Il Design di fronte agli scenari del futuro Francisco Jarauta Il design non ha mai avuto una storia autonoma. È sempre stato considerato come parte della cultura industriale o come componente di sistemi di vita. Da William Morris a Norbert Elias può dipanare una sequenza perfettamente articolata e che indica i diversi momenti che la sociologia della cultura lega alla storia del gusto o delle abitudini. Nel nostro tempo possiamo osservare come dallo slancio che apre la Rivoluzione Industriale si passa a definire le forme concrete dei sistemi di oggetti della vita domestica o pubblica con la coerenza che lo stile di un'epoca imprime sulle cose. Di questa idea si nutrì il Movimento Moderno appropriandosi del progetto di costruzione di un nuovo sistema culturale, in cui il rapporto tra design e architettura costituisce una logica o un'idea che tanti dei suoi rappresentanti considerano etica. Penso a Walter Gropius e alla Bauhaus per provare questo modo di pensare, quando si tratta di affrontare le premesse della cultura del progetto. È vero che l'unità proposta dal Movimento Moderno, sulla base di una rigida gerarchia delle decisioni, è esplosa tempo fa, lasciando uno spazio aperto al conflitto tra le discipline che oggi, ancora una volta, si pongono in diversi contesti come i derivati delle società postindustriale, costruite sulla base della crescente complessità e contemporaneamente con nuove capacità tecnologiche che rendono possibile un tipo d’innovazione finora senza precedenti. Partendo da questa complessità, si può notare come negli ultimi anni ci sia stata una progressiva dilatazione del campo teorico e operativo del design. I suoi programmi sono stati definiti da un rapporto permeabile rispetto alle grandi trasformazioni dei sistemi di vita della società postindustriale, soprattutto segnato dalla standardizzazione culturale e internazionalizzazione della produzione. È essenziale notare a questo proposito come le fasi di crescente globalizzazione non devono essere intese solo come approcci economici o politici, ma alla fine esse rappresentano gli aspetti culturali che definiscono il vero campo delle conseguenze o degli effetti. Dopo la comunicazione e il mercato –entrambi agenti reali del processo di mondializzazione– si deve individuare la generalizzazione di nuovi cultural patterns che alla fine definiscono nuovi modelli di riferimento simbolico sui quali sono costruiti i processi d’identità e differenza del mondo contemporaneo. In effetti, su questi contesti problematici si incentra il dibattito attuale all'interno della cultura del progetto. Si tratta di riconoscere una complessità iniziale in cui si stringono la mano tutte le varianti alla base del progetto. Si deve iniziare da una dimensione riflessiva sulle condizioni culturali, sociali, antropologiche della società contemporanea, dell'individuo, della sua identità e delle sue derivazioni sempre più complesse dalla sua appartenenza sociale e dai modelli di affiliazione politici e culturali. In questo modo apparirà uno spazio diverso molto più complesso e con cui il design dovrà dialogare. Certamente un progetto può essere inteso come un’invenzione in grado di rispondere a un problema culturale, qualunque sia la sua dimensione o tipologia. Per alcuni, il design deve produrre nuovi spazi o nuovi oggetti, nuove relazioni. Deve essere inteso come un esercizio utopico, un frammento del futuro che avviene senza rispettare la rotta del tempo. Per altri, il progetto deve mediare tra le diverse circostanze, dev’essere quello che articola i diversi contesti, rispondendo alle condizioni d'uso e persino al sistema delle funzioni previste. È, in ultima analisi, un misurato equilibrio, intelligente, dove si incontrano la passione civile e il gioco creativo, ovvero l'idea che va dalla produzione di nuovi oggetti ai futuri sistemi di servizi. Si progetta con idee, ma queste dovrebbero attraversare la mappa dello spazio su cui sono costruite. Questa difficoltà è stata interpretata in modi molto diversi nel corso della storia. Da qui la necessità di un rapporto critico con la tradizione, la storia, la teoria, la cultura del progetto. Relazione critica che, inoltre, dovrebbe aiutare a interpretare la complessità che accompagna le forme dell’abitare contemporaneo. Da questo punto di vista critico, il design dovrebbe stabilire la sua riflessione e la sua pratica. Assai corretta è l'opinione di Jeffrey Kipnis quando insiste sulla rilevanza di considerare il valore sociale e culturale della libertà come uno degli obiettivi del singolo e della collettività. Una frontiera che è, in senso politico, sempre più problematica. Idee come quelle proposte da Rem Koolhaas, Stefano Boeri e Sanford Kwinter, tra gli altri, con Mutations, o il Making Things Public di Bruno Latour e Peter Weibel, potrebbero essere punti di riferimento indicativi per una discussione aperta su questi problemi. La cosa importante è costruire un nuovo modo di pensare, in linea con le condizioni della nuova complessità. Se guardiamo da questo punto di vista, tutto quello che ha a che fare con la cultura del progetto deve essere ripensato; John Berger lo ricordava di recente. Il primo compito di una civiltà è quello di proporre una comprensione del tempo, delle relazioni temporali tra passato e futuro, intese nella loro tensione, nella direzione in cui convergono contraddizioni e speranze, sogni e progetti. "Comme le rêve le dessin!". Sì, come il sonno, il progetto, in questa strana relazione in cui si incontrano le idee e i fatti, la tensione di un fuori che la storia trasforma e il luogo, l’attimo. Il design si presenta così come uno degli strumenti più significativi nel definire le nuove forme di cultura. Nel suo intendimento attiene di diritto alla cultura del progetto. Nelle sue applicazioni è il momento in cui si decidono tutti gli elementi che modernizzano e trasformano non solo l'uso, ma anche i gusti, le forme di percezione e perfino i bisogni. Qualsiasi riflessione sul design alla fine è una riflessione sulle tendenze della cultura e dei suoi progetti. Tutti sanno che queste riflessioni acquisiscono maggior forza se il contesto che li definisce è quello di una cultura come la nostra, soggetta a profondi processi di accelerazione e di innovazione, la cui portata si estende a tutti i domini della scienza e della vita, la produzione e la società. Intervenire in questi processi è una delle responsabilità di coloro che fanno proprio il compito di costruire le società del futuro.