Piano di Sviluppo Rurale PSR 2000-2006 Relazione annuale 2005 1. ANALISI DELLE CONDIZIONI GENERALI E DEGLI SVILUPPI SOCIOECONOMICI 1.1 ANALISI DELLE CONDIZIONI GENERALI DEL PIEMONTE E DEGLI SVILUPPI SOCIOECONOMICI L’andamento dell’economia internazionale nel corso del 2005 è stato piuttosto favorevole, trainato dagli Stati Uniti e soprattutto dall’espansione dei mercati emergenti, in primo luogo la Cina e l’India; il tono generale della congiuntura mondiale è risultato solo in moderato rallentamento rispetto al 2004. In Europa la dinamica è apparsa più stentata e questo ha inciso sulla spinta propulsiva dell’economia italiana, anche se non in misura tale da giustificare la crescita zero di quest’ultima, dovuta soprattutto a fattori strutturali interni. Vi è stata una crescita del commercio mondiale superiore al 7% e le prospettive dell’economia sono nel complesso ancora favorevoli: mentre ci si attende un certo rallentamento negli Stati Uniti, in Europa vi sono previsioni di crescita per il 2006 in seguito all’andamento promettente dei principali indicatori rilevati all’inizio dell’anno. Alcuni fattori, tuttavia, potranno incidere in misura rilevante, con eventuali effetti sfavorevoli sul quadro prospettico dell’economia in generale e, in particolare, di quella italiana: il riaccendersi del rincaro dei prezzi petroliferi che sottrae domanda all’economia e alimenta spinte inflazionistiche fino ad ora contenute, e la tendenza al rialzo dei tassi di interesse, particolarmente dannoso per un’economia, come quella italiana, caratterizzata da uno squilibrio del bilancio pubblico fra i più elevati. L’Italia ha avuto nel 2005 una crescita nulla del Pil, mostrando la situazione peggiore nell’ambito dell’Unione Europea: a dimostrazione di ciò, l’evoluzione dell’export italiano è risultata alquanto debole, determinando un’erosione delle quote di mercato che non accenna a ridursi dopo anni. I consumi sono stati frenati da un andamento del reddito disponibile poco dinamico e dalla scarsa fiducia in una possibile ripresa. La dinamica degli investimenti risulta infatti essere critica, anche il settore delle costruzioni rallenta notevolmente. L’unico a crescere è l’ambito degli investimenti pubblici . Per quanto riguarda il nodo della produttività, sul piano congiunturale si è avvertita una qualche stabilizzazione, nonostante il calo delle unità di lavoro. 5 Piano di Sviluppo Rurale PSR 2000-2006 Relazione annuale 2005 Il 2006 si è aperto con un primo trimestre positivo, ma persistono i fattori strutturali di difficoltà, quali specializzazione produttiva vulnerabile, frammentazione del sistema produttivo, debole incremento della produttività, scarso livello di innovazione e ricerca, limitata concorrenza nei servizi, aspetti che giustificano le previsioni di una crescita più ridotta rispetto a quella UE. L’economia del Piemonte, dopo la crescita dell’1,1% stimata dall’Istat nel 2004, è risultata nel 2005 nuovamente in ristagno: i primi dati sembrano indicare una contrazione del Pil pari a -0,4%, con una performance peggiore di quella dell’Italia. La produzione industriale in Piemonte, secondo l’indagine Unioncamere, nel 2005 è diminuita del 2,6%, un valore sostanzialmente analogo a quello nazionale, con una dinamica che nei primi tre trimestri dell’anno non ha denotato segnali di particolare attenuazione del ciclo negativo: nell’ultimo trimestre, invece, si sono avvertiti segnali di una inversione di tendenza della congiuntura industriale regionale con una dinamica tendenziale divenuta positiva (+0,9%), confermata da un recupero del +4,2% nel primo trimestre del 2006, che segna un assestamento dopo la fase di prolungata flessione. La spesa delle famiglie è leggermente diminuita (-0,5%) mentre nel 2004 era ancora in espansione. Si registra una contrazione in termini reali delle spese per l’abitazione, i generi alimentari, l’abbigliamento, le attività ricreative e culturali, alberghi e ristoranti e per gli altri servizi alla persona. Le spese per trasporti e comunicazioni, come le spese sanitarie sono cresciute, sebbene in misura minore rispetto all’anno precedente. L’indagine Unioncamere conferma una riduzione dei consumi dell’1,6%, concentrata nei citati ambiti merceologici. Le indagini congiunturali sulle imprese artigiane nella regione confermano la situazione di maggior difficoltà delle attività di servizio alla persona e delle riparazioni, cioè quelle direttamente collegate all’andamento dei consumi familiari. Alla diminuzione dei consumi delle famiglie ha contribuito un’evoluzione del reddito disponibile meno dinamica rispetto al 2005, da imputare principalmente ad una stasi nel reddito da lavoro autonomo, alla diminuzione del lavoro indipendente nell’occupazione e a una minor dinamica unitaria del reddito da lavoro dipendente Si è inoltre evidenziata una tendenza alla ricerca, da parte del consumatore, di formule di acquisto e di prodotti a minor prezzo, mentre il credito al consumo ha continuato a espandersi offrendo un qualche sostegno alla dinamica dei consumi. Il ricorso delle famiglie a fonti di finanziamento esterne ha sostenuto il mercato residenziale attraverso l’ulteriore espansione dei mutui concessi, anche grazie al 6 Piano di Sviluppo Rurale PSR 2000-2006 Relazione annuale 2005 perdurare di contenuti tassi di interesse; il dinamismo delle compravendite nella regione continua con una tendenza solo di poco inferiore all’anno precedente. I dati disponibili indicano una flessione della spesa per investimenti più accentuata nella regione di quella a livello nazionale, ad eccezione del capoluogo, che risulta ancora interessato da investimenti considerevoli. Ciò avviene anche per l’impatto della legge finanziaria del 2005 e delle regole per il rispetto del Patto di Stabilità nel 2005 e 2006, che per la prima volta hanno penalizzato proprio gli investimenti. Le indagini sulle imprese confermano, infatti, un andamento recessivo nella loro attività di investimento alla quale si associa una dinamica piuttosto contenuta degli impieghi bancari al settore delle imprese non finanziarie. Nel 2005, il Piemonte realizza una crescita delle vendite all’estero alquanto limitata se si tiene conto che l’aumento in termini di valore è di solo il +1,6%, inferiore alla dinamica nazionale e a quella regionale dell’anno precedente (+2,9%), conferma della difficoltà del sistema produttivo regionale a competere sui mercati mondiali. La dinamica temporale dell’andamento dell’export vede tuttavia un progressivo recupero nel corso dell’anno, con un andamento più favorevole negli ultimi due trimestri, preludendo a una ripresa della domanda estera per l’anno in corso. L’andamento regionale è sostanzialmente riconducibile alla forte contrazione nei servizi alle imprese, confermando la difficoltà del sistema produttivo in questa fase a competere sui mercati esteri, anche nelle sue specializzazioni immateriali. Indica inoltre come la dinamica di molti comparti dei servizi sia ancora piuttosto legata ad un retroterra manifatturiero locale consolidato. Alcuni comparti dei servizi sembrano, tuttavia, indicare una capacità di imporsi come nel caso dei servizi finanziari, in qualche misura il settore delle costruzioni, e degli scambi di royalties e licenze che testimoniano anche le relazioni di internazionalizzazione produttiva; mentre anche il Piemonte avverte la crisi di competitività che attraversa il comparto informatico. In particolare, il settore Ict sembra manifestare una debolezza strutturale nella regione, con una organizzazione polverizzata e ancora prevalentemente orientata al mercato locale. Il turismo piemontese registra un consistente aumento delle presenze nel corso del 2005, superiore al 9%. E’ il migliore risultato degli ultimi 15 anni; andando oltre quello già buono del 2004, supera la dinamica nazionale e riporta il valore assoluto delle presenze al livello di inizio anni ’80. L’aumento delle presenze è nettamente trainato dalla provincia di Torino (città e Valli olimpiche) e in minor misura da quella di Cuneo (Langhe e Roero). E’ risultato determinante l’afflusso di turisti 7 Piano di Sviluppo Rurale PSR 2000-2006 Relazione annuale 2005 stranieri come pure la rilevante presenza del personale facente parte dell’apparato logistico delle Olimpiadi invernali nella parte finale dell’anno. Alla costruzione di questo risultato hanno concorso molti fattori, alcuni non ripetibili – quali le iniziative legate ai giochi olimpici invernali - e altri di carattere più durevole come le politiche di incremento della qualità dei territori, la crescita dell’offerta di nuove tipologie di recettività, la migliorata accessibilità su Torino tramite voli low-cost. E’ da valutare positivamente il fatto che, nonostante un bilancio non favorevole della dinamica dell’economia, le stime Istat delle rilevazioni delle forze lavoro segnalino in Piemonte un aumento di 33.000 occupati. Tale aumento è connesso principalmente allo sviluppo del settore dei servizi non commerciali, rimarcando così la continuazione del processo di terziarizzazione della struttura occupazionale regionale. Una parte consistente di tale incremento è da attribuire alla diversa composizione del campione di riferimento Istat, che si è arricchito ulteriormente di popolazione straniera regolarizzata, consentendo di rilevare quote di occupazione sfuggite negli anni scorsi. Ciononostante, il dato che più positivamente si impone è un’assimilazione della struttura occupazionale piemontese -così come quella produttiva - a quella delle altre regioni del Nord, con un’accentuazione della transizione piemontese verso configurazioni meno marcatamente industriali e più terziarie. Tale convergenza è determinata soprattutto da un miglioramento decisivo del quadro occupazionale a Torino. In questo scenario di crescita dell’occupazione è comunque opportuno ricordare che il volume complessivo di lavoro è risultato stagnante o persino in riduzione, analogamente a quanto si è rilevato a livello nazionale, a seguito di crisi aziendali concentrate nei settori automobilistico e tessile. Infine si deve constatare come il lavoro atipico rimanga stabile nel 2005, con una quota dell’8,8% sul totale dei lavoratori indipendenti. Anche l’incidenza del parttime pari al 10,8% del totale, si mantiene stabile, indicando come, nella regione, la diffusione di queste forme di flessibilità risulti relativamente contenuta. Elementi di approfondimento La situazione nel settore automobilistico è cambiata, offrendo una tregua alla crisi della Fiat e alla situazione di indeterminatezza che ne caratterizzava la guida manageriale e le strategie industriali. Sotto questo profilo il 2005 può considerarsi un anno di svolta. La fine dell’alleanza con GM ha consentito alla Fiat maggiori gradi di libertà per accordi internazionali. La casa automobilistica torinese sta 8 Piano di Sviluppo Rurale PSR 2000-2006 Relazione annuale 2005 quindi puntando sullo sviluppo di nuovi modelli, mentre la strategia di chiusura degli impianti è stata messa in secondo piano. I dati evidenziano comunque una quota di mercato in diminuzione in Europa fino a tutto il 2005, che tocca proprio l’anno scorso il minimo storico con il 6,5,%, pari a meno della metà di quella detenuta nel 1990 (13,6%), anche se si è intensificata l’attività nei mercati più consolidati quali il Brasile, l’Argentina e la Turchia, e sono state avviate iniziative di sviluppo in altre aree emergenti. Nonostante le incertezze che hanno caratterizzato le performance della Fiat, vi è stata una significativa reattività nel settore della componentistica per autoveicoli in Piemonte. Tale settore, composto da piccole e medie aziende, ha attivato sbocchi di mercato verso altri marchi automobilistici, realizzando quindi, nell’ultimo quinquennio 2000-05, un progressivo incremento delle esportazioni. Nel 2005 inoltre, è stato concluso l’accordo sullo stabilimento di Mirafiori, che sta innescando un processo che va nella direzione di una governance innovativa del sistema dell’automotive piemontese, con il coinvolgimento delle organizzazioni locali del sistema imprenditoriale, della formazione e della ricerca. Le Olimpiadi hanno dato una scossa al tessuto socioeconomico della regione, in particolare alla provincia e alla città di Torino, affaticata da una prolungata crisi. La possibilità di mantenere e consolidare nel tempo i positivi risultati ottenuti spinge ad una riflessione critica sul ruolo che hanno avuto e potranno avere i grandi eventi nello sviluppo del Piemonte. Le prospettive di rendere duratura l’eredità olimpica si dovranno necessariamente collocare nel processo, iniziato da tempo, di miglioramento della qualità culturale e della vita, innanzitutto per i cittadini residenti. La provincia di Torino si conferma anche nel 2005 l’area dove la reazione è stata più energica. Per contro, sembra essersi diffuso un affaticamento di taluni motori di sviluppo in aree e distretti che compongono il diversificato panorama regionale, come ci indica la debole performance delle esportazioni di molte specializzazioni tipicamente distrettuali o delle aree caratterizzate da media impresa. 9