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Mercoledì 22 Maggio 2013
UILA
Il rischio è che prosegua l’inefficace politica economica ereditata dal governo Monti
Detassare il lavoro, subito
Superare la logica dell’emergenza per guardare al futuro
DI
STEFANO MANTEGAZZA*
L
a montagnola delle «larghe intese» ha partorito
un topolino, gracile e deforme, che non allenta la
morsa delle tasse su redditi e
consumi, che concede una boccata d’ossigeno a chi sta annegando nella marea crescente
della disoccupazione, che accarezza solo in superficie il tema
dei costi della politica.
Nulla, invece, che contenga
accenni di crescita mentre il
paese è in recessione da 21
mesi; nulla che lasci intravedere cambiamenti delle disastrose politiche economiche dei
«tecnici al governo».
Il calendario del governo si
arricchisce di urgenze da affrontare: il 1° luglio scatterà
l’aumento dell’Iva (+1%) che
peserà per oltre 100 € su ogni
famiglia mentre, contemporaneamente, servirà trovare le
risorse per prorogare le agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni delle abitazioni.
Traguardi ambiziosi che, pur
se raggiunti come ci auguriamo, non cambieranno la qualità d’azione di un esecutivo
che si destreggia tra proroghe
e rinvii ma non affronta la crisi
del paese.
Le larghe intese «per forza»,
ricche di quotidiane polemiche,
non sembrano avere altro progetto economico se non il piccolo cabotaggio tra gli scogli e
le pene di giornata.
Troppo poco per rimettere in
sesto i conti pubblici, appesantiti da aumenti del debito che
nemmeno l’abnorme prelievo
di quasi il 50% del pil riesce
a fermare; davvero poco per
rimettere in moto un sistema
produttivo che da anni perde
colpi e sta ormai perdendo
pezzi insieme a tanta occupazione.
Urge una nuova politica
economica. Il governo Monti
ha lasciato in eredità un Documento di economia e finanza (Def), subito approvato dal
nuovo parlamento, che proroga
fino al 2017 la politica economica voluta dai «professori»,
dimostrandone però ancora
una volta tutta l’inefficacia. I
numeri approvati dal parlamento ci dicono, infatti, che lo
stato incasserà, da qui al 2017,
100 miliardi di tasse in più che
serviranno però, solo per 1/3 a
contenere il deficit e per ben
2/3 a finanziare nuova spesa
pubblica. La previsione è che
l’Italia recupererà il pil prodotto nel 2007 solo nel 2019 e solo
nel 2020 i posti di lavoro fin qui
persi, a condizione però che lo
«spread» con i titoli tedeschi
resti sempre sotto i 250 punti.
Siamo di fronte a un bilancio
tendenziale che continuerà a
bloccare la crescita e ridurre
l’occupazione, senza mai riuscire a raggiungere il pareggio, né
a fermare il debito pubblico.
Governo e maggioranza de-
vono spiegare agli italiani se
e come intendono modificare
quel documento e, con esso, la
politica economica del paese;
il sindacato deve chiedere alla
politica ben altra assunzione di
responsabilità rispetto a quella del piccolo cabotaggio tra le
emergenze.
Perché l’Italia ha bisogno,
qui e ora, di politiche che mirino al risanamento strutturale della finanza pubblica e
alla crescita di lungo periodo
dell’economia.
Perché gli italiani hanno diritto a un governo che dica la
verità sulle ragioni della crisi
ma che, soprattutto, proponga
una ragionevole via di uscita.
Il governo deve dirci che è
pronto a graffiarsi le mani tra i
rovi e le spine della spesa pubblica, per estirparne le piante
parassite che succhiano la linfa di tutti a vantaggio di pochi,
per distinguere il necessario
dal superfluo e liberare così
risorse sufficienti a rilanciare
l’economia.
Si guarda oggi all’Europa
nella speranza che allenti un
po’ i cordoni della borsa; una
ALIMENTARE
Fai-Flai-Uila
promuovono
la bilateralità
Prosegue l’impegno di Fai,
Flai e Uila per promuovere e
incrementare la conoscenza
da parte delle lavoratrici e dei
lavoratori delle opportunità offerte dalla bilateralità contrattuale nel settore dell’industria
alimentare. Grazie alle risorse
previste dal recente rinnovo del
Ccnl, il 10-11 giugno si svolgerà infatti a Roma un seminario,
promosso unitariamente dalle
tre sigle sindacali, destinato
a 30 operatori, selezionati nei
mesi scorsi, che saranno formati
per poter spiegare ai lavoratori
del settore le opportunità della
iscrizione ad Alifond (fondo di
previdenza complementare), il
migliore utilizzo delle prestazioni offerte dal Fasa (fondo
sanitario integrativo) e dalla
Cassa mutua per la maternità,
il funzionamento della Cassa
Vita. All’iniziativa è prevista
anche la partecipazione, nella
mattinata di martedì 11, dei
presidenti di Federalimentare
e delle associazioni settoriali
aderenti, insieme ai presidenti
e consiglieri di amministrazione di Alifond, Fasa e Cassa
Vita.
Pagina a cura di
scelta che da mesi ci sembrava
obbligata ma che, anche avvenisse, non sarebbe di per sé
sufficiente.
L’Italia ha bisogno di una
politica economica opposta a
quella appena approvata dal
parlamento. Serve una scelta
coraggiosa: la riduzione immediata delle tasse sul lavoro
e sulle imprese, da finanziare
con la necessaria e conseguen-
te crescita del pil.
Questa è l’assunzione di responsabilità che chiediamo al
governo Letta.
* segretario
generale Uila-Uil
LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO
Il primo, vero, consiglio dei ministri (18
maggio) ha deciso, tra l’altro, di: rinviare a
settembre il pagamento della 1° rata Imu
su prima casa, terreni e fabbricati agricoli;
rifinanziare la Cig in deroga per 1 mld €;
prorogare i contratti a termine della p.a. e,
ciliegina sulla torta, eliminare l’indennità
aggiuntiva per i ministri parlamentari.
Che dire? Sull’Imu, aver confermato che ville,
castelli e dimore lussuose debbano pagarla,
tutta e subito, ci sembra un «minimo sindacale di equità» viste le condizioni del paese.
Avremmo voluto che il rinvio riguardasse
anche negozi, magazzini e capannoni industriali per dare respiro al sistema produttivo
ma ci hanno detto che non c’erano le risorse.
Dare respiro anche ai «cassintegrati in
deroga» era certamente importante ma è
inaccettabile il modo in cui ciò è stato fatto:
le risorse trovate, infatti, non solo sono insufficienti per far fronte a tutte le richieste 2013
ma, per 250 milioni, sono state sottratte al
finanziamento della normativa sul salario
di produttività e, per altra consistente parte,
ai fondi per la formazione professionale.
Giusto anche che i contratti «pubblici» in
scadenza siano prolungati a fine anno;
purtroppo questo palliativo sfiora appena
il dramma della precarietà del lavoro; il
problema è trovare una soluzione per i
precari del settore privato, ben più numerosi, ai quali nessuno prorogherà nulla.
Infine, benissimo il taglio dell’indennità
aggiuntiva ai ministri parlamentari, da
qualche parte si doveva pur cominciare…
Ci auguriamo che si vada oltre a questa
«passata di piumino» sul tema «costi della
politica» che richiede e merita, invece, ben
altri colpi d’accetta.
Insomma, la prima prova «di larghe intese»
sulla linea del fuoco delle emergenze non
è priva di luci ma accusa ancora molte
ombre, da dissipare quanto prima e quanto
meglio.