CREDITO ARTIGIANO: BILANCI IN ROSSO, LE AZIENDE NON

Comunicato Stampa
Il report di Cofidi Veneziano sullo stato di salute delle PMI venete relativo
al primo semestre 2011 mette in luce una situazione preoccupante:
fatturati peggiorati, richieste di liquidità in forte calo e rating
insufficienti per ottenere prestiti dalle banche
CREDITO ARTIGIANO: BILANCI IN ROSSO,
LE AZIENDE NON INVESTONO PIÙ
Il presidente Sandro Ravenna: “chiediamo alla Regione di rifinanziare le
Leggi 11 e 48, le uniche che permettono di sostenere la liquidità delle
microimprese, consolidandone e ristrutturandone il debito”
(Venezia - 01.08.2011) - L’economia in Veneto vive una delle sue
congiunture più nere di sempre: le aziende artigiane hanno chiuso il 2010
con fatturati peggiorati e una forte riduzione della redditività rispetto al
2009. E i primi sei mesi del 2011 confermano una tendenza al ribasso, con
le microimprese che se da un lato hanno smesso di investire sul mercato,
dall’altro non fanno più nemmeno ricorso a richieste di liquidità, sintomo
di una paralisi delle attività.
È questo il quadro a tinte cupe che emerge dal consueto report
sull’andamento del credito artigiano in Veneto elaborato da Cofidi
Veneziano e relativo al primo semestre 2011.
L’operatività della struttura è aumentata del 4,86% sullo stesso periodo
dello scorso anno (da 94.243.750 milioni a 98.827.177 milioni), anche se è
destinata prevalentemente a operazioni di ristrutturazione del debito da
parte delle aziende.
Significativi sono invece i dati relativi al tipo di finanziamento, che vede
una netta crescita del breve termine sul medio termine (60,77% contro
39,23%) ma, parallelamente, un crollo dei prestiti per liquidità, passati dai
42,23 milioni dei primi sei mesi del 2010 ai 13,56 milioni del periodo
gennaio-giugno 2011 (-67,88%).
“E questo è forse il dato che testimonia in modo più netto la crisi delle
aziende artigiane venete - commenta il presidente di Cofidi Veneziano
Sandro Ravenna -. C’è meno lavoro, la produzione è in forte calo e di
conseguenza c’è minore necessità di credito cash”.
Soprattutto le microimprese vedono poi dilatati i periodi di incasso delle
fatture e questo riduce ulteriormente la disponibilità di denaro liquido.
“Denaro - spiega Ravenna - che queste aziende non possono più
ottenere dalle banche nemmeno in piccole quantità a causa di un
merito creditizio diminuito sensibilmente negli ultimi tempi. Per anni
questo tipo di aziende ha goduto di una buona stabilità con parametri
di rischio contenuti, ora invece la situazione è diversa: non essendo in
grado di assumere un peso specifico maggiore sul mercato, i punti di
forza del passato diventano debolezze. La gestione familiare e spesso
unipersonale di queste realtà non permette infatti una adeguata
capitalizzazione per far fronte alla crisi. Avrebbero pertanto bisogno di
essere ripatrimonializzate, ma gli incentivi a disposizione non bastano”.
Un’ulteriore elemento di criticità deriva poi dal fatto che oggi le stesse
banche soffrono della mancanza di liquidità nel mercato: per questo
ormai concedono credito solo alle aziende con posizioni solide. “Si tratta
quasi sempre di PMI di dimensioni medie e quindi maggiormente
strutturate, che possono garantire, e quindi dimostrare agli istituti di
credito, continuità occupazionale e produttiva – chiarisce Ravenna -.
Queste aziende oggi sono le sole che continuano ad investire, anche se
in misura minore rispetto al passato, grazie allo sviluppo di strategie
mirate all’internazionalizzazione, che permettono di programmare il
futuro a medio termine con una certa chiarezza”.
Le prospettive di uscita dal tunnel della crisi si perdono dunque
nell’incertezza. Secondo il presidente di Cofidi Veneziano, però, un
lavoro in rete con enti e istituzioni porterebbe una boccata d’ossigeno al
mondo artigiano. In particolar modo, Sandro Ravenna lancia un appello
alla Regione Veneto: “Attualmente sono stanziati solo fondi POR - spiega
-, destinati alle aziende che investono nell’innovazione, nelle reti
d’impresa e nella ricapitalizzazione. Questo di fatto esclude tutta la
galassia di microimprese che invece avrebbe bisogno di liquidità per
risollevare le proprie sorti”. L’unica soluzione, sarebbe dunque quella di
riattivare le Leggi Regionali 11 e 48, che prevedevano lo stanziamento di
contributi per le PMI: “Queste leggi permettevano di sostenere la
liquidità e il consolidamento e la ristrutturazione del debito: per questo
chiediamo alla Regione di riattivarle - conclude Ravenna -. Leggi che
diventano tanto più importanti dal momento che le banche non
accettano più garanzie personali né immobiliari nell’erogazione dei
prestiti”.
Qui però si inserisce Cofidi Veneziano e l’importanza del lavoro svolto da
una struttura in continua crescita per sostenere le aziende venete: gli
istituti di credito, infatti, oggi concedono prestiti alle PMI solo con la
garanzia a prima chiamata, quella che può garantire Cofidi Veneziano.
www.cofidiveneziano.it
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