Marco Barlotti Appunti di Teoria dei Gruppi per il corso di laurea triennale in Matematica Vers. 2.0 Anno Accademico 2008-2009 In copertina una vignetta (© Disney) di Giuseppe Dalla Santa tratta da I TL 1800-A “Il cubo di Paperubik”. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina I PERCHE’ QUESTI APPUNTI, E COME USARLI (Prefazione alla vers. 2.0) Questi appunti nascono come supporto alle lezioni che tengo per l’insegnamento di “Teoria dei Grafi e Applicazioni” per il Corso di Laurea Triennale in Matematica presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali all’Università di Firenze, con riferimento a quella parte dell'insegnamento che riguarda le nozioni fondamentali di Teoria dei Gruppi. Si tratta di una revisione della prima stesura, mirata a rendere il programma del tutto indipendente da quello di Algebra 1 (in particolare, è stata aggiunta una sezione sulla definizione di anello e sugli anelli delle classi di resto). Restano ancora lacune significative (ad esempio, sono quasi del tutto assenti gli esercizi e manca la parte relativa ai gruppi di permutazioni). L’esposizione comunque rispecchia abbastanza fedelmente l’itinerario che mi propongo di percorrere a lezione, e il contenuto di queste pagine dovrebbe essere quasi sufficiente per una buona preparazione relativamente alla prima metà dell'insegnamento. È certamente inevitabile la presenza di errori materiali; sarò come sempre grato a tutti coloro, e specialmente agli studenti, che vorranno segnalarmi qualunque problema, dai più banali errori di stompa alle oscurità nell’esposizione. Firenze, 3.11.2008 Marco Barlotti M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina II BIBLIOGRAFIA [1] P. R. Halmos Naive set theory Van Nostrand, Princeton NJ (1966) [2] P. R. Halmos Teoria elementare degli insiemi Feltrinelli, Milano (1970) AVVERTENZA Tutti i diritti di questa pubblicazione sono dell’autore. È consentita la riproduzione integrale di questa pubblicazione a titolo gratuito. È altresì consentita a titolo gratuito l’utilizzazione di parti di questa pubblicazione in altra opera all’inderogabile condizione che ne venga citata la provenienza e che della nuova opera nella sua interezza vengano consentite la riproduzione integrale a titolo gratuito e l’utilizzazione di parti a queste stesse condizioni. L’uso di questa pubblicazione in quasiasi forma comporta l’accettazione integrale e senza riserve di quanto sopra. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina III SOMMARIO 0. - Prerequisiti 0.1 - Che cosa c’è in questo capitolo. 0.2 - Il linguaggio degli insiemi. . . 0.3 - 8-ple ordinate. Matrici . . . . 0.4 - Relazioni. Funzioni . . . . . 0.5 - Composizione di funzioni. . . 0.6 - Cardinalità . . . . . . . . 0.7 - Relazioni di equivalenza. . . . 0.8 - Le classi di resto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1 pag. 1 pag. 3 pag. 5 pag. 7 pag. 7 pag. 8 pag. 10 1. - Operazioni in un insieme 1.1 - Operazioni in un insieme . . . . . . . . . 1.2 - Chiusura rispetto a un’operazione. . . . . . 1.3 - Associatività e commutatività . . . . . . . . 1.4 - Elemento neutro . . . . . . . . . . . . 1.5 - Il simmetrico di un elemento. . . . . . . . 1.6 - La rappresentazione tabulare di un’operazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. pag. 12 14 15 16 17 18 2. - Semigruppi, monoidi, gruppi, anelli 2.1 - Semigruppi . . . . . . . . . . . . . 2.2 - Sottosemigruppi . . . . . . . . . . . 2.3 - Omomorfismi e isomorfismi tra semigruppi. . 2.4 - Monoidi . . . . . . . . . . . . . 2.5 - Sottomonoidi . . . . . . . . . . . . 2.6 - Omomorfismi e isomorfismi tra monoidi . . . 2.7 - Gruppi . . . . . . . . . . . . . 2.8 - Sottogruppi . . . . . . . . . . . . . 2.9 - Omomorfismi e isomorfismi tra gruppi. . . 2.10 - Anelli . . . . . . . . . . . . . 2.11 - Omomorfismi e isomorfismi tra anelli . . 2.12 - L'anello ™8 . . . . . . . . . . . . . 2.13 - I criteri di divisibilità per i numeri interi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 20 21 22 23 24 26 27 29 29 30 33 33 36 . . . . . . . . . . . . . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina IV 3. - Prime proprietà dei gruppi 3.1 - Notazioni . . . . . . . 3.2 - Le “leggi di cancellazione” . 3.3 - Potenze di un elemento . . . 3.4 - Ancora sui sottogruppi . . . 3.5 - Gruppi ciclici e loro proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. 39 40 40 42 44 4. - Normalità 4.1 - Classi laterali. . . . . . . . . . . . . . . . . 4.2 - Applicazione ai gruppi finiti . . . . . . . . . . . 4.3 - Sottogruppi normali . . . . . . . . . . . . . . 4.4 - Gruppo quoziente . . . . . . . . . . . . . . . 4.5 - Normalizzante . . . . . . . . . . . . . . . . 4.6 - Centralizzante di un sottogruppo. Centro di un gruppo. 4.7 - Il coniugio. Automorfismi interni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 49 52 53 55 56 57 59 5. - I teoremi di omomorfismo 5.1 - Nucleo di un omomorfismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.2 - Il primo teorema di omomorfismo fra gruppi . . . . . . . . . . . . 5.3 - Il teorema di corrispondenza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.4 - Prodotto di sottogruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.5 - Il secondo teorema di omomorfismo fra gruppi . . . . . . . . . . . 5.6 - Il gruppo degli automorfismi di un gruppo. Il sg degli automorfismi interni . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. pag. 61 62 64 65 67 67 6. - Prodotto diretto di gruppi 6.1 - Definizione e prime proprietà. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 69 6.2 - Prodotto diretto di sottogruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 71 7. - Azioni di un gruppo su un insieme 7.1 - Definizione e prime proprietà. . . . . . . 7.2 - Orbite. Transitività. . . . . . . . . . . 7.3 - Stabilizzatore. . . . . . . . . . . . . 7.4 - Il caso finito: l’equazione delle orbite . . . . 7.5 - Applicazione allo studio dei :-gruppi finiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. 73 74 75 77 79 8. - I teoremi di Sylow 8.1 - Due lemmi numerici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 81 8.2 - Il teorema principale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 83 8.3 - Sottogruppi di Sylow. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 85 M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 1 0.- PREREQUISITI 0.1 - Che cosa c’è in questo capitolo. Questo capitolo raccoglie brevemente alcune nozioni che supponiamo note dagli studi precedenti, con lo scopo essenziale di fissare con chiarezza le notazioni adottate. 0.2 - Il linguaggio degli insiemi. Usiamo la parola “insieme” per indicare un ente completamente caratterizzato dagli elementi che ad esso appartengono, senza però definire i termini “insieme”, “elemento” e “appartenere”. Il lettore interessato a una formalizzazione assiomatica della teoria degli insiemi può consultare utilmente [1], se necessario nella traduzione italiana [2]. Per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, chiariamo subito che si usa il termine “elemento” per indicare ciò che “appartiene” ad un “insieme”, senza che ciò prefiguri due mondi distinti, quello degli “elementi” e quello degli “insiemi”: anzi, gli elementi di un insieme possono benissimo essere essi stessi insiemi; poiché un insieme resta completamente caratterizzato dai propri elementi, si conviene in particolare che: due insiemi sono lo stesso insieme (si dice anche che coincidono) se e solo se hanno gli stessi elementi. Indichiamo con g l’insieme vuoto, cioè l’unico insieme che non ha elementi. Siano A, B insiemi. Se a è un elemento di A (ciò si esprime anche dicendo che a appartiene ad A), scriveremo a − A. Se ogni elemento di A è anche elemento di B, diremo che A è un sottoinsieme di B (oppure che è incluso, o contenuto in B) e scriveremo A § B. Se A § B e B § A, cioè se A e B hanno gli stessi elementi, A e B sono lo stesso insieme e scriveremo AœB (osserviamo qui esplicitamente che intenderemo sempre l’uguaglianza nel senso “leibniziano” di identità). In generale, se si deve provare che A œ B, il procedimento migliore è appunto quello di mostrare che A § B e B § A. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 2 Le scritture a  A, A § y B, A Á B indicano la negazione rispettivamente di a − A, A § B e A œ B (cioè significano rispettivamente: a non è un elemento di A, A non è un sottoinsieme di B, A e B non sono lo stesso insieme; quest’ultimo fatto si esprime anche dicendo che A e B sono diversi o distinti). Se A § B e A Á B (ciò si esprime dicendo che A è incluso propriamente in B, oppure che A è un sottoinsieme proprio di B), scriveremo anche A§ Á B. Se pÐBÑ è una proposizione aperta con variabile libera B su A, scriviamo A" œ ÖB − A / pÐBÑ× (e leggiamo: A" è l’insieme degli B appartenenti a A tali che pÐBÑ) per indicare il sottoinsieme di A formato da tutti e soli gli elementi a − A per i quali pÐaÑ è vera. L’insieme i cui elementi sono tutti (e soli) i sottoinsiemi di A si indica con c (A) e si dice insieme delle parti di A. Si dice unione di A e B, e si indica con A B, l’insieme i cui elementi sono tutti e soli gli elementi di A e gli elementi di B. Si dice intersezione di A e B, e si indica con A B, l’insieme degli elementi di A che appartengono anche a B, cioè: A B œ ÖB − A / B − B×. Se A B œ g, A e B si dicono disgiunti. Si dice differenza di A e B, e si indica con AÏB, l’insieme degli elementi di A che non appartengono a B, cioè: AÏB œ ÖB − A / B  B×. Se B § A, l’insieme AÏB viene detto anche complementare di B in A, ed è indicato (purché tale notazione non dia luogo ad equivoci) con Bc . Un insieme di insiemi si dice anche una famiglia di insiemi. Le nozioni di “unione” e “intersezione” si estendono alle famiglie di insiemi: se Y è una famiglia di insiemi, si dice unione di Y e si indica con - X X−Y l’insieme di tutti e soli gli elementi che appartengono ad almeno un elemento di Y ; si dice intersezione di Y e si indica con + X X−Y l’insieme di tutti e soli gli elementi che appartengono a tutti gli elementi di Y . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 3 Si dice partizione di A una famiglia di sottoinsiemi non vuoti di A a due a due disgiunti la cui unione è A. Sia Y una famiglia di sottoinsiemi non vuoti di A a due a due disgiunti. Un insieme di rappresentanti per Y è un sottoinsieme Aæ di A tale che ogni elemento di Aæ appartiene a un (e, ovviamente, un solo) elemento di Y e per ogni A+ − Y esiste uno e un solo ++ − Aæ tale che ++ − A+ . Supporremo noti, e utilizzeremo, i seguenti insiemi numerici: l’insieme dei numeri naturali (con le usuali nozioni di somma, differenza, prodotto, divisione, minore, maggiore); l’insieme ™ dei numeri interi (con le usuali nozioni di somma, differenza, prodotto, divisione, minore, maggiore) nel quale distinguiamo il sottoinsieme ™ dei numeri interi positivi e il sottoinsieme ™ dei numeri interi negativi; l’insieme dei numeri razionali (con le usuali nozioni di somma, differenza, prodotto, divisione, minore, maggiore) nel quale distinguiamo il sottoinsieme dei numeri razionali positivi e il sottoinsieme dei numeri razionali negativi; l’insieme ‘ dei numeri reali (con le usuali nozioni di somma, differenza, prodotto, divisione, minore, maggiore) nel quale distinguiamo il sottoinsieme ‘ dei numeri reali positivi e il sottoinsieme ‘ dei numeri reali negativi; l’insieme ‚ dei numeri complessi (con le usuali nozioni di somma, differenza, prodotto, divisione). Come è usuale, identificheremo ™ Ö!× con . Analogamente, identificheremo ™ con un oportuno sottoinsieme di , con un opportuno sottoinsieme di ‘ e ‘ con un opportuno sottoinsieme di ‚. Ci sentiremo pertanto liberi di scrivere §™§§‘§‚. Osservazione 0.2.1 Comunque presi + − ™, , − ™ , restano univocamente determinati due numeri interi ; , < tali che + œ ,; < e !Ÿ<,. Essi si dicono rispettivamente quoziente e resto della divisione euclidea di + per ,. Osservazione 0.2.2 Siano +, . − ™ ; se il resto della divisione euclidea di + per . è ! (zero), si dice che . è un divisore di + (oppure che . divide +, o anche che + è multiplo di . ). Siano +, , − ™ ; si dice massimo comun divisore di + e , un numero intero positivo .! tale che - .! divide + e ,; - ogni numero intero positivo che divide sia + che , divide anche .! Þ Il massimo comun divisore di + e , si indica con MCDÐ+, ,Ñ o anche, quando non vi sia rischio di equivoci, semplicemente con Ð+, ,Ñ. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 4 Si dimostra senza difficoltà che, detto < il resto della divisione euclidea di + per . , ogni numero che divida sia + che , divide anche < e, viceversa, ogni numero che divida sia , che < divide anche +; pertanto MCDÐ+, ,Ñ œ MCDÐ, , <Ñ. È poi chiaro che MCDÐ+, ,Ñ œ , se e soltanto se , divide +. Da queste considerazioni segue subito l’algoritmo detto “delle divisioni successive”, che non solo dimostra l’esistenza del massimo comun divisore fra due qualsiasi numeri interi positivi + e , ma costituisce anche il metodo più efficiente per calcolarlo: ripeti sia < il resto della divisione euclidea di + per ,; indica con + il numero che era indicato con ,; indica con , il numero che era indicato con < finché , œ ! ; il numero che a questo punto è indicato con + è il massimo comun divisore cercato. Poiché il resto è sempre strettamente minore del divisore, il numero indicato con , nell’algoritmo delle divisioni successive diminuisce ad ogni divisione, quindi in un numero finito di passi deve raggiungere zero: questo prova la convergenza dell’algoritmo e l’esistenza del massimo comun divisore di due qualsiasi numeri interi positivi. 0.3 - 8-ple ordinate. Matrici. Siano A, B insiemi. Se + − A e , − B, l’insieme Ö+, Ö+, ,×× si dice coppia ordinata con prima componente + e seconda componente ,, e si indica con Ð+, ,Ñ. Nel seguito per lo più non ci servirà la definizione rigorosa di “coppia ordinata” ma sarà sufficiente tener presente che essa è caratterizzata non solo dai suoi elementi ma anche dall’ordine in cui si considerano: dunque se +, +’ − A e ,, ,’ − B, si ha Ð+, , Ñ œ Ð+’, , ’Ñ se e solo se + œ +’ e , œ , ’; in particolare: se + Á ,, si ha sempre Ð+, ,Ñ Á Ð,, +Ñ. L’insieme di tutte le coppie ordinate Ð+, ,Ñ con + − A e , − B si dice prodotto cartesiano di A per B e si indica con A ‚ B. Analogamente, si può considerare un ente caratterizzato da $, %, á , 8 elementi (detti componenti), e dall’ordine in cui questi vengono considerati: si parla rispettivamente di terna ordinata, quaterna ordinata, á , 8-pla ordinata. Ad esempio, siano dati tre insiemi A" , A# , A$ e siano +" − A" , +# − A# , +$ − A$ : la terna ordinata individuata da +" , +# , +$ (in questo ordine) si indica con (+" , +# , +$ Ñ e non è altro che l’elemento Ð(+" , +# Ñ, +$ Ñ dell’insieme (A" ‚ A# Ñ ‚ A$ (che, per semplicità, si indica a sua volta con A" ‚ A# ‚ A$ Ñ. Particolare importanza rivestirà per noi il caso delle 8-ple ordinate di elementi di uno stesso insieme A (l’insieme di tali 8-ple si indica con A8 ). M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 5 Sia A un insieme, e siano 7, 8 numeri interi positivi. Si dice matrice 7 ‚ 8 a elementi in A una 7-pla ordinata di 8-ple ordinate di elementi di A, ossia un elemento di ÐA8 Ñ7 . Una matrice 7 ‚ 8 potrebbe essere identificata con una 78-pla ordinata; in pratica, quando si parla di matrice gli elementi vengono scritti in una “tabella” Î +"ß" Ð +#ß" Ð á Ï +7ß" +"ß# +#ß# á +7ß# á á á á +"ß8 Ñ +#ß8 Ó Ó á +7ß8 Ò nella quale si evidenziano le 8-ple ordinate Ð+"ß" , +"ß# , á , +"ß8 Ñ, á , Ð+#ß" , +#ß# , á , +#ß8 Ñ, á , Ð+7ß" , +7ß# , á , +7ß8 Ñ, dette righe della matrice, e le 7-ple ordinate Ð+"ß" , +#ß" , á , +7ß" Ñ, á , Ð+"ß# , +#ß# , á , +7ß# Ñ, á , Ð+"ß8 , +#ß8 , á , +7ß8 Ñ, dette colonne della matrice. Sinteticamente, la matrice di termine generico +3ß4 si indica con Ð+3ß4 Ñ; le sue righe si indicano con +"߇ , +#߇ , á , +7߇ e le sue colonne con +‡ß" , +‡ß# , á , +‡ß8 . Se 7 œ 8 (cioè se il numero delle righe è uguale al numero delle colonne) una matrice 8 ‚ 8 si dice quadrata (di ordine 8). Una matrice quadrata di ordine 8 Ð+3ß4 Ñ si dice simmetrica se +3ß4 œ +4ß3 per ogni 3,4 in Ö", ..., 8× . L’insieme di tutte le matrici 7 ‚ 8 a elementi in A si indica con A7ß8 . 0.4 - Relazioni. Funzioni. Siano A, B insiemi. Si dice relazione tra A e B un sottoinsieme del prodotto cartesiano A ‚ B. Intuitivamente, una relazione tra A e B è una “legge” che a ogni elemento di A associa qualche elemento di B (eventualmente nessuno). Sia 4 una relazione tra A e B, cioè sia 4 § A ‚ B; se Ð+, ,Ñ − 4 , si dice che gli elementi + (di A) e , (di B) sono in relazione (secondo 4 ), e si scrive +4 ,. In pratica si usa sempre la notazione +4 , anziché Ð+, ,Ñ − 4 . Se 4 è una relazione tra A e B, si dice relazione inversa di 4 e si indica con 4 " la relazione tra B e A definita dalla condizione ,4 " + se e soltanto se +4 , . Si dice funzione (o applicazione) da A in B una relazione f tra A e B tale che per ogni + − A esiste esattamente un , − B tale che + f ,, cioè tale che ogni elemento di A è in relazione (secondo f) con esattamente un elemento di B. Ciò si esprime scrivendo f : A Ä B. Intuitivamente, una funzione da A in B è una “legge” che ad ogni elemento di A associa uno e un solo elemento di B. L’insieme A si dice dominio di f. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 6 Per ogni + − A, l’(unico) elemento , di B tale che + f , si indica spesso con fÐ+Ñ; si dice che , proviene da + (o anche che , è l’immagine di +) mediante f. In pratica non si usa mai la notazione + f , ma piuttosto si scrive fÐ+Ñ œ , come noi faremo in tutto il resto di questi appunti. Se A" § A, si dice immagine di A" (mediante f) il sottoinsieme fÐA" Ñ di B formato dalle immagini (mediante f) degli elementi di A" , cioè f ÐA" Ñ œ Ö, − B / , œ f Ð+Ñ per qualche + − A" ×. L’immagine f ÐAÑ di A si dice anche semplicemente immagine di f. Se B" § B, si dice immagine inversa di B" (mediante f) il sottoinsieme f " ÐB" Ñ di A formato dagli elementi le cui immagini (mediante f) appartengono a B" , cioè f " ÐB" Ñ œ Ö+ − A / fÐ+Ñ − B" ×. Osservazione 0.4.1 Sia A un insieme, e sia f una funzione con dominio A . Per ogni sottoinsieme B" di fÐAÑ , si ha fÐf " ÐB" ÑÑ œ B" . Se fÐAÑ œ B (ossia se per ogni b − B esiste almeno un a − A tale che fÐaÑ œ b ; cioè se ogni elemento di B proviene mediante f da almeno un elemento di A), f si dice suriettiva. In tal caso, si dice che f è una funzione da A su B. Se comunque presi a, a’ − W(f) con a Á a’ è fÐaÑ Á fÐa’Ñ (ossia se comunque presi a, a’ − W(f) da fÐaÑ œ fÐa’Ñ segue a œ a’; cioè se ogni elemento di B proviene da al più un elemento di A), f si dice iniettiva. Se f è iniettiva e suriettiva si dice che f è biiettiva (o anche che f è una biiezione, o una corrispondenza biunivoca tra A e B). Una funzione iniettiva è sempre una corrispondenza biunivoca tra il proprio dominio e la propria immagine. Una corrispondenza biunivoca tra A e A si dice permutazione su A. Se f : A Ä B è iniettiva, la relazione inversa f " di f è una funzione (necessariamente biiettiva) di fÐAÑ su A, che si dice funzione inversa di f. Si noti che, se B" § fÐAÑ, l’immagine di B" mediante f " coincide con l’immagine inversa di B" mediante f, e quindi non c’è ambiguità nella notazione f " ÐB" Ñ. Se f è una corrispondenza biunivoca tra A e B, la sua inversa f " è una corrispondenza biunivoca tra B e A. In particolare, l’inversa di una permutazione su A è anch’essa una permutazione su A. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 7 Per ogni insieme A, la funzione idA : A Ä A che ad ogni elemento associa se stesso è una corrispondenza biunivoca detta funzione identica o anche identità di A. Sia f una funzione da A in A. Un elemento + di A si dice un punto fisso per f se fÐ+Ñ œ +. Ogni elemento di A è un punto fisso per idA . Siano A, B insiemi, sia f:A Ä B e sia A" § A. Si dice restrizione di f ad A" la funzione fkA" : A" Ä B così definita: fkA" ³ f (A" ‚ B) (si ricordi che f è un sottoinsieme di A ‚ B). Questa definizione è molto “tecnica”, perché nella sostanza fkA" “opera” esattamente come f (l’unica differenza è che “opera” solo su A" ); certe proprietà possono però essere verificate da fkA" e non da f, e viceversa. 0.5 - Composizione di funzioni. Siano A, B, C insiemi, e siano f : A Ä B, g : B Ä C funzioni. Si dice composizione di f con g e si indica con scrivono f e g!) la funzione A Ä C definita ponendo g‰f Ðg ‰ fÑÐ+Ñ ³ gÐfÐ+ÑÑ (attenzione all’ordine in cui si a+ − A. Osservazione 0.5.1 Siano A, B insiemi, sia f : A Ä B iniettiva e sia f " : B Ä A la funzione inversa di f . Si ha f " ‰ f œ idA e f ‰ f " œ id f(AÑ . Osservazione 0.5.2 Siano A, B, C, D insiemi, e siano f : A Ä B, g:B Ä C, h:C Ä D funzioni. Si ha (h ‰ g) ‰ f œ h ‰ (g ‰ f). 0.6 - Cardinalità. Siano A, B insiemi. Si dice che A e B sono equipotenti se esiste una corrispondenza biunivoca tra A e B . Per ogni 8 − , sia I8 ³ ÖB − Î " Ÿ B Ÿ 8× Þ Si dimostra che gli insiemi I8 (al variare di 8 − ), e ‘ a due a due non sono equipotenti. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 8 Sia A un insieme. Se esiste 8 − tale che A è equipotente a I8 , si dice che la cardinalità di A è 8 e si kAk œ 8 . In questo caso si dice anche che il numero degli elementi di A è 8 . scrive Se A è equipotente a , si dice che la cardinalità di A è i! (si legge: “aleph con zero”) e si scrive kAk œ i! . In questo caso si dice anche che A è numerabile. Se A è equipotente a ‘, si dice che la cardinalità di A è - e si scrive kAk œ - . In questo caso si dice anche che A ha la potenza del continuo. Notiamo esplicitamente che possono verificarsi infiniti altri casi, anche se quelli sopra considerati saranno sufficienti per i nostri scopi. Sia A un insieme. Se esiste 8 − tale che kAk œ 8 , si dice che A è un insieme finito; in caso contrario, si dice che A è un insieme infinito (e la sua cardinalità può essere i! , - oppure una delle infinite altre che non abbiamo considerato!). 0.7 - Relazioni di equivalenza. Sia A un insieme. Si dice relazione in A una relazione tra A e A (cioè un sottoinsieme del prodotto cartesiano A ‚ A). Sia µ una relazione in A. Essa si dice di equivalenza se è riflessiva, cioè simmetrica, cioè transitiva, cioè +µ+ a+ − A; +µ, Ê ,µ+ a+, , − A; Ð+ µ , • , µ -Ñ Ê Ð+ µ -Ñ a+, , , - − A. Sia µ una relazione di equivalenza in A. Se + − A, si dice classe di µ equivalenza di + (o anche, quando ciò non dia luogo ad equivoci, semplicemente classe di equivalenza di +) il sottoinsieme [+] di A definito come segue: [+] œ ÖB − A / B µ +×. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 9 Osservazione 0.7.1 Per ogni + − A, si ha + − [+]. Dimostrazione Infatti + µ +, perché µ è riflessiva. Osservazione !Þ7.2 Comunque presi +, , − A, si ha [+] œ [, ] se e solo se + µ , . Dimostrazione Se [+] œ [,], poiché + − [+] (per l’osservazione 0.7.1) si ha + − [,] e dunque + µ , (per definizione di [,]). Viceversa, sia + µ ,; dobbiamo provare che [+] § [,] e che [, ] § [+]. Sia B − [+]; allora B µ + . Ma + µ , per ipotesi e dunque B µ , (perché µ è transitiva), cioè B − [,]. Per l’arbitrarietà di B in [+], si è provato che [+] § [,]. Sia ora B − [,]; allora B µ ,. Poiché , µ + (essendo + µ , per ipotesi, ed essendo µ simmetrica) e poiché µ è transitiva, si ha B µ +, cioè B − [+]. Per l’arbitrarietà di B in [,], si è così anche provato che [,] § [+] e dunque che [+] œ [, ] . Osservazione 0.7.3 Sia + − A. Per ogni B − [+], è [B] œ [+]. Dimostrazione Per definizione di [+], se B − [+] è B µ + ; dunque [B] œ [+] per l’osservazione 0.7.2. Sia + − A. Per ogni B − [+], si dice che B rappresenta [+], o anche che B è un rappresentante di [+]. Ciò è giustificato da quanto si è visto nell’osservazione 0.7.3. Osservazione 0.7.4 Comunque presi +, , − A, se [+] Á [,] è [+] [, ] œ g. Dimostrazione Sia [+] Á [,]. Procediamo per assurdo, supponendo che esista B − [+] [,]. In tal caso B µ + (perché B − [+]) e B µ , (perché B − [, ]); per l’osservazione 0.7.2 si ha allora [+] œ [B] œ [,], contro l’ipotesi. Osservazione 0.7.5 L’insieme delle classi di equivalenza di A è una partizione di A. Dimostrazione Le classi di equivalenza sono a due a due disgiunte per l’osservazione 0.7.4; per l’osservazione 0.7.1 esse sono non vuote e la loro unione è A. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 10 L’insieme delle classi di µ equivalenza di A si dice insieme quoziente di A rispetto A A a µ , e si indica con µ . La funzione (suriettiva) 1:A Ä µ che ad ogni elemento di A associa A la sua classe di equivalenza si dice proiezione canonica di A su µ . 0.8 - Le classi di resto. In tutta la sezione 0.8 supporremo fissato un numero intero positivo 8. Siano +, , − ™; si dice che + è congruo , modulo 8 e si scrive + ´ , Ðmod 8Ñ sse Ðb5 − ™ÑÐ+ , œ 58Ñ, ossia sse + , è multiplo di 8. Si è così definita una relazione in ™, detta “congruenza modulo 8”. Tale relazione è stata studiata fin dall’antichità: sono celebri le opere in proposito del matematico ellenista Diofanto, vissuto nel terzo secolo d. C.. Teorema 0.8.1 La congruenza modulo 8 è una relazione di equivalenza in ™. Dimostrazione In primo luogo, la congruenza modulo 8 è riflessiva, ossia + ´ + Ðmod 8) per ogni + − ™. Infatti, + + œ ! † 8 con ! − ™. Inoltre, la congruenza modulo 8 è simmetrica: siano +, , − ™ tali che + ´ , Ðmod 8) e proviamo che , ´ + Ðmod 8). In effetti, se + ´ , Ðmod 8) esiste 5 − ™ tale che + , œ 58; ma allora , + œ Ð 5 )8 con 5 − ™, e dunque , ´ + Ðmod 8). Infine, la congruenza modulo 8 è transitiva: siano +, , , - − ™ tali che + ´ , Ðmod 8) e , ´ - Ðmod 8), e proviamo che + ´ - Ðmod 8). In effetti, se + ´ , Ðmod 8) esiste 5" − ™ tale che + , œ 5" 8; se , ´ - Ðmod 8) esiste 5# − ™ tale che , - œ 5# 8; ma allora + - œ (+ , ) (, - ) œ 5"8 5#8 œ (5" 5#Ñ † 8 con 5" 5# − ™, e dunque + ´ - Ðmod 8). Per quanto provato nel teorema 0.8.1, se + ´ , Ðmod 8) si può dire che +, , sono congrui modulo 8 senza porre attenzione all’ordine in cui si citano + e ,. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 11 Esercizio 0.8.2 Trovare due numeri interi che sono congrui modulo & ma non sono congrui modulo "!. Esistono due numeri interi che siano congrui modulo "! ma non siano congrui modulo &? Teorema 0.8.3 Sia + − ™, e sia < il resto della divisione euclidea di + per 8. Allora + ´ < Ðmod 8). Dimostrazione Per definizione di divisione euclidea (cfr. osservazione 0.2.1), esiste ; − ™ tale che + œ ;8 < e dunque + < œ ;8 con ; − ™, da cui l’asserto. Le classi di equivalenza rispetto alla relazione di congruenza modulo 8 si dicono classi di resto modulo 8. L’insieme delle classi di resto modulo 8 (cioè l’insieme quoziente di ™ rispetto alla relazione di congruenza modulo 8) si indica con ™8 . Esercizio 0.8.4 Si deduca dal teorema 0.8.3 che due numeri interi +, , sono congrui modulo 8 se e solo se la divisione euclidea di + per 8 e la divisione euclidea di , per 8 danno lo stesso resto. Teorema 0.8.5 L’insieme ™8 ha 8 elementi, precisamente: [!], ["], á , [8 "]. Dimostrazione Per il teorema 0.8.3, ogni numero intero appartiene a una delle classi [!], ["], á , [8 "]. Resta da provare che tali classi sono tutte distinte. Se fosse [3] œ [4] con ! Ÿ 3 4 8, per l’osservazione 0.7.2 sarebbe 3 ´ 4 Ðmod 8) ossia esisterebbe 5 − ™ tale che 4 3 œ 58. Ma 4 3 ! (perché 4 3) e 4 3 8 (perché 4 8 e 3 !), dunque 4 3 non può essere multiplo di 8. Abbiamo così ottenuto una contraddizione; ne segue che le classi [!], ["], á , [8 "] sono tutte distinte, come si voleva. Esercizio 0.8.6 Si studi la congruenza modulo ", la congruenza modulo #, la congruenza modulo $, la congruenza modulo "!, la congruenza modulo "# e la congruenza modulo #%; in particolare, per ciascuna di tali relazioni si scrivano esplicitamente le classi di resto e si precisi come opera la proiezione canonica. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 12 1.- OPERAZIONI IN UN INSIEME 1.1 - Operazioni in un insieme. Sia A un insieme non vuoto. Si dice operazione (binaria, interna) in A una funzione da A ‚ A in A (cioè, intuitivamente, una “legge” che ad ogni coppia ordinata di elementi di A associa un elemento di A). Se æ è un’operazione in A e +, , − A, scriviamo +æ, anziché æ(+, , ): così +æ, œ significa che - è l’immagine di (+, ,) mediante æ, ossia che æ associa alla coppia ordinata (+, ,) di elementi di A l’elemento - di A . Esempi 1.1.1 La somma e il prodotto sono operazioni in , ™, . 1.1.2 Per ogni insieme A, la composizione definita in 0.5 è un’operazione nell’insieme di tutte le funzioni A Ä A . 1.1.3 Nell’insieme ™, la sottrazione è un’operazione, la divisione non lo è. 1.1.4 Nell’insieme è un’operazione la æ definita come segue: +æ, œ +(, ") a+, , − . 1.1.5 Nell’insieme Ö+, ,, -× è un’operazione la æ definita come segue: +æ+ œ +, +æ, œ , , +æ- œ - , ,æ+ œ , , ,æ, œ +, ,æ- œ +, -æ+ œ - , -æ, œ + , -æ- œ , . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 13 1.1.6 Sia A un insieme. La funzione che a due sottoinsiemi di A associa la loro unione è un’operazione in c (A) che si indica con . 1.1.7 Sia A un insieme. La funzione che a due sottoinsiemi di A associa la loro intersezione è un’operazione in c (A) che si indica con . 1.1.8 Sia 8 un numero intero positivo. Nell’insieme ™8,8 delle matrici quadrate 8 ‚ 8 a elementi in ™ si definisce un’operazione † (detta prodotto righe per colonne) come segue: Ð+3ß4 Ñ † Ð,3ß4 Ñ ³ Œ ! +3ß5 ,5ß4 Þ 8 5œ" Allo stesso modo si definisce il prodotto righe per colonne fra due elementi di 8,8 , fra due elementi di ‘8,8 o fra due elementi di ‚8,8 . Di fatto, allo stesso modo si definisce il prodotto righe per colonne fra due elementi di A8,8 per qualsiasi anello A (cfr. sez. 2.10) . Siano A un insieme non vuoto e æ un’operazione in A . Se + − A e B § A , si pone: +æB ³ ÖB − A Î B œ +æ, con , − B× ; Bæ+ ³ ÖB − A Î B œ ,æ+ con , − B× . Se B, C § A , si pone BæC ³ ÖB − A Î B œ ,æ- con , − B e - − C× . Esempio 1.1.9 Sia A ³ , e sia † l’usuale prodotto fra numeri naturali. Se 8! − , per quanto sopra convenuto la scrittura 8! † indica l’insieme ÖB − ÎB œ 8! † 8 con 8 − × cioè l’insieme dei numeri naturali multipli di 8! . Poiché, quando ciò non dia luogo ad equivoci, il prodotto si usa indicare con la semplice giustapposizione dei fattori, nel seguito scriveremo 8! anziché 8! † . Analogamente, se 5 − ™ indicheremo con la scrittura multipli di 5 . 5™ l’insieme dei numeri interi Siano A un insieme non vuoto e æ un’operazione in A . Un elemento + − A si dice idempotente se +æ+ œ + . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 14 Esempio 1.1.10 Sia A ³ ™#,# , e sia † il prodotto “righe per colonne” definito in 1.1.8 . Gli elementi " Œ! ! , ! " Œ! ! " e ! Œ! ! " sono idempotenti. 1.2 - Chiusura rispetto a un’operazione. Sia A un insieme nel quale è definita un’operazione æ, e sia B § A Þ Si dice che B è chiuso rispetto a æ se comunque presi ,, ,’ − B è anche ,æ,’ − B. Se B è chiuso rispetto a æ, la restrizione di æ a B ‚ B è un’operazione in B che si dice indotta da æ e (di solito, poiché ciò non dà luogo ad equivoci) si indica ancora con æ. Esempi 1.2.1 è chiuso rispetto alla somma e al prodotto. 1.2.2 Il sottoinsieme di formato dai numeri dispari è chiuso rispetto al prodotto ma non rispetto alla somma. 1.2.3 Siano I un insieme e A l’insieme di tutte le funzioni da I in I. Il sottoinsieme di A costituito dalle corrispondenze biunivoche (cioè l’insieme delle permutazioni su I, cfr. sezione 0.4) è chiuso rispetto alla composizione. Teorema 1.2.4 Sia A un insieme nel quale è definita un’operazione æ. Se Y è una famiglia di sottoinsiemi di A chiusi rispetto a æ, anche + X è chiuso rispetto a æ. X−Y Dimostrazione Siano B, C − + X . Allora, per ogni X − Y si ha B, C − X e X−Y dunque (poiché per ipotesi X è chiuso rispetto a æ) BæC − X . Ma allora l’asserto è così provato per l’arbitrarietà di B e C in + X . X−Y BæC − + X ; X−Y M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 15 Osservazione 1.2.5 La proprietà espressa per l’intersezione dal teorema 1.2.4 non si può in generale estendere all’unione, nemmeno nel caso di due soli insiemi. Si consideri infatti, per esempio, l’insieme ™ dei numeri interi con l’usuale operazione di somma, e siano #™ e $™ i sottoinsiemi formati rispettivamente dai multipli di # e dai multipli di $ (cfr. esempio 1.1.9) . È facile verificare che sia #™ che $™ è chiuso rispetto alla somma; tuttavia #™ $™ non è chiuso rispetto alla somma: #, $ − #™ $™ ma # $ œ &  #™ $™ . 1.3 - Associatività e commutatività. Sia A un insieme. Un’operazione æ in A si dice associativa se +æ(,æc) œ (+æ,)æ- a+, , , - − A. Un’operazione æ in A si dice commutativa se +æ, œ ,æ+ a+, , − A. Esempi Le operazioni considerate in 1.1.1, 1.1.6 e 1.1.7 sono associative e commutative; quella considerata in 1.1.2 è associativa ma in generale non commutativa; quella considerata in 1.1.5 è commutativa ma non associativa (infatti Ð,æ,Ñæ- Á ,æÐ,æ-Ñ); quella considerata in ".1.4 non è né associativa né commutativa. Il “prodotto righe per colonne” in A8,8 considerato in 1.1.8 è associativo, ma in generale non commutativo, per ogni scelta di A e di 8 . Sia A un insieme, e sia æ un’operazione associativa in A . Per ogni scelta di elementi +, ,, - − A la scrittura +æ,æc non dà luogo ad ambiguità, perché le sue due possibili interpretazioni ( +æ(,æc) e (+æ,)æ- ) hanno lo stesso valore. Con un po’ di attenzione si riesce anche a dimostrare che (purché æ sia associativa!) comunque preso un numero arbitrario di elementi +" , +# , ..., +8 − A tutte le possibili interpretazioni della scrittura +" æ+# æ...æ+8 hanno lo stesso valore, e quindi una tale scrittura può essere usata senza dar luogo ad equivoci. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 16 1.4 - Elemento neutro. Siano A un insieme e æ un’operazione definita in A. Un elemento 8 di A si dice elemento neutro per æ se +æ8 œ 8æ+ œ + a+ − A. Se l’operazione æ è detta somma, l’elemento neutro si indica con “!” e si chiama “zero”; se è detta prodotto, si indica con “"” e si chiama “uno” oppure “unità”. Teorema 1.4.1 Siano A un insieme e æ un’operazione definita in A. Se esiste un elemento neutro per æ, questo è unico. Dimostrazione Siano 8, 8’ elementi neutri per æ. Allora 8 œ 8æ8’ œ 8’, come si voleva dimostrare. Esempi 1.4.2 L’operazione æ considerata in 1.1.4 non ha elemento neutro. Si noti che +æ! œ + per ogni + − , ma in generale !æ+ Á +. 1.4.3 Le operazioni di somma considerate in 1.1.1 hanno come elemento neutro il numero !. 1.4.4 Le operazioni di prodotto considerate in 1.1.1 hanno come elemento neutro il numero ". 1.4.5 L’operazione æ considerata in 1.1.5 ha come elemento neutro l’elemento a. 1.4.6 Le operazioni di unione e intersezione considerate in 1.1.6 e 1.1.7 hanno come elemento neutro rispettivamente g e A. 1.4.7 L’operazione di composizione considerata in 1.1.2 ha come elemento neutro la funzione idA (“identità su A”) già ricordata nella sezione 0.4 . 1.4.8 Il “prodotto righe per colonne” in A8,8 considerato in 1.1.8 ha elemento neutro se e soltanto se in A c’è l’elemento neutro " rispetto al prodotto (quindi certamente se A è ™, , ‘ o ‚) e tale elemento neutro è la matrice Ð$3ß4 Ñ dove $3ß4 è il cosiddetto “simbolo di Kröneker”, ossia $3ß4 ³ œ " ! se 3 œ 4 se 3 Á 4 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 17 1.5 - Il simmetrico di un elemento. Siano A un insieme e æ un’operazione definita in A per la quale esiste l’elemento neutro 8. Per ogni + − A, si dice simmetrico di + (rispetto a æ) un elemento + − A tale che sia +æ+ œ +æ+ œ 8. Se l’operazione æ è detta somma, il simmetrico di + si dice opposto di +, e si indica con +; se è detta prodotto, si dice inverso di +, e si indica con +" . Teorema 1.5.1 Siano A un insieme, æ un’operazione definita in A per la quale esiste l’elemento neutro 8, e + − A. Se + ha simmetrico + , anche + ha simmetrico, e il simmetrico di + è +. Dimostrazione Le stesse uguaglianze (+æ+ œ +æ+ œ 8) che esprimono il fatto che + è simmetrico di + ci dicono anche che + è simmetrico di + . Teorema 1.5.2 Siano A un insieme e æ un’operazione associativa definita in A per la quale esiste l’elemento neutro 8. Per ogni + − A, se esiste un simmetrico questo è unico. Dimostrazione Siano +, œ + simmetrici di a. Allora œ Ñ œ Ð+æ+Ñæ+ œ œ 8æ+ œ œ œ + œ +æ8 œ +æÐ+æ+ + . Teorema 1.5.3 Siano A un insieme e æ un’operazione associativa definita in A per la quale esiste l’elemento neutro 8, e + − A . Se + è idempotente e ha simmetrico +, allora+ œ 8 . Dimostrazione Si ha infatti 8 œ +æ+ œ Ð+æ+Ñæ+ œ +æÐ+æ+Ñ œ +æ8 œ + . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 18 Esempi 1.5.4 Rispetto all’operazione æ definita in 1.1.5 (che non è associativa), l’elemento , ha due distinti simmetrici: se stesso e l’elemento , . 1.5.5 In ™, per ogni elemento esiste l’opposto (cioè, il simmetrico rispetto alla somma) ma solo per +" e " esiste l’inverso (cioè, il simmetrico rispetto al prodotto). 1.5.6 Rispetto alle operazioni di “unione” e “intersezione” considerate in 1.1.6 e 1.1.7, non esiste in generale il simmetrico di un elemento di c (A). 1.5.7 Rispetto all’operazione di “composizione” considerata in 1.1.2 non esiste in generale il simmetrico di una funzione. Tuttavia, se f è una corrispondenza biunivoca di A in sé la funzione f " ricordata nella sezione 0.4 è il simmetrico di f rispetto alla composizione (cfr. osservazione 0.5.1) . 1.6 - La rappresentazione tabulare di un’operazione. Nel caso, certamente particolare ma assolutamente non irrilevante, in cui si considera un’operazione in un insieme finito, questa può essere descritta mediante una tabella. Sia A=Ö+" , +# , ..., +8 × un insieme di cardinalità 8 ( − ), e sia æ un’operazione in A. Si dice tabella (“tavola pitagorica”?Ñ di æ la matrice Ð8 "Ñ ‚ Ð8 "Ñ a elementi in A Öæ× così definita: l’elemento di posto (", ") è æ ; per ogni 3 ³ ", ÞÞÞ, 8 , l’elemento di posto (", 3 ") e l’elemento di posto (3 ", ") coincidono con +3 ; per ogni 3, 4 ³ ", ÞÞÞ, 8 , l’elemento di posto (3 ", 4 ") coincide con +3 æ+4 . La (3 ") sima riga [colonna] si dice riga [colonna] corrispondente all’elemento +3 ; si usa anche dire che il risultato dell’operazione æ fra due elementi dati si legge all’incrocio fra la riga e la colonna corrispondenti a tali elementi. Alcune proprietà di æ si traducono immediatamente in proprietà della sua tabella. Ad esempio, æ è commutativa se e soltanto se la sua tabella è una matrice simmetrica. È anche facile stabilire con la tabella di æ se un dato elemento è elemento neutro per æ ; se poi æ ha l’elemento neutro, basta scorrere la riga e la colonna corrispondenti a un elemento +3 per decidere (si stabilisca per esercizio con che criterio!) se +3 possiede o non possiede simmetrico rispetto a æ. Non c’è invece un modo “veloce” per decidere mediante la tabella se æ è associativa. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 19 Di solito nella rappresentazione grafica della tabella di un’operazione si evidenziano la prima riga e la prima colonna. Ecco ad esempio come si potrebbe presentare la tabella dell’operazione æ descritta in 1.1.5: æ + , - + + , - , , + + + , Nella descrizione di un’operazione mediante una tabella è implicito l’insieme in cui essa è definito: lo si può infatti leggere nella prima riga (o nella prima colonna). Un esame dell’operazione può suggerire di rinominare gli elementi dell’insieme in modo da rendere più espressiva la tabella; ad esempio, nell’operazione æ appena considerata si può rinominare + in 8 (perché + risulta essere l’elemento neutro) e , in - # (avendosi -æ- œ ,). La tabella diventa allora æ 8 -# 8 8 -# -# 8 -# -# 8 8 Le due tabelle che abbiamo scritto rappresentano operazioni definite in insiemi diversi (Ö+, ,, -× e Ö8, - , - # ×), ma per come abbiamo ottenuto la seconda a partire dalla prima è lecito affermare che rappresentano la stessa operazione. Uno dei primi problemi che dovremo affrontare sarà proprio quello di chiarire quando insiemi diversi, magari con operazioni dal nome diverso (what’s in a name?) debbano essere “identificati” dal nostro punto di vista. Esempio 1.6.1 † " + +# , +, +# , " " + +# , +, +# , + + +# " +# , , +, +# +# " + +, +# , , , , +, +# , " + +# +, +, +# , , +# " + +# , +# , , +, + +# " M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 20 2.- SEMIGRUPPI, MONOIDI, GRUPPI, ANELLI 2.1 - Semigruppi. Siano S un insieme e æ un’operazione in S. Si dice che la coppia ÐS, æÑ è un semigruppo (o anche, più confidenzialmente, che S è un semigruppo rispetto a æ) se: G.1 l’operazione æ è associativa. Se inoltre G.4 l’operazione æ è commutativa il semigruppo si dice commutativo. Esempi 2.1.1 L’insieme ™ dei numeri interi è un semigruppo commutativo rispetto alla somma. Anche Ð, Ñ, Б, Ñ e Ђ, Ñ, tanto per citare gli insiemi numerici più conosciuti, sono semigruppi (commutativi) rispetto alla somma: tutti questi esempi però sono molto “ricchi” (col linguaggio che introdurremo nella sez. 2.7, si tratta di gruppi commutativi). Negli esempi 2.1.2 e 2.1.3 presentiamo semigruppi “poveri” (che cioè non sono gruppi e nemmeno sono monoidi, cfr. sez. 2.4). 2.1.2 Sia #™ l’insieme dei numeri interi pari (cfr. esempio 1.1.9). L’insieme (#™)#,# delle matrici 2 ‚ 2 a coefficienti in #™ è un semigruppo rispetto all’operazione di “prodotto righe per colonne” definita in 1.1.8. Si noti che (#™)#,# non è commutativo, perché 2 Œ! ! ! 2 ! 4 ! †Œ œŒ ÁŒ ! ! ! ! ! ! ! ! 2 2 œŒ †Œ ! ! ! ! ! . ! 2.1.3 L’insieme #™ è un semigruppo commutativo rispetto all’usuale operazione di prodotto. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 21 2.2 - Sottosemigruppi. Sia S un semigruppo rispetto a una data operazione æ . Si dice sottosemigruppo di S un sottoinsieme non vuoto di S che sia chiuso rispetto a æ. Si noti che: se S" è un sottosemigruppo di S, allora S" è un semigruppo rispetto all’operazione indottavi da æ ; infatti la restrizione a un sottoinsieme di un’operazione associativa non può che essere associativa. Esempi 2.2.1 Gli insiemi ™ (dei numeri interi positivi) e ™ (dei numeri interi negativi) sono sottosemigruppi di (™, ). 2.2.2 Il sottoinsieme di (#™)#,# (cfr. esempio 2.1.2) formato dalle matrici in cui è nullo l’elemento di posto (2, 1) (cioè l’elemento individuato dalla seconda riga e dalla prima colonna) è un sottosemigruppo di (#™)#,# . Quanto già osservato in 2.1.2 mostra che questo sottosemigruppo non è commutativo. 2.2.3 L’insieme %™ (dei multipli di 4) è un sottosemigruppo del semigruppo commutativo considerato in 2.1.3. Teorema 2.2.4 Sia S un semigruppo. Per ogni famiglia Y di sottosemigruppi di S, + T se non è g è un sottosemigruppo di S . T−Y Dimostrazione Per definizione di sottosemigruppo, questo teorema è immediata conseguenza del teorema 1.2.4 . Osservazione 2.2.5 Come si è osservato nell’esempio 2.2.1, ™ e ™ sono sottosemigruppi di (™, ). La loro intersezione è però g e quindi non è un sottosemigruppo di (™, ). Osservazione 2.2.6 Lo stesso esempio considerato nell’osservazione 1.2.5 mostra che, in generale, l’unione di due sottosemigruppi può non essere un sottosemigruppo. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 22 Sia S un semigruppo, e sia X § S . Si dice sottosemigruppo di S generato da X l’intersezione di tutti i sottosemigruppi di S contenenti X . Osservazione 2.2.7 Sia S un semigruppo, e sia X § S . Il sottosemigruppo di S generato da X contiene X ed è contenuto in ogni sottosemigruppo di S contenente X (si dice anche che è il minimo sottosemigruppo di S contenente X). Infatti la famiglia dei sottosemigruppi di S contenenti X non è vuota, perché vi appartiene certamente S . Teorema 2.2.8 Sia S un semigruppo rispetto all’operazione æ , e sia X § S . Il sottosemigruppo di S generato da X è l’insieme degli elementi di S che si possono scrivere nella forma B" æB# æ...æB5 con 5 − ™ (eventualmente 5 œ "Ñ e gli B3 appartenenti a X non necessariamente distinti fra loro. Dimostrazione Sia S" l’insieme degli elementi di S che si possono scrivere nella forma descritta dall’enunciato del teorema (che, ricordiamo, non è ambigua per l’associatività di æ!), e sia S# il sottosemigruppo di S generato da X . Per definizione di S" , X § S" ; inoltre, S" è chiuso rispetto a æ e dunque è un sottosemigruppo di S contenente X : per definizione di S# , ne segue che S# § S" . Viceversa, sia S! un sottosemigruppo di S contenente X ; allora ogni elemento di S della forma descritta dall’enunciato del teorema deve appartenere S! (perché S! deve essere chiuso rispetto a æ), cosicché deve essere S" § S! . Per l’arbitrarietà di S! , deve essere S" § S# cosicché l’asserto è completamente provato. 2.3 - Omomorfismi e isomorfismi tra semigruppi. Siano ÐS, æÑ e ÐT, ‰ Ñ semigruppi. Si dice omomorfismo tra ÐS, æÑ e ÐT, ‰ Ñ (o anche, più semplicemente, tra S e T) una funzione f : S Ä T tale che f(BæC) œ f(B) ‰ f(C ) Si dice isomorfismo un omomorfismo biiettivo. aB, C − S. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 23 2.4 - Monoidi. Siano M un insieme e æ un’operazione in M. Si dice che la coppia ÐM, æÑ è un monoide (o anche, più confidenzialmente, che M è un monoide rispetto a æ) se valgono le seguenti proprietà: G.1 l’operazione æ è associativa; G.2 esiste in M l’elemento neutro per æ . Se inoltre G.4 l’operazione æ è commutativa il monoide si dice commutativo. Esempi 2.4.1 L’insieme ‘#,# delle matrici 2 ‚ 2 a coefficienti reali è un monoide rispetto all’operazione di “prodotto righe per colonne” definita in 1.1.8. L’elemento neutro è " Œ! Si noti che ‘#,# non è commutativo, perché 1 Œ! ! Þ " ! ! 1 ! 1 ! †Œ œŒ ÁŒ ! ! ! ! ! ! ! ! 1 1 œŒ †Œ ! ! ! ! ! . ! 2.4.2 Più in generale: per ogni numero naturale 8, l’insieme ‘8,8 delle matrici 8 ‚ 8 a coefficienti reali è un monoide (non commutativo) rispetto all’operazione di “prodotto righe per colonne” definita in 1.1.8. L’elemento neutro è la matrice Ð$3ß4 Ñ dove $3ß4 è il già citato “simbolo di Kröneker” (cfr. 1.4.8). 2.4.3 Sia A un insieme. L’insieme c (A) è un monoide commutativo rispetto all’operazione di unione definita in 1.1.6 (cfr. 1.4.6) . 2.4.4 Sia A un insieme. L’insieme c (A) è un monoide commutativo rispetto all’operazione di intersezione definita in 1.1.7 (cfr. 1.4.6) . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 24 2.5 - Sottomonoidi. Sia ÐM, æÑ un monoide. Si dice sottomonoide di M un sottoinsieme di M che sia chiuso rispetto a æ e a cui appartenga l’elemento neutro di M. Si noti che: se M" è un sottomonoide di M, allora M" (è un sottoinsieme di M e) è un monoide rispetto all’operazione indottavi da æ , ma non vale il viceversa (cfr. esempio 2.5.3 ed esercizio 2.5.4). Esempi 2.5.1 Il sottoinsieme di ‘#,# formato dalle matrici in cui è nullo l’elemento di posto (2, 1) (cioè l’elemento individuato dalla seconda riga e dalla prima colonna) è un sottomonoide di ‘#,# . L’esempio già visto in 2.4.1 mostra che questo sottomonoide non è commutativo. 2.5.2 Sia A un insieme. Se A" § A, (c (A" ), ) è un sottomonoide di (c (A), ). 2.5.3 Sia A un insieme. Se A" § Á A, (c (A" ), ) è un sottosemigruppo di (c (A), ) ed è un monoide, ma non è un sottomonoide di (c (A), ) ; infatti l’elemento neutro di c (A" ) è A" , che non è elemento neutro per c (A), mentre l’elemento neutro di c (A) è A, che non appartiene a c (A" ) . Esercizio 2.5.4 Si dimostri che il sottoinsieme M" del monoide ‘#,# formato dalle matrici della forma + Œ! ! ! (cioè quelle in cui è nullo ogni elemento tranne eventualmente quello di posto (1, 1)) è un sottosemigruppo di ‘#,# ed è un monoide, ma non è un sottomonoide di ‘#,# . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 25 Teorema 2.5.5 Sia M un monoide. Per ogni famiglia non vuota Y di sottomonoidi di M, + N è un sottomonoide di M . N−Y Dimostrazione Per definizione di sottomonoide, l’elemento neutro di M appartiene a ogni elemento di Y e quindi anche a + N . A questo punto il teorema è immediata N−Y conseguenza del teorema 1.2.4 . Osservazione 2.5.6 Lo stesso esempio considerato nell’osservazione 1.2.5 mostra che, in generale, l’unione di due sottomonoidi può non essere un sottomonoide. Sia M un monoide, e sia X § M . Si dice sottomonoide di M generato da X l’intersezione di tutti i sottomonoidi di M contenenti X . Osservazione 2.5.7 Sia M un monoide, e sia X § M . Il sottomonoide di M generato da X contiene X ed è contenuto in ogni sottomonoide di M contenente X (si dice anche che è il minimo sottomonoide di M contenente X). Infatti la famiglia dei sottomonoidi di M contenenti X non è vuota, perché vi appartiene certamente M . Teorema 2.5.8 Sia M un monoide rispetto all’operazione æ con elemento neutro 8, e sia X § M . Il sottomonoide di M generato da X è l’insieme degli elementi di M che si possono scrivere nella forma B" æB# æ...æB5 con 5 − ™ (eventualmente 5 œ "Ñ e gli B3 appartenenti a X Ö8× non necessariamente distinti fra loro. Dimostrazione Sia M" l’insieme degli elementi di M che si possono scrivere nella forma descritta dall’enunciato del teorema (che, ricordiamo, non è ambigua per l’associatività di æ!), e sia M# il sottomonoide di M generato da X . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 26 Per definizione di M" , X § M" ; inoltre, 8 − M" e M" è chiuso rispetto a æ ; dunque M" è un sottomonoide di M contenente X : per definizione di M# , ne segue che M# § M" . Viceversa, sia M! un sottomonoide di M contenente X ; allora ogni elemento di M della forma descritta dall’enunciato del teorema deve appartenere a M! (perché deve essere 8 − M! e M! deve essere chiuso rispetto a æ), cosicché deve essere M" § M! . Per l’arbitrarietà di M! , deve essere M" § M# cosicché l’asserto è completamente provato. Teorema 2.5.9 Sia ÐM, æÑ un monoide. Se +, , sono elementi di M dotati di simmetrico (rispettivamente + e ,) anche +æ, ha simmetrico +æ, , e si ha +æ, œ ,æ+. Dimostrazione Detto 8 l’elemento neutro, si ha Ð+æ,ÑæÐ,æ+Ñ œ +æÐ,æ,Ñæ+ œ +æ8æ+ œ +æ+ œ 8 e allo stesso modo Ð,æ+ÑæÐ+æ,Ñ œ ,æÐ+æ+Ñæ, œ ,æ8æ, œ ,æ, œ 8 cosicché l’asserto è completamente provato. Teorema 2.5.10 Sia ÐM, æÑ un monoide. L’insieme degli elementi di M dotati di simmetrico è un sottomonoide di M. Dimostrazione L’elemento neutro è il simmetrico di se stesso, dunque appartiene all’insieme considerato; l’asserto segue allora immediatamente dal teorema 2.5.9 . 2.6 - Omomorfismi e isomorfismi tra monoidi. Siano ÐM, æÑ e ÐN, ‰ Ñ monoidi. Si dice omomorfismo tra ÐM, æÑ e ÐN, ‰ Ñ (o anche, più semplicemente, tra M e N) una funzione f : M Ä N tale che e f(BæC ) œ f(B) ‰ f(C ) aB, C − M se 8 è l’elemento neutro di M, f(8) è l’elemento neutro di N . Si dice isomorfismo un omomorfismo biiettivo. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 27 Esempio 2.6.1 Sia M un monoide con elemento neutro 8 e sia M" un sottosemigruppo di M che è anch’esso un monoide ma con elemento neutro 8" Á 8 (quindi in particolare 8  M" ); si vedano l’esempio 2.5.3 e l’esercizio 2.5.4 . Sia f la restrizione a M" dell’identità di M (cfr. sez. 0.4). Indicando con ‰ l’operazione definita in M e con æ quella da essa indotta in M" , è immediato verificare che f è un omomorfismo fra i semigruppi ÐM" , æÑ e ÐM, ‰ Ñ ma non è un omomorfismo fra i monoidi ÐM" , æÑ e ÐM, ‰ Ñ perché f(8" ) œ 8" non è l’elemento neutro di M . 2.7 - Gruppi. Siano G un insieme e æ un’operazione in G. Si dice che G è un gruppo rispetto a æ, oppure (più correttamente!) che la coppia ÐG, æÑ è un gruppo, se valgono le seguenti proprietà: G.1 l’operazione æ è associativa; G.2 esiste in G l’elemento neutro per æ; G.3 per ogni 1 − G esiste il simmetrico di 1 rispetto a æ. Se inoltre G.4 l’operazione æ è commutativa il gruppo si dice commutativo. Per i gruppi si usa spesso come sinonimo di “commutativo” l’aggettivo abeliano in onore del matematico Niels Henrik Abel (1802-1829). Esempi 2.7.1 ™, , ‘ e ‚ sono gruppi abeliani rispetto alla somma. 2.7.2 non è un gruppo rispetto alla somma (non esiste in generale l’opposto di un elemento). 2.7.3 ™, , ‘ e ‚ non sono gruppi rispetto al prodotto (non esiste l’inverso di !). 2.7.4 ÏÖ!× , , ‘ÏÖ!× , ‘ e ‚ÏÖ!× sono gruppi abeliani rispetto al prodotto. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 28 2.7.5 Per ogni insieme A, l’insieme Sym(A) delle permutazioni su A (sezione 0.4) è un gruppo (in generale non abeliano) rispetto alla composizione di funzioni. Infatti è chiuso rispetto a tale operazione (come si è visto nell’esempio 1.2.3), la quale è associativa (osservazione 0.5.2) e ha come elemento neutro la funzione idA : A Ä A che ad ogni elemento associa se stesso; infine, l’esistenza del simmetrico per ogni permutazione su A è già stata segnalata in 1.5.7 . 2.7.6 Sia A un insieme. c (A) (cfr. 3.5) non è un gruppo né rispetto all’unione né rispetto all’intersezione; è però un gruppo abeliano rispetto all’operazione æ (detta differenza simmetrica) definita come segue: XæY œ (X Y)Ï(X Y) aX, Y − c (A). 2.7.7 Per ogni monoide M , il sottomonoide degli elementi di M dotati di simmetrico (cfr. teorema 2.5.10) è un gruppo. Osservazione 2.7.8 Un gruppo è un monoide in cui ogni elemento ha simmetrico. Teorema 2.7.9 Sia ÐG, æÑ un gruppo. L’unico elemento idempotente di G è l’elemento neutro. Dimostrazione Per definizione di “gruppo”, l’operazione æ è associativa e ogni elemento di G ha simmetrico rispetto a æ. L’asserto segue perciò immediatamente dal teorema 1.5.3 . Teorema 2.7.10 Sia ÐG, æÑ un gruppo. Se ogni elemento di G coincide col proprio simmetrico, G è abeliano. Dimostrazione Siano B, C − G ; dobbiamo provare che BæC œ CæB . Per ipotesi, BæC œ BæC ; per il teorema 2.5.9, BæC œ CæB . Dunque BæC œ BæC œ CæB œ CæB tenendo ancora conto dell’ipotesi. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 29 2.8 - Sottogruppi. Sia ÐG, æÑ un gruppo. Si dice sottogruppo di G un sottoinsieme di G chiuso rispetto a æ che sia un gruppo rispetto all’operazione indottavi da æ . Esempi 2.8.1 ™ non è un sottogruppo di Й, Ñ, pur essendo chiuso rispetto alla somma. 2.8.2 è un sottogruppo di ÐÏÖ!×, † Ñ. Teorema 2.8.3 Sia ÐG, æÑ un gruppo, e sia H un sottogruppo di G. L’elemento neutro per æ in H coincide con l’elemento neutro per æ in G (e quindi, per ogni 2 − H il simmetrico di 2 in H coincide col simmetrico di 2 in G). Dimostrazione L’elemento neutro per æ in H è idempotente; dunque (per il teorema 2.7.9) esso coincide con l’elemento neutro per æ in G . Possiamo ora applicare il teorema 1.5.2 e concludere che per ogni 2 − H il simmetrico di 2 in H coincide con il simmetrico di 2 in G . 2.9 - Omomorfismi e isomorfismi tra gruppi. Siano ÐG, æÑ e ÐH, ‰ Ñ gruppi. Una funzione f : G Ä H si dice un omomorfismo tra ÐG, æÑ e ÐH, ‰ Ñ (o anche, più semplicemente, tra G e H) se f(BæC) œ f(B) ‰ f(C ) aB, C − G. Un omomorfismo iniettivo si dice monomorfismo; un omomorfismo suriettivo si dice epimorfismo; un omomorfismo biiettivo si dice isomorfismo. Sia ÐG, æÑ un gruppo. Un omomorfismo tra ÐG, æÑ e ÐG, æÑ si dice un endomorfismo di ÐG, æÑ ; un isomorfismo tra ÐG, æÑ e ÐG, æÑ (cioè un endomorfismo biiettivo di ÐG, æÑ ) si dice un automorfismo di ÐG, æÑ . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 30 Teorema 2.9.1 Siano ÐG, æÑ e ÐH, ‰ Ñ gruppi, e sia f un omomorfismo tra G e H. Se 8 è l’elemento neutro per æ in G, f(8) è l’elemento neutro per ‰ in H ; inoltre, per ogni 1 − G : se 1 è il simmetrico di 1 rispetto a æ in G, f( 1 ) è il simmetrico di f(1) rispetto a ‰ in H . Dimostrazione Sia 8 l’elemento neutro per æ in G .Si ha f(8) ‰ f(8) œ f(8æ8) œ f(8) cioè f(8) è un elemento idempotente di H ; dunque, per il teorema 2.7.9, f(8) è l’elemento neutro 8’ per ‰ in H . Sia ora 1 − G , e sia 1 il simmetrico di 1 rispetto a æ in G . Si ha f( 1 ) ‰ f(1) œ f( 1 æ 1) œ f(8) œ 8’ e analogamente f(1) ‰ f( 1 ) œ f(1 æ 1 ) œ f(8) œ 8’ come si voleva dimostrare. Esempio 2.9.2 Sia Б , † Ñ il gruppo dei numeri reali positivi (rispetto all’operazione di prodotto) e sia Б, Ñ il gruppo di tutti i numeri reali (rispetto all’operazione di somma). Per ogni , − ‘ , il logaritmo in base , è un isomorfismo tra Б , † Ñ e Б, Ñ . Teorema 2.9.3 Siano ÐG, æÑ e ÐH, ‰ Ñ gruppi, e sia f un isomorfismo tra ÐG, æÑ e ÐH, ‰ Ñ. La funzione inversa f " (cfr. sez. 0.4) è un isomorfismo tra ÐH, ‰ Ñ e ÐG, æÑ, detto isomorfismo inverso di f . Dimostrazione Si è già osservato nella sez. 0.4 che f " è una corrispondenza biunivoca tra H e G, quindi resta soltanto da verificare che è un omomorfismo. Se 2" , 2# − H, esistono 1" , 1# − G tali che f(1" ) œ 2" e f(1# ) œ 2# ; inoltre, poiché f è un omomorfismo, si ha f(1" æ1# ) œ f(1" ) ‰ f(1# ) œ 2" ‰ 2# . Ne segue, per definizione di funzione inversa, che f " (2" ) œ 1" , f " (2# ) œ 1" e f " (2" ‰ 2# ) œ 1" æ1# . Dunque, comunque presi 2" , 2# − H , si ha f " (2" ‰ 2# ) œ f " (2" )æf " (2# ) come si voleva dimostrare. Esercizio 2.9.4 Sia Б, Ñ il gruppo di tutti i numeri reali (rispetto all’operazione di somma) e sia Б , † Ñ il gruppo dei numeri reali positivi (rispetto all’operazione di prodotto). Per ogni , − ‘ , si descriva l’isomorfismo tra Б, Ñ e Б , † Ñ inverso di quello considerato nell’esempio 2.9.2 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 31 2.10 - Anelli. Sia A un insieme con almeno due elementi, e siano , † due operazioni in A (che chiameremo rispettivamente somma e prodotto). Si dice che A è un anello rispetto a e † , oppure (più correttamente!) che la terna ÐA, , † Ñ è un anello, se A.1 ÐA, Ñ è un gruppo commutativo; A.2 il prodotto è associativo; A.3 il prodotto è distributivo rispetto alla somma. Se inoltre A.4 esiste in A un elemento neutro per il prodotto oppure A.5 il prodotto è commutativo si dice (rispettivamente) che A è un anello con unità (e l’elemento neutro per il prodotto si dice l’unità di A) oppure che A è un anello commutativo. Naturalmente, se valgono sia la A.4 che la A.5 si dice che A è un anello commutativo con unità. Convenzionalmente, gli elementi neutri per la somma e il prodotto si indicano rispettivamente con “!” e “"”; qualora possa esservi confusione con i numeri naturali ! e ", si usano le notazioni “!A ” e “"A ”. Inoltre, l’opposto di un elemento B si indica con B, l’inverso di un elemento B (se esiste) si indica con B" . Esempi 2.10.1 ™ e sono anelli commutativi con unità rispetto alle ordinarie operazioni di somma e prodotto. 2.10.2 L’insieme dei polinomi a coefficienti in ™ (oppure in ) nell’indeterminata x è un anello commutativo con unità rispetto alle usuali operazioni di somma e prodotto. 2.10.3 L’insieme dei numeri interi pari (cioè della forma #5 con 5 − ™) è un anello commutativo senza unità rispetto alle ordinarie operazioni di somma e prodotto. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 32 Osservazione 2.10.4 Sia ÐA, , † Ñ un anello. Per ogni + − A, si ha + † ! œ ! † + œ !. Dimostrazione Ricordiamo che abbiamo convenuto di indicare con ! l’elemento neutro di A rispetto alla somma. Si ha + † ! œ + † (! !) œ + † ! + † ! da cui (sommando ad ambo i membri l’opposto di + † !) si ricava che ! œ + † !. Allo stesso modo si trova che ! † + œ !. Osservazione 2.10.5 Sia ÐA, , † Ñ un anello con unità. Si ha "Á! ossia, l’elemento neutro per il prodotto è necessariamente distinto dall’elemento neutro per la somma. Dimostrazione Se fosse " œ !, per ogni + − A sarebbe (in base all’osservazione 2.10.4) +œ+†"œ+†!œ! e dunque in A esisterebbe solo l’elemento !, contro l’ipotesi che A sia un anello (e che dunque appartengano ad A almeno due elementi). Osservazione 2.10.6 Sia ÐA, , † Ñ un anello con unità. Non esiste in A l’inverso di !. Dimostrazione Se + − A, è a † ! œ ! per l’osservazione 2.10.4, e dunque (per l’osservazione 2.10.5) non può essere a † ! œ ". Osservazione 2.10.7 Sia ÐA, , † Ñ un anello con unità. Si ha Ð ") † Ð " ) œ " ; inoltre, per ogni + − A, si ha Ð ") † + œ + . Dimostrazione Per l’osservazione 2.10.4 si ha (applicando la proprietà distributiva) ! œ ! † Ð ") œ Ð" Ð "ÑÑ † Ð "Ñ œ " † Ð "Ñ Ð "Ñ † Ð "Ñ œ " Ð ") † Ð ") e dunque, sommando " ad ambo i membri, la prima parte dell’asserto. Inoltre, sempre applicando l’osservazione 2.10.4 e la proprietà distributiva, Ð ") † + + œ Ð " ) † + " † + œ Ð " " ) † + œ ! † + œ ! e, analogamente, + Ð ") † + œ ! , cosicché Ð ") † + è l’opposto di +. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 33 2.11 - Omomorfismi e isomorfismi tra anelli. Siano ÐA, , † Ñ e ÐB, Š , Ñ anelli. Una funzione f : A Ä B tale che W(f) œ A si dice un omomorfismo tra ÐA, , † Ñ e ÐB, Š , Ñ (o anche, più semplicemente, tra A e B) se f(x y) œ f(x) Š f(y) e f(x † y) œ f(x) f(y) ax, y − A. Un omomorfismo che sia anche una corrispondenza biunivoca si dice isomorfismo. Esempio 2.11.1 Un esempio significativo di omomorfismo tra anelli sarà dato in 2.12 (teorema 2.12.11). Esercizio [*] 2.11.2 Siano ÐA, , † Ñ e ÐB, Š , Ñ anelli, e sia f : A Ä B un isomorfismo tra A e B. Si dimostri che la funzione inversa f " : B Ä A è un isomorfismo tra ÐB, Š , Ñ e ÐA, , † Ñ. 2.12 - L’anello ™8 . In tutta la sezione 2.12 supporremo fissato un numero intero positivo 8. Definiamo nell’insieme ™8 delle classi di resto modulo 8 (cfr. sez. 0.8) due operazioni: le indicheremo con “ ” e “ † ”, e le chiameremo rispettivamente somma e prodotto. Se [+], [,] − ™8 , poniamo [+] [,] ³ [+ ,] e [+] † [,] ³ [+ † ,]. Si noti che con lo stesso simbolo “ ” abbiamo indicato a sinistra l’operazione che stiamo definendo in ™8 e a destra la ben nota operazione di somma in ™; analogamente per il ´ spesso si omette, proprio come in ™). Ciò usualmente non dà simbolo “ † ” (che, per di piu, luogo ad ambiguità né a confusione. Si noti inoltre che abbiamo definito la “somma” (e il “prodotto”) di due classi di resto mediante la somma (o, rispettivamente, il prodotto) dei loro rappresentanti: poiché tali rappresentanti non sono univocamente determinati, è importante assicurarsi che la definizione sia “ben posta”, ossia dipenda solo dalle classi considerate e non dai rappresentanti scelti in esse (cfr., più avanti, l’esempio 2.12.2). Ciò avviene mediante il M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 34 Teorema 2.12.1 Siano +, ,, +’, ,’ − ™. Se [+] œ [+’] e [, ] œ [, ’], allora [+ , ] œ [+’ , ’] e [+, ] œ [+’, ’]. Dimostrazione Per l’osservazione 0.7.2, se [+] œ [+’] e [,] œ [,’] deve essere + ´ +’ Ðmod 8) e , ´ , ’ Ðmod 8), ossia devono esistere 2, 5 − ™ tali che + +’ œ 28 e , , ’ œ 58. Allora Ð+ ,Ñ Ð+’ , ’Ñ œ Ð+ +’Ñ Ð, , ’Ñ œ 28 58 œ Ð2 5Ñ8 e dunque + , ´ +’ , ’ Ðmod 8) ossia, ancora per l’osservazione 0.7.2, [+ ,] œ [+’ , ’] come si voleva dimostrare. Inoltre, +, +’,’ œ +, +, ’ +, ’ +’, ’ œ +Ð, , ’Ñ , ’Ð+ + ’Ñ œ +58 , ’28 œ Ð+5 , ’5Ñ8 e dunque +, ´ +’,’ Ðmod 8) ossia, ancora per l’osservazione 0.7.2, [+,] œ [+’,’] come si voleva dimostrare. Esempio 2.12.2 Sia 8 œ $. Si ha [#] œ [&], tuttavia [## ] œ ["] Á [#] œ [#& ]. Non sarebbe dunque possibile definire, analogamente a come si è fatto per somma e prodotto, un “elevamento a potenza” in ™8 ponendo [+][,] ³ [+, ]. Analogamente, per 8 œ &, si ha [$] œ [)], tuttavia [#$ ] œ [)] œ [$] Á ["] œ [#&'] œ [#) ]. Teorema 2.12.3 Й8 , Ñ è un gruppo abeliano. Dimostrazione Proviamo in primo luogo che la somma in ™8 è associativa. Se [+], [,], [- ] appartengono a ™8 (con +, ,, - − ™), si ha Ð[+] [,]Ñ [- ] œ [+ , ] [- ] œ [Ð+ ,Ñ - ] œ œ [+ Ð, -Ñ] œ [+] [, -Ó œ [+] Ð[, ] [- ]Ñ perché la somma in ™ è associativa. Si ha poi [+] [!] œ [+ !] œ [+] œ [! +] œ [!] [+] per ogni [+] − ™8 , e dunque [!] è l’elemento neutro per la somma in ™8 . Se [+] − ™8 (con + − ™), si ha l’opposto di [+]. [+] [+] œ [ +] [+] œ [!] e dunque [ +] è Proviamo infine che la somma in ™8 è commutativa. Se [+] e [,] appartengono a ™8 (con +, , − ™), si ha [+] [,] œ [+ ,] œ [, +] œ [, ] [+] perché la somma in ™ è commutativa. L’asserto è così completamente provato. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 35 Esercizio [*] 2.12.4 Si dimostri che Й8 , , † Ñ è un anello commutativo con unità. Esempio 2.12.5 Sia 8 œ '. Si ha [#] † [$] œ [# † $] œ ['] œ [!]; dunque in ™' non vale la legge di annullamento del prodotto. Esempio 2.12.6 Sia 8 œ %. Si ha [#] † [#] œ [# † #] œ [%] œ [!]; dunque in ™% l’elemento [#] Á ! ha per quadrato !. Esempio 2.12.7 Sia 8 œ $. Il polinomio B$ [#]B si annulla per ogni elemento di ™$ , ma non è il polinomio nullo. Esempio 2.12.8 Sia 8 œ '. Si ha [%] œ [%] † [%] œ [%] † [%] † [%] œ [%] † [%] † á [%]. Esercizio 2.12.9 Sia 8 œ '. Risolvere, se è possibile, le seguenti equazioni in ™' nell’incognita B: [$] † B œ [#]; [%] † B œ [#]; [&] † B œ ["]; B# œ [#]; B# ["] œ [!]; [$] † B œ [$]; [%] † B œ [$]; [&] † B œ [#]; B# œ [$]; B# [#] œ [!]; B& [$] † B% B$ [$] † B# [%] † B œ [!]. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 36 Esercizio 2.12.10 Sia 8 œ (. Risolvere, se è possibile, le seguenti equazioni in ™( nell’incognita B: [$] † B œ [#]; [$] † B œ [$]; [%] † B œ [#]; [%] † B œ [$]; [&] † B œ ["]; [&] † B œ [#]; B# œ [#]; B# œ [$]; B# ["] œ [!]. Teorema 2.12.11 La proiezione canonica ™ Ä ™8 è un omomorfismo fra anelli. Dimostrazione Siano +, , − ™. Si ha [+ ,] œ [+] [, ] e [+,] œ [+][, ] per definizione di somma e prodotto in ™8 , e ciò prova l’asserto. 2.13 - I criteri di divisibilità per i numeri interi. Come applicazione della teoria sviluppata nella sez. 2.12, dimostriamo i classici criteri di divisibilità per i numeri interi. In tutta questa sezione, indichiamo con 7 un numero intero e con 8 un numero intero positivo. Ci proponiamo di stabilire condizioni necessarie e sufficienti affinché 7 sia divisibile per 8, ossia (cfr. teorema 0.8.3 ed esercizio 0.8.4) affinché si abbia 7 ´ ! Ðmod 8). Poiché numeri opposti hanno gli stessi divisori, possiamo supporre che sia 7 !. I nostri criteri faranno riferimento alle cifre della rappresentazione posizionale di 7 in base "!; sia dunque 7 œ -5 † "!5 -5" † "!5" á -$ † "!$ -# † "!# -" † "! -! . Per ogni numero intero +, indicheremo con [+] la classe di resto modulo 8 a cui appartiene +; per il teorema 2.12.11, possiamo scrivere Ð æÑ [7] œ [-5 ] † ["!]5 [-5" ] † ["!]5" á [-$ ] † ["!]$ [-# ] † ["!]# [-" ] † ["!] [-! ]. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 37 Teorema 2.13.1 Sia -! l’ultima cifra di 7. Si ha 7 ´ -! Ðmod #) 7 ´ -! Ðmod &) e 7 ´ -! Ðmod "!). Pertanto: 7 è divisibile per # sse l’ultima cifra di 7 è !, #, %, ' oppure ); 7 è divisibile per & sse l’ultima cifra di 7 è ! oppure &; 7 è divisibile per "! sse l’ultima cifra di 7 è !. Dimostrazione Se 8 œ # oppure 8 œ & oppure 8 œ "!, è ["!] œ [!] e quindi dalla ÐæÑ, ricordando l’osservazione 2.10.4, si ricava che [7] œ [-! ] ossia (cfr. osservazione 0.7.2) 7 ´ -! Ðmod 8). Le uniche cifre divisibili per # sono !, #, %, ' e ); le uniche cifre divisibili per & sono ! e &; e l’unica cifra divisibile per "! è !. L’asserto è così completamente provato. Teorema 2.13.2 Siano -# , -" e -! le ultime tre cifre di 7. Si ha 7 ´ -" † ["!] -! Ðmod %) e 7 ´ -# † ["!]# -" † ["!] -! Ðmod )). Pertanto: 7 è divisibile per % sse è divisibile per % il numero formato dalle ultime due cifre di 7; 7 è divisibile per ) sse è divisibile per ) il numero formato dalle ultime tre cifre di 7. Dimostrazione Dalla ÐæÑ si ricava che [7] œ [2! ] † ["!!!] [-# ] † ["!]# [-" ] † ["!] [-! ] œ œ [2" ] † ["!!] [-" ] † ["!] [-! ]. Se 8 œ ), è ["!!!] œ [!] e quindi (ricordando l’osservazione 2.10.4) [7] œ [-# ] † ["!]# [-" ] † ["!] [-! ]; Se 8 œ %, è ["!!] œ [!] e quindi (ricordando ancora l’osservazione 2.10.4) [7] œ [-" ] † ["!] [-! ] come si voleva. Teorema 2.13.3 Sia 7 un numero intero, e siano -5 , -5" á , -# , -" e -! le cifre di 7. Si ha 7 ´ (-5 -5" á -# -" -! Ñ Ðmod $) e 7 ´ (-5 -5" á -# -" -! Ñ Ðmod *) Pertanto: 7 è divisibile per $ [risp.: per *Ó sse è divisibile per $ [risp.: per *] la somma delle sue cifre. Dimostrazione Se 8 œ $ oppure 8 œ *, è ["!] œ ["] e quindi dalla ÐæÑ si ricava che [7] œ [-5 ] † ["]5 [-5" ] † ["]5" á [-# ] † ["]# [-" ] † ["] [-! ] œ œ [-5 ] [-5" ] á [-# ] [-" ] [-! ] œ [-5 -5" á -# -" -! ]. Dall’osservazione 0.7.2 segue l’asserto. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 38 Osservazione 2.13.4 Sia 8 œ *. Per il teorema 2.12.11, se + œ , - allora è anche [+] œ [,] [- ]; se + œ , - allora è anche [+] œ [,] [- ]; se + œ , † - allora è anche [+] œ [,] † [- ]; se + œ ,; < allora è anche [+] œ [,][; ] [<]. Attenzione: non vale il viceversa! Il teorema 2.13.3 giustifica la cosiddetta “prova del *” per la somma, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione euclidea. Esercizio 2.13.5 Sia 8 œ *. Si trovino dei numeri interi +, , e - tali che + Á ,; < ma [+] œ [, ][; ] [<], mostrando così che la “prova del *” fornisce una condizione necessaria ma non sufficiente per l’esattezza del calcolo. Esercizio [*] 2.13.6 Si enunci una “prova del $” analoga a quella “del *”. Si può enunciare analogamente una “prova del #” ? E una “prova dell’ )” ? E una “prova del "!” ? E una “prova del '” ? Perché la più diffusa è la “prova del *” ? Teorema 2.13.7 Siano -5 , -5" , á , -# , -" e -! le cifre di 7, e supponiamo 5 pari (ponendo -5 ³ ! qualora 7 abbia un numero pari di cifre). Si ha 7 ´ Ð-5 -5" á -# -" -! Ñ Ðmod "") ossia 7 ´ Ð-5 -5# á -# -! Ñ Ð-5" -5$ á -" Ñ Ðmod ""Ñ. Pertanto: 7 è divisibile per "" sse è divisibile per "" la differenza tra la somma delle sue cifre “di posto dispari” e la somma delle sue cifre “di posto pari”. Dimostrazione Se 8 œ "" si ha ["!] œ ["], da cui (per il teorema 2.12.11) ["!]2 œ ["] se 2 è dispari e ["!]2 œ ["] se 2 è pari. Ancora per il teorema 2.12.11, e ricordando che abbiamo scelto -5 in modo che 5 sia pari, dalla ÐæÑ si ricava che [7] œ [-5 ] † ["]5 [-5" ] † Ð ["]Ñ á [-# ] † ["] [-" ] † Ð ["]Ñ [-! ] œ œ [-5 ] [-5" ] á [-# ] [-" ] [-! ] œ [-5 -5" á -# -" -! ]. Dall’osservazione 0.7.2 segue l’asserto. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 39 3.- PRIME PROPRIETÀ DEI GRUPPI 3.1 - Notazioni. Nei gruppi che considereremo da qui in avanti chiameremo di regola “prodotto” l’operazione, e la indicheremo senza un simbolo esplicito ma con la semplice giustapposizione degli elementi: questo anche quando considereremo contemporaneamente gruppi distinti, cosicché, ad esempio, il fatto che f sia un omomorfismo tra i gruppi G e H sarà espresso scrivendo f Ð1" 1# Ñ œ f Ð1" Ñ f Ð1# Ñ a1" , 1# − G . Coerentemente con questa convenzione, indicheremo con 1 (eventualmente: 1G nel caso in cui possano sorgere equivoci) l’elemento neutro di G ; se 1 − G , il simmetrico di 1 sarà detto inverso di 1 e sarà indicato con 1" . Continueremo ad usare una notazione diversa per l’operazione del gruppo in tutti i casi in cui possano sorgere equivoci; va inoltre tenuto presente che per i gruppi abeliani l’operazione di solito si chiama somma e si indica col simbolo “ ”: si dice in questo caso che si usa la notazione additiva; l’elemento neutro di G si indica allora con ! (eventualmente: !G nel caso in cui possano sorgere equivoci) e il simmetrico di un elemento 1 − G si dice opposto di 1 e si indica con 1 . L’uso della notazione additiva comporta anche qualche diversa convenzione nelle notazioni che introdurremo più avanti: lo faremo presente caso per caso. Noi utilizzeremo la notazione additiva essenzialmente per i gruppi Й, Ñ e Ð, Ñ e per quelli ottenuti a partire da essi. Introduciamo anche una notazione standard sulla cardinalità di un gruppo G : se G ha infiniti elementi, diremo che G è un gruppo infinito (nei casi che studiamo in questi appunti, non ci interesserà distinguere fra le varie possibili cardinalità di G); se invece kGk œ 8 con 8 − ™ , diremo che G è un gruppo finito (di ordine 8) . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 40 3.2 - Le “leggi di cancellazione”. Teorema 3.2.1 Sia G un gruppo, e siano B, C, D − G . Se se BD œ CD , BœC allora DB œ DC , allora BœC (legge di “cancellazione a destra”) ; (legge di “cancellazione a sinistra”). Dimostrazione Sia BD œ CD . Moltiplicando a destra ambo i membri " dell’uguaglianza per D , si trova che BDD " œ CDD " , cioè B" œ C" e infine B œ C come si voleva. Allo stesso modo si dimostra la legge di “cancellazione a sinistra”. Osservazione 3.2.2 Se in un monoide ogni elemento ha simmetrico (e quindi il monoide è un gruppo!), valgono le leggi di cancellazione, come si è visto col teorema 3.2.1; ma non vale il viceversa: cioè, se in un monoide valgono le leggi di cancellazione non è detto che ogni elemento abbia il simmetrico (e che quindi il monoide sia un gruppo). Si pensi a Й, † Ñ . 3.3 - Potenze di un elemento. Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Si pone 1! ³ " e, induttivamente, per 8 − ™ : 18 ³ 118" Þ Teorema 3.3.1 Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Per ogni scelta di 7, 8 − si ha (+ ) 178 œ 17 18 ; (, ) Ð17 Ñ8 œ 178 . Dimostrazione Proviamo entrambe le affermazioni procedendo per induzione. 1 !8 Consideriamo la (+), e procediamo per induzione su 7. Per 7 ³ !, si ha in effetti œ 18 œ "18 œ 1! 18 . Supponiamo ora che, per l’ipotesi di induzione, sia 1(7-1)8 œ 17-1 18 . Allora 178 œ 11Ð78Ñ-1 œ 11Ð7-1Ñ8 œ 117-1 18 œ 17 18 Þ M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 41 Ora consideriamo la (,), e questa volta procediamo per induzione su 8. Per 8 ³ !, si ha in effetti Ð17 Ñ! œ " œ 1! œ 17†! . Supponiamo ora che, per l’ipotesi di induzione, sia Ð17 Ñ(8-1) œ 17(8-1) . Allora Ð17 Ñ8 œ 17 Ð17 Ñ(8-1) œ 17 17(8-1) e quindi, tenendo conto della (+) (già dimostrata) Ð17 Ñ8 œ 17 17(8-1) œ 17+7(8-1) œ 17+78-7 œ 178 . Che cosa possiamo dire delle potenze di 1 con esponente negativo? Ovviamente, per un minimo di coerenza notazionale, 1" deve indicare l’inverso di 1 . Per esponenti interi minori di " ci soccorre il seguente risultato: Teorema 3.3.2 Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Per ogni 8 − si ha a1" b8 œ a18 b" . Dimostrazione L’uguaglianza è banalmente vera se 8 œ ! , dunque possiamo dimostrarla per induzione su 8 . Supponiamo che sia a1" b8" œ a18" b" . Allora a1" b8 œ 1" a1" b8" œ 1" a18" b" (2.5.9) œ a18" 1b" (3.3.1) œ a18 b" come si voleva. Confortati dal teorema 3.3.2, porremo per D − ™ D 1D ³ a1" b ˆ œ a1D b" ‰ . È facile adesso verificare che il teorema 3.3.2 vale per ogni 8 − ™ . Se 8 œ D con D − ™ , si ha infatti a1" b D œ Ša1" b ‹ œ 1D œ ˆa1D b" ‰ " D " œ a1D b" . Lasciamo per esercizio la verifica che anche il teorema 3.3.1 si estende agli esponenti (tutti o in parte) negativi, cosicché vale il Teorema 3.3.3 Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Per ogni scelta di 7, 8 − ™ si ha (+ ) 178 œ 17 18 ; (, ) Ð17 Ñ8 œ 178 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 42 Nel caso della notazione additiva (che, ricordiamo, si usa esclusivamente per i gruppi abeliani, e nemmeno sempre!) la nozione di multiplo di un elemento sostituisce quella di “potenza”. Si pone !1 ³ ! e, induttivamente, per 8 − ™ : 81 ³ 1 Ð8 "Ñ1 . Naturalmente, Ð "Ñ1 è 1 , cioè l’opposto di 1 . Il teorema 3.3.3 diventa Teorema 3.3.3 in notazione additiva Sia ÐG, Ñ un gruppo, e sia 1 − G . Per ogni scelta di 7, 8 − ™ si ha (+ ) Ð7 8Ñ1 œ 71 81 ; (, ) 8Ð71Ñ œ Ð87Ñ1 Þ 3.4 - Ancora sui sottogruppi. Sia ÐG, † Ñ un gruppo. Ricordiamo dalla sez. 2.8 che si dice sottogruppo di G un sottoinsieme di G chiuso rispetto a † che sia un gruppo rispetto all’operazione indottavi da † . Se S è un sottogruppo di G, si scrive S Ÿ G. Teorema 3.4.1 Siano G un gruppo e H un sottoinsieme non vuoto di G. Sono fatti equivalenti: ( 3) H Ÿ G; (33) comunque presi B, C − H, BC " − H ; (333) comunque presi B, C − H, BC − H ; e comunque preso B − H, B" − H . Dimostrazione Proveremo il teorema mostrando che (333) Ê (3) . (3) Ê (33) , (33) Ê (333) e M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 43 Mostriamo che (3) Ê (33) . Supponiamo che H sia un sottogruppo di G, e siano B, C − H . Poiché H è un gruppo, esiste in H l’inverso di C ; e per il teorema 2.8.3 esso coincide con l’inverso di C in G, cioè con C" . Dunque appartengono a H sia B che C " ; poiché H è chiuso rispetto al prodotto, deve essere BC" − H, come si voleva. Mostriamo che (33) Ê (333) . Supponiamo che valga la (33), e siano B, C − H ; in primo luogo si osservi che deve essere " œ BB" − H ; di conseguenza, B" œ "B" − H e " C" œ "C" − H . Ma allora deve esser anche BC œ BaC " b − H . Mostriamo infine che (333) Ê (3) . Per la (333), H è chiuso rispetto al prodotto, e certamente la restrizione del prodotto a H è associativa. Poiché H Á g, esiste in H un elemento B; ma allora per la (333) si ha B" − H e dunque anche " œ BB" − H : l’unità di G è dunque anche unità per H . Per ogni B − H la (333) ci assicura poi che B" − H , e B" è inverso di B anche in H (perché, come abbiamo provato, H ha la stessa unità di G). Teorema 3.4.2 Sia G un gruppo. Per ogni famiglia non vuota Y di sottogruppi di G, + S è un sottogruppo di G . Dimostrazione Poniamo S! ³ + S , e dimostriamo che S! verifica la condizione (33) S−Y S−Y del teorema 3.4.1 . Siano B, C − S! ; allora B, C − S per ogni S − Y . Poiché S Ÿ G , deve essere BC" − S per la (33) del teorema 3.4.1 ; poiché ciò deve avvenire per ogni S in Y , possiamo concludere che BC" − S! come si voleva. Osservazione 3.4.3 Lo stesso esempio considerato nell’osservazione 1.2.5 mostra che, in generale, l’unione di due sottogruppi può non essere un sottogruppo. Sia G un gruppo, e sia X § G . La famiglia dei sottogruppi di G contenenti X non è vuota, perché vi appartiene certamente G . L’intersezione di tutti i sottogruppi di G contenenti X (che, per il teorema 3.4.2, è un sottogruppo di G) si dice sottogruppo di G generato da X e si indica, quando non ci sia rischio di ambiguità, con <X> . Osservazione 3.4.4 Sia G un gruppo, e sia X § G . Il sottogruppo di G generato da X contiene X ed è contenuto in ogni sottogruppo di G contenente X ; si dice anche che <X> è il minimo sottogruppo di G contenente X . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 44 Teorema 3.4.5 Sia G un gruppo, e sia g Á X § G . Il sottogruppo di G generato da X è l’insieme degli elementi di G che si possono scrivere nella forma B&" " B&# # ...B&55 con 5 − ™ (eventualmente 5 œ "Ñ, &3 − ™ e gli B3 appartenenti a X (non necessariamente distinti fra loro). Dimostrazione Sia S! l’insieme degli elementi di G che si possono scrivere nella forma descritta dall’enunciato del teorema . Per definizione di S! , g Á X § S! ; inoltre, tenendo conto dei teoremi 2.5.9 e 3.3.3, è immediato verificare che S! verifica la condizione (333) del teorema 3.4.1 . Pertanto, S! è un sottogruppo di G contenente X e dunque <X> § S! . Viceversa, sia S un sottogruppo di G contenente X ; allora ogni elemento di G della forma descritta dall’enunciato del teorema deve appartenere a S (per la (333) del teorema 3.4.1), cosicché deve essere S! § S . Per l’arbitrarietà di S, deve essere S! § <X> cosicché <X> œ S! e l’asserto è completamente provato. Riveste particolare interesse il caso in cui X ³ Ö1× con 1 − G ; si scrive di solito <1> anziché <Ö1×>. Teorema 3.4.6 Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Allora <1> œ ÖB − GÎB œ 18 con 8 − ™× . Dimostrazione Segue immediatamente dal teorema 3.4.5 tenendo conto del teorema 3.3.3 . 3.5 - Gruppi ciclici e loro proprietà. Sia G un gruppo. Si dice che G è ciclico se esiste 1 − G tale che G œ <1> . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 45 Osservazione 3.5.1 Ogni gruppo ciclico è un gruppo commutativo. Dimostrazione Sia G œ <1> un gruppo ciclico; siano B, C − G e dimostriamo che BC œ CB . Per il teorema 3.4.6, esistono 8" , 8# − ™ tali che B œ 18" e C œ 18# ; allora, ricordando la (+) del teorema 3.3.3, BC œ 18" 18# œ 18" 8# œ 18# 18" œ CB . Teorema 3.5.2 Sia G œ <1> un gruppo ciclico. Se per ogni 8 − ™ si ha 18 Á " , gli elementi 18 con 8 − ™ sono tutti distinti fra loro e G è un gruppo infinito; in caso contrario, detto 8! il minimo intero positivo tale che 18 œ ", si ha <1> œ Ö", 1, 1# , ..., 18 " × e dunque kGk œ 8! . ! ! Dimostrazione Supponiamo in primo luogo che per ogni 8 − ™ sia 18 Á ". Se ci fossero due numeri interi distinti 8" e 8# (con, per fissare le idee, 8" 8# ) tali che 18 œ 18 , sarebbe (ricordando il teorema 3.3.3) 1 " œ Ð18 ÑÐ18 Ñ" œ Ð18 ÑÐ18 Ñ" œ Ð18 ÑÐ18 Ñ œ 18 8 1 1 1 # # 1 1 2 # con 8" 8# − ™ (perché 8" 8# ) contro quanto supposto. Dunque gli elementi 18 con 8 − ™ sono tutti distinti fra loro e G ha infiniti elementi, come si voleva dimostrare. Supponiamo ora che esista 8 − ™ tale che 18 œ " , e sia 8! il minimo numero intero positivo tale che 18 œ " . Allora certamente gli elementi 1" , 1# , ..., 18 sono tutti a du/ a due distinti fra loro: se fosse 18 œ 18 con 8! 8" 8# " si otterrebbe, come si è fatto sopra, che " œ 18 8 con ! 8" 8# 8! , assurdo per come si è scelto 8! . Resta da verificare che 1" , 1# , ..., 18 " e "( œ 18 ) esauriscono gli elementi di G . Ogni elemento di G è della forma 18 con 8 − ™ ; detti ; e < rispettivamente il quoziente e il resto della divisione euclidea di 8 per 8! , si ha che ! ! 1 1 2 # ! ! 18 œ 1;8 < œ Ð18 Ñ; 1< œ "; 1< œ 1< ! ! e quindi 18 − Ö", 1, 1# , ..., 18 " × come si voleva. ! Questo risultato sarà precisato col teorema 5.2.3. con ! Ÿ < 8! M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 46 Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Se <1> ha per ordine un numero intero positivo 8, si dice che 1 ha periodo 8 (oppure anche che 1 ha ordine 8), e si scrive oÐ1Ñ œ 8 . Per il teorema 3.5.2, 8 è il minimo intero positivo tale che 18 œ " . Se <1> è un gruppo infinito, si dice che 1 ha periodo infinito (oppure anche che 1 ha ordine infinito), e si scrive oÐ1Ñ œ _ . Teorema 3.5.3 Sia G un gruppo, e sia 1 − G . Se 12 œ " con 2 − ™ , oÐ1Ñ divide 2 . Dimostrazione Siano rispettivamente ; e < il quoziente e il resto della divisione euclidea di 2 per oÐ1Ñ . Allora si ha, ricordando il teorema 3.3.3, " œ 12 œ 1oÐ1ц;< œ a1oÐ1Ñ b † 1< œ "; † 1< œ 1< . ; Poiché ! Ÿ < oÐ1Ñ , e poiché oÐ1Ñ è il minimo intero positivo tale che 1oÐ1Ñ œ " , deve essere < œ ! Þ Teorema 3.5.4 Sia G un gruppo, sia 1 − G e sia oÐ1Ñ œ 8 con 8 − ™ . Per ogni 5 − ™ , oÐ15 Ñ œ 8 Ð5 , 8Ñ . Dimostrazione Si ha, ricordando la (,) del teorema 3.3.3, ˆ15 ‰ 8 Ð5 , 8Ñ œ1 5† 8 Ð5 , 8Ñ cosicché (per il teorema 3.5.3) oÐ15 Ñ divide Si ha œ a18 b 8 Ð5 , 8Ñ " œ ˆ15 ‰ oÐ15 Ñ 5 Ð5 , 8Ñ œ" 8 Ð5 , 8Ñ œ" . Resta da provare che œ1 8 Ð5 , 8Ñ divide oÐ15 Ñ . 5†oÐ15 Ñ cosicché (sempre per il teorema 3.5.3) 8 ( œ oÐ1Ñ) divide 5 † oÐ15 Ñ ossia esiste 8" − ™ tale che 8" † 8 œ 5 † oÐ15 Ñ . Possiamo dividere ambo i membri di questa uguaglianza per Ð5 , 8Ñ ; ricordando che sia che Ð55, 8Ñ sono numeri interi, si trova che 8" † Ð58, 8Ñ œ Ð55, 8Ñ † oÐ15 Ñ Þ Dunque Ð58, 8Ñ divide il prodotto Ð55, 8Ñ † oÐ15 Ñ ; poiché dividere oÐ15 Ñ come si voleva dimostrare. 8 Ð5 , 8Ñ è primo con 5 Ð5 , 8Ñ 8 Ð5 , 8Ñ , esso deve M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 47 Teorema 3.5.5 Sia G œ <1> un gruppo ciclico. Allora (1) ogni sottogruppo di G è ciclico. (2) Se G è ciclico infinito, ogni sottogruppo di G è ciclico infinito; se kGk œ 8 con 8 − ™ , per ogni divisore . di 8 esiste esattamente un sottogruppo di G di ordine . , precisamente 8 <1 . > . (3) Se G è ciclico infinito, 15 è generatore di G se e soltanto se 5 œ „ " ; se kGk œ 8 con 8 − ™ , 15 è generatore di G se e soltanto se Ð5 , 8Ñ œ " . Dimostrazione Proviamo la (1). Sia H un sottogruppo di G . Ogni elemento di H è anche elemento di G, e quindi è della forma 15 con 5 − ™ ; per la (333) del teorema 3.4.1 e per il teorema 3.3.2, esiste in H un elemento della forma 15 con 5 − ™ . Sia 5! il minimo intero positivo tale che 15! − H , e proviamo che H œ <15! > . Per definizione di <15! > è immediato che <15! > § H , cosicché resta da provare che H § <15! > . Sia 15 (con 5 − ™) un elemento di H, e siano rispettivamente ; e < il quoziente e il resto della divisione euclidea di 5 per 5! . È 15 œ 15! ;< œ ˆ15! ‰ † 1< ; ; " 1< œ ˆˆ15! ‰ ‰ † 15 − H da cui con ! Ÿ < 5! . Poiché 5! è il minimo intero positivo tale che 15! − H , ne segue che < œ ! e ; quindi che 15 œ 15! ; œ ˆ15! ‰ − <15! > . Per l’arbitrarietà di 15 in H si è così provato che H § <15! > come si voleva. Proviamo la (2). Supponiamo in primo luogo che 1 abbia periodo infinito, e sia <15 > (cfr. la (1), già 8 dimostrata) un sottogruppo di <1> . Se esistesse 8! − ™ tale che " œ ˆ15 ‰ ! œ 158! , 1 avrebbe periodo finito contro l’ipotesi; dunque anche 15 ha periodo infinito. di 1 8 . Se invece 1 ha periodo 8 − ™ , sia . un divisore di 8: per il teorema 3.5.4, il periodo è Ð 88, 8Ñ , cioè . (infatti se . è un divisore di 8 anche 8. lo è, quindi Ð 8. , 8Ñ œ 8. ) e . 8 . dunque <1 > è un sottogruppo di <1> di ordine . ; resta da provare che è l’unico. Sia <15! > (cfr. la (1), già dimostrata) un sottogruppo di <1> di ordine . . Allora " œ ˆ15! ‰ œ 15! . . cosicché (per il teorema 3.5.3) 5! . œ 8" 8 con 8" − ™ . Ne segue che 5! œ 8" 8. e quindi 15! œ 18" . œ Š1 . ‹ − <1 . > . 8 8 8" 8 M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 48 8 8 Ma allora <15! > è (per definizione) contenuto in <1 . > . Poiché <15! > e <1 . > hanno lo stesso ordine . , essi necessariamente coincidono, come si voleva dimostrare. Proviamo infine la (3). Supponiamo in primo luogo che 1 abbia periodo infinito. Se 15 genera <1> , deve B esistere in particolare B − ™ tale che ˆ15 ‰ œ 1 , ossia 15B œ 1" , cioè (poiché gli elementi 18 con 8 − ™ sono tutti distinti fra loro, cfr. teorema 3.5.2) 5B œ " e questa equazione nella B ha soluzione intera se e soltanto se 5 œ „ " ; d’altro lato è immediato che ciascuno degli elementi 1" e 1" (cioè 1 e il suo inverso) genera <1> . Se invece 1 ha periodo finito 8 − ™ , 15 (con 5 − ™) è un generatore di <1> se e soltanto se ha anch’esso periodo 8 ; ma sappiamo dal teorema 3.5.4 che oÐ15 Ñ œ Ð58, 8Ñ . Dunque 15 (con 5 − ™) è un generatore di <1> se e soltanto se Ð5 , 8Ñ œ " , come si voleva dimostrare. Esempio 3.5.6 Sia 8 − ™ . L’insieme delle radici 8-sime di " in ‚ è un gruppo ciclico finito di ordine 8 ; i suoi generatori si dicono radici 8-sime primitive di " . Esempio 3.5.7 Sia 8 − ™ , e sia c un fissato 8-gono regolare nel piano. L’insieme delle rotazioni che mutano c in sé è un gruppo ciclico finito di ordine 8 . Esempio 3.5.8 Sia 8 − ™ , e sia c un fissato 8-gono regolare nel piano. L’insieme delle isometrie del piano che mutano c in sé è un gruppo ma non è un gruppo ciclico. Teorema 3.5.9 Se un gruppo non ha sottogruppi propri, esso è ciclico e il suo ordine è " oppure è un numero primo. Dimostrazione Sia G un gruppo con più di un elemento che non ha sottogruppi propri. Scelto in G un elemento 1 Á "G , poiché <1> è un sottogruppo di G e <1> Á Ö"G × deve essere <1> œ G : dunque G è ciclico. Posto 8 ³ kGk, se 8 non fosse un numero primo avrebbe un divisore proprio . e in G ci sarebbe (per la (2) del teorema 3.5.5) un sottogruppo di ordine 8. , cioè un sottogruppo proprio, contro la nostra ipotesi: dunque 8 è primo, come si voleva dimostrare. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 49 4.- NORMALITÀ 4.1 - Classi laterali. Siano G un gruppo, H Ÿ G e 1 − G . Si dice classe laterale destra di H (in G) individuata da 1 l’insieme H1 (cfr. sez. 1.1) Þ Teorema 4.1.1 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Le classi laterali destre di H in G sono le classi di equivalenza rispetto alla relazione di equivalenza 4 definita in G ponendo B4 C Í BC " − H . In particolare, le classi laterali destre di H in G sono una partizione di G. Dimostrazione Proviamo in primo luogo che 4 è una relazione di equivalenza in G . Essa è riflessiva: per ogni B − G , BB" œ " − H (perché H Ÿ G) e dunque B4 B . Essa è simmetrica: siano B, C − G tali che B4 C ; allora BC " − H e quindi (per la (333) del teorema 3.4.1) " CB" œ aBC " b − H ossia C4 B . Infine essa è transitiva: siano B, C, D − G tali che B4 C e C 4 D ; allora BC " − H e CD " − H ; poiché H (in quanto sottogruppo di G) deve essere chiuso rispetto al prodotto, ne segue che ossia B4 D . BD " œ aBC " baCD " b − H Proviamo ora che per ogni 1 − G la classe di 4 equivalenza Ò1Ó individuata da 1 (definita in 0.7) coincide con la classe laterale destra di H in G individuata da 1 . Se B − Ò1Ó , deve essere B4 1 ossia B1" œ 2 − H ; ne segue che B œ 21 − H1 . Per l’arbitrarietà di B in Ò1Ó , si è provato che Ò1Ó § H1 . Viceversa, sia B − H1 ; allora B œ 21 con 2 − H ; ne segue che B1" œ 2 − H ossia B4 1 e quindi B − Ò1Ó . Per l’arbitrarietà di B in H1 , si è provato che H1 § Ò1Ó . Che le classi laterali destre di H in G siano una partizione di G segue a questo punto dall’osservazione 0.7.5 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 50 Teorema 4.1.2 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Le classi laterali destre di H in G sono a due a due tutte equipotenti. Dimostrazione Basta provare che ogni classe laterale destra è equipotente a H . Se 1 − H , la funzione : : H Ä H1 definita da :Ð2Ñ ³ 21 a2 − H è iniettiva (per la legge di “cancellazione a destra”, teorema 3.2.1) e suriettiva (per definizione di H1), dunque è una corrispondenza biunivoca, come si voleva dimostrare. Siano G un gruppo, H Ÿ G e 1 − G . Si dice classe laterale sinistra di H (in G) individuata da 1 l’insieme 1H (cfr. sez. 1.1) Þ Valgono, con le corrispondenti dimostrazioni, gli analoghi per le classi laterali sinistre dei teoremi 4.1.1 e 4.1.2, cioè Teorema 4.1.3 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Le classi laterali sinistre di H in G sono le classi di equivalenza rispetto alla relazione di equivalenza 4 definita in G ponendo B4 C Í B" C − H . In particolare, le classi laterali sinistre di H in G sono una partizione di G. Teorema 4.1.4 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Le classi laterali sinistre di H in G sono a due a due tutte equipotenti. Poiché "H œ H œ H" , dai teoremi 4.1.2 e 4.1.4 segue in particolare che ogni classe laterale destra di H in G è equipotente a ogni classe laterale sinistra di H in G, e dunque Osservazione 4.1.5 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Tutte le classi laterali (destre e sinistre) di H in G sono a due a due equipotenti. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 51 Teorema 4.1.6 Siano G un gruppo e H Ÿ G . L’insieme delle classi laterali destre di H in G è equipotente all’insieme delle classi laterali sinistre di H in G. Dimostrazione Dobbiamo costruire una corrispondenza biunivoca : tra l’insieme delle classi laterali destre di H in G e l’insieme delle classi laterali sinistre di H in G . Poniamo :ÐH1Ñ ³ 1" H a1 − G . La : è ben definita, perché se H1" œ H1# si ha 1" 1#" − H ; ma 1" 1#" œ (1"" )" 1#" : pertanto, dal fatto che 1" 1#" − H segue che 1"" H œ 1#" H . Analogamente si vede che : è iniettiva: da :ÐH1" Ñ œ :ÐH1# Ñ , cioè 1"" H œ 1#" H , segue 1" 1#" œ (1"" )" 1#" − H e quindi H1" œ H1# . Infine, : è suriettiva: ogni classe laterale sinistra di H in G è della forma 1H con 1 − G e quindi è immagine mediante : della classe laterale destra H1" (ricordando che (1" )" œ 1Ñ . Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si dice indice di H in G, e si denota con kG À Hk , la cardinalità dell’insieme delle classi laterali destre di H in G (cioè dell’insieme quoziente di G rispetto alla relazione di equivalenza definita nel teorema 4.1.1). Per il teorema 4.1.6, l’indice di H in G è anche la cardinalità dell’insieme delle classi laterali sinistre di H in G (cioè dell’insieme quoziente di G rispetto alla relazione di equivalenza definita nel teorema 4.1.3). Se esiste 8 − ™ tale che kG À Hk œ 8 , si dice che H ha indice finito in G ; in caso contrario, si dice che H ha indice infinito in G . Esempio 4.1.7 Sia G il gruppo di tutte le isometrie del piano e sia 5 la simmetria assiale che ha per asse l’asse C . Sia H ³ 5 , cosicché H œ Ö", 5 × e tutte le classi laterali (destre e sinistre) di H in G sono formate da due elementi (per l’osservazione 4.1.5). Sia 7 la traslazione che porta l’origine nel punto A ´ Ð#, !Ñ ; le classi laterali (destra e sinistra) di H in G individuate da 7 sono H7 œ Ö7 , 57 × e 7 H œ Ö7 , 75 × . Si osservi che 57 Á 75 (e quindi H7 Á 7 H), perché 57 lascia fermo il punto di coordinate Ð", !Ñ mentre 75 lo trasforma nel punto di coordinate Ð $, !Ñ . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 52 Esempio 4.1.8 Sia G il gruppo la cui rappresentazione tabulare è data nell’esempio 1.6.1 e sia H ³ , , cosicché H œ Ö", ,× e tutte le classi laterali (destre e sinistre) di H in G sono formate da due elementi (per l’osservazione 4.1.5). Le classi laterali (destra e sinistra) di H in G individuate da + sono H+ œ Ö+, +# ,× e +H œ Ö+, +,× . Si osservi che H+ Á +H (perché +, Á +# , ) . Esempio 4.1.9 Sia G il gruppo la cui rappresentazione tabulare è data nell’esempio 1.6.1 e sia H ³ + , cosicché H œ Ö", +, +# × e tutte le classi laterali (destre e sinistre) di H in G sono formate da tre elementi (per l’osservazione 4.1.5). Le classi laterali (destre e sinistre) di H in G sono: H œ H1 œ H+ œ H+# œ "H œ +H œ +# H œ Ö", +, +# × ; H, œ H+, œ H+# , œ , H œ +, H œ +# , H œ Ö, , +, , +# ,× . In questo caso, ciascuna classe laterale destra HB coincide con la corrispondente classe laterale sinistra BH . 4.2 - Applicazione ai gruppi finiti. Ricordiamo (cfr. sez. 3.1) che un gruppo G si dice finito se esiste 8 − ™ tale che k Gk œ 8 . Teorema 4.2.1 (Lagrange) Siano G un gruppo finito e H un sottogruppo di G . Si ha kGk œ kHk † kG À Hk e quindi, in particolare: (+Ñ l’ordine di H è un divisore dell’ordine di G ; (,Ñ l’indice di H in G è un divisore dell’ordine di G e vale kGk kHk . Dimostrazione Poiché (teorema 4.1.1) le classi laterali destre sono una partizione di G , e poiché (teorema 4.1.2) ognuna di esse ha kHk elementi, l’asserto segue immediatamente dalla definizione di kG À Hk . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 53 Osservazione 4.2.2 Sia G un gruppo finito. Se G è ciclico, in base alla (2) del teorema 3.5.5. per ogni divisore . dell’ordine di G esiste in G un sottogruppo di ordine . . In generale, però, la condizione che un numero intero positivo . divida l’ordine di G è necessaria (per il teorema di Lagrange) ma non sufficiente affinché esista in G un sottogruppo di ordine . . Teorema 4.2.3 Siano G un gruppo finito, H un sottogruppo di G e K un sottogruppo di H (e quindi anche di G) . Si ha kG À Kk œ kG À Hk † kH À Kk . Dimostrazione Poiché kGk kGk kHk = † kKk kHk k Kk l’asserto segue immediatamente dalla (,Ñ del teorema 4.2.1 . 4.3 - Sottogruppi normali. Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si dice che H è un sottogruppo normale di G, e si scrive H–G se H1 œ 1H a1 − G , cioè se ogni classe laterale destra di H in G coincide con la corrisponente classe laterale sinistra di H in G . Osservazione 4.3.1 Sia G un gruppo abeliano; allora 21 œ 12 comunque presi 2, 1 − G e dunque H1 œ 1H per ogni sottogruppo H di G e per ogni 1 − G, quindi ogni sottogruppo di G è un sottogruppo normale di G. Tuttavia esistono numerosi casi di sottogruppi normali in gruppi non abeliani (si veda l’esempio 4.1.9). M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 54 Osservazione 4.3.2 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Se kG À Hk œ # , esistono esattamente due classi laterali destre per H in G, che devono essere H e GÏH ; e (per il teorema 4.1.6) esistono esattamente due classi laterali sinistre per H in G, che devono essere H e GÏH Þ Dunque: ogni sottogruppo di indice # è un sottogruppo normale. Osservazione 4.3.3 Siano G un gruppo, H, K § G e B − G . Se H § K , allora BH § BK e HB § KB ; se H œ K , allora BH œ BK e HB œ KB . Teorema 4.3.4 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Sono fatti equivalenti: ( 3) H – G; (33) 1" H1 § H a1 − G ; (333) 1" H1 œ H a1 − G . Dimostrazione Proveremo il teorema mostrando che (333) Ê (3) . (3) Ê (33) , (33) Ê (333) e Mostriamo che (3) Ê (33) . Supponiamo che sia H – G, e sia 1 − G ; dobbiamo provare che 1" 21 − H . Poiché H – G , deve essere H1 œ 1H ; pertanto 21 − H1 œ 1H e dunque esiste 2" − H tale che 21 œ 12" , da cui 1" 21 œ 1" 12" œ 2" − H come si voleva. Mostriamo che (33) Ê (333) . Supponiamo che sia 1" H1 § H a1 − G , e sia 1! − G ; in sostanza, ci resta da provare che H § 1!" H1! Þ Poiché 1!" − G, per la (33) si ha a1!" b" H1!" § H ossia 1! H1!" § H da cui (moltiplicando ambo i membri a sinistra per 1!" e a destra per 1! ) H § 1!" H1! come si voleva. Mostriamo infine che (333) Ê (3) . Supponiamo che sia 1" H1 œ H moltiplicando ambo i membri dell’uguaglianza a sinistra per 1, si trova che H1 œ 1H a1 − G ma questo significa appunto che H – G . a1 − G ; M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 55 4.4 - Gruppo quoziente. Siano G un gruppo e H – G . L’insieme delle classi laterali di H in G si indica con G H . Teorema 4.4.1 G Siano G un gruppo e H – G . Esiste in un’operazione † in H tale che aHBb † aHCb œ HBC e Š H , † ‹ è un gruppo. G Dimostrazione Bisogna in primo luogo provare che associando alla coppia aHB, HCb − H ‚ H l’elemento HBC di H si ottiene effettivamente un’operazione in H . L’elemento HBC è infatti individuato dai rappresentanti B e C di HB e HC ; potrebbe accadere che scegliendo rappresentanti diversi (B" e C" ) per le stesse classi laterali il loro prodotto (B" C" ) individuasse una diversa classe laterale di H in G (in tal caso si direbbe che G G G G G l’operazione † in H non è ben definita) . Siano dunque B" , C" − G tali che HB" œ HB e HC" œ HC ; dobbiamo provare che H(B" C" ) œ H(BC ) . In effetti, aB" C" baBCb" œ B" C" C " B" œ B" aB" BbC" C " B" œ aB" B" bBC" C " B" œ œ aB" B" bŠaB" b aC" C " bB" ‹ " dove aB" b aC" C" bB" − H per la (33) del teorema 4.3.4 (essendo C" C " − H) e quindi aB" C" baBCb" − H (ossia H(B" C" ) œ H(BC ), come si voleva dimostrare) . " G Resta da provare che H è un gruppo rispetto a questa operazione. Verifichiamo che G vale la proprietà associativa: se HB, HC, HD − H , si ha aaHBbaHCbbaHD b œ aHBCbaHD b œ HBCD œ aHBbaHCD b œ aHBbaaHC baHD bb . La classe laterale H a œ H"b è l’elemento neutro di H ; e infine è immediato verificare che ogni classe laterale HB ha per inverso la classe laterale HaB" b . G L’asserto è così completamente provato. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 56 Il gruppo Š H , † ‹ di cui al teorema 4.4.1 si dice gruppo quoziente di G su H e il segno “ † ” si omette, indicando l’operazione con la semplice giustapposizione (proprio come per G). G Teorema 4.4.2 G Siano G un gruppo e H – G . La funzione f : G Ä H definita ponendo f ( 1 ) ³ H1 a1 − G G è un epimorfismo di G su H . G Dimostrazione La f è suriettiva per come è definito H . D’altra parte, se B, C − G, f(BC) œ HBC œ aHBbaHC b œ f(B)f(C ) G per come è definito il prodotto in H . G L’epimorfismo di cui al teorema 4.4.2 si dice proiezione canonica di G su H . 4.5 - Normalizzante. Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si dice normalizzante (o anche normalizzatore) di H in G l’insieme aG (H) ³ ÖB − GÎB" HB œ H× . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 57 Teorema 4.5.1 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si ha H – aG ( H ) Ÿ G e per ogni sottogruppo K di G tale che H – K si ha K Ÿ aG ( H ) . Dimostrazione È immediato che H Ÿ aG (H), cosicché intanto aG (H) Á g . Per provare che aG (H) è un sottogruppo di G, verifichiamo le condizioni Ð333Ñ del teorema 3.4.1. Siano B, C − aG (H) e proviamo che BC − aG (H) Þ Si ha, ricordando il teorema 2.5.9, ÐBCÑ" HÐBCÑ œ ÐC " B" ÑHÐBCÑ œ C " ÐB" HBÑC œ C " HC œ H . Sia B − aG (H) e proviamo che B" − aG (H) Þ Moltiplicando ambo i membri della B" HB œ H a sinistra per B e a destra per B" si ottiene la H œ BHB" H œ ÐB" Ñ" HB" ossia che esprime il fatto che B" − aG (H) Þ Dunque aG (H) è un sottogruppo di G contenente H ; è immediato che H – aG (H) perché, per definizione di aG (H), risulta verificata la condizione Ð333Ñ del teorema 4.3.4 . Infine, se K è un sottogruppo di G tale che H – K, ancora dalla condizione Ð333Ñ del teorema 4.3.4 segue che K Ÿ aG (H) . Teorema 4.5.2 Siano G un gruppo e H Ÿ K Ÿ G . Si ha In particolare, H–K se e soltanto se K Ÿ aG (H) ; H–G se e soltanto se aG (H) œ G . Dimostrazione Basta confrontare la condizione Ð333Ñ del teorema 4.3.4 con la definizione di aG (H) . 4.6 - Centralizzante di un sottogruppo. Centro di un gruppo. Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si dice centralizzante di H in G l’insieme VG (H) ³ Ö1 − GÎ1" 21 œ 2 a2 − H× . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 58 Teorema 4.6.1 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si ha V G (H) – aG (H) . Dimostrazione È immediato "G − VG (H), cosicché intanto VG (H) Á g , e che VG (H) § aG (H) . Per provare che VG (H) è un sottogruppo di aG (H), basterà dunque verificare le condizioni Ð333Ñ del teorema 3.4.1. Siano B, C − VG (H) e proviamo che BC − VG (H) Þ Se 2 − H si ha, ricordando il teorema 2.5.9, ÐBCÑ" 2ÐBCÑ œ ÐC " B" Ñ2ÐBCÑ œ C " ÐB" 2BÑC œ C " 2C œ 2 . Sia B − VG (H) e proviamo che B" − VG (H) Þ Se 2 − H si ha B" 2B œ 2 da cui, moltiplicando ambo i membri a sinistra per B e a destra per B" , 2 œ B2B" 2 œ ÐB" Ñ" 2B" ossia che esprime il fatto che B" − VG (H) Þ Dunque VG (H) è un sottogruppo di aG (H) ; per dimostrare che VG (H) – aG (H) verifichiamo la condizione Ð333Ñ del teorema 4.3.4 : siano - − VG (H) e 8 − aG (H) e proviamo che 8" -8 − VG (H) . In effetti, per ogni 2 − H si ha Ð8" -8Ñ" 2Ð8" -8Ñ œ Ð8" - " 8Ñ2Ð8" -8Ñ œ 8" Ð- " Ð828" Ñ-Ñ8 . Poiché 8 − aG (H) (poiché aG (H) è un sottogruppo) si ha che 828" − H ; poiché - − VG (H) è allora - " Ð828" Ñ- œ 828" e dunque Ð8" -8Ñ" 2Ð8" -8Ñ œ 8" Ð- " Ð828" Ñ-Ñ8 œ 8" Ð828" Ñ8Ñ œ Ð8" 8Ñ2Ð8" 8Ñ œ 2 cosicché 8" -8 − VG (H) come si voleva. Esercizio 4.6.2 Siano G un gruppo e H Ÿ G . Si dimostri che: condizione necessaria e sufficiente affinché sia H Ÿ V G (H) è che H sia un gruppo commutativo. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 59 Sia G un gruppo. Il centralizzante di G in G si dice centro di G e si indica con Z(G) . Dunque Z(G) ³ Ö1 − GÎ1" B1 œ B aB − G× . Teorema 4.6.3 Sia G un gruppo. Si ha Z(G) – G . Dimostrazione Poiché aG (G) œ G , l’asserto è immediata conseguenza del teorema 4.6.1 . Esercizio 4.6.4 Sia G un gruppo. Si dimostri che: se G non è un gruppo commutativo (cioè se Z(G) Á G), il gruppo quoziente Z(GG) non è ciclico. 4.7 - Il coniugio. Automorfismi interni. Siano G un gruppo e B, 1 − G . Si dice coniugato di B mediante 1 l’elemento B1 ³ 1" B1 . Teorema 4.7.1 Siano G un gruppo e B, C, 1 − G . Se C è il coniugato di B mediante 1, allora B è il coniugato di C mediante 1" . Dimostrazione Se C œ 1" B1, è immediato che a1" b" C1" Teor. 1.7.1 œ 1C1" œ 1a1" B1b1" œ a11" bBa11" b œ B . Siano G un gruppo e B, C − G . Si dice che B, C sono coniugati in G se esiste 1 − G tale che C è il coniugato di B mediante 1 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 60 Teorema 4.7.2 Sia G un gruppo. La relazione µ in G definita da BµC Í B, C sono coniugati in G è una relazione di equivalenza in G . Dimostrazione Dobbiamo provare che µ è riflessiva, simmetrica e transitiva. µ è riflessiva, cioè B µ B aB − G ; infatti B œ a1G b" Ba1G b ; µ è simmetrica per il teorema 4.7.1 ; µ è transitiva, cioè ÐaB µ C b • aC µ D bÑ Ê ÐB µ DÑ aB, C , D − G : supponiamo infatti che esistano 1, 2 − G tali che C œ 1" B1 e D œ 2 " C2 ; allora D œ 2" a1" B1b2 œ a2 " 1" bBa12b œ a12 b" Ba12 b. Teorema 4.7.3 Siano G un gruppo e 1 − G . La funzione f1 : G p G definita ponendo f1 (BÑ ³ B1 a1 − G è un automorfismo di G . Dimostrazione Proviamo in primo luogo che f1 è un omomorfismo di G in G . Se B, C − G, si ha in effetti f1 (BCÑ ³ aBCb1 œ aB"C b1 œ aB11" C b1 œ 1" aB11" C b1 œ a1" B1ba1" C1b œ B1 C 1 œ f1 (BÑf1 (CÑ . Proviamo ora che f1 è suriettiva: se C − G, sia B il coniugato di C mediante 1" ; per il teorema 4.7.1 (tenendo conto del teorema 1.7.1), C è il coniugato di B mediante 1, ossia C è l’immagine di B mediante f1 . Proviamo infine che f1 è iniettiva. Siano B, C − G tali che f1 (BÑ œ f1 (CÑ ; ciò significa che B1 œ C1 , ossia che 1" B1 œ 1" C1 da cui B œ C (come si voleva) per le leggi di cancellazione (teor. 3.2.1). Sia G un gruppo. Per ogni 1 − G, l’automorfismo di G che a ogni B − G associa B1 (cfr. teorema 4.7.3) si dice automorfismo interno di G individuato da 1 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 61 5.- I TEOREMI DI OMOMORFISMO 5.1 - Nucleo di un omomorfismo. Siano G, H gruppi, e sia f un omomorfismo tra G e H Þ Si dice nucleo di f , e si indica con Ker f il sottoinsieme di G definito da Ker f ³ Ö1 − G Î f (1) œ "× . Teorema 5.1.1 Siano G, H gruppi, e sia f un omomorfismo tra G e H Þ Il nucleo di f è un sottogruppo normale di G . Dimostrazione Proviamo innanzitutto che Ker f Ÿ G verificando la (333) del teorema 3.4.1 . Siano B, C − Ker f ; allora f (B) œ ", f (C ) œ ", e quindi f (BC) œ f (B) f (C ) œ "" œ " . Inoltre, ricordando il teorema 2.9.1, e dunque B" − Ker f . f (B" ) œ af (B)b" œ "" œ " Resta da provare che Ker f – G e lo facciamo verificando la (33) del teorema 4.3.4 . Siano 5 − Ker f e 1 − G ; allora (ricordando ancora il teorema 2.9.1) f (1" 51) œ f (1" ) f (5 ) f (1) œ f (1)" "f (1) œ f (1)" f (1) œ " cosicché 1" 51 − Ker f come si voleva dimostrare. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 62 Teorema 5.1.2 Siano G, H gruppi. Un omomorfismo f tra G e H è iniettivo (e quindi è un monomorfismo) se e soltanto se Ker f œ Ö"× . Dimostrazione Per il terorema 2.9.1, fÐ"Ñ œ " . Se f è iniettiva, da 5 − Ker f (cioè fÐ5Ñ œ ") segue 5 œ ", quindi Ker f œ Ö"× . Viceversa, sia Ker f œ Ö"× . Se B, C − G e si ha f(B) œ f(C ), " œ f(B)af(B)b" œ f(B)af(C )b" œ f(BC " ) ossia BC" − Ker f œ Ö"× . Dunque BC " œ " ossia B œ C e quindi, per l’arbitrarietà di B e C in G, f è iniettiva. 5.2 - Il primo teorema di omomorfismo fra gruppi. Teorema 5.2.1 Siano G, H gruppi. Per ogni omomorfismo f tra G e H , fÐGÑ è un sottogruppo di H . Dimostrazione Poiché fÐGÑ non è vuoto, basterà verificare la condizione (33) del teorema 3.4.1 . In effetti, se fÐBÑ, fÐCÑ − fÐGÑ , con B, C − G si ha (ricordando il teorema 2.9.1) fÐBÑ † afÐCÑb" œ fÐBÑ † fÐC " Ñ œ fÐBC " Ñ − fÐGÑ come si voleva. Teorema 5.2.2 (“Primo teorema di omomorfismo per i gruppi”) Siano G, H gruppi, e sia f un omomorfismo tra G e H Þ Esiste un (unico) isomorfismo : tra G G Ker f e f (G) tale che, detta 1 la proiezione canonica di G su Ker f , f œ : ‰ 1 ossia, come anche si usa dire, tale che il diagramma risulta commutativo. G Dimostrazione Se esiste una funzione : tra Ker f e f (G) tale che f œ : ‰ 1 , deve essere (*) : (1(1)) œ : (ÐKer fÑ1) œ f(1) a1 − G . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 63 G Proviamo innanzitutto che la (*) definisce effettivamente una funzione da Ker f in f (G), cioè che f(1) dipende soltanto dalla classe laterale destra ÐKer fÑ1 : sia cioè 1 − G tale che ÐKer fÑ1 œ ÐKer fÑ1 e dimostriamo che f( 1 ) œ f(1) . Per il teorema 4.1.1, se ÐKer fÑ1 œ ÐKer fÑ1 deve essere 11" − Ker f ossia (ricordando il teorema 2.9.1) 1 œ f( 11" ) œ f( 1 ) f(1" ) œ f( 1 ) f(1)" e quindi f( 1 ) œ f(1) come si voleva. Proviamo ora che la funzione : definita dalla (*) è un omomorfismo. In effetti, se 1" , 1# − G si ha Ð*Ñ : ((ÐKer fÑ1" )(ÐKer fÑ1# )) œ : (ÐKer fÑ(1" 1# )) œ f(1" 1# ) œ Ð*Ñ œ f(1" )f(1# ) œ : (ÐKer fÑ1" ) : (ÐKer fÑ1# ) ricordando che f è un omomorfismo. Resta da provare che : è suriettiva e iniettiva. Che sia suriettiva è immediato: ogni elemento di f (G) è della forma f(1! ) con 1! − G , dunque proviene mediante : da ÐKer fÑ1! . Per dimostrare che è iniettiva, supponiamo che sia : (ÐKer fÑ1# ) œ : (ÐKer fÑ1" ) cioè (ricordando la (*)) f ( 1 # ) œ f (1 " ) . Ne segue, moltiplicando a destra ambo i membri per f(1# )" e ricordando il teorema 2.9.1, che 1 œ f(1" )f(1# )" œ f(1" 1#" ) e dunque 1" 1#" − Ker f ossia (per il teorema 4.1.1) ÐKer fÑ1" œ ÐKer fÑ1# come si voleva. Teorema 5.2.3 Sia G un gruppo ciclico. Se G è un gruppo infinito, G è isomorfo al gruppo additivo (™, ) dei numeri interi. Se kGk œ 8 con 8 − ™ , G è isomorfo al gruppo additivo (™8 , ) delle classi di resto modulo 8 . Dimostrazione Sia G œ <1> . Sia f : ™ Ä G la funzione definita da f(8) ³ 18 a8 − ™ . Per la (+) del teorema 3.3.3, f è un omomorfismo tra (™, ) e (G, † ) ; poiché G è ciclico, f è un epimorfismo. Per il teorema 3.5.2, se G è un gruppo infinito f è un isomorfismo; se invece kGk œ 8 con 8 − ™ , Ker f œ 8™ e dunque, per il teorema 5.2.2, G è isomorfo a 8™™ cioè al gruppo additivo ™8 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 64 5.3 - Il teorema di corrispondenza. Teorema 5.3.1 (“Teorema di corrispondenza”) Siano G, H gruppi, e sia f un omomorfismo tra G e H Þ La funzione S Ä fÐSÑ che ad ogni sottoinsieme di G associa la sua immagine mediante f (e che senza equivoci può essere ancora indicata con f) è una corrispondenza biunivoca tra l’insieme dei sottogruppi di G contenenti Ker f e l’insieme dei sottogruppi di fÐGÑ; inoltre, se S e T sono sottogruppi di G contenenti Ker f, si ha che (+) S § T Í fÐSÑ § fÐTÑ (,) S – G Í fÐSÑ – fÐGÑ . Dimostrazione Prima di tutto proviamo la (+). Sia S § T . Se C − fÐSÑ, esiste B − S tale che C œ fÐBÑ ; poiché S § T, è B − T e dunque C œ fÐBÑ − fÐTÑ . Per l’arbitrarietà di C in fÐSÑ, si è provato che fÐSÑ § fÐTÑ . Viceversa, sia fÐSÑ § fÐTÑ . Se B − S , fÐBÑ œ fÐ>Ñ per un opportuno > − T e quindi ossia 1H œ fÐBÑafÐ>Ñb" œ fÐB>" Ñ B>" œ 5 − Ker f § T . Ma allora B œ 5> − T . Per l’arbitrarietà di B in S, si è così provato che S § T . La (+) è dunque completamente provata. Per ogni sottogruppo S di G (in base al teorema 5.2.1, applicato alla restrizione di f a S) si ha che fÐSÑ è un sottogruppo di H (e quindi di fÐGÑ, essendo fÐSÑ § fÐGÑ ). In particolare, f trasforma sottogruppi di G contenenti Ker f in sottogruppi di fÐGÑ . Per provare che f è una corrispondenza biunivoca tra l’insieme dei sottogruppi di G contenenti Ker f e l’insieme dei sottogruppi di fÐGÑ, dobbiamo mostrare che è iniettiva e suriettiva. Che sia iniettiva a questo punto è immediato: siano infatti S e T sottogruppi di G contenenti Ker f tali che fÐSÑ œ fÐTÑ, ossia fÐSÑ § fÐTÑ e fÐTÑ § fÐSÑ : applicando due volte la (+) si ottiene che S § T e T § S, ossia che S œ T . Resta da dimostrare che ogni sottogruppo W di fÐGÑ è immagine mediante f di un sottogruppo di G contenente Ker f . Sia dunque W un sottogruppo di fÐGÑ : poniamo S ³ f " ÐWÑ (cosicché fÐSÑ œ W , cfr. osservazione 0.4.1) e proviamo che S è un sottogruppo di G contenente Ker f . Se 5 − Ker f , fÐ5Ñ œ " − W e dunque 5 − f " ÐWÑ œ S ; pertanto Ker f § S . Sia poi B, C − S ; ciò significa che fÐBÑ, fÐCÑ − W cosicché (ricordando il teorema 2.9.1 e la (33) del teorema 3.4.1) fÐBC " Ñ œ fÐBÑafÐCÑb" − W ossia BC " − S : applicando ancora il teorema 3.4.1, si conclude che S è un sottogruppo di G, come si voleva. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 65 Dobbiamo infine dimostrare la (,) , e lo facciamo utilizzando l’equivalenza fra la (3) e la (33) del teorema 4.3.4 . Sia S – G e proviamo che fÐSÑ – fÐGÑ ; se B − fÐSÑ e C − fÐGÑ , è B œ fÐ=Ñ con = − S e C œ fÐ1Ñ con 1 − G cosicché C" BC œ afÐ1Ñb" fÐ=ÑfÐ1Ñ œ fÐ1" =1Ñ . Poiché S – G , 1" =1 − S e quindi C " BC œ fÐ1" =1Ñ − fÐSÑ ; per l’arbitrarietà di B in fÐSÑ e di C in fÐGÑ , possiamo concludere che fÐSÑ – fÐGÑ . Viceversa, sia fÐSÑ – fÐGÑ e proviamo che S – G , ricordando che Ker f § S . Se = − S e 1 − G, fÐ1" =1Ñ œ afÐ1Ñb" fÐ=ÑfÐ1Ñ − fÐSÑ perché fÐSÑ – fÐGÑ ; dunque esiste =! − S tale che fÐ1" =1Ñ œ fÐ=! Ñ e quindi " " 1=afÐ1" =1Ñb fÐ1" =1Ñ œ afÐ=! Ñb" fÐ1" =1Ñ œ fÐ=" =1Ñ œ fÐ=" =1Ñ ! ÑfÐ1 ! 1 " ossia " =" =1 œ 5 − Ker f § S . ! 1 Se ne deduce che 1" =1 œ =! 5 − S e quindi, per l’arbitrarietà di = in S e di 1 in G, che S – G . L’asserto è così completamente provato. 5.4 - Prodotto di sottogruppi. Teorema 5.4.1 Sia G un gruppo, e siano A, B sottogruppi di G . Sono fatti equivalenti: ( 3) AB œ BA ; (33) AB è un sottogruppo di G ; (333) <A, B> œ AB . Dimostrazione (3) Ê (33) . Supponiamo che sia AB œ BA e proviamo che AB è un sottogruppo di G verificando la (33) del teorema 3.4.1 . Siano +" ," , +# ,# − AB (con +" , +# − A e ," , ,# − B) e proviamo che Ð+" ," ÑÐ+# ,# Ñ" − AB . Si ha Ð+" ," ÑÐ+# ,# Ñ" œ +" ," ,#" +#" dove ," ,#" − B (perché B è un sottogruppo) e +#" − A (perché A è un sottogruppo), cosicché ," ,#" +#" − BA œ AB , ossia ," ,#" +#" œ +$ ,$ con +$ − A e ,$ − B ; pertanto, Ð+" ," ÑÐ+# ,# Ñ" œ +" ," ,#" +#" œ +" +$ ,$ − AB essendo +" +$ − A perché A è un sottogruppo. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 66 (33) Ê (333) . Si ha sempre AB § <A, B> (per il teorema 3.4.5). Se vale la (33) è però anche <A, B> § AB , per definizione di <A, B> . (333) Ê (33) . Ovvio, essendo <A, B> un sottogruppo di G (per il teorema 3.4.2) . (33) Ê (3) . Supponiamo che AB sia un sottogruppo di G. Dobbiamo provare che AB § BA e che BA § AB : siano dunque + − A e , − B , e proviamo che +, − BA e ,+ − AB . Applicheremo ripetutamente la seconda parte della condizione (333) del teorema 3.4.1 . Poiché deve essere a+,b" − AB, esistono +" − A e ," − B tali che a+,b" œ +" ," e quindi (per il teorema 1.5.1) +, œ a+" ," b" œ ,"" +"" − BA , come si voleva. Poiché A e B sono sottogruppi di G, è anche +" − A e ," − B cosicché +" ," − AB ; poiché AB è un sottogruppo di G, deve essere a+" ," b" − AB ossia ,+ − AB , come si voleva. Teorema 5.4.2 Sia G un gruppo, e siano A, B sottogruppi di G . Se A Ÿ aG (B) (oppure B Ÿ aG (A)), valgono le (3), (33) e (333) del teorema 5.4.1. Dimostrazione Supponiamo, per fissare le idee, che sia A Ÿ aG (B) e proviamo che AB è un sottogruppo di G verificando la (33) del teorema 3.4.1 . Siano +" ," , +# ,# − AB (con +" , +# − A e ," , ,# − B) e proviamo che Ð+" ," ÑÐ+# ,# Ñ" − AB . Si ha Ð+" ," ÑÐ+# ,# Ñ" œ +" ," ,#" +#" œ +" Ð+#" +# Ñ," ,#" +#" œ Ð+" +#" ÑÐ+#" Ñ" ,",#" +#" dove +" +#" − A (perché A è un sottogruppo), ," ,#" − B (perché B è un sottogruppo) e Ð+#" Ñ" ," ,#" +#" − B (perché A Ÿ aG (B)), cosicché Ð+" +#" ÑÐ+#" Ñ" ," ,#" +#" − AB come si voleva dimostrare. Osservazione 5.4.3 Il teorema 5.4.2 non è invertibile, cioè se per due sottogruppi A, B di un gruppo G valgono le (3), (33) e (333) del teorema 5.4.1 può darsi che non sia né A Ÿ aG (B) né B Ÿ aG (A). Siano ad esempio G ³ S$ (il gruppo di tutte le permutazioni sull’insieme Ö", #, $×), A ³ <(1 2 3 4), (1 3)> œ Öid, (1 2 3 4), (1 3)(2 4), (1 4 3 2), (1 3), (1 4)(2 3), (2 4), (1 2)(3 4)×, B ³ <(1 2 3)> œ Öid, (1 2 3), (1 3 2)× . Allora AB œ G , ma A Ÿ y aG (B) (perché (2 4)(1 2 3)(2 4) = (1 4 3)  B) e B Ÿ y aG (A) (perché (1 3 2)(1 2 3 4)(1 2 3) = (1 4 2 3)  A ) . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 67 5.5 - Il secondo teorema di omomorfismo fra gruppi. Teorema 5.5.1 Sia G un gruppo, e siano A, B sottogruppi di G . Se A Ÿ aG (B) , si ha che (+ ) AB è un sottogruppo di G ; (, ) B – AB ; (- ) A B – A; la funzione +aA Bb Ä +B è un isomorfismo tra AB e B . Dimostrazione La (+) segue dal teorema 5.4.2 ; poiché banalmente B Ÿ aG (B) , si ha che AB Ÿ aG (B) e quindi la (,) . Per provare la (- ) e la (. ) basterà mostrare che la restrizione 1 ad A della proiezione canonica di AB su AB B ha nucleo A B e applicare il teorema 5.2.2 Þ A (. ) AB Se B − A B è in particolare B − B e dunque 1ÐBÑ œ BB œ B ossia B − Ker 1 , dunque A B § Ker 1 . Viceversa, sia B − Ker 1 : poiché il dominio di 1 è A , deve essere B − A ; poiché B œ 1ÐBÑ œ BB , deve essere B − B . Pertanto B − A B e dunque Ker 1 § A B . Si è così provato che Ker 1 œ A B , da cui la (- ) per il teorema 5.1.1 . Dal teorema 5.2.2 segue infine la (. ) . 5.6 - Il gruppo degli automorfismi di un gruppo. Il sottogruppo degli automorfismi interni. Teorema 5.6.1 Sia G un gruppo. L’insieme Aut(G) degli automorfismi di G è un sottogruppo del gruppo Sym(G) di tutte le permutazioni su G . L’insieme Inn(G) degli automorfismi interni di G (cfr. sez. 4.7) è un sottogruppo di Aut(G). Dimostrazione Per definizione, Aut(G) § Sym(G), e Aut(G) non è vuoto perché idG (cfr. sez. 0.4) è certamente un automorfismo di G ; quindi basterà verificare la (333) del teorema 3.4.1 . Siano !, " − Aut(G) ; per dimostrare che " ‰ ! − Aut(G), per quanto già osservato nell’esempio 1.2.3 basterà mostrare che comunque presi B, C − G si ha a" ‰ !b(BC) œ a" ‰ !b(B)a" ‰ !b(C ) . In effetti, a" ‰ !b(BC) œ " a!(BC )b œ " a!(B)!(C )b œ " a!(B)b" a!(C )b œ a" ‰ !b(B)a" ‰ !b(C ) come appunto si voleva. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 68 Che l’inverso di una automorfismo di G sia anch’esso un automorfismo di G è conseguenza immediata del teorema 2.9.3 . Si è così completamente provato che Aut(G) è un sottogruppo di Sym(G) . Si applica ancora il teorema 3.4.1 per verificare che Inn(G) (che certamente non è vuoto) è un sottogruppo di Aut(G) . È infatti una facile verifica controllare che, comunque presi B, C − G, la composizione degli automorfismi interni individuati da B e C coincide con l’automorfismo interno individuato da BC , e l’inverso dell’automorfismo interno individuato da B coincide con l’automorfismo interno individuato da B" . Esercizio 5.6.2 Sia G un gruppo. Dimostrare che Inn(G) – Aut(G). Teorema 5.6.3 Sia G un gruppo. Inn(G) è isomorfo a Z(GG) . Dimostrazione Questo fatto è conseguenza pressoché immediata del primo teorema di omomorfismo (teorema 5.2.2). Sia infatti f : G Ä Inn(G) la funzione che a ogni 1 − G associa l’automorfismo interno di G da lui individuato; per definizione di Inn(G), f(G) œ Inn(G) e quindi per poter dedurre il nostro asserto dal teorema 5.2.2 dobbiamo soltanto verificare che Ker f œ Z(G) . In effetti, si ha 1 − Ker f se e soltanto se B1 œ B aB − G, cioè se e soltanto se 1 − Z(G) (cfr. sez. 4.6) . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 69 6.- PRODOTTO DIRETTO DI GRUPPI 6.1 - Definizione e prime proprietà. Siano H, K gruppi. Si dice prodotto diretto di H per K il prodotto cartesiano H ‚ K con l’operazione definita ponendo Ð2" , 5" ÑÐ2# , 5# Ñ ³ Ð2" 2# , 5" 5# Ñ . Teorema 6.1.1 Siano H, K gruppi. Il prodotto diretto di H per K è un gruppo; posto H ³ ÖÐ2, 5Ñ − H ‚ K Î 5 œ 1K × e K ³ ÖÐ2 , 5Ñ − H ‚ K Î 2 œ 1H × si ha che H è isomorfo a H ; K è isomorfo a K ; (+ ) H – H ‚ K; (, ) K – H ‚ K; (- ) H K œ Ö"H‚K × ; (. ) H ‚ K œ HK; (/) ogni elemento di H ‚ K si esprime in uno e un sol modo come prodotto di un elemento di H e un elemento di K ; (0 ) Ð2, 1K ÑÐ1H , 5Ñ œ Ð1H , 5ÑÐ2 , 1K Ñ per ogni Ð2 , 1K Ñ − H, Ð1H , 5Ñ − K . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 70 Dimostrazione L’operazione definita in H ‚ K è associativa perché se 2" , 2# , 2$ − H e 5" , 5# , 5$ − K si ha aÐ2" , 5" ÑÐ2# , 5# ÑbÐ2$ , 5$ Ñ œ aÐ2" 2# , 5" 5# ÑbÐ2$ , 5$ Ñ œ ÐÐ2" 2# Ñ2$ , Ð5" 5# Ñ5$ Ñ œ œ Ð2" Ð2# 2$ Ñ, 5" Ð5# 5$ ÑÑ œ Ð2" , 5" ÑaÐ2# 2$ , 5# 5$ Ñb œ Ð2" , 5" ÑaÐ2# , 5# ÑÐ2$ , 5$Ñb . L’elemento Ð1H , 1K Ñ è l’elemento neutro di H ‚ K , perché se 2 − H e 5 − K si ha Ð2, 5ÑÐ1H , 1K Ñ œ Ð2 1H , 5 1K Ñ œ Ð2 , 5Ñ e Ð1H , 1K ÑÐ2, 5Ñ œ Ð1H 2 , 1K 5Ñ œ Ð2 , 5Ñ . Infine, se 2 − H e 5 − K , l’inverso di Ð2, 5Ñ è Ð2 " , 5 " Ñ perché Ð2, 5ÑÐ2" , 5 " Ñ œ Ð22 " , 55 " Ñ œ Ð1H , 1K Ñ e Ð2" , 5 " ÑÐ2, 5Ñ œ Ð2 " 2 , 5 " 5Ñ œ Ð1H , 1K Ñ . È immediato verificare che la funzione che ad ogni 2 − H associa l’elemento Ð2 , 1K Ñ di H è un isomorfismo tra H e H , e che la funzione che ad ogni 5 − K associa l’elemento Ð1H , 5Ñ di K è un isomorfismo tra K e K . Proviamo la (+) verificando la condizione (33) del teorema 4.3.4 . Se Ð2! , 1K Ñ − H e Ð2, 5Ñ − H ‚ K , si ha infatti Ð2, 5Ñ" Ð2! , 1K ÑÐ2 , 5Ñ œ Ð2 " , 5 " ÑÐ2! , 1K ÑÐ2 , 5Ñ œ Ð2 " 2! 2 , 5 " 1K 5Ñ œ Ð2 " 2! 2 , 1K Ñ − H . La (,) si prova in modo del tutto analogo, mentre la (- ) è immediata. Per provare la (. ) c’è solo da mostrare che H ‚ K § H K ; sia allora Ð2, 5Ñ − H ‚ K con 2 − G e 5 − K : si ha Ð2, 5Ñ œ Ð2 , 1K ÑÐ1H , 5Ñ − H K come si voleva. Per la (. ), ogni elemento di H ‚ K si può scrivere in almeno un modo come prodotto di un elemento di H e un elemento di K . Se Ð2" , 1K ÑÐ1H , 5" Ñ œ Ð2# , 1K ÑÐ1H , 5# Ñ con 2" , 2# − H e 5" , 5# − K , è Ð2" , 5" Ñ œ Ð2# , 5# Ñ e quindi 2" œ 2# e 5" œ 5# ossia Ð2" , 1K Ñ œ Ð2# , 1K Ñ e Ð1H , 5" Ñ œ Ð1H , 5# Ñ : pertanto, ogni elemento di H ‚ K si può scrivere in un solo modo come prodotto di un elemento di H e un elemento di K , e la (/) è così completamente provata. Infine, se Ð2, 1K Ñ − H e Ð1H , 5Ñ − K si ha Ð2, 1K ÑÐ1H , 5Ñ œ Ð2 , 5Ñ œ Ð1H , 5ÑÐ2 , 1K Ñ e anche la (0 ) è provata. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 71 6.2 - Prodotto diretto di sottogruppi. Teorema 6.2.1 Sia G un gruppo, e siano H, K sottogruppi di G . Sono fatti equivalenti: ( 3) valgono le condizioni: (+ ) H – G ; (, ) K – G ; (- ) H K œ Ö"× ; (. ) G œ H K ; (33) valgono le condizioni: (/) ogni elemento di G si esprime in uno e un sol modo come prodotto di un elemento di H e un elemento di K ; (0 ) 25 œ 52 per ogni 2 − H, 5 − K . Inoltre, se valgono le (+), (,), (- ), (. ), (/), (0 ), allora G è (isomorfo al) prodotto diretto di H per K . Dimostrazione Proviamo in primo luogo che (3) Ê (33) . Supponiamo che valgano le (+), (, ), (- ) e (. ) . Per la (. ), ogni elemento di G si esprime in almeno un modo come prodotto di un elemento di H e un elemento di K ; se 2" 5" œ 2# 5# con 2" , 2# − H e 5" , 5# − K , è anche 2#" 2" 5" 5"" œ 2#" 2# 5# 5"" ossia 2#" 2" œ 5# 5"" − H K œ " cosicché 2" œ 2 # e 5 " œ 5 # . Si è così provato che ogni elemento di G si esprime in un solo modo come prodotto di un elemento di H e un elemento di K , completando così la dimostrazione della (/) . Siano ora 2 − H e 5 − K . Poiché H – G e K – G , 2" 5 " 25 œ 2" (5 " 25 ) œ 2 " 2" − H 2" 5 " 25 œ (2" 5 " 2 )5 œ 5" 5 − K e quindi 2" 5 " 25 − H K œ Ö"× ossia 2" 5 " 25 œ " da cui, moltiplicando a sinistra per 52, 52Ð2" 5 " 25Ñ œ 52 " cioè 25 œ 52 provando così la (0 ) per l’arbitrarietà di.2 in K e 5 in K . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 72 Proviamo adesso che (33) Ê (3) . Per dimostrare la (+), utilizziamo come al solito il teorema 4.3.4 . Sia 1 − G ; dobbiamo provare che 1" H1 § H, cioè che 1" 21 per ogni 2 − H . Per la (/), esistono 2! − H e 5! − K tali che 1 œ 2! 5! ; dunque 1" 21 œ a2! 5! b" 2a2! 5! b œ 5!" 2!" 22! 5! œ 5!" a2!" 22! b5! œ 5!" 2" 5! avendo posto 2" ³ 2!" 22! − H . Applicando adesso la (0 ), si ottiene che 1" 21 œ 5!" 2" 5! œ 2" 5!" 5! œ 2" − H come si voleva. Analogamente si prova la (,) . Per dimostrare la (- ), supponiamo per assurdo che in H K esista un elemento B Á " ; allora tale elemento si potrebbe scrivere come B † " (con B − H e 1 − K) oppure come 1 † B (con 1 − H e B − K) contraddicendo la (/). Sempre dalla (/) segue poi immediatamente la (. ). Proviamo infine che se valgono le (+), (,), (- ), (. ), (/), (0 ), allora G è (isomorfo al) prodotto diretto di H per K . Supponiamo in particolare che valgano la (/) e la (0 ) e costruiamo un isomorfismo f tra G e H ‚ K . Se 1 − G , per la (/) esistono esattamente un 2 − H ed esattamente un 5 − K tali che 1 œ 25 ; se poniamo fÐ1Ñ ³ Ð2, 5Ñ, la f è dunque una funzione ben definita tra G e H ‚ K . Proviamo che f è un omomorfismo: se 1" ( œ 2" 5" ) e 1# ( œ 2# 5# ) sono elementi di G, si ha (0 ) f(1" 1# ) œ fÐ2" 5" 2# 5# ) œ fÐ2" 2# 5" 5# ) œ Ð2" 2# , 5" 5# ) œ Ð2" , 5" )Ð2# , 5# ) œ f(1" )f(1# ) e quindi f è un omomorfismo tra G e H ‚ K . È immediato che f è suriettivo; per provare che è anche iniettivo (e che quindi è un isomorfismo), applichiamo il teorema 5.1.2 : se 1 ( œ 25 ) appartiene a Ker f , è Ð1H , 1K Ñ œ "H‚K œ f(1) œ f(25 ) œ Ð2 , 5 ) da cui 2 œ 5 œ " e pertanto 1 œ 25 œ " come si voleva. Esercizio 6.2.2 Dimostrare che il prodotto diretto fra un gruppo ciclico di ordine 8 e un gruppo ciclico di ordine 7 è ciclico se e soltanto se 7 e 8 sono primi fra loro. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 73 7.- AZIONI DI UN GRUPPO SU UN INSIEME 7.1 - Definizione e prime proprietà. Siano G un gruppo e H un insieme. Si dice azione di G su H un omomorfismo di G nel gruppo Sym(H) di tutte le permutazioni su H . Un’azione di G su H si dice fedele se è iniettiva, cioè se è un monomorfismo di G in Sym(H) . Se è data un’azione di G su H, si dice che G opera su H (mediante la data azione). Osservazione 7.1.1 Siano G un gruppo, H un insieme e : un’azione di G su H . Detta 1 la proiezione canonica di G su Ker :, per il primo teorema di omomorfismo (teorema 5.2.2) esiste un’(unica) azione G fedele < di Ker : su H tale che : œ < ‰ 1 . Teorema 7.1.2 Siano G un gruppo e H un insieme. Sia data un’applicazione H ‚ G Ä H che ad ogni coppia ordinata Ð=, 1Ñ con = − H e 1 − G associa un elemento =1 − H e che verifica le seguenti condizioni: (7.1.2.+) (7.1.2.,) ="G œ = =Ð1" 1# Ñ œ a=1" b1# a= − H ; a= − H , a1" , 1# − G . Allora la funzione : : G Ä HH definita da :(1)(=) ³ =1 è un’azione di G su H . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 74 Dimostrazione La condizione (7.1.2.,) esprime il fatto che :(1" 1# ) œ :(1# ) ‰ :(1" ), quindi per provare l’asserto c’è soltanto da verificare che :(1) è una permutazione su H per ogni 1 − G . " Sia dato 1 − G , e proviamo che :(1) è suriettiva. Se =! − H , posto =" ³ =!1 si ha :(1)(=" ) œ =11 œ Š=1! ‹ " 1 (7.1.2.,) œ =1! " 1 œ =!"G (7.1.2.+) œ =! e dunque =! proviene da =" mediante :(1) . Infine, sia dato 1 − G e proviamo che :(1) è iniettiva. Se 1" 1" =2 − H , è =11 œ =12 e quindi a=11 b œ a=12 b , ossia =" (7.1.2.+) œ ="" G œ ="11 " œ a=11 b (7.1.2.,) 1" œ a=12 b 1" (7.1.2.,) œ :(1)(=" ) œ :(1)(=2 ) =11 2 " œ =2"G (7.1.2.+) œ con =" , =2 come si voleva. Nel seguito utilizzeremo spesso il teorema 7.1.2 per definire un’azione di un gruppo su un’insieme, e comunque ne adotteremo sistematicamente la “notazione esponenziale”: pertanto, se è data un’azione del gruppo G sull’insieme H, scriveremo sempre =1 per indicare l’immagine di = mediante la permutazione associata a 1 − G . Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Un elemento = di H si dice un punto fisso per la data azione di G su H se =1 œ = per ogni 1 − G . 7.2 - Orbite. Transitività. Teorema 7.2.1 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . La relazione µ in H definita da =" µ =2 Í esiste 1 − G tale che =1" œ =# è una relazione di equivalenza in H . Dimostrazione La µ è riflessiva perché ="G œ = per ogni = − H (teorema 2.9.1) ; è simmetrica perché se =" µ =2 esiste 1 − G tale che ="1 œ =# e quindi " " 1 1 1 =" œ a=1 b œ =2 ossia =2 µ =1 ; ed è transitiva perché se =" µ =2 e =2 µ =3 esistono 1 2 2 1, 2 − G tali che =1" œ =# e =22 œ =3 cosicché =12 " œ a=1 b œ =2 œ =3 ossia =1 µ =3 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 75 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Le classi di equivalenza individuate in H dalla relazione di equivalenza µ considerata nel teorema 7.2.1 si dicono le orbite dell’azione di G su H . Se = − H, l’orbita dell’azione di G su H a cui appartiene = si indica con OG (=) . Teorema 7.2.2 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Le orbite dell’azione di G su H sono una partizione di H . Dimostrazione Ovvio per il teorema 7.2.1 e l’osservazione 0.7.5 . Siano G un gruppo e H un insieme. Un’azione di G su H per la quale esista una sola orbita si dice transitiva. Se l’azione di G su H è transitiva, si dice che G opera transitivamente su H . 7.3 - Stabilizzatore. Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Se = − H, si dice stabilizzatore di = in G (rispetto alla data azione di G su H) l’insieme G= ³ Ö1 − GÎ=1 œ =× . Teorema 7.3.1 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Per ogni = − H, lo stabilizzatore in G di = è un sottogruppo di G . Dimostrazione Sia = − H ; Poiché certamente 1G − G= , e quindi G= non è vuoto, possiamo dimostrare che G= è un sottogruppo di G verificando la condizione (333) del teorema 3.4.1 . Siano 1" , 12 − G= (ossia =1" œ =1# œ =) ; allora =1" 1# œ a=1" b1# œ =1# œ = , cosicché " " " = œ ="G œ =11 œ a=1 b1 œ =1 1" 12 − G= . Infine, se 1 − G= (ossia =1 œ =) si ha cioè 1" − G= come si voleva. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 76 Teorema 7.3.2 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Per ogni = − H, la cardinalità dell’orbita a cui appartiene = è uguale all’indice in G dello stabilizzatore in G di =, ossia kOG (=)k œ kG : G= k. Dimostrazione Si tratta di dimostrare che c’è una corrispondenza biunivoca fra l’insieme delle classi laterali destre di G= in G e l’orbita a cui appartiene = . Se 1 − G, poniamo :(G= 1) ³ =1 e dimostriamo che : è ben definita, è iniettiva ed è suriettiva. Per dimostrare che : è ben definita, supponiamo che sia G= B œ G= C con B, C − G e proviamo " che =B œ =C . In effetti, poiché G= B œ G= C si ha BC " − G= ossia =BC œ = da cui =B œ =(BC " C) œ Š=BC ‹ œ =C come si voleva. " C Per dimostrare che : è iniettiva, supponiamo che sia :(G= B) œ :(G= C) con B, C − G e proviamo che G= B œ G= C . Per definizione di :, se :(G= B) œ :(G= C ) si ha =B œ =C e dunque " " " " =(BC ) œ a=B bC œ a=C bC œ =(CC ) œ ="G œ = ossia BC" − G= ; ciò prova, come si voleva, che G= B œ G= C . È infine immediato che : è suriettiva: ogni elemento dell’orbita di = è infatti della forma =1 per un opportuno 1 − G , e quindi proviene mediante : da G= 1 . Corollario 7.3.3 Se G è un gruppo che opera transitivamente su un insieme H, H è equipotente all’insieme delle classi laterali destre in G (e quindi all’insieme delle classi laterali sinistre in G) dello stabilizzatore in G di un qualsiasi elemento di H, ossia kHk œ kG : G= k a= − H. Dimostrazione Se G opera transitivamente su H, c’è una sola orbita per l’azione di G su H che quindi coincide con H ; a questo punto basta applicare il teorema 7.3.2 . Osservazione 7.3.4 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Per ogni = − H, si ha che (= è un punto fisso per l’azione di G su H) Í (G= œ G) . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 77 Teorema 7.3.5 Siano G un gruppo e H un insieme, e sia data un’azione di G su H . Per ogni = − H e per ogni 1 − G , si ha G=1 œ 1" G= 1. Dimostrazione Sia B − G=1 e proviamo che B − 1" G= 1 , ossia che 1B1" − G= . Si ha in effetti =(1B1 " ) œ aa=1 bB b 1" œ a=1 b1 " œ =(11 " ) œ ="G œ = come si voleva. Sia ora B − 1" G= 1 (ossia 1B1" − G= ) e proviamo che B − G=1 . Si ha in effetti a=1 bB œ aa=1 bB b (1" 1) œ =(1B1 " 1) œ Š=(1B1 ) ‹ œ =1 " 1 come si voleva. 7.4 - Il caso finito: l’equazione delle orbite. Siano G un gruppo e H un insieme finito, e sia data un’azione di G su H . Se Hæ è un insieme di rappresentanti per le orbite dell’azione di G su H, si ha ovviamente (eq. 7.4.+) kHk œ ! kOG (=)k =−Hæ ossia, tenendo conto del teorema 7.3.2, (eq. 7.4.,) kHk œ ! kG : G= k . =−Hæ Se, come spesso conviene fare, vogliamo evidenziare il sottoinsieme H! dei punti fissi di H, si considera anziché Hæ un insieme di rappresentanti H0 per quelle orbite dell’azione di G su H che contengono più di un elemento: le equazioni (eq. 7.4.+) e (eq. 7.4.,) divengono allora rispettivamente kHk œ kH! k ! kOG (=)k (eq. 7.4.+! ) =−H! e (eq. 7.4.,! ) kHk œ kH! k ! kG : G= k . =−H! M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 78 Sia : un numero primo. Un gruppo G si dice un :-gruppo finito se kGk œ :! con ! − . Nel caso in cui si consideri l’azione su un insieme finito di un :-gruppo finito G , gli addendi kG : G= k che compaiono nella (eq. 7.4.,! ) sono tutti divisibili per : e si possono facilmente ricavare interessanti risultati. Teorema 7.4.1 Siano : un numero primo, G un :-gruppo finito e H un insieme finito. Se kHk è primo con :, esistono punti fissi per qualsiasi azione di G su H . Dimostrazione Se per una data azione di G su H non fossero punti fissi, la (eq. 7.4.,! ) diventerebbe kHk œ ! kG : G= k =−H! ma questa uguaglianza sotto le nostre ipotesi è assurda perché il membro di sinistra è un numero primo con : mentre il membro di destra è una somma di numeri tutti multipli di : e quindi è un multiplo di : . Teorema 7.4.2 Siano : un numero primo, G un :-gruppo finito e H un insieme finito. Se kHk è divisibile per :, per qualsiasi azione di G su H non può esserci esattamente un punto fisso: o non ce n’è nessuno, o ce n’è un multiplo (positivo) di : . Dimostrazione Per l’azione di G su H che si vuole considerare, scriviamo la (eq. 7.4.,! ) nella forma kH! k œ kHk Œ ! kG : G= k . =−H! Sotto le nostre ipotesi ogni termine al secondo membro è multiplo di : , dunque anche il primo membro è multiplo di : : in particolare, kH! k Á " (e più precisamente: kH! k œ ! oppure kH! k œ 5: con 5 − ™ ) . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 79 7.5 - Applicazione allo studio dei : -gruppi finiti. Sia G un gruppo. Ci sono tre importanti modi in cui G può operare su se stesso o sull’insieme dei propri sottoinsiemi: mediante moltiplicazione a destra, mediante moltiplicazione a sinistra e mediante coniugio. I primi due sono concettualmente equivalenti fra loro, il terzo è ben diverso. Per ogni 1 − G, se B − G e se S § G poniamo B1 ³ B1 ; S1 ³ S1 . Per il teorema 7.1.2, è immediato che abbiamo così definito un’azione di G su se stesso e sull’insieme dei propri sottoinsiemi; si dice in questo caso che G opera (su se stesso oppure sull’insieme dei propri sottoinsiemi) mediante moltiplicazione a destra. Per ogni 1 − G, se B − G e se S § G poniamo S1 ³ 1S . B1 ³ 1B ; Per il teorema 7.1.2, è immediato che abbiamo così definito un’azione di G su se stesso e sull’insieme dei propri sottoinsiemi; si dice in questo caso che G opera (su se stesso oppure sull’insieme dei propri sottoinsiemi) mediante moltiplicazione a sinistra. Per ogni 1 − G, se B − G e se S § G poniamo S1 ³ 1" S1 . B1 ³ 1" B1 ; Per il teorema 7.1.2, è immediato che abbiamo così definito un’azione di G su se stesso e sull’insieme dei propri sottoinsiemi; si dice in questo caso che G opera (su se stesso oppure sull’insieme dei propri sottoinsiemi) mediante il coniugio. Nei casi sopra considerati, l’insieme su cui G opera è G stesso oppure l’insieme dei propri sottoinsiemi; è chiaro però che G può operare come visto sopra anche su particolari sottoinsiemi di se stesso o dell’insieme dei propri sottoinsiemi. Ad esempio G può operare mediante moltiplicazione a destra sull’insieme delle classi laterali destre di un proprio sottogruppo; oppure può operare mediante moltiplicazione a sinistra sull’insieme delle classi laterali sinistre di un proprio sottogruppo; oppure può operare mediante il coniugio su un proprio sottogruppo normale. E ovviamente possiamo considerare la restrizione di tali azioni a qualsiasi sottogruppo di G . Teorema 7.5.1 Siano : un numero primo e G un :-gruppo finito. Se Ö1G × Á N – G , allora N Z(G) Á Ö1G × . Dimostrazione Consideriamo l’azione di G su N mediante il coniugio: sono verificate le ipotesi del teorema 7.4.2, perché H( ³ N) ha ordine multiplo di : . Poiché 1G è un punto fisso per l’azione considerata, ce ne deve essere almeno un altro: dunque in N esiste B Á 1G tale che 1" B1 œ B (ossia B1 œ 1B) per ogni 1 − G . Un tale B appartiene quindi a Z(G) e l’asserto è completamente provato. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 80 Corollario 7.5.2 Siano : un numero primo e G un :-gruppo finito. Allora Z(G) Á Ö1G × . Dimostrazione Basta applicare il teorema 7.5.1 con N ³ G . Esercizio 7.5.3 Sia : un numero primo. Si dimostri che ogni gruppo di ordine :# è commutativo. Teorema 7.5.4 Siano : un numero primo e G un :-gruppo finito. Se H Á G , allora H Á aG (H) . Dimostrazione Consideriamo l’azione di H mediante moltiplicazione a destra sull’insieme delle classi laterali destre di H in G : sono verificate le ipotesi del teorema 7.4.2, perché per il teorema 4.2.1 il numero delle classi laterali destre di H in G è una potenza di : (e non è " perché H Á G). Poiché H stesso è un punto fisso per l’azione considerata, ce ne deve essere almeno un altro: dunque esiste 1 − G tale che H1 Á H e H1 œ aH1b2 ³ H12 per ogni 2 − H . Ma H1 Á H significa che 1  H , e H1 œ H12 (per ogni 2 − H) significa che 121" − H (per ogni 2 − H), ossia che 1" − aG (H) . Poiché 1  H , è anche 1"  H e il nostro asserto è così dimostrato. Sia G un gruppo. Un sottogruppo M di G si dice massimale se (è un elemento massimale nell’insieme dei sottogruppi di G ordinato rispetto all’inclusione, cioè se) M Á G e per ogni sottogruppo H di G tale che M Ÿ H Ÿ G si ha M œ H oppure H œ G . Corollario 7.5.5 Sia : un numero primo, e sia G un :-gruppo finito. Ogni sottogruppo massimale di G è normale in G e ha indice : in G . Dimostrazione Sia M un sottogruppo massimale di G . Poiché M Á G, per il teorema 7.5.4 è M Ÿ aG (M) Ÿ G con M Á aG (M) ; per definizione di sottogruppo massimale ne segue che aG (M) œ G cioè che M – G . Consideriamo ora il gruppo quoziente G H M : se avesse un sottogruppo proprio, esso sarebbe della forma M con M Á H Á G , assurdo G perché M è un sottogruppo massimale di G . Dunque M non ha sottogruppi propri e quindi G per il teorema 3.5.9 il suo ordine è un numero primo. Ma ¹ M ¹a œ kG : Mkb è un divisore di kGk, dunque tale numero primo non può essere che : . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 81 8.- I TEOREMI DI SYLOW 8.1 - Due lemmi numerici. Riportiamo in questa sezione un paio di risultati “tecnici” che ci serviranno nella sez. 8.2 per la dimostrazione del teorema principale di questo capitolo. Lemma 8.1.1 Siano +, , numeri interi positivi tali che , divide + . Allora + + +" Œ, œ , Œ, ". Dimostrazione Si ha +†(+")†(+#)†...†(+(,"))†(+, ) + œ Œ, œ 1†#†...†(,#)†(,")†, + œ , † (+")†(+#)†...†((+")(,#))†((+")(,")) + +" œ , Œ 1†#†...†(,#)†(,") ," M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 82 Lemma 8.1.2 (Krull) Siano : un numero primo, 5 un numero intero positivo e 8 un numero intero positivo divisibile per :5 . Allora 8" Œ : 5 " ´ " Ðmod :Ñ . Dimostrazione Si ha 8" (8")†(8#)†...†(8(: 5 ")) 8(: 5 ") 8# œ 8" œ Œ:5 " œ 1 † # † ... † 1†#†...†(: 5 ") : 5 " 5 5 # ˆ 8 "‰ . 3 : 5 " 3œ" Poiché 3 : , : non divide 3 per 3 ³ ", #, ..., : " . D’altro lato, per ipotesi :5 divide 8 . Dividendo numeratore e denominatore per la massima potenza di : che divide 3, possiamo dunque scrivere 5 8 3 œ: B3 C3 con B3 e C3 numeri interi tali che : non divide C3 . # Š: : 5 " Sviluppando 3œ" B3 C3 "‹ otteniamo una somma di prodotti, uno dei quali è a "b : 5 " . Raccogliendo in un unico termine tutti gli altri addendi, con fattore comune : e denominatore @ dato dal prodotto di tutti gli C3 , possiamo scrivere : 5 " 8" B3 : ?@ Œ : 5 " œ # Š: C3 "‹ œ a "b 3œ" : 5 " dove ?, @ sono interi e @ non è divisibile per : (perché nessun C3 lo è). A questo punto ci resta soltanto da mostrare che ? @ è un numero intero, dato che a "b primo dispari :, mentre a "b # 5 " œ " per ogni numero œ " ´ " Ðmod #Ñ . Si ha : : 5 " ? @ œŒ : 5 " 8" a "b 5 : " e dunque : ?@ deve essere un numero intero (perché i coefficienti binomiali sono numeri interi), cosicché @ divide :?Þ Ma : è un numero primo che non divide @ , quindi necessariamente @ divide ? e l’asserto è completamente provato. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 83 8.2 - Il teorema principale. Teorema 8.2.1 (Sylow-Frobenius) Siano G un gruppo finito, : un numero primo e 5 un numero intero positivo tale che :5 divide kGk . Sia k:5 l’insieme dei sottogruppi di G che hanno ordine :5 . Allora ¸k:5 ¸ ´ " Ðmod :Ñ . In particolare, k:5 Á g . Dimostrazione Sia . un divisore di kGk e sia H l’insieme dei sottoinsiemi di G che hanno cardinalità . . Facciamo operare G su H mediante moltiplicazione a destra e cominciamo col raccogliere alcuni risultati sullo stabilizzatore GU del generico U − H in questa azione. S_1 G U § U Í "G − U . S_2 GU œ U Í U è un sottogruppo di G . S_3 U † GU œ U . S_4 U è unione di classi laterali sinistre di GU in G , e quindi kGU k divide kUk . Adesso ragioniamo sulle orbite dell’azione di G su H . O_1 Se H3 è l’orbita di U3 , kH3 k œ kGk . † . k GU3 k con kGk . e . k GU3 k numeri interi. Dimostrazione Per ipotesi . divide kGk, e per l’osservazione kUk œ . ) kGU k divide . . S_4 (ricordando che M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 84 O_2 Per ogni orbita H3 si ha kH3 k œ kGk . se e soltanto se in H3 c’è un sottogruppo. Dimostrazione Supponiamo in primo luogo che in H3 ci sia un sottogruppo: per l’osservazione S_2 e il teorema 7.3.2, si ha kH3 k œ kG. k . Viceversa, sia kH3 k œ kG. k cioè, per il teorema 7.3.2, kGU k œ . per un qualsiasi U − H3 . Scelto B − U, è "G − UB" œ U! − H3 . Per l’osservazione S_1 è GU! © U! ma poiché kGU! k œ . œ kU! k deve essere GU! œ U! e dunque U! è un sottogruppo. O_3 Se in un’orbita c’è un sottogruppo, ce n’è uno solo. Dimostrazione Ovvio, perché se in un’orbita c’è un sottogruppo di G allora tale orbita consiste esattamente delle classi laterali destre in G di quel sottogruppo. Per l’osservazione (eq. 8.2.1+) O_1 , l’equazione (eq. 7.4.+) si può riscrivere come kHk œ kGk . † Š kG.U k 3 . k GU 3 k ... . kGU3 k ‹ dove ÖU" , U# , ..., U> × è un insieme di rappresentanti delle orbite di H . Tenendo ulteriormente conto delle osservazioni O_2 e O_3 , l’equazione (eq. 8.2.1+) diventa (eq. 8.2.1,) kHk œ kGk . † kk. k . ¹ GU3 " ¹ . ¹ GU3 # ¹ ... . ¸ GU3 ¸ dove kk. k è il numero dei sottogruppi di G di ordine ., ÖU3" , U3# , ..., U3D × è un insieme di rappresentanti delle orbite di H a cui non appartengono sottogruppi, e i numeri interi . D ¹ GU3 4 ¹ sono divisori di . diversi da " . Esaminiamo ora il membro sinistro dell’equazione (eq. 8.2.1,) : il numero dei sottoinsiemi di k Gk G con . elementi, cioè kHk, è come noto Œ . Per il lemma 8.1.1, . kGk œ kGk kGk " Œ . Œ ." . cosicché possiamo riscrivere l’equazione (eq. 8.2.1,) come kGk " œ kk k . . ... . (eq. 8.2.1- ) Œ . ¸ GU3 ¸ ." ¹ GU3 " ¹ ¹ GU3 # ¹ D o anche (eq. 8.2.1. ) kk. k œ Œ kGk " . ." ¹ GU3 " ¹ . ¹ GU 3 # ¹ ... . ¸ GU3 ¸ D A questo punto vediamo che cosa accade se . ³ :5 come nelle ipotesi del nostro teorema. Tutti gli addendi della forma :5 5 ¹ GU3 4 ¹ (essendo divisori di : diversi da ") sono congrui a ! modulo : . L’asserto segue dunque dal lemma 8.1.2 . M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 85 8.3 - Sottogruppi di Sylow. Siano G un gruppo finito, : un numero primo e :! (con ! − ) la massima potenza di : che divide kGk (eventualmente ! œ ! e :! œ ") . Si dice :-sottogruppo di Sylow di G ogni sottogruppo di G che abbia ordine :! . L’insieme di tutti i :-sottogruppi di Sylow di G (che non è vuoto per il teorema 8.2.1) si indica con Syl: (G) . Osservazione 8.3.1 Ogni endomorfismo di un gruppo, per il “teorema di corrispondenza” (5.3.1), trasforma sottogruppi in sottogruppi. Ogni automorfismo di un gruppo, essendo in particolare una corrispondenza biunivoca, trasforma sottogruppi in sottogruppi della stessa cardinalità. Dunque, ogni automorfismo di un gruppo finito trasforma sottogruppi in sottogruppi dello stesso ordine: in particolare, per ogni numero primo :, ogni automorfismo di un gruppo finito G muta in sé Syl: (G) ; vedremo adesso (corollario 8.3.3) che Aut(G) (anzi, addirittura: Inn(G)) opera transitivamente su Syl: (G) . Se in un gruppo finito per un particolare numero primo : c’è un solo :-sottogruppo di Sylow, per quanto appena osservato esso è mutato in sé da ogni automorfismo del gruppo; in particolare, esso è mutato in sé da ogni automorfismo interno del gruppo e dunque (teorema 4.3.4) è un sottogruppo normale. Teorema 8.3.2 Siano G un gruppo finito, : un numero primo e 5 un numero intero positivo tale che :5 divide kGk . Siano H un sottogruppo di G di ordine :5 e P un :-sottogruppo di Sylow di G . Esiste 1 − G tale che H § 1" P1 . kGk Dimostrazione Sia H l’insieme delle classi laterali destre di P in G , e facciamo operare H su H mediante moltiplicazione a destra. È kHk œ kPk e dunque (poiché P è un sottogruppo di Sylow di G) kHk è primo con kHk ; per il teorema 7.4.1 c’è almeno un punto fisso per questa azione di H su H, ossia esiste 1 − G tale che aP1b2 œ P1 per ogni 2 − H . Ciò significa che a12b1" − P per ogni 2 − H ossia che 1H1" © P e infine che H © 1" P1 come si voleva dimostrare. M. Barlotti - Appunti di “Teoria dei gruppi” per il Corso di Laurea in Matematica - vers. 2.0 - Pagina 86 Corollario 8.3.3 Siano G un gruppo finito e : un numero primo che divide kGk . Tutti i :-sottogruppi di Sylow di G sono fra loro coniugati. Dimostrazione Siano P" e P2 due qualsiasi :-sottogruppi di Sylow di G . Per il teorema 8.3.2 (con H ³ P" e P ³ P2 ), esiste 1 − G tale che P" © 1" P2 1 . Poiché kP" k œ kP2 k , ne segue che P" œ 1" P2 1 , cioè l’asserto. Corollario 8.3.4 Siano G un gruppo finito e : un numero primo che divide |G|. Per qualsiasi P − Syl: (G) si ha kSyl: (G)k œ kG : aG (P)k . Dimostrazione Sia P − Syl: (G) . L’orbita a cui appartiene P per l’azione di G mediante il coniugio sull’insieme dei sui sottogruppi è (per il corollario 8.3.3) Syl: (G), mentre lo stabilizzatore di P è (per definizione) aG (P) . L’asserto è dunque immediata conseguenza del teorema 7.3.2 . Corollario 8.3.5 Sia :! la massima potenza di : che divide |G| . Il numero kSyl: (G)k dei : sottogruppi di Sylow di G è un divisore di |G| :! . Dimostrazione Ricordando che P Ÿ aG (P) (per il terorema 4.5.1), dal corollario 8.3.4 e dal teorema 4.2.3 ( H ³ aG (P) , K ³ P ) segue che kG : Pk kSyl: (G)k œ kG : aG (P)k œ ¸ aG (P) : P¸ da cui l’asserto poiché kG : Pk œ |G| :! .