l`uomo in scena: sul rapporto tra intelligenza e ragione

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NOESIS – BERGAMO
INCONTRI DI FILOSOFIA
SILVANO PETROSINO
L’UOMO IN SCENA: SUL RAPPORTO
TRA INTELLIGENZA E RAGIONE
2010 - 2011
IL GIOCO DELLA VITA TRA
RAGIONE E PASSIONE
SILVANO PETROSINO – L’UOMO IN SCENA: SUL RAPPORTO TRA INTELLIGENZA E
RAGIONE
Silvano Petrosino1 – Università Cattolica di Milano
Conferenza tenuta martedì 30 novembre 2011
1.1
RELAZIONE
Il Petrosino inizia istituendo una differenziazione netta, quasi
una contrapposizione, tra i concetti di intelligenza e di ragione.
Definisce pretesa alta la propria aspirazione a chiarire tale
differenza nella comprensione del pubblico. Differenza che,
probabilmente, è particolarmente attuale nel contesto culturale.
La ragione non è riducibile all’intelligenza, e la differenza tra
le due é caratteristica distintiva dell’umano. Dire che l’uomo si distingue in quanto razionale non
basta; in qualche misura anche gli animali, e perfino certe macchine possono dirsi razionali. Altre
volte per caratterizzare l’umano parliamo di cuore, sentimenti, anima: a questo livello solo parole
vuote.
La riduzione della ragione ad intelligenza è sintomo di una riduzione più vasta che riguarda l’intero
essere umano. Il massimo problema è il problema dell’uomo (dell’uomo, non di Dio, o della
Verità, o della Giustizia). Parlandone, abitualmente banalizziamo l’uomo, ne presentiamo una
caricatura.
L’immagine caricaturale dell’uomo non è solo televisiva, ma è onnipresente nei
discorsi. Quando si parla di morale al massimo si fa riferimento al decalogo o alla legge. Si
pretenderebbe addirittura che la scuola educasse alla legalità, configurata come noiosa ed autoritaria
elencazione di divieti: non uccidere, non rubare, non …., non … Questa non è la morale.
Il senso originale di morale ha a che fare con posture, gesti quotidiani, abitudini. Come bevi, come
rifai il letto, come baci. Nella quotidianità, tra di noi, nessuno ruba o uccide. Quello che ha a che
fare concretamente con la morale è il modo in cui parli a tua moglie, o spendi i tuoi soldi. Pensieri
ed intenzioni sfuggono alla legge ma non alla morale. Il cartello in bagno con su scritto la si fa
dentro ha riferimento morale. Per la morale non c’è il privato (per la legge sì).
Gesù ha ragione quando dice che chi desidera la donna d’altri in cuor suo ha già commesso
adulterio. Il tono di voce di chi si compiace del proprio potere, l’atto del primario che rinvia il
paziente alla segretaria, non sono moralmente neutri. Potrebbero fare del male a chi è in stato di
inferiorità o di bisogno.
La consapevolezza della portata delle implicazioni morali ci dà panico, cerchiamo rifugio nella
grande riduzione legata alla separazione tra pubblico e privato. Un detto popolare recita: “a tavola
ed a letto non c’è rispetto”. Assolutamente falso e fuorviante, è proprio lì che si dimostra la vera
morale. Nella pasta asciutta va rispettato il lavoro di chi la ha guadagnata e preparata.
Per tirare avanti riduciamo. La legge è riduzione. La dimensione legale non coincide con quella
morale. Puoi essere a posto legalmente, ma non esserlo con la morale. Se ti disinteressi
1
Vedi note biografiche.
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Appunti dalle conferenze
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dell’amico che ha problemi legalmente sei a posto, ma moralmente dovresti sentirti un verme.
L’uomo non è mai all’altezza della propria esperienza.
Il secolo passato ha visto personaggi grandiosi. Freud scopre che in cose marginali (lapsus, sogno,
insonnia, …) si rivela qualcosa dell’umano. Il sogno che fai è un luogo di rivelazione del soggetto
che sei. L’uomo si rivela nel marginale, nell’essere quotidianamente in azione. Quando una
donna sceglie l’uomo con cui uscire si fa guidare dai dettagli, da come tiene le mani, dagli sguardi.
Il lupo di Cappuccetto Rosso si traveste da nonna, ma la coperta è corta2 ed escono le zampe.
Uno fa il grande, si atteggia a gran signore, poi se un ragazzo in motorino gli sfiora la macchina
perde il controllo e diventa aggressivo come un animale. Cita dalla letteratura russa che il diavolo
si presenta come un uomo che indossa il frac ma ha i polsini leggermente sporchi.
L’uomo, se esiste, deve essere uomo in tutto, anche nel sognare o nel fare pipì. Non sei mai
autorizzato allo sballo, neanche al venerdì sera. Si tende a pensare che ci siano momenti in cui si è
autorizzati a lasciarsi andare, farsi una canna. No, non si può sospendere il nostro essere umani.
Ricorda il film Alien, in cui dall’interno degli uomini escono orridi mostri. Cose orrende possono
uscire dal nostro profondo. Cita un caso di discussione tra coniugi in cui, partendo da una causa
banale, si arriva ad accusarsi e ferirsi reciprocamente in un’opera totalmente distruttiva, proprio
nello stile di Alien. Il mostro viene dal nostro interno, fuori non c’è niente di impuro. La stessa
riduzione viene messa in atto per altre dimensioni, come quella sessuale, ridotta a sciocchezza e
barzelletta.
Torniamo alla diade intelligenza/ragione.
Una definizione corrente di intelligenza recita:
l’intelligenza è la capacità di risolvere problemi. C’è sotto tutta una impostazione filosofica3, o
ideologica. C’è il problem solving, il concetto di misurabilità, il Q.I. (quoziente di intelligenza).
Cita l’esperienza penosissima di adulti che a seguito di ictus o altri traumi perdono le abilità più
elementari, vanno rieducati, non riescono più ad inserire una pallina in un foro tondo, mentre il
bambino prova e riprova finché riesce. Cita un esperimento con un polpo che, messo in una vasca
e separato dalla sua preda da una lastra di vetro, dopo qualche urto contro il vetro affronta
diversamente il problema e comincia ad esplorare la vasca finché trova un varco che gli permette di
aggirare il vetro e raggiungere il cibo. Il polpo aveva un problema e l’ha risolto.
Esemplifica un problema per l’uomo: vorrei una pizza, ma non ho abbastanza denaro.
risolvere questo problema scegliendo tra:
− Prendere una porzione ridotta
− Chiedere credito al venditore
− Chiedere un prestito ad un amico
− eccetera
Posso
Da questo esempio estrae le caratteristiche del problema: riconoscimento di una difficoltà rispetto a
cui il soggetto ha conoscenza chiara e distinta.
Nell’esempio della pizza non c’è nulla di
sconosciuto, conosco il prezzo, la mia disponibilità, e posso formulare ipotesi di soluzione tra cui
scegliere la più percorribile. Un problema non è mai drammatico. Se sono in albergo a Londra
con un asciugacapelli italiano non posso innestare la spina, e se è domenica non posso neppure
acquistare un adattatore, ma so esattamente cosa mi manca e come e quando potrò procurarmelo.
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3
Bellissima metafora, secondo il Petrosino
Si veda la voce “intelligenza” al capitolo dei riferimenti
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La capacità di risolvere questo tipo di problemi nell’uomo è molto spiccata, ma anche il polpo ha
dimostrato di cavarsela. Se si considerano, ad esempio, i problemi di calcolo vi sono macchine con
capacità di soluzione addirittura superiori a quelle umane.
Ma l’uomo non ha solo intelligenza, ma anche ragione, definita dal Petrosino come capacità non di
risolvere un problema, ma di riconoscere una questione. Definisce la questione come difficoltà
rispetto a cui il soggetto non ha un sapere chiaro e distinto. Questa mancanza di sapere non deriva
da semplice ignoranza, ma dal fatto che nella questione si fa esperienza di alterità.
Se devo decidere circa l’opportunità di sposare una certa persona, la previsione degli sviluppi della
mia decisione passa attraverso il mistero di quell’altra persona. Non posso avere certezze, posso
solo avere speranze e scommettere – o meno – su quella determinata persona.
In questo senso una questione è sempre drammatica, un problema non lo è mai.
L’ipotesi di rinchiudersi in un monastero o di generare un figlio aprono questioni, non problemi.
La vita sorprende. Cita il caso di una sua studentessa a cui scoprono la sclerosi multipla una
settimana prima della laurea.
Cita il caso di Anita, una bambina di quinta elementare con una crescita precoce del seno. I
compagni la chiamano Mucca Carolina, e la cosa la umilia e la intristisce. Per il padre è una
questione. Come si può aiutare quella bimba in un problema così privato eppur così dipendente
dalle reazioni di tanti altri? Di fronte all’alterità di Anita il padre riconosce ed approfondisce la
questione. Qui non si tratta di risolvere, ma di riconoscere, entrare in empatia, aiutare. L’uomo
supera la macchina perché è in grado di allargare la scena. La ragione è per sua natura ospitale,
accogliente. Accoglie Anita. L’intelligenza che risolve senza accogliere, risolve ma distrugge.
L’umano è veramente eccellente non perché va sulla luna, ma perché riconosce la tristezza sul volto
di Anita. L’intelligenza invece diventa rigida. Il rigore logico dell’ingegnere informatico è rigor
mortis.
Ma l’accoglienza della ragione, l’allargamento della scena, è tanto largo ed accogliente da far
entrare anche i fantasmi. Se devo sposarmi oltre all’alterità dell’altra persona entrano in gioco
anche i miei fantasmi, le cose che non ci sono ma io immagino esserci. Cita il caso di una ragazza
che (dando eccessiva accoglienza ai propri fantasmi) aveva scambiato un invito a cena per una
proposta di matrimonio. Cita un altro esempio, due ragazzine quindici-sedicenni che, in treno,
ricamano per tutta la tratta Venezia Milano sul fatto che una di loro ha ricevuto una telefonata da un
ragazzo. Evidentemente le parole della telefonata sono marginali, le ragazzine parlano dei loro
fantasmi. Logos, legare, collegare, anche collegare cose che non ci sono perdendo cose che ci
sono.
A fronte di questa complessa nebulosità l’intelligenza tecnica ha paura, preferisce non scegliere.
La ragione è così ospitale da ospitare anche i fantasmi.
ritirarsi per paura di quei fantasmi.
L’avventura umana consiste nel non
Cita un breve testo di Stefano Benni4, Coincidenze5, in cui un uomo ed una donna, evidentemente
innamorati, hanno una tale paura di riconoscere il reciproco sentimento che deliberatamente lo
ignorano, augurandosi una scienza che possa spiegare e razionalizzare l’amore per esorcizzarne il
lato irrazionale.
4
5
Stefano Benni, giornalista, scrittore e poeta italiano, nato nel 1947
Coincidenze. Testo riportato nel capitolo dei riferimenti
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Bisogna osare, afferrare la vita quando si presenta. Se sull’autobus c’è una ragazza carina bisogna
osare e parlarle prima che scenda.
Una vita umana senza dramma è impensabile. Il si alla vita è anche si al dramma ed al fantasma.
Nietzsche accusa Schopenhauer di aver avuto paura di fronte al dolore e di essersi rifugiato nel
sogno di una non vita.
Il si alla vita è radicale, accetta anche l’eventualità del dolore. Quando si decide di avere un figlio
si sa che può anche arrivare il dramma.
Una ragazza carina mi fa l’occhiolino, io ma ne compiaccio, ma poi si scopre che lei aveva un tic.
Va bene, non devo rinunciare a priori alla gioia per paura che si tratti di un equivoco.
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DIBATTITO
Intervento 1 – Va bene la ragione come portatrice di senso e giustificazione della vita. Ma uomini
si diventa, non si nasce, e nella crescita giocano l’ambiente e la cultura.
Risposta 1 – Certo, il bambino africano che nasce senza genitori e sieropositivo avrà più
problemi a sviluppare la ragione. Non c’è però mai una situazione che possa impedire di
diventare uomo, anche se si nasce in una situazione terrificante.
Ci sono comunque
obiettive responsabilità morali, ad esempio in capo di chi insiste a mantenere i brevetti su
certi farmaci.
Intervento 2 – L’intelletto riguarda oggetti, la ragione si misura con idee. L’errore è quello di
trattare le idee come oggetti. L’infinito, la verità, ecc. sono idee, non oggetti. L’errore attuale è di
trattarli con l’intelligenza anziché con la ragione.
Risposta 2 – Tendiamo a ridurre le idee [ed altro] ad oggetti per tentare di assoggettarle ad
una sorta di dominio. A non essere riducibile ad oggetti non sono soltanto la Verità o Dio,
ma soprattutto l’altro uomo. Per accettare il non oggetto bisogna anche accettare il non
dominio: accettazione di un limite. Il Dio biblico, alle radici della nostra cultura, è una
presenza con cui è difficile convivere. Non dà il nome, parla attraverso roveti ardenti,
richiede sacrifici, manda il diluvio. I profeti sono terrorizzati e cercano di sfuggirlo.
Quando considero una donna non come un oggetto ma come una persona accetto anche
l’ipotesi di una convivenza non facile, accetto il non-dominio
Intervento 3 – I mostri che portiamo dentro hanno a che fare con la ragione o trascendono la
volontà? Comandiamo il sonno?
Risposta 3 – Non c’è dubbio che ci siano delle cose che ci trascendono. Freud (medico ed
appassionato di letteratura, non filosofo) si chiede se vi sia una morale nei sogni,
sicuramente vi sono cose che non possiamo controllare. Quello che possiamo fare è
accettarle, accoglierle, e cercare di controllarle un po’ di più. Serietà è non censurare ma
accogliere anche le proprie perversioni. La moglie che pur amando il marito, dopo due figli
non riesce più ad accostarglisi è da accettare. Nell’Ulisse di Joice, Molly e Leopold, pur
amandosi, non riescono più ad avere rapporti dopo la morte del figlio di undici giorni. Ogni
volta che lui allunga una mano verso di lei tra di loro si materializza il fantasma del figlio
morto. Non devo censurare, devo accogliere per poi porre rimedio.
Intervento 4 – L’amore ospitale è simile alla ragione?
Risposta 4 – Dio è Logos, Dio è amore. Logos indica legare, collegare, più o meno come
l’amore. La filosofia è amore per il Logos. Il nostro errore è collegare l’amore con
l’innamoramento. La ragione è appassionata. I filosofi si descrivono come innamorati
della verità.
Intervento 5 – Il mostro che si genera non nel sonno della ragione, ma nella pienezza della ragione,
è per questo meno mostruoso?
Risposta 5 – Il dramma c’è, fa parte della vita. La scienza vuole chiarezza, vorrebbe
esorcizzare il dramma. Nella parabola evangelica6 si dice di non tentare di separare la
zizzania dal grano. La zizzania è sgradita, ma non si può separare. Il vero rapporto
6
Si veda il capitolo dei riferimenti
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prematrimoniale consiste nell’accompagnare l’amata al supermercato7. Il mostro va accolto
ma sorvegliato. Il presidio contro il mostro sta nei rapporti con gli altri. Parli, ti confronti,
comunichi, allarghi la cerchia. Non è da solo che puoi decidere se sposarti. Una persona
seria, senza paure e senza censure, decide. Sa che può sbagliarsi, accetta il rischio. Sa
anche che spesso si può tornare indietro. L’ipotesi dello sbaglio va accettata. Bisogna
confrontarsi.
Intervento 6 – Se la ragione è sì alla vita, ed accoglienza, allora la ragione è femminile. Davanti al
male ragioniamo, ma l’intelligenza non contempla i rischi. Il rischio è tutto nell’ambito della
ragione.
Risposta 6 – Lei ha perfettamente ragione, il femminile è interessante. Secondo alcuni nella
Trinità lo Spirito Santo è l’elemento femminile La vita, senza l’accettazione del dramma, si
trasforma in morte. Peraltro, accettando le sfide, si può incontrare la negatività. Si può
guardare alla vita a partire dalla morte, o guardare alla morte a partire dalla vita.
7
deliberatamente ed ironicamente maschilista: al supermercato emergono i mostri di ogni lei
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RIFERIMENTI
SILVANO PETROSINO
Le note che seguono sono prese dai siti:
http://almed.unicatt.it/it/docenti/silvano_petrosino
http://festalibroebraico.it/Petrosino.html
Professore associato confermato di Semiotica, Facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università Cattolica di
Milano. Sempre nella stessa università, incaricato di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione
della sede di Piacenza.
Incaricato di Retorica e Stilistica, presso la Scuola di specializzazione in analisi e gestione della comunicazione di
Milano.
Al Master in cinema digitale e produzione televisiva è docente di "Etica della comunicazione".
Silvano Petrosino (Milano 1955) è internazionalmente noto come uno dei più seri interpreti dell'opera di E. Lévinas e J.
Derrida. Traduttore italiano di molti testi dei due filosofi francesi, è autore di due monografie tradotte anche in francese:
La verità nomade. Introduzione ad Emmanuel Lévinas (Milano 1980, Paris 1984), Jacques Derrida e la legge del
possibile. Un'introduzione (con prefazione dello stesso Derrida, 2a ed. Milano 1997, Paris 1994).
I suoi studi si concentrano inoltre sulla figura dell'immagine e sul tema dello sguardo, sull'esperienza della parola e sul
fenomeno della comunicazione, sull'interpretazione dei tratti distintivi del logos biblico. All'immagine e allo sguardo
sono dedicati tre volumi: Visione e desiderio. Sull'essenza dell'invidia (Milano 1992), Lo stupore (Novara 1997, Madrid
2001) e Piccola metafisica della luce (Milano 2004). Ai problemi relativi al linguaggio e alla comunicazione è dedicato
il volume L'esperienza della parola. Testo, moralità e scrittura (2a ed. Milano 2008). All'analisi del logos biblico sono
dedicati i volumi: Il sacrificio sospeso. Lettera ad un amico (si tratta del resoconto di un serrato confronto tra
l'interpretazione ebraica e quella cristiana relativa alla "legatura di Isacco", Milano 2000, Paris 2008) e Babele.
Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio (Genova 2003, Paris 2010).
I suoi due ultimi lavori pubblicati sono: Capovolgimenti. La casa non è una tana, l'economia non è il business (che
articola una riflessione filosofia sul luogo soffermandosi in particolare sul tema dell'abitare, Milano 2008) e La scena
umana. Grazie a Derrida e Lévinas (Milano 2010).
PUBBLICAZIONI
− S. Petrosino, La verità nomade, Jaca Book, Milano 1980;
− S. Petrosino, Jacques Derrida e la legge del possibile, Guida, Napoli 1983;
− S. Petrosino-J. Rolland, La vérité nomade, La découverte, Paris 1984;
− S. Petrosino, Fondamento ed esasperazione. Saggio sul pensare di Emmanuel Lévinas, Marietti, Genova 1992;
− S. Petrosino, Visione e desiderio, Jaca Book, Milano 1992;
− S. Petrosino, Jacques Derrida et la loi du possible, trad. fr. Di J. Rolland, Cerf, Paris 1994;
− S. Petrosino, Jacques Derrida e la legge del possibile. Un'introduzione, Jaca Book, 2a ed., Milano 1997;
− S. Petrosino, Lo stupore, Interlinea Edizioni, Novara 1997;
− S. Petrosino, L'esperienza della parola. Testo, moralità e scrittura, Vita e Pensiero, Milano 1999.
− S. Petrosino, Il sacrificio sospeso, Jaca Book, Milano 2000.
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INTELLIGENZA – DEFINIZIONI8
La definizione di intelligenza proposta dal Petrosino si è sviluppata nell’ambito delle scuole americane
dell’operazionismo (Bridgman) e dei susseguenti comportamentismo, cognitivismo, ecc.. Per togliere ambiguità alle
definizioni della scienza, specialmente fisica, Bridgman propone di definire le grandezze attraverso la descrizione dello
strumento di misura e dell’operazione necessaria per effettuare la misura stessa. Ne conseguono definizioni del tipo
“La tensione è quella grandezza che si misura col voltmetro” molto più serie ed utili di quanto non possa apparire ad
una osservazione frettolosa. Il tentativo di estendere la stessa metodologia al di fuori delle scienze naturali ha portato
alla definizione implicita di intelligenza come di “quella cosa che si misura con i test di intelligenza”. Poiché i test
presentano problemi di difficoltà crescente, per estensione l’intelligenza diventa la capacità di risolvere i problemi.
Altri autori hanno proposto la definizione di “capacità di adattarsi ad ambienti nuovi, o in evoluzione”.
Sono definizioni che lasciano un margine di perplessità, anche se ciascuna ha un suo campo di applicabilità ed un
ambito di utilità.
Etimologicamente intelligere viene da inter ligare e definisce la capacità di collegare nuovi concetti, nozioni,
informazioni integrandoli nella propria consapevolezza e nella propria cultura. Detta così diventa molto più arduo
parlare di intelligenza delle macchine.
Il termine resta comunque [fortunatamente] ambiguo, nel senso che è ricco di significati, e forse sarebbe opportuno
scinderlo in più termini, ciascuno più specializzato. Ricordo al proposito il seguente apologo:
Un tale (presumibilmente un matematico) naufraga su un’isola deserta, stile Robinson Crusoè, e si trova solo con una
scialuppa arenata. Nella scialuppa c’è una cassa di libri. Il primo libro che apre è una sorta di guida turistica, dove
apprende che l’isola su cui è naufragato ha all’interno un’altura su cui c’è un rifugio per i naufraghi, con provviste e
mezzi radio per chiedere soccorso. Unica precauzione, bisogna raggiungerlo prima del tramonto, perché col buio
dalle grotte escono grossi felini affamati. Il naufrago tira un sospiro di sollievo, si rilassa, apre un secondo libro: è
l’alba, ed ha tutto il tempo di raggiungere il rifugio in sicurezza. Il nuovo libro è un eserciziario di algebra, composto
da problemi difficilissimi. Per gioco prova a risolvere il primo, si concentra, ragiona, e riesce a trovare il risultato.
Ci prende gusto. Affronta il secondo problema. Anche il secondo gli riesce. Pian piano svolge tutti gli esercizi,
appoggia il libro sulla spiaggia soddisfatto, e si accorge che il sole sta tramontando. Senza accorgersene ha trascorso
tutta la giornata con la matematica. Si sentono dei ruggiti. Di lui resterà solo qualche indumento insanguinato.
La storiella si chiude con la domanda: il nostro naufrago era intelligente o stupido? Evidentemente non c’è una
risposta, perché la domanda si basa sulla ambiguità del termine intelligenza (e sulla sottintesa ammissione che stupidità
sia il contrario esaustivo di intelligenza). Ci vuole intelligenza per risolvere i problemi di algebra, ci vuole intelligenza
per sopravvivere in un ambiente nuovo ed ostile, ma si tratta di due tipi di intelligenza molto diversi ed a volte antitetici,
e forse sarebbe bene disporre di più termini.
Personalmente prediligo la distinzione, di origine kantiana, tra intelligenza analitica, che può essere scimmiottata dalle
macchine, ed intelligenza di sintesi, per ora, e fortunatamente, solo umana. Mi sembra che si possa stabilire un
parallelo tra l’intelligenza analitica e l’intelligenza tout court citata dal Petrosino, come pure tra l’intelligenza di sintesi
(che implica creatività e fantasia, e quindi componenti che escono dall’ambito puramente razionale) e la ragione del
Petrosino, anche se la corrispondenza non è completa.
Per curiosità citerò Howard Gardner, studioso statunitense, che distingue ben nove tipi diversi di intelligenza.
Si vedano anche i seguenti siti.
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=intelligenza.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza
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Normalmente nei riferimenti riporto informazioni prese da fonti bibliografiche. In questo caso devo avvertire il
lettore che si tratta di semplici riflessioni di una persona – il sottoscritto – priva di una specifica formazione filosofica.
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RAGIONE E PASSIONE
STEFANO BENNI - COINCIDENZE
Il brano seguente è tratto dal sito: http://ntl.splinder.com/post/5823123/coincidenze-stefano-benni
C'erano nell'ordine una città, un ponte bianco e una sera piovosa. Da un lato del ponte avanzava un uomo con ombrello
e cappotto. Dall'altro una donna con cappotto e ombrello. Esattamente al centro del ponte, là dove due leoni di pietra si
guardavano in faccia da centocintuant'anni, l'uomo e la donna si fermarono, guardandosi a loro volta. Poi l'uomo parlò:
-Gentile signorina, pur non conoscendola, mi permetto di rivolgerle la parola per segnalarle una strana coincidenza, e
cioè che questo mese, se non sbaglio, è la quindicesima volta che ci incontriamo esattamente in questo punto.
-Non sbaglia, cortese signore. Oggi è la quindicesima volta.
-Mi consenta inoltre di farle presente che ogni volta abbiamo sottobraccio un libro dello stesso autore.
-Sì, me ne sono resa conto: è il mio autore preferito, e anche il suo, presumo.
-Proprio così. Inoltre, se mi permette, ogni volta che lei mi incontra, arrossisce violentemente, e per qualche strana
coincidenza, la stessa cosa succede anche a me.
-Avevo notato anch'io questa bizzarria. Potrei aggiungere che lei accenna un lieve sorriso e sorprendentemente, anch'io
faccio lo stesso.
-E' davvero incredibile: in più, ogni volta ho l'impressione che il mio cuore batta più in fretta.
-E' davvero singolare, signore, è così anche per me, e inoltre mi tremano le mani.
-E' una serie di coincidenze davvero fuori dal comune. Aggiungerò poi che, dopo averla incontrata, io provo per alcune
ore una sensazione strana e piacevole...
-Forse la sensazione di non aver peso, di camminare su una nuvola e di vedere le cose di un colore più vivido?
-Lei ha esattamente descritto il mio stato d'animo. E in questo stato d'animo, io mi metto a fantasticare...
-Un'altra coincidenza! Anch'io sogno che lei è a un passo da me, proprio in questo punto del ponte, e prende le mie
mani tra le sue...
-Esattamente. In quel preciso momento dal fiume si sente suonare la sirena di quel battello che chiamano "il battello
dell'amore".
-La sua fantasia è incredibilmente uguale alla mia! Nella mia, dopo quel suono un pò melanconico, non so perchè, io
poso la testa sulla sua spalla.
-E io le accarezzo i capelli. Nel fare questo, mi cade l'ombrello. Mi chino a raccoglierlo, lei pure e...
-E trovandoci improvvisamente viso contro viso ci scambiamo un lungo bacio appassionato, e intanto passa un uomo in
bicicletta e dice...
-...Beati voi, beati voi...
Tacquero. Gli occhi del signore brillavano, lo stesso fecero quelli della signorina. In lontananza, si udiva la melanconica
sirena di un battello che si avvicinava. Poi lui disse:
-Io credo, signorina, che una serie così impressionante di coincidenze non sia casuale.
-Non lo credo neanch'io, signore.
-Voglio dire, qua non si tratta di un particolare, ma di una lunghissima sequenza di particolari. La ragione può essere
una sola.
-Certo, non possono essercene altre.
-La ragione è - disse l'uomo sospirando - che ci sono nella vita sequenze bizzarre, misteriose consonanze, segni
rivelatori di cui sfioriamo il significato, ma di cui purtroppo non possediamo la chiave.
-Proprio così - sospirò la signorina - bisognerebbe essere medium, o indovini, o forse cultori di qualche disciplina
esoterica per riuscire a spiegare gli strani avvertimenti del destino che quotidianamente echeggiano nella nostra vita.
-In tutti i casi ciò che ci è accaduto è davvero singolare.
-Una serie di impressionanti coincidenze, impossibile negarlo.
-Forse un giorno ci sarà una scienza in grado di decifrare tutto questo. Intanto le chiedo scusa del disturbo.
-Nessun disturbo, anzi, è stato un piacere.
-La saluto, gentile signorina.
-La saluto, cortese signore.
E se ne andarono di buon passo, ognuno per la sua strada.
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Appunti dalle conferenze
a cura di Danilo Cambiaghi
NOESIS – BERGAMO
INCONTRI DI FILOSOFIA
1.3.4
SILVANO PETROSINO
L’UOMO IN SCENA: SUL RAPPORTO
TRA INTELLIGENZA E RAGIONE
2010 - 2011
IL GIOCO DELLA VITA TRA
RAGIONE E PASSIONE
VANGELO – PARABOLA DELLA ZIZZANIA
http://it.wikipedia.org/wiki/Parabola_della_zizzania
« Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti
dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece
frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai
seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto
questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la
zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al
momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece
riponetelo nel mio granaio. » (Matteo 13,24-30).
e poco più avanti Gesù ne fornisce la spiegazione ai discepoli che ne hanno fatto esplicita richiesta:
« Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la
zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e
i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di
iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il
sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! » (Matteo 13,37-42)
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a cura di Danilo Cambiaghi
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