TEMA 1. Storiografia della Chiesa antica INTRODUZIONE - Storia: ciò che è accaduto, i fatti storici. - Storiografia: ciò che è detto su ciò che è accaduto. Consente diversi livelli: lo storico che riporta i fatti storici (1^livello: storiografia della Chiesa antica) e le successive riflessioni sugli scritti (2^livello: medievale). 1. CRONOLOGIA: primi tentativi di una cronologia - Scrittori: Giulio l’Africano e Clemente di Alessandria - Contesto: uso della storia come arma per fini propri. I cristiani la usano per presentare la propria storia in una cultura avversa (mitologica) mettendo insieme le diverse prospettive esistenti - Fine: Presentare scientificamente una cronologia mondiale che integrasse le credenze giudaiche, le tradizioni greco-romane e la rivelazione cristiana della quale erano custodi (anche San Luca integra nel vangelo fonti cristiane con dati storici pagani) 2. STORIOGRAFIA di primo livello. - Scrittori: Eusebio di Cesarea, Lattanzio - Contesto: già per i giudei l’intervento divino era presente nella storia, c’era molta teologia nelle cronologie antiche. - CARATTERISTICHE: 1. La storia cristiana si presenta come continuazione della storia giudaica e inserisce fatti storici pagani provenienti dalla storia greco-romana. 2. Teologia della Storia: impostazione con cui interpretano tutta la storia, come l’operare di Dio nella stessa. (Questo vale per tutto il Medioevo fino alla peste nera, es. Gioacchino da Fiore). Non viene meno la scientificità, ma tutto è ricondotto al disegno provvidente di Dio. 3. Il soggetto della Storia è Dio e non la Chiesa. 4. Si usano generi letterari già esistenti (elenchi, successioni) già presenti nella letteratura antica. Abitudine di citare le fonti per completo. 5. Pedagogica: chi non conosce il suo passato è destinato a ripetere gli stessi errori (idea Ciceroniana: Historia Magistra Vitae). 3. FONTI, prologhi - Lattanzio “Sulla morte dei persecutori” - Quando: dopo l’editto di Costantino, prima del ripensamento di Licinio (314-320) - Soggetto dell’opera: Dio. La storia non parla degli uomini, ma è testimonianza dell’azione di Dio che appoggia chi riconosce la Chiesa e annienta gli empi. - Visione: legata al giudaismo, Dio è presentato come vendicatore contro i nemici, non misericordioso. - RIASSUNTO: Lattanzio, presenta la storia degli imperatori romani davanti ai cristiani come l’intervento di Dio che punisce i persecutori, per mostrarne così la Provvidenza (Idea base e fine del documento). - Eusebio di Cesarea “Storia Ecclesiastica” - Storiografia: cosciente di essere il primo a scrivere una storia di tutta la Chiesa e per tutto il tempo. (Raccoglie le successioni dei Vescovi, le eresie e la testimonianza dei primi martiri) - Scrive sotto forma di insegnamento, perchè dalla storia bisogna imparare ed è necessario che cominci dall’alto: cioè dalla teologia di Cristo. - Soggetto: Dio è l’unico filo conduttore continuo della storia, gli uomini muoiono. - RIASSUNTO: Eusebio, cosciente di essere il primo a fare una storia della Chiesa universale, introduce quest’opera indicando le cose di cui tratterà: le successioni apostoliche e le eresie, alla luce dell’economia divina della salvezza (Salvatore è Cristo ma presenta anche la figura di Costantino come salvatore dalle persecuzioni). 1 TEMA 2. Persecuzioni e martirio 1. A livello religioso - Miti da sfatare: 1. Non si conosce il numero dei martiri cristiani, ma non sono stati tantissimi 2. La persecuzione è stata locale, non estesa a tutto l’impero, nè universale nel tempo 3. I giudici e i procuratori non erano malvagi, nè atei. - Contrasto con la religione romana: - I cristiani: non tolleravano le altre religioni, - I romani: quando conquistavano un popolo non accettavano la validità delle integravano nella propria religiosità il culto a manifestazioni religiose dei pagani. nuove divinità, per non farsele nemiche (per superstizione e convenienza politica-militare, - La religione cristiana non rientrava nei piú che per libertà religiosa) parametri: non era un popolo conquistato dai romani e non esisteva da sempre (ma - Criteri di rispettabilità di una religione: iniziano le persecuzioni quando li si antichità della divinità, esistenza di un distingue dai giudei) popolo unito che gli rende culto. - Non c’era distinzione tra religiosità pubblica - Distinzione tra religiosità pubblica (legata e privata, la religiosità privata e le allo stato, culto all’imperatore come sommo celebrazioni erano segrete, quindi mal viste. pontefice) e privata (culto agli antenati). - A livello religioso i romani potevano perseguitare una religione quando non la consideravano rispettabile 2. A livello legislativo: persecuzioni senza editto - Agli occhi dei romani, i Xristianoi si presentavano come seguaci di un uomo ucciso da un procuratore romano. Dunque come un gruppo politico da distruggere perchè pericolosi per l’impero. - La parola greca usata dai cristiani per definirsi “ecclesia” era usata dai romani per indicare i partiti politici. - I procuratori avevano il potere di mandare a morte le persone sospette di complotto. FONTI - Lettera di Plinio a Traiano: Plinio il Giovane (61-113c) scrive all'imperatore Traiano per chiedere informazioni su come comportarsi davanti ai cristiani considerati criminali e lo informa sulle procedure che ha eseguito fino a quel momento. Da sottolineare alcuni elementi: le inchieste che, secondo Plinio, si sono fatte sui cristiani, le parole usate per descrivere il cristianesimo come una follia o superstizione, il problema dei «lapsi», quel che dicevano i cristiani per dimostrare la loro innocenza e infine la situazione della religiosità pagana romana del periodo. - Lettera di Traiano a Plinio: fino a quel momento. Traiano risponde che non si deve ordinariamente perseguitare i cristiani ma solo dopo una denuncia che non deve essere mai anonima. Si doveva domandare fino a tre volte all'accusato sulla sua condizione di cristiano minacciando di morte: se confermava doveva essere giustiziato altrimenti veniva rilasciato. - Tertulliano: Era un retore, si rende conto che la prassi seguita con i cristiani, dopo la lettera di Traiano a Plinio è contraddittoria. Giuridicamente è iniqua, fa ingiustizia ai cristiani: - accusandoli di essere cristiani di nome, quindi associati di fatto a incesto, cannibalismo, ecc... ma non verificando le circostanze dei loro crimini - la tortura si applica ai colpevoli per farli confessare, mentre ai cristiani la si applica per farli abiurare, cioè negare il proprio delitto. - secondo Traiano i cristiani non si devono ricercare (come fossero innocenti) ma si devono punire (come fossero colpevoli) - i padri insistono nella difesa della tesi che i cristiani sono buoni cittadini, questo indica che le accuse andavano in quella linea (non partecipavano alla guerra, al culto pubblico, e avevano abitudini diverse) 2 3. Persecuzioni con gli editti En enero de 250, Decio publicó un edicto por el que se requería que todos los ciudadanos hicieran un sacrificio para mayor gloria del emperador en la presencia de un oficial romano y así obtener un certificado (Libellus) que demostrara que lo habían hecho. En general, la opinión pública condenaba la violencia del gobierno y se admiraba de la resistencia pasiva de los mártires con lo que el movimiento cristiano se fortaleció. La persecución de Decio cesó en 251, pocos meses antes de su muerte. La persecución de Decio tuvo repercusiones duraderas para la iglesia: ¿Cómo deben ser tratados los que habían comprado un certificado o había hecho realmente el sacrificio (lapsi)? Attraverso una legge: - si chiede che non sia più fatto proselitismo - si tolgono i beni immobili - persecuzione della gerarchia sacerdotale - eliminazione dei libri liturgici Questo è il periodo di molte apostasie. - Lapsi: hanno rinnegato la fede per salvare la vita, poi pentiti. Dopo la persecuzione di Diocleziano vengono assolti in modo da avere la grazia per testimoniare con la propria vita. - Traditores: coloro che consegnavano i libri liturgici alle autorità romane. 4. La agiografia Letteratura relativa ai santi. Comincia con i primi secoli della storia della Chiesa e si protrae fino ai nostri giorni, sempre dominata e caratterizzata da intenti di edificazione, ma influenzata anche dal gusto e dalle tendenze culturali delle diverse epoche. 1 - Durante la persecuzione abbiamo prevalentemente testi che sottolineano la testimonianza di fede del martire davanti al giudice, fino all’eroismo. Finalità MODELLO Martire Testimonianza 2 - Altri testi sulla vita dei martiri ne sottolineano le sofferenze, pertanto hanno un fine diverso e appartengono a un periodo storico differente: successivo alle persecuzioni, in cui la Chiesa è accettata e puó celebrare il culto e incassare i soldi con la devozione-superstizione. Finalità GUADAGNO-TURISMO Culto del Santo Sofferenza 3 - San Atanasio scrive la vita di San Antonio Abate per presentare un modello di santità. A partire dal 4 secolo i cristiani ebbero come modello la vita monacale e non più quella dei martiri. - nel sec. 17° inizia l’edizione critica dei documenti riguardanti i santi, distinguendo quelli attendibili da quelli leggendari. Opera soprattutto della Società dei Bollandisti, fondata in Belgio da J. Bolland, che raccoglieva il gruppo di gesuiti editori degli Acta Sanctorum. (Scartavano i falsi) - prima del sec. XX l’agiografia studiava la vita dei santi secondo i generi letterari: atti dei martiri, vite dei santi, passiones dei martiri. - dopo il XX sec. vengono datati e raggruppati secondo la finalità; cercare di contestualizzare il testo e di spiegarne la ragione per cui viene scritto, che sia vero oppure falso (R. Grégoire). 3 TEMA 3. La svolta costantiniana 1. Situazione storica: tetrarchia 305 - Diocleziano inserisce un sistema di governo tetrarchico per la difesa dei territori. L’impero era diviso in 4 zone, governate da 2 augusti e 2 cesari. Gli augusti avevano un potere maggiore, in quanto piú anziani dei cesari. Ogni 20 anni l’augusto si dimetteva, il cesare diventava augusto e veniva nominato un altro cesare. In caso di morte succedeva un parente o si nominava un sostituto. 2. Editto di tolleranza di Galerio Galerio è stato tetrarca dal 305 al 311, anno della sua morte. Nella sua tetrarchia si trova di fronte al problema dei cristiani: - Non è una religione tradizionale, ma fa adepti a discapito della altre credenze. Pertanto molti abbandonano le tradizioni e le leggi dei padri romani, per seguirne di nuove. Non vuole uccidere i cristiani, semplicemente obbligarli a tornare alle tradizioni romane. Il suo fine è la difesa dell’impero. Lo fa mediante una legge e obbliga con la minaccia di morte a compierla. - Visto che non riesce a indebolire i cristiani, anzi si rafforzano con l’esempio dei martiri, decide di promulgare un editto di tolleranza, non tanto per offrire la libertà di culto e il diritto personale ai cristiani, quanto per il bene dell’impero –pax. EDITTO (311). In base all’amore per gli uomini e all’atteggiamento romano di perdono decide che: - i cristiani possano vivere liberamente, purchè non compiano nulla di dannoso all’ordine pubblico - preghino per il benessere del governatore, dello stato e proprio. 3. Costantino imperatore 311 - Costanzo, che era cesare nella parte occidentale dell’impero, muore. Per la successione, le legioni della Gallia eleggono suo figlio Costantino, mentre a Roma eleggono Massenzio. Entrambi considerano l’altro un usurpatore, perció Costantino marcia a Roma con le sue legioni, Massenzio con le legioni romane (non abituate alla guerra) e quelle africane. Massenzio consulta un oracolo che lo invita ad andare fuori dalla città incontro a Costantino. Sul ponte Milvio si scontrano i due eserciti, Massenzio sconfitto. Problema storiografico 1. Eusebio di Cesarea: Nella storia ecclesiastica racconto scarso, nella vita costantini scrive da vescovo di corte, praticamente è il racconto di Costantino stesso. 2. Lattanzio: Racconta del sogno di Costantino la notte prima della battaglia 3. Zosimo: di ideologia anticristiana, presenta Costantino come un pagano e dà una spiegazione pagana del suo successo (era mal vista l’idea costantiniana di appoggiare i cristiani) Conclusioni: Punti comuni: vince Costantino, muore Massenzio, il senato cambia postura a favore di Costantino. Sicuramente Costantino ha dato un’interpretazione religiosa all’evento, mentre le spiegazioni piú complesse (il sogno e la stessa vita costantini) sono posteriori. Lattanzio era precettore dei figli di Costantino, mentre Eusebio era vescovo di corte, e i suoi scritti sono veri in quanto approvati da Costantino stesso. 4. Editto di Costantino-Licinio Costantino e Licino si mettono d’accordo a Milano per fare del cristianesimo una religio licita. Ma non c’è niente per iscritto. Licino va poi a Nicomedia e pubblica l’editto a nome di entrambi, con valore per tutto l’impero (quindi l’editto di Milano non è stato scritto a Milano, nè da Costantino). Poi risulta che Licino ci ripensa e riprende a perseguitare i cristiani. Quindi si cancella il nome di Licinio dalla memoria storica cristiana. EDITTO DI NICOMEDIA (313): Gli augusti Costantino e Licinio decretano nell’anno 313 di concedere la libertà di culto nell’intero impero romano, particolarmente ai cristiani. Dato che la legislazione promulgata precedentemente contro i cristiani è ritenuta iniqua: chiede la restituzione dei beni immobili, non solo ai singoli, ma anche al corpus dei cristiani. 4 - Riconosce uno statuto giuridico alla comunità cristiana: in questo primo documento usa la parola corpus e la parola ministri di culto, cosa che denota una conoscenza superficiale ed estranea alla religione. - Nel codice teodosiano, del 438, si usaranno invece le parole Ecclesia e clero 5. Problemi costantiniani Dopo il 313 si possono notare alcuni cambiamenti nel governo di Costantino: - Senso di religione pubblica: si rimposta come imperatore, non piú come essere divino, ma come eletto di Dio, pertanto puó presiedere il culto pubblico senza essere considerato dai cristiani idolatra. - Nella Chiesa orientale è considerato Santo, Apostolo, tanto che ha l’autorità di convocare il concilio di Nicea. Questo ha come conseguenza la formazione di una Chiesa Orientale Sinodale, per opportsi all’autorità forte e invasiva degli imperatori orientali, mentre nella Chiesa Latina questo problema non si pone, e incluso il Papa stesso ha poteri temporali pari all’imperatore. - Concede il riconoscimento ai sacerdoti come ministri di culto, pertanto da allora fino ad oggi non pagano le tasse. - Riconosce i vescovi come giudici delle controversie cristiane. Dal 330, la loro autorità è parallela a quella civile, bastava che uno solo delle parti in causa fosse cristiano. a. si è convertito? Convenienza politica o conversione sincera? - Fa costruire le Basiliche del Laterano, San Pietro e San Paolo, fa rimodellare Bisanzia come capitale dell’impero. Ma rispetta i culti e i templi pagani e moralmente non era un santo. - Sensibilità religiosa già cristiana, con il cambio da imperatore divino a eletto di Dio - Tante leggi a favore dei cristiani: proibisce di andare segretamente dagli indovini e a questi di andare a casa di privati. Elimina i giochi e ciò che era cruento con gli uomini (circhi). Accetta l’impopolarità. - Esenzione del clero dal pagare le tasse, potere giudiziale dei Vescovi. Sì, probabilmente è una conversione sincera, ma poco a poco e questo non implica che fosse santo. b. si è battezzato? Eusebio di Nicomedia battezza Costantino in punto di morte. Ma, essendo ariano, si creano due tradizioni: 1. Orientale: in pellegrinaggio in Terra Santa, viene battezzato di sua spontanea iniziativa (Imperatore come autorità orientale) sull’esempio di Cristo, da un pinco pallino qualunque. 2. Occidente: il Papa Silvestro convince Costantino a battezzarsi (autorità papale). Dal 381 la religione cristiana si converte nell’unica religione di stato e diventa intollerante verso le altre religioni. 5 TEMA 4. Storiografia medievale 1. Storiografia medievale Secondo la divisione porposta da Defraia, in questa sezione entrano tutte le fonti storiche distinte secondo il genere letterario. Dunque abbiamo due gruppi di fonti storiografiche: 1. Tradizionali: che seguono lo stesso genere storico anteriore al Medioevo, sull’esempio di Eusebio di Cesarea. Caratteristiche: - Visione provvidenzialistica, quindi una storia divisa in età (Gioacchino da Fiore) e in periodi storici (Agostino) - Sforzo per far confluire la storia pagana e cristiana in un’unica storiografia - Uso massiccio di fonti e di documenti per testimoniare ció di cui si sta parlando, includendo discorsi celebri ricostruiti (non del tutto autentici). - Appello all’antico come normativo per l’attualità, come regola (es. La vita apostolica è normativa per la Chiesa di ogni tempo), ma a volte è un’idealizzazione. - Uso di elenchi e successioni 2. Specifici: sono nuove modalità storiografiche e generi propri del medioevo. Mentre prima si cercava di fare una storia universale, adesso ci si occupa di un momento storico particolare, o di una regione, o di un monastero o di una persona. - Spedizioni e pellegrinaggi: scritti da testimoni o trascritti (es. Egeria; i Crociati) - Viaggi - Liber pontificalis: gesta, vite dei vescovi: da proporre come modelli - Autobiografie: sul modello delle Confessioni Problema di DEFRAIA Secondo la divisione per generi di Defraia, l’opera di Gregorio di Tours “storia dei Franchi” rientra tra le fonti storiche tradizionali, ma non ne ha la caratteristica fondamentale, che è il disegno provvidenziale di Dio sulla storia. (Idea che poi si perde nella storiografia posteriore alla peste nera 1348) Conclusione: la divisione per generi letterari non è l’unico modo per suddividerli, ma si puó fare una divisione secondo il contenuto e secondo l’intenzione per cui si scrive. Intenzione: anche i silenzi nei testi parlano. Se abbiamo 3 fonti sullo stesso fatto storico e una menziona alcuni dettagli o non li menziona, rispetto alle altre, è parte della storia anche indagare l’intenzione per cui si scrive. Importante interpellare il testo 2. Storiografia Medievistica Storiografia post medievale, che parla del medioevo. Ha a disposizione diverse fonti e presenta il medioevo secondo un certo punto di vista. Il Tabacco riassume questi differenti punti di vista storici. 1. Rinascimento: presenta il medioevo come un periodo oscuro a cavallo tra due periodi di splendore: quello classico e quello rinascimentale. Passare da un sistema scolastico decadente (quaestio) ad Aristotele e Platone. Ma i testi e la cultura umanistica che i rinascimentali hanno ricevuto come sono giunti a loro? I monaci che li hanno copiati hanno dato continuità. 2. Centuriatori protestanti (XVI): cercano di dimostrare una discontinuità nella storia, della Chiesa dal Papato, per poter giustificare la propria separazione da essa. Si dicono centuriatori di Magdeburgo perchè scrivono dividendo la storia della Chiesa in blocchi di 100 anni. 3. Annali (XVI): Come reazione, il Cardinale Cesare Baronio intraprende la scrittura degli Annali Ecclesiastici per dimostrare anno per anno la continuità. Ma non è sufficiente a reggere la critica storica 4. Bollandisti (XVII): Gruppo di gesuiti che si dedicano allo studio dell’autenticità e della datazione dei documenti antichi (scienza detta “diplomazia”). È una raccolta positiva di documenti autentici, ma non sempre veri. Non tiene conto del valore e dell’intenzione dei falsi. La storia non è solo pubblicare le fonti. 6 5. Scuola degli annali (XX). Broadman, LeGoff applicano la visione ideologica marxista alla storia anticamedievale, quindi analizzandone i cambi dal punto di vista economico-sociale (produzione, es. Castelli, feudatari, servi della gleba). Non che siano andate le cose cosí in realtá, ma il fatto di rileggere la storia dall’ottica marxista riporta alla luce la STORIA DELLA MENTALITÀ DEI SINGOLI, che si era perduta in quella semplicemente evenemenziale. (per es. Permette di vedere l’importanza della peste nera nel cambio di mentalità provvidenzialista del cristiano medievale). Spiegano i fatti storici che prima erano solamente eventi inspiegabili, attraverso la comprensione delle circostanze “mentalità”, economiche, sociali e politiche. Passaggio da feudo a città, cambia il modello di santità, dal monaco al francescano, modello di santità per il cristiano urbano. 6. Francescanisti (XX). R. Manselli. In un lavoro storico ci si basa su due ambiti necessari: - Fissare le fonti (filologia): P. Cenci - Esegesi (scienza storica, far parlare le fonti, porre delle domande): R. Manselli. Storiografia del francescanesimo, non solo per eventi, ma cerca le motivazioni (es. Eresie europee che portarono necessariamente al bisogno di predicatori mendicanti). 7 TEMA 5: L’insegnamento nel Medioevo In generale studiamo l’insegnamento nel Medioevo sotto due punti di vista: i contenuti e le istituzioni. 1. La scuola pre-carolingia (fino all’800) CONTENUTI - La scuola dell’impero romano (fino alla caduta) aveva come contenuti le arti liberali. Queste consistevano nell’insegnamento di: 1. Grammatica latina; 2. Dialettica e Retorica; 3. Matematica e scienze. Si usavano testi pagani. - Con la caduta dell’impero, la Chiesa si ritrova in mano il sistema educativo e decide di non usare testi che parlano di mitologia classica (considerati pagani e immorali anche dai neoplatonici come l’imperatore Giuliano l’apostata). Nell’Europa continentale si dimentica l’arte liberale, poichè bastava imparare a leggere e scrivere per dedicarsi alla Bibbia (educazione dei monaci). In Inghilterra, peró si continuano ad insegnare le arti liberali (San Beda le usa per comprendere i sensi della Scrittura, nel commento alla Bibbia). - RIASSUNTO: A livello teorico, si discuteva se insegnare o no tali contenuti, a livello pratico non si insegnavano piú. Le scuole erano monastiche e l’insegnamento era solo per i monaci e per i laici che volevano imparare a leggere e scrivere. ISTITUZIONI (Si passa da un sistema di vita cittadino a una vita feudale: perchè i barbari passavano di città in città rubando e violentando, quindi la gente si raduna intorno a un signore feudale che offre protezione) - Private: per coloro che potevano permettersi dei precettori - Scuole monastiche: patrocinate dai signori feudali, diventando centri di insegnamento, ma con problemi di disciplina religiosa fino all’intervento di Ludovico il Pio (814-840) 2. La scuola carolingia (fino al XII secolo) CONTENUTI Carlo Magno, re dei franchi dal 799, vuole fare una riforma scolastica e chiama Alcuino da York, che applicherà quello che si faceva in Inghilterra per tornare allo studio del latino che permetteva di comprendere meglio la Scrittura. Si sente Re e allo stesso tempo capo religioso, pertanto interviene in ambito religioso e monastico. - La riforma carolingia porta pertanto alla ripresa dell’insegnamento delle arti liberali nelle scuole. ISTITUZIONI La scuola carolingia deve essere un riflesso del potere di Carlo Magno: - Fa chiamare i migliori per applicare le sue riforme (Alcuino, per l’insegnamento e una nuova versione della Bibbia; Paolo il diacono per l’insegnamento bibblico; Benedetto di Ariane per le costituzioni monastiche) e non ha paura di essere messo in ombra. - Ha una chiara intenzione unificatrice: fa sentire la sua autorità imponendo l’uniformità della regola monastica, dell’alfabeto e della versione biblica (per evitare errori di trascrizione). Queste cose garantiscono l’unità all’interno dell’impero. FONTE Litteris Colendis di Carlo Magno (Lettera circolare per tutti i monasteri, scritta da Alcuino) Carlo Magno, visto lo stato lamentabile del latino e dunque l’incapacità di comprendere la Sacra Scrittura, chiede ai monasteri di riprendere l’insegnamento delle lettere e di tutto ció che serva a questo fine. Ludovico il Pio successori di Carlo Magno come imperatore, impone ai monasteri di non ricevere piú laici all’interno delle loro scuole, per garantire la disciplina religiosa. - Di conseguenza i monaci creano in un primo momento delle scuole al di fuori dei monasteri, ma sempre gestite da loro. Fino al XII secolo, quando la regola cistercense chiude definitivamente le scuole ai non monaci. 8 - Scuole parrocchiali o cattedrali: con lo sviluppo delle città e la fine del sistema feudale sostituito da quello mercantile, nascono le scuole parrocchiali e cattedrali. Con le scuole molte persone hanno accesso ad una formazione superiore e sono in grado di leggere e interpretare la bibbia e il diritto. - Abbiamo un gran numero di interpretazioni della Bibbia, per cui si impone necessariamente come commento ufficiale le “Sentenze di Pietro Lombardo” su passi di difficile interpretazione o apparente contraddizione. Fa capire il senso delle parole, ma si perde la comprensione letterale. Avviene una separazione tra esegesi e teologia, perchè per fare la teologia ci si basa solo piú sulle Sentenze (questa la paura di S. Bernardo riguardo ad Abelardo, che lasci da parte la lettura della Bibbia per studiare solo i commenti) - Anche in campo di diritto civile e canonico si impone la Glossa Ordinaria di Accursio per chiarire le contraddizioni dell’antico diritto civile di Giustiniano e quello canonico di Graziano. A partire dal XII secolo si sente il bisogno di istituzioni di studi superiori capaci di dare tali insegnamenti. 3. L’università ISTITUZIONI - Nascono dal bisogno dei professori di difendere i propri interessi professionali, tutelati in corporazioni. Per questo si distinguono dalle scuole cattedrali e dalle università posteriori fondate dal potere politico o religioso. A Bologna: si studia diritto canonico. Sono gli studenti che formano le corporazioni, organizzandosi in gruppi nazionali per difendersi dai soprusi. A Parigi: si insegna teologia. L’università nasce dalla corporazione dei professori che volvevano difendere la propria autorità competente nel dare titoli accademici, dal controllo assoluto del Cancelliere. CARATTERISTICHE PROPRIE I. Insegnamento superiore II. Titolo universalmente valido III. Raggruppamento in corporazioni di professori o studenti (che le distingue da quelle musulmane, anche se non è una caratteristica essenziale delle università europee perchè le posteriori vengono fondate da Papi o Re). FONTE: Bolla Parens scientiarum di Gregorio IX - Storia: Molte università chiedono di dipendere direttamente dal Papa, poichè il Vescovo Cancelliere interviene troppo spesso. Il controllo del Papa sulle università è garanzia di titoli universalmente validi “licentia ubique docendi”. Solo Parigi e Bologna si oppongono perchè la loro eccellenza formativa dava già un titolo universale ai loro titoli. - Riassunto: Gregorio IX, in una lettera rivolta ai docenti e agli studenti di Parigi, prescrive delle regole che devono essere osservate dal Cancelliere, dai docenti e dagli studenti, tanto per quanto riguarda la concessione di titoli di studio e di docenza, quanto per le altre cose pratiche. Assegna i libri da leggere agli artisti e stabilisce le norme che gli studenti delle facoltà teologiche devono seguire. 9 TEMA 6: La Chiesa e i poteri politici nel Medioevo Introduzione Il modello dei principi cristiani è sempre quello del Re Davide o dei sommi pontefici pagani, che tendevano ad influire nelle cose spirituali. - In Oriente: la Chiesa deve affrontare la situazione di un potere imperiale invasivo, che ha il potere di destituire un patriarca, pertanto si organizza in Sinodi, che non sono cosí facili da destituire. - In Occidente: dopo la caduta dell’impero romano, la Chiesa si organizza su un modello monarchico e il Papa deve comprendere il suo ruolo di fronte agli svariati poteri politici (Re, principi, duchi). Il Papa ha nelle sue mani l’arma della scomunica, poichè i sudditi non sono piú tenuti ad obbedire ad un sovrano scomunicato; a loro volta, come arma di difesa, i sovrani nominano un papa parallelo che appoggia la loro causa, almeno seminando il dubbio nel popolo. 1. GELASIO I (492-496) Propone la distinzione tra potestas e auctoritas. Potestas si riferisce al potere politico temporale, mentre auctoritas piú che autorità si traduce con autorevolezza del potere spirituale. - Con ció vuole sottolineare che il potere spirituale è superiore per autorevolezza morale al temporale, in quanto deve rendere conto anche della salvezza dell’imperatore. - In ambito temporale, le leggi emanate dall’imperatore, devono essere rispettate anche dal Papa e dai vescovi. - FONTE: Lettera di Gelasio all’imperatore Anastasio: Gelasio I, nel distinguere e spiegare i due ambiti, auctoritas per il potere spirituale e potestas per il temporale, chiarisce che il potere massimo rimane sempre quello del Papa in ambito spirituale. Gregorio Magno (590-604) Visto che il patriarca di Costantinopoli si era nominato “patriarca ecumenico” (che per gli orientali ecumene era la terra abitata dalla cultura greca, e consideravano roma occupata dai barbari), inteso dagli occidentali come patriarca universale (titolo che spetterebbe al Papa), Gregorio nomina se stesso “Servum servorum Dei” titolo altrettanto universale. 2. GREGORIO VII (1073-1085) - Problema della libertas ecclesiae: secondo la Riforma Gregoriana (cioé la riforma della santitá della Chiesa da vertice a base), per garantire vescovi santi il Papa vuole poter controllare la nomina dei vescovi senza l’intervento delle autorità politiche. Ma alcuni vescovi erano principi elettori dell’imperatore, pertanto anche l’imperatore era giustamente interessato a participare nell’elezione. - Concordato di Worms (1122): si arriva a un compromesso tra Impero (Enrico V) e Chiesa (Callisto II) perchè i poteri, coincidendo nella persona del vescovo, non sono piú discernibili. - Nelle diocesi dove il vescovo non è elettore: l’investitura è prima spirituale e poi quella laica - Nelle diocesi dove il vescovo è elettore: l’investitura è prima laica e poi ecclesiastica. - Dictatus Papae: si tratta di un documento mai pubblicato, ma ritrovato nei registri del Papa Gregorio VII, contiene 27 proposizioni sul ruolo e sul potere del Papa nei confronti dei poteri politici e ecclesiali. - Per quanto riguarda i poteri temporali, non poteva essere accettato dai principi, in quanto presenta un potere papale superiore a quello dell’imperatore (incluso potrebbe destituirlo) - Per quanto riguarda i poteri spirituali, presenta il primato di giurisdizione del Papa su tutta la Chiesa, puó nominare Vescovi di ogni diocesi e ha potere diretto su ogni fedele. (L’infallibilità sarà solo a partire dal 1870, ma era sempre stata riconosciuta come la chiesa che non era mai caduta in eresia) ENRICO IV di franconia (1050-1106) 10 3. INNOCENZO III (1198-1216) - Modello dei 2 poteri (sicut universitatis conditor): Innocenzo III conosceva l’immagine delle due spade di San Bernardo, ma preferisce usare l’immagine del sole e della luna. Sostiene l’idea classica che ogni potere viene da Dio, quindi anche quello temporale, e perció non appoggia l’idea che tanto il potere spirituale come quello temporale siano in mano al successore di Pietro. - L’autorità pontificia è il sole, che illumina il giorno, che sono le anime. - Il potere regale è la luna, che illumina la notte, che sono i corpi La concezione è ancora quella della divisione tra i due poteri, piú il re si allontana dal Papa, piú splende, poichè il proprio dovere è sui corpi e non sulle anime, pertanto la migliore situazione e quella di allontanamento. La dignità dell’autorità del Re deriva da quella del Papa, come la luna splende per luce riflessa del sole. Il papa non puó intervenire in problemi feudali, tranne la coronazione dell’imperatore e legittimandone i figli (infatti appoggia la giusta dipendenza nelle cose temporali dal re quando un duca gli chiede di legittimare il proprio figlio). - Arbiter mundi: Innocenzo III conia i titoli di Vicario di Cristo e Arbiter Mundi sub ratione peccati, dimostrando che non ha un potere suiperiore a quello temporale, ma spirituale sul peccato e pertanto puó dirimere le contese tra principi, dato che è il peccato che porta alla guerra. 4. Bonifacio VIII (1294-1303) Per sedare la guerra tra Inghilterra e Francia propone la Crociata contro un nemico comune. Ma per finanziare la guerra, i re impongono una tassa al clero. - Clericis laicos (1296): il Papa scrive una lettera sul fatto che un laico non puó comandare sui religiosi, com’era negli ordini militari (che quindi devono nominare un priore generale dell’ordine che comandi su tutti) e ricorda che dai tempi di Costantino nessuno aveva mai messo una tassa al clero. Ma va oltre, scomunica tutti e afferma che per imporre delle tasse si dovrà chiedere l’autorizzazione alla Sede Apostolica. Il re di Inghilterra accetta la condizione, ma Filippo il Bello di Francia no, si sente usurpato nel suo potere temporale dal Papa. Come contromisura chiude le frontiere e le donazioni al Papa. Il Papa per riconciliarsi canonizza Luigi VIII nonno di Filippo e permette le tassazioni al clero. Scrive inoltre la lettera “Ausculta filii” che mette in guardia Filippo dai cattivi consiglieri, chiedendo una riconciliazione. Tuttavia il re di Francia fa la domanda all’università di Parigi chiedendo se un Papa si possa dimettere (Papa Bonifacio era successo a Celestino V, dimesso). Considera cosí Bonifacio un usurpatore. - Unam Sanctam (1302): possediamo questo documento per la copia Vaticana, in quanto Filippo il Bello lo ha fatto bruciare. Propone 4 immagini allegoriche della Chiesa (Come Corpo Mistico di Cristo, come Arca di Noe, come la Tunica di Cristo e il Gregge) e l’immagine delle due spade di San Bernardo: la spada spirituale è usata DALLA Chiesa, mentre quella temporale è consegnata dalla Chiesa al potere temporale affinchè questo la usi PER LA Chiesa (consegnata perchè è della Chiesa). Poi di fatti la Chiesa non ucciderà nell’inquisizione, ma affiderà i casi al braccio secolare. Riassunto: Bonifacio VIII, a partire dalla considerazione dell’unità della Chiesa e del bisogno di essa per salvarsi (fondamento), ribadisce che all’interno di essa c’è un solo potere spirituale al quale tutti gli altri sono sottomessi in quanto vi ricorrono per salvarsi. Nella mente del Papa la Chiesa è tutta la cristianità, anche i regni temporali, pertanto non vi è piú distizione tra potestas e auctoritas. È il momento della piú alta dichiarazione del potere del Papa, ma effettivamente è il momento del piú basso potere temporale e morale, in quanto viene fatto prigioniero e schiaffeggiato. - Schiaffo di Anagni (1303): il Papa promosse una vera e propria crociata contro la famiglia nemica dei Colonna, giungendo a distruggere la città di Palestrina. I Colonna fuggirono in Francia sotto la tutela di Filippo il Bello che appoggia un sedizione che giunge a far prigioniero il Papa e schiaffeggiarlo. Prima di morire, Bonifacio VIII accetta che i suoi nemici si approprino di quanto gli appartiene, ma chiede che vengano restituiti i possessi della Chiesa. Dopo la sua morte, Filippo il Bello lo processa e chiede a Clemente V che il defunto Papa fosse condannato, ma Clemente non lo condanna promettendo in cambio l’eliminazione dei Templari. 11 TEMA 7: Scisma d’Oriente Introduzione Lo Scisma d’Oriente va compreso alla luce di una progressiva incomprensione mutua tra le due Chiese. 1. Incomprensioni 1. Politico; la Chiesa in oriente era organizzata sinodalmente per contrastare il potere dell’imperatore, in occidente la Chiesa era organizzata monarchicamente. 2. Linguistico; - Carlo Magno condanna il Concilio di Nicea II, perchè mal tradotto e pensava che non solo condannava l’iconoclastia, ma il Concilio cadeva in una venerazione eccessiva delle immagini. - Uso del termine “ecumenico” per il patriarca di Costantinopoli. In greco significava la terra abitata culturalmente, cioè l’impero orientale (dato che l’occidentale era caduto in mano ai barbari), ma a Roma era inteso come patriarca “universale”, titolo spettante al Papa. Come reazione, il Papa Gregorio Magno conia il titolo di “servum servorum Dei”. 3. Disciplina e tradizioni; - Barba: per gli orientali era un segno di virilità, e vedevano di mal occhio gli occidentali imberbi - Riposo sabbatico - Divieto di mangiare la carne strangolata e il sangue. - Nella Chiesa orientale un vedovo non si puó risposare. Ne nasce un conflitto allorché l’imperatore Leone VI chiede la legittimazione dei suoi 4 matrimoni al Papa Leone IV (886-912) (che non vedeva nessun problema), dato che il Patriarca non lo accettava. Approfitta della diversa disciplina. 4. Teologico; - Filioque: non è tanto un problema teologico non accettato (per esempio il Damasceno era d’accordo in oriente), ma soprattutto di disciplina ecclesiale. Il Papa non ha autorità per aggiungere un articolo ad un credo che è frutto di due Concilii. Ci vuole un altro Concilio. 2. Punti dolenti In questa atmosfera di incomprensione storica reciproca, la situazione precipita a seguito di tre grandi conflitti: 1. Primo conflitto: Ruolo del Patriarca Dato che Costantinopoli è la capitale dell’impero romano, presentandosi come Nea Roma, il Patriarca di Costantinopoli vorrebbe un riconoscimento d’onore, essere il secondo dopo Pietro. Ma questa proposizione non viene accettata da Roma, in quanto secondo Leone Magno afferma che il Primato Petrino è un primato spirituale e non politico. Da parte degli altri patriarcati, viene dapprima contestato, ma dopo Calcedonia non si pronunciano piú. 2. Secondo conflitto: Uso del termine “ecumenico” e “servum servorum Dei” 3. Terzo conflitto: Le immagini sacre - Per la Chiesa orientale: le icone hanno un valore sacro in quanto connettono alla divinità. Teologia non basata sull’ex opere operato, ma sulla santità del ministro (che chiede la tua assoluzione a Dio nella confessione). Tutto ciò porta al pericolo di idolatria. - Per l’occidentale: hanno valore pedagogico-didattico-catechetico, sono la Bibbia dei poveri. Solo dopo il 1500 con la riforma e gli esercizi spirituali, le immagini saranno materia di contemplazione. In occidente non si comprendeva il reale problema sorto dall’iconoclastia: per gli orientali la rappresentazione di Gesù poteva essere motivo di eresia, in quanto con la materialità si poteva rappresentare unicamente la natura umana di Gesú e non la divina. In una Chiesa segnata da grandi Concilii e dibattiti sulle eresie cristologiche era un tema sensibile. 12 3. I libelli di Fozio (820-893) - L’imperatore Michele III chiede aiuto politico al patriarca di Costantinopoli Ignazio, il quale si oppone e viene dimesso e sostituito con Fozio, il quale non era nemmeno prete. La scusa alla quale adduce l’imperatore era che Ignazio non era stato ordinato lecimente patriarca. - Questa decisione crea uno scandalo tra i monaci orientali e non viene accettata dal Papa Niccoló I, il quale manda dei legati a Costantinopoli per appurare la situazione. Vengono corrotti dall’imperatore. Allora il Papa, informato da Ignazio, scomunica i legati e l’imperatore e invalida l’ordinazione di Fozio. - Fozio a sua volta scomunica il Papa e fa scrivere dei libelli contro la disciplina occidentale. PROBLEMI: Barba, Alleluya in quaresima, Pane azzimo, Preti sposati, Riposo sabbatico La scomunica in Oriente comporta una esclusione dalla comunione: per cui non viene piú nominato il Papa nella Messa e nella preghiera. - L’imperatore successivo a Michele III, Basilio I, che voleva l’aiuto dei franchi dimette Fozio e restaura Ignazio come Patriarca di Costantinopoli (morto il quale, riappare Fozio). 4. Cos’è successo nel 1054 - Il Vescovo di Ocrida (orientale) Leone manda una lettera al Vescovo di Trani (Pugliese, occidentale ma sotto l’influsso religioso orientale e politico normanno) sulla pessima disciplina della Chiesa occidentale. La lettera era solamente uno dei libelli di Fozio. 1051 - Bisanzio vorrebbe riconquistare questi territori ai normanni e manda Argiro, capo militare, il quale vorrebbe unire le due Chiese contro i normanni perchè sa che da solo non ce la puó fare. Prende la lettera e la porta a un Cardinale romano “Umberto di Silvacandida” che reagisce e va dal Papa Leone IX che s’arrabbia. - L’intenzione di Argiro era quella di far cadere il Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, che era contrario all’unione delle due Chiese (con l’intenzione di farsi capo delle chiese orientali) e quindi ad un’alleanza coi franchi. - Il Papa manda i suoi legati a chiedere all’imperatore la deposizione del Patriarca Cerulario e a vietare a quest’ultimo di usare il termine “ecumenico”. - Un monaco promulga nuovi libelli contro la Chiesa occidentale, peggiorando la situazione, poi obbligato dall’imperatore a chiedere perdono. - Nel 1054 per il potere concessogli dal Papa, Umberto di Silvacandida scomunica Michele Cerulario e appende la bolla a Santa Sofia. E scappa. - Michele Cerulario scomunica i tre legati pontifici (non il Papa, poichè era morto prigioniero dei normanni) e sostiene invalida la scomunica di Umberto per il vuoto di potere. Quindi non c’è mai stata una scomunica ufficiale tra le due chiese. Non è un momento storico in cui si ha coscienza di provocare uno scisma definitivo, ma solamente uno screzio tra gli altri. - Intervento di Pietro Patriarca di Antiochia. Il Papa gli scrive che Antiochia è più antica di Costantinopoli e quindi deve essere rispettata, mentre Cerulario difende per sè l’uso di patriarca ecumenico. Pietro risponde al Papa Leone IX: “preferisce dire che non capisce, peró fa notare al Papa che seguiamo tutti Gesù, e non discutiamo su chi sia il primo” e risponde al Cerulario: “di non entrare in contesa per cose meramente disciplinari, ma se vogliamo evitare la rottura dobbiamo discuterne e arrivare ad un’unione”. 5. Dal 1096 l’incomprensione diventa anche giurisdizionale - I crociati conquistano nuove terre in Oriente, ma vengono nominati dei patriarchi latini, pertanto i fedeku sono sottomessi alla giurisdizione del Papa (Urbano II) 6. Il vincolo tra le due Chiese si rompe definitivamente - Per problemi politici - Con il saccheggio di Costantinopoli del 1205 da parte dei Crociati, che è stato condannato da Innocenzo III, ma in un secondo momento ha stabilito il patriarcato latino di Costantinopoli. 13 TEMA 8: Le Crociate Storiografia La religione musulmana si forma nella cultura araba e si estende attraverso la guerra e le conversioni in tanti territori orientali, in tempi inverosimili. - Problema storiografico: perché? 1. Ha una visione religioso-dogmatica molto più semplice del cristianesimo (un unico Dio, un paradiso attraente per gli uomini che ci arrivano). 2. Si estende nel Nord Africa, in Arabia fino alla Spagna (approfittando dei conflitti interni). Erano province romane in cui si era imposta la religione dell’impero. Pertato il cristianesimo era identificato con la soggezione. Una religione nata in oriente, non unita all’idea di impero, era piú facile che si diffondesse in Medio Oriente ed in Africa. Non nell’Oriente Cristiano dove piaceva discutere, approfondire i temi religiosi) Cronologia -1095 le due Chiese sono già separate, ma l’imperatore d’Oriente manda dei legati a chiedere aiuto al Papa. Le truppe musulmane schiacciavano in battaglia gli orientali, ma non ce la facevano contro il soldato occidentale. Pertanto chiedevano mercenari europei per prepararsi alla guerra. - Papa Urbano II tenne il 27 novembre del 1095 un discorso al Concilio di Clermont-Ferrand, per rispondere alla lettera che Alessio Comneno, imperatore di Bisanzio, aveva inviato, chiedendo di mandare truppe per aiutare i bizantini a respingere l'attacco dei turchi, che si trovavano ormai a 100 chilometri da Costantinopoli, mentre i pellegrini cristiani in Terrasanta erano sistematicamente sterminati dopo essere stati sottoposti a raccapriccianti torture. L’imperatore voleva dei mercenari, ma a seguito del discorso (ne abbiamo 4 versioni) del Papa si organizzano ben 3 eserciti volontari. - 1098 gli eserciti crociati conquistano Antiochia. - I musulmani organizzano un grande esercito per controarrestare l’avanzata dei crociati, ma suppostamente Pietro l’eremita trova la lancia di Longino e infervorisce gli animi. - 1099 La vittoria dell’esercito crociato e la conquista di Gerusalemme, con annesso saccheggio e violenze. - Organizzazione del patriarcato latino di Gerusalemme. Creazione degli ordini religiosi militari per difendere i luoghi sacri e i pellegrini. Organizzazione politica dei regni. - La parola “crociata” è del XIII secolo, prima si intendeva come pellegrinaggio armato. Fonti 1. 2 delle 4 versioni del discorso di Urbano II (Le fonti più antiche non ne parlano, abbiamo invece 4 versioni di questo discorso nelle fonti posteriori alla conquista di Gerusalemme, sottolineandone l’importanza). I VERSIONE: Urbano II promuove la crociata per liberare i luoghi santi, dicendo che Dio lo vuole, che concede l’indulgenza dai peccati per chi muore e la tutela dei loro beni. II VERSIONE (Roberto il monaco): Urbano rimprovera la conversione dei persiani all’Islam e ne descrive le torture ai cristiani (probabilmente esagerazioni di Roberto il Monaco in quanto si sa che in quel periodo i musulmani erano abbastanza tolleranti con le religioni del libro), chiede di liberare i luoghi sacri, di smettere le contese tra cristiani e andare contro di loro. Dio lo vuole, remissione dei peccati. Consacrarsi come vittime a Dio e portare sul petto la croce del Signore. ELEMENTI COMUNI per sapere cosa realmente ha detto Urbano: 1. Dio lo vuole, obbligo religioso; 2. Remissione dei peccati e indulgenza (non c’era un modello certo di santità e di salvezza per i laici); 3. C’è una necessità e una richiesta di aiuto dall’oriente (porta le immagini truci delle sofferenze in oriente); 4. Invece di lottare tra voi, affrontate insieme un nemico comune pericoloso. 14 2. Bernardo Risponde a una questione rimasta aperta: i cristiani possono uccidere? Bernardo distingue parlando di MALICIDIO: bisogna uccidere il male. Per prima cosa, uccidere il male in se stessi, purificarsi dal peccato, e ucciderlo negli altri. Ma mentre in noi possiamo distinguerlo, nei musulmani visto che manca la possibilità di purificarsi, il male coincide con la persona. Quindi si devono uccidere per liberare i luoghi santi dal peccato. - introduzione storica: giustificare la violenza per via apologetica. Prima delle crociate, la Chiesa aveva cercato di mettere dei limiti agli scontri militari tra cristiani (la “tregua di Dio”: venerdí, domenica, quaresima, avvento senza fare guerre) La Chiesa aveva preso la riflessione di aristotele sulla guerra giusta. Soprattutto nei testi piú antichi (da Tertulliano) non si giustifica mai l’uccisione di un fratello. (problema del servizio militare). Urbano II motiva una crociata per dirigere contro i nemici della fede le violenze tra cristiani che già si stavano verificando. Però qualcuno poteva pensare ugualmente che si trattasse di omicidi. Dopo la prima crociata, era necessario continuare i “pellegrinaggi armati” per difendere i luoghi santi. San Bernardo scrive la regola dei templari, e fa questo discorso. - testo 1. L’importante è quanto sia buona l’intenzione all’entrare in guerra. Se vai in guerra deve essere per una buona causa e con retta intezione, altrimenti perdi l’anima e arrischi il corpo. 2. Sembra che il cristiano non debba lottare per salvare la propria vita in legittima difesa. È meglio perdere il corpo che l’anima. 3. La morte per Cristo, sia subita, sia data, è un’altissima gloria e non è mai peccaminosa, perchè non è egoistica: o vinci per Cristo, o vinci Cristo stesso. Cristo la accetta per punire i popoli infedeli, se ci fossero altri modi non sarebbero da uccidere... 4. Noi andiamo con una buona intenzione ad uccidere i musulmani, affinchè non lo facciano altri cristiani con cattiva intenzione e si dannino. 5. Cita il testo di Giovanni Battista ai soldati che non dice di lasciare le armi per salvarsi, ma di accontentarsi del proprio salario. (Il messaggio evangelico di fratellanza e di non-violenza non era ancora evidente per quella cultura) 6. Cita la Scrittura: la città di Sion deve essere tenuta dai giusti, dai custodi della verità e devono essere scacciati i malfattori, i contaminatori e i belligeranti. - riflessione della cristianità - perchè qualcuno si stava opponendo (excusatio non petita, accusatio manifesta). - cerca di difendere un’azione militare - poco valore del singolo soprattutto di fronte alla comunità messa a rischio. 15 TEMA 9: La riforma gregoriana e i movimenti laicali I. RIFORMA GREGORIANA - I movimenti del XII secolo sono una conseguenza della mancanza di una pastorale diocesana. Non c’era una proposta valida per i laici per tendere alla santità. Da una parte la Chiesa organizza, dall’alto, una riforma che cerca di assicurare la santità dei Vescovi, e a cascata dei presbiteri e del popolo; dall’altra, dal basso, si organizzano i laici in movimenti che risultano essere alcuni eretici, altri ortodossi. - La riforma gregoriana comincia prima di Gregorio VII (1073-1085) è un movimento del papato che cerca di disciplinare la Chiesa, non è corretto attribuirla solamente a lui. 1. Politica - La riforma gregoriana auspicava una diffusione piramidale della santità; per assicurarla, il Papa vuole detenere la cosiddetta “libertas ecclesiae” cioè l’indipendenza dal potere temporale nella nomina dei Vescovi. Non la desidera per accentrare il potere decisionale a Roma o per controllarli personalmente, ma solamente che si segua un processo canonico, nel quale l’autorità politica non debba intervenire a priori. - Non si tratta di una riforma strettamente politica, ma principalmente spirituale, che tuttavia richiede l’intervento della Chiesa in campo politico per tutelare la propria indipendenza nella nomina dei Vescovi. 2. Spirituale La Chiesa cerca di proporre una riforma per ciascuno dei tre stati di vita dei fedeli: - monaci: stabilitas, chiede di stare nel proprio monastero senza girare. Anche se il papato, nel XII secolo, chiederà loro di predicare contro gli eretici (sintomo che c’era bisogno che qualcuno portasse i messaggi del Papa alle parrocchie, data la scarsa preparazione dottrinale dei parroci ai quali era vietato predicare essendo un ministero proprio del Vescovo) - clero: Celibato e povertà (simonia: si vendevano i sacramenti). Il fenomeno che lo scatena è la rivolta della pataria di Milano scandalizzati dal comportamento morale dei sacerdoti diocesani, esagerano e arrivano a negare l’ex-opere-operato (S. Agostino) pensando che dall’indegnità consegua l’invalidità. Da Roma arriva Pietro Damiani per studiare la situazione, vede che hanno ragione e li indirizza ai monaci. - Se i monaci erano piú vicini alla salvezza, anche il clero sentiva il bisogno di imitarne lo stile di vita. Al di là delle proposte papali, che erano piuttosto divieti, si organizzano i CANONICI REGOLARI, cioè sacerdoti che vivono in comune secondo la Regola di San Agostino, pregano in comune, ma con un orario piú flessibile. (distinti dai CLERICI REGOLARI, che nascono dopo il 1500, che sono religiosi di vita attiva che non pregano l’ufficio in comune per dedicarsi all’apostolato). - laici: Non ci sono proposte organizzate da parte del Papato, per proporre un modello di santità ai laici. Restano validi i pellegrinaggi armati. Allora devono sviluppare una proposta gli stessi laici: - Dialettica marxista: opposizione tra Chiesa feudale (Vescovi, preti e monaci) e classe povera laica. Attraverso le predicazioni arriva anche ai laici la parola di Dio e cominciano a nutrirsi dei testi biblici e della spiritualità cristiana, cercando di imitarli con il proprio stile di vita. - Vita apostolica: in un primo momento si sviluppa un modo di vivere con le caratteristiche della vita apostolica: cor unum et anima una. Povertà (mettono in comune i beni), preghiera in comune, carità e predicazione. Ognuno di questi aspetti, se assolutizzati, portano a cadere in una eresia, come succede ai Valdesi (predicazione, traduzione vangelo al volgare) e ai Catari (povertà). - Gli ecclesiastici di allora non cercano di comprenderli a partire dalla loro natura, ma li associano a eresie antiche (manicheismo o arianesimo). - Imitatio Christi: San Francesco diventa la bandiera della spiritualità laica, invitando a vivere il vangelo sine glossa, ed arrivando alla piú alta imitazione di Cristo anche nel corpo (le stigmate). Il passaggio dalla vita apostolica all’imitazione di Cristo si dà con la predicazione che mette a disposizione i testi biblici a tutti. La 16 spiritualità dei laici passa ad essere da apostolica a cristocentrica ed è una proposta di santità alternativa che non implicava essere monaci. FONTI: Il Concordato di Worms (1122) Riassunto: Enrico IV e Papa Callisto concludono il conflitto per le investiture dei Vescovi, riconoscendo l’indipendenza del potere spirituale nella nomina dei Vescovi, concedendo però all’imperatore la potestà di dare l’ivestitura laica allo stesso tempo di quella religiosa per i vescovi elettori e sei mesi dopo agli altri (che hanno comunque potere politico); inoltre gli si concede la facoltà di intervenire nella nomina del Vescovo nei casi di conflitto. II. MOVIMENTI LAICALI 1. Gruppi laicali eterodossi Il papato di fronte a questi gruppi che si discostano dalla fede della Chiesa interviene di diversi modi: 1. Chiede ai Vescovi di intervenire per - accertarsi dell’eterodossia dottrinale di questi gruppi - discutere sul problema teologico che avevano suscitato - per portarli alla verità della fede ortodossa (molti tornavano alla Chiesa una volta sentita la spiegazione) Ma non funziona, perchè ci sono addirittura Vescovi e sacerdoti catari. 2. Chiede ai monaci di uscire dai monasteri e di predicare contro gli eretici - I monaci cistercensi non possono e non ce la fanno a sedare questa eresia. - In questo momento si presenta Domenico di Caleruega con l’idea di fondare un ordine clericale di predicatori itineranti - Ma lo stesso anno 1215 nel Concilio Lateranense IV si era deciso di non fondare piú nuovi ordini religiosi, pertanto il Papa Innocenzo III consiglia a Domenico di inserire il suo ordine dentro una regola già esistente e dedicarsi alla predicazione (Accolgono la regola di S. Agostino e le costituzioni dei Premostratensi) 3. Si comincia a seguire lo schema dell’Inquisizione: - si predica la dottrina ortodossa e si concede un tempo per ritornare alla fede attraverso l’indulgenza - avviene il processo: se ti converti durante il processo, avrai il carcere a vita, se non ti penti verrai bruciato dal braccio secolare. 4. Crociata contro i catari: - Il Papa Onorio III chiede aiuto al re francese per liberare i territori dall’eresia (1223-1229). Il re lo appoggia, ma con l’idea di incamerare i territori conquistati. - Inquisizione (dal 1230 al 1255): l’idea di fondo era che il Papa Gregorio IX è il garante dell’ortodossia, pertanto il peccato di chi andava contro il Papa era considerato di lesa maestà, pertato punibile con la morte (qui il concetto di eresia passa ad essere oltre che religioso anche politico, consideranto chiunque si opponga al Papa come eretico). Si passa all’inquisizione centralizzata nel potere papale perchè le autorità locali sono risultate incapaci di rimediare alla situazione eretica. 2. Gruppi laicali ortodossi Vengono ricondotti alla vita comune della Chiesa: in questo periodo fioriscono i monaci, gli eremiti e le recluse. 3. Altri gruppi - I Valdesi vengono a Roma a chiedere il permesso di approvare la loro regola di vita e la loro traduzione al volgare del Vangelo. Il Concilio Lateranense III nega loro il permesso. - Gli Umiliati chedevano di poter predicare liberamente: viene concesso loro di predicare, ma non in campo teologico. Analogamente anche i Francescani e i Domenicani ricevono il permesso di predicare, ma bisogna 17 considerare che ai parroci non era permesso, pertanto nascono conflitti in quanto i predicatori erranti tenevano le loro prediche durante gli orari delle messe parrocchiali (ripresi poi da Innocenzo IV nel 1254). FONTI: Eresia tra il XII e XIII secolo 1. Il Concilio Lateranense III (1179) anatematizza i catari e i loro protettori. L’idea pastorale del Papato è sempre difendere la società dai pericoli dell’eresia, piú che preoccuparsi del singolo 2. Walter Map, dopo Il CL3, sostiene che i Valdesi chiesero il permesso per predicare e di accedere alla Bibbia in volgare. Viene loro negato in quanto erano gente che viveva come gli apostoli, ma solo esteriormente (e questo poteva attrarre la gente rispetto alla vita vescovile), ma non c’era fondatezza dottrinale. 3. Lucio III dice che il Sinodo di Verona (1184) condanna ogni eresia, tra le quali distingue i Catari e i Patarini, e scomunica tutti coloro che predichino in privato o in pubblico senza permesso e coloro che negano la disciplina dei sacramenti. Punti principali: 1. Distinguere le eresie e le discipline eretiche 2. Atteggiamento deciso della Chiesa. FONTI: CONCILIO LATERANENSE IV (1215) - Condanna tutte le forme di eresia: - i chierici: vengono espulsi dai sacri ordini - i laici: perdono i loro beni, se non si emendano entro un anno verranno scacciati dai territori. - Il Papato confida questo compito ai Vescovi e alle autorità locali (sotto giuramento) - sono misure di carattere politico imposte dal Papa tanto ai Vescovi quanto ai principi locali. - stessa idea del CL3 di non permettere predicazioni senza permesso e mandato della sede apostolica. - Il popolo è tenuto a denunciare gli eretici (aspetto sociale dell’eresia), cioè coloro che si comportano in modo diverso o si radunano segretamente. 18 TEMA 10: Movimenti religiosi nel medioevo e vita religiosa Capire l’ideale monastico e la vita religiosa alla luce del vangelo nel suo sviluppo antico e medievale I. Principio Il monacato primitivo ha due principi: l’ascesi e la fuga mundi. - interpretazioni errate: il razionalismo protestante lo ha considerato un’esperienza proveniente da ambienti eterogenei (ascesi pitagorica, giudaica, pagana), ma in contrasto con l’ideale cristiano, ormai religione dell’impero. Gli storici cristiani, invece, situano l’inizio del monachesimo alla fine delle persecuzioni, come un modo di dare la vita per Cristo senza il martirio. - sorge la domanda: non risponde all’ideale evangelico di andare per il mondo e predicare. Nasce prima dell’epoca costantiniana, sulla base di una spiritualità giudeo-cristiana: 1. Deserto come luogo di incontro con Dio e di tentazione (come Gesù); 2. Morte/Vita; 3. Unum necessarium (scegliere la parte migliore); 4. Invito di Gesù a lasciare tutto. Non si situa il monachesimo come continuazione di un movimento precedente, o non solo, ma trova appigli anche nel Vangelo (letto sotto una certa luce). II. Piccoli gruppi La vita eremitica-monacale esplode nel IV secolo: Sant’Atanasio scrive la vita di San Antonio Abate. - critiche: che non l’abbia scritta lui (invece è vero) e che sia tutto falso. - motivi: 1. Voler trovare delle vie di sequela Christi piú esigenti 2. Spiritualità proveniente dal Vangelo - fonti storiche: Didaché i primi scritti sui catecumeni, che esigevano una grande penitenza e ascetica perchè pensavano che la parusia fosse vicina (ció che crea una grande sensibilità). III. Piccoli gruppi crescono La crescita del numero di eremiti, porta ad una problematica: erano troppi e disorganizzati. - Sistematizzazione di Pacomio: pensa ad un sistema di vita comune, ma non come fine a se stesso, bensí come propedeutico alla vita eremitica (dove si insegnava ad essere poi eremiti). Scrive una regola. - Basilio di Cesarea scrive un’altra regola fatta di precetti e consigli, già in vista di una comunità religiosa (ma non come oggi la pensiamo). Gli orientali la seguono tutt’oggi. FONTE Pacomio, Vita commune Pacomio propone un sistema di vita comune nel quale i pochi che vedono la luce (cioè la vita religiosa che funziona) possono guidare gli altri che non sanno come vivere, a patto che si lascino guidare. Non sembra cosí chiaro che si tratti di un propedeutico alla vita anacoretica, come viene proposta ideologicamente dagli storici. IV. Monacato in occidente In occidente le regole monastiche divengono pratiche, sulla base del diritto romano. Mentre le regole orientali erano fatte di detti magistrali e di guide e principi di comportamento. Si moltiplicano le regole con il numero di monasteri. 1) VI secolo. Benedetto da Norcia scrive una regola che prende spunto da regole precedenti (in stile orientale) secondo due criteri: diminuire la disciplina esterna (casuistica) e lasciare l’applicazione pratica alla prudenza di ogni abate. - motivi per la diffusione di questa regola: 1. Qualità: flessibilità (si puó adattare a tutti i monasteri), versatilità (si presta a piú interpretazioni), disciplina (meno esasperante), abate (interpretazione secondo prudenza). 2. Appoggio del Papa: Gregorio Magno (590-604) scrive una vita di San Benedetto, come Atanasio di San Antonio, e dispone ai monasteri di cambiare alla regola benedettina (San Colombano). 2) 800. Riforma carolingia. Carlo Magno, nel suo tentativo di unificare l’impero impone: 19 - ai monasteri sotto il suo dominio la regola di Benedetto (Benedetto di Aniane compilò una raccolta di tutte le regole antiche di cui aveva conoscenza: si trattava del Codex regularum per dimostrare la superiorità della regola benedettina). - ai clerici la regola dei canonici regolari di Crodegango (agostiniana) 3) Cluny (X-XIII) 1. LITURGIA: i monaci si dedicavano solo alla liturgia, ripresa del gregoriano 2. ESENZIONE: non pagavano le tasse e dipendevano direttamente dal Papa - Appellano al Papa per poter nominare direttamente i propri abati, senza interventi estranei. - Il Papa Gregorio VII (che veniva da Cluny) gliela concede per praticità: poteva governare direttamente sui monasteri, assicurando la buona riuscita della riforma. [la storiografia marxista tende a vedere un desiderio di accentramento del governo da parte del Papato, ma in verità è dettato dalla costatazione dell’inadeguatezza dell’autorità locale]. 3. ABATE ha la sua interpretazione della regola, detta OSSERVANZA. L’unico modo per avere la stessa osservanza è avere lo stesso Abate (garante dell’unità di vari monasteri), pertanto Cluny lancia il modello di uno stesso Abate per diverse abazie figlie (dipendenza solo spirituale, perchè il governo e l’economia erano in mano ai vari Priori). Tale riforma aveva la propria debolezza proprio nella centralità dell’abate: finché era santo, è andata bene, poi è cominciata la decadenza. 4) CISTERCENSI (XII secolo) Vedendo i problem i di Cluny, la riforma Cistercense cerca di ovviare con un’OSSERVANZA propria: 1. LAVORO MANUALE: è una caratteristica propria, ma non è il proprio della riforma cistercense. 2. CONSUETUDINARIO: è uno scritto che accompagna la regola. L’osservanza cistercense si baserà per tutte le abazie sulla CHARTA CARITAS (uso anche pratico al presentarsi in una nuova diocesi). 3. CAPITOLO: il modo per applicare la stessa Charta a tutte le abazie era il capitolo generale di tutti gli abati annualmente. 4. VISITATORE: per vigilare l’osservanza dei vari monasteri. FONTE: CHARTA CARITAS Testo consuetudinario della regola cistercense, che collega l’UNIFORMITÀ all’unità e alla carità all’interno dell’ordine. Era una tradizione monastica e parte della spiritualità stessa del medioevo l’osservanza esteriore e comunitaria di regole, in quanto si dava molta importanza alla testimonianza. 5) RIFORME CONCILIO LATERANENSE IV (1215) Innocenzo III Per il Papa era piú facile da controllare un sistema cosí, con poche regole, chiare, piuttosto che studiare gli innumerevoli casi di nuove fondazioni. 1. RIFORMA MONASTICA: Il Concilio impone a tutti i monasteri la consuetudine cistercense: un capitolo almeno ogni 3 anni, chiarire la figura del visitatore, e per ogni dubbio rivolgersi ai cistercensi. 2. RIFORMA CANONICI REGOLARI: Non avevano un modello, quindi vengo invitati a seguire i Premostratensi (seguivano la regola cistercense). - Premostratensi: fondati da Norberto di Xanten come predicatori itineranti contro le eresie ma, al succederlo, Hugo di Fosses impone una vita piú monacale adattando l’ideale cistercense (statuta, constitutiones) 3. PROIBITA LA CREAZIONE DI NUOVI ORDINI RELIGIOSI 6) GLI ORDINI MENDICANTI Sono nuove forme di vita religiosa, che si caratterizzano per una stretta osservanza della povertà, anche comunitaria (per i francescani è imitatio christi, mentre per i domenicani è anche strumentale-testimoniale) 1. FRANCESCANI: Innocenzo III approva oralmente la costituzione di una confraternita laicale, proposta da San Francesco. Per le costituzioni, Francesco presenta una versione, che non viene accettata in quanto non conforme al diritto canonico (regola non bollata); con l’aiuto di canonisti si presenta una seconda 20 regola approvata dal Papa (regola bollata) e infine scrive un testamento che dovrebbe accompagnare sempre la regola. Da questo fatto nascono diverse interpretazioni e divisioni all’interno dell’ordine. 2. DOMENICANI: Innocenzo III gli chiede di adottare una regola già esistente, perchè Domenico chiese di poter fondare un ordine religioso (proibito da CL4). Presentano come caratteristiche, sia la povertà (per controbattere alla forma di vita dei catari), sia lo studio nelle migliori università, come strumenti al servizio del vero fine dell’ordine che è la PREDICAZIONE e la salvezza delle anime. Successivamente preferiscono smettere di essere predicatori itineranti per dedicarsi allo studio e all’insegnamento. 3. ORDINI MENDICANTI: Papa Gregorio IX (1227-1241) accumuna le due diverse realtà come ordini mendicanti. Nascono dei problemi: con i sacerdoti diocesani che non li vedono di buon occhio (in quanto a loro era proibito predicare) e dubbi su come vivevano la povertà. 4. CONCILIO DI LIONE (1274) I secolari propongono di sopprimere gli ordini mendicanti. Il Papa invita al concilio San Tommaso e San Bonaventura, entrambi moriranno prima di potervi giungere. Come risoluzioni del Concilio: soppressione di molti ordini, accolti solo i Francescani e i Domenicani, mentre sotto condizione Agostiniani, Carmelitani... FONTI: Costituzioni dell’ordine dei Predicatori - Si usa il termine “canonicali”, che mostra la richiesta papale di accogliere le costituzioni di una congregazione già esistente (Domenico sceglie i Premostratensi che erano canonici regolari). - L’unità dei cuori si manifesta attraverso l’uniformità, affidata allo scritto. (L’uniformità è manifestazione e fonte di unità) - Il superiore puó dispensare dalla regola se di mezzo ci va la salvezza delle anime, la predicazione o lo studio (finalità propria dell’ordine). 21