documento pdf - Roberto Molinari

annuncio pubblicitario
Quelli del nulla
"La Stampa" del 25 novembre 2008
Dare fuoco ad un uomo perchè "volevamo divertirci".
E' accaduto anche questo.
Due settimane fa un uomo, un "barbone" che dormiva su una panchina, è stato cosparso di
benzina.Poi l'hanno trasformato in torcia. Erano in quattro, tutti giovani.
Come possiamo spiegare la "banalità del male" che attanaglia le giovani generazioni? Come
possiamo spiegare la differenza tra il bene e il male di fronte al nulla?
Giovanna Zucconi prova a farci riflettere
Quelli del nulla
GIOVANNA ZUCCONI
Nel nulla dipinto di nulla della vita-videogioco, accade che quattro imbecilli diano fuoco a un uomo, per noia.
«Volevamo solo divertirci», hanno detto. Dando fuoco! A un uomo! Fra tanta enfasi giornalistica in eccesso
(su tutto, dal meteo alla Borsa), ripristiniamo per una volta utilmente l’esclamativo. Per restituire valore alle
parole: cioè alle persone. E per compatire, anzi auto-compatire, altre parole: le nostre. Cioè le fiumane di
commenti, analisi, disquisizioni, dissertazioni, che hanno tentato di trovare un significato a quel gesto.
Di dare un senso a ciò che un senso non aveva neppure per chi l’ha commesso. Dunque non c’è niente da
spiegare. Non c’è niente da capire. Inutile scavarci dentro, nel nulla fatto di nulla. Per automatismo
umanistico, voci anche egregie si sono invece volonterosamente sforzate di rintracciare ragioni plausibili di
quella violenza. Magari orrende, ma sempre ragioni. Dovute magari al disagio. Al razzismo, che dilaga. Alla
politica, ancorché ridotta alle pulsioni elementari della paura e dello sprezzo. Tutte forme, sia pure residuali e
minimali e ormai calcinate, di visioni del mondo. Ombre di ideologie: analizzabili con il vecchio, nobile
armamentario della psicologia, della sociologia, dell’antropologia. E invece no. Separati dalle opinioni, i fatti
si rivelano per quello che sono: un nulla causato dal nulla. Che però causa, a sua volta, e senza neanche
accorgersene, dolore e orrore.
Il 10 novembre a un uomo che dormiva su una panchina a Rimini, Andrea Severi di 44 anni, viene dato fuoco.
Quattordici giorni dopo, ieri, la squadra mobile arresta quattro ventenni, incensurati, che confessano:
«Volevamo solo divertirci». Un barista, un impiegato, un elettricista, uno studente. Di famiglie «modestissime
ma normali», ha detto la polizia. Di buona famiglia, forse perfino di famiglia buona. Intanto però Andrea
Severi è ancora ricoverato al centro grandi ustionati di Padova, con ustioni di secondo e terzo grado su metà
del corpo. Non è morto, per poco.
Forse è tutta questione d’immaginazione. Il barista, l’impiegato, l’elettricista e lo studente ne hanno avuta a
sufficienza per individuare la loro vittima: un clochard (per delle nullità, è un nulla). Nei mesi, radunati
davanti a quella panchina, gli hanno lanciato dei sassi, dei petardi. Non bastava a mandare via la noia, e allora
sono andati al distributore, hanno comprato benzina, ne hanno cosparso quel corpo, hanno dato fuoco.
Sequenze di gesti. Chissà che ridere, vederlo saltare su mentre i vestiti bruciavano come in un film. Che
emozione, dover scappare via di corsa, sentire le sirene avvicinarsi, e finire nel telegiornale, e credere di farla
franca. Chissà che divertimento, immaginare la pelle che si scioglie e si carbonizza, bronchi e polmoni ostruiti,
le infezioni batteriche che straziano, le aritmie cardiache, la perdita di liquidi, le palpebre bruciate, le mani
contorte, i muscoli che schioccano, l’ipotermia, l’edema, le vescicole, le piaghe, le cicatrici che sfigurano, le
operazioni chirurgiche, le fasciature, la riabilitazione, il dolore, quel «mai più come prima» che è ormai la vita.
Chissà che divertimento, a immaginarlo.
Peccato che chi ha detto «volevamo solo divertirci» non abbia immaginato, azzardiamo, un bel niente. Il nulla
non è in grado di immaginare nulla. Gesti senza causa, e senza neanche supporre che abbiano conseguenze.
Non c’è neppure maledettismo, non c’è demone dostoevskiano, nichilismo zero. Tanto si è detto e scritto,
negli anni, sulla violenza provocata dalle ideologie. Verissimo. Ma adesso le ideologie non ci sono più, e la
violenza c’è ancora. Utile soltanto a riempire la serata in provincia di quattro sciagurati, e senza neanche
pagare il biglietto o la consumazione. A consumarsi è stato quel corpo che neanche immaginavano umano.
Forse le ideologie servivano almeno a riempire il cervello. Avendolo, s’intende.
Giovanna Zucconi
2008-11-25
Scarica