Autismo, propanololo utile per migliorare socialità e problem-solving 21 marzo 2014 Il beta-bloccante propranololo potrebbe aiutare adolescenti e giovani adulti con disturbi dello spettro autistico (ASD) a migliorare le loro interazioni sociali e le capacità di problem-solving. A suggerirlo è uno studio che sarà presentato in maggio ad Atlanta, in occasione dell’International Meeting for Autism Research (IMFAR). Lo studio, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, mostra che i pazienti hanno ottenuto punteggi significativamente più alti (P = 0,03) di una misura della competenza sociale dopo una singola somministrazione di 40 mg di propranololo che non dopo la somministrazione di un placebo in un secondo test. Questo risultato è importante perché suggerisce che un farmaco generico poco costoso e ampiamente disponibile, indicato principalmente come antipertensivo e antianginoso, ma molto utilizzato anche off-label, per esempio per il trattamento dell’ansia, può alleviare almeno uno dei sintomi principali degli ASD, ha spiegato l’autore principale dello studio David Beversdorf, dell'Università del Missouri, in un’intervista. Beversdorf ha spiegato che esistono farmaci per trattare l'ansia e l’irritabilità nei pazienti con ASD, ma non ce ne sono per il sintomo principale di tali disturbi, cioè la comunicazione sociale compromessa. In questo lavoro, i ricercatori hanno studiato 20 pazienti (una femmina e 19 maschi) con ASD ad alto funzionamento (QI superiore a 85) di età compresa tra 15 e 31 anni; la metà è stata trattata prima con propranololo e il giorno dopo con un placebo e l'altra metà prima col placebo e poi col beta-bloccante. Un’ora dopo la somministrazione del trattamento (attivo o placebo) i pazienti sono stati sottoposti ai test cognitivi e di funzionamento sociale. La valutazione del funzionamento sociale (efettuata attraverso il General Social Outcome Measure, GSOM), consisteva in una conversazione tra un ricercatore e un paziente su un argomento scelto dal paziente. Lo sperimentatore valutava mediante una scala a tre punti quanto i pazienti rimanevano sull’argomento, con che frequenza condividevano le nuove informazioni, quanta reciprocità mostravano nel dialogo, quanto erano in grado di passare dal ruolo di colui che parlava a quello di ascoltatore, l'uso della comunicazione non verbale e l’uso appropriato del contatto visivo. Per la valutazione delle capacità di problem-solving verbale e di memorizzazione delle parole sono stati utilizzati anagrammi e l’Hopkins Verbal Learning Test. Quando i partecipanti hanno ricevuto propranololo hanno risolto gli anagrammi in modo significativamente più veloce che non quando hanno assunto il placebo (17,33 ± 2,21 sec contro 21,52 ± 2,50; P = 0,045) e hanno ottenuto un punteggio medio dell’indice GSOM superiore di quasi un punto (9,40 ± 0,35 contro 8,65 ± 0,47; P = 0,03). I ricercatori avevano previsto che i pazienti con alti livelli di stress e ansia avrebbero risposto meglio a propranololo rispetto agli altri in virtù dei noti effetti ansiolitici della droga. Tuttavia, ha osservato Beversdorf , non si è trovata alcuna relazione tra l’ansia riferita dai pazienti e gli effetti del farmaco sul funzionamento sociale e cognitivo. È emersa, invece, una significativa relazione lineare positiva (P = 0,03 ; R 2 = 0,23) tra la risposta al farmaco e la variabilità della frequenza cardiaca basale, misurata mediante elettrocardiografia. I partecipanti con una maggiore variabilità della frequenza cardiaca prima di assumere propranololo hanno dimostrato una maggiore risposta a questo farmaco in termini di punteggio del GSOM. Beversdorf ha detto che non c'erano abbastanza dati per determinare un cutoff minimo al di sotto del quale la variabilità della frequenza cardiaca sarebbe stata predittiva della risposta al trattamento. L’autore ha affermato che il farmaco merita di essere ulteriormente studiato nei pazienti con ASD. "Forse con una somministrazione prolungata e con dosaggi superiori si potrebbe vedere un effetto più forte e non sappiamo se il farmaco funzioni anche negli individui a basso funzionamento o nei bambini più piccoli con ASD” ha detto. Invece, ha riferito Beversdorf, i pazienti con asma o depressione non sarebbero buoni candidati per il trattamento con propranololo, perché il farmaco può peggiorare queste condizioni. Daniel Coury , direttore medico dell’Autism Speaks Autism Treatment Network di New York, ha detto che lo studio apre ogni sorta di domande e opportunità. "Con numeri di pazienti così piccoli, è difficile dire quanto possa essere ampio l'impatto di questo farmaco” ha commentato l’esperto, aggiungendo però che questo è uno dei pochi studi a mostrare un miglioramento del funzionamento sociale grazie a un intervento farmacologico negli individui autistici. Qualora le ricerche future dovessero mostrare che propranololo ha effetti simili o migliori in un maggior numero di pazienti e nei bambini più piccoli, secondo Coury il beta-bloccante potrebbe essere utile in aggiunta alla terapia comportamentale di prima linea. "Se propranololo può aiutare i pazienti ad essere più attenti e a concentrarsi meglio, potrebbe rendere più efficace la terapia comportamentale" ha detto lo specialista.