101-104_Bertacchini_RIVISTA ANMS DEF 10/05/13 12.02 Pagina 101 MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 10/2013 • 101-104 ISSN 1972-6848 L’educazione degli adulti al museo: dalla teoria alle buone prassi Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna (TV), 2006-2010 a cura di Monica Celi e Angela Trevisin Toccare le carte, conoscere il territorio: un modello didattico “senza barriere” Milena Bertacchini Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Largo Sant’Eufemia, 19. I-41100 Modena. E-mail: [email protected] RIASSUNTO Viene presentato un progetto di ricerca, “L-hand made” per la diffusione del sapere geografico attraverso un approccio sensoriale e tattile. Sono stati progettati modelli in grado di offrire una narrazione cartografica che favorisse un accesso “universale” ed inclusivo nei confronti di uno strumento spesso non intuitivo quale la carta geografica. Parole chiave: geografia, carte geografiche, accessibilità, percezione tattile, musei. ABSTRACT Touch the maps, know the territory: a teaching model “barrier-free”. This paper presents research into “L-hand made” to teach geography through a sensory and tactile approach. Models were designed to create maps that give “universal” and inclusive access to maps, which can frequently be unintuitive. Key words: geography, maps, accessibilità, tactile perception, museums. INTRODUZIONE Una carta geografica è una rappresentazione convenzionale, geometrica, approssimata, ridotta ecc. di un dato contesto territoriale che, per definizione, traduce semplificando la complessità insita di quella realtà. Per sua natura, una carta quindi non può essere in grado di restituire una rappresentazione perfettamente corrispondente alla realtà ed esaustiva di tutti gli innumerevoli elementi naturali e antropici che la caratterizzano. Le carte esprimono invece attraverso un proprio linguaggio fatto di segni, simboli e denominazioni, una sintesi concettuale delle diverse componenti territoriali e ne veicolano le informazioni, incentivandone la diffusione. La valenza educativa delle carte viene ad essere soddisfatta quando si opera una traduzione dei linguaggi in esse contenuti e si rendono espliciti quei saperi locali e globali che ne hanno controllato la concettualizzazione. Una tale operazione di decodificazione dell’oggetto cartografico implica la conoscenza degli strumenti e delle chiavi di accesso indispensabili a dipanare questa trama “linguistica” al fine di un riconoscimento degli elementi, dei simboli e dei segni rappresentati e della comprensione dei nessi e delle relazioni tra questi intercorrenti. Una corretta traduzione del linguaggio delle carte, quando opportunamente guidata, consente di elaborare un’autentica narrazione dei luoghi rappresentati a cui avvicinarsi con un approccio geografico al territorio cartografato. La narrazione cartografica del territorio vissuto rappresenta il filo conduttore della ricerca qui esposta con la quale si è inteso promuovere un’educazione al territorio fruibile da tutti e favorire una partecipazione consapevole delle comunità e degli attori locali al processo di territorializzazione, scopi questi che rappresentano una delle sfide culturali e sociali lanciate dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Priore, 2005). Si ritiene infatti che, come già affermato da Turri (2008), “l’innesto di un rapporto conoscitivo, razionale” con il vissuto possa esaltare la costruzione di una “propria coscienza di sé e del mondo”. Il Museo Universitario “Gemma 1786” del Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia (responsabile è dal 2004 Milena Bertacchini) ha voluto raccogliere queste importanti sfide e contribuire così alla diffusione del sapere geografico facendosi promotore di un progetto di ricerca dal titolo L-hand made, carte e paesaggi a portata di mano. Un progetto che ha potuto verificare come, per mezzo di approcci cartografici, sia possibile coinvolgere un pubblico anche di non specialisti alla scoperta del territorio vissuto, includendo in modo significativo giovani di varia cultura come pure persone con disabilità sensoriali e cognitive. TOCCARE LE CARTE, CONOSCERE IL TERRITORIO: UN MODELLO DIDATTICO “SENZA BARRIERE” 101 101-104_Bertacchini_RIVISTA ANMS DEF 10/05/13 12.02 Pagina 102 MOTIVAZIONI ALLA RICERCA Assicurare a tutti il diritto all’educazione è quanto si prefigge la Campagna Globale per l’Educazione (GCE) che, nel suo recente “Global School Report: No excuses!” (GCE, 2008), ha giudicato l’impegno rivolto dai paesi più industrializzati nel raggiungere questo obiettivo. L’apporto dell’Italia a questo intendimento è risultato nel complesso insufficiente, da cui si evince quanto lavoro sia ancora necessario per assicurare il diritto all’educazione anche ai soggetti più vulnerabili. È ormai appurato che l’apprendimento debba essere considerato un processo di formazione permanente che accompagna l’individuo lungo tutto l’arco della sua vita (Lifelong Learning); tuttavia non sono altrettanto conosciuti gli ostacoli che le persone con disabilità incontrano ad essere inserite in tali processi formativi, soprattutto a causa di pregiudizi sociali e di discriminazioni istituzionali. Ad esempio, ricorre ancora abbastanza frequente tra le persone normodotate un sentimento di imbarazzo ed un timore di offendere il disabile nel fare uso di termini che richiamano la causa del suo disagio; nel menzionare quindi il “vedere” con persone non vedenti, il “sentire” con soggetti affetti da sordità o il “camminare” con chi è su una sedia a rotelle. Non sufficientemente chiara è inoltre la consapevolezza che persone disabili e persone normodotate possano esprimere gli stessi bisogni di accessibilità all’insegnamento ed essere accomunati da identiche attese nei confronti delle informazioni recepite e discusse e degli spazi frequentati. A seguito di queste svariate difficoltà, assume maggiore importanza il ruolo svolto dagli educatori, operanti in ambito formale o informale, quali promotori di strategie educative/formative prive di barriere pregiudiziali e in grado di fornire pari opportunità di accessibilità e di fruizione a tutti i discenti. Le esperienze di ricerca e di didattica condotte all’interno del Museo Universitario “Gemma 1786” nascono da queste considerazioni e dal ruolo sociale insito nelle discipline a questo afferenti, come recentemente dichiarato anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione della proclamazione del triennio 2007-2009 per “Le Scienze della terra per la Società” e del riconoscimento del 2008 quale Anno Internazionale del Pianeta Terra. In una struttura museale come “Gemma 1786”, la programmazione di attività relative alle Scienze della terra abbinate alla cartografia assume un significato scientifico e sociale particolare, soprattutto quando queste attività vogliono risultare accessibili anche a persone con disabilità (Bertacchini, 2007a). Radicata è infatti la convinzione che un maggior inserimento del sapere geografico nella cultura anche solo di base possa diventare, parafrasando Turri (1983), uno strumento per un corretto senso di guardare, capire e trasformare il mondo. Le iniziative didattiche ed educative proposte all’inter- 102 MILENA BERTACCHINI no di “Gemma 1786” hanno come filo conduttore le Scienze della terra (Bertacchini, 2007b) e traggono ispirazione dalle diverse situazioni della realtà quotidiana, per svilupparsi secondo differenti modalità di percezione: visiva, tattile e sonora allo scopo di suscitare maggior interesse e coinvolgimento tra il pubblico di studenti e di visitatori. La partecipazione sempre più numerosa di soggetti vulnerabili alle varie iniziative museali di “Gemma 1786” ha indotto chi scrive a riflettere sui metodi, sul significato e sulle attese scientifiche, culturali e sociali delle attività proposte. Una delle principali finalità del Museo Universitario “Gemma 1786” è quella di promuovere una conoscenza del territorio locale da parte dell’intera comunità, per favorire una capacità di muoversi con consapevolezza in quello che è lo spazio vissuto e incentivare un senso di identità personale e di appartenenza di ognuno, implementandone gli aspetti identitari, non localistici, e travalicando qualunque tipo di barriera sia linguistica che psico-fisico e sensoriale. Le considerazioni sopra riportate e l’elaborazione delle informazioni, delle richieste e dei consensi raccolti tra i frequentatori del museo in un contesto locale, unitamente alla chiara definizione del ruolo scientifico, sociale e culturale atteso dal museo “Gemma 1786”, hanno portato alla definizione del progetto di ricerca interistituzionale L-hand made, carte e paesaggi a portata di mano, incentrato sulla diffusione del sapere geografico attraverso la narrazione cartografica del territorio (Bertacchini, 2007a). IL PROGETTO DI RICERCA I buoni risultati conseguiti dalle esperienze formative realizzate presso il museo “Gemma 1786” hanno creato i presupposti necessari alla definizione del progetto L-hand made e a suscitare un deciso interesse da parte di Enti, Associazioni ed Istituzioni operanti sul territorio in ambito culturale e sociale. Le attività e le sperimentazioni che sono scaturite dal progetto e che sono state condivise e concertate con i diversi attori coinvolti, hanno promosso l’utilizzo della cartografia come motore di conoscenza e strumento metacognitivo di apprendimento trans-disciplinare, da applicare in ambito formale e informale attraverso strategie didattiche innovative, saldamente legate alla realtà del contesto locale. Le proposte e gli approfondimenti che hanno animato il progetto si sono sviluppati stabilendo relazioni e corrispondenze tra il sapere geo-cartografico, le scienze della terra e le altre discipline, quelle antiche (antropologia, economia, filosofia ecc.) e quelle nuove, cosiddette “trasversali” (educazione alla cittadinanza, all’intercultura, alla legalità, alla pace, ai diritti all’ambiente, allo sviluppo sostenibile ecc.). Il ricorso alla cartografia costituisce una prassi consolidata e per certi versi scontata nell’attività didattica della scuola di base, mentre in ambito museale le carte 101-104_Bertacchini_RIVISTA ANMS DEF 10/05/13 12.02 Pagina 103 geografiche sono solitamente usate per valorizzarne la valenza storico-culturale. Nei libri di testo italiani si dedica solo qualche pagina alla cartografia e la modalità attraverso la quale le carte geografiche vengono presentate è prevalentemente descrittiva e classificatoria (Squarcina, 2007). Nella consueta pratica educativa gli stessi insegnanti si servono della carta geografica come di un semplice strumento di supporto al processo di apprendimento per la localizzazione e la visualizzazione dei luoghi e dei fenomeni studiati, tralasciando spesso di esplicitarne le caratteristiche concettuali e di sfruttarne le potenzialità per la ricostruzione di un discorso geografico (Calandra, 2008). Il progetto L-hand made nasce dalla convinzione che attraverso la cartografia sia possibile coniugare problemi e interessi disciplinari assai diversi e contribuire a rafforzare l’identità del territorio in cui si opera attraverso la ricostruzione della sua evoluzione storica e la valorizzazione del patrimonio culturale ad esso associato. Un tale approccio richiede di considerare la cartografia quale espressione del controllo cognitivo e simbolico della realtà da parte dell’uomo (Calandra, 2008) e di operare una suddivisione dei suoi elementi costituenti per individuarne i linguaggi fondamentali e provvedere ad una loro opportuna traduzione e semplificazione. Una delle principali finalità del progetto è stata rivolta a ricercare linguaggi cartografici che potessero risultare leggibili ad un pubblico di non-esperti ed anche accessibili e comprensibili a persone in situazione di handicap e disagio. Il muoversi in questa direzione ha portato ad una re-interpretazione della realtà rappresentata in carta e ad una frammentazione e selezione mirata dei contenuti. Lo sviluppo di raffigurazioni cartografiche semplificate ha permesso di evidenziare le caratteristiche principali del territorio in esame e di porre l’accento su quegli elementi fondamentali del territorio che un fruitore non esperto troverebbe difficile individuare e comprendere autonomamente. cultura e persone con disabilità, ha portato a sviluppare nuove esperienze didattiche utilizzando strumenti conoscitivi, convenzionali e non solo, in grado di coinvolgere l’intera sfera sensoriale. Tali attività hanno permesso di allacciare rapporti di collaborazione con chi da anni opera sul territorio locale per la diffusione del sapere anche a persone solitamente penalizzate: l’Assessorato all’Istruzione e l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Modena, l’Assessorato all’Istruzione della Provincia di Modena, l’Unione Italiana Ciechi sezione di Modena ed il Servizio Accoglienza Studenti Disabili dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Sono stati gruppi e singoli referenti di questi Enti ed Associazioni a contribuire alla realizzazione di oggetti cartografici tattilo-visivi ed a valutare la reale efficacia dei metodi e degli strumenti adottati nell’ambito del progetto (fig. 1). La ricerca di stralci selezionati dalla cartografia ufficiale relativi al territorio locale, l’analisi dei contenuti e la selezione degli elementi naturali e antropici, di interesse didattico in questi rappresentati, hanno permesso di produrre in un primo momento elaborazioni cartografiche semplificate dalle quali sono stati poi ricavati i prototipi finali: le mappe topografiche tattili ed i plastici tridimensionali in gesso e in resina. La leggibilità e l’accessibilità di questi prototipi è stata raggiunta attraverso una selezione di quei linguaggi cartografici tattilo-visivi (iconico-simbolici e percettivi), che più di altri soddisfacevano i bisogni di chiarezza, semplicità, gradevolezza percettiva, maneggevolezza ecc., richiesti da strumenti di questo tipo. La realizzazione di un prototipo tridimensionale di un’area del territorio modenese prossima ad un corso d’acqua, il fiume Panaro, costituisce uno dei risultati principali di questa ricerca (fig. 2). La realizzazione di detto ausilio didattico è stata condotta in collabora- UNA CARTOGRAFIA DA TOCCARE La lettura delle carte geografiche è spesso affidata ad una percezione sostanzialmente visiva che sembra sottostare all’antica concezione aristotelica che affidava la formazione del sapere principalmente al senso della vista. A ciò fa oggi da contrappunto il fatto che nella pratica didattica dare l’opportunità di toccare gli oggetti con le mani e quindi lasciare interagire attivamente il discente con essi, si traduce idealmente nell’opportunità di “toccarlo con la mente”, garantendo un’esperienza didattica più partecipata, sentita e vissuta che aiuta a raggiungere con più facilità gli obiettivi prefissati (Bertacchini & Padovani, 2008). La volontà del progetto L-hand made di trasmettere la conoscenza del territorio per mezzo di ausili cartografici a pubblici di non esperti, inclusi giovani di varia Fig. 1. Esperienza didattica al Museo Universitario “Gemma 1786” condotta con un gruppo di visitatori disabili adulti. TOCCARE LE CARTE, CONOSCERE IL TERRITORIO: UN MODELLO DIDATTICO “SENZA BARRIERE” 103 101-104_Bertacchini_RIVISTA ANMS DEF 10/05/13 12.02 Pagina 104 Fig. 2. Plastico in resina di una porzione di territorio modenese. Una legenda esplicita le diverse componenti naturali ed antropiche dell’area che sono state rappresentate attraverso il modellamento di materiali con caratteristiche tattili diverse. zione con docenti dell’Istituto Statale d’Arte “Adolfo Venturi” di Modena. Assolutamente non banale è stata l’individuazione dei materiali, naturali o artificiali, più idonei a rappresentare le diverse componenti del paesaggio in esame e in grado di fornire una percezione tattile tale da richiamare mentalmente il particolare elemento, naturale o antropico, di riferimento. La narrazione cartografica che si può trarre da questo plastico implica il riconoscimento del principale elemento naturale presente in questa rappresentazione, il corso d’acqua, a cui si legano i segni lasciati sul territorio dall’azione che esso ha avuto nel tempo; e l’individuazione delle componenti di carattere antropico sia frutto di una continua interazione tra uomo e ambiente e risultato dello sfruttamento che l’uomo, attore e spettatore al contempo, ha tratto da questo territorio. CONCLUSIONI Il progetto di comunicare il territorio vissuto coinvolgendo direttamente il pubblico mediante offerte culturali alternative a quelle proposte dalla didattica tradizionale, ha prodotto risultati molto lusinghieri. Il forte impatto didattico-educativo e sociale, che il progetto L-hand made ha suscitato, ha evidenziato l’importanza di promuovere attività che siano in grado di favorire un accesso “universale” a temi legati alla diffusione del sapere geografico. L’opportunità di toccare con mano forme che riproducono il territorio è stata accolta con 104 MILENA BERTACCHINI un certo visibile imbarazzo dai gruppi di studenti e di visitatori che hanno partecipato alle sperimentazioni, timore che i gruppi di persone disabili o con disagio hanno maggiormente manifestato. Quando però, dopo una prima iniziale titubanza si è sostituita gradualmente la curiosità di toccare e di conoscere la narrazione che l’oggetto cartografico era in grado di suggerire, la soddisfazione è stata unanime, sia per la partecipazione ed il coinvolgimento espressi, che per il successo delle deduzioni raggiunte e delle conoscenze territoriali acquisite. La serie di attività didattiche sviluppata all’interno del progetto, sia in ambito formale che informale, ha favorito l’inizio di un dialogo e di un confronto collettivo tra i diversi attori operanti sul territorio locale in ambito culturale e sociale che vi hanno partecipato e che si stanno muovendo affinché queste esperienze possano coinvolgere nuove realtà e continuare ad ampliare gli orizzonti sino ad ora raggiunti. BIBLIOGRAFIA BERTACCHINI M., 2007a. L-hand made, carte e paesaggi a portata di mano. Atti XI Conferenza Nazionale ASITA, Torino 6-9 novembre 2007, CD-Rom. BERTACCHINI M., 2007b. Il Paesaggio nella Cartografia: il successo di un percorso didattico. Boll. A.I.C, 129130-131: 249-255. BERTACCHINI M., PADOVANI V., 2008. I “sensi” della Geologia. Atti Relazioni del III Congresso Geologia e Turismo, Bologna, 1-3 marzo 2007. Università degli Studi della Basilicata, pp. 126-130. CALANDRA L.M., 2008. 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