Università degli Studi di Catania CdL in Ingegneria Elettronica, A–O Prova scritta di Algebra Lineare e Geometria del 9/07/2014 Durata della prova: tre ore. È vietato uscire dall’aula prima di aver consegnato definitivamente il compito. Usare solo carta fornita dal Dipartimento di Matematica e Informatica, riconsegnandola tutta. È vietato consultare libri o appunti. 1. Sia V = {( x, y, z, w) ∈ R4 : x + w = 0} ⊂ R4 , sia h ∈ R un parametro e sia gh : V → V l’ endomorfismo definito da: gh ( 1 , 0 , 0 , −1 ) = ( −1 , 0 , 0 , 1 ) gh ( 0 , 1 , 0 , 0 ) = ( 0 , 0 , 1 , 0 ) . gh ( 0 , 0 , 1 , 0 ) = ( 0 , − h , 0 , 0 ) (a) Calcolare ker gh e Im gh al variare di h ∈ R. Consideriamo la base B = {v1 = (1, 0, 0, −1), v2 = (0, 1, 0, 0), v3 = (0, 0, 0, 1)} di V e sia −1 0 0 0 0 −h . Gh = [ g h ] B B = 0 1 0 Essendo det( Gh ) = −h, l’ endomorfismo gh é un isomorfismo per ogni h 6= 0. Pertanto se h 6= 0 otteniamo ker( gh ) = 0V e Im gh = V. Invece abbiamo Im g0 = L(v1 , v3 ) e ker g0 = L(v3 ). (b) Studiare la diagonalizzabilità di gh al variare di h, determinando, quando esiste, una base di V formata da autovettori di gh . Otteniamo c gh (t) = −(t + 1)(t2 + h). Se h > 0, il polinomio caratteristico ha una unica radice reale contata con molteplicità e gh risulta non Se h ≤ 0 √ √ diagonalizzabile. abbiamo le tre radici reali contate con molteplicità: -1, −h, − −h. Se h 6∈ {−1, 0}, abbiamo tre radici distinte e gh risulta diagonalizzabile. Se h = 0 l’ autovalore 0 ha molteplicità algebrica 2 e molteplicità geometrica 1 visto che dim(ker g0 ) = 1. Quindi g0 non è diagonalizzabile. Se h = −1, l’ autovalore 1 ha molteplicità algebrica 1 e l’ autovalore -1 ha molteplicità algebrica 2. La molteplicità geometrica dell’ autovalore -1 é uguale a 3 − ρ( G−1 − I3×3 ) = 3 − 1 = 2 e quindi g−1 risulta diagonalizzabile. Se h < 0, h 6= −1, allora V−1 = L(v1 ), √ V√−h = L( −hv2 + v3 ) e √ V−√−h = L(− −hv2 + v3 ). Se h = −1, abbiamo V−1 = L(v1 , v2 − v3 ) e V1 = L(v2 + v3 ). Le basi di autovettori possono essere ora facilmente elencate per ogni h < 0. 2. Sia f : R4 → R4 la riflessione rispetto al sottospazio U di equazioni cartesiane x − y = 0 = z − w. (a) Calcolare gli autovalori e gli autospazi di f . Per definizione di f gli autovalori sono 1 e -1 e inoltre R41 = U = L(v1 = (1, 1, 0, 0), v2 = (0, 0, 1, 1) e R4−1 = U ⊥ = L(v3 = (1, −1, 0, 0), v4 = (0, 0, 1, −1)). (b) Determinare f ( x, y, z, w). Per definizione di f abbiamo f (v1 ) = v1 , f (v2 ) = v2 , f (v3 ) = −v3 , f (v4 ) = −v4 . Essendo e1 = v21 + v22 , deduciamo 1 1 1 −1 f (e1 ) = ( , , 0, 0) − ( , , 0, 0) = (0, 1, 0, 0) = e2 . 2 2 2 2 Ragionando analogamente otteniamo f (e2 ) = e1 , f (e3 ) = e4 e f (e4 ) = e3 . In conclusione f ( x, y, z, w) = (y, x, w, z). 3. Sia fissato nel piano un sistema di riferimento cartesiano ortogonale O.~x, ~y, u. (a) Studiare il fascio di coniche passanti per A = (1, 0), B = (0, 1) e tangente in O = (0, 0) alla retta x + y = 0. Determinare il centro e il raggio della circonferenza del fascio. Il fascio puó essere generato dalle coniche riducibili di equazione xy = 0 e ( x + y)( x + y − 1) = 0 e quindi ha equazione ( x + y)2 − x − y + λxy = 0, che puó essere riscritto come 2x2 + 2(2 + λ) xy + 2y2 − 2x − 2y = 0. Abbiamo | Fλ | = 2λ. Pertanto le coniche riducibili del fascio corrispondono ai valori λ = 0 e λ = ∞ e sono quindi le due coniche riducibili utilizzate per scrivere l’ equazione del fascio. Sia ora λ 6= 0, i.e. la conica del fascio corrispondente a λ é irriducibile. Abbiamo | Fλ | = −λ(λ + 4). Per λ = −4 la conica é una parabola, per −4 < λ < 0 un ellisse e per λ < −4 o λ > 0 una iperbole. La circonferenza del fascio si ottiene per λ = −2, ha centro C = ( 21 , 12 ) (b) Riconoscere la conica del fascio passante per P = (1, −2). Sostituendo le coordinate di P nell’ equazione del fascio otteniamo 1 − 1 + 2 − 2λ = 0, i.e. λ = 1. Per l’ analisi precedente questa conica é una iperbole. √ e raggio 2 2 . 4. Sia fissato nello spazio un sistema di riferimento cartesiano ortogonale O.~x, ~y, ~z, u. (a) Scrivere l’equazione della parabola Γ ⊂ R3 avente fuoco F = (1, 1, 1) e tangente in O = (0, 0, 0) alla retta con direzione L(1, 0, −1). Il piano Π contenente Γ ha equazione x − 2y + z = 0 essendo il piano contenente la retta l = L(O; L(1, 0, −1)) e passante per F. La retta < O, F > é ortogonale alla retta l e quindi O é il vertice della parabola Γ. La direttrice di Γ é allora la retta m = L( F 0 ; L(1, 0, −1)), dove F 0 = (−1, −1, −1) é il simmetrico di F rispetto all’ origine O. La retta m ha equazioni parametriche: x = −1 + t y = −1 . z = −1 − t Abbiamo Γ = { P ∈ Π : d( P, m) = d( P, F )}. Descriviamo il luogo dei punti P ∈ R3 tali che d( P, F )2 = d( P, m)2 . Sia P = ( a, b, c) ∈ R3 . Il piano Π P ortogonale a m e passante per P ha equazione cartesiana x − a − (z − c) = 0 e taglia m nel punto Q = ( c−2a−2 , −1, a−2c−2 ). Abbiamo d( P, m)2 = d( P, Q)2 = ( 3c − a + 2 2 3a − c + 2 2 ) + ( b + 1)2 + ( ) . 2 2 Essendo d( P, F )2 = ( a − 1)2 + (b − 1)2 + (c − 1)2 la parabola Γ si ottiene intersecando il piano Π con la quadrica di equazione ( 3x − z + 2 2 3z − x + 2 2 ) + ( y + 1)2 + ( ) = ( x − 1)2 + ( y − 1)2 + ( z − 1)2 . 2 2 (b) Trovare un’ equazione della sfera X tangente in O al piano x + z = 0 e passante per F = (1, 1, 1). La sfera ha centro sulla retta n ortogonale al piano passante per O avente equazioni parametriche: x=t y=0 . z=t Per trovare il centro imponiamo che la distanza tra il punto generico Pt = (t, 0, t) ∈ n e l’ origine sia uguale a d( Pt , F ). Otteniamo 2t2 = (t − 1)2 + (−1)2 + (t − 1)2 , i.e. t = 34 . Allora il centro C di X ha coordinate ( 34 , 0, 34 ). L’ equazione di X é quindi 3 3 18 ( x − )2 + y2 + ( z − )2 = , 4 4 16 che si semplifica in 3 3 x2 + y2 + z2 − x − z = 0. 2 2