Master in
“Manager delle produzioni
ortovivaistiche”
Università del Salento
Anno accademico
2006/2007
FONTI DEL MATERIALE DI PROPAGAZIONE
- Colture ordinarie
- Colture da seme: piante mandate a seme in ambiente
controllato (ad es.. isolato spazialmente in modo da evitare
incroci con altre piante-inquinanti dal punto di vista genetico),
eventualmente sottoposte a fecondazione manuale o dopo
opportuna modificazione genetica (es.. maschio-sterilità)
- Colture di piante-madri, cioè di piante di accertata rispondenza
genetica, sane, coltivate in apposite aree del vivaio, da cui si
prelevano talee e marze (materiale per effettuare gli innesti)
PROPAGAZIONE
PROPAGAZIONEAGAMICA
AGAMICA
Si
Siutilizza
utilizzauna
unaporzione
porzionedi
dipianta
pianta(foglie,
(foglie,fusto,
fusto,radice),
radice),sfruttando
sfruttando
la
latotipotenza
totipotenzadella
dellacellula
cellulavegetale,
vegetale,cioè
cioèla
lacapacità
capacitàdella
dellacellula
cellula
vegetale
vegetaledifferenziata
differenziata(costituente
(costituentecioè
cioèun
untessuto
tessutopiù
piùoomeno
meno
specializzato)
specializzato)di
didare
dareorigine
originead
adun
unintero
interoindividuo
individuo
VANTAGGI:
- Identità genetica, morfologica e funzionale tra progenie e pianta-madre
- possibilità di costituire gruppi omogenei con evidenti vantaggi dal punto di
vista colturale
- Velocità di propagazione (non è necessario aspettare che la pianta abbia
raggiunto la fase di maturità)
SVANTAGGI:
- Difficoltà operative nel caso di molte specie:
tecnica più dispendiosa della riproduzione
facile propagazione delle malattie (virosi, malattie del legno,...)
Stadio giovanile
Fase giovanile (giovanilità): fase
immediatamente successiva alla
germinazione nella quale la pianta
non produce gemme a fiore ed è
quindi incapace di iniziare i
processi di fioritura-fecondazioneallegagione- fruttificazionedisseminazione (riproduzione)
Può durare da alcune settimane a
diversi anni (es. specie arboree)
Edera elix
Per EVITARE fase giovanile si
ricorre alla PROPAGAZIONE
per via vegetativa.
Stadio adulto
Vantaggi della propagazione agamica rispetto a
quella gamica
• Alcune piante non producono semi vitali
• La progenie clonata è uniforme in tutti i caratteri
• L’incrocio allogamo produce una progenie altamente
variabile
• Le piante propagate per seme potrebbero avere un lungo
periodo giovanile
• I semi possono avere periodi di dormienza molto estesi e
complessi
Per propaggine
Per innesto
Per margotta
Propagazione agamica
asessuata
vegetativa
moltiplicazione
Moltiplicazione
per organi di riserva
Coltura
in vitro
Per talea
La moltiplicazione
moltiplicazione per
per talea
talea
La
Principio: una porzione vegetativa di pianta (foglia, branca, radice,
germoglio, ramo) viene posta in adatte condizioni in modo da originare
una nuova pianta
metodo di
di moltiplicazione
moltiplicazione più
più importante
importante per
per gli
gli arbusti
arbusti
ÈÈ ilil metodo
ornamentali.
ornamentali.
metodo usato
usato anche
anche per
per la
la moltiplicazione
moltiplicazione industriale
industriale di
di
ÈÈ ilil metodo
molte piante
piante da
da fiore
fiore da
da serra
serra ee di
di piante
piante da
da frutto.
frutto.
molte
Vantaggi del
del metodo:
metodo: non
non èè costoso,
costoso, èè rapido,
rapido, viene
viene superata
superata lala
Vantaggi
fasedi
digiovanilità.
giovanilità.
fase
In poco
poco spazio
spazio sisi ottengono
ottengono molte
molte piante
piante con
con maggiore
maggiore
In
uniformità, senza
senza variazioni
variazioni genetiche.
genetiche.
uniformità,
PROPAGAZIONE PER TALEA
Processo fondamentale: rizogenesi, cioè la produzione di nuove radici
(radici avventizie, cioè originate da tessuti non rizogeni)
TIPI DI TALEE
Talee di ramo
Semilegnose
Con foglie
Talee di foglia
Legnose
Talee di radice
Talee di germoglio
Senza foglie
Talee erbacee
Basianatomiche
anatomichedella
dellamoltiplicazione
moltiplicazioneper
pertalea
talea
Basi
Molte cellule anche nelle
porzioni adulte hanno la
capacità di tornare allo stato
meristematico e dar luogo al
sistema radicale ed aereo
rendendo così possibile la
propagazione per talea
Talee di
di fusto
fusto
Talee
primordiradicali
radicali
IIprimordi
Inizialiradicali
radicalipreformate
preformate
Iniziali
Nelle piante giovani le iniziali
radicali prendono origine dalle
cellule più esterne del sistema
vascolare
Apici radicali già presenti ma
dormienti che si attivano quando
il germoglio viene prelevato per
formare una talea. Si sviluppano
rapidamente se la talea viene
posta in acqua
Nei fusti adulti la loro origine
è più profonda: raggi midollari
parenchima e midollo
Callo
Callo
È una massa irregolare di cellule parenchimatiche a vari
stadi di differenziazione. Provengono dal cambio vascolare
e dal floema adiacente. Può essere di beneficio per piante
a lento radicamento perché può avere la funzione di strato
protettivo.
Per le talee
legnose si usano
i fusti privi di foglie
dell’anno
precedente
oppure più vecchi
(10-25 cm). Si
preferisce il legno
di media
grossezza con
numerosi nodi.
Talee semilegnose e legnose
Le talee
semilegnose sono
prelevate nel
periodo estivo da
sempreverdi
germoglianti e da
piante spoglianti
Talee di foglia
Talee di foglie con meristemi primari
Talee di foglie con meristemi secondari
Es. bulbi di Lilium in cui il primordio
della gemma si origina prima del
primordio radicale. In Violetta
africana accade l’opposto.
I meristemi primari sono
costituiti da cellule che
sono rimaste di tipo
embrionale
Es. i bordi di foglie di
Kalanchoe con embrioni
fogliari.
I meristemi secondari
sono costituiti da cellule
che si sono differenziate e
hanno ripreso l’attività
meristematica alla base
della foglia o a livello del
picciolo
Talee radicali
Si devono formare sia germogli che
radici avventizie dai primordi latenti
nelle vecchie radici oppure nella
regione del cambio.
Si prelevano le talee nel tardo
inverno o primavera quando le
radici sono ricche di sostanze di
riserva. A seconda della
grandezza delle radici:
Radici sottili (2-5 cm) si
pongono orizzontamente sul
terreno in cassette ombreggiate e
coperte da vetri.
Radici carnose (5-8 cm)
vengono piantate verticalmente
Radici grosse (5-15 cm)
vengono piantate in cassette con
sabbia umida o segatura o torba
in autunno-inverno legate a
mazzetti e mantenute al freddo
(circa 4°C). A primavera vengono
piantate in vivaio all’aperto.
Talee di germoglio ed erbacee
Piante succulente o erbacee tipo il geranio
il crisantemo e garofani. Generalmente
sono talee di piante da fiore hanno bisogno
di condizioni ambientali controllate
Talea di
germoglio
Talee
verdi
relative
all’accrescimento
primaverile. Molti arbusti
ornamentali
possono
essere propagati in questo
modo e anche specie
arboree caducifolie.
Sviluppo delle radici: basi fisiologiche
Sachs 1882 dimostrò la presenza di sostanze che
prodotte nelle foglie migrano alla base delle talee e
promuovono il processo di radicazione.
Vav der Lek 1925 stabilì che era necessaria la presenza
di una gemma per avere radicazione e che quindi sostanze
rizogene erano traslocate dalla gemma alla base della talea.
I FATTORI DI
RADICAZIONE
LE RIZOCALINE
Bouilleme e Went 1933 denominarono rizocaline queste
sostanze
Thimann e Went 1934 dimostrarono che sostanze
auxiniche stimolano lo sviluppo delle radici avventizie in
talee costituite da ipocotili di pisello (test di radicazione).
LE AUXINE
Sostanze ad azione rizogena furono isolate da terreno di
coltura di Rhizophus ed identificate come auxine e in
particolare come Acido Indolacetico.
Hess 1957 identificò in talee di edera giovanile 4 diversi
sostanze in grado di indurre radicazione in test di
radicazione (terpenoidi ossigenati)
I COFATTORI DI
HESS
Bouilleme e Walrand 1955 e Fadl e Hartmann 1967 proposero
l’esistenza di un complesso rizocalinico
Cofattore fenolico
Auxina
endogena proveniente
dalle foglie e/o dai
germogli o applicata
proveniente dalle
foglie e/o dalle gemme
Complesso fenoloauxinico
Divisione cellulare
Iniziali radicali
T.Gaspar (1980) su Pinus radiata nel processo di
radicazione due fasi distinte:
Fase di induzione
o pre-iniziale
Fase di iniziazione
senza modificazioni anatomiche,
con aumento della attività
perossidasica (inibita dalle
gibberelline) e una riduzione dei
livelli di auxine endogene.
caratterizzata da variazioni
morfologiche a livello delle cellule
parenchimatiche, con riduzione
della attività perossidasica
(favorita dalle gibberelline) e
aumento dei livelli di auxina
endogena.
Quadro riassuntivo dell’interazione ormonale nel processo di
radicazione
Controllo ormonale della radicazione
Fitoregolatori e
ormoni vegetali
Gli ormoni vegetali sono composti
sintetizzati dalla pianta che regolano
diverse funzioni e riescono ad agire a
distanza in piccolissime quantità.
I fitoregolatori sono composti organici di
sintesi che, se somministrati in piccole dosi,
danno effetti simili a quelli ottenuti dagli
ormoni vegetali.
I fitoregolatori aggiunti al mezzo di coltura sono assorbiti dai
tessuti e incrementano il livello endogeno in maniera
transitoria perché sono rapidamente inattivati o legati ad altri
composti
Auxine
Crescita del fusto
Formazione delle radici
L’acido 3-indolacetico
(IAA) è l’ormone principale
che esercita un’azione
regolatrice su diversi
processi della pianta
Inibizione dello sviluppo delle
gemme laterali
Attivazione delle cellule del
cambio
Distacco delle foglie e dei frutti
È sintetizzato nella parte
apicale e nelle giovani foglie e il
suo movimento è basipeto
Sviluppo dei frutti
Auxinenaturali
naturali
Auxine
Auxine didisintesi
sintesi
Auxine
indol-3-butiric acid (IBA)
1-naphtalenacetic acid (NAA)
La presenza delle auxine
è
direttamente
correlata
alla
produzione di radici
avventizie attraverso la
formazione di primordi
radicali. Il loro livello
elevato può ostacolare la
formazione di germogli a
prescindere dall’azione
della gravità.
Es del Tarassaco
1
2
3
Il ruolo dell’etilene è stato in generale correlato alla
stimolazione che si ha da parte delle sostanze auxiniche e
secondo molti autori non ha un ruolo autonomo nel
processo di induzione. La crescita delle radici sembra
comunque sensibile a questo ormone.
GIBBERELLINE
ETILENE
Sono riportati effetti contradditori in generale
sono considerate sostanze inibenti. Interessante
soprattutto il loro rapporto con le sostanze
auxiniche, il loro effetto va correlato alla
durata e al tempo del trattamento: effetto
inibente se dato subito dopo il prelievo della
talea, effetto di promozione se somministrato in
un tempo successivo.
Effetti
in
generale
negativi
o
contradditori: su begonia, alti livelli di
citochinine inducevano formazione di
germogli mentre un basso livello unito a
trattamento con auxine aveva effetto
sinergico.
CITOCHININE
le talee in base a queste teorie possono quindi
essere classificate in tre categorie
Talee prelevate da piante i
cui germogli producono tutte
le sostanze naturali
necessarie per il processo di
radicazione (auxina inclusa)
radicano senza difficoltà
quando poste nelle opportune
condizioni.
Talee prelevate da piante
in cui sono presenti i
fattori necessari naturali
necessari ma in cui è
carente la presenza di
auxina
radicano
se
opportunamente trattate
con sostanze auxiniche
talee prelevate da piante che mancano di uno o più fattori
naturali necessari per il processo di radicazione radicano
poco o punto anche se trattate con sostanze auxiniche.
Fattori che influenzano il radicamento
Scelta delle
talee
Le piante madri che
crescono in vaso più
lentamente con minore
apporto di azoto ma
alimentate con maggiore
quantità di fosforo e
potassio forniscono talee
che radicano meglio.
Stato
nutritivo delle
piante madri
Es. talee di pomodoro bilancio
carboidrati e azoto (Kraus e
Kraybill).
Valutazione del contenuto di
amido con la reazione iodioiodurata. Radicano di più le
talee ricche di amido.
Quindi un basso rapporto azoto/carboidrati si
può ottenere in vari modi:
1.
Abolizione dei concimi azotati o crescita in
pieno sole oppure in condizioni di elevata
densità nelle file.
2.
Scelta dei germogli laterali meno sviluppati
3.
Scelta della porzione del ramo o del fusto
più ricca di carboidrati e meno di azoto (le
porzioni più basali sono le migliori)
Fattori che
che influenzano
influenzano il
il radicamento
radicamento
Fattori
L’età delle
piante madri
L’importanza
del fattore di
giovanilità
È un fattore determinante per le
piante recalcitranti alla radicazione
Per le piante arboree da
frutto e per le conifere la
produzione di radici
diminuisce con l’età
mentre, se si fanno talee
da semenzali di un anno
delle stesse piante, si
sviluppano velocemente le
radici. La percentuale di
talee radicate diminuisce
usando semenzali di due
anni
Un possibile rimedio
per far radicare una
pianta legnosa adulta
è quello di indurre
germogli avventizi a
livello delle radici e
usare questi come
talee semilegnose.
Altri fattori che influenzano il radicamento
Tipo di legno scelto:
si stabiliscono diverse classi di talee nelle
piante legnose perenni. Non è un fattore
generalizzabile ma è specie specifico ma
può variare anche da individuo ad individuo
Epoca di prelievo delle talee:
nelle specie a foglie caduche le talee si
prelevano in inverno e le talee erbacee o
semilegnose durante il periodo vegetativo.
Per le piante che radicano male si prelevano
le
talee
semilegnose
della
ripresa
vegetativa. Un metodo è quello di prelevare
le talee in autunno; si può simulare un
periodo tiepido in cui si formano le iniziali
radicali e successivamente un periodo
freddo. In questo modo appena le talee
vengono piantate a primavera le iniziali si
attivano subito.
Differenze fra individui provenienti da
seme:
deriva dalla variabilità dei semenzali. Tipico
esempio la variabilità nel potenziale
rizogeno per le conifere normalmente
riprodotte da seme
Differenze fra germogli laterali e apicali
e tra le diverse parti del germoglio:
esiste una marcata superiorità nella
radicazione per i germogli laterali.
Importante il rapporto legno/midollo che
nei germogli laterali è alto.
Le porzioni basali dei germogli radicano
maggiormente. Nei rami lignificati di un
anno i carboidrati si accumulano alla base
dei germogli.
Riassumendo i principali fattori che influenzano la radicazione:
1 - Genotipo
-Specie con radici pre-formate (es. pomodoro)
-Specie in cui la rizogenesi è scatenata da taglio
e/o trattamenti ormonali
2 - Tipo del substrato di radicazione
3 - Temperatura del substrato di radicazione
4 - Tipo di talea
5 - Stato nutrizionale della pianta-madre:
ridotto rapporto C/N favorisce la radicazione
6 - Epoca di taleaggio: variazione del potenziali rizogeno nell'arco
dell'anno
7 - Impiego di ormoni radicanti (auxine sintetiche) - servono a poco se
la specie ha un ridotto potere rizogeno
Condizioni richieste
richieste per
per le
le talee
talee da
da radicare….
radicare….
Condizioni
•Le
•Le talee
talee legnose
legnose ee di
di radici
radici richiedono
richiedono un
un substrato
substrato ben
ben drenato
drenato
ma
ma con
con scarso
scarso controllo
controllo dell’umidità.
dell’umidità.
•Le
•Le talee
talee di
di foglia
foglia richiedono
richiedono elevata
elevata umidità
umidità per
per prevenire
prevenire
l’eccessiva
l’eccessiva traspirazione:
traspirazione:
–Sistema
–Sistema mist
mist intermittente
intermittente
–Tunnel
–Tunnel plastico
plastico ee letti
letti freddi
freddi +
+ fog.
fog.
•Substrato
•Substrato deve
deve essere
essere sterile,
sterile, illuminato
illuminato ee ben
ben drenato
drenato
•Applicazione
•Applicazione di
di auxine
auxine
Modalità di somministrazione dei fitoregolatori
Prodotti polverulenti:
polveri di talco già pronte fornite con le relative istruzioni per il trattamento. Facilità
d’uso ma spesso scarsa uniformità di risposta.
Soluzioni concentrate:
trattamenti per pochi secondi con soluzioni concentrate. Spesso si utilizzano alte
concentrazioni di etanolo con forti rischi di fitotossicità. Questa pratica tuttavia non
richiede di conservare le talee perché viene effettuata subito prima messa a dimora. Dato
che le concentrazioni più efficaci sono spesso subito al di sotto dei limiti di tossiicità c’è un
forte rischio di usare concentrazioni eccessive di auxina che possono danneggiare lo
sviluppo della talea.
Concentrazioni utilizzate: 500-10.000 ppm
Soluzioni diluite: trattamenti per 24 ore
con soluzioni diluite. Vanno preparate di volta
in volta a causa della facile degradazione. Il
trattamento richiede la conservazione delle
talee per 24h in un ambiente idoneo a
favorire l’assorbimento omogeneo della
soluzione.
Concentrazioni utilizzate: 20-200ppm
Auxine sintetiche
SOLUBILIZZAZIONE
IBA, NAA e IAA sono insolubili in acqua.
La solubilizzazione in etanolo presenta problemi di tossicità
Salificazione con potassio, sodio, ammonio
-IBA
+IBA, 0.3%
+IBA, 0.8%
IMPIEGO DI
ORMONI
RADICANTI
Propagazione
Propagazioneper
pertalea
taleafogliare
fogliaredel
delpomodoro
pomodoro
Le talee fogliari di pomodoro sono trattate con acido indol-3-butirrico e
piantate in sabbia umida assieme a talee non trattate di controllo. Dopo
1-2 settimane si verifica l’efficacia del trattamento
Molto importante è tenere conto dell’ epoca di prelievo:
Tipo di talea
Epoca di prelievo
Durata radicazione
(settimane)
t. legnose senza foglie autunno
10-40
t. legnose con foglie
autunno
10-30
t. semilegnose
metà-tarda estate
3-6
t. erbacee
durante la stagione vegetativa
3-6
t. fogliari
qualsiasi momento dell'anno
4-5
RISCALDAMENTO
RISCALDAMENTO
BASALE
BASALE
NEBULIZZAZIONE
NEBULIZZAZIONE
TECNICHE
DI
RADICAZIONE
RADICAZIONE
RADICAZIONE
ALL’APERTO
ALL’APERTO
TUNNEL
TUNNEL
PLASTICO
PLASTICO
NEBULIZZAZIONE
- talee erbacee, semilegnose e legnose con foglie in attiva crescita
- substrato di radicazione a base di perlite
- riscaldamento basale (20°C)
- temperatura dell'aria relativamente bassa (14-16°C )
- nebulizzazione di acqua non-calcarea per impedire la traspirazione delle
foglie ed il conseguente stress idrico
TECNICA DELLA NEBULIZZAZIONE
RISCALDAMENTO BASALE
- talee legnose senza foglie
- substrato di radicazione a base di perlite e/o torba
- riscaldamento basale (20°C)
- temperatura dell'aria relativamente bassa (14-16°C )
RISCALDAMENTO BASALE
Una versione più moderna della tecnica del riscaldamento basale, che è
stata proposta dalla ditta Resistor di Milano, si basa sull’impiego di tappeti
riscaldanti multistrato, alimentati elettricamente (“THERMOGREEN”)
TUNNEL PLASTICO
- talee erbacee, semilegnose e legnose con foglie
- substrato di radicazione a base di torba
- copertura in telo plastico e rete ombreggiante
- tecnica molto semplice ed economica
RADICAZIONE ALL’APERTO
- terreni sciolti
- talee legnose senza foglie
- tecnica usata per le barbatelle di vite
- consente di avere piante rustiche
Ormonatura
Trapianto nel bancale di radicazione
Talee radicate con successo!
ALTRI TIPI
TIPI DI
DI
ALTRI
MOLTIPLICAZIONE
MOLTIPLICAZIONE
AGAMICA
AGAMICA
MARGOTTA
Le radici sono prodotte da una parte vegetativa ancora sulla piantamadre.
Si esegue in genere in primavera
FASI TIPICHE:
- anulazione (incisione lungo la circonferenza del ramo) - si provoca
l'arresto della corrente floematica e la formazione di un tessuto
cicatriziale da cui si sviluppano le radici avventizie
- (eventuale) trattamento con ormone rizogeno
- rivestimento della zona del taglio con un miscuglio inumidito di torba e
sabbia, tenuto aderente con un sacchetto di di plastica
MARGOTTA aerea
Fasi della propagazione
per margotta aerea
Propagazione per margotta
Utilizzo del sistema “Comet” per ottenere margotte aree
Si tratta di un
involucro plastico
che si adatta
facilmente al ramo
su cui effettuare
la margotta e che
mantiene umido il
substrato di
radicazione
Divisione per
per cespi
cespi
Divisione
Il colletto è la parte di fusto da cui ogni anno nascono nuovi germogli. I nuovi
germogli crescono attorno al vecchio fusto che dopo avere fiorito muore. Alla
base dei germogli si formano radici avventizie.
PROPAGGINE
S’interrano i rami di una pianta in
modo da stimolare la formazione
di radici avventizie
Una volta avvenuta la
radicazione, le nuove
piante vengono isolate
dalla pianta madre e
ripiantate.
Propaggine a radicazione avvenuta
MOLTIPLICAZIONE PER ORGANI DI RISERVA
- Impiegato per propagare piante perenni con apparato radicale allargato,
con rizomi e con bulbi
- Operazione da effettuare durante la stagione di riposo o a fine primavera
nel caso in cui ci siano rischi di gelate tardive
Gliorgani
organidi
diriserva
riservain
inquestione
questionepossono
possonoessere:
essere:
Gli
ORGANISOTTERANEI
SOTTERANEI
1.1. ORGANI
STOLONI
2.2. STOLONI
1. ORGANI
ORGANISOTTERRANEI
SOTTERRANEI
1.
Sono organi di propagazione di piante perenni dette "bulbose”
BULBO: fusto trasformato con funzione di riserva, costituito da foglie
squamiformi avvolte attorno ad un caule raccorciato
BULBO TUBERO O CORMO: base di fusto bulboso, sostituito ogni
anno da un nuovo cormo sviluppato da una gemma laterale
TUBERO: fusto o radice trasformato ricco in amido, con gemme
RIZOMA: fusto trasformato sotterraneo parallelo al terreno
STOLONI
STOLONI
Fusto specializzato orizzontale, strisciante che produce radici
avventizie e un nuovo germoglio in prossimità dei nodi
Propagazione per stoloni di fragola
La produzione degli stoloni di fragola comincia quando il giorno ha una lunghezza di 1214 ore. Le nuove piantine si formano a nodi alterni, radicano e rimangono attaccate
alla pianta madre per un certo tempo. Gli stoloni muoiono in autunno e in inverno la
pianta figlia diventa indipendente.
Sono conosciute dalla
preistoria e i nostri antenati
le usavano per cibarsi delle
radici carnose.
Le Bulbose
Termine improprio perché comprende tutte le piante che
possiedono un organo sotterraneo di propagazione.
Fanno parte delle bulbose tutte quelle piante che si
riproducono per bulbi, bulbo-tubero o cormi, tuberi, rizomi
e radici tuberose. Sono piante che non richiedono personale
specializzato, basse esigenze termiche, possono essere
coltivate in piena area, breve ciclo colturale.
Bulbi
Tulipa
Sono brevi fusti sotterranei; al centro
della base (girello) si trova l’embrione del
fiore, circondato da foglie carnose
modificate (squame o catafilli) che
hanno
funzione
protettiva
e
di
immagazzinamento
delle
sostanze
nutritive, utilizzate dall’embrione della
pianta nella sua prima fase di crescita.
Generalmente
queste
squame
sono
appressate le une alle altre; talvolta ,
come nei Lillium, sono più rade e
ingrossate. Le squame più esterne sono
secche, di consistenza cartacea e formano
la cosiddetta tunica. Ogni anno da
gemme laterali si sviluppano nuovi
bulbetti: il bulbo originale può morire o
(nella maggior parte dei casi) continua a
germogliare per diversi anni. I bulbetti si
possono separare dal bulbo originale e
ripiantare, facendoli ingrossare e dare
origine a nuovi bulbi.
Moltiplicazione delle bulbose
Bulbi
laterali
(Narciso)
Piccoli bulbi aerei
del fusto (Gigli)
Piccoli bulbi
laterali
sotterranei sul
fusto (Gigli)
Taglio basale:
scavatura, incisione,
svuotatura (Giacinto)
bulbi
Talee fogliari
(Giacinto)
bulbilli
Talee caulinari
(Gigli)
Talee bulbari
Bulbetti
(Narciso)
Squamatura
(Gigli)
Cormi
Crocus
Detti anche bulbo-tuberi, i
cormi sono fusti sotterranei
ingrossati e che non presentano
scaglie come i bulbi.
Nel centro troviamo la gemma,
che svilupperà poi la parte
aerea, mentre nella parte
inferiore si sviluppa l’apparato
radicale.
La crescita avviene dalla punta
del cormo, mentre dalle gemme
ascellari si formano ogni anno
nuovi cormi che vanno a
sostituire il vecchio: ogni cormo
dura infatti solo un anno, dal
momento che si esaurisce
fornendo
sostanze
nutritive
durante la crescita.
I cormi sono spesso circondati
da cormi più piccoli (cormetti),
che si possono utilizzare per la
riproduzione.
Rizomi
Iris
Sono anch'essi fusti ispessiti,
più allungati dei tuberi, e si
sviluppano sotto terra o lungo la
superficie del terreno. Anche in
questo caso fungono da
"riserva" di sostanze nutritive
per le gemme che si formano ai
lati o a una estremità.
Le radici si sviluppano dalla
parte inferiore, mentre i fusti
epigei si sviluppano dalla punta
(o occhio).
Spesso i rizomi presentano
anche altri punti di crescita
secondari; questa caratteristica
può essere utilizzata per la
riproduzione, dividendo i rizomi
in sezioni, ciascuna provvista di
un “occhio” e di radici.
Crescono orizzontalmente,
formando tutti gli anni una
nuova porzione e perdendo
quella dalla parte opposta,
perché invecchiata.
Tuberi
Sono fusti sotterranei
ingrossati il cui midollo
è un vero e proprio
deposito di sostanze di
riserva. In genere si
presentano
molto
compatti, solidi, più o
meno
uniformi,
con
numerose
gemme
esterne
chiamate
comunemente
"occhi"
dalle quali, alla ripresa
vegetativa,
si
svilupperanno
i
fusti
aerei e le radici.
La maggior parte dei
tuberi si ingrossa man
mano che la pianta
cresce, ma ve ne sono
alcuni le cui dimensioni si
riducono.
Radici tuberose
Sono radici vere e proprie, che
si
ingrossano
per
immagazzinare
sostanze
nutritive.
Queste radici si sviluppano
radialmente a partire dalla
corona, cioè dalla base del
vecchio stelo.
Dalla corona si sviluppano
anche le nuove gemme che
danno origine ai nuovi fusti.
Di
conseguenza
per
la
propagazione
si
possono
staccare porzioni delle radici
tuberose, ciascuna delle quali
è provvista di un “occhio”.
Queste
sono
poste
orizzontalmente
in
sabbia
umida.
INNESTO
È una tecnica di propagazione vegetativa, che consiste nell’unire due
parti di due differenti piante: una di esse formerà la chioma e l’altra
l’apparato radicale.
Portainnesto, fornisce l'apparato radicale
Nesto, fornisce la parte aerea
Oltre agli obiettivi propri della propagazione agamica, con l'innesto
s’intende sfruttare i vantaggi offerti dalle particolari caratteristiche
dell'apparato radicale del portainnesto (es. tolleranza al calcare o alle
malattie)
Esistono molte tecniche diverse, che in alcuni casi richiedono una
spiccata professionalità ("innestini")
Molto diffuso per piante arboree e piante ornamentali; si sta diffondendo
anche nel settore orticolo
Portainnesto o soggetto, fornisce l'apparato radicale
Nesto o oggetto fornisce la parte aerea
La saldatura
(a) i tessuti della marza appena tagliata sono posti in
intimo contatto con i tessuti tagliati di recente del
portainnesto, in modo che le due regioni cambiali siano
molto vicine. Le condizioni di temperatura e di umidità
devono essere tali da permettere l'attività delle cellule
della superficie esposta e di quelle vicine.
(b) Gli strati superficiali delle cellule nella regione
cambiale sia della marza che del portainnesto
producono cellule parenchematiche che ben presto si
mescolano e si saldano; questo tessuto è normalmente
chiamato callo.
(c) Alcune cellule di questo callo appena formato,
adiacenti agli strati cambiali della marza e del
portainnesto, si differenziano in nuove cellule del
cambio.
(d) Queste nuove cellule cambiali producono nuovi
tessuti vascolari, lo xilema verso l'interno ed il floema
verso l'esterno in modo da ristabilire una connessione
vascolare tra la marza ed il soggetto, requisito
necessario per l'attecchimento dell'innesto.
PORTAINNESTO:
SOGGETTO
NESTO:
OGGETTO
Pianta innestata
con successo
Lecondizioni
condizioniperché
perchésisiverifichi
verifichi
Le
l’innesto
l’innesto
portainnestoeeililnesto
nestodevono
devonoessere
esserecompatibili
compatibili
1.1. IlIlportainnesto
cambiodel
delnesto
nestodeve
deveessere
esserein
incontatto
contattocon
conilil
2.2. IlIlcambio
cambiodel
delportainnesto
portainnesto
cambio
Leoperazioni
operazionid’innesto
d’innestodevono
devonoessere
esserefatte
fattenella
nella
3.3. Le
stagioneopportuna
opportuna(le
(legemme
gemmedel
delnesto
nestodevono
devonoessere
essere
stagione
riposodurante
durantel’innesto)
l’innesto)
aariposo
Appenafatto
fattol’innesto
l’innestole
lesuperfici
superficitagliate
tagliatedevono
devono
4.4. Appena
esserericoperte
ricoperteda
dacere
cereooaltri
altrimateriali
materialiperché
perchénon
nonsisi
essere
asciughino
asciughino
Devonoessere
esserepraticate
praticate cure
cureadeguate
adeguatesia
siaalal
5.5. Devono
portainnestoche
chealalnesto
nestoper
perun
uncerto
certoperiodo
periododi
ditempo
tempo
portainnesto
Causeche
che provocano
provocanola
lanon
nonriuscita
riuscita
Cause
dell’innesto
dell’innesto
Incompatibilità
Disaffinità
Differente andamento del
periodo vegetativo e del
ritmo di accrescimento
Causa la morte precoce
dell’oggetto e quindi si ha il
completo fallimento dell’innesto
La pianta è in grado di
proseguire la crescita ma mostra
alcune anomalie di sviluppo
Differenze biochimiche o
fisiologiche di tipo
ormonale o nutrizionale
Cause possibili
Produzione di sostanze
tossiche: β-glucosidasi
dell’oggetto, causano
idrolisi della prumasina e
produzione di HCN tossico
nel soggetto Es perocotogno
Presenza di virosi o
reazioni di tipo
immunitario fra
sostanze di natura
proteica
A gemma
A ponte
Per approssimazione
TIPI DI INNESTO
A Marza
A PONTE
Di rinvigorimento
A arco
Per approssimazione
Oggetto e soggetto sono separati solo dopo che è
avvenuta la saldatura fra i due individui
A marza
a) a spacco
L’oggetto e inserito con la base forgiata a cuneo in una fenditura
del soggetto che interessa la corteccia e il legno
A marza
A spacco pieno
Su soggetto e oggetto di
uguale diametro. Si esegue
un doppio taglio obliquo
su entrambe
A doppio spacco inglese
Su soggetto e oggetto di uguale
diametro. Si esegue un doppio
taglio obliquo che consente di
incastrare i due individui.
A marza
b) a intarsio
Si asporta dal soggetto una porzione di legno e di corteccia
tale da formare una cavità in cui si posiziona l’oggetto.
A marza
c) a corona
L’oggetto è inserito tra la corteccia e il legno del soggetto
A GEMMA
A scudetto A pezza
A anello
DI RINVIGORIIMENTO
Si piantano giovani soggetti intorno al vecchio con radici
indebolite e poi si uniscono per approssimazione ad intarsio
A PONTE
Per rimediare a lesioni della corteccia o a disaffinità
con più marze inserite sotto la corteccia del soggetto.
Piantine innestate
innestate di
di specie
specie ortive
ortive
Piantine
Il ricorso a piantine innestate, nel caso delle specie orticole, rappresenta una
valida soluzione in caso di malattie alle quali alcune cultivar risultano più sensibili
Gli innesti erbacei che interessano
principalmente le solanacee e le
cucurbitacee hanno lo scopo di
fornire alle piante un piede
resistente alle tracheomicosi e alla
suberosità radicale
I sistemi d’innesto più diffusi sono quelli per
approssimazione e a spacco laterale, effettuati
su piantine alte 10-15 centimetri, allo stadio di 3
– 4 foglia, sia per il portinnesto che per la
cultivar da innestare. L’attecchimento avviene di
norma dopo 7-10 giorni, in condizioni ambientali
di 20-25 °C di temperatura e un'umidità
relativa pari all' 80-85 per cento.
Linee guida per l'innesto Pomodoro e
Melanzana (De Ruiter)
Metodo: Japanese Top Grafting, con questo
metodo, il nesto ed il portainnesto sono
tagliati con un angolo di 45°. Entrambe le
parti sono mantenute insieme diritte con
una clip da innesto di silicone.
L’innesto consiste nelle seguenti azioni:
1. Semina del portinnesto
2. Semina della varietà
3. Preparazione
4. Innesto
5. Fusione
6. Invasatura e spaziatura
Questo è il miglior modo di
posizionare la molletta
Innesto nelle specie floricole
•Per cultivar pregiate
•Per adattamento alle condizioni di
serra o di terreno (Rosa, Acacia)
•Per migliorare l’habitus (Cactacee,
Rosa ad alberello)
Innesto delle cactaceae
Astrophytum cv.
superkabuto
10 giorni in ambiente
ombeggiato e caldo
Opuntia
compressa
piantagione
innesto
Dopo 4mesi..fioritura!
Microinnesto in vitro