“L’inizio è due, non uno, e chi nasce è o l’uno o l’altro, quindi ogni volta il due è in gioco: non c’è un uomo da cui si deriva, ma c’è una donna femmina che mette al mondo o un sesso o l’altro.” (A. Cavarero) Il genere è una categoria inventata socialmente storicamente e oggi non si concentra più solo sulle differenze femminili, ma riguarda il modo in cui queste due categorie, uomini e donne, maschile e femminile interagiscono, subiscono e modificano nel tempo il rapporto tra loro e col mondo. (S. Piccone Stella) Le divisioni e le differenze che contrappongono uomini e donne non sono immodificabili e non si possono dare per scontate, ma sono legate ad una concezione sociale, culturale ed economica che si evolve nel tempo. “Anima mia chiudi gli occhi piano piano E come s’affonda nell’acqua Immergiti nel sonno Vestita di bianco Il più bello dei sogni ti accoglierà” Hikmet “Parlare non è mai neutro” Luce Irigaray “Il maschile e il femminile, in quanto termini opposti che articolano la categoria della differenza, non hanno lo stesso statuto, né occupano la stessa posizione. La relazione che li lega è quella di derivazione, in cui uno di essi, il femminile, è ricavato dall’altro come sua negazione.” Patrizia Violi “La democrazia comincia a due” Luce Irigaray “Ci dev’essere nella mente qualche collaborazione fra la donna e l’uomo, prima che possa formarsi l’arte della creazione. Dev’essere consumato un matrimonio dei contrari” Virginia Woolf (una stanza tutta per sé) Una mancata valorizzazione delle risorse femminili è uno spreco di talenti, vuol dire non beneficiare della creatività, delle abilità e delle motivazioni che le donne possono portare al lavoro. OttomarzoDuemilasette […] Alla sera, tra le mura millenarie, riposa il povero mercante tra cavalieri e principesse sulle tinte cariche e sui colori, con sfumature varie, come quelli che usa Almodovar. Ecco, che il nostro mondo allora, lo vogliamo raccontare, alla sera, nei colori che riposano dopo il volare del giorno le fatiche degli alberi sul respiro delle cose. Nadia Martinelli Sappiamo cosa siamo, ma non cosa possiamo essere o cosa saremmo potute essere. Germaine Greer (L’eunuco femmina) Secondo Adriana Cavarero noi non siamo mai in grado di dire chi siamo. E anche quando cerchiamo di dirlo, di solito, pronunciamo il nostro nome, o cominciamo a raccontare la nostra storia, qualcosa ancora ci sfugge. Perché la trama che noi, inconsapevolmente, intrecciamo ogni giorno della nostra vita non è visibile mentre la stiamo ancora tessendo: noi siamo dentro la nostra storia. Sono gli altri, a cui noi siamo esposti da quando nasciamo nella nostra unicità, che possono donarci la storia della nostra vita. Tutti hanno talento, ma quello che è raro è il coraggio di seguire questo talento fino a quel luogo oscuro dentro di te a cui ti conduce (Erica Jong) Ti prego lasciami andare; il pensiero dell’alba è in me così alto che non occorrono boschi Per poter camminare. Ti prego, lasciami vivere questo assurdo pensiero, questa passione intensa non fa che ardere odio entro le madri oscure che tu fai piangere, amore, soltanto per errore. Alda Merini Mi rendo conto con maggiore chiarezza come la vita di ciascuno sia un mosaico di pezzi e come per capire una persona occorra considerare come un pezzo sia compresso e l’altro incavato e un terzo si espanda, e nessuno sia realmente isolato. Virginia Woolf Tutti i dolori sono sopportabili se li si inserisce in una storia o si racconta una storia su di essi K. Blixen La storia rivela il significato di ciò che altrimenti rimarrebbe una sequenza intollerabile di eventi. Hannah Arendt Donne e Uomini sono Uguali, ma i loro punti di vista sono diversi. Quando una Donna e un Uomo Lavorano insieme, creano più Idee, più Valori, più Giustizia, più Qualità della Vita. (Anonimo) In La mia Africa Karen Blixen dice che, quando era bambina, le raccontavano una favoletta tracciando nel contempo un disegno che si compiva poco per volta sotto i suoi occhi, man mano che si snodava la storia. Una notte un uomo (diceva la storia) fu svegliato da un rumore tremendo. Uscì e andò a vedere cosa fosse successo, ma siccome era buio, gliene capitarono di tutti i colori. Cadde in uno stagno, inciampò, sbagliò strada, cadde per tre volte in un fosso, tornò indietro. Alla fine, seguendo tutti i suoi passi, la penna sul foglio lasciava il disegno di una cicogna. Ed era una cicogna che, il mattino dopo, l’uomo scorgeva affacciandosi alla finestra. Così è il destino delle persone: un andirivieni faticoso ed insensato, fino a quando, alla fine, rivelerà l’immagine globale, l’immagine coerente di tutto ciò che è stato.