Coma - Fisiokinesiterapia

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“Aspetti clinici, diagnostici e
terapeutici delle malattie
cerebrovascolari”
Fisiopatologia
Nel corso di ischemia, il tessuto nervoso, pur
estraendo il massimo possibile dei nutrienti, non
riesce più a mantenere un adeguato metabolismo
aerobico e la produzione energetica viene in parte
affidata alla meno redditizia glicolisi anaerobica
responsabile di una modesta produzione di ATP
insufficiente a mantenere le funzioni neuronali,
quale, ad esempio, la pompa sodio-potassio, del
calcio etc..
Come conseguenza, la popolazione
neuronale ischemica
va incontro ad
alterazioni funzionali che sono, in
genere, di tipo deficitario e piu’ raramente di tipo irritativo.
La glicolisi anaerobica porta, come tappa finale,
alla formazione di acido lattico e, quindi, ad un
accumulo locale di ioni H+ (acidosi locale) che è
responsabile di vasodilatazione nella regione
ischemica. A seguito della vasodilatazione e della
caduta locale di pressione provocata dalla occlusione arteriosa, il territorio vascolare del tessuto
ischemico puo’ cosi riuscire ad operare un
“furto” di sangue a carico delle regioni circostanti, con aumento paradosso del suo flusso ematico regionale [flusso di lusso].
Se i meccanismi di compenso
locale non sono sufficienti a garantirne l'integrità, cellule endoteliali, neuroni e glia vanno incontro
ad edema citotossico e,
successivamente, a morte.
A causa del deficit di perfusione e dello
edema citotossico delle cellule endoteliali
capillari, inizia l’aggregazione delle piastrine che preclude ogni possibilità di ricircolazione [no-reflow phenomenon]. La
mancanza di flusso, l’ipossia, la conseguente acidosi locale danneggiano la barriera emato-encefalica, riducendone o abolendone le funzioni e causando la formazione di edema vasogenico.
La riduzione critica del flusso ematico
cerebrale si accompagna anche alla abolizione delle fisiologiche risposte vasomotorie alle modificazioni della pCO2 del
sangue arterioso le quali consistono in vasodilatazione ed aumento del flusso ematico
cerebrale in seguito ad ipercapnia e vasocostrizione e riduzione del flusso in seguito
ad ipocapnia.
Ne deriva che se i soggetti in cui si realizza una
ischemia focale vanno incontro a disturbi respiratori che provocano ipercapnia (condizione non
infrequente in corso di coma), nelle zone parenchimali adiacenti a quelle strutturalmente lese e che
rispondono ancora con modalità fisiologica alla
ipercapnia cioè vasodilatazione e aumento locale di
flusso ematico, puo’ instaurarsi un furto di sangue
[furto di sangue intracerebrale o fenomeno di
Robin Hood ] dalle zone strutturalmente lese non
piu’ sensibili alle variazioni della pCO2 e, quindi,
una ulteriore, dannosa, riduzione del flusso ematico
del parenchima strutturalmente leso.
Similmente, l’ipocapnia conseguente alla iperventilazione, provocando vasocostrizione e
riduzione del flusso ematico nelle zone parenchimali integre confinanti con quelle strutturalmente lese che hanno perso l’autoregolazione
ed il cui letto vascolare si trova in paralisi
vasomotoria puo’ provocare in queste ultime un
aumento passivo del flusso ematico [fenomeno
del controfurto o “intracerebral inverse steal
syndrome”].
Tipi fisiopatologici di edema
cerebrale
L’ischemia cerebrale si accompagna sempre ad
edema. L’edema cerebrale è definibile come un
aumento di volume della massa encefalica dovuta
ad un aumento intra e/o extracellulare del suo
contenuto di acqua ed elettroliti. La cavità
endocranica è un contenitore nel quale esistono
distretti vari esprimenti ciascuno un proprio
volume ed una propria pressione.
La risultante della interazione
pressoria delle componenti volumetriche dei singoli elementi
costituenti i vari distretti della cavità endocranica esprimono la
pressione endocranica.
Un edema cerebrale di lieve entità e
spazialmente circoscritto può non provocare sintomi e segni neurologici, mentre
se diffuso e di grave entità e al di sopra
dei limiti del suo compenso fisiologico
porta sempre ad ipertensione endocranica e a compromissione delle funzioni
cerebrali.
L'edema citotossico consegue ad un incremento
della osmolarità intracellulare secondario ad un
esaurimento del metabolismo ossidativo cellulare.
Questo’ultimo evento comporta una progressiva
inattivazione della pompa sodio-potassio ed un
conseguente netto accumulo intracellulare di ioni
sodio ed un liberazione ed accumulo intracellulare di idiogenic osmoles a partire dai costituenti cellulari e come conseguenza, per gradiente
osmotico, una diffusione di acqua dagli spazi
extra- a quelli intracellulari.
Da un punto di vista istopatologico,
l’edema citotossico è caratterizzato
dal rigonfiamento degli elementi
cellulari cerebrali (neuroni, glia e
cellule endoteliali). Esso è una delle
prime espressione del danno anossico
ed è localizzato ugualmente nella sostanza grigia e nella sostanza bianca.
L’edema vasogenico è la forma piu’ comune di
edema cerebrale osservabile nella pratica clinica.
Esso è caratterizzato da un aumento della
permeabilità delle membrane endoteliali dei
capillari ai vari costituenti plasmatici quali
macromolecole (proteine sieriche), elettroliti ed
acqua. L’alterazione della integrità anatomofunzionale della barriera emato-encefalica cui
esso consegue ha, almeno al suo esordio, un
carattere quasi sempre focale.
L’ulteriore diffusione del suo fronte che avviene
essenzialmente per diffusione, attra-verso lo
spazio interstiziale della sostanza bianca che per
la sua stessa struttura offre una minore resistenza,
dei vari costituenti il liquido edemigeno (proteine,
elettroliti ed acqua) viene facilitata dall’aumento
del gra-diente di pressione che viene a formarsi
tra il tessuto luogo di formazione dell’edema e le
cavità ventricolari. L’edema vasogenico è
principalmente localizzato nella sostanza bianca.
L’edema interstiziale o idrocefalico, infine,
è legato ad un aumento del contenuto idrico
della massa cerebrale per infiltrazione di
acqua nella sostanza bianca periventricolare
secondario ad aumento della pressione
liquorale.
All’edema sia esso citotossico o vasogenico,
consegue
sempre
un
aumento
della
pressione tessutale locale extravascolare la
quale puo’ raggiungere e superare quella
intracapillare ed intrarteriolare provocando
il collasso delle pareti vasali cioè, in ultima
analisi,
un
arteriolari.
aumento
delle
resistenze
L’aumento delle resistenze del letto arteriolocapillare ed il contemporaneo aumento della
pressione
endocranica
legato
all’edema,
in
assenza di un aumento proporzionale della
pressione arteriosa sistemica è causa della
riduzione del flusso ematico cerebrale nella
regione edematosa causa, a sua volta, di ulteriore
estensione del focolaio ischemico.
Livello di lesione
Livello di coscienza
Letargo
Stupore
Talamo
Mesencefalo
Coma
Ponte
Coma
Bulbo
Coma
Aspetti semeiotici rilevanti di alcuni disturbi della coscienza
Letargo
Condizione di sonnolenza da cui è possibile passare,
in seguito a stimolazioni fisiologiche, ad uno stato di
veglia. Conservazione dell’attività spontanea.
Stupore
Condizione di sonnolenza profonda da cui è possibile
passare ad uno stato di veglia, ma solo in seguito a
stimolazioni energiche specie dolorose. L’attività
spontanea è molto ridotta o quasi assente. Durante il
periodo di veglia provocata, le risposte motorie a
domande semplici sono spesso incongrue. Il malato
appare confuso.
Coma
Assenza di consapevolezza di sé e dell’ambiente da
cui non è possibile passare ad uno stato di veglia
nemmeno con stimolazioni dolorifiche energiche e ripetute. L’attività spontanea è assente e permane,
solo dipendentemente dalla profondità del coma, una
reattività riflessa agli stimoli di tipo motoria e/o
vegetativa.
Correlato anatomo-patologico
dell’ischemia cerebrale
Se l’ischemia è irreversibile, il tessuto nervoso
va incontro ad una precisa sequenza di eventi
patologici di trasformazione necrotica.
Poichè dei due nutrienti fondamentali del
tessuto cerebrale (ossigeno e glucosio), è
1'ossigeno a venire esaurito per primo quando
si occlude un vaso arterioso, il tessuto a valle
va incontro ad ipossia oligoemica stagnante,
inizialmente compensata dalla autoregolazione
locale, con dilatazione arteriolare la quale,
però, ad un certo punto diventa una vera e
propria vasoparalisi.
Se l'apporto energetico ai neuroni è
insufficientemente compensato da questo
primo meccanismo, entra in gioco un secondo compenso costituito dall'aumento
della estrazione di ossigeno, con aumento
della differenza artero-venosa in ossigeno.
Questi due meccanismi riescono a salvare il
tessuto nervoso fino ad un apporto ridotto
ad 1/4 del normale. Oltrepassata questa
“soglia”, compaiono i segni di disfunzione
del tessuto nervoso.
Le cellule più sensibili alla condizione di
ipossia e quindi le prime a mostrare segni
di alterata funzione, sono le cellule della
corteccia cerebrale cui seguono, in ordine
decrescente di vulnerabilità, i neuroni
dell’ipocampo, dei gangli della base, del
tronco dell’encefalo e del midollo spinale.
Subito dopo l’esordio dell’ischemia, all'interno
del neurone, l'alterazione strutturale più evidente si ha inizialmente a carico dei mitocondri le cui creste vanno incontro a rigonfiamento e disorganizzazione strutturale che a
sua volta è causa di ulteriore caduta della resa
della efficienza delle strutture enzimatiche
dell’organo. Successivamente, anche il reticolo
endoplasmatico si rigonfia e nel citoplasma
compaiono microvacuoli.
Dopo circa sei ore dall'inizio dell’ipossia, il
neurone mostra le tipiche alterazioni cellulari
ischemiche, quali citoplasma uniformemente
eosinofilo e disgregazione della sostanza tigroide
nucleare. Le cellule gliali mostrano un rigonfiamento dei nuclei che nei giorni successivi
vanno incontro a moltiplicazione; le cellule della
microglia entrano in attivita’ fagica di smaltimento trasformandosi in veri e propri fagociti i
quali dalla periferia marciano verso il centro della
lesione per rimuovere il tessuto necrotico.
Nelle primissime ore dell’ischemia, il focolaio
infartuale non è macroscopicamente differenziabile dal parenchima circostante sano anche se
sono microscopicamente presenti tutti gli aspetti
conseguenti al mancato apporto di ossigeno e di
glucosio legato alla condizione di ischemia (rigonfiamento dei mitocondri, edema citotossico, vasoparalisi).
Lo diventa dopo circa 6-8 ore dall’inizio della
ischemia anche alla TAC a causa dell’edema citotossico delle strutture cellulari del tessuto cerebrale in preda alla ischemia.
Dopo circa 24 ore l’edema che è, ora, prevalentemente di tipo vasogenico, si estende ben al
di là del territorio parenchimale preda della
necrosi e raggiunge la sua massima estensione
all’incirca dopo 3-5 giorni per poi regredire
dopo 15-20 giorni.
La minore resistenza alla penetrazione dei
raggi X da parte del tessuto edematoso
rispetto al tessuto sano ne permette la
visibilità alla TAC.
Dal 3° al 10° giorno il tessuto necrotizzato
colliqua e dalla sua periferia inizia il processo di
reazione mesenchimale che porta da una parte,
attraverso la proliferazione di macrofagi in
attività fagica di smaltimento, ad iniziare il riassorbimento del tessuto necrotico e, dall’altra, a
delimitare, sequestrandolo dal resto del parenchima, il tessuto necrotico. Il processo di riassorbimento puo’ durare a lungo e puo’ dar esito ad
una cavità cistica o ad una cicatrice poro-encefalica.
L’infarto ischemico legato ad occlusione
trombotica del lume arterioso è, in, generale, un infarto bianco. Esso diventa rosso
(infarto emorragico) per permeabilizzazione
delle pareti endoteliali agli eritrociti se il
vaso si ricanalizza o se un ostacolo al suo
deflusso provoca una stasi venosa.
La cascata neurotossica
dell’insulto cerebrale
ischemico
BASAL CEREBRAL BLOOD FLOW AND
METABOLIC RATES IN MAN
¾ CBF
(ml/min/100g)
57
¾ O2
(μmol/min/100g)
156
¾ Glucose
(μmol/min/100g)
31
Following Complete Arrest of Circulation ...
• Experimental Data
–
–
–
–
–
–
–
–
membrane ion pump failure
neurons and glia depolarize
release of excitatory amino acids
Ca 2+ overload
influx of Na+
lactic acidosis
oedema
activation of proteolytic enzymes
• Clinical Observations
– unconsciousness within seconds
– coma within minutes
– irreversible damage after 5 minutes
Following Focal Arrest of Circulation ...
LA CASCATA NEUROTOSSICA DELLO
INSULTO CEREBRALE ISCHEMICO È
CAUSA DI DUE TIPI DI MORTE CELLULARE :
• Morte “immediata”:
necrosi
• Morte “ritardata”:
apoptosi
La cascata neurotossica
dell’insulto cerebrale ischemico
Gli elementi cellulari costituenti il tessuto nervoso
sono grandi consumatori di ossigeno e glucosio e
dipendono per la produzione di ener-gia quasi
esclusivamente dal processo di fosfo-rilazione
ossidativa. In condizioni fisiologiche, per ogni 100
grammi di tessuto e per ogni minuto, il flusso ematico cerebrale medio è pari a 57 ml/min, l’utilizzazione media di ossigeno è pari a 156 mmol/min e
quella di glucosio è pari a 31 mmol/ min.
All’arresto
completo
della
circolazione
cerebrale seguono tutta una serie di eventi
metabolici che portano in pochi minuti a
danno irreversibile dei costituenti cellulari
del parenchima cerebrale e a coma cerebrale irreversibile.
Al contrario la riduzione focale del flusso ematico
cerebrale (CBF) al di sotto di 10-15 ml/min./100 g.
di tessuto e la conseguente restrizione nello apporto di ossigeno e di glucosio innescano alterazioni metaboliche e biochimiche di grado variabile
in funzione sia della durata della ischemia [alterazioni tempo-dipendenti] che dei gradienti di flusso
[alterazioni spazio-dipendenti ] cioè la cascata
neurotossica dell'insulto cerebrale ischemico che
è causa di due tipi di morte cellulare neuronale
“immediata”, per necrosi, e “ritardata”, per
apoptosi.
Nella zona cerebrale ischemica in un primo
tempo, la caduta critica del flusso ematico costringe gli elementi cellulari ad una maggiore
estrazione di ossigeno dalla emoglobina ma
quando la liberazione di ossigeno diviene insufficiente a permettere i normali livelli di metabolismo ossidativo cellulare si ha il viraggio della
glicolisi aerobia verso quelle anaerobia con conseguente acidosi lattica e ridotta produzione di
ATP che è la sorgente energetica delle pompe
ioniche intracellulari.
Il deficit della pompa sodio-potassio
determina una rapida perdita di
potassio dai neuroni che è causa di
massiva depolarizzazione neuronale e
gliale.
Se a questo punto si realizza il ripristino del
flusso ematico, il danno cellulare che si è
realizzato sino a quel momento è ancora
reversibile altrimenti il processo della cascata
neurotossica continua e si drammatizza con
l’esordio del fenomeno della eccitotossicità da
glutammato.
Succede, infatti, che i canali del calcio voltaggiodipendenti delle strutture somato-dendritiche e
presinaptiche si aprono e si realizza un accumulo
extra-cellulare di aminoacidi eccitatori anche
perché risulta impossibile il loro reuptake
presinaptico che è energy consumer. Il rapido
incremento di glutammato extrasinaptico causa
una ecces-siva stimolazione dei recettori NMDA
e AMPA innescando il meccanismo della neurotossicità.
Infatti, l'attivazione dei recettori AMPA
contribuisce alla depolarizzazione che è
ritenuta responsabile dell’aumento del
magnesio del recettore canale NMDA
con la conseguente apertura del recettore che permette un elevato flusso
intracellulare di ioni calcio.
A questo punto, l’ingresso massiccio di ioni
sodio e calcio per gradiente di concentra-zione
e di voltaggio e il difetto di estrusione attiva di
tali ioni che è ATP-dipendente, il conseguente
incremento di uptake attivo di calcio da parte
di mitocondri e reticolo endoplasmatico ed il
fatto che ciascun ione sodico o calcico è
rivestito da un mantello idrofilo di nove
molecole di acqua portano alla formazione di
edema citotossico.
Il fenomeno della eccitotossicità da glutammato con il
conseguente incremento endocellulare di ioni Calcio è responsabile del processo di
“morte immediata”.
L'elevazione della concentrazione intracitoplasmatica del calcio non solo disaccoppia, a
livello mitocondriale, la fosforilazione ossidativa che conduce ad un ulteriore decremento dell'energia fornita e all'aumento dei
radicali liberi ma è, poi, di per sè causa di
tutta una serie di eventi tossici nucleari e
citoplasmatici.
Essi sono l’attivazione di enzimi proteolitici
calcio-dipendenti quali lipasi, proteasi, endonucleasi ed altri enzimi catabolici che
degradano le proteine del citoscheletro, quali
actina e spectrina, o le proteine della matrice
extracellulare quali la laminina e che, collettivamente, hanno conseguenze deprimenti per
la funzione cellulare, la struttura della membrana ed il citoscheletro e che in ultimo conducono a necrosi.
L’attivazione della fosfolipasi A2 e della
ciclossigenasi conduce, poi, alla generazione
di specie reattive dell'ossigeno attraverso
l'attivazione della ossido-nitrico sintetasi
[NOS] e la formazione di ossido nitrico [NO]
in quantità eccessiva rispetto ai meccanismi
endogeni di scavenger e tutto cio’ causa
perossidazione dei lipidi endocellulari e ulteriore danno delle membrane eso- ed endocellulari.
L’ossido nitrico (NO) sintetizzato dagli enzimi
Ca2 – dipendenti e la Ossido nitrico sintetasi
(ONS) neuronali reagiscono con gli anioni
superossido per formare una specie moto
reattiva, il perossinitrito, che promuove il
danno cellulare. I radicali liberi dell’ossigeno,
infine, funzionano come come segnale
molecolare per l’attivazione del processo
infiammatorio ed apoptosico.
Il danneggiamento del DNA ad opera
delle endonucleasi e/o dei radicali
liberi innesca un complesso processo
auto-distruttivo coinvolgente la espressione genica della cellula. Come
conseguenza, i neuroni muoiono per
apoptosi.
C'è crescente evidenza che i mitocondri siano
le strutture chiave per l'induzione della morte
cellulare programmata. Modeste riduzioni
della produzione di ATP mitocondriale
possono innescare meccanismi apoptotici.
Studi recenti, inoltre, puntano sul rilascio di
caspasi, citocromo c e fattore inducente
l'apoptosi dai mitocondri come iniziatori della
morte cellulare apoptotica.
Se il flusso ematico viene restaurato, l'ossigeno può potenziare le reazioni bio-chimiche
che generano i radicali liberi. Un altro componente che contribuisce al danno cellulare è il
processo di infiammazione post-ischemica.
Nella zona ischemica, i recettori di adesione
endoteliale vanno incontro ad up-regulation ed
i leucociti aderiscono alla parete dei vasi
sanguigni, invadono il parenchima e rilasciano
citokine citotossiche, come il TNF-alfa, Il-1 ed
IL-6.
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