Dott.ssa Margherita Greco

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LA FRAGILITA’ DEGLI OPERATORI
Margherita Greco
S.S.D. Psicologia Clinica
Fondazione IRCCS – Istituto Nazionale dei Tumori ‐ Milano
LA FRAGILITA’
Dal latino: frangere ‐ spezzare ‐ rompere ma anche riferito a ciò che è delicato e fragile
Fragilità e Bellezza
• La bellezza e l’eleganza di un oggetto di cristallo o porcellana
• La fragilità di un fiore
L’altra faccia della fragilita’ nella cura
• La fragilità come condizione essenziale dell’essere
• La consapevolezza della fragilità come precondizione della cura
• Il mito del guaritore ferito
La forza della fragilità
Sento forte il desiderio di svelare la mia fragilità, di
mostrarla a tutti coloro che mi incontrano, che mi vedono,
come fosse la mia principale identificazione di uomo, di
uomo in questo mondo.
(V.Andreoli, “L’uomo di vetro – la forza della fragilità”)
Comune matrice umana
…”Qui, accanto all’aspetto demiurgico del sapere e dell’arte,
emerge il dolore contenuto nella comune matrice umana,
corporea e mortale, che unisce, al di là dei ruoli, medico e
paziente.. Un medico “senza ferita” non può attivare il fattore
di guarigione nel paziente e la situazione che si crea è
tristemente nota: “da un lato sta il medico sano e forte,
dall’altro il paziente, malato e debole”. (Introduzione al
saggio “Dove si nasconde la salute” di Gadamer)
Consapevolezza della propria fragilità
come precondizione della cura per
Sanare la frattura
dentro di sè
Accorciare la distanza
con il malato
Negazione ed identificazione
“Imparare a conoscere l’angoscia un’avventura che ogni uomo deve affrontare se non vuole perdersi sia per non averla mai provata (Negazione) sia per esservisi sommerso (Identificazione)”
(Soren Kierkeegard)
Trafitti dall’esperienza del limite
Fin dalla diagnosi oncologica, il rapporto simbiotico che l’essere umano ha con la vita viene drammaticamente spezzato e si trasforma nell’ esperienza emotiva del limite e della finitudine, esperienza che immancabilmente segna il confine tra soggetto malato e soggetto sano. (M. Greco, “Tra le cure specifiche e le cure palliative” – Sipo, Monza, Nov. 2009)
La funzione terapeutica della consapevolezza
Il guerriero trae dalla sua debolezza una profondità
maggiore che gli consente di comprendere ancora di più coloro che gli sono attorno, di sentirli umanamente vicini.
(R.M.Sassone, Il guerriero interiore, Anima Edizione, 2008)
Il mito del guaritore ferito
Il centauro Chirone, ferito accidentalmente da Ercole durante
una battaglia, era costretto a non trovare mai pace non
potendo né guarire né morire a causa della sua
natura immortale. Ritrovò la pace grazie a Prometeo, a cui
cedette la sua immortalità ponendo così fine
alle sue sofferenze.
Il significato del mito
Il mito mette in luce:
la vera essenza del medico: un guaritore che può essere ferito
nella sua parte umana e mortale, e quindi capace di mettersi nei
panni del paziente facendo emergere il ‘fattore di guarigione’
che è in ognuno di noi.
la strutturale fragilità della medicina, dove la possibilità di curare
e’ condizionata dalla capacità di percepire la propria ferita, vale
a dire dalla conoscenza del limite e dalla disposizione a imparare
da esso.
Criticità presenti nel processo di cura
•
•
•
•
•
Gestione del dolore
Comunicazione di cattive notizie
Coinvolgimento emotivo
Paura della morte
La complessità della relazione
(Da un’intervista a 15 medici Fondazione IRCCS, Istituto Nazionale dei Tumori, Milano 2009)
DIFFICOLTÀ
“TROVARSI DI FRONTE A PERSONE IMPREPARATE CHE NON CONOSCONO L’ENTITA’ DEL PROBLEMA…”
“IL FATTO CHE NON CONOSCO IL MALATO..NON SO COME RAPPORTARMI…QUALE SIA IL MODO GIUSTO”
COMUNICARE CATTIVE NOTIZIE
segue DIFFICOLTA’
“NON CONOSCERE IL VISSUTO DEL PAZIENTE E
NON SAPERE COME POSSA PRENDERE QUELLO
CHE GLI DICO”
“NON SAPERE QUALE DISTANZA METTERE TRA ME
E LUI”
“RIUSCIRE A METTERE INSIEME LA PARTE TECNICA
CON QUELLA EMOTIVA”
LA GIUSTA DISTANZA
SEGUE DIFFICOLTA’
“C’E’ SPESSO UNA NOTA DI OTTIMISMO NEI PAZIENTI ALIMENTATO DAI MEDIA E QUESTO LI CONDIZIONA FAVOREVOLMENTE ..BISOGNA ALLORA RIDIMENSIONARE QUESTO OTTIMISMO E NON E’ FACILE…”
“TROVARMI DI FRONTE ALLA DOMANDA DIRETTA: QUANTO VIVRO’?”
“MI INFLUENZA SOPRATTUTTO L’ANSIA ..IL PAZIENTE CHE FA DOMANDE A RAFFICA…”
GESTIONE DEL COINVOLGIMENTO EMOTIVO
REAZIONI EMOTIVE DEL MEDICO
“PENSO SE SARA’ IN GRADO DI ACCETTARE UNA COSA DEL GENERE…HO PAURA DEI GESTI ESTREMI”
“MI SENTO IN COLPA NEL DARE UNA CATTIVA NOTIZIA…DEVO TROVARE QUALCOSA DI POSITIVO DA DIRE”
PAURA E SENSO DI COLPA
IMPATTO EMOTIVO
Segue “ALLA SERA RIPENSO AL VISO DEL MALATO…E PASSO LA NOTTE INSONNE”
“MI IMMEDESIMO E PENSO “CASPITA BISOGNA CHE DIA UNA RISPOSTA…MI SENTO AL BUIO…MI SFORZO DI PENSARE AD UN LATO POSITIVO E CERCO DI SDRAMMATIZZARE”
LA SOLITUDINE DEL CURANTE
COSA PREOCCUPA QUANDO NON C’E’ PIU’ SPERANZA DI VITA
“LA SUA REAZIONE – IL COME LO DICO PUO’ PROVOCARE DELLE REAZIONI EMOTIVE”
“SAPERE CHE ESCE DISPERATO PER “COLPA” MIA IN UN CERTO SENSO” NON POTERGLI DARE QUALCOSA DI POSITIVO”
“NEL PROFONDO E’ COME SE DIPENDESSE DA ME IL FATTO CHE NON CI SIANO SPERANZE”
PAURA E ONNIPOTENZA
Il Burn‐out: Definizioni
Maslach:
perdita d’interesse nei confronti delle persone con cui si lavora.
Cherniss:
ritirata psicologica dal lavoro in risposta all'eccesso di stress e insoddisfazione. Edelwich e Brodsky:
progressiva perdita di idealismo, energia e scopi, vissuta da operatori sociali, professionali e non, come risultato delle condizioni in cui lavorano.
La sindrome del burn‐out
•
E’ un processo stressogeno legato alle professioni d'aiuto (helping profession) infermieri, medici, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, preti ecc.
•
Figure caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress
personale e quello della persona aiutata. •
Ne consegue che, se non opportunamente trattate, queste persone cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato.
Le metafore del burn out
“Quando cerco di descrivere ad altri la mia esperienza, uso la metafora della teiera. Come una teiera, ero sul fuoco e l’acqua bolliva; lavoravo sodo per gestire i problemi e fare del mio meglio.
Ma dopo vari anni l’acqua era tutta evaporata e tuttavia io ero ancora sul fornello: una teiera bruciata che rischiava di spaccarsi”
Elena B, assistente sociale
“Quando ti occupi di così tante persone, cominci a soffrire per il sovraccarico emozionale, è semplicemente troppo. Sono come un filo elettrico in cui passa un eccesso di corrente: sono “bruciata” emotivamente disattivata e distaccata dagli altri”
Paola G, infermiera
Il modello di Maslach
Esaurimento emozionale
Spersonalizzazione
Ridotta realizzazione personale
Esaurimento emozionale
La persona y
y
y
y
si sente svuotata e senza energia
sente di non essere più in grado di dare qualcosa di sé gli altri
riduce in contatto con gli altri al minimo indispensabile
classifica la gente in categorie e risponde alla categoria e non
più all’individuo
y si distacca psicologicamente da qualsiasi coinvolgimento emotivo ARMATURA DEL DISTACCO Spersonalizzazione
E’ come se la persona vedesse gli altri attraverso delle lenti macchiate:
• si fa di loro una cattiva opinione
• può rifiutarsi di essere cortese con loro
• può ignorare le richieste e non dare l’aiuto più idoneo
• desidera che gli altri “si tolgano dai piedi e mi lascino in pace”
• prova conseguentemente sentimenti di colpa e di tormento per come ha trattato gli altri Ridotta realizzazione personale
• Senso di fallimento • Crollo dell’autostima
• Depressione
“Mi ritenevo una persona sensibile e interessata agli altri ma forse mi sto solo illudendo, forse non sono tagliato per fare questo lavoro”
COSA AIUTA A PREVENIRE IL BURN OUT
(A livello istituzionale)
y Supervisione del lavoro da parte dei superiori (atmosfera di comprensione e sostegno, feedback chiaro sul lavoro svolto, informazioni tecniche che migliorino la capacità professionale)
y Favorire il supporto tra i colleghi (riunioni periodiche per favorire il senso di appartenenza al gruppo, scambio di opinioni e di consigli pratici, migliorare la comunicazione tra i colleghi)
y Gerarchia chiara e una leadership efficace
y Privilegiare orari regolari e compiti chiaramente definiti
y Ruotare il personale in unità meno stressanti
y Fornire possibilità di aggiornamento, formazione permanente e attività di ricerca
COSA AIUTA A PREVENIRE IL BURN OUT
(a livello individuale)
•
Imparare a gestire il “no”
•
stabilire un limite alla propria disponibilità fisica ed emotiva •
condividere nel gruppo i momenti stressanti del proprio lavoro
•
essere consapevoli dell’inevitabilità dello stress (situazioni particolari) per imparare a gestirlo
•
riconoscere i sintomi fisici e psichici dello stress lavorativo
•
Individuare e attivare i propri sistemi di “ricarica”
•
resilienza
Resilienza: Resilienza ANTIDOTO ALLO STRESS
(fisica) capacità di un materiale di resistere a un urto improvviso e di sopportare sforzi applicati bruscamente senza spezzarsi e senza propagare incrinature
(psicologia) la capacita di un individuo di resistere agli urti della vita senza spezzarsi o incrinarsi, mantenendo e potenziando inoltre le proprie risorse sul piano personale e sociale (Ferraris, 2003)
Bonanno GA, Resilience in the face of potential trauma: clinical practices and illustrations.
J Clin Psychol. 2006 Aug;62(8):971-85
Una prospettiva rovesciata
• Antonovsky Antonovsky (Sociologo della medicina 1923‐ 1994)pone alla base del suo modello salutogenetico la supposizione che in ogni persona siano presenti sia parti sane che malate. Vede la salute e la malattia come i poli di un continuum. La salute di una persona dipende dagli stressori ai quali è esposta e dalle risorse di resistenza di cui dispone. Il bilancio dei fattori che influenzano la salute, sia negativamente che positivamente, detemina infine il livello di salute. Modello salutogenico di Antonovsky
Modello salutogenico “È possibile vivere e vivere bene sotto stress?”
SALUTO
PROSPETTIVA PATOGENICA
•
•
studiare i fattori salutogenici ovvero i fattori all’origine della salute
promozione della salute: azioni dirette a individuare e rafforzare le risorse necessarie alle persone per far fronte allo stress
La crescita post‐traumatica
•
.…le persone sono motivate intrinsecamente verso una ricostruzione
attiva del loro mondo, integrando le nuove informazioni trauma‐
relative. [Joseph e Linley, 2005] •
La crescita post‐traumatica non è un ritorno alla vita prima del trauma ma un’esperienza di profonda trasformazione
!
y Il processo di crescita in seguito al trauma fa riferimento alla tendenza delle persone di riportare cambiamenti in positivo in diverse aree: credenze, scopi, filosofia di vita, relazione con gli altri, identità e percezione di sé.
)
(Tedeschi, Park, e Calhoun 1998
Crescita Post‐Traumatica
COMPONENTI del CAMBIAMENTO:
Nuova percezione della vita,
Vicine relazioni con gli altri,
Percezione di resistenza personale,
Percezione di avere nuove possibilità,
Cambiamento spirituale
PTG
ELEMENTI DETERMINANTI:
- TRAUMATICITÀ dell’EVENTO
- SFIDA
- INVESTIMENTO COGNITIVO
Commissione Europea (1997)
La Commissione Europea sulla sicurezza, l'igiene e la tutela della salute sul lavoro elabora nel 1997 una Guida sullo stress legato all'attività
lavorativa. •
•
•
•
•
Il fenomeno riguarda almeno 40 milioni di lavoratori nei 15 Stati membri dell'UE Comporta costi dell'ammontare annuo di almeno 20miliardi di euro. Lo stress contribuisce a provocare sofferenza umana, malattia e morte.
Comporta notevoli perdite di produttività e competitività. Molti di questi problemi possono essere prevenuti.
Benessere psicofisico e relazione di cura
“Il benessere psico-fisico degli operatori sanitari
dovrebbe avere la più alta priorità nella
promozione della salute pubblica”
Lancet Editorial, << Burnished or burn out: the delights and
dangers of working in health>>, Lancet, 344, 8937, 1583
1584, 1994.
La relazione in oncologia
36
VIII Elegia (Rainer M.Rilke, Elegie Duinesi)
“La creatura, qualsiano gli occhi suoi, vede
l'aperto. Soltanto gli occhi nostri
son come rigirati, posti tutti intorno ad essa,
trappole ad accerchiare la sua libera uscita.
Quello che c'è di fuori, lo sappiamo soltanto
dal viso animale; perchè noi, un tenero
bambino
già lo si volge, lo si costringe a riguardare
Indietro e vedere figurazioni soltanto e non
l'aperto ch'è si profondo
nel volto delle bestie. Libero da morte.
Segue VIII Elegia
Questa la vediamo noi soli, il libero
animale
ha sempre il suo tramonto dietro a sè.
E dinnanzi ha Iddio; e quando va, va
in eterno come vanno le fonti.
Noi non abbiamo mai dinnanzi, neanche
per un
giorno,
lo spazio puro dove sbocciano
i fiori a non finire.
Sempre c’è mondo e mai quel nessundove
Senza negazioni…
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