Attualità - Federazione Italiana Canottaggio

Attualità
la corsa è salutare
Milano. Tra i podisti italiani più famosi
c’è Gianni Morandi (67 anni, qui
nell’ultima edizione della Stramilano).
Il cantante è sempre stato un amante
della corsa, tanto da dedicarsi
all’allenamento ogni giorno: come lui
stesso ha dichiarato, però, «è bene
fare costanti controlli medici» per
evitare brutte sorprese. Chi voglia
fare attività fisica, senza iscriversi
in palestra o in una società sportiva,
dovrebbe comunque sottoporsi
alla visita medico-agonistica
(riquadro nella pagina a fianco), più
approfondita di quella generica.
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Lo sport Allunga la vita
e combatte lo stress.
Ma prima di sudare
corri a fare la visita
L’attività fisica riduce del 41 per cento la mortalità cardiovascolare e allontana
ansia e depressione. Eppure, l’Italia è ultima in Europa per numero di praticanti
e di persone che si tengono in forma. Il medico: «La tragedia di Morosini è un
caso. Per stare tranquilli, basta fare i controlli e ascoltare i segnali del corpo»
Stefano Lo Cicero Vaina
È
Milano - Aprile
ancora viva l’immagine
di Piermario Morosini riverso a pancia in giù sul
prato dell’ “Adriatico”, a
Pescara. Degli avversari che
gridano aiuto, dei compagni in
lacrime, del pubblico attonito.
Ci vorrà tempo per archiviarla. Ma sarà meglio non dimenticarla. Perché serva a sensibilizzare il variegato mondo
dello sport italiano (dalle palestre nei sottoscala ai campi di
serie A) verso la prevenzione
medica, unico rimedio capace
di evitare che l’attività fisica si trasformi in tragedia. I
casi di morte improvvisa per
motivi cardiaci, come quello
del calciatore del Livorno, in
Italia sono rari: tra i 16 e i 64
anni, 11 ogni 100.000 persone
l’anno, mentre tra chi fa sport
sotto i 35 anni, uno ogni 300
mila. Poco per preoccuppare,
abbastanza per stare attenti.
Le buone regole
previste per legge
E come hanno ripetuto fior di
medici, il sistema medico-sportivo italiano lascia poco al caso,
tanto da essere considerato uno
dei più sicuri al mondo. Ma è
davvero così? Stando a quanto
stabilito dalla legislazione italiana nell’82 e nell’83 (rispettivamente per attività agonistica e non), sì. Chiunque voglia
fare attività fisica, competitiva
o amatoriale con una società
sportiva, deve sottoporsi
a esami clinici che
accertino il buono
stato di salute.
«Questo sistema
ha permesso di
abbattere il numero di morti
improvvise tra gli
sportivi, agonisti e
non», spiega Antonio
Spataro, medico della
Nazionale italiana di canottaggio ed ex dell’As Roma. «La
visita per chi fa attività a
livello amatoriale consiste
nell’auscultazione
del
battito cardiaco e nel
controllo di vista e udito.
Chi invece vuole ottenere
l’idoneità per l’agonismo
deve sottoporsi a controlli
più accurati». Il primo passo è l’elettrocardiogramma sotto sforzo (solitamente si sale e scende da
uno scalino per tre minuti
oppure si usa la cyclette)
e a riposo: l’obiettivo è capire il comportamento del
cuore e la capacità di recupero dopo lo sforzo. La
seconda tappa è la spirometria, per controllare
la capacità polmonare e
il grado di apertura dei
bronchi. Ultimo passo,
l’esame delle urine: serve a
valutare l’eventuale presenza
di malattie infiammatorie, infettive o degenerative/neoplastiche a carico dei reni, della vescica, della prostata ma anche
di malattie metaboliche.
Analizzati questi accertamenti, il medico sportivo può
anche chiedere
di approfondire
il quadro medico
con esami del
sangue ed ecocardiogramma.
«Quest’ultimo controllo rappresenta un
passo molto importante, che
tutti gli atleti di alto livello
fanno, e permette di capire la
morfologia del cuore», continua
Spataro. «Tuttavia, credo che
un buon modo per rendere più
sicura l’attività fisica in genere
sia “estendere” l’ecocardiogramma pure a chi si voglia solo tenere in forma: è un modo per
capire più a fondo se il cuore ha
dei difetti».
«Ogni sportivo
dovrebbe fare
l’ecocardio: così
si scoprono
certi difetti»
Il controllo
cardiaco dinamico
Ma c’è di più. Un altro strumento non invasivo che permette di analizzare l’attività
elettrica del cuore è l’holter,
un apparecchio che, tramite
alcuni elettrodi appiccicati sul
petto, registra per 24-48 ore il
battito cardiaco del paziente
continua a pag. 106
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Detlev Seyb
Attualità
campioni a cinque cerchi
Il canottaggio è tra gli sport che richiedono maggiore impegno
fisico, rendendo gli atleti delle vere macchine, come dimostrano i
corpi scolpiti di Andrea Palmisano (da sinistra), Luca Agamennoni,
Francesco Fossi e Mario Paonessa, componenti del “quattro senza”.
segue da pag. 105
che, nel frattempo, può continuare a svolgere le normali
attività quotidiane.
«Non c’è nessuna
epidemia...»
«Dunque, i controlli medici che
permettono di allenarsi in tutta
tranquillità esistono», rassicura Spataro, che aggiunge: «Dobbiamo stare
molto attenti a non
demonizzare
lo
sport e ingigantire tragedie come
quelle capitate a
Morosini: si tratta di eventi rari,
si può morire improvvisamente anche
facendo una corsa per
andare a prendere l’autobus».
I casi che l’hanno preceduto,
come l’arresto cardiaco di Fabrice Muamba, il 17 marzo scorso,
clinicamente morto per 78 minuti e “risorto” inspiegabilmente, e poi il decesso in campo a
Macerata del pallavolista Vigor
Bovolenta, una settimana dopo,
sono solo una coincidenza. «Non
c’è nessuna epidemia», rassicura Spataro. «Bisogna solo inculcare nelle persone e nelle società
sportive la cultura della prevenzione» che, per quanto imposta
dalla legge con le visite medico-
sportive, dev’essere “attuata”
ogni volta che è necessario, a
partire dai più piccoli fino agli
anziani e con più visite l’anno.
«A volte, inoltre, pur in un fisico
sano, possono insorgere infezioni virali e batteriche», continua
Spataro. «In questi casi è bene
curarsi e allentare o stoppare
l’allenamento perché si possono
avere conseguenze pericolose o
addirittura fatali, causate per esempio dalla
miocardite,
cioè
l’infiammazione
del muscolo cardiaco». A giocare
un ruolo deleterio
nella prevenzione, però, spesso si
mettono scarso allenamento ed esasperazione agonistica. Come
dichiarato a Repubblica da Piero Volpi, ex medico dell’Inter,
nel calcio (ma il discorso vale
anche per gli altri sport) «si giocano troppe partite, il che comporta una preparazione meno
accurata, un recupero più breve
e talvolta inesistente».
I primi passi
Iniziare a fare sport sin
da piccoli è fondamentale
per avere un approccio
sano alla vita. Non tutte le
discipline, però, sono indicate
per dare benefici: il calcio
(sopra), sotto i 15 anni,
può danneggiare il corretto
sviluppo delle articolazioni.
Meglio sport armoniosi come
nuoto (qui) e canottaggio.
Infezioni
batteriche,
virali e recupero
troppo breve
sono dannosi
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Il crollo dello sport
nel nostro Paese
Presi questi accorgimenti, lo
sport, accompagnato all’alimentazione corretta, migliora lo
stato di salute e allunga la vita.
Nonostante si tratti di una verità accertata, gli italiani sono
sempre più pigri. Anzi, sono i
più sedentari d’Europa. Secondo i dati Istat e il saggio Attivi
e sedentari (il Mulino), il Belpaese è l’ultimo tra i 27 membri
dell’Unione europea, sia nella
classifica della “partecipazione
sportiva” sia in quella di chi non
pratica nulla. Rispetto al 2001,
soprattutto nella fascia 6-17
anni, nel 2011 si è registrato
un +3 per cento di pigri, che aumenta col crescere dell’età. Ma i
dati più preoccupanti sono quel-
li generali: tra il 2010 e il 2011,
gli sportivi sono calati dal 22,8
al 21,9 per cento; va molto peggio tra gli “attivi”: se in un anno
il calo è stato “solo” dal 38,4 al
37,9 per cento, dal 1997 a oggi
è stato di oltre l’8 per cento. Eppure, chi fa sport riduce del 41
per cento la mortalità cardiovascolare e del 37 l’incidenza del
diabete, allontana ansia, apatia
e depressione, dorme meglio e
migliora le funzioni cognitive: il
motivo? L’attività fisica aumenta l’afflusso di sangue e ossigeno al cervello.