10 economicrevue diritto právo 12 Il concetto di diritto Mgr. Jan Matějka IT Per comprendere il significato basilare della parola diritto è necessario distinguere fra loro il diritto oggettivo dal diritto soggettivo. Per Diritto oggettivo si intende uno specifico sistema socionormativo, ovvero un sistema di norme (di regole) di comportamento sociale, il rispetto delle quali viene garantito dallo Stato (dal potere statale). Le norme che costituiscono la parte del diritto oggettivo si chiamano norme giuridiche. Nella sostanza si tratta di ordini, divieti e permessi giuridici in relazione a un determinato comportamento. Il diritto oggettivo risponde alla domanda quid iuris, ovvero cosa ha valore di diritto in un determinato momento, quale norma giuridica vale per il caso specifico. In quanto complesso ordinato di regole giuridiche valide in un certo Stato il diritto oggettivo prende il nome di ordinamento giuridico di quello specifico Stato. Per Diritto soggettivo si intendono la misura e i modi del possibile comportamento di un soggetto di diritto, ovvero di una persona (una persona fisica oppure una persona giuridica) che è protetta dal diritto oggettivo, di regola fatto osservare dallo Stato tramite imposizione. Il diritto soggettivo viene anche detto "autorizzazione". E' importante rendersi conto che, senza eccezione alcuna, per l'uomo tutto ciò che non è vietato dalla legge è consentito dal diritto. Per quanto riguarda invece il fine del diritto, se si eccettua la regolazione dei rapporti sociali, oggi esso coincide piuttosto con la tutela dei diritti soggettivi. Atti giuridici Nel caso in cui il debitore non adempia al suo debito, il creditore deve far valere il suo diritto in tribunale prima della scadenza del periodo di prescrizione. Deve perciò fare causa al debitore e un semplice sollecito non basta. Il contratto è un'azione giuridica bilaterale o plurilaterale attraverso la quale le parti giungono all'accordo di istituire un rapporto giuridico fra di esse. Le trattative della penale si fondano sull'obbligo di pagare una certa somma nel caso in cui la parte contrattuale trasgredisca i suoi obblighi contrattuali, e ciò anche nel caso in cui la trasgressione degli obblighi non abbia provocato danno alcuno. I fatti giuridici più frequenti e nella pratica dipendenti dalla volontà dell'uomo, ovvero quei fatti che, sulla base della legge, provocano delle conseguenze a livello giuridico, sono degli atti giuridicamente rilevanti. Gli atti giuridici vengono definiti dalla legge come espressioni della volontà orientate verso la nascita, la modifica oppure l’estinzione dei diritti e dei doveri oppure verso la generazione di altre conseguenze giuridiche che le norme giuridiche collegano con tali espressioni della volontà. Perché un atto giuridico abbia origine è necessario che vengano date entrambe le sue componenti di base, ovvero tanto la volontà quanto una sua adeguata espressione. Se non ci fosse volontà (ad esempio in caso di costrizione fisica) non si sarebbe neppure in presenza di un atto giuridico. Un atto giuridico non ci sarebbe però neppure se ne mancasse l'espressione. Un atto giuridico può essere compiuto attraverso un'azione (per realizzazione) oppure attraverso una mancata azione (per omissione). Gli atti giuridici realizzati si dividono poi in atti giuridici espliciti, ovvero compiuti verbalmente oppure per iscritto, e in atti diritto právo giuridici impliciti, vale a dire realizzati attraverso azioni implicite (ad esempio per l'espressione di disaccordo il fare no con la testa, lo sbarrare il testo di un documento oppure una firma, ecc.) Nel caso in cui non fossero presenti tutti i requisiti dell'atto giuridico, ovvero il requisito della persona, i requisiti della volontà (libera e seria), il requisito dell'espressione (comprensibile e specifica) e il requisito dell'oggetto dell'atto giuridico (la possibilità e il suo essere permesso), esso sarebbe un atto invalido. In altre parole invalido è quell'atto che non fosse stato realizzato in libertà e serietà, in modo specifico e comprensibile, nel caso in cui colui che lo avesse compiuto non avesse la facoltà di compiere atti giuridici, nel caso in cui per contenuto oppure per scopo fosse contrario alla legge o la eludesse o ancora nel caso in cui contravvenisse alla morale o non fosse stato compiuto nella forma richiesta dalla legge. Se il suo significato è indubbio, un atto giuridico non viene invece invalidato per gli errori di scrittura oppure di calcolo. Nel caso in cui le ragioni della non validità si rapportino a una parte soltanto dell'atto giuridico, a non essere valida è esclusivamente quella parte, a meno che dal carattere dell'atto giuridico oppure dal suo contenuto o ancora dalle circostanze in cui esso ha avuto origine, non emerga che tale parte non può essere assolutamente separata dal resto del contenuto. La legge riporta inoltre i casi in cui un atto giuridico viene considerato come non valido solo se a richiedere tale invalidità è un determinato soggetto, ad esempio quello che, durante un atto giuridico, sia stato condotto in errore, ecc. Gli atti giuridici possono essere distinti innanzi tutto in unilaterali (ad es. un testamento), bilaterali (un contratto) e plurilaterali (ad esempio un contratto di associazione). Inoltre li suddividiamo in specifici (ad esempio in caso di proposta di stipula di contratto) oppure generali (ad esempio in caso di concorso pubblico), in atti inter-vivos (ovvero fra persone viventi) oppure mortis causa (i cui effetti giuridici sopravvengono solo dopo la morte del soggetto, ad esempio un testamento e una diseredazione), a titolo oneroso o gratuito, formali (ad esempio la legge richiede la forma scritta) e informali, ecc. 12 economicrevue La divisione del diritto Il diritto materiale e il diritto processuale Le norme giuridiche di un determinato ordinamento giuridico possono essere classificate in due sottosistemi che prendono il nome di diritto materiale e diritto processuale. Le norme del diritto materiale stabiliscono, per dirla in modo semplificato, quali diritti e quali doveri hanno le persone cui esse sono destinate. Le norme del diritto processuale stabiliscono in quale modo formale, ovvero con quale processo, i diritti possono essere fatti valere, come i diversi soggetti possono e devono comportarsi in un processo giuridico, ovvero in quale modo formale si può far rispettare l'adempimento dei doveri. Queste norme vengono altrettanto dette regole procedurali. Le regole procedurali più importanti sono l'ordinamento giudiziario civile (legge n. 99/1963 e seguenti), l'ordinamento penale (legge n. 141/1961 e seguenti), l'ordinamento amministrativo (legge n. 71/1967 e seguenti), la legge sull'amministrazione delle tasse e delle imposte (legge n. 337/1992 e seguenti), ecc. Il diritto pubblico e il diritto privato Tradizionalmente è possibile dividere il diritto in due grandi sottosistemi, ovvero in diritto pubblico e in diritto privato (tale suddivisione affonda le sue radici storiche nel diritto romano, dove venivano distinti uno ius publicum e uno ius privatum). Non si tratta però di una suddivisione del tutto precisa, con un chiaro confine fra gli ambiti, perché alcune norme giuridiche contengono tanto disposizioni di carattere privatistico quanto disposizioni di carattere pubblicistico. Tale distinzione ha quindi un significato pratico soltanto molto limitato ed è sempre stata (e lo è tuttora) confusa, per quanto per distinguere diritto pubblico e diritto privato sia stata elaborata tutta una serie di teorie. 11 12 economicrevue diritto právo 12 Il fondamento del diritto pubblico è il diritto costituzionale ed inoltre in esso rientrano di regola il diritto amministrativo, il diritto finanziario, il diritto della previdenza sociale, il diritto penale, ecc., come pure il diritto processuale. Il fondamento del diritto privato è il diritto civile ed inoltre in esso rientrano soprattutto il diritto commerciale, il diritto del lavoro, il diritto di famiglia e il diritto privato internazionale. Esistono naturalmente anche dei rami giuridici misti, come per esempio il diritto della libera professione, il diritto dei trasporti, il diritto dell'ambiente, il diritto della sanità, ecc. Il diritto civile e il diritto commerciale Come già riportato in precedenza, entrambi questi diritti (il civile e il commerciale) sono rami del diritto privato. Per comprendere il rapporto che esiste tra di essi è importante sapere che fonte principale del diritto civile è la legge n. 40/1964 del Codice Civile, la quale è al tempo stesso la fonte generale del diritto privato. La legge n. 513/1991 del Codice di Commercio (come fonte principale del diritto commerciale) è, in rapporto alla legge civile, una norma di carattere speciale. Ciò significa allora che la posizione degli imprenditori e i rapporti commerciali vincolati da obbligazioni, così come anche alcuni altri rapporti che sono in relazione con l'attività imprenditoriale vengono regolati sulla base di un regolamento speciale (il Codice di Commercio), mentre, nel caso in cui basarsi su tale legge risulti impossibile, si apre lo spazio per l'applicazione di ulteriori norme giuridiche (soprattutto allora del Codice Civile e di altre norme del diritto civile). I diritti reali e i diritti di credito Entrambi questi diritti sono regolati dal Codice Civile. I diritti reali vengono di regola intesi come categoria in coppia con il diritto di credito. Dal diritto di credito il diritto reale si distingue per il fatto di dare al soggetto autorizzato il cosiddetto "dominio" giuridico diretto ovvero immediato sulla cosa (in latino res, da cui il termine diritto reale). Ciò significa che, rispetto ai diritti di credito, i quali presuppongono sempre un certo rapporto giuridico relativo del soggetto autorizzato verso qualcun altro (creditore verso debitore), ovvero un rapporto in cui i bisogni di un soggetto vengono alla fin fine soddisfatti solo grazie alla collaborazione di qualcun altro, il soggetto che è autorizzato dal diritto reale all'esercizio del suo diritto (e quindi per la realizzazione dei suoi bisogni) non ha bisogno né di una tale collaborazione né di nessun altro tipo di mediazione, poiché i suoi bisogni può realizzarli direttamente ovvero immediatamente da solo (ad esempio nel caso di utilizzo di una cosa propria da parte del proprietario). La principale funzione del diritto di credito è quella di assicurare il soddisfacimento dei bisogni umani in una sinergia (cooperazione). Effetti giuridici La prescrizione e l’estinzione del diritto (la preclusione) Un diritto si prescrive nel caso in cui non sia stato esercitato entro il termine del periodo di prescrizione stabilito dalla legge. Se il debitore fa appello alla prescrizione, la corte non riconosce più il diritto al creditore. Si prescrivono tutti i diritti patrimoniali, ad eccezione del diritto di proprietà. Il diritto di garanzia non viene però prescritto prima del credito garantito attraverso di esso. Al tempo stesso non si prescrivono i diritti che derivano dal deposito nei libretti di deposito, sui conti correnti oppure da altre forme di deposito mentre il rapporto di deposito dura. Il debitore può però pagare anche un credito prescritto ma in tal caso non può più richiedere la restituzione di quanto ha pagato. Il periodo di prescrizione decorre a partire dal giorno in cui il diritto avrebbe potuto essere esercitato per la prima volta, ovvero a partire dal giorno in cui si sono verificate tutte quelle condizioni necessarie per il sorgere del diritto. Generalmente il periodo di prescrizione è di tre anni. A seconda dei casi concreti la legge stabilisce però anche periodi differenti. I diritti riconosciuti dal tribunale oppure da altro organo si prescrivono dopo dieci anni a partire dal giorno in cui, in base alla decisione, l'adempimento avrebbe dovuto essere compiuto. Ciò vale in modo analogo per quei diritti che dal debitore vengono ammessi tanto riguardo al motivo che all'ammontare. Il periodo di prescrizione in questo caso decorre a partire dal giorno dell'ammissione del debito, a meno che in tale ammissione sia stato riportato il termine per l'adempimento. In tal caso il periodo di prescrizione comincia a decorrere solo una volta scaduto questo termine. Nel caso in cui il debitore non adempia al suo debito, il creditore deve far valere il suo diritto in tribunale prima della scadenza del periodo di prescrizione. Deve perciò fare causa al debitore e un semplice sollecito non basta. Dalla prescrizione del diritto è necessario distinguere la decadenza del diritto, per cui un diritto che non sia fatto valere entro i termini stabiliti dalla legge si estingue. Un diritto estinto non può essere soddisfatto; si tratterebbe infatti di adempimento di un cosiddetto indebitum. Per l'adempimento realizzato dopo l'estinzione del diritto può essere quindi richiesta la ripetizione dell’indebito (differentemente che per la prescrizione). I diritti reali possono essere definiti come diritti assoluti (ciò significa che sono efficaci nei confronti di chiunque, per cui ogni altro soggetto ha il dovere di non intralciare il titolare nell'esercizio del suo diritto nei confronti della cosa), il cui oggetto è un bene materiale. La proprietà I diritti reali possono essere suddivisi in due sottogruppi. Il primo è composto dal diritto di proprietà, fra le cui fila rientra di regola anche il possesso di un bene da parte di una persona diversa dal proprietario, mentre nel secondo gruppo ci sono invece i diritti reali verso un bene altrui che, secondo il diritto in vigore, corrispondono a: diritto di garanzia o di sub-garanzia, diritto corrispondente a una servitù,diritto di ritenzione, diritto di prelazione e diritto di locazione. La proprietà è uno dei diritti soggettivi. Nei limiti della legge il proprietario è autorizzato a mantenere la proprietà, a utilizzarne e goderne i frutti e gli utili e a disporre di essi. Oggetto della proprietà non possono essere quei beni il cui carattere non permette loro di esserlo (ad esempio la loro naturale ingovernabilità) oppure per i quali ciò viene stabilito dalla legge stessa. Tali beni vengono qualificati come res nullius. Un bene naturalmente ingovernabile è ad esempio l'aria oppure l'acqua che Proprietà diritto právo scorre in un corso d'acqua, e simili. (Res nullius e quindi beni senza padrone sono anche le cose abbandonate dal proprietario. A differenza dei beni di cui si è detto in precedenza, però, essi sono adatti per essere oggetto della proprietà e possono nuovamente avere un padrone). Al diritto di proprietà corrisponde l'obbligo degli altri soggetti di non turbare il proprietario nel suo diritto. Dal turbamento del diritto di proprietà il proprietario si difende con accuse nell'ambito del diritto di proprietà mentre contro un turbamento immediato egli può difendersi (naturalmente in giusta misura) anche ricorrendo all'autotutela. La proprietà si può acquisire con contratto d'acquisto, di donazione oppure con altro tipo di contratto, per eredità, per decisione di un organo dello Stato oppure sulla base di altri fatti stabiliti dalla legge, ad esempio per usucapione, incremento del bene, e simili. Se un bene mobile viene trasferito sulla base di un contratto, la proprietà si acquisisce con la consegna del bene, a meno che la norma giuridica oppure le parti non abbiano deciso diversamente. Se sulla base di un contratto ad essere ceduto è un bene immobile, di regola la sua proprietà viene acquisita con la registrazione al catasto. Il diritto di proprietà non può essere prescritto. La proprietà degli appartamenti e dei locali ad uso non abitativo Gli appartamenti sono parte dell'edificio in cui si trovano e non sono un bene giuridicamente indipendente. Un'eccezione a questa norma la creano quegli appartamenti a cui si ricollega la legge n. 72/1994 , con la quale vengono regolati alcuni rapporti di comproprietà nei confronti degli edifici nonché alcuni rapporti di proprietà nei confronti degli appartamenti e dei locali ad uso non abitativo (legge sulla proprietà degli appartamenti). Analogamente ciò vale anche per i locali ad uso non abitativo. In base alla legge citata la comproprietà dell'edificio e la proprietà di appartamenti oppure di locali ad uso non abitativo in esso situati possono essere acquisite solo in edifici con almeno due appartamenti oppure due locali ad uso non abitativo indipendenti oppure con almeno un appartamento e un locale ad uso non abitativo indipendenti. La legge richiede una dichiarazione del proprietario dell'edificio finalizzata alla determinazione degli appartamenti e dei locali ad uso non abitativo nonché della cosiddetta parte in comune dell'edificio, in cui rientrano soprattutto le fondamenta, il tetto, le strutture portanti, gli ingressi, le scale, i locali della lavanderia e dello stenditoio, il locale per le carrozzine, i locali della caldaia, le canne fumarie, gli scambiatori di calore, le tubature per il calore e per l'acqua calda e fredda, del gas, dell'elettricità, dell'impianto di aereazione, della rete fognaria, gli ascensori, i parafulmini, le antenne in comune, anche se localizzate al di fuori dell'edificio, nonché le piccole costruzioni che creano delle dépandance dell'edificio e le altre parti oppure gli arredi destinati a un uso comune. La proprietà di un appartamento oppure di un locale ad uso non abitativo ha origine con il deposito della suddetta dichiarazione del proprietario al catasto oppure con l'edificazione dell'appartamento o del locale d'esercizio sulla base di un contratto sulla loro costruzione stipulato dai costruttori del nuovo appartamento o locale d'esercizio con i proprietari già esistenti degli appartamenti e i dei locali d'esercizio dell'edificio. La legge ammette poi anche altre possibilità di origine della proprietà. 12 economicrevue Con il sorgere della proprietà di un appartamento o di un locale ad uso non abitativo ha origine la comproprietà delle parti dell'edificio in comune. Si tratta di una comproprietà per quote. L'ampiezza delle quote si basa su una proporzione tra la superficie del pavimento degli appartamenti o dei locali ad uso non abitativo e la superficie complessiva di tutte queste unità nell'edificio. In un edificio con almeno cinque unità (appartamenti oppure locali d'esercizio) e con almeno tre unità di proprietà di tre differenti proprietari ha origine un condominio di proprietari che è una persona giuridica in grado di gestire i propri diritti e di impegnarsi in tutte le questioni collegate con l'amministrazione, l'esercizio e le riparazioni delle parti dell'edificio in comune. La comunità ha origine il giorno della consegna all'ultimo di questi proprietari del documento con la clausula che certifica la registrazione al catasto oppure di un altro documento con cui l'organo di Stato competente dimostra i rapporti di proprietà nei confronti delle unità suddette. L'appartenenza alla comunità ha origine e si estingue contemporaneamente al trasferimento oppure alla cessione dell'unità di proprietà. I comproprietari dell'unità sono condomini. La legge regola tanto l'organizzazione interna della comunità quanto i diritti e i doveri dei proprietari delle unità. Con il trasferimento oppure con la cessione della proprietà di un'unità la comproprietà passa alle parti in comune dell'edificio e del terreno su cui l'edificio è collocato. La legge regola anche i diritti a tale terreno (le particelle edificate). In caso di cessione della proprietà di un'unità vengono tutelati i diritti del suo locatario, cosa che vale anche per i membri delle cooperative edili, benché, soprattutto a proposito del trasferimento delle unità delle cooperative edili, della separazione di parte di una cooperativa e del trasferimento delle unità delle unità corrispondenti a ville unifamiliari a schiera dalla proprietà delle cooperative edili, la legge contenga anche disposizioni ulteriori. La comproprietà Il bene può essere suddiviso in quote ed essere in comproprietà. La quota esprime la misura in cui i comproprietari suddividono i diritti e i doveri che riguardano il bene comune. Se dai partecipanti non viene deciso altrimenti oppure se la norma giuridica non stabilisce diversamente, le quote di tutti i comproprietari si presumono uguali. Alle azioni giuridiche che riguardano il bene comune tutti i comproprietari sono vincolati e autorizzati comunemente e in modo indivisibile. Relativemente alla gestione del bene comune, a decidere sono nella maggior parte dei casi i comproprietari in base all'ampiezza delle loro quote. Se tale decisione non viene raggiunta, a decidere è il tribunale su proposta di uno qualunque dei comproprietari. Nel caso in cui si ceda una quota di una comproprietà e non si tratti di trasferimento a un congiunto, gli altri comproprietari hanno nei confronti di tale quota un diritto di prelazione. I condomini si possono accordare sull'estinzione del condominio e sugli accordi reciproci che ne seguirebbero. Se a tal proposito non si giungesse però ad alcun accordo, a decidere sarebbe ancora una volta, su proposta di uno qualunque dei comproprietari, il tribunale. Oltre alla comproprietà in quote la legge riconosce anche la comunione dei beni dei coniugi. I beni in comune dei coniugi sono composti dal patrimonio da loro acquisito durante il matrimonio, eccezion fatta per quello acquisito per eredità o donazione, per quello acquisito da uno dei coniugi come patrimonio che rientrava nella sua proprietà esclusiva, per i beni che servono al bisogno 13 14 economicrevue diritto právo 12 personale di uno dei coniugi soltanto e per i beni rilasciati in restituzione ad uno di essi oppure al suo predecessore legale per una cosa che aveva in sua proprietà prima di contrarre il matrimonio. Con un contratto concluso in forma di atto pubblico i coniugi possono ampliare oppure restringere il volume dei beni in comune oppure possono curarne l'amministrazione in un modo differente da quello fissato dalla legge. Prima di unirsi in matrimonio l'uomo e la donna possono in modo analogo regolare tramite contratto i loro rapporti di proprietà nel matrimonio futuro. I beni in comune vengono utilizzati e mantenuti in comune da entrambi i coniugi. L'amministrazione ordinaria di questo patrimonio può essere tenuta da ognuno dei coniugi. Per la straordinaria amministrazione è però necessario il consenso di entrambi, pena l'invalidità degli atti giuridici che non rispettano questa richiesta. Le obbligazioni relative al patrimonio in comune vengono adempiute da entrambi i coniugi, insieme e indistintamente. Ciò vale anche per quei doveri e quelle autorizzazioni che derivano dagli atti giuridici e che riguardano i beni in comune. Per fini imprenditoriali il patrimonio in comune può essere impiegato da uno dei coniugi solo con il consenso dell'altro coniuge. Per ragioni gravi, su proposta di uno dei coniugi il tribunale può ridurre il patrimonio in comune dei coniugi, cosa che può accadere anche nel caso in cui uno dei due coniugi conduca un'attività imprenditoriale. Nel caso in cui i beni in comune dei coniugi periscano, è necessario trovare un accordo. A questo proposito l'accordo deve avere forma scritta. Nel caso in cui non si riuscisse però a giungere ad un accordo, a decidere sarà il tribunale su proposta di uno dei coniugi. Il possesso e l'usucapione Il possessore è colui che dispone di un bene come se fosse il proprio oppure chi esercita un diritto per sé. Si possono possedere solo beni e diritti che ammettono un esercizio costante oppure ripetuto. Il possesso è uno stato di fatto con cui la legge collega certi diritti, per cui nella teoria del diritto si parla anche di diritto di possesso. Si distinguono un possesso legittimo e un possesso illegittimo. Il possessore legittimo è un possessore che in tutte le circostanze è in buona fede e sa che il bene oppure il diritto gli spettano. Nelle situazioni dubbie si presume comunque che il possesso sia legittimo. A meno che la legge non disponga diversamente, il possessore del bene ha gli stessi diritti del suo proprietario e soprattutto, dopo un periodo di possesso legittimo, ha diritto anche ai frutti e agli utili che derivano dal bene. Nei confronti del proprietario del bene ha inoltre il diritto al rimborso delle spese finalizzate espressamente per una rivalutazione del bene. Le spese generiche relative alla manutenzione e all'esercizio non vengono invece rimborsate. Un possessore illegittimo ha l'obbligo di consegnare al suo proprietario il bene assieme ai suoi frutti e ai suoi utili nonché di rimborsargli i danni derivati da tale possesso illegittimo. Può però detrarre le spese che ha dovuto affrontare per la manutenzione e l'esercizio del bene e, qualora ciò sia tecnicamente possibile senza un peggioramento della sotanza del bene, può separare il bene da ciò che è servito a valorizzarlo con le sue spese. Il possessore del bene diventa il proprietario del bene qualora lo abbia ininterrottamente in possesso per tre anni nel caso di un bene mobile e per dieci anni nel caso di un immobile. In questo periodo viene compreso anche l'eventuale lasso di tempo in cui ad averlo in possesso legittimo era il predecessore legale del possessore. Contratto Il contratto Il contratto è un'azione giuridica bilaterale o plurilaterale attraverso la quale le parti giungono all'accordo di istituire un rapporto giuridico fra di esse. La proposta di stipulare un contratto deve essere sufficientemente certa. E' possibile anche revocarla, ma solo nel caso in cui la revoca venga fatta pervenire alla persona in causa prima che essa abbia comunicato l'accettazione di tale proposta. La tempestiva dichiarazione fatta dalla persona cui la proposta era destinata oppure qualsiasi sua altra tempestiva azione dalla quale sia possibile dedurre il suo consenso equivalgono all'accettazione della proposta. La tempestiva accettazione della proposta diviene istantaneamente efficace non appena l'espressione dell'accordo con il contenuto della proposta giunge al proponente. E' possibile però revocarla qualora la revoca giunga a destinazione al più tardi contemporaneamente all'accettazione. Il contratto viene stipulato non appena l'accettazione della proposta di stipula diviene efficace. Il contratto di cessione di immobili deve avere forma scritta e le espressioni delle parti devono essere contenute nello stesso documento. Qualora la legge stabilisca che per il contratto è necessaria la decisione di un organo competente, tale contratto sarà efficace soltanto dopo tale decisione. Dal contratto è possibile recedere soltanto qualora ciò sia previsto dalla legge oppure concordato dalle parti. Con il recesso il contratto viene immediatamente sciolto, a meno che non venga stabilito diversamente da una norma giuridica oppure dalle parti. Il diritto di recedere dal contratto lo ha quella parte che abbia stipulato un contratto in condizioni difficili e palesemente svantaggiose. Un contratto può essere stipulato anche a favore di terzi. Esiste la possibilità di stipulare altrettanto un contratto preliminare (pactum de contrahendo). Alcuni tipi contrattuali sono esplicitamente regolati dalla legge (ad esempio il contratto di compravendita, quello di locazione, ecc.) ma è possibile stipulare anche contratti non altrettanto esplicitamente regolati (si tratta dei cosiddetti contratti atipici): essi non devono però contraddire il contenuto oppure la ratio della legge. Il Codice di Commercio, 513/1991 contiene ulteriori dettagli relativi ai contratti che fondano dei rapporti commerciali vincolati da obbligazioni. Contratto preliminare (pactum de contrahendo) Le parti possono impegnarsi per iscritto a stipulare entro un certo periodo un contratto, i cui requisiti fondamentali verranno da loro contemporaneamente accordati. Nel caso in cui per il periodo stabilito non si giunga alla stipula del contratto, entro un anno esiste la possibilità di richiedere in tribunale che la corte con la sua decisione cambi l'espressione della volontà della parte che ha rifiutato di concludere il contratto. Tutto ciò non viene minimamente a intaccare il diritto al rimborso dei danni che sono derivati all'altra parte a causa del rifiuto di stipulare il contratto. Nel caso in cui per il periodo pattuito non si giunga alla stipula del contratto e il partecipante che vuole stipulare tale contratto non faccia entro un anno richiesta in tribunale dell'emissione della decisione sostitutiva dell'accettazione dell'altra parte, il contratto preliminare si estingue diritto právo definitivamente. L'impegno a stipulare un contratto futuro si estingue però anche nel caso in cui le circostanze da cui le parti contrattuali sono partite per la stipula del contratto sono cambiate in modo tale che non è più possibile richiedere con equità che il contratto venga concluso comunque (questa è la cosiddetta clausula rebus sic stantibus). La disposizione sul contratto preliminare viene utilizzata in maniera mirata anche per quei contratti per i quali i partecipanti si sono accordati in modo che il loro contenuto verrà ancora completato in seguito, ma solo qualora essi diano in modo indubbio l'impressione che tali contratti rimarranno validi anche nel caso in cui non si giunga ad alcun accordo a proposito della parte mancante. A differenza del contratto preliminare si ha qui pertanto un contratto e basta: è il cosiddetto contratto preparatorio (pactum praeparatorium), che richiede un completamento successivo. Dal contratto riportato l'ultima volta bisogna distinguere le trattative preliminari, che solitamente precedono la stipula del contratto vera e propria. Nei rapporti commerciali vincolati da obbligazioni valgono ancora altre disposizioni, contenute nel Codice di Commercio. In base a tali regolamentazioni, ad esempio, in un contratto preliminare è possibile decidere che il contenuto del contratto venga specificato, anziché dal tribunale, da una persona precisata nel contratto stesso. Il recesso dal contratto Un partecipante può recedere dal contratto solo se ciò è stabilito dalla legge oppure da un accordo tra le parti. Il recesso dal contratto è un'atto giuridico unilaterale che conduce alla risoluzione del rapporto contrattuale obbligatorio nell'istante in cui l'espressione ad esso corrispondente giunge all'altra parte contrattuale. Nel caso in cui non venga diversamente stabilito da una norma giuridica oppure nel caso in cui non venga diversamente pattuito dalle parti del rapporto contrattuale, con il recesso il contratto viene risolto immediatamente. In tal caso le parti contrattuali hanno l'obbligo di restituirsi tutto quello che sulla base del contratto avevano già consegnato prima che esso si estinguesse. Da un contratto ha diritto di recedere quel contraente che lo abbia stipulato in caso di necessità e con condizioni palesemente svantaggiose. La legge dà al creditore il diritto di recedere anche in caso di mora del debitore, qualora esso non adempia all’obbligazione contrattuale neppure entro un adeguato termine supplementare accordatogli a tal fine dal creditore. Il contraente può pattuire il suo recesso dal contratto e trattare per questo caso un'indennità di uscita. Se però l'obbligazione contrattuale viene adempiuta almeno parzialmente oppure se viene ad esempio accettato soltanto un adempimento parziale, egli non potrà più recedere dal contratto, neppure nel caso che offra un'indennità di uscita. Nel caso in cui si tratti di rapporti vincolati da obbligazioni di tipo giuridico-commerciali, il Codice di Commercio contiene altre disposizioni riguardanti il recesso dal contratto e l'indennità di uscita. 12 economicrevue emerge il modo in cui esso possa essere disdetto, il contratto può essere disdetto entro tre mesi fino alla fine del trimestre di calendario. La disdetta che riguarda un'obbligazione ad astenersi da una certa attività non ha valore se dal carattere dell'obbligazione o dal contratto non emerge che si tratta di un'obbligazione limitata temporalmente. Non è possibile disdire un'obbligazione neppure qualora ciò sia vietato dalla legge oppure qualora ciò emerga dal carattere del regolamento di legge. La disdetta è un'azione giuridica unilaterale ed è valida anche nel caso in cui l'altra parte rifiuti di accettarla. La penale Le pattuizioni sulla penale si fondano sull'obbligo di pagare una certa somma nel caso in cui la parte contrattuale trasgredisca i suoi obblighi contrattuali, e ciò anche nel caso in cui la trasgressione degli obblighi non abbia provocato danno alcuno. La penale può essere stipulata per iscritto. Qualora dalle pattuizioni sulla penale non emerga nulla di diverso, con il pagamento della penale la parte contrattuale in causa non si esonera dagli obblighi di adempiere al suo dovere contrattuale. Nel caso in cui non sia stato contrattato diversamente, non è possibile invece richiedere un risarcimento per un danno che sia emerso dalla violazione di quell'obbligo il cui adempimento è stato garantito con la penale. Se non viene concordato diversamente, la parte contrattuale non ha l'obbligo di pagare la penale se non ha causato la violazione del dovere. Ciò non vale però nel caso dei rapporti commerciali vincolati da obbligazioni. Rimborso delle obbligazioni e forme per garantire tale rimborso La mora del debitore e la mora del creditore Nel caso in cui il debitore non adempia nei modi e nei tempi prestabiliti al pagamento del suo debito, egli finisce in mora. Qualora il debito non venga da lui pagato neppure entro un termine adeguato concessogli in via supplementare dal creditore, quest'ultimo ha il diritto di recedere dal contratto. La disdetta Se si tratta di una mora relativa all'adempimento di un'obbligazione in denaro, il creditore ha il diritto di fare eventualmente richiesta, oltre che del pagamento degli interessi moratori, anche dell'imposta moratoria. Ai sensi del decreto legislativo n. 142/1994 gli interessi moratori corrispondono al doppio del tasso di sconto valido all'inizio della prescrizione. L'imposta e gli interessi moratori hanno il carattere di risarcimento forfettario. Per tale motivo il creditore può fare richiesta al debitore di risarcimento del danno causato dalla mora solo nel caso in cui esso non venga coperto dall'imposta oppure dagli interessi moratori. Per i contratti conclusi a tempo indeterminato il cui oggetto sia un’obbligazione continuativa oppure un'attività ripetuta oppure l'obbligazione ad astenersi da una certa attività o ancora di consentire un'altra attività e se né dalla legge né dal contratto Nel caso in cui nel contratto sia stato stabilito un termine preciso per l’adempimento e dal contratto oppure dal carattere del bene emerga che il creditore, pur non avendo interesse a un adempimento ritardato, non comunichi al debitore senza inutili 15 16 economicrevue diritto právo 12 rimandi che continua a volere l'adempiemento, il contratto viene rescisso all'istante. Alla mora del debitore non si giunge qualora il creditore non accetti dal debitore l'offerta di adempimento fatta nei tempi e nei modi previsti oppure non vi presti la necessaria cooperazione. Se l’adempimento consiste nella consegna di un bene, il creditore può sostenere il pericolo del suo deterioramento. In caso di mora del debitore a sostenere il pericolo del suo deterioramento, del suo danneggiamento oppure del suo perimento è il debitore, a meno che tale danno non gli sia imputabile. Accettando l'adempimento il creditore che è in mora ha l'obbligo di rimborsare al debitore le spese che questi ha sostenuto a causa sua, ed eventualmente anche gli altri danni che gli sono imputabili. Per il periodo della mora del creditore il debitore non ha l'obbligo di pagare gli interessi. Nel caso in cui si tratti di rapporti commerciali vincolati da obbligazioni, il Codice di Commercio contiene alcune altre disposizioni che riguardano tanto la mora del debitore quanto pure la mora del creditore. Il diritto di ritenzione nasce dall'espressione unilaterale della volontà di trattenere il bene. Contemporaneamente c'è bisogno di informare senza inutili rinvii il debitore e di riportare le ragioni del motivo della ritenzione del bene. Per i contratti conclusi per iscritto tale avviso deve essere scritto. Il bene trattenuto deve esser custodito come una garanzia. In caso di esercizio della decisione giudiziaria, in base al diritto di ritenzione il creditore ha rispetto agli altri creditori il diritto di prelazione al soddisfacimento del credito facendolo derivare dagli utili del bene ritenuto. Il diritto di ritenzione ha un carattere accessorio e si estingue con la scomparsa del credito accertato. Si estingue anche qualora il debitore offra con il suo consenso alla persona autorizzata una garanzia di tipo diverso. Il diritto di garanzia Il diritto di garanzia è uno dei diritti reali. Serve a garantire il credito nel caso in cui il debito che gli corrisponde non venga saldato in tempo. Il soddisfacimento può essere così ottenuto attraverso l'ipoteca/ il pegno. L'ammissione del debito In questo tipo di rapporti si parla di L'ammissione per iscritto di un certo debito tanto riguardo al motivo quanto all'ammontare fa presumere che al momento dell'ammissione il debito fosse in corso. Per la prescrizione del debito l'ammissione del debito ha le stesse conseguenze solo nel caso in cui chi ha ammesso il debito sapesse della sua prescrizione. L'ammissione del debito conduce all'interruzione del periodo di prescrizione, di modo che ha inizio un nuovo periodo di prescrizione (pari a dieci anni per i rapporti regolati dal Diritto Civile e di quattro anni per i rapporti commerciali vincolati da obbligazioni). In circostanze ordinarie l'ammissione del debito da parte di uno dei coniugi vincola entrambi i coniugi. Rispetto al garante l'ammissione del debito è valida solo quando il garante ha espresso il suo accordo nei confronti di essa. Oggetto della garanzia può essere Nei rapporti commerciali vincolati da obbligazioni valgono certe varianti, ad esempio quella che l'ammissione del debito per i crediti prescritti ha valore anche qualora il debitore a proposito della prescrizione non sapesse che l'ammissione del debito ha i suoi effetti anche rispetto al garante e che per ammissione dell'obbligazione non prescritta si intende il pagamento degli interessi oppure un adempimento parziale di tale obbligazione, nel caso in cui da ciò si possa dedurre che in tal modo il debitore ammetta anche il resto dell'obbligazione. Il diritto di ritenzione della casa Chi ha l'obbligo di consegnare un bene mobile altrui che ha presso di sé, può trattenerlo per assicurarsi i propri crediti in scadenza che ha nei confronti della persona cui sarebbe altrimenti obbligato a consegnare tale bene. Il diritto di ritenzione può esser utilizzato anche per assicurarsi dei crediti finora non in scadenza qualora nei confronti del debitore fosse stata avanzata istanza di fallimento. Il diritto menzionato non riguarda però chi ha presso di sé un bene senza averne diritto, soprattutto nel caso in cui se ne sia impossessato arbitrariamente oppure con l'inganno. Non deve trattarsi neppure di un bene per il quale durante la cessione sia stato imposto che ne fosse disposto in un modo che risulti incompatibile con l'esercizio del diritto di ritenzione, a meno che nei confronti del debitore non sia stata avanzata istanza di fallimento. creditore ipotecario/ pignoratizio, che è il creditore il cui credito viene assicurato con l'ipoteca/il pegno debitore, l'adempimento del cui debito è garantito con l'ipoteca/ il pegno chi ipoteca o impegna il bene. Esso può essere anche una persona diversa rispetto al debitore ed ha l'obbligo di permettere che il creditore ipotecario/ pignoratizo rimanga soddisfatto dall'ipoteca/ dal pegno, nel caso in cui il debitore non abbia adempiuto al suo debito. Chi ipoteca o impegna il bene non diventa però per questo co-debitore. un bene mobile (pegno) un bene immobile (in tal caso si parla di ipoteca con un creditore ipotecario), un credito, sia in denaro che non, un altro valore patrimoniale, nel caso in cui il suo carattere lo consenta. Il diritto di garanzia emerge sulla base di un contratto scritto, di un accordo approvato dal tribunale relativamente al regolamento di un'eredità oppure sulla base della decisione di un tribunale o di un ufficio amministrativo. L'ipoteca ha origine con il deposito al catasto, a meno che la legge non stabilisca diversamente. Per gli immobili che non vengono iscritti al catasto, il diritto di ipoteca ha origine il giorno in cui entra in vigore il contratto. Il diritto di garanzia nei confronti dei beni mobili ha origine con la loro consegna al creditore del pegno, o eventualmente a terzi. Il luogo della consegna del bene può essere realizzato con la segnalazione del diritto di pegno nel documento che testimonia la proprietà verso il pegno, nel caso in cui senza di essa non sia possibile disporre del bene. E' possibile anche segnalare in modo visibile che il bene è impegnato. Nei confronti del debitore di un credito impegnato (sottodebitore) il diritto di garanzia verso il credito assume validità con la consegna della comunicazione scritta di colui che ha impegnato il bene oppure con un'altra prova dell'insorgere del diritto di garanzia. Della garanzia bisogna occuparsi con diritto právo diligenza ordinaria. Il creditore della garanzia si può soddisfare con il ricavato in denaro dalla vendita del pegno in un'asta pubblica oppure con una vendita giudiziaria. Un cosiddetto pegno bocciato, il che significa che il creditore del pegno in caso di mora con adempimento del credito accertato si può tenere il pegno, non viene ammesso a meno che una legge particolare non stabilisca diversamente. Con la prescrizione del credito accertato il diritto di garanzia non viene a decadere. Se viene dato in pegno un credito che è garantito con il diritto di pegno, emerge il cosiddetto diritto di sottopegno, ma solo nel caso che il pegno sia un bene. Accanto al creditore ipotecario/ pignoratizo ritroviamo poi un creditore sottoipotecario/ sottopignoratizio. Ad esempio: Una persona A prende in prestito da una persona B una certa somma in denaro e, contemporaneamente alla garanzia del credito di B, pone un'ipoteca sulla sua casa. La persona B prende poi in prestito del denaro da una persona C e dà in garanzia (sottogaranzia) il suo credito nei confronti di A. Così per C ha origine un diritto di sottogaranzia il cui oggetto è la casa di A. La persona C diventa così nei confronti di A un creditore sottoipotecario. Nell'esempio riportato la persona A è debitore e al tempo stesso è colui che ipoteca. E' però possibile che a ipotecare sia una persona D distinta dal debitore. Persona fisica o giuridica Le persone fisiche e le persone giuridiche Tanto le persone fisiche quanto le persone giuridiche sono soggetti di diritti e di doveri. Nel diritto ceco ogni individuo è una persona fisica. La sua soggettività giuridica ha inizio con la nascita. A dire il vero tale soggettività può essere propria anche di un feto, ma solo qualora nasca poi vivo. La soggettività giuridica termina con la morte o con una dichiarazione di morte. Sono persone giuridiche le associazioni di persone fisiche oppure di persone giuridiche, le associazioni in funzione di un patrimonio (ad esempio le fondazioni, ecc.), le unità di autoamministrazione del territorio come pure altri soggetti stabiliti dalla legge. Le società commerciali Una società commerciale è una persona giuridica fondata a scopo imprenditoriale. Ci sono • • • • società società società società semplici, in accomandita, a responsabilità limitata, per azioni. Generalmente una società commerciale si costituisce tramite contratto sociale firmato da tutti i fondatori. Nei casi in cui la società commerciale può essere fondata anche da un unico fondatore, il contratto sociale viene sostituito da un documento di fondazione. 12 economicrevue Per il diritto la società nasce il giorno in cui è stata iscritta al registro del Commercio. Con la cancellazione da tale registro la società commerciale si estingue. L'estinzione previene il suo scioglimento, che può avvenire tanto con quanto senza liquidazione. Una società semplice è una società in cui almeno due persone fanno attività imprenditoriale sotto una ditta comune e garantiscono per le obbligazioni della società in solido con tutto il proprio patrimonio. Una società in accomandita è una società in cui uno o più soci garantiscono per le obbligazioni della società fino all'ammontare del loro conferimento che risulta dal registro del commercio anche se non ancora versato (i cosiddetti accomandanti) mentre uno o più soci rispondono con tutto il loro patrimonio (i cosiddetti accomandatari). Una società a responsabilità limitata è una società il cui capitale sociale è costituito da conferimenti prestabiliti dei soci. La società può essere costituita anche da una persona soltanto e può avere al massimo cinquanta soci. La società risponde per le sue obbligazioni con tutto il suo capitale ma i soci garantiscono per gli impegni della società solo fino all'ammontare del conferimento non ancora versato, quale risulta iscritto al registro del commercio. Una società per azioni è una società il cui capitale sociale è distribuito su un certo numero di azioni di un certo valore nominale. La società risponde per le sue obbligazioni con tutto il suo patrimonio. Un azionista non garantisce così per le obbligazioni della società. L'azione è un titolo cui sono collegati i diritti dell'azionista in quanto socio di partecipare alla gestione della società, al suo guadagno e alle rimanenze della liquidazione in caso di estinzione della società. 17