SCIENZA E TECNOLOGIA 176 STCMT 07 Originale: inglese Traduzione italiana non ufficiale Assemblea parlamentare della NATO SOTTOCOMMISSIONE SULLA PROLIFERAZIONE DELLE TECNOLOGIE MILITARI PROLIFERAZIONE DI MISSILI E DI TECNOLOGIA MISSILISTICA PROGETTO DI RELAZIONE CRISTIAN VALERIU BUZEA (ROMANIA) RELATORE* Segretariato internazionale 28 agosto 2007 * Fino all'approvazione da parte della Commissione scienza e tecnologia, il presente documento rappresenta solo le opinioni del relatore. I documenti dell'AP-NATO sono disponibili sul sito web: http://www.nato-pa.int 176 STCMT 07 i INDICE I. INTRODUZIONE .................................................................................................................. 1 II. MISSILI BALISTICI............................................................................................................... 2 A. B. C. MISSILI A GITTATA LUNGA ....................................................................................... 2 1. GLI ARSENALI ICBM NEL MONDO ........................................................................ 2 2. I MISSILI ICBM UTILIZZARI COME ARMI CONVENZIONALI ................................. 4 MISSILI A GITTATA INTERMEDIA (IRBM) E MEDIA (MRBM) ..................................... 6 MISSILI BALISTICI A GITTATA CORTA (SRBM) ......................................................... 9 III. MISSILI DA CROCIERA ..................................................................................................... 10 IV. I SISTEMI PORTATILI DI DIFESA AEREA (MANPADS, MAN-PORTABLE-AIR-DEFENCESYSTEMS) ........................................................................................................................ 13 V. LA DIFESA ANTIMISSILE .................................................................................................. 15 VI. I REGIMI INTERNAZIONALI .............................................................................................. 16 VII. CONCLUSIONI .................................................................................................................. 19 176 STCMT 07 I. 1 INTRODUZIONE 1. I missili svolgono un ruolo preminente nell’ambito della difesa e della sicurezza fin dal 1944, quando la Germania nazista lancia i razzi V-1 e V-2 contro città del Regno Unito, della Francia e del Belgio. Da allora la tecnologia dei missili balistici ha fatto progressi rapidi, tant’è che i missili a lunga gittata, trasformatisi in vere e proprie armi strategiche, hanno costituito il nucleo centrale degli arsenali militari della Guerra fredda. In quel periodo il numero dei missili balistici intercontinentali (Intercontinental Balistic Missiles - ICBM) a testata nucleare posseduti da uno Stato era indice di potere e importanza nella contrapposizione tra due blocchi che ha contraddistinto la Guerra fredda. 2. Dopo il crollo del muro di Berlino, pur essendo cambiata la natura della minaccia cui far fronte, l’importanza dei missili balistici e dei missili da crociera non è diminuita. Anche se gli Stati Uniti e l’Urss/Russia hanno ridimensionato sensibilmente i propri arsenali di missili balistici a lunga gittata e smantellato tutti i missili di portata intermedia e media in loro possesso, il numero degli Stati dotati di missili a gittata breve o media sta crescendo. Come ha dimostrato chiaramente la crisi in Libano nell’estate del 2006, persino attori non statali, come Hezbollah, sono dotati di capacità di questo tipo. 3. I missili balistici e da crociera, essendo in grado di trasportare non solo testate nucleari ma di essere armati anche con agenti chimici e biologici, possono rappresentare una minaccia grave tanto per i paesi confinanti quanto per quelli geograficamente più lontani. Possono causare danni notevoli anche se sono equipaggiati con testate convenzionali. 4. La proliferazione dei missili pone gravi problemi nel campo della sicurezza, sia a livello internazionale che a livello regionale, e in particolare in Medio Oriente. Se è vero che taluni « paesi che destano preoccupazione » potrebbero non essere ancora in grado di sferrare un attacco missilistico contro Londra, Bruxelles o New York, i loro programmi per lo sviluppo di missili balistici o da crociera possono costituire una minaccia indiretta per i Paesi membri della NATO. Avendo in mano gli strumenti per dirigere i missili contro le truppe della NATO schierate al di fuori del territorio dell’Alleanza, tali Stati ostili potrebbero essere tentati di assumere un atteggiamento più aggressivo all’interno di scenari regionali, intensificando il loro sostegno a movimenti e gruppi terroristici antioccidentali. E’ fuori dubbio, ad esempio, che la presunta capacità dell’Iran di colpire obiettivi in Turchia e in Israele, o di lanciare missili balistici Shahab-3 contro le basi militari della NATO in Afghanistan, ha inciso sull’aggressività e sul tenore delle dichiarazioni degli esponenti del governo iraniano in questi ultimi anni. 5. Contrastare la proliferazione dei missili è un’impresa difficile, sopratutto perché questi ultimi, a differenza di quanto avviene per le armi nucleari, chimiche e biologiche (ANCB), generalmente non sono considerate armi « cattive ». Mentre le armi NCB sono vietate, o soggette a una riduzione progressiva, in virtù di convenzioni e trattati particolarmente severi, il regime giuridico internazionale che disciplina la non proliferazione e il disarmo missilistico è assai meno stringente. Il Regime di controllo della tecnologia missilistica (Missile Technology Control Regime - MTCR), che riunisce 34 paesi e ha come finalità quella di controllare il trasferimento di missili e della relativa tecnologia, non può certo definirsi universale, visto che i due paesi che più contribuiscono alla proliferazione di tale tecnologia, vale a dire la Cina e la Corea del Nord, non ne fanno parte. 6. Toccare tutti gli aspetti della proliferazione missilistica nell’ambito ristretto di una relazione è un’impresa impossibile. Si è dunque preferito restringere il campo d’indagine e tralasciare l’importante questione della difesa missilistica, aspetto peraltro già in precedenza affrontato in modo approfondito da due relazioni della Commissione rispettivamente nel 2003 e nel 2004. Allo stesso modo, non sono oggetto della presente analisi i velivoli senza pilota (UAV) visto che ad essi è dedicata la relazione generale della Commissione per il 2007. La presente relazione si riferirà pertanto ai seguenti argomenti principali: 176 STCMT 07 - II. 2 utilizzo, a fini strategici, dei missili balistici convenzionali a lunga gittata; analisi delle preoccupazioni crescenti suscitate dai programmi di missili a gittata media e intermedia nelle regioni vulnerabili; proliferazione dei missili a gittata corta e interesse crescente mostrato dagli attori non statali in questa categoria di armi; proliferazione dei missili da crociera; varo di misure volte a contrastare il rischio dell’uso, a fini terroristici, di missili lanciabili “a spalla”; rafforzamento del quadro giuridico internazionale volto a contrastare la proliferazione dei missili e della relativa tecnologia. MISSILI BALISTICI 7. Il missile balistico è un vettore dotato di razzi propulsori diretto contro un obiettivo a terra. Una volta lanciato, esso segue una traiettoria balistica che dipende dalla forza di gravità e dalla resistenza dell’aria. Sebbene i missili balistici non siano dotati di una precisione elevata, essi presentano vantaggi considerevoli sul piano militare. In un periodo, come quello attuale, in cui i sistemi di difesa antimissile sono poco diffusi e per di più non sono particolarmente affidabili, un’offensiva che prevede l’impiego di missili balistici avrebbe una probabilità di successo maggiore rispetto a un attacco aereo in quanto i vettori aviolanciati sono molto più facilmente intercettabili. 8. Il propellente utilizzato per il lancio del missile balistico può essere liquido o solido. Per i missili della prima generazione veniva utilizzato esclusivamente carburante liquido che sprigiona più energia, ha una forza propulsiva maggiore ed è basato su materie prime di reperimento relativamente facile, come l’ossigeno e l’idrogeno. Tuttavia, i missili a carburante liquido devono essere riforniti prima di ciascun lancio, fatto che rende impossibile un loro impiego a breve termine. Per gli usi militari rivestono pertanto maggiore interesse i propellenti solidi, in particolare perché consentono una più facile trasportabilità dei missili ed eliminano quasi del tutto il rischio di un attacco “preventivo” contro le piattaforme di lancio. 9. Secondo la definizione in vigore negli Stati Uniti i missili balistici si suddividono in quattro categorie, in funzione della loro gittata : - missili balistici intercontinentali (Intercontinental Balistic Missiles – ICBM) oltre 5.500 km missili balistici a gittata intermedia (Intermediate Range Balistic Missiles- IRBM) da 3.000 a 5.500 km missili balistici a gittata media (Medium Range Balistic Missiles- IRBM) da 1.000 a 3.000 km missili balistici a gittata corta (Short Range Balistic Missiles - SRBM) fino a 1.000 km A. MISSILI A GITTATA LUNGA 1. Gli arsenali ICBM nel mondo 10. La necessità di disporre di missili a lungo raggio è divenuta meno pressante nel corso degli ultimi due decenni, giacché nessuna grande potenza viene classificata ufficialmente come un nemico potenziale ed è difficile immaginare che gli ICBM a testata nucleare possano essere impiegati per contrastare le minacce nuove poste da gruppi di terroristi o di ribelli. I Trattati START (Trattato per la riduzione delle armi strategiche) e SORT (Trattato per la riduzione degli arsenali nucleari strategici) hanno indotto gli Stati Uniti e la Russia a adottare misure massicce di disarmo, anche se diverse migliaia di missili ICBM continueranno a essere custoditi nei depositi dei due Stati persino dopo la piena attuazione dei Trattati. Oltre a mantenere una certa capacità nucleare a 176 STCMT 07 3 scopo dissuasivo, i due paesi prevedono in realtà di modificare i missili ICBM per potere condurre attacchi convenzionali. 11. Nel frattempo una Cina sempre più ricca si affaccia come nuova potenza nel settore della difesa missilistica. Pechino sta attuando un vasto programma di sviluppo di missili che comprende tutte le categorie di vettori. I missili cinesi a lunga gittata fungono da deterrente contro gli Stati Uniti nel caso che Washington avesse intenzione di contrastare i piani di Pechino nella regione dell’Est asiatico. La forza deIla Cina in questo campo è stata riconfermata dall’annuncio recente che le forze armate cinesi avrebbero testato con successo un missile antisatellite (ASAT) intercettando un satellite meteorologico cinese obsoleto. L’esperimento ha suscitato forti preoccupazioni negli ambienti militari statunitensi che dipende in larga misura dai sistemi di ricognizione e navigazione via satellite. 12. I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sono i soli a disporre di ICBM (compresi i missili balistici imbarcati sui sottomarini o SLBM) equipaggiabili con testate nucleari. In particolare, - - gli Stati Uniti posseggono ICBM Minuteman-3 dalla portata di 9.000 km, missili SLBM Trident-1 e Trident-2 dalla gittata di 7.000 km ; la Russia dispone di ICBM dalla gittata compresa tra 9.000 a 11.000 km (tra cui i vecchi SS18 e SS-19 a propellente liquido, gli SS-24, SS-25 e i nuovi SS-27 Topol-M a propellente solido) e di SLBM dalla portata compresa tra 6.000 e 8.000 km ;1 la Francia dispone di SLBM M-45 con una gittata di 6.000 km e sta cercano di acquisire un nuovo SLBM D-51 ; il Regno Unito possiede degli SLBM Trident-2 ; la Cina dispone di DF-5 e di DF-4, dalla gittata rispettivamente di 13.000 e 5.500 km; ha testato missili DF-31 con una portata di 8.000 km e attualmente sta mettendo a punto il DF31A (12. 000 km).2 13. E’ probabile che in futuro altri paesi aderiranno al gruppo degli Stati che possiedono missili balistici intercontinentali. In India, l’Organizzazione per la ricerca e lo sviluppo nel settore della difesa (DRDO) ha messo in cantiere una nuova versione del missile Agni III che avrà una gittata di 5.500 km. I progressi rapidi registrati dalla Corea del Nord nello sviluppo dei missili a lunga gittata ha sorpreso molti, anche se sotto il profilo tecnico il progetto più recente, il Taepo-Dong II, è un missile a media gittata. Per quanto riguarda l’Iran, diverse fonti citano informazioni delle autorità di intelligence americane, secondo le quali il paese si doterà di missili balistici intercontinentali entro il 2015. 14. Per quanto concerne il numero esatto dei missili ICBM schierati se ne possono fare solamente delle stime. Secondo Carnegie Endowment for International Peace gli Stati Uniti disporrebbero di 846 ICBM (SLBM compresi), contro 777 della Russia, 58 del Regno Unito e 20 della Cina. Rispetto al 1987 il numero complessivo dei missili balistici a lunga gittata, effettivamente dislocati, è diminuito del 57 per cento.3 15. Come sottolineato in precedenza, il numero degli ICBM ha subito un ridimensionamento significativo, sopratutto in seguito alla stipula del Trattato START tra Stati Uniti e Russia. Il problema di come dare un seguito al Trattato, che peraltro scadrà nel 2009, si pone ormai con 1 2 3 Il 29 maggio 2007, la Russia ha testato il nuovo missile ICBM RS-24, sostanzialmente identico alla versione a testata multipla del Topol-M, anche se in Russia viene presentato come un missile del tutto nuovo. “Two Treaties to Contain Missile Proliferation”, Thomas Graham e Dinshaw Mistry, Disarmament Diplomacy, N. 82, primavera 2006 “Deadly Arsenals. Nuclear, Biological, and Chemical Threat, Joseph Cirincione, Jon B. Wolfsthal e Miriam Rajkumar, Carnegie Endowment for International Peace, Washington D.C., 2005 176 STCMT 07 4 forza ed è al centro di colloqui tra gli esponenti del governo russo e di quello statunitense. Il secondo Trattato concluso tra Stati Uniti e Russia, il SORT (noto anche come Trattato di Mosca), rimarrà in vigore fino al 2012 ma non prevede alcun meccanismo di verifica, né contiene disposizioni sulla distruzione dei sistemi di lancio e dei vettori. 16. Il 27 giungo 2006 il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto di avviare negoziati bilaterali per la sostituzione o il rinnovo del Trattato START. Vi sono elementi che avvalorano la tesi che il governo degli Stati Uniti stia esaminando con molta attenzione la proposta di Putin. Nel maggio del 2006, il sottosegretario di Stato per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale Robert Joseph, e Sergei Kislyak, viceministro degli affari esteri russo, hanno istituito un gruppo che avrà il compito di affrontare le questioni legate alla scadenza del Trattato START.4 17. Occorre precisare che le procedure di verifica del Trattato START, che sono uno strumento estremamente importante per garantire l’effettivo rispetto degli impegni assunti in termini di smantellamento dei missili ICBM, non sono sempre efficaci. Ad esempio, il paese sottoposto ad ispezione è autorizzato a coprire la parte anteriore del missile per proteggere informazioni sensibili. Gli Stati Uniti e la Russia si sono accusati reciprocamente di aver abusato di tale diritto per nascondere il numero effettivo dei missili custoditi nei propri arsenali. Inoltre in taluni casi l’interpretazione dei dati telemetrici è piuttosto complicata.5 2. I missili ICBM utilizzati come armi convenzionali 18. Negli ultimi anni il Pentagono, con il sostengo del governo Bush, sta portando aventi il progetto di equipaggiare i propri missili SLBM Trident con testate non nucleari e di schierare ICBM con base a terra armandoli con testate convenzionali. Il Trattato START consente il dispiegamento di missili balistici dotati di testate convenzionali. Tuttavia esso prevede allo stesso tempo determinati vincoli per quanto concerne il metodo e i siti di installazione: i missili devono essere installati in silos o su sistemi di lancio mobili e trasportabili su strada o rotaia.6 19. Ma il progetto dell’amministrazione del presidente G.W. Bush, inteso a modificare la dottrina nucleare (Nuclear Posture) in vigore dalla Guerra fredda, non ha ottenuto l’approvazione del Congresso. La legge di programma [authorization law] e la legge di spesa per il settore della difesa per l’anno finanziario 2007 hanno recepito la volontà del legislatore di mantenere la triade nucleare tradizionale. Infatti, le due leggi appena menzionate non solo limitano la politica del Pentagono, volta a ridurre l’arsenale dei missili nucleari a base terrestre, e impediscono la dismissione di alcuni vecchi cacciabombardieri strategici, ma pongono anche un freno all‘Iniziativa PGSI (Prompt Global Strike Initiative) che mira ad equipaggiare con testate convenzionali ventiquattro dei missili nucleari Trident D-5 a lunga gittata lanciabili da sottomarini che sono attualmente imbarcati su dodici sommergibili della marina statunitense.7 20. L’idea alla base della progetto PGSI è che la capacità di colpire con precisione obiettivi, quali gruppi terroristici in possesso di armi di distruzione di massa, è ridotta a causa dei limiti, in termini di gittata e tempi di tiro, insiti alle capacità di attacco di precisione attualmente disponibili, quali bombe a guida di precisione e missili da crociera trasportati da UAV oppure imbarcati su sottomarini o aeromobili di tipo strategico e tattico. Come previsto dalla strategia annunciata nel Nuclear Posture Review del 2001, i missili balistici a lunga gittata armati con testate convenzionali, in particolare bombe a frammentazione di tipo metal slug o a flechette, permetterebbero al 4 5 6 7 “ReSTART: The Need for a New U.S.-Russian Strategic Arms Agreement”, Anatoli Diakov e Eugene Miasnikov, Arms Control Today, settembre 2006 Ibid. Ibid. “Signed Defense Bills Rebuff Pentagon Plans”, Caitlin Harrington, Arms Control Today, novembre 2006 176 STCMT 07 5 Pentagono di attaccare obiettivi a una distanza di diverse migliaia di chilometri in meno di un’ora. Secondo il generale James E. Cartwright, capo del Comando strategico degli Stati Uniti, il sistema potrebbe migliorare la capacità del Pentagono di lanciare con precisione « attacchi ‘preventivi’ convenzionali » contenendo i « danni collaterali ».8 Questo tipo di missile potrebbe essere altresì impiegato efficacemente come bomba a penetrazione contro bunker sotterranei e altri obiettivi « duri » o interrati nella profondità del suolo.9 21. Il PGSI può essere definito come un programma rivoluzionario nel senso che finora gli ICBM venivano esclusivamente equipaggiati con armi nucleari. I sostenitori del programma sottolineano con forza che l’Iniziativa potrebbe essere uno strumento estremamente efficace che il governo americano potrebbe considerare essenziale per far fronte ai rischi posti dal XXI secolo. In merito a tale ipotesi Bruce McDonald, l’ex vicedirettore per la sicurezza nazionale dell’Ufficio per la politica della scienza e della tecnologia della Casa Bianca invita ad immaginare uno scenario in cui “ il governo americano riceve informazioni in base alle quali una organizzazione terroristica in possesso di un’arma nucleare si appresta a mandare sulle strade di una regione remota camion carichi di uno o più dispositivi nucleari. Se si interviene con un certo ritardo la probabilità di poter distruggere i veicoli in un secondo momento tenderà a zero man mano che i camion si allontaneranno dal luogo di partenza. Attaccare i camion con un’arma nucleare è un’opzione tecnicamente possibile, ma il presidente potrebbe rifiutare di prenderla in considerazione, dati i danni collaterali che ne conseguirebbero o l’eventualità che l’informazione ricevuta possa essere errata (…). Certamente sarebbe più opportuno valutare prima soluzioni che prevedono l’impiego di missili non balistici, anche se si potrebbe essere costretti a escluderle a priori a causa dei tempi ristretti. Se fosse possibile lanciare un segnale rapidamente, un D-5 potrebbe raggiungere l’obiettivo in soli 15-20 minuti, un intervallo di tempo che grazie allo schieramento avanzato del missile sarebbe addirittura più breve rispetto al tempo impiegato da un ICBM.”10. 22. La conversione degli ICBM nucleari in armi convenzionali è un’operazione complessa e presenta alcuni ostacoli tecnici che devono ancora essere superati. Dal momento che gli obiettivi potenziali sarebbero più frequentemente mobili, occorrerebbe ad esempio migliorare notevolmente la precisione del missile, dotandolo dei sistemi più avanzati di guida e di selezione dei bersagli. Il costo di un programma simile è un altro fattore non trascurabile. Il Dipartimento della difesa americano ha richiesto finanziamenti per un importo complessivo di 503 milioni di dollari, da spendere nell’arco di cinque anni per il programma sul Trident convenzionale, una cifra cui occorre aggiungere il prezzo per l’acquisto di nuovi missili.11 23. Inoltre, il programma ha delle implicazioni politiche. Altri paesi potrebbero seguire l’esempio statunitense. La Russia e la Cina, ad esempio, potrebbero decidere di sviluppare capacità adeguate per trasformare i propri ICBM. Taluni paesi, come l’India, il Pakistan, l’Iran e la Corea del Nord, sospettatati di voler dotarsi di missili balistici a lunga gittata, potrebbero trovare allettante l’idea lanciata dagli USA con l’Iniziativa PGSI. Steve Andreasen, analista politico ed ex direttore responsabile della politica di difesa e di controllo degli armamenti in seno al Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sostiene che « questi paesi potrebbero ufficialmente far proprie le argomentazioni americane in favore dell’adozione di missili balistici “convenzionali” a lunga gittata allo scopo di difendersi dalle pressioni della comunità internazionale che vorrebbe indurli a contenere i loro programmi su questa categoria di missili. Ma a quel punto gli ICBM 8 9 10 11 “Pentagon Seeks Nonnuclear Tip for Sub Missiles”, Michael R. Gordon, The New York Times, 29 maggio 2006 US 'Prompt Global Strike' Capability: A New Destabilising Sub-State Deterrent in the Making?, Ian Davis e Robin Dodd, British American Security Information Council (BASIC). Occasional Papers on International Security Policy, giugno 2006, No. 51 “Conventional Trident Provides a Vital Option”, Bruce MacDonald, Arms Control Today, settembre 2006 “Off Target? The Bush Administration's Plan to Arm Long-Range Ballistic Missiles with Conventional Warheads”, Steve Andreasen, Arms Control Today, luglio/agosto 2006 176 STCMT 07 6 potrebbero essere utilizzati, almeno nel breve periodo, come piattaforme per il lancio di armi nucleari.»12 24. Inoltre, equipaggiare i missili balistici a lungo raggio con testate non nucleari rischia di abbassare la soglia di utilizzo di tali armi. D’altro canto, anche se gli Stati Uniti dovessero rinunciare al programma, non si avrebbe comunque la garanzia che gli altri paesi perderebbero il loro interesse a sviluppare questo tipo di capacità. Il Congresso degli Stati Uniti ha rinviato l’attuazione della PGSI e ha commissionato tre studi sulla fattibilità e sull’effettiva necessità di disporre di una capacità di colpire a livello globale (global strike capability). Il legislatore ha altresì manifestato dubbi sui costi del programma ed espresso il timore che esso possa favorire la proliferazione dei missili balistici dotati di cariche nucleari o convenzionali. Inquieta inoltre la prospettiva di un contrattacco nucleare su vasta scala in risposta a un’azione condotta con missili balistici convenzionali. Secondo il senatore democratico Jack Reed, rappresentante per Rhode Island e membro della Commissione del Senato sulle forze armate, « siamo molto preoccupati per gli effetti destabilizzanti che tale iniziativa potrebbe avere sulla politica nucleare e di dissuasione. Come si fa peraltro a sapere con sicurezza se un missile lanciato da un sottomarino Trident è di tipo convenzionale piuttosto che di tipo nucleare? »13 L’unica soluzione possibile nel caso specifico sarebbe l’introduzione di un meccanismo di notifica efficace. B. MISSILE A GITTATA INTERMEDIA (IRBM) E MEDIA (MRBM) 25. Tra le questioni di sicurezza legate ai missili, attualmente la proliferazione dei missili balistici a gittata intermedia (3.000 – 5.500 km) e media (1.000 – 3.000 km) suscita le preoccupazioni maggiori. Le categorie di missili IRBM e MRBM sono state praticamente eliminate dal Trattato INF sulle Forze nucleari intermediarie tra Stati Uniti e Urss. Tale strumento ha consentito di ridurre del 98 per cento il numero dei missili IRBM presenti nel mondo. Tuttavia il 15 febbraio 2007, il generale d’armata, Yuri Baluyevsky, capo di Stato maggiore della difesa russa, ha dichiarato che Mosca potrebbe decidere di ritirarsi unilateralmente dal Trattato INF e puntare missili a gittata intermedia e media contro i nuovi Stati membri della NATO in risposta ai piani americani che prevedono l’installazione di sistemi di difesa antimissile sul territorio della Polonia e della Repubblica ceca. Sembra, tuttavia, che in questi ultimi mesi il governo russo abbia perso interesse a portare avanti questa idea. Tant’è che in luglio il generale Evgheni Bujinsky ha proposto di trasformare l’INF in un accordo multilaterale. Il vostro relatore è convinto che l’abbandono del Trattato INF sarebbe un grave errore che avrebbe un effetto destabilizzante e causerebbe tensioni inutili. 26. Per quanto concerne gli altri paesi detentori di missili, la Francia, pur non essendo firmataria del Trattato, ha disattivato i propri missili a raggio intermedio e medio. Allo stesso modo Argentina, Brasile, Egitto, Libia e Sudafrica hanno deciso di abbandonare i propri programmi nazionali di costruzione di capacità di media gittata. La Cina, invece, manterrà 12 IRBM e altrettanti MRBM.14 27. Nel giugno 2006 gli Stati Uniti hanno accusato quattro imprese cinesi di aver trasferito all’Iran tecnologie destinate allo sviluppo del programma missilistico a medio raggio del paese mediorientale. La China Great Wall Industry Corp., un impresa di proprietà dello Stato, ad esempio avrebbe fornito sistemi di guida per i missili iraniani Shahab-3. Come reazione il Dipartimento del tesoro americano ha congelato il patrimonio finanziario dell’azienda nel giugno 2006. 12 13 14 Ibid. “Pentagon Seeks Non nuclear Tip for Sub Missiles”, Michael R. Gordon, The New York Times, 29 maggio 2006 “Deadly Arsenals. Nuclear, Biological, and Chemical Threat”, Joseph Cirincione, Jon B. Wolfsthal e Miriam Rajkumar, Carnegie Endowment for International Peace, Washington D.C., 2005 176 STCMT 07 7 28. Da alcuni anni diversi altri paesi mostrano un interesse crescente per i missili a gittata intermedia e media. India, Israele, Pakistan e Arabia Saudita hanno già installato MRBM, e persino IRBM, o stanno varando piani in tal senso. 29. Il programma ambizioso della Corea del Nord per lo sviluppo di missili balistici rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per la sicurezza internazionale. Gli Stati Uniti hanno motivato lo sviluppo del loro costoso progetto di difesa contro i missili strategici principalmente con l’avvio di tale programma da parte della Corea del Nord. Anche se tra gli esperti del settore prevale il parere che tale paese non disponga ancora dei mezzi necessari per mettere a punto testate nucleari sufficientemente compatte da poter essere installate su dei missili, l’esperimento nucleare effettuato il 9 ottobre 2006 fa presumere che Pyongyang stia operando in questa direzione. Inoltre si suppone il paese sia in possesso di armi chimiche, e forse anche biologiche, che potrebbe utilizzare per armare propri missili.15 30. La Corea del Nord ha incontrato, e incontra tuttora, serie difficoltà tecniche con il suo progetto per lo sviluppo di capacità missilistiche, subendo l’umiliazione di diversi fallimenti, come nel 1998, in occasione del test di lancio del Taepo-Dong I, un missile multistadio che non è stato in grado di raggiungere un’altitudine sufficientemente elevata per portare l’armamento in orbita. Tuttavia la Repubblica popolare democratica di Corea ha registrato a suo favore successi importanti che non vanno sottovalutati. Il Taepo-Dong II multistadio, testato lo scorso anno, non è perfetto ma dimostra che il paese ha compiuto un salto di qualità nell’arco di pochi anni. Si ritiene inoltre che abbia esportato tecnologia missilistica e missili completi ad altri paesi quali Iran, Pakistan, Egitto, Libia, Siria e Yemen. Si hanno indicazioni che la Corea del Nord abbia fornito sistemi missilistici al Pakistan in cambio di tecnologia per armi nucleari destinata all’ormai famoso scienziato pachistano, A.Q. Khan. 31. Il programma missilistico nordcoreano , soprattutto in passato, ha altresì tratto vantaggio dagli aiuti forniti da determinati paesi stranieri. Pyongyang ha acquisito direttamente o indirettamente tecnologie e conoscenze tecniche dall’Unione sovietica, dalla Cina, dall’Egitto, da diversi paesi europei, dal Giappone e dalla Siria. Si ritiene che negli anni novanta la Repubblica popolare democratica di Corea abbia acquistato dalla Russia un missile R-27 a media gittata, già allora vecchio di quarant’anni. A partire da quest’ultimo saranno forse sviluppati nuovi missili basati a terra o in mare con una gittata stimata di oltre 2.500 km. Assai più precisi degli altri missili nordcoreani, questi R-27 modificati rafforzerebbero sensibilmente la capacità missilistica del paese. I sistemi basati in mare aprirebbero a Pyongyang nuove possibilità per colpire i propri obiettivi e evitare attacchi “preventivi”.16 32. Dopo un periodo di forte espansione nei settori della ricerca, dello sviluppo e dell’installazione di missili balistici negli anni novanta, all’inizio del nuovo millennio il programma missilistico nordcoreano ha attraversato una fase di stagnazione con la rinuncia a nuovi test. Tale fase fu inaugurata nel 2002 con la Dichiarazione di Pyongyang e riaffermata nel vertice con il Giappone nel maggio 2004. Tuttavia, il 20 giugno 2006, i responsabili politici della Repubblica popolare democratica di Corea annunciarono che il paese non si considerava più vincolato alla moratoria sulla sperimentazione missilistica. Il 4 luglio, data in cui gli Stati Uniti celebrano la festa nazionale dell’Independence Day, la Corea del Nord ha eseguito una serie di prove, ed in particolare il lancio di un Taepo-Dong II, missile che secondo il parere di alcuni esperti sarebbe in grado di raggiungere l’Alaska e la costa occidentale degli Stati Uniti. Il Consiglio di sicurezza delle 15 16 E’ opportuno precisare che usare missili balistici come vettori di armi chimiche o biologiche è un’impresa non priva di difficoltà tecniche a causa dell’elevata velocità e del surriscaldamento cui sono soggetti i missili. Secondo alcuni specialisti del settore, in assenza di una schermatura termica adeguata, rimane attiva una parte dell’agente chimico o biologico che non supera il 5 per cento. “CRS Report For Congress: North Korean Ballistic Missile Threat to the United States, Steven A.Hildreth, 3 gennaio 2007 176 STCMT 07 8 Nazioni Unite ha reagito immediatamente adottando la Risoluzione 1695 che condanna il test e ingiunge alla Corea del Nord di sospendere tutte le attività relative ai missili balistici e di ripristinare la moratoria sul lancio di missili. 33. I 100 -200 missili No-Dong a media gittata che costituiscono la chiave di volta dell’arsenale nordcoreano possono portare testate convenzionali o armi di distruzione di massa a distanze comprese tra 1.000 e 1.300, mettendo la maggior parte dell’arcipelago giapponese, comprese diverse basi militari statunitensi, alla portata della Corea del Nord. I missili No-Dong non hanno una precisione elevata (si considera che possono mancare il bersaglio di circa 2 - 4 km) e proprio questa loro caratteristica può essere causa di gravi danni collaterali. 34. Il missile a gittata intermedia, desta particolari preoccupazioni in seno all’opinione pubblica, anche se durante il test di volo ha cessato di funzionare appena 42 secondi dopo il lancio. Visto il fallimento della prova, è difficile valutare la reale gittata dell’arma, anche se teoricamente il TaepoDong II è un razzo in grado di colpire parti del territorio americano. Eppure, vi sono alcuni fattori che tendono a limitarne l’efficacia: innanzitutto, per poter raggiungere la terraferma statunitense, il vettore con molta probabilità non potrà essere equipaggiato con una testata nucleare; in secondo luogo, è probabile che non sia molto preciso; in terzo luogo il sistema di difesa antimissile americano è stato concepito proprio per la difesa contro questo tipo di minaccia e, quarto, il Taepo-Dong II verrebbe lanciato da siti fissi e conosciuti e i preparativi per il lancio sarebbero facilmente individuabili da un satellite. Pertanto sarebbe un obiettivo facile per un attacco preventivo da parte degli Stati Uniti.17 35. Ciononostante la Repubblica popolare democratica di Corea ha dimostrato di conseguire progressi costanti nel settore dei missili. Ciò lascia supporre che sarà in grado di superare gli attuali problemi tecnici in un futuro non troppo lontano. Pertanto è lecito affermare che il pericolo derivante dai missili balistici nordcoreani, pur non essendo imminente, sta comunque crescendo. 36. Si ritiene che l’Iran sia in possesso di missili balistici a medio raggio fin dal 1998, anno in cui è divenuto operativo lo Shahab-3. Lo Shahab-3 è un missile a propellente liquido dalla gittata variabile, a seconda del peso del carico, tra 1.200 e 1.500 km Pur essendo imparentato con il missile nordcoreano No-Dong, lo Shahab-3 viene presentato come un prodotto di esclusiva fabbricazione iraniana. A causa della sua gittata, il missile rappresenta una minaccia per la regione del Golfo, la Turchia, Israele, il Caucaso e gran parte del territorio dell’Asia centrale. Il numero dei Shahab-3 schierati è tenuto segreto, ma secondo stime autorevoli l’Iran disporrebbe di almeno 30 unità. 37. Si ritiene che l’Iran stia sviluppando una versione più aggiornata dello Shahab, dalla gittata di 2.000 km, capace di raggiungere il territorio di alcuni paesi membri della NATO, ed in particolare la Grecia, la Turchia e la Romania. Alcuni analisti occidentali sono giunti alla conclusione che l’Iran sta già schierando missili di questo tipo.18 Sembrerebbe altresì che l’Iran si accinge a costruire un vero e proprio missile a gittata intermedia, lo Shahab-5, che avrà probabilmente una portata variabile tra 3.500 e 4.300 km e sarà in grado di trasportare una testata dal peso di una tonnellata. Sebbene non risulti ancora chiaro quali saranno i tempi esatti di sviluppo, i lavori procederanno probabilmente a rilento, vista la forte dipendenza dell’Iran dall’estero per gli aiuti nel settore della tecnologia e del know how. Ci sono inoltre buone ragioni per ritenere che l’Iran cerchi di procurarsi missili nordcoreani, in particolare missili balistici nordcoreani Taepo-Dong II a portata intermedia. Infine, secondo alcune informazioni Teheran avrebbe sviluppato la tecnologia necessaria per 17 18 Relazione speciale del Centro studi per la non proliferazione (Monterey Institute of International Studies) dal titolo: North Korean Ballistic Missile Capabilities, 22 marzo 2006 Iran's Ballistic Missile Developments - Long-Range Ambitions, Robin Huges, Jane’s Defence Weekly, 8 settembre 2006 176 STCMT 07 9 l’impiego di propellente solido, una svolta importante che consente di migliorare la precisione dei missili ed abbreviare la sequenza di lancio. C. MISSILI BALISTICI A GITTATA CORTA (SRBM) 38. Nel corso di questi ultimi decenni il numero dei paesi dotati di missili balistici a breve gittata è aumentato notevolmente, sopratutto grazie alla proliferazione e al clonaggio dei missili Scud-B sovietici. Attualmente i paesi che posseggono capacità nella categoria SRMB sono trenta, di cui cinque risultano essere ufficialmente in possesso dell’arma nucleare. Solo 17 dei restanti 25 Stati posseggono missili dalla gittata superiore a 300 km.19 Il problema della corsa al riarmo nel settore dei missili a breve raggio tuttavia non deve essere sottovalutato e assume particolare attualità in Medio Oriente, dove il fatto di acquisire capacità nel settore balistico conferisce a chi li possiede un certo prestigio nonché un vantaggio strategico nei confronti dei paesi vicini. Molti SRBM possono essere equipaggiati con testate chimiche, biologiche e persino nucleari. Sebbene il Trattato INF abbia previsto l’eliminazione dei missili americani e russi con una gittata compresa tra 500 e 1.000 km, i missili balistici a corta gittata sono forse l’unica categoria di armi a non aver subito una riduzione dopo la Guerra fredda anche se non è noto il numero di unità effettivamente schierate. Oggi diversi paesi (in particolare la Corea del Nord e l’Iran) stanno sviluppando e producono nuovi tipi di SRBM. 39. I missili a breve gittata in possesso della Cina sono puntati prevalentemente contro Taiwan, e il loro numero è in crescita. Secondo funzionari del Pentagono, nel 2005 Pechino aveva dispiegato di fronte a Taiwan 730 missili circa mentre nel 2004 erano solo 500. Da allora il numero dei missili puntati contro Taiwan aumenta di un centinaio all’anno20, e costituiscono un fattore importante di cui va tenuto conto nello scenario della sicurezza regionale. 40. Oltretutto, i missili cinesi sono più moderni degli Scud tradizionali: i sistemi cinesi funzionano per la maggior parte a carburante solido, sono mobili, a guida computerizzata e più precisi, grazie al ricorso più frequente alla navigazione via satellite o radar. Il DF-15, modello più diffuso in Cina, è dotato di un sistema di testate separabili che nasconde l’armamento, una caratteristica che aumenta la probabilità che l’arma possa superare i sistemi di difesa antimissile di Taiwan. Gli esperimenti condotti con successo con questi SRBM nel 1995 e nel 1996 hanno suscitato forti preoccupazioni e causato momenti di panico sulla piazza economica di Taiwan.21 La Cina ha inoltre fornito missili SRBM e tecnologie collegate a Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Libia e forse Siria. Per il proprio programma missilistico, invece, la Cina è in larga misura autosufficiente. 41. I missili a corta gittata della Repubblica democratica popolare di Corea sono puntati contro la Corea del Sud. Secondo i dati forniti dall’”Iniziativa contro la minaccia nucleare”, la Corea del Nord sarebbe in possesso di oltre mille SRBM dalla gittata compresa tra 300 e 700 km, in gran parte frutto di processi di ingegneria inversa, o versioni migliorate degli Scud sovietici. Tali missili sono stati usati come strumento di ricatto contro la Corea del Sud, il Giappone e gli Stati Uniti per costringere questi paesi a varare nutriti programmi di aiuti a favore della Corea del Nord. 42. Il programma SRBM dell’Iran risale alla metà degli anni ottanta, periodo in cui Teheran, in piena guerra con l’Iraq, acquistava missili a corta gittata da Cina, da Libia, Siria e Corea del Nord. A conflitto concluso, il paese si è dotato di una propria capacità produttiva nel settore dei missili SRBM con l’aiuto della Corea del Nord. I missili Shahab-1 e Shahab-2, dalla portata compresa tra 300 e 500 km rispettivamente, sono di fatto degli Scud-B e -C fabbricati ricorrendo all’ ingegneria 19 20 21 “Deadly Arsenals. Nuclear, Biological, and Chemical Threat”, Joseph Cirincione, Jon B. Wolfsthal e Miriam Rajkumar, Carnegie Endowment for International Peace, Washington D.C., 2005 “US reports China missile build-up“, BBC News, 20 luglio 2005 “The Threat from China”, www.missilethreat.com, progetto del Claremont Institute 176 STCMT 07 10 inversa. L’Iran ne possiede probabilmente diverse centinaia, anche se, secondo la valutazione dell’Istituto internazionale di studi sulla sicurezza, sono missili poco precisi che non dovrebbero costituire una minaccia credibile per le strutture militari statunitensi presenti nella regione.22 43. Un aspetto particolarmente preoccupante della proliferazione dei missili è l’interesse crescente che alcuni attori non statali e gruppi terroristici riservano ai missili balistici a corta gittata. Il movimento di Hezbollah nel Libano è probabilmente un caso esemplare in tal senso. Gli esperti militari sostengono che Hezbollah possiede un arsenale che comprende da 10. 000 e 15.000 razzi, in maggioranza « Katiuscia », termine generico per definire proiettili di artiglieria sovietici del tipo BM-21, dal calibro di 122 mm e dalla portata di 29 km. I sistemi israeliani di difesa antimissile, Patriot e Arrow, concepiti per intercettare i missili balistici del tipo Scud, non sarebbero efficaci contro i Katiuscia. 44. Hezbollah possiede inoltre un centinaio di SRBM a gittata più lunga, alcuni dei quali in grado addirittura di colpire Tel Aviv e Haifa. Si tratta di missili di fabbricazione iraniana del tipo Fajr-3 (40 km) e Fajr-5 (75 km) nonché Zelzal-2 con una portata stimata compresa tra 150 e 200 km. Nel corso del conflitto con Israele nell’estate del 2006, Hezbollah ha lanciato circa 4. 000 SRBM che hanno ucciso 43 persone in Galilea nel nord d’Israele, una regione densamente popolata. I missili di questo tipo non sono guidati, né posseggono una precisione elevata, ed hanno un effetto limitato sulle costruzioni in cemento armato. Tuttavia, quando il bersaglio contro il quale sono puntati si trova in un’area urbana, la precisione non è il fattore determinante visto che l’impatto psicologico che questi missili riescono ad avere è comunque notevole.23 45. I paesi firmatari del Regime di controllo della tecnologia missilistica (Missile Technology Control Regime - MTCR) hanno preso atto di questa tendenza preoccupante durante la riunione plenaria tenutasi a Varsavia nel 2002 e in tale occasione hanno deciso di «contenere il rischio che i prodotti controllati e le tecnologie collegate cadano nelle mani di gruppi o di militanti terroristi.» Ma la determinazione da sola non basta - occorre introdurre modifiche sostanziali nelle direttive dell’MTRC. III. MISSILI DA CROCIERA 46. I missili da crociera sono « apparecchi non pilotati, autopropulsi e dotati di un sistema di guida, che utilizzano la spinta aerodinamica per la maggior parte della propria traiettoria ed hanno la missione primaria di portare un ordigno a contatto con un obiettivo ». Benché tale definizione possa applicarsi a diversi veicoli con diverse capacità, i missili da crociera sono sempre stati figure atipiche negli arsenali militari durante la guerra fredda. 47. I missili da crociera hanno suscitato una nuova ondata di interesse alla fine degli anni ’70, soprattutto perché una certa gamma di tecnologie raggiungeva a quell’epoca una fase decisiva. La tecnologia militare americana ha infatti compiuto progressi che hanno permesso di rimediare in parte ai principali inconvenienti presentati da tali missili, in particolare dal punto di vista della precisione e della sopravvivibilità. Il mondo politico si è così interessato più da vicino a tali armi, come il frequente ricorso degli Stati Uniti al missile Tomahawk ha dimostrato nel corso degli anni ’90. Da allora il numero di paesi che cha cercato di procurarsi missili da crociera o di lanciare programmi di produzione è salito vertiginosamente. Oggi oltre 70 paesi, 40 dei quali in via di sviluppo, possiedono insieme più di 75.000 missili da crociera dalla gittata spesso inferiore a 100 22 23 “Iran’s Strategic Weapons Programmes. A Net Assessment”, Istituto internazionale di studi strategici, 2005 Analisi : « Hezbollah, una forza con la quale fare i conti », Prashant Rao, Agence France Presse, 18 luglio 2006 176 STCMT 07 11 km.24 Solo alcune decine tra essi, tuttavia, possiedono missili da crociera da attacco terrestre la cui qualità si avvicini a quella dei Tomahawk statunitensi. 48. Gli Stati Uniti sono uno dei principali esportatori di missili da crociera al mondo, avendo venduto i Tomahawk a decine di nazioni. A partire dal 1980 il Tomakawk ha raggiunto la maturità come sistema d’arma. Di fatto, gli Stati Uniti hanno continuato a migliorare la concezione di questo missile da crociera, ponendo l’accento su due aspetti principali : la flessibilità e i costi. Riguardo al primo, le ultime versioni del Tomahawk (Tomahawk tattico) possono sorvolare un obiettivo in attesa per diverse ore, mentre una nuova connessione di trasmissione permette anche di ridirigere il missile in volo verso un altro obiettivo. Ma soprattutto gli Stati Uniti hanno adottato importanti misure per il contenimento dei costi, che hanno permesso di ridurre il costo unitario del 50%. 49. In materia di commercializzazione dei missili da crociera, le industrie europee del settore della difesa sono tra le più aggressive. Fino ad ora il Regno Unito era stato il solo paese europeo dotato di missili da crociera da attacco terrestre (LACM) americani, ma oggi diversi paesi europei producono ed esportano tali sistemi d’arma. Negli anni ’90 sono nati programmi comuni che hanno condotto ai progetti Taurus (joint venture tedesco-svedese) e Storm Shadow I Scalp (tra Francia e Regno Unito). Diversamente dal Tomahawk, questi missili possono essere lanciati solo da aerei e sono dotati di armi convenzionali. MATRA sta attualmente mettendo a punto per la marina francese una variante navale del missile Scalp per la guerra costiera. Questi missili da crociera possono essere impiegati su tutti i teatri di conflitto per colpire obiettivi di grande valore dopo un volo furtivo autonomo di lunga durata a bassissima altitudine. 50. Non sono previsti perfezionamenti di questi missili, in quanto le industrie della difesa europee sono di norma riluttanti ad impegnarsi da sole in programmi di ricerca e sviluppo costosi e con alte probabilità di insuccesso. Le enormi difficoltà incontrate dalla Germania con il progetto Taurus sono un esempio significativo in tal senso. Sul piano politico, i governi europei mostrano una lievemente minore disponibilità a dotare le proprie forze armate degli ultimi modelli di missili da crociera. Il peso finanziario della partecipazione alle operazioni in Afghanistan ha rallentato il ritmo dei programmi di acquisizione. Ad esempio, i Paesi Bassi hanno recentemente rimandato l’acquisto di missili Tomahawk Block IV americani a causa, apparentemente, dei costi crescenti delle loro operazioni oltremare. 51. In ogni caso, la messa a punto di missili da crociera non è appannaggio dei soli paesi occidentali. Le notizie più inquietanti in tal senso provengono da India e Pakistan. L’India ha istituito con la Russia un partenariato che ha permesso loro di produrre e testare con successo il missile da crociera da attacco terrestre BrahMos. Considerato da molti esperti un missile d’avanguardia, il BrahMos può essere lanciato da sottomarini, navi, aerei e piattaforme terrestri. La sua intercettazione è molto difficile grazie alla tecnologia “stealth” e alla velocità supersonica. Reputato di una precisione estrema grazie alla guida terminale GPS, tale sistema d’arma offre buone prospettive di modernizzazione che sono limitate unicamente dai vincoli del regime RTCM. Infine, si sottolinea il fatto che Russia e india hanno già affermato la propria intenzione di esportare tale missile verso paesi alla ricerca di alternative relativamente meno onerose alle forze aeree classiche. Con una tipica reazione del genere “botta e risposta”, il Pakistan ha annunciato di aver lanciato il suo primo missile da crociera a capacità nucleare Babur nel maggio del 2005, un lancio considerato “una tappa fondamentale della propria storia”25 Fabbricato apparentemente con l’aiuto della Cina, il Babur presenta numerosi punti comuni con il Tomahawk. Ciò detto, la sua gittata e la sua precisione non sono ancora confermate. 24 25 “The Cruise Missile Challenge Overview”, Thomas G. Mahnken, Center For Strategic and Budgetary Assessments, novembre 2004 Pakistan Fires New Cruise Missile, BBC News, 11 agosto 2005 176 STCMT 07 12 52. Si ritiene che anche l’Iran abbia una propria capacità in termini di missili da crociera. All’inizio degli anni ’90, Teheran avrebbe acquistato dalla Cina diverse decine di missili anti-nave a breve gittata C-802. Alcuni di questi missili potrebbero essere stati poi trasferiti ad Hezbollah e utilizzati nella crisi israelo-libanese del 2006. L'Iran ha inoltre centinaia di missili Exocet di fabbricazione francese (benché si tratti di sistemi alquanto primitivi). Nell’aprile del 2006 la televisione di Stato iraniana ha annunciato che un nuovo missile da crociera era stato testato con successo nel Golfo Persico. Secondo il contrammiraglio Ali Fadavi, comandante in seconda della marina del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica, il nuovo missile, chiamato “Nour”, cioè “luce”, ha una gittata di 200 km e può essere lanciato da elicottero. Nel 2005 il procuratore generale ucraino Sviatoslav Piskoun ha dichiarato che nel 2001 il suo paese aveva venduto illegalmente 12 missili da crociera all’Iran (e sei alla Cina). Tali missili KH-55, in grado di essere armati con testate nucleari, hanno una gittata di 3000 km e potrebbero raggiungere Israele e l’Europa sudorientale. Se installati su navi, essi potrebbero potenzialmente colpire qualsiasi bersaglio in qualsiasi parte del mondo. 53. Nel corso degli anni ’90 sono stati presi in esame diversi scenari in materia di proliferazione di missili da crociera : - Conversione di missili da crociera anti-nave a breve gittata in missili da attacco terrestre (il regime RCTM è tollerante nel caso dei missili da crociera anti-nave); Conversione di UAV di puntamento e ricognizione non armati in missili da crociera da attacco terrestre; Conversione di piccoli aerei in kit con pilota in missili da crociera totalmente autonomi con trasporto di armamenti; Messa a punto di missili da crociera « autoctoni ». 54. Tutti questi scenari hanno dato luogo a previsioni molto negative rivelatesi premature in quanto fondate su due malintesi : - Alcuni analisti ritenevano che fosse possibile costruire missili da crociera a costo contenuto partendo da zero, semplicemente acquistando i componenti a doppio impiego in commercio.26 Tuttavia, combinare sottosistemi elettronici complessi in un insieme funzionante non è facile e richiede molto tempo. - E’ effettivamente possibile convertire migliaia di missili da crociera anti-nave come l’Exocet francese o il C-802 cinese in missili da crociera concepiti per l’attacco di obiettivi terrestri. Ma si tratta di un processo particolarmente costoso che priverebbe il missile del suo interesse operativo (ad esempio ogiva ridotta, bassa sopravvivibilità, breve gittata). L’unico scenario con alte probabilità di realizzazione è l’acquisto diretto dall’industria.27 55. Per valutare la portata di tale proliferazione, è opportuno studiare l’evoluzione dei suoi parametri chiave. Secondo gli analisti più stimati, è molto probabile che la minaccia esista nel medio termine (da uno a cinque anni) ed è certo che esista nel lungo termine. Di fatto, vi sono diversi fattori che incoraggiano i paesi a intraprendere la via della proliferazione. Innanzitutto, le attività di messa a punto di missili possono facilmente essere inserite nell’ambito dell’attività di produzione legittima di UAV o di aerei. In secondo luogo, il rilevamento dei test sui missili da crociera è estremamente difficile. I cosiddetti « scudi » antimissile, concepiti per combattere i missili balistici, sono poco adatti alla lotta contro i LACM. E’ quindi possibile ottenere risultati strategici con uno solo di questi missili che riesca ad attraversare tali dispositivi. Infine, per schierare tali armamenti non è indispensabile possedere superiorità aerea. 26 27 “Hedging Against the Cruise-Missile Threat”, Dennis M. Gormley. Survival, Vol. 40, N°1, primavera 1998 Rapporto del CRS al Congresso intitolato “Cruise Missile Proliferation », Andrew Feickert, luglio 2005 176 STCMT 07 13 56. Tali incentivi sono tuttavia controbilanciati da altrettanto importanti fattori dissuasivi. In primo luogo, il valore dei missili da crociera in termini di deterrenza è ridotto rispetto ai missili balistici. I missili da crociera rappresentano inoltre una nuova tecnologia che richiede tattiche innovative. Molte forze armate regionali non sono particolarmente innovative. 57. La minaccia posta dai missili da crociera produce dunque una doppia sfida sul piano militare. Da una parte, la comparsa massiccia di missili da crociera poco costosi sul campo di battaglia rischia di complicare seriamente il compito dei sistemi di difesa aerea presenti sul terreno. Come drammatiche esperienza del passato hanno dimostrato, tali dispositivi non sono in grado di distinguere tra missili da crociera e aerei amici che volano a bassa quota. Dall’altra, i sistemi di difesa aerea su vasta scala concepiti per la protezione del territorio sarebbero praticamente inutili dinanzi a un attacco massiccio di missili da crociera poco costosi e difficili da rilevare. 58. La sfida sul piano politico consiste nel realizzare un migliore equilibrio tra missili balistici e missili da crociera. Fino a tempi recenti, i responsabili delle politiche concentravano tutta l’attenzione sulla proliferazione dei missili balistici piuttosto che su quella dei missili da crociera. Tuttavia, una strategia efficace deve tener conto di entrambi i tipi di armamenti, sia sotto il profilo degli investimenti per la difesa sia sotto quello delle prescrizioni in materia di controllo degli armamenti, che devono godere di un consenso più solido. Come già menzionato, le attività legate alla proliferazione dei missili da crociera possono prendere diverse forme, la più frequente delle quali consiste nell’acquistare direttamente dal fabbricante uno dei nuovi missili da crociera conformi al regime RCTM disponibili sul mercato. Il RCTM ha contribuito a limitare il numero di fornitori di tecnologie missilistiche. Ma tale regime ha già mostrato i suoi limiti, con la Francia che ha deciso di vendere il “Black Shaheen” all’Arabia Saudita, creando un pericoloso precedente. Come fanno notare alcuni eminenti specialisti, la minaccia posta dai missili da crociera rende necessario l’esercizio di una leadership nazionale concertata da parte dei principali stati membri del RCTM. E’ inoltre essenziale che le misure di controllo e i programmi di sensibilizzazione del RCTM siano estesi in maniera più decisa a tutti i fornitori e ai punti di trasbordo potenziali. IV. I SISTEMI PORTATILI DI DIFESA AEREA (MANPADS, DEFENCE-SYSTEMS) MAN-PORTABLE-AIR- 59. Il relatore desidera inoltre attirare l’attenzione dei parlamentari della NATO su una questione di cui si parla sempre meno : i missili lanciati con sistemi portatili. I MANPADS sono piccoli, leggeri lanciamissili concepiti in modo da permettere a un operatore di lanciare un missile da terra in direzione di un obiettivo in volo. Si tratta di sistemi completamente differenti dai missili balistici o da crociera, e il comma 1.1 dell’Accordo di Wassenaar sul controllo delle esportazioni di armi convenzionali e di beni e tecnologie a doppio impiego li colloca tra le armi di piccolo calibro, in quanto sono azionati e trasportati da un singolo individuo. Tuttavia, la tecnologia impiegata li pone tra i grandi sistemi d’arma. La mancata adozione di misure per contrastare la proliferazione di questi sistemi d’arma ha prodotto conseguenze drammatiche. Un attacco contro un aereo civile israeliano, avvenuto in Kenia il 28 novembre 2002, ha seminato paura in tutto il mondo.28 In seguito, la questione della proliferazione non autorizzata è stata collegata al terrorismo ed è stata quindi ampiamente politicizzata (anche se i casi segnalati di atti di terrorismo per mezzo di MANPADS restano molto rari). 60. Nella valutazione delle tendenze relative alla produzione di MANPADS nel mondo, è necessario tener conto di due parametri cruciali. Innanzitutto, in Europa occidentale e nei paesi membri della NATO la produzione è attentamente sorvegliata. La tecnologia occidentale è nelle mani delle maggiori società del settore della difesa, che sono riluttanti a condividere il proprio 28 “Mombasa Attack Highlights Increasing MANPADS Threat”, David Kuhn, Jane’s Intelligence Review, febbraio 2003 176 STCMT 07 14 know-how con imprese di secondaria importanza. Inoltre, esistono dei meccanismi di controllo che fanno sì che la maggior parte dei trasferimenti di tecnologie occidentali siano sottoposti a stretto controllo. 61. Il secondo parametro è legato alla legge della domanda e dell’offerta. Oggi per molti paesi i MANPADS costituiscono un’efficiente e poco costosa alternativa ai grandi e costosi sistemi di difesa aerea. Di conseguenza, la produzione tende ad aumentare, in termini sia quantitativi che qualitativi. Durante l’ultimo decennio sempre più paesi hanno infatti acquistato licenze dalla Cina e dalla Russia per produrre copie di missili con sistema di lancio portatile di prima e seconda generazione. Tra questi figurano Corea del Nord, Pakistan, Egitto e Vietnam, paesi in cui la sicurezza degli arsenali è scadente. . 62. Non sorprende quindi che l’entità degli arsenali mondiali tenda all’aumento, così come il numero degli utenti finali. Studi recenti hanno indicato che esistono attualmente oltre 500.000 MANPADS. Questo numero appare tuttavia eccessivo, se si considera che non è possibile lanciare il missile senza il sistema d’arma completo. Il numero di sistemi missilistici completi è più basso; secondo studi affidabili il loro numero si attesterebbe tra 100.000 e 150.000.29 Riguardo agli utenti, almeno 105 paesi si stanno dotando di MANPADS e oltre 27 organizzazioni terroristiche disporrebbero o dispongono di MANPADS nei propri arsenali (le fonti pubbliche non forniscono tuttavia informazioni in merito alla loro capacità di impiegare correttamente tali armi). In conclusione, il dinamismo di questo mercato sta probabilmente a significare che la minaccia posta dai MANPADS non solo continuerà ad esistere ma si aggraverà sensibilmente. 63. Per avere un’idea più precisa della minaccia diretta posta dai MANPADS è necessario considerare due importanti fattori. Il primo è rappresentato dalle conoscenze necessarie per utilizzare l’arma. A prima vista sembra che manipolare talli missili sia piuttosto facile, ma l’effettuazione di un lancio riuscito richiede un addestramento che non può essere acquisito al di fuori delle forze armate regolari. La proliferazione delle conoscenze in atto sembra tuttavia contraddire questa argomentazione. Il secondo fattore è rappresentato dal fatto che il ciclo di vita di questi sistemi d’arma è stato sottostimato. Fino ad ora, la maggior parte dei MANPADS disponibili nel mondo erano modelli di prima generazione provenienti dagli stock sovietici. Gli esperti hanno spesso affermato che le loro componenti sensibili, come batterie e propellenti, non potevano sopportare condizioni di stoccaggio inadeguate. Ma bisogna ricordare che i MANPADS sono concepiti per sopportare le difficili condizioni del campo di battaglia. Vi è quindi un’alta probabilità che i modelli sovietici funzioneranno correttamente, una volta attivati (i missili usati in occasione dell’attentato a Mombasa erano stati fabbricati nel 1978). Inoltre, la sostituzione delle componenti di base di un sistema di lancio non costituisce un problema per degli attori non statuali determinati. 64. Per proteggere la società dalla proliferazione e l’uso di MANPADS contro obiettivi civili, si possono prevedere due approcci, quello difensivo e quello preventivo. L’opzione difensiva prevede sia contromisure che una migliore sicurezza del territorio in prossimità degli aeroporti. Ma oggi la protezione delle flotte aeree civili è un obiettivo al tempo stesso irrealistico e miope, in primo luogo perché non è possibile utilizzare i dispositivi luminosi classici per motivi tecnici, in secondo luogo perché gli altri sistemi di protezione sono finanziariamente inaccessibili (2-3 milioni di dollari per aereo) e in terzo luogo perché i MANPADS di terza generazione sono difficili da “ingannare”. Infine, rilevare un lancio di MANPADS in aree densamente popolate in prossimità degli aeroporti è estremamente difficile. 65. L’opzione preventiva appare dunque l’unica maniera efficace di affrontare la minaccia posta dai MANPADS nel lungo termine. Dal 2003 in poi sono sorte numerose iniziative : il piano degli Stati di Wassenaar, il piano d’azione del G8 sui MANPADS, la Dichiarazione dei leader dell’APEC, 29 “The Proliferation of MANPADS”, Thomas Hunter, Jane’s Intelligence Review, 28 novembre 2002 176 STCMT 07 15 la decisione sui MANPADS dell’OSCE e un accordo della CSI sulle esportazioni di MANPADS. Questi accordi riguardano in particolare aspetti come la distruzione degli stock eccedenti, la sicurezza dello stoccaggio dei MANPADS, lo scambio di informazioni generali e la gestione degli inventari. Il punto debole è la mancata volontà di controllare gli utenti finali. 30 Secondo eminenti esperti, tali iniziative hanno costituito passi molto importanti nel dare nuovo impulso ai tentativi di controllo. Ma è necessario mantenere lo slancio, e l’esigenza più pressante è far sì che il numero maggiore possibile di stati formuli ed attui accordi internazionali. V. LA DIFESA ANTIMISSILE 66. Come già menzionato, il relatore ha scelto di non affrontare in dettaglio la questione della difesa antimissile, che resta da trattare nell’ambito di una relazione separata. Tuttavia, è necessario sottolineare che la recente proposta degli Stati Uniti alla Polonia e alla Repubblica ceca di installare elementi di un sistema di difesa antimissile sul loro territorio potrebbe avere conseguenze significative per tutti i membri dell’Alleanza. I governi di questi due paesi hanno riaffermato la propria disponibilità a permettere agli Stati Uniti di collocare 10 missili intercettori in Polonia e un sito radar nella Repubblica ceca per far fronte alla minaccia posta dai missili balistici iraniani.31 Il motivo per cui i missili intercettori sarebbero installati in Polonia è che questo paese si trova su un linea diretta tra il nord dell’Iran e New York o Washington. Dal punto di vista militare, tali intercettori sarebbero assolutamente inadeguati a contrastare un’ipotetica minaccia posta dalla grande flotta russa di missili balistici. I dirigenti russi ritengono tuttavia che tale progetto sia volto a difendersi dai loro ICBM Topol M appena messi in servizio. Alte cariche russe, incluso il Presidente Putin, hanno annunciato che il loro paese deve reagire a tali misure, eventualmente schierando missili balistici supplementari. Nel luglio del 2007 la Russia ha inoltre deciso di sospendere i propri obblighi derivanti dal trattato sulle forze convenzionali in Europa nel caso in cui i paesi NATO non ratifichino il trattato entro la fine dell’anno. Il primo vice Primo Ministro russo Sergei Ivanov ha inoltre avvertito che la Russia potrebbe schierare missili balistici nel distretto di Kaliningrad, situato tra due paesi membri della NATO, la Polonia e la Lituania. 67. L’Alleanza intende svolgere un ruolo attivo nel dibattito sulla difesa antimissile. La NATO ha una tradizione di efficace cooperazione nel settore della difesa antimissile, in particolar modo contro i missili di teatro. Il suo programma di difesa attiva multistrato contro i missili balistici di teatro (ALTBMD), lanciato nel marzo del 2005, raggrupperà diversi sistemi di difesa contro i missili di teatro in una rete omogenea, che dovrebbero raggiungere la capacità operativa iniziale nel 2010. L’ALTBMD dovrebbe fornire protezione dai missili balistici tattici agli uomini schierati in missioni fuori area. La messa a punto dell’ALTBMD è diffusamente percepita come una necessità ed ha ricevuto nuovamente l’avallo della NATO in occasione del recente vertice di Riga. 68. La questione degli scudi di difesa contro i missili strategici volti a proteggere le città europee è invece molto più controversa. Nel maggio del 2006, dopo quattro anni di lavoro, è stato portato a termine lo studio di fattibilità sulla difesa antimissile della NATO. Lo studio di fattibilità, un documento di 10.000 pagine, contiene una valutazione dettagliata delle modalità per la difesa dei centri popolati, delle forze e del territorio della NATO da tutti i tipi di minacce posti dai missili balistici. Al vertice di Riga i leader delle nazioni NATO hanno preso nota di questo studio ma non hanno lanciato nuove iniziative, limitandosi a invocare “il proseguimento del lavoro sulle implicazioni politiche e militari della difesa antimissile per l’Alleanza”. Appare chiaro che i membri NATO non hanno ancora raggiunto un consenso su questo tema. Gli oppositori dello scudo antimissile citano i costi astronomici del sistema rispetto all’effettiva minaccia, la sua non comprovata affidabilità, l’assenza di copertura per il fianco sudorientale dell’Alleanza, la questione 30 31 “Big Issue, Big Problem: MANPADS”, James Bevan, Small Arms Survey 2004, Rights at Risks Il Regno Unito vorrebbe aderire anch’esso all’iniziativa, ma è ancora in attesa di una risposta positiva da Washington. 176 STCMT 07 16 delle scorie e il rischio di istigare una corsa agli armamenti e danneggiare ulteriormente le relazioni con la Russia. Un gruppo di paesi NATO, in particolare la Germania, ha espresso il proprio disappunto per il fatto che la NATO non è stata considerata nell’ambito dei colloqui bilaterali tra Stati Uniti e Polonia e Stati Uniti e Repubblica ceca in merito all’installazione di uno scudo americano contro i missili strategici.32 Il Segretario generale della NATO ha inoltre suggerito di “NATOizzare” la questione della difesa antimissile. Altri alleati, in particolare le nazioni dell’Europa centrale e orientale, vedono il sistema statunitense come un importante passo in vista del rafforzamento della propria sicurezza e scelgono di privilegiare la cooperazione bilaterale con gli Stati Uniti come unica via realistica per ottenere una protezione antimissile. VI. I REGIMI INTERNAZIONALI 69. Come già indicato, i meccanismi internazionali per il controllo della proliferazione dei missili sono piuttosto deboli. A livello multinazionale, il Regime di controllo della tecnologia missilistica (RCTM) e il Codice di condotta dell’Aia contro la proliferazione dei missili balistici (HCOC) sono i soli accordi in materia e non sono né universali né particolarmente severi. Per citare l’Ambasciatore Thomas Graham, ex direttore dell’Agenzia statunitense per il controllo degli armamenti e il disarmo, nonché l’eminente esperto in materia di proliferazione missilistica Dinshaw Mistry, « [per quanto] utili come misure di rafforzamento della fiducia, tali iniziative per la trasparenza in materia di missili non impongono alcun divieto e non offrono incentivi volti ad astenersi da attività in campo missilistico ».33 70. Il RCTM è un « club » di 34 nazioni, istituito nel 1987, mirante a coordinare i regimi di licenza all’esportazione nazionali e prevenire così la proliferazione di missili balistici e da crociera e di UAV in grado di portare un carico utile di 500 kg su una distanza di almeno 300 km o di lanciare un qualsiasi tipo di arma di distruzione di massa (ADM). Il documento del Regime comprende delle Direttive in materia di politiche di esportazione e un allegato che elenca attrezzature, software e tecnologie e comprende due liste di materiali, quella dei sistemi completi relativi a missili e razzi e degli impianti di produzione (categoria I) e quella dei materiali speciali e delle sottocomponenti per missili e razzi (categoria II). I singoli articoli possono essere aggiunti o sottratti solo con decisione unanime di tutti gli stati membri. Nel 2002 e 2003 le Direttive sono state modificate in modo che il Regime tenesse specificamente conto del terrorismo e in modo da comprendere gli UAV progettati o modificati per la polverizzazione di aerosol. E’ previsto che il destinatario di tecnologie missilistiche fornisca garanzie in merito all’utilizzo dell’articolo unicamente per lo scopo dichiarato. Il RTCM avrebbe permesso di mettere freno a diversi programmi missilistici, come quelli di Argentina, Egitto, Iraq, Brasile, Sudafrica, Corea del Sud, Siria, Taiwan e Libia.34 71. Le Direttive del RCTM non prevedono tuttavia sanzioni in caso di infrazione. Gli stati membri stessi sono responsabili dell’attuazione delle Direttive e dell’istituzione di politiche di controllo delle esportazioni per gli articoli menzionati nell’allegato. La decisione di trasferire o meno tecnologie missilistiche resta soggetta alla valutazione esclusiva e sovrana degli stati membri. Nessun membro del RCTM può porre un veto sulle esportazioni di un altro. 72. Il controllo delle esportazioni è inoltre reso difficile dal fatto che i missili sono sistemi a doppio impiego. Essendo dei vettori, essi possono trasportare non soltanto testate ma anche satelliti e 32 33 34 Si noti, tuttavia, che nell’ambito di recenti dichiarazioni il Cancelliere tedesco Angela Merkel e il ministro della difesa Franz Joseph Jung hanno detto di non essere contrari al piano di difesa antimissile. Secondo il Cancelliere Merkel "non si tratta più di discutere se dobbiamo avere uno scudo antimissile ma di come farlo insieme". “Two Treaties to Contain Missile Proliferation”, Thomas Graham e Dinshaw Mistry, Disarmament Diplomacy, n° 82, primavera 2006 “The Missile Technology Control Regime at a Glance“, nota informativa della Arms Control Association, settembre 2004. 176 STCMT 07 17 carichi civili nello spazio. Sarebbe problematico negare all’Iran il diritto di dotarsi di un programma civile per la messa a punto di un sistema di lancio spaziale, così come è difficile provare che il programma nucleare di Teheran sia destinato alla produzione di armi. Le Direttive del RCTM sottolineano che il Regime « non è destinato a impedire programmi spaziali nazionali o la cooperazione internazionale nell’ambito di tali programmi, purché essi non siano mirati a mettere a punto dei sistemi di lancio per armi di distruzione di massa .»35 Tuttavia, la tecnologia utilizzata per i sistemi di lancio nello spazio è praticamente identica a quella utilizzata per i missili balistici, il che pone effettivamente le basi potenziali di una proliferazione missilistica. 73. Inoltre, numerosi importanti paesi detentori di missili, come India, Iran, Corea del Nord e Pakistan restano al di fuori del RCTM, mentre Israele, Cina e diversi altri si sono impegnati a rispettarne le disposizioni senza tuttavia aderire. Il carattere non universale del RCTM non impedirebbe ad esempio alla Corea del Nord di esportare un missile Taepo Dong II a lunga gittata verso l’Iran. 74. Anche l’Iniziativa di sicurezza contro la proliferazione del 2003 potrebbe non essere di grande utilità. Come sottolineano gli analisti tedeschi Anthony Seaboyer e Oliver Thränert, « fino a che gli Stati dediti alla proliferazione usano le proprie navi e la propria bandiera e non si recano in acque o porti dove l’interdizione sarebbe legittima in base alle leggi del paese che li interpella, il trasporto di missili e delle relative tecnologie non potrà essere efficacemente bloccato. Gli stati dediti alla proliferazione, inoltre, potrebbero in futuro privilegiare il trasporto aereo rispetto a quello marittimo. »36 75. Un’altra importante iniziativa internazionale, l’HCOC, precedentemente nota come Codice di condotta internazionale dell’Aia, è stata varata dai membri del RCTM e attivamente promossa dall’Unione europea. Dalla firma del Codice nel novembre del 2002, il numero di firmatari è passato da 96 a 125. L’HCOC integra l’azione del RCTM in materia di non-proliferazione fissando una serie di modesti impegni e limitate misure di rafforzamento della fiducia per contribuire a contenere la diffusione dei missili balistici. 37 I firmatari dell’HCOC si impegnano a rendere più trasparenti i propri programmi missilistici attraverso un regolare scambio di informazioni e fornendo anticipatamente notifica dei lanci di missili e razzi. Cina, Corea del Nord, Iran, India, Pakistan, Siria, Arabia saudita e Israele restano tuttavia al di fuori dell’HCOC. Un altro inconveniente dell’HCOC è che non comprende missili da crociera e UAV. 76. Sul piano bilaterale, il trattato sulle forze nucleari intermedie (FNI) concluso da USA e URSS nel 1987 ha permesso di smantellare gli IRBM e MRBM delle due maggiori potenze detentrici di missili, mentre START ha permesso di ridurre in modo tangibile i missili a lunga gittata. Il Trattato sui missili anti-balistici (ABM) del 1972 ha permesso di limitare la messa a punto di sistemi di difesa antimissile per tre decenni, fino a quando l’Amministrazione di G. W. Bush ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dal trattato. Riguardo agli accordi bilaterali, si possono ricordare inoltre le misure di notifica dei lanci tra USA e Russia e tra India e Pakistan. 77. Diverse proposte miranti a rafforzare il regime di non-proliferazione missilistica internazionale sono state espresse in un certo numero di occasioni, in particolare a partire dagli anni ’90, in seguito agli sviluppi allarmanti in Corea del Nord e Iran. Seguono alcuni esempi : 35 36 37 “Le Direttive del RCTM e la lista delle attrezzature, del software e delle tecnologie del RCTM“ – www.RCTM.info “What Missile Proliferation Means For Europe”, Anthony Seaboyer e Oliver Thränert, Parameters, estate 2006 “Non-proliferation of Missiles”, comunicato dell’ufficio sulla non proliferazione del Dipartimento di Stato statunitense, http://www.state.gov/t/isn/rls/other/28147.htm 176 STCMT 07 18 - Nell’ottobre del 2004 la Prima Commissione delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che « incoraggiava lo studio di ulteriori vie e strumenti per affrontare efficacemente il problema della proliferazione dei missili balistici » Le Nazioni Unite hanno inoltre istituito il Comitato di esperti governativi (UNPGE) in materia di missili incaricato di studiare la questione dei missili « in tutti i suoi aspetti ». - Nel giugno del 1999 la Russia ha avanzato l’idea di creare un sistema di controllo (GCS) mondiale per contrastare la proliferazione di missili e di tecnologie missilistiche. Tale sistema imporrebbe un regime di trasparenza multilaterale per i lanci di missili, fornirebbe garanzie in materia di sicurezza agli Stati che rinuncino ai programmi di missili balistici e faciliterebbe l’accesso ai lanci spaziali per i paesi che non possiedano tali capacità in ambito nazionale. Tuttavia, tale progetto sembra essere stato accantonato e dal 2001 in poi non è stato conseguito alcun progresso. - L’Ambasciatore Thomas Graham e Dinshaw Mistry hanno suggerito di introdurre un divieto totale sui missili a gittata media e intermedia ampliando il Trattato FNI per farne uno strumento multilaterale e universale. Lo status quo strategico resterebbe intatto in quanto gli arsenali di missili a lunga gittata di Stati Uniti e Russia resterebbero soggetti al Trattato START. Essi ritengono che la Corea del Nord e l’Iran possano essere persuasi ad abbandonare i propri programmi missilistici mediante l’offerta di alcune compensazioni, come l’accesso a tecnologie nucleari civili.38 - Sempre secondo Graham e Mistry, un divieto universale sui test missilistici sarebbe particolarmente efficace in quanto permetterebbe di congelare le attuali capacità e ostacolare la messa a punto di nuovi missili. Essi sottolineano che « i leader militari si fiderebbero molto meno di un missile non testato ; in genere, infatti, essi utilizzano i missili solo in seguito a una serie di test di verifica ».39 - L’Ambasciatore Robert McDougall, ex direttore per il controllo degli armamenti, il disarmo e la non-proliferazione a Ottawa e presidente del RCTM, ha suggerito di istituire un meccanismo volto a persuadere i paesi a porsi dei limiti o ridurre i propri arsenali missilistici qualora coloro che essi considerano nemici facciano lo stesso. Tali paesi potrebbero inoltre essere dissuasi dal trasferire tecnologie missilistiche ad altri paesi se avessero l’impressione di partecipare in tal modo a un movimento più ampio a favore della stabilità e della sicurezza a livello mondiale.40 - L’Ambasciatore Youri Nazarkine, ex ambasciatore russo alla Conferenza sul disarmo di Ginevra e membro consigliere del Centro per la politica di sicurezza di Ginevra (GCSP), ha suggerito di trasformare il RCTM in un trattato globale di non-proliferazione, con uno staff internazionale abilitato a imporre sanzioni per i trasferimenti di missili e attuare misure di verifica.41 - Waheguru Pal Singh Sidhu, direttore del corso del GCSP sulle nuove questioni in materia di sicurezza e consulente per i gruppi di esperti governativi in materia di missili, propone un approccio regionale, piuttosto che un approccio generalizzato, in materia di controllo della proliferazione di missili. A suo avviso, nessun trattato universale è riuscito a ottenere il 38 “Two Treaties to Contain Missile Proliferation”, Thomas Graham e Dinshaw Mistry - Disarmament Diplomacy, n° 82, primavera 2006 Idem “The Prospects for Control: Missile Proliferation, the MCTR and the Broader World”, Robert McDougall, “Missile Proliferation and Defences: Problems and Prospects”, documento del Centro studi sulla non-proliferazione (Monterey Institute of International Studies), maggio 2001 “Non-proliferation of Missile technology”, Ambasciatore (e.r.) Youri Nazarkine – 3° Forum internazionale sulla sicurezza, Palazzo dei Congressi di Zurigo, 19-21 ottobre 1998 39 40 41 176 STCMT 07 19 disarmo nel settore missilistico. I rari casi in cui tale risultato è stato raggiunto, come per il trattato FNI, l’Iraq. Il Sudafrica e la Libia, ciò è successo in seguito a particolari circostanze piuttosto che a causa dell’imposizione di una norma o di un regime mondiale. Secondo Sidhu, “è evidente che benché gli sforzi di affrontare la questione dei missili a livello sia mondiale che di singolo paese siano lodevoli, è improbabile che essi siano efficaci nel breve periodo. Per contro, gli approcci regionali alla questione dei missili sono più promettenti. (…) Ogni accordo regionale dovrebbe essere concepito in modo da adattarsi al contesto storico, geografico, tecnologico e politico della regione. »."42 Tali accordi potrebbero essere messi a punto gradualmente, iniziando dagli obiettivi meno ambiziosi e includendo progressivamente misure di rafforzamento della fiducia, come la notifica anticipata dei lanci e i limiti riguardanti gittata e stock. VII. CONCLUSIONI 78. La minaccia posta dalla proliferazione delle tecnologie missilistiche si va accentuando e la comunità internazionale non è adeguatamente preparata ad affrontare la sfida. La creazione di un trattato universale e rigoroso in materia di controllo degli armamenti nel campo missilistico è puramente ipotetica, dato che probabilmente tale strumento sarebbe sprovvisto degli incentivi atti a incoraggiare i paesi a rinunciare alle proprie ambizioni in ambito missilistico. E’ difficile pensare che a questo punto paesi come Corea del Nord o Iran potrebbero firmarlo. D’altra parte, se fossero previsti degli incentivi, ciò potrebbe equivalere a trasmettere un messaggio sbagliato, secondo cui la messa a punto di missili può rappresentare un’impresa redditizia. 79. Nondimeno, porre freno alla proliferazione di missili è un’impresa realizzabile in quanto limitata a un pugno di paesi. Anche se un trattato universale efficace e giuridicamente vincolante non appare attuabile, vale la pena di intraprendere dei piccoli passi, come un migliore coordinamento delle politiche di esportazione, la creazione di zone prive di missili e l’ampliamento del RCTM e dell’HCOC a nuovi membri. Di fatto, non vi è motivo perché India, Israele, Corea del Nord e Iran non debbano far parte dell’HCOC. L’adesione non impedirebbe loro di perseguire i propri programmi nucleari, ma permetterebbe di impegnare tali paesi in un dialogo e di creare così le basi di soluzioni positive in futuro. 80. Per quello che riguarda la NATO, se i « paesi fonti di preoccupazione » come l’Iran sviluppassero la capacità di colpire paesi NATO europei con missili a lunga gittata o a gittata intermedia, ciò potrebbe dissuadere tali paesi europei dal partecipare a operazioni fuori zona della NATO, il che minerebbe la vitalità e la credibilità dell’Alleanza. 81. La NATO ha dunque bisogno, per contrastare tale minaccia, di una strategia globale fondata su due elementi essenziali : - Misure preventive volte a porre freno alla proliferazione delle tecnologie missilistiche e a rafforzare i rispettivi regimi internazionali. L’ampliamento su scala mondiale degli accordi in vigore è una priorità assoluta. - L’adozione di misure che vadano nella direzione di sistemi di difesa antimissile su scala continentale. La sola prevenzione potrebbe non essere sufficiente. Considerando le tendenze attuali, appare probabile che la proliferazione di missili e di tecnologie collegate possa essere ritardata, ma non fermata. Il dibattito sulla difesa antimissile, e in particolare l’introduzione di sistemi terrestri di intercettazione di missili a lunga gittata, deve figurare ai 42 “Lessons from Regional Approaches to Managing Missiles”, Waheguru Pal Singh Sindu. – Disarmament Forum, n° 1, 2007 176 STCMT 07 20 primi posti nella lista delle priorità politiche e di difesa dell’Europa e della NATO. Anche se la necessità di tali sistemi può essere messa in discussione in termini di livello di minaccia, essi contribuirebbero comunque alla sicurezza europea scoraggiando comportamenti aggressivi da parte di alcuni paesi ostili. 82. E’ necessario rivolgere particolare attenzione al rafforzamento delle iniziative internazionali volte a frenare la proliferazione di missili da crociera, considerando che le capacità di difesa attuali e future contro i missili balistici sono in ampia misura insufficienti a intercettarli. A tal fine, è necessario rendere più severe le normative nazionali in materia di esportazioni sulla base di direttive RCTM rafforzate. Inoltre, è necessario incoraggiare l’attività di ricerca e sviluppo su sistemi di difesa polivalenti piuttosto che diretti esclusivamente contro i missili balistici. La minaccia posta dai missili da crociera ha forti probabilità di manifestarsi già nel medio termine e deve quindi essere oggetto di speciale attenzione da parte di coloro che hanno la responsabilità di prendere decisioni. 83. La comunità internazionale deve inoltre agire in maniera decisiva per prevenire i trasferimenti illegali e l’uso non autorizzato di MANPADS da parte di attori non statuali, ivi inclusi i gruppi terroristici. Anche se negli ultimi anni sono stati conclusi diversi accordi bilaterali, regionali e internazionali in materia, è necessario procedere in modo più deciso all’attuazione, al coordinamento e alla globalizzazione di tali accordi. 84. I membri della NATO non potranno affrontare con successo i problemi inerenti alla proliferazione missilistica senza una stretta cooperazione con altri paesi, ad esempio la Russia. I dirigenti post-sovietici di questo paese hanno sottolineato in numerose occasioni la propria determinazione a contribuire alla causa mondiale della non-proliferazione, tanto più che l’Unione Sovietica è stata coinvolta nella proliferazione di tecnologie relative ad armi letali e tali armi, originali o copie, sono ancora in circolazione in alcuni paesi ostili. Il relatore ritiene che le capacità e l’esperienza della Russia possano avere un ruolo importante nell’affrontare i casi dell’Iran e della Corea del Nord. 85. Infine, il relatore sollecita un’attenta valutazione dei progetti di paesi detentori di importanti arsenali missilistici di utilizzare ICBM dotati di armi convenzionali. Se tali progetti dovessero essere approvati, sarebbe essenziale creare un efficace sistema di scambio di informazioni relativamente ai lanci per far sì che l’impiego di tali missili non sfoci in un vero e proprio conflitto nucleare.