo Kiev, nel suo panificio. Il portiere aveva lavorato per vent'anni come ingegnere panificatore, ma dovette accettare un posto come inserviente: le leggi tedesche gli impedivano, essendo un nemico del Reich, di tornare a esercitare la sua vecchia professione. Kordik voleva circondarsi di figure che avessero avuto un certo prestigio sportivo e fornire ai propri dipendenti, attraverso lo sport, una valvola di sfogo perché producessero di più e lavorassero meglio. Fu così che Kordik chiese a Trusevich di andare in cerca dei suoi vecchi compagni, per formare una squadra di calcio del panificio: i giocatori assunti avrebbero ottenuto un posto per dormire, qualcosa da mangiare e una piccola protezione dalle angherie del Reich. Così il portiere riuscì ad allestire la squadra nella primavera del 1942, radunando sia giocatori della «vecchia» Dinamo Kiev che della Lokomotyv Kiev, la seconda squadra della capitale ucraina. Nel frattempo Kiev cercava di resistere all'occupazione tedesca. I tedeschi pensarono di piegare lo spirito fiero degli ucraini affidandosi alla propaganda e al calcio, organizzando un vero e proprio torneo. La stagione calcistica avrebbe avuto inizio il 7 giugno 1942 e avrebbe visto la partecipazione di sei squadre: quella di Kordik, quattro formate da truppe tedesche, ungheresi e rumene, e la Ruch (ucraina). La squadra di Kordik, battezzata FC Start, venne subito iscritta al campionato. Putistin e Trusevich trovarono in un magazzino delle divise con cui disputare il campionato, di colore rosso. Nonostante i massacranti turni di lavoro al panificio, la scarsa alimentazione e la precaria condizione fisica, il 7 giugno la Start iniziò il proprio campionato giocando allo Stadio della Repubblica contro la Ruch, una squadra appoggiata dal movimento nazionalista ucraino anti-sovietico e filotedesco. Risultato: 7-2 per la Start. La cosa fece un po' troppo rumore, e i tedeschi ordinarono di far giocare le altre partite in un impianto più piccolo, lo stadio Zenit (attuale stadio Start). Lo Zenit fu inaugurato con una vittoria 6-2 sulla squadra ungherese, seguita pochi giorni dopo da un perentorio 11-0 ai danni della rappresentativa rumena. Le vittorie della Start iniziarono a significare molto per la popolazione di Kiev: per molti furono un'ispirazione a resistere, uno sprone a tenere alto il morale, un appiglio per non lasciarsi schiacciare dai tedeschi. Il 17 luglio la Start incontrò per la prima volta una squadra tedesca, la PGS, vincendo con un pesante 6-0, mentre un'altra squadra ungherese, l'MGS Wal, perse 5-1 due giorni più tardi. La rivincita dell'incontro con l'MGS Wal, organizzata dai tedeschi, finì 3-2: la Start stava diventando un simbolo della resistenza di Kiev. I comandi militari decisero quindi di mandare a giocare a Kiev il Flakelf, la più forte squadra militare tedesca di stanza in Ucraina, formata da militari e considerata invincibile. Il risultato del 6 agosto fu un'altra volta una larga vittoria della Start: il Flakelf fu sconfitto 5-1, In sette partite, 43 goal fatti e solo 8 subiti. L'ultima occasione per piegare la Kiev calcistica sarebbe stata il 9 agosto: rinforzando la squadra con alcuni tra i migliori calciatori dell'esercito tedesco impiegati sul fronte ucraino, i tedeschi organizzarono la rivincita. La partita venne annunciata con una grande campagna pubblicitaria, manifesti vennero affissi su tutta la città ed i giornali pubblicarono articoli che elogiavano la forza del Flakelf. Prima della partita un arbitro tedesco fece il suo ingresso nello spogliatoio della Start, intimando ai giocatori di fare il saluto «Heil Hitler». Dopo il saluto dei tedeschi, però, i giocatori della Start fecero il saluto che era di costume nello sport sovietico: «Fitzcult Hurà!», «Viva la cultura fisica». Le gradinate dello stadio erano piene di soldati della Wehrmacht in uniforme e con diverse armi. In un piccolo settore vi erano ucraini, vecchi, donne e bambini. I tedeschi ci diedero dentro da subito e senza mezzi termini, con un gioco violento e provocatorio. I falli dei tedeschi venivano regolarmente ignorati dal direttore di gara, quelli degli ucraini erano segnalati tutti. Un'azione dalla dubbia regolarità, un palese fuorigioco e un calcio in testa al portiere Trusevich in una mischia sottoporta che lo fece rimanere alcuni minuti a terra stordito, permisero ai tedeschi di passare in vantaggio. Ma in meno di venti minuti i giocatori della Start segnarono tre volte. Durante l'intervallo fece il suo ingresso negli spogliatoi un ufficiale delle SS, che cercò di convincere i giocatori della Start a perdere la partita. Nel secondo tempo, dopo uno sbandamento iniziale che permise ai tedeschi di portarsi sul 3-3, lo Start decollò e segnò altre due volte: 5-3. Al termine della partita, i giocatori ucraini si resero conto di aver firmato la propria condanna a morte. Alcune settimane più tardi iniziarono gli arresti. Altri giocatori subirono le torture della Gestapo, prima di essere deportati nel campo di concentramento di Syrec, poco fuori Kiev, amministrato dal feroce Paul von Radomsky, Obersturmbahnführer delle SS. Goncharenko e Sviridovskiy riuscirono invece a fuggire insieme. Tre giocatori persero la vita a Syrec: Kuzmenko, Klimenko e Trusevich, tutti e tre nella stessa occasione. La mattina del 24 febbraio 1943 Radomsky ordinò una rappresaglia per un tentato attacco incendiario al campo. I prigionieri vennero disposti in fila e fucilati. Uno dei calciatori, mentre la guardia apriva il fuoco, urlò: «Krasny sport ne umriot!», «Lo sport rosso non morirà mai!». Versione supposta reale All'epoca in Ucraina vennero organizzate moltissime partite di calcio per distrarre la popolazione e tenere impegnati i soldati, e Kiev non fece eccezione. Nell'estate del 1942 nella capitale si trovavano varie squadre: il Ruch, composto da ucraini collaborazionisti, le formazioni dei battaglioni rumeno e ungherese, l'MSG.Wal (altra squadra ungherese), RSG e Flakelf, formazioni tedesche, e la Start. Composta da ex giocatori professionisti di Dinamo e Lokomotiv, la Start vinse senza troppi problemi tutte le partite giocate. Il 6 agosto batté 5-1 il Flakelf, considerata la miglior squadra militare tedesca, e i tedeschi fissarono una rivincita solo tre giorni più tardi; concessero alla Start tre giocatori in più, tre poliziotti ucraini sotto il loro comando (Tkachenko, Timofeyev e Gundarev), e rinforzarono a loro volta la squadra. Il 9 agosto lo stadio Zenit ospitò la seconda partita tra Start e Flakelf. Sia in campo che sugli spalti non si verificò nessuno degli episodi tramandati dalla leggenda: il pubblico era presente, non c'erano soldati armati a bordo campo, nessuno minacciò i giocatori prima e durante il match e il gioco fu duro ma senza esagerazioni. Nonostante la stanchezza di molti giocatori la Start vinse 5-3, ma non ci furono rappresaglie dopo il fischio finale e i giocatori di entrambe le squadre fecero una foto insieme sul prato dello Zenit a gara ultimata. Numerose testimonianze, anche oculari, smentiscono la storia romanzata della Partita della morte. Secondo lo storico Vitaly Hedz, i ragazzi della Start furono catturati per aver tentato di uccidere alcuni ufficiali tedeschi, sbriciolando del vetro nel pane loro destinato (lavoravano quasi tutti nel panificio), mentre altre fonti ritengono che i tedeschi, arenatasi a Stalingrado l'offensiva in Russia, strinsero le maglie e iniziarono a controllare in modo molto più stretto i potenziali membri dell'NKVD. Nikolaj Korotkikh fu l'unico degli accusati a essere identificato come militare in servizio attivo: morì dopo alcuni giorni di tortura da parte della Gestapo, ma tuttora non è chiaro se fosse realmente in servizio dell'NKVD. Le altre tre vittime (Trusevich, Klimenko e Kuzmenko) furono uccise il 24 febbraio del 1943, ovvero sei mesi dopo la partita tra Start e Flakelf, insieme ad altri prigionieri del campo di concentramento di Syrets; non si conosce il motivo dell'esecuzione (una ribellione, un tentativo di fuga e il rifiuto di impiccare alcuni compagni sono quelli più probabili per gli storici), ma di certo il motivo scatenante non fu la sconfitta del Flakelf, anche perché nel gruppo dei fucilati figuravano persone che non avevano alcuna correlazione con la Start. Rimasero nel campo per più di un anno, fuggendo in tempi diversi prima della liberazione di Kiev nel novembre del 1943. Komarov non fuggì ma lasciò Kiev con le truppe tedesche (non si sa se volontariamente o meno), quindi emigrò in Canada a guerra finita. Dei tre poliziotti ucraini che figuravano nella lista dei giocatori della Start per la partita del 9 agosto, uno fu ucciso dopo aver aggredito un membro della Gestapo, mentre gli altri due furono accusati di collaborazionismo e rinchiusi in un gulag per cinque e dieci anni rispettivamente. Cit. Enzo Bearzot. Il gol è un evento raro, quando accade bisogna difenderlo con i denti. In questo, in effetti, un po' assomiglia alla vita. Per la creazione dell’italiano nuovo forte serviva una visione chiara su questa concezione. Doveva essere chiaro a quali requisiti l’uomo italiano avrebbe dovuto rispondere. Per quanto riguarda lo sport Lando Ferretti era il persona che aveva idee chiare sul modo con cui il fascismo avrebbe dovuto interpretare lo sport. Ferretti era un fascista fanatico e anche il presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) dal 1925 al 1928. Inoltre, per molti anni Ferretti fu il capo dell’agenzia di stampa di Mussolini. Grazie a queste cariche, Ferretti può essere considerato l’ideologo sportivo dei fascisti. Ferretti considerava lo sport un elemento importante per i fascisti per raggiungere un consenso generale in Italia. I vantaggi dello sport erano chiarissimi, perché <<lo sport allena il corpo, è in grado di infiammare lo spirito e stimola la disciplina.>> Poi, <<lo sport prepara ogni persona a ogni lotta1.>> Queste carratteristiche dello sport sono perfettamente applicabili a quello che il fascismo rappresentava. Infatti, l’allenamento del corpo risulta in una buona condizione fisica. Era necessario, perché tutti gli uomini italiani dovevano essere pronti per la lotta. L’infiammazione dello spirito può essere collegata all’entusiasmo collettivo, il quale è presente in una religione. Nella sua opera Il libro dello sport Ferretti considera la Grecia antica e la Roma antica la culla della forma giusta della praticazione dello sport. Parla della gioventù greca che ambiva al <<perfezionamento dell attività fisica come strumento della vittoria al servizio delle idee grandiose della patria e come rito di bellezza vigorosa>>. L’ammirazione per la Roma antica per quanto riguarda lo sport è perfettamente nel posto che i fascisti avevano della Roma antica. L’immagine dell’italiano nuovo era anche ispirata alla gioventù allenata della Roma antica. Ferretti considerava l’educazione fisica e lo sport un elemento essenziale per la preparazione dell’uomo alla guerra. Nella sua opera Esempi e idee per l’italiano nuovo Ferretti dice di questo argomento che l’intera nazione andava preparata alla guerra per la difesa della nazione, perché << la guerra è il destino, il quale verrà imposto al popolo un giorno>> Secondo Ferretti una buona istruzione militare era indispensabile, perché <<solo la caserma è in grado di creare disciplina e sottomissione e trasformare un uomo in un soldato.>> Dunque, la concezione ‘fare sport’ andava organizzata e coordinata bene. In questo caso tutti gli sport erano compresi per Ferreti, perché <<sport è milizia.>> In questo contesto gli sport di squadra, come il basket e il calcio, venivano preferiti agli sport individuali, come il tennis, a causa dell’importanza della squadra. La visione di Ferretti era che l’istruzione fisica su una base individuale <<peggiori l’istinto egoistico.>> Tramite la 1 Ferretti, Il libro dello sport, 69 stimolazione di soprattutto sport di squadra e la coordinazione dell’organizzazione dalla parte del Partito Nazionale Fascista (PNF), Italia avrebbe trionfato sia in campo sportivo che in campo militare. Inoltre, Ferretti considerava necessario fare sport per <<la neutralizzazione del veleno della vita chiusa e sedentaria.>> Secondo Ferretti lo sport e la politica si erano collegati fortemente. Veniva fatta la propria bandiera della disciplina e la lotta. I giovani andavano trasformati in soldati che erano in grado di <<vivere e morire per un’ideale>>, in questo caso l’ideale fascista. Alla fine tutte le iniziative che riguardavano lo sport nell’Italia fascista, avevano una meta politica, cioè la gloria della Patria e il regime fascista. Secondo Ferretti era necessario far cominciare l’educazione fisica e morale già durante l’infanzia. Così, Italia avrebbe potuto diventare una grande nazione. Per raggiungere quest’obiettivo bisognava creare una struttura, in cui era possibile raggiungere quest’obiettivo. Le scuole e le società sportive dovevano avere l’obiettivo di educare i giovani italiani sia fisicamente che moralmente. Infatti, <<le scuole svilupperanno lo spirito dei giovani e le società sportive i loro corpi.>> L’Opera Nazionale Balilla fu fondata per l’insegnamento dell’amor di patria ai giovani. Ferretti aveva in mente un ruolo importante per questa organizzazione, perché <<l’ Opera Nazionale Balilla si assumerà delle scuole e le società sportive tutto quello che queste organizzazioni possono insegnare. Poi, l’Opera Nazionale Balilla aggiungerà a questo il culto della patria, tra cui la natura dello spirito fascista.>> I capi di questa organizzazione dovevano essere persone, con cui <<tutte le capacità mentali, fisiche e psichiche andavano sviluppate al massimo.>> In questo modo i giovani avrebbero preso coscienza della dignità della Patria, la quale ha vissuto una rinascita grazie al fascismo. Una buona collaborazione tra le scuole e l’Opera Nazionale Balilla avrebbe risolto il problema dell’<<analfabetismo fisico.>> Ferretti aveva anche idee chiare sulla concezione ‘sport’ in relazione alla cultura. Considerava entrambe le cose <<due forme fondamentali delle attività umane.>> Secondo Ferretti la cultura italiana era stata contagiata da soprattutto influenze tedesche. L’influenza di questa <<Kultur>> era funesta per la cultura italiana. Secondo Ferretti Italia aveva bisogno di un ritorno ai valori di Vergilio, Dante e la Roma antica. Questi erano i valori, da cui gli italiani dovevano prendere esempio. Tramite una buona educazione fisica accanto ai valori descritti, l’italiano nuovo, il quale il fascismo aveva in mente, si sarebbe formato. Il concetto <<il libro e il moschetto>> era il simbolo di questa filosofia. Per Ferretti la stimolazione di tutte le forme di sport era molto importante. Però, tra tutti questi sport non ci annoverava tutti quegli sport, con cui gli sportivi guadagnavano soldi. Il professionalismo era una concezione, cui il fascismo era contro, perché con il professionalismo lo sportivo si sarebbe allontanato dalla nazione. In questo caso si fa sport per i soldi invece per la Patria. Ferretti riferisce al circo della Roma antica per dare un esempio di questo. Considerava il circo <<il sepolcro dello sport.>> Nel circo gli uomini lottavano infatti per i soldi. Fare sport per guadagnare soldi veniva considerato <<una forma sbagliata di fare sport>>, il che era la conseguenza di <<una cultura sbagliata.>> Entrambe le cose sarebbero decaduto, perché non si interessavano alla nazione. Un articolo di Boccali nello Sport Fascista aggiunge a questo argomento che il denaro nello sport era una cosa del diavolo. A causa dei soldi gli sportivi avrebbero perduto la loro amore per lo sport e la loro combattività. Dall’altra parte Ferretti dice che il dilettantismo potrebbe risultare nel fatto che lo sport diventa una cosa solo per i ricchi. Non era dunque giusto accusare i lavoratori, che accettavano un compenso minimo per coprire i costi per fare sport, di professionalismo2. Inoltre, era la visione di Leandro Arpinati che la mancanza del professionalismo avrebbe intralciato lo sviluppo tecnico e il ruolo propagandistico degli sport come il calcio3. Non c’era dunque una visione fascista univoca sulla relazione tra lo sport e il professionalismo. È impossibile parlare di idee fasciste in campo dello sport senza parlare di Benito Mussolini. Il Duce era infatti l’ideale per gli sportivi italiani, soprattutto per quelli maschili. Nel mito intorno a Mussolini veniva creata una forte relazione tra la guerra, lo sport e Il Duce stesso. La guerra era <<la manifestazione di corraggio e virilità.>> Per l’uomo italiano Mussolini era l’esempio dell’italiano nuovo, perché Il Duce era <<il simbolo della forza e virilità fascista, un uomo che non aveva paura per qualunque pericolo fisico ed era in grado di far fronte a ogni sfida.>> La sfida più grande possibile per l’italiano era dunque avvicinarsi al Mussolini ‘sovrumano’. Durante le gare sportive tutti gli sportivi avrebbero dovuto mostrare la stessa forza, lo stesso corraggio e la stessa perseveranza del Duce stesso. Il leader era dunque il simbolo dell’Italia fascista che, <<essendo un nuovo esercito, doveva servire la nazione rinata.>> Le immagini di un Mussolini sportivo erano molto importanti. L’immagine di Mussolini che fa sport, serviva per rafforzare il sentimento nazionalista presso il popolo. Lo sport doveva diventare accessibile per tutti gli italiani. Soprattutto le grandi prestazioni di sportivi italiani nelle gare sportive internazionali avrebbero dato al popolo un sentimento di orgoglio nei confronti d’Italia. Come abbiamo già potuto vedere, l’istruzione fisica era un mezzo importante per formare gli sportivi italiani fino a un livello molto alto. Lo sport doveva creare solidarietà presso l’intero popolo italiano, dunque non solo presso gli sportivi. La solidarietà era molto importante, specialmente negli sport di squadra come il calcio. Nessuno è più importante che la squadra. Martin dice di questo argomento che il calcio è <<un campo di battaglia metaforico, in cui vengono fatte imprese individuali eroiche per il collettivo.>> La solidarietà andava creata presso il popolo tramite lo sport. Il fascismo voleva <<creare passione presso il popolo e non solo campioni.>> I fascisti volevano usare lo sport come strumento per effettuare una mobilitazione collettiva. Si tentava di creare questa forma di mobilitazione sia presso gli sportivi che gli non-sportivi. Per la mobilitazione di tutti gli italiani era necessario fondare società, con cui il processo di ‘fare sport insieme’ doveva risultare in un sentimento di solidarietà. Un esempio noto di questo è l’Organizzazione Nazionale Dopolavoro (OND). L’obiettivo di questa organizzazione era la creazione di possibilità per fare sport per tutti quelli che praticavano uno sport per il divertimento e la ricreazione. Però, il divertimento non era l’unico obiettivo dell’OND e le organizzazioni recondite. Ferretti dice di questo argomento che <<il produttore>> aveva il diritto di <<passare il suo tempo libero in uno stato di serenità e gioia dopo il lavoro monotono e faticoso.>> Per questi ‘produttori’ era pure importante rafforzare il corpo e lo spirito durante le attività delle organizzazioni dell’OND. Questo sarebbe stato infatti di grande interesse per la famiglia, la Patria e le generazioni future. Il lavoratore doveva dunque diventare e rimanere in forma tramite le attività delle organizzazioni dell’OND. Così, il lavoratore sarebbe stato in grado di fare un buon lavoro per la Patria in campo dell’economia. Dunque, teoreticamente lo sport e le attività fisiche avevano un ruolo importante nell’OND. Inoltre, bisognava creare delle nuove attrezzature per gli italiani sportivi, per cui sarebbe diventato possibile sul serio fare sport su vari livelli. In questo caso si deve pensare a cose come stadi e centri sportivi. Tramite la costruzione di stadi sarebbe diventato possibile per una grande massa di persone visitare grandi gare sportive. Soprattutto durante le partite della Squadra Azzurra si tentava di sviluppare un sentimento di solidarietà. Tramite queste iniziative i fascisti tentavano di tirar fuori la gente dal loro isolamento privato. Lo scopo era abolire la separazione tra l’atmosfera pubblica e quella privata. Verrà tornato sull’argomento degli stadi e la loro funzione di mezzo di mobilitazione più tardi nella tesina. Anche Simon Martin è dell’opinione che i fascisti usassero lo sport per <<ritrarre, penetrare in e innalzare la società.>> In questo contesto la massa era dunque la più importante e non l’individuo, come abbiamo potuto vedere prima. Non si trattava semplicemente di fare i campioni. Però, questi campioni erano naturalmente un mezzo di propaganda adattissimo, sia per questioni di politica interna che quelle di politica esterna. Martin dice di questo argomento che i campioni erano ideali importanti. Personificavano infatti <<tutto quello che può essere raggiunto tramite il perseguire di scopi intellettuali e fisici, il che comincia con il sistema collettivo, organico e psicofisico dell’educazione fisica, istituito e sviluppato dal regime.>> Il regime fascista considerava lo sport << uno strumento di propaganda per l’autorità della nazione.>> I campionissimi servivano anche un altro aspetto importante della politica fascista per quanto riguarda lo sport, cioè l’aspetto patriottico. Lo sport, specialmente il successo sportivo, poteva servire perfettamente da mezzo di propaganda per il regime fascista verso l’estero. Inoltre, i successi degli sportivi italiani potevano contribuire a un sentimento di orgoglio fra il popolo italiano. Un articolo nel Popolo d’Italia indica chiaramente che cosa dovrebbe essere il ruolo dello sport per quanto riguarda il patriottismo. Secondo questo articolo lo sport non era <<uno scopo per sé, ma una necessità nazionale per il prestigio e la progressione della razza.>> Lo sport aveva dunque un ruolo importante per mettere Italia in una buona luce nell’estero. Serviva da mezzo di propaganda importante per il regime. Poi, nel processo di ubbedienza allo stato non può mancare la disciplina. Giovanni Gentile, il ministro della Pubblica Istruzione dal 1922 al 1924, diceva di questo argomento che questa combinazione di allenamento, sacrificio e controllo spirituale avrebbe risultato nel fatto che << la gioventù forte sarebbe stata capace, sia moralmente che fisicamente, di resistenza e sacrificio di sé, specialmente durante la guerra.>> Alla fine queste carratteristiche avrebbero dovuto portare alla creazione dell’italiano nuovo, cioè un perfezionamento della razza. Questa razza avrebbe dovuto consistere in persone che avrebbe dovuto emanare perseveranza e corraggio, come Il Duce. Inoltre, questa razza avrebbe dovuto essere disciplinata e disposta al sacrificio e avrebbe dovuto ubbedire allo stato. In questo contesto si ambiva al <<servilismo cieco.>> Gentile era convinto che il fascismo fosse una possibilità di rinascita morale e religiosa degli italiani.