Master in “Manager delle produzioni ortovivaistiche” Università del Salento Anno accademico 2006/2007 FONTI DEL MATERIALE DI PROPAGAZIONE - Colture ordinarie - Colture da seme: piante mandate a seme in ambiente controllato (ad es.. isolato spazialmente in modo da evitare incroci con altre piante-inquinanti dal punto di vista genetico), eventualmente sottoposte a fecondazione manuale o dopo opportuna modificazione genetica (es.. maschio-sterilità) - Colture di piante-madri, cioè di piante di accertata rispondenza genetica, sane, coltivate in apposite aree del vivaio, da cui si prelevano talee e marze (materiale per effettuare gli innesti) PROPAGAZIONE PROPAGAZIONEAGAMICA AGAMICA Si Siutilizza utilizzauna unaporzione porzionedi dipianta pianta(foglie, (foglie,fusto, fusto,radice), radice),sfruttando sfruttando la latotipotenza totipotenzadella dellacellula cellulavegetale, vegetale,cioè cioèla lacapacità capacitàdella dellacellula cellula vegetale vegetaledifferenziata differenziata(costituente (costituentecioè cioèun untessuto tessutopiù piùoomeno meno specializzato) specializzato)di didare dareorigine originead adun unintero interoindividuo individuo VANTAGGI: - Identità genetica, morfologica e funzionale tra progenie e pianta-madre - possibilità di costituire gruppi omogenei con evidenti vantaggi dal punto di vista colturale - Velocità di propagazione (non è necessario aspettare che la pianta abbia raggiunto la fase di maturità) SVANTAGGI: - Difficoltà operative nel caso di molte specie: tecnica più dispendiosa della riproduzione facile propagazione delle malattie (virosi, malattie del legno,...) Stadio giovanile Fase giovanile (giovanilità): fase immediatamente successiva alla germinazione nella quale la pianta non produce gemme a fiore ed è quindi incapace di iniziare i processi di fioritura-fecondazioneallegagione- fruttificazionedisseminazione (riproduzione) Può durare da alcune settimane a diversi anni (es. specie arboree) Edera elix Per EVITARE fase giovanile si ricorre alla PROPAGAZIONE per via vegetativa. Stadio adulto Vantaggi della propagazione agamica rispetto a quella gamica • Alcune piante non producono semi vitali • La progenie clonata è uniforme in tutti i caratteri • L’incrocio allogamo produce una progenie altamente variabile • Le piante propagate per seme potrebbero avere un lungo periodo giovanile • I semi possono avere periodi di dormienza molto estesi e complessi Per propaggine Per innesto Per margotta Propagazione agamica asessuata vegetativa moltiplicazione Moltiplicazione per organi di riserva Coltura in vitro Per talea La moltiplicazione moltiplicazione per per talea talea La Principio: una porzione vegetativa di pianta (foglia, branca, radice, germoglio, ramo) viene posta in adatte condizioni in modo da originare una nuova pianta metodo di di moltiplicazione moltiplicazione più più importante importante per per gli gli arbusti arbusti ÈÈ ilil metodo ornamentali. ornamentali. metodo usato usato anche anche per per la la moltiplicazione moltiplicazione industriale industriale di di ÈÈ ilil metodo molte piante piante da da fiore fiore da da serra serra ee di di piante piante da da frutto. frutto. molte Vantaggi del del metodo: metodo: non non èè costoso, costoso, èè rapido, rapido, viene viene superata superata lala Vantaggi fasedi digiovanilità. giovanilità. fase In poco poco spazio spazio sisi ottengono ottengono molte molte piante piante con con maggiore maggiore In uniformità, senza senza variazioni variazioni genetiche. genetiche. uniformità, PROPAGAZIONE PER TALEA Processo fondamentale: rizogenesi, cioè la produzione di nuove radici (radici avventizie, cioè originate da tessuti non rizogeni) TIPI DI TALEE Talee di ramo Semilegnose Con foglie Talee di foglia Legnose Talee di radice Talee di germoglio Senza foglie Talee erbacee Basianatomiche anatomichedella dellamoltiplicazione moltiplicazioneper pertalea talea Basi Molte cellule anche nelle porzioni adulte hanno la capacità di tornare allo stato meristematico e dar luogo al sistema radicale ed aereo rendendo così possibile la propagazione per talea Talee di di fusto fusto Talee primordiradicali radicali IIprimordi Inizialiradicali radicalipreformate preformate Iniziali Nelle piante giovani le iniziali radicali prendono origine dalle cellule più esterne del sistema vascolare Apici radicali già presenti ma dormienti che si attivano quando il germoglio viene prelevato per formare una talea. Si sviluppano rapidamente se la talea viene posta in acqua Nei fusti adulti la loro origine è più profonda: raggi midollari parenchima e midollo Callo Callo È una massa irregolare di cellule parenchimatiche a vari stadi di differenziazione. Provengono dal cambio vascolare e dal floema adiacente. Può essere di beneficio per piante a lento radicamento perché può avere la funzione di strato protettivo. Per le talee legnose si usano i fusti privi di foglie dell’anno precedente oppure più vecchi (10-25 cm). Si preferisce il legno di media grossezza con numerosi nodi. Talee semilegnose e legnose Le talee semilegnose sono prelevate nel periodo estivo da sempreverdi germoglianti e da piante spoglianti Talee di foglia Talee di foglie con meristemi primari Talee di foglie con meristemi secondari Es. bulbi di Lilium in cui il primordio della gemma si origina prima del primordio radicale. In Violetta africana accade l’opposto. I meristemi primari sono costituiti da cellule che sono rimaste di tipo embrionale Es. i bordi di foglie di Kalanchoe con embrioni fogliari. I meristemi secondari sono costituiti da cellule che si sono differenziate e hanno ripreso l’attività meristematica alla base della foglia o a livello del picciolo Talee radicali Si devono formare sia germogli che radici avventizie dai primordi latenti nelle vecchie radici oppure nella regione del cambio. Si prelevano le talee nel tardo inverno o primavera quando le radici sono ricche di sostanze di riserva. A seconda della grandezza delle radici: Radici sottili (2-5 cm) si pongono orizzontamente sul terreno in cassette ombreggiate e coperte da vetri. Radici carnose (5-8 cm) vengono piantate verticalmente Radici grosse (5-15 cm) vengono piantate in cassette con sabbia umida o segatura o torba in autunno-inverno legate a mazzetti e mantenute al freddo (circa 4°C). A primavera vengono piantate in vivaio all’aperto. Talee di germoglio ed erbacee Piante succulente o erbacee tipo il geranio il crisantemo e garofani. Generalmente sono talee di piante da fiore hanno bisogno di condizioni ambientali controllate Talea di germoglio Talee verdi relative all’accrescimento primaverile. Molti arbusti ornamentali possono essere propagati in questo modo e anche specie arboree caducifolie. Sviluppo delle radici: basi fisiologiche Sachs 1882 dimostrò la presenza di sostanze che prodotte nelle foglie migrano alla base delle talee e promuovono il processo di radicazione. Vav der Lek 1925 stabilì che era necessaria la presenza di una gemma per avere radicazione e che quindi sostanze rizogene erano traslocate dalla gemma alla base della talea. I FATTORI DI RADICAZIONE LE RIZOCALINE Bouilleme e Went 1933 denominarono rizocaline queste sostanze Thimann e Went 1934 dimostrarono che sostanze auxiniche stimolano lo sviluppo delle radici avventizie in talee costituite da ipocotili di pisello (test di radicazione). LE AUXINE Sostanze ad azione rizogena furono isolate da terreno di coltura di Rhizophus ed identificate come auxine e in particolare come Acido Indolacetico. Hess 1957 identificò in talee di edera giovanile 4 diversi sostanze in grado di indurre radicazione in test di radicazione (terpenoidi ossigenati) I COFATTORI DI HESS Bouilleme e Walrand 1955 e Fadl e Hartmann 1967 proposero l’esistenza di un complesso rizocalinico Cofattore fenolico Auxina endogena proveniente dalle foglie e/o dai germogli o applicata proveniente dalle foglie e/o dalle gemme Complesso fenoloauxinico Divisione cellulare Iniziali radicali T.Gaspar (1980) su Pinus radiata nel processo di radicazione due fasi distinte: Fase di induzione o pre-iniziale Fase di iniziazione senza modificazioni anatomiche, con aumento della attività perossidasica (inibita dalle gibberelline) e una riduzione dei livelli di auxine endogene. caratterizzata da variazioni morfologiche a livello delle cellule parenchimatiche, con riduzione della attività perossidasica (favorita dalle gibberelline) e aumento dei livelli di auxina endogena. Quadro riassuntivo dell’interazione ormonale nel processo di radicazione Controllo ormonale della radicazione Fitoregolatori e ormoni vegetali Gli ormoni vegetali sono composti sintetizzati dalla pianta che regolano diverse funzioni e riescono ad agire a distanza in piccolissime quantità. I fitoregolatori sono composti organici di sintesi che, se somministrati in piccole dosi, danno effetti simili a quelli ottenuti dagli ormoni vegetali. I fitoregolatori aggiunti al mezzo di coltura sono assorbiti dai tessuti e incrementano il livello endogeno in maniera transitoria perché sono rapidamente inattivati o legati ad altri composti Auxine Crescita del fusto Formazione delle radici L’acido 3-indolacetico (IAA) è l’ormone principale che esercita un’azione regolatrice su diversi processi della pianta Inibizione dello sviluppo delle gemme laterali Attivazione delle cellule del cambio Distacco delle foglie e dei frutti È sintetizzato nella parte apicale e nelle giovani foglie e il suo movimento è basipeto Sviluppo dei frutti Auxinenaturali naturali Auxine Auxine didisintesi sintesi Auxine indol-3-butiric acid (IBA) 1-naphtalenacetic acid (NAA) La presenza delle auxine è direttamente correlata alla produzione di radici avventizie attraverso la formazione di primordi radicali. Il loro livello elevato può ostacolare la formazione di germogli a prescindere dall’azione della gravità. Es del Tarassaco 1 2 3 Il ruolo dell’etilene è stato in generale correlato alla stimolazione che si ha da parte delle sostanze auxiniche e secondo molti autori non ha un ruolo autonomo nel processo di induzione. La crescita delle radici sembra comunque sensibile a questo ormone. GIBBERELLINE ETILENE Sono riportati effetti contradditori in generale sono considerate sostanze inibenti. Interessante soprattutto il loro rapporto con le sostanze auxiniche, il loro effetto va correlato alla durata e al tempo del trattamento: effetto inibente se dato subito dopo il prelievo della talea, effetto di promozione se somministrato in un tempo successivo. Effetti in generale negativi o contradditori: su begonia, alti livelli di citochinine inducevano formazione di germogli mentre un basso livello unito a trattamento con auxine aveva effetto sinergico. CITOCHININE le talee in base a queste teorie possono quindi essere classificate in tre categorie Talee prelevate da piante i cui germogli producono tutte le sostanze naturali necessarie per il processo di radicazione (auxina inclusa) radicano senza difficoltà quando poste nelle opportune condizioni. Talee prelevate da piante in cui sono presenti i fattori necessari naturali necessari ma in cui è carente la presenza di auxina radicano se opportunamente trattate con sostanze auxiniche talee prelevate da piante che mancano di uno o più fattori naturali necessari per il processo di radicazione radicano poco o punto anche se trattate con sostanze auxiniche. Fattori che influenzano il radicamento Scelta delle talee Le piante madri che crescono in vaso più lentamente con minore apporto di azoto ma alimentate con maggiore quantità di fosforo e potassio forniscono talee che radicano meglio. Stato nutritivo delle piante madri Es. talee di pomodoro bilancio carboidrati e azoto (Kraus e Kraybill). Valutazione del contenuto di amido con la reazione iodioiodurata. Radicano di più le talee ricche di amido. Quindi un basso rapporto azoto/carboidrati si può ottenere in vari modi: 1. Abolizione dei concimi azotati o crescita in pieno sole oppure in condizioni di elevata densità nelle file. 2. Scelta dei germogli laterali meno sviluppati 3. Scelta della porzione del ramo o del fusto più ricca di carboidrati e meno di azoto (le porzioni più basali sono le migliori) Fattori che che influenzano influenzano il il radicamento radicamento Fattori L’età delle piante madri L’importanza del fattore di giovanilità È un fattore determinante per le piante recalcitranti alla radicazione Per le piante arboree da frutto e per le conifere la produzione di radici diminuisce con l’età mentre, se si fanno talee da semenzali di un anno delle stesse piante, si sviluppano velocemente le radici. La percentuale di talee radicate diminuisce usando semenzali di due anni Un possibile rimedio per far radicare una pianta legnosa adulta è quello di indurre germogli avventizi a livello delle radici e usare questi come talee semilegnose. Altri fattori che influenzano il radicamento Tipo di legno scelto: si stabiliscono diverse classi di talee nelle piante legnose perenni. Non è un fattore generalizzabile ma è specie specifico ma può variare anche da individuo ad individuo Epoca di prelievo delle talee: nelle specie a foglie caduche le talee si prelevano in inverno e le talee erbacee o semilegnose durante il periodo vegetativo. Per le piante che radicano male si prelevano le talee semilegnose della ripresa vegetativa. Un metodo è quello di prelevare le talee in autunno; si può simulare un periodo tiepido in cui si formano le iniziali radicali e successivamente un periodo freddo. In questo modo appena le talee vengono piantate a primavera le iniziali si attivano subito. Differenze fra individui provenienti da seme: deriva dalla variabilità dei semenzali. Tipico esempio la variabilità nel potenziale rizogeno per le conifere normalmente riprodotte da seme Differenze fra germogli laterali e apicali e tra le diverse parti del germoglio: esiste una marcata superiorità nella radicazione per i germogli laterali. Importante il rapporto legno/midollo che nei germogli laterali è alto. Le porzioni basali dei germogli radicano maggiormente. Nei rami lignificati di un anno i carboidrati si accumulano alla base dei germogli. Riassumendo i principali fattori che influenzano la radicazione: 1 - Genotipo -Specie con radici pre-formate (es. pomodoro) -Specie in cui la rizogenesi è scatenata da taglio e/o trattamenti ormonali 2 - Tipo del substrato di radicazione 3 - Temperatura del substrato di radicazione 4 - Tipo di talea 5 - Stato nutrizionale della pianta-madre: ridotto rapporto C/N favorisce la radicazione 6 - Epoca di taleaggio: variazione del potenziali rizogeno nell'arco dell'anno 7 - Impiego di ormoni radicanti (auxine sintetiche) - servono a poco se la specie ha un ridotto potere rizogeno Condizioni richieste richieste per per le le talee talee da da radicare…. radicare…. Condizioni •Le •Le talee talee legnose legnose ee di di radici radici richiedono richiedono un un substrato substrato ben ben drenato drenato ma ma con con scarso scarso controllo controllo dell’umidità. dell’umidità. •Le •Le talee talee di di foglia foglia richiedono richiedono elevata elevata umidità umidità per per prevenire prevenire l’eccessiva l’eccessiva traspirazione: traspirazione: –Sistema –Sistema mist mist intermittente intermittente –Tunnel –Tunnel plastico plastico ee letti letti freddi freddi + + fog. fog. •Substrato •Substrato deve deve essere essere sterile, sterile, illuminato illuminato ee ben ben drenato drenato •Applicazione •Applicazione di di auxine auxine Modalità di somministrazione dei fitoregolatori Prodotti polverulenti: polveri di talco già pronte fornite con le relative istruzioni per il trattamento. Facilità d’uso ma spesso scarsa uniformità di risposta. Soluzioni concentrate: trattamenti per pochi secondi con soluzioni concentrate. Spesso si utilizzano alte concentrazioni di etanolo con forti rischi di fitotossicità. Questa pratica tuttavia non richiede di conservare le talee perché viene effettuata subito prima messa a dimora. Dato che le concentrazioni più efficaci sono spesso subito al di sotto dei limiti di tossiicità c’è un forte rischio di usare concentrazioni eccessive di auxina che possono danneggiare lo sviluppo della talea. Concentrazioni utilizzate: 500-10.000 ppm Soluzioni diluite: trattamenti per 24 ore con soluzioni diluite. Vanno preparate di volta in volta a causa della facile degradazione. Il trattamento richiede la conservazione delle talee per 24h in un ambiente idoneo a favorire l’assorbimento omogeneo della soluzione. Concentrazioni utilizzate: 20-200ppm Auxine sintetiche SOLUBILIZZAZIONE IBA, NAA e IAA sono insolubili in acqua. La solubilizzazione in etanolo presenta problemi di tossicità Salificazione con potassio, sodio, ammonio -IBA +IBA, 0.3% +IBA, 0.8% IMPIEGO DI ORMONI RADICANTI Propagazione Propagazioneper pertalea taleafogliare fogliaredel delpomodoro pomodoro Le talee fogliari di pomodoro sono trattate con acido indol-3-butirrico e piantate in sabbia umida assieme a talee non trattate di controllo. Dopo 1-2 settimane si verifica l’efficacia del trattamento Molto importante è tenere conto dell’ epoca di prelievo: Tipo di talea Epoca di prelievo Durata radicazione (settimane) t. legnose senza foglie autunno 10-40 t. legnose con foglie autunno 10-30 t. semilegnose metà-tarda estate 3-6 t. erbacee durante la stagione vegetativa 3-6 t. fogliari qualsiasi momento dell'anno 4-5 RISCALDAMENTO RISCALDAMENTO BASALE BASALE NEBULIZZAZIONE NEBULIZZAZIONE TECNICHE DI RADICAZIONE RADICAZIONE RADICAZIONE ALL’APERTO ALL’APERTO TUNNEL TUNNEL PLASTICO PLASTICO NEBULIZZAZIONE - talee erbacee, semilegnose e legnose con foglie in attiva crescita - substrato di radicazione a base di perlite - riscaldamento basale (20°C) - temperatura dell'aria relativamente bassa (14-16°C ) - nebulizzazione di acqua non-calcarea per impedire la traspirazione delle foglie ed il conseguente stress idrico TECNICA DELLA NEBULIZZAZIONE RISCALDAMENTO BASALE - talee legnose senza foglie - substrato di radicazione a base di perlite e/o torba - riscaldamento basale (20°C) - temperatura dell'aria relativamente bassa (14-16°C ) RISCALDAMENTO BASALE Una versione più moderna della tecnica del riscaldamento basale, che è stata proposta dalla ditta Resistor di Milano, si basa sull’impiego di tappeti riscaldanti multistrato, alimentati elettricamente (“THERMOGREEN”) TUNNEL PLASTICO - talee erbacee, semilegnose e legnose con foglie - substrato di radicazione a base di torba - copertura in telo plastico e rete ombreggiante - tecnica molto semplice ed economica RADICAZIONE ALL’APERTO - terreni sciolti - talee legnose senza foglie - tecnica usata per le barbatelle di vite - consente di avere piante rustiche Ormonatura Trapianto nel bancale di radicazione Talee radicate con successo! ALTRI TIPI TIPI DI DI ALTRI MOLTIPLICAZIONE MOLTIPLICAZIONE AGAMICA AGAMICA MARGOTTA Le radici sono prodotte da una parte vegetativa ancora sulla piantamadre. Si esegue in genere in primavera FASI TIPICHE: - anulazione (incisione lungo la circonferenza del ramo) - si provoca l'arresto della corrente floematica e la formazione di un tessuto cicatriziale da cui si sviluppano le radici avventizie - (eventuale) trattamento con ormone rizogeno - rivestimento della zona del taglio con un miscuglio inumidito di torba e sabbia, tenuto aderente con un sacchetto di di plastica MARGOTTA aerea Fasi della propagazione per margotta aerea Propagazione per margotta Utilizzo del sistema “Comet” per ottenere margotte aree Si tratta di un involucro plastico che si adatta facilmente al ramo su cui effettuare la margotta e che mantiene umido il substrato di radicazione Divisione per per cespi cespi Divisione Il colletto è la parte di fusto da cui ogni anno nascono nuovi germogli. I nuovi germogli crescono attorno al vecchio fusto che dopo avere fiorito muore. Alla base dei germogli si formano radici avventizie. PROPAGGINE S’interrano i rami di una pianta in modo da stimolare la formazione di radici avventizie Una volta avvenuta la radicazione, le nuove piante vengono isolate dalla pianta madre e ripiantate. Propaggine a radicazione avvenuta MOLTIPLICAZIONE PER ORGANI DI RISERVA - Impiegato per propagare piante perenni con apparato radicale allargato, con rizomi e con bulbi - Operazione da effettuare durante la stagione di riposo o a fine primavera nel caso in cui ci siano rischi di gelate tardive Gliorgani organidi diriserva riservain inquestione questionepossono possonoessere: essere: Gli ORGANISOTTERANEI SOTTERANEI 1.1. ORGANI STOLONI 2.2. STOLONI 1. ORGANI ORGANISOTTERRANEI SOTTERRANEI 1. Sono organi di propagazione di piante perenni dette "bulbose” BULBO: fusto trasformato con funzione di riserva, costituito da foglie squamiformi avvolte attorno ad un caule raccorciato BULBO TUBERO O CORMO: base di fusto bulboso, sostituito ogni anno da un nuovo cormo sviluppato da una gemma laterale TUBERO: fusto o radice trasformato ricco in amido, con gemme RIZOMA: fusto trasformato sotterraneo parallelo al terreno STOLONI STOLONI Fusto specializzato orizzontale, strisciante che produce radici avventizie e un nuovo germoglio in prossimità dei nodi Propagazione per stoloni di fragola La produzione degli stoloni di fragola comincia quando il giorno ha una lunghezza di 1214 ore. Le nuove piantine si formano a nodi alterni, radicano e rimangono attaccate alla pianta madre per un certo tempo. Gli stoloni muoiono in autunno e in inverno la pianta figlia diventa indipendente. Sono conosciute dalla preistoria e i nostri antenati le usavano per cibarsi delle radici carnose. Le Bulbose Termine improprio perché comprende tutte le piante che possiedono un organo sotterraneo di propagazione. Fanno parte delle bulbose tutte quelle piante che si riproducono per bulbi, bulbo-tubero o cormi, tuberi, rizomi e radici tuberose. Sono piante che non richiedono personale specializzato, basse esigenze termiche, possono essere coltivate in piena area, breve ciclo colturale. Bulbi Tulipa Sono brevi fusti sotterranei; al centro della base (girello) si trova l’embrione del fiore, circondato da foglie carnose modificate (squame o catafilli) che hanno funzione protettiva e di immagazzinamento delle sostanze nutritive, utilizzate dall’embrione della pianta nella sua prima fase di crescita. Generalmente queste squame sono appressate le une alle altre; talvolta , come nei Lillium, sono più rade e ingrossate. Le squame più esterne sono secche, di consistenza cartacea e formano la cosiddetta tunica. Ogni anno da gemme laterali si sviluppano nuovi bulbetti: il bulbo originale può morire o (nella maggior parte dei casi) continua a germogliare per diversi anni. I bulbetti si possono separare dal bulbo originale e ripiantare, facendoli ingrossare e dare origine a nuovi bulbi. Moltiplicazione delle bulbose Bulbi laterali (Narciso) Piccoli bulbi aerei del fusto (Gigli) Piccoli bulbi laterali sotterranei sul fusto (Gigli) Taglio basale: scavatura, incisione, svuotatura (Giacinto) bulbi Talee fogliari (Giacinto) bulbilli Talee caulinari (Gigli) Talee bulbari Bulbetti (Narciso) Squamatura (Gigli) Cormi Crocus Detti anche bulbo-tuberi, i cormi sono fusti sotterranei ingrossati e che non presentano scaglie come i bulbi. Nel centro troviamo la gemma, che svilupperà poi la parte aerea, mentre nella parte inferiore si sviluppa l’apparato radicale. La crescita avviene dalla punta del cormo, mentre dalle gemme ascellari si formano ogni anno nuovi cormi che vanno a sostituire il vecchio: ogni cormo dura infatti solo un anno, dal momento che si esaurisce fornendo sostanze nutritive durante la crescita. I cormi sono spesso circondati da cormi più piccoli (cormetti), che si possono utilizzare per la riproduzione. Rizomi Iris Sono anch'essi fusti ispessiti, più allungati dei tuberi, e si sviluppano sotto terra o lungo la superficie del terreno. Anche in questo caso fungono da "riserva" di sostanze nutritive per le gemme che si formano ai lati o a una estremità. Le radici si sviluppano dalla parte inferiore, mentre i fusti epigei si sviluppano dalla punta (o occhio). Spesso i rizomi presentano anche altri punti di crescita secondari; questa caratteristica può essere utilizzata per la riproduzione, dividendo i rizomi in sezioni, ciascuna provvista di un “occhio” e di radici. Crescono orizzontalmente, formando tutti gli anni una nuova porzione e perdendo quella dalla parte opposta, perché invecchiata. Tuberi Sono fusti sotterranei ingrossati il cui midollo è un vero e proprio deposito di sostanze di riserva. In genere si presentano molto compatti, solidi, più o meno uniformi, con numerose gemme esterne chiamate comunemente "occhi" dalle quali, alla ripresa vegetativa, si svilupperanno i fusti aerei e le radici. La maggior parte dei tuberi si ingrossa man mano che la pianta cresce, ma ve ne sono alcuni le cui dimensioni si riducono. Radici tuberose Sono radici vere e proprie, che si ingrossano per immagazzinare sostanze nutritive. Queste radici si sviluppano radialmente a partire dalla corona, cioè dalla base del vecchio stelo. Dalla corona si sviluppano anche le nuove gemme che danno origine ai nuovi fusti. Di conseguenza per la propagazione si possono staccare porzioni delle radici tuberose, ciascuna delle quali è provvista di un “occhio”. Queste sono poste orizzontalmente in sabbia umida. INNESTO È una tecnica di propagazione vegetativa, che consiste nell’unire due parti di due differenti piante: una di esse formerà la chioma e l’altra l’apparato radicale. Portainnesto, fornisce l'apparato radicale Nesto, fornisce la parte aerea Oltre agli obiettivi propri della propagazione agamica, con l'innesto s’intende sfruttare i vantaggi offerti dalle particolari caratteristiche dell'apparato radicale del portainnesto (es. tolleranza al calcare o alle malattie) Esistono molte tecniche diverse, che in alcuni casi richiedono una spiccata professionalità ("innestini") Molto diffuso per piante arboree e piante ornamentali; si sta diffondendo anche nel settore orticolo Portainnesto o soggetto, fornisce l'apparato radicale Nesto o oggetto fornisce la parte aerea La saldatura (a) i tessuti della marza appena tagliata sono posti in intimo contatto con i tessuti tagliati di recente del portainnesto, in modo che le due regioni cambiali siano molto vicine. Le condizioni di temperatura e di umidità devono essere tali da permettere l'attività delle cellule della superficie esposta e di quelle vicine. (b) Gli strati superficiali delle cellule nella regione cambiale sia della marza che del portainnesto producono cellule parenchematiche che ben presto si mescolano e si saldano; questo tessuto è normalmente chiamato callo. (c) Alcune cellule di questo callo appena formato, adiacenti agli strati cambiali della marza e del portainnesto, si differenziano in nuove cellule del cambio. (d) Queste nuove cellule cambiali producono nuovi tessuti vascolari, lo xilema verso l'interno ed il floema verso l'esterno in modo da ristabilire una connessione vascolare tra la marza ed il soggetto, requisito necessario per l'attecchimento dell'innesto. PORTAINNESTO: SOGGETTO NESTO: OGGETTO Pianta innestata con successo Lecondizioni condizioniperché perchésisiverifichi verifichi Le l’innesto l’innesto portainnestoeeililnesto nestodevono devonoessere esserecompatibili compatibili 1.1. IlIlportainnesto cambiodel delnesto nestodeve deveessere esserein incontatto contattocon conilil 2.2. IlIlcambio cambiodel delportainnesto portainnesto cambio Leoperazioni operazionid’innesto d’innestodevono devonoessere esserefatte fattenella nella 3.3. Le stagioneopportuna opportuna(le (legemme gemmedel delnesto nestodevono devonoessere essere stagione riposodurante durantel’innesto) l’innesto) aariposo Appenafatto fattol’innesto l’innestole lesuperfici superficitagliate tagliatedevono devono 4.4. Appena esserericoperte ricoperteda dacere cereooaltri altrimateriali materialiperché perchénon nonsisi essere asciughino asciughino Devonoessere esserepraticate praticate cure cureadeguate adeguatesia siaalal 5.5. Devono portainnestoche chealalnesto nestoper perun uncerto certoperiodo periododi ditempo tempo portainnesto Causeche che provocano provocanola lanon nonriuscita riuscita Cause dell’innesto dell’innesto Incompatibilità Disaffinità Differente andamento del periodo vegetativo e del ritmo di accrescimento Causa la morte precoce dell’oggetto e quindi si ha il completo fallimento dell’innesto La pianta è in grado di proseguire la crescita ma mostra alcune anomalie di sviluppo Differenze biochimiche o fisiologiche di tipo ormonale o nutrizionale Cause possibili Produzione di sostanze tossiche: β-glucosidasi dell’oggetto, causano idrolisi della prumasina e produzione di HCN tossico nel soggetto Es perocotogno Presenza di virosi o reazioni di tipo immunitario fra sostanze di natura proteica A gemma A ponte Per approssimazione TIPI DI INNESTO A Marza A PONTE Di rinvigorimento A arco Per approssimazione Oggetto e soggetto sono separati solo dopo che è avvenuta la saldatura fra i due individui A marza a) a spacco L’oggetto e inserito con la base forgiata a cuneo in una fenditura del soggetto che interessa la corteccia e il legno A marza A spacco pieno Su soggetto e oggetto di uguale diametro. Si esegue un doppio taglio obliquo su entrambe A doppio spacco inglese Su soggetto e oggetto di uguale diametro. Si esegue un doppio taglio obliquo che consente di incastrare i due individui. A marza b) a intarsio Si asporta dal soggetto una porzione di legno e di corteccia tale da formare una cavità in cui si posiziona l’oggetto. A marza c) a corona L’oggetto è inserito tra la corteccia e il legno del soggetto A GEMMA A scudetto A pezza A anello DI RINVIGORIIMENTO Si piantano giovani soggetti intorno al vecchio con radici indebolite e poi si uniscono per approssimazione ad intarsio A PONTE Per rimediare a lesioni della corteccia o a disaffinità con più marze inserite sotto la corteccia del soggetto. Piantine innestate innestate di di specie specie ortive ortive Piantine Il ricorso a piantine innestate, nel caso delle specie orticole, rappresenta una valida soluzione in caso di malattie alle quali alcune cultivar risultano più sensibili Gli innesti erbacei che interessano principalmente le solanacee e le cucurbitacee hanno lo scopo di fornire alle piante un piede resistente alle tracheomicosi e alla suberosità radicale I sistemi d’innesto più diffusi sono quelli per approssimazione e a spacco laterale, effettuati su piantine alte 10-15 centimetri, allo stadio di 3 – 4 foglia, sia per il portinnesto che per la cultivar da innestare. L’attecchimento avviene di norma dopo 7-10 giorni, in condizioni ambientali di 20-25 °C di temperatura e un'umidità relativa pari all' 80-85 per cento. Linee guida per l'innesto Pomodoro e Melanzana (De Ruiter) Metodo: Japanese Top Grafting, con questo metodo, il nesto ed il portainnesto sono tagliati con un angolo di 45°. Entrambe le parti sono mantenute insieme diritte con una clip da innesto di silicone. L’innesto consiste nelle seguenti azioni: 1. Semina del portinnesto 2. Semina della varietà 3. Preparazione 4. Innesto 5. Fusione 6. Invasatura e spaziatura Questo è il miglior modo di posizionare la molletta Innesto nelle specie floricole •Per cultivar pregiate •Per adattamento alle condizioni di serra o di terreno (Rosa, Acacia) •Per migliorare l’habitus (Cactacee, Rosa ad alberello) Innesto delle cactaceae Astrophytum cv. superkabuto 10 giorni in ambiente ombeggiato e caldo Opuntia compressa piantagione innesto Dopo 4mesi..fioritura! Microinnesto in vitro