PRIMO PIANO Sabato 23 Gennaio 2016 7 Quella del piano del presidente Junker per riuscire a far partire gli investimenti pubblici Barzelletta che non fa più ridere L’Europa è in ginocchio mentre gli Stati Uniti corrono DI I STEFANO CINGOLANI mercati finanziari, ancora una volta, gli hanno creduto, ma sarà davvero efficace? La crisi dei debiti sovrani era molto seria, però era concentrata e ben definita, adesso invece i giochi sono diversi e spesso contradditori. Vediamoli. C’è la sfida delle borse e delle banche centrali, che sono come il gatto e il topo. I mercati finanziari hanno ripreso a ballare quando la Federal reserve ha ritoccato al rialzo i tassi d’interesse e sono rimasti delusi a dicembre quando la Bce ha rinviato l’ulteriore fase di allentamento monetario fatta balenare da tempo. Non è un caso che, proprio da allora, sia cominciata la fase instabile con tendenza al ribasso. Ora Draghi ha promesso di fare a marzo quel che doveva fare prima di Natale. La sua credibilità è tale che le sue parole hanno allentato la pressione, ma basterà? Dipende molto da quel che accadrà sugli altri tavoli verdi. Sul petrolio, la Bce non può influire molto, anche perché la partita ha delle forti componenti geopolitiche. L’eccesso di produzione è anche il risultato del braccio di ferro tra Stati Uniti, Arabia saudita e Russia, mentre la Cina importa meno. Gli americani sono diventati i primi produttori, superando i sauditi i quali, in serie difficoltà per come hanno gestito potere e risorse, vogliono salvare a tutti i costi la loro quota di mercato, quindi pompano greggio anche se questo deprime le Jean Claude Juncker quotazioni. I russi, annegati nella sovrapproduzione e impoveriti dal crollo dei prezzi, sono in serie difficoltà, il che non dispiace affatto agli americani. Nel frattempo, quella parte dell’Europa fortemente dipendente da Mosca (soprattutto Germania e Italia), non è più la gallina dalle uova d’oro che in tutti questi anni ha consentito a Putin di consolidare il suo potere e di finanziare la corsa al riarmo (tedeschi e italiani hanno fatto gli apprendisti stregoni, mentre molti stregoni veri si arricchivano). Per il momento gli americani sono i vincitori dell’oil game, ma debbono stare attenti perché prezzi troppo bassi mettono in difficoltà la loro industria anche se negli ultimi anni ha compiuto un balzo di produttività impressionante grazie all’uso sempre migliore delle nuove tecnologie, soprattutto la frattura idraulica delle rocce. La terza partita è quella cinese e le banche centrali occidentali sono protagoniste importanti attraverso i cambi. Pechino vuole tenere lo yuan abbastanza basso da sostenere le esportazioni mentre si svolge la complessa riconversione dall’accumulazione a tutti i costi a una crescita compatibile. Ma «l’età dell’armonia» è ben lontana e il rallentamento della crescita può provocare seri contraccolpi sociali e politici. Anche per questo gli Stati Uniti stanno attenti a manovrare il dollaro evitando che scoppi una guerra mo- BRIOCHE E CAPPUCCINO Parole vecchie con significati nuovi o viceversa? di Riccardo Ruggeri • I «crediti deteriorati»? Sono le «sofferenze» e gli «incagli». Quattrini persi dai cittadini comuni per inettitudine delle élite. • Dilemma per colti: meglio una «Bad Bank» come vuole il Governo o un «Grande Swap», come suggeriscono altri? Per un cittadino è stesso dilemma che ha quando è di fronte ai cassonetti per la differenziata. • I Super-Vip a Davos, ebbri di algoritmi, si dicono stupefatti (loro!): «Per l’economia mondiale, ci sono all’orizzonte rischi maggiori del previsto». Che fa un cittadino? Si identifica con Dorothy, bimba della favola «Il meraviglioso Mago di Oz». Guarda Draghi, Yallen, Obama, Merkel, Cameron, Hollande, Renzi, e si chiede: e questi sarebbero il Mago di Oz? netaria negativa per tutti. E qui arriviamo al fossato crescente tra Usa e Ue. La moneta europea, dopo anni di dissennata sopravalutazione, è scesa a livelli più ragionevoli, ma questo non basta a spingere il vecchio Continente sulla via di una vera ripresa. Dal 2010 ad oggi sono cresciuti solo gli Stati Uniti; meno di altre fasi storiche, ma hanno pur sempre dimezzato i disoccupati giunti ora al 5% della forza lavoro. Anche l’inflazione, più bassa del solito, resta in territorio positivo, contrastando la tendenza strutturale al ribasso per l’effetto dell’Asia e delle nuove tecnologie che riducono i costi di produzione. Non è così nella zona euro dove stagnazione della domanda e deflazione strisciante creano un’atmosfera palu- dosa. L’abbondante pioggia di denaro liquido ha alimentato la palude, ma non ha portato i prezzi verso l’obiettivo del due per cento e non ha spinto l’economia. La Bce è stata l’unica ad agire con visione e impatto sistemico, però non può essere lasciata sola. Sono mancati i governi, è mancata la svolta della politica fiscale, sono mancati gli investimenti pubblici e privati. Il piano Juncker tanto propagandato era già una barzelletta e adesso non fa più ridere nessuno. Nel grande gioco del mercato, dunque, l’Eurolandia risulta perdente perché i suoi governi si sono rivelati confusi, divisi e sostanzialmente imbelli. Fino a quando Mario Draghi potrà gonfiare la sua ciambella di salvataggio? Formiche.net NELL’INCONTRO CON LA MERKEL, RENZI DOVREBBE CHIEDERLE LA TESTA. MA SEYLMAR È IL SUO UOMO Per Renzi, Martin Seylmar è un osso duro Il capo di gabinetto della Commissione Ue è un mastino che ha in mano tutto DI I PAOLO QUARANTA l presidente del Consiglio, Matteo Renzi, incontrerà il 29 gennaio la Cancelliera Angela Merkel nelle stanze del palazzo del governo federale tedesco. Dopo una settimana tesissima questo sarà un primo incontro per cercare di stemperare i rapporti tra i due paesi anche se, dicono i ben informati, il premier italiano non sembra intenzionato ad ammorbidire la sua linea. Anzi il capo del governo vorrebbe rilanciare chiedendo, tra le altre cose, le dimissioni Martin Seylmar, potente capo di gabinetto del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. Carriera formidabile la sua, ex consulente della Bce, ha lavorato per la Bertelsmann, multinazionale del settore delle comunicazioni. Conosce 7 lingue, europeista e tedesco convinto, è da sempre vicino alla Cdu e alla cancelliera Merkel. Definito da molti il deus ex machina della Commissione europea si è da sempre contraddistinto per un forte interventismo e sembra avere un grande potere sia nelle nomine dei dirigenti e sia nelle scelte della comunicazione della Commissione. Il suo punto debole, a detta di tanti, è la completa incapacità di mediare elemento fondamentale per tenere compatti i 28 commissari dell’Unione europea. Colpire lui, secondo la strategia italiana, potrebbe essere un primo passo per indebolire la politica germano-centrica dell’Europa. Significherebbe inoltre, rimuovere un super burocrate da sempre contrario alla flessibilità europea e che, secondo fonti da Palazzo Chigi, potrebbe remare contro la Legge Stabilità appena approvata. Per tali ragioni sarebbe prevista un’offensiva del governo italiano che lo accusa, anche non troppo velatamente, di aver allontanato l’unico funzionario italiano nella squadra del presidente della Commissione Europea, Carlo Zadra, per far posto a Michael Shot- del presidente del consiglio prima ter, britannico, e molto più vicino alle dell’incontro con la Cancelliera. Carlo logiche dei paesi del centro Europa. Calenda, uomo cresciuto nelle azienNon solo, sarebbe Marde, ottimo negoziatore tin Seymar colui che e soprattutto estraneo avrebbe fatto trapelare alle dinamiche tradialla stampa, in maniera zionali della diplomazia naturalmente anonima, del vecchio continente, che a Roma non ci sanominato ambasciatore rebbe un interlocutore italiano all’Unione euroaffidabile. pea al posto di Stefano Ma le novità non Sannino che, a quanto sembrano finite qui. pare, godeva di un rapIl 19 gennaio l’europorto privilegiato con lo deputato Pd Nicola stesso Seylmar. SemDanti, renziano di ferbrerebbe questa quindi, ro, ha presentato un’inl’occasione giusta per il terrogazione sul codice governo per avanzare la di condotta di Martin richiesta di dimissioni Selmayr che «costituitenendo presente che, in Martin Seylmar rebbe un canale privital caso, a prescindere legiato di informazione dall’esito, si aprirebbe per le cancellerie di alcuni stati mem- un braccio di ferro con la Germania bri, consentendo il passaggi di comu- destinato a protrarsi nel tempo. nicazioni riservate». Da qui la mossa © Riproduzione riservata