Alessandro Roncaglia, Dalla crisi finanziaria alla crisi economica Lezioni lincee di economia, 9 febbraio 2011 Introduzione: le critiche della regina Elisabetta agli economisti – non avete previsto la crisi – e la risposta: dipende dagli economisti ai quali ci si riferisce. Opinioni diverse per impostazioni scientifiche diverse, come vedremo. Cosa significa prevedere le crisi: , non il momento in cui esplodono, ma le condizioni di fragilità, come per i terremoti. 1. Le crisi come deviazioni attorno a un trend di crescita e come perdite di prodotto (e occupazione) potenziale. La perdita di progresso tecnico collegato alla crescita; il rapporto tra andamento del Pil e “ricchezza delle nazioni” nel senso di qualità della vita. 2. La crisi finanziaria: i mutui immobiliari ninja, le cartolarizzazioni, i derivati, i CDS, il leverage. Dalla deregulation iniziata negli anni 1980 alla crescita della finanza e alla fragilità finanziaria. 3. La concezione dell’incertezza di Keynes e la matematica finanziaria per il calcolo dei prezzi dei derivati. L’esempio del concorso di bellezza per illustrare il “comportamento del gregge”, la volatilità dei mercati finanziari. 4. La trasmissione della crisi finanziaria in crisi economica internazionale. I salvataggi bancari e i loro costi. Il problema degli squilibri nei bilanci pubblici e nelle bilance dei pagamenti: i rischi di crisi del debito pubblico e del debito estero. 5. Le diverse impostazioni scientifiche: la concezione della “mano invisibile del mercato” (che non è di Adam Smith) e la concezione del mercato come istituzione umana, quindi imperfetta, che richiede sostegno di etica, leggi, buoni apparati amministrativi, politiche economiche adeguate. Riferimenti bibliografici per approfondimenti: vari articoli in www.monetaecredito.info (in particolare vol. speciale per il 2009, che raccoglie articoli che avevano previsto la crisi), o A. Roncaglia, Economisti che sbagliano, Laterza 2010, che sviluppa i temi trattati in questa lezione.
