Riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina Curto: ”tema apparentemente lontano. L’artigianato Veneto tra i più colpiti, a rischio 11 mila posti di lavoro. Esposto il 6,1% dell’artigianato manifatturiero” Mestre 12 febbraio 2016 - “Se verrà riconosciuto alla Cina lo status di economia di mercato, Market Economy Status (Mes) l’artigianato veneto sarà tra le “economie” più a rischio. Quasi 11mila i posti di lavoro che potrebbero andare perduti, secondo peggior dato dopo la Lombardia (-13.200)”. L’allarme lo lancia Luigi Curto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto alla luce dei dati che emergono da un esercizio realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato che ha preso a riferimento il modello che stima l'impatto della concessione del Mes alla Cina sviluppato in un paper dell'Economic Policy Institute e che misura potenziali perdite di occupazione che oscillano tra lo 0,9% e l’1,8% dell’occupazione complessiva dell’Unione, indicando fino a 3.490.900 posti a rischio. “Dalla nostra analisi focalizzata sulle imprese dell'Artigianato –prosegue il Presidente-, si evidenzia che – se verrà concesso alla Cina lo status di economia di mercato – in Veneto sono a rischio 10.770 posti di lavoro, pari al 3,1% degli occupati dell’artigianato regionale; le potenziali perdite di occupazione sono concentrate (84,1%, pari a 9.060 addetti) nel Manifatturiero artigiano, che presenta un tasso di esposizione al rischio del 6,1%, più che doppio rispetto al totale artigianato e nettamente superiore alla media nazionale paria 5,5%. Nel dettaglio territoriale la regione con il più alto tasso di occupati nell’artigianato manifatturiero a rischio è la Toscana con l'8,3%, seguita dalle Marche con il 7,8%, dall'Umbria con il 6,3% e dal Veneto con il 6,1%. I settori manifatturieri maggiormente esposti in valore assoluto sono: Tessile, abbigliamento e pelle con 4.250 posti di lavoro a rischio (39,5%), Mobili e altre manifatturiere con 1.700 addetti artigiani (15,8%), e i Prodotti metallo con 860 unità (8%)”. Infine va segnalato che nell’ultimo trimestre del 2015 che il 22,9% delle piccole imprese esportatrici (con meno di 50 addetti) considera la Cina tra i Paesi maggiormente concorrenti visto che, dall'ingresso del Paese del Dragone nell'Organizzazione mondiale del commercio, l'Unione europea ha triplicato il peso delle sue importazioni dal paese asiatico, che passano dallo 0,82% del Pil del 2001 al 2,34% del 2015. “Pertanto –conclude Curto-, lo status di economia di mercato è solo apparentemente un problema lontano ed astratto. Le conseguenze saranno reali e catastrofiche. Per questo plaudiamo alla mozione presentata dai capigruppo consiliari Finco e Rizzotto cofirmata anche dallo stesso Presidente del Consiglio, Roberto Ciambetti, che chiede alla Giunta regionale un forte impegno nell’azione di contrasto a tale riconoscimento nonché di informazione e sensibilizzazione sul problema anche coinvolgendo i parlamentari europei. Governo ed Europa non possono ignorare il futuro di intere aree del Paese e strategici comparti produttivi”. Nei prossimi mesi, anche su richiesta dell'Italia, verrà condotto uno studio approfondito sull'impatto del riconoscimento sull'economia dell'Unione. Il riconoscimento del status di economia di mercato porterà all’abbattimento delle barriere commerciali all’import cinese: alla fine del 2014 per la difesa commerciale sono in vigore nell'Ue 81 misure antidumping, di cui 52 (64,2% del totale) riguardano le importazioni dalla Cina. A livello mondiale il WTO indica che il 34,9% (pari a 498 misure) delle 1428 misure anti-dumping in vigore nei Paesi membri è applicato alle importazioni dalla Cina. Misure anti-dumping in vigore alla fine del 2014 Valori assoluti e percentuali - misure in vigore al 31.12.2014 nei paesi WTO Totale misure anti-dumping 1428 **di cui riguardanti le importazioni dalla Cina 498 % misure riguardanti la Cina su totale 34,9 Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati WTO e Commissione europea nell'Unione europea 81 52 64,2