38 Mercoledì 22 Maggio 2013 UILA Il rischio è che prosegua l’inefficace politica economica ereditata dal governo Monti Detassare il lavoro, subito Superare la logica dell’emergenza per guardare al futuro DI STEFANO MANTEGAZZA* L a montagnola delle «larghe intese» ha partorito un topolino, gracile e deforme, che non allenta la morsa delle tasse su redditi e consumi, che concede una boccata d’ossigeno a chi sta annegando nella marea crescente della disoccupazione, che accarezza solo in superficie il tema dei costi della politica. Nulla, invece, che contenga accenni di crescita mentre il paese è in recessione da 21 mesi; nulla che lasci intravedere cambiamenti delle disastrose politiche economiche dei «tecnici al governo». Il calendario del governo si arricchisce di urgenze da affrontare: il 1° luglio scatterà l’aumento dell’Iva (+1%) che peserà per oltre 100 € su ogni famiglia mentre, contemporaneamente, servirà trovare le risorse per prorogare le agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni delle abitazioni. Traguardi ambiziosi che, pur se raggiunti come ci auguriamo, non cambieranno la qualità d’azione di un esecutivo che si destreggia tra proroghe e rinvii ma non affronta la crisi del paese. Le larghe intese «per forza», ricche di quotidiane polemiche, non sembrano avere altro progetto economico se non il piccolo cabotaggio tra gli scogli e le pene di giornata. Troppo poco per rimettere in sesto i conti pubblici, appesantiti da aumenti del debito che nemmeno l’abnorme prelievo di quasi il 50% del pil riesce a fermare; davvero poco per rimettere in moto un sistema produttivo che da anni perde colpi e sta ormai perdendo pezzi insieme a tanta occupazione. Urge una nuova politica economica. Il governo Monti ha lasciato in eredità un Documento di economia e finanza (Def), subito approvato dal nuovo parlamento, che proroga fino al 2017 la politica economica voluta dai «professori», dimostrandone però ancora una volta tutta l’inefficacia. I numeri approvati dal parlamento ci dicono, infatti, che lo stato incasserà, da qui al 2017, 100 miliardi di tasse in più che serviranno però, solo per 1/3 a contenere il deficit e per ben 2/3 a finanziare nuova spesa pubblica. La previsione è che l’Italia recupererà il pil prodotto nel 2007 solo nel 2019 e solo nel 2020 i posti di lavoro fin qui persi, a condizione però che lo «spread» con i titoli tedeschi resti sempre sotto i 250 punti. Siamo di fronte a un bilancio tendenziale che continuerà a bloccare la crescita e ridurre l’occupazione, senza mai riuscire a raggiungere il pareggio, né a fermare il debito pubblico. Governo e maggioranza de- vono spiegare agli italiani se e come intendono modificare quel documento e, con esso, la politica economica del paese; il sindacato deve chiedere alla politica ben altra assunzione di responsabilità rispetto a quella del piccolo cabotaggio tra le emergenze. Perché l’Italia ha bisogno, qui e ora, di politiche che mirino al risanamento strutturale della finanza pubblica e alla crescita di lungo periodo dell’economia. Perché gli italiani hanno diritto a un governo che dica la verità sulle ragioni della crisi ma che, soprattutto, proponga una ragionevole via di uscita. Il governo deve dirci che è pronto a graffiarsi le mani tra i rovi e le spine della spesa pubblica, per estirparne le piante parassite che succhiano la linfa di tutti a vantaggio di pochi, per distinguere il necessario dal superfluo e liberare così risorse sufficienti a rilanciare l’economia. Si guarda oggi all’Europa nella speranza che allenti un po’ i cordoni della borsa; una ALIMENTARE Fai-Flai-Uila promuovono la bilateralità Prosegue l’impegno di Fai, Flai e Uila per promuovere e incrementare la conoscenza da parte delle lavoratrici e dei lavoratori delle opportunità offerte dalla bilateralità contrattuale nel settore dell’industria alimentare. Grazie alle risorse previste dal recente rinnovo del Ccnl, il 10-11 giugno si svolgerà infatti a Roma un seminario, promosso unitariamente dalle tre sigle sindacali, destinato a 30 operatori, selezionati nei mesi scorsi, che saranno formati per poter spiegare ai lavoratori del settore le opportunità della iscrizione ad Alifond (fondo di previdenza complementare), il migliore utilizzo delle prestazioni offerte dal Fasa (fondo sanitario integrativo) e dalla Cassa mutua per la maternità, il funzionamento della Cassa Vita. All’iniziativa è prevista anche la partecipazione, nella mattinata di martedì 11, dei presidenti di Federalimentare e delle associazioni settoriali aderenti, insieme ai presidenti e consiglieri di amministrazione di Alifond, Fasa e Cassa Vita. Pagina a cura di scelta che da mesi ci sembrava obbligata ma che, anche avvenisse, non sarebbe di per sé sufficiente. L’Italia ha bisogno di una politica economica opposta a quella appena approvata dal parlamento. Serve una scelta coraggiosa: la riduzione immediata delle tasse sul lavoro e sulle imprese, da finanziare con la necessaria e conseguen- te crescita del pil. Questa è l’assunzione di responsabilità che chiediamo al governo Letta. * segretario generale Uila-Uil LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO Il primo, vero, consiglio dei ministri (18 maggio) ha deciso, tra l’altro, di: rinviare a settembre il pagamento della 1° rata Imu su prima casa, terreni e fabbricati agricoli; rifinanziare la Cig in deroga per 1 mld €; prorogare i contratti a termine della p.a. e, ciliegina sulla torta, eliminare l’indennità aggiuntiva per i ministri parlamentari. Che dire? Sull’Imu, aver confermato che ville, castelli e dimore lussuose debbano pagarla, tutta e subito, ci sembra un «minimo sindacale di equità» viste le condizioni del paese. Avremmo voluto che il rinvio riguardasse anche negozi, magazzini e capannoni industriali per dare respiro al sistema produttivo ma ci hanno detto che non c’erano le risorse. Dare respiro anche ai «cassintegrati in deroga» era certamente importante ma è inaccettabile il modo in cui ciò è stato fatto: le risorse trovate, infatti, non solo sono insufficienti per far fronte a tutte le richieste 2013 ma, per 250 milioni, sono state sottratte al finanziamento della normativa sul salario di produttività e, per altra consistente parte, ai fondi per la formazione professionale. Giusto anche che i contratti «pubblici» in scadenza siano prolungati a fine anno; purtroppo questo palliativo sfiora appena il dramma della precarietà del lavoro; il problema è trovare una soluzione per i precari del settore privato, ben più numerosi, ai quali nessuno prorogherà nulla. Infine, benissimo il taglio dell’indennità aggiuntiva ai ministri parlamentari, da qualche parte si doveva pur cominciare… Ci auguriamo che si vada oltre a questa «passata di piumino» sul tema «costi della politica» che richiede e merita, invece, ben altri colpi d’accetta. Insomma, la prima prova «di larghe intese» sulla linea del fuoco delle emergenze non è priva di luci ma accusa ancora molte ombre, da dissipare quanto prima e quanto meglio.