L`intelligenza artificiale migliori davvero quella umana

Walter Ruffinoni
L'intelligenza artificiale migliori davvero quella umana, questa è la sfida
http://www.huffingtonpost.it/walter-ruffinoni/lintelligenza-artificiale-migliori-davvero-quella-umanaquesta-e-la-sfida_b_15381662.html
16 marzo 2017
1 marzo, Nottingham, Inghilterra. Un folto gruppo di persone si avvia verso la fabbrica in cui
lavora, ma non è un turno come gli altri: è notte fonda, marciano compatti e in mano hanno
mazze e bastoni. Di lì a poco faranno a pezzi decine di macchine da lavoro. L'anno è il 1811, e
quella notte nasceva il luddismo, un movimento di protesta caratterizzato dal sabotaggio della
produzione industriale come risposta all'introduzione dei telai meccanici, che riduceva il
bisogno di lavoratori nel settore tessile.
A più di due secoli dalla prima rivoluzione industriale il mondo occidentale si interroga sui rischi
e sulle potenzialità di quella che già viene definita la quarta rivoluzione, quella dell'automazione
e dell'intelligenza artificiale (AI).
Nei prossimi anni molti settori produttivi sono destinati a cambiare per far fronte a un mondo
più digitalizzato e automatizzato. E la polemica sui robot che "ci ruberanno il lavoro" è già
argomento di dibattito pubblico. Ma inquadrare il fenomeno richiede la necessità di osservare
in maniera più complessa i cambiamenti in atto, a partire da quelli che impattano più
direttamente sulle nostre vite.
Le nuove tecnologie rendono innanzitutto le nostra quotidianità più semplice. Se sono alla guida
posso chiedere a Siri o a Cortana di impostare il navigatore, mandare un messaggio o trovare
una buona pizzeria nei dintorni. In particolare quest'ultimo compito, all'apparenza così
semplice, è possibile grazie a una serie di funzioni basate sulla geolocalizzazione e sulla
valutazione automatica di diversi scenari. Il vecchio stradario Tuttocittà è ormai un cimelio da
negozio vintage.
Ci permettono di automatizzare e rendere più efficienti anche molti servizi, come quelli di
trasporto e consegna. Di recente Graham Kendall, professore di informatica dell'Università di
Nottingham, ha spiegato perché i furgoni di Ups svoltano sempre a destra, anche a costo di dover
fare qualche chilometro in più. Il tutto è basato su un sistema che punta a ridurre le attese, come
quelli ai semafori, con un risparmio di tempo e di carburante, con conseguenze positive sia per
l'azienda che per l'ambiente.
Un recente rapporto della presidenza Usa conferma che tra il 60 e il 100% dei trasporti pubblici
e dei servizi di consegna merci su gomma potrebbero essere sostituiti da sistemi automatizzati
di guida. Non è un caso se un'azienda leader come Alphabet, casa-madre di google, sta
investendo dal 2009 nello sviluppo di un prototipo di auto senza pilota.
Molti lavori di sicuro potrebbero essere a rischio. Secondo un'analisi dell'Università di Oxford
professioni come quella di centralinista o di autista, per esempio, sono rispettivamente al
secondo e al quinto posto della speciale classifica dei lavori che potrebbero scomparire a causa
dei processi di automazione.
Ma ci sono anche vantaggi. Se oggi siamo subissati da telefonate, spesso fastidiose, di call center
pronti a proporci le offerte più disparate, nel futuro potremo ricevere su whatsapp suggerimenti
e promozioni personalizzate, basate sul nostro profilo di consumatore. Questo processo,
chiamato Conversional Commerce, offre la possibilità di integrare la promozione o la fruizione
di un servizio direttamente all'interno di app di messaggistica, tramite l'uso di automi (bot).
Vari studi, tuttavia, evidenziano un collo di bottiglia in alcune attività in cui le macchine non
possono eguagliare tutte le abilità creative e sociali dell'essere umano. L'intelligenza artificiale
limiterà il lavoro fisico e meccanico, quello spersonalizzante dello Charlot di Tempi Moderni, ma
favorirà la componente propriamente umana e intellettuale delle nostre mansioni.
Inevitabilmente, però, in futuro scompariranno molti lavori dal ridotto contenuto cognitivo per
far spazio ai robot in cloud e a occupazioni intellettualmente più avanzate.
Nell'era della Quarta Rivoluzione Industriale e dell'automazione, l'AI non agirà da sola, ma in
un dialogo costante con la controparte umana. Avremo tecnologie che permetteranno una più
precoce diagnosi del cancro o di altre malattie, ma starà al medico comprendere i sintomi del
paziente e tradurli in un linguaggio comprensibile alla macchina.
Così come la bontà di un piatto è data dalla qualità degli ingredienti e dall'abilità del cuoco, allo
stesso modo un'AI è utile se viene nutrita con buoni dati da un programmatore attento. Andiamo
verso un mondo in cui aumenterà la richiesta di professionisti capaci di produrre, raccogliere e
organizzare i dati in modo efficace, nonché di sviluppatori di software altamente qualificati.
In un tempo non troppo lontano i robot saranno in grado di imparare da soli e l'uno dall'altro, ma
sarà comunque necessaria una supervisione umana per assicurarsi che questo processo non
diverga dagli intenti originali. E a monte dei processi di sviluppo tecnologico saranno necessari
profili specializzati in scienze umane, per rispondere ai dilemmi etici con cui queste nuove
intelligenze artificiali dovranno via via confrontarsi.
In questi anni l'evoluzione tecnologica sarà tanto rapida quanto capillare, e investirà aspetti
sostanziali della realtà fisica in cui viviamo. Sarà necessario ripensare il disegno delle
infrastrutture e dei piani urbanisti per creare delle smart city progettate sulle potenzialità
tecnologiche e in cui la cyber-security sia implementata a un livello più esteso e minuzioso.
In conclusione, dovremo essere capaci di creare un sistema educativo più moderno, che prepari
i giovani a nuove sfide e gli permetta di acquisire un livello di competenza e conoscenza sempre
più elevato. Un sistema che sfrutti le possibilità dell'AI per fornire una formazione migliore, e
che attraverso l'insegnamento del coding nelle scuole introduca una forma mentis adatta alle
nuove richieste del mondo del lavoro.
Dobbiamo guardare al futuro con lucidità, consapevoli che tanto i rischi quanto le opportunità
dipendono non soltanto dalla tecnologia in sé, ma soprattutto dalle decisioni strategiche e dalle
politiche che si metteranno in atto per sfruttare al meglio il nuovo contesto. Siamo destinati a
vivere in un ecosistema inclusivo, che integrerà la componente digitale e automatizzata con
quella umana e intellettuale.
Creare le premesse affinché l'intelligenza artificiale migliori davvero quella umana è la sfida da
affrontare già oggi.
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