Fondazione Pangea Onlus Progetto Jamila Report Annuale 2013

Fondazione Pangea Onlus
Progetto Jamila
Report Annuale 2013
Il progetto Jamila è un’integrazione di diversi programmi volti al miglioramento della vita delle
donne dei distretti più poveri della capitale Kabul, al loro sviluppo socioeconomico, e delle
rispettive famiglie.
Il progetto agisce quindi su più fronti: dalla salute all’alfabetizzazione, all’avviamento di attività
generatrici di reddito grazie al microcredito, al tutoraggio delle attività e restituzione dei prestiti.
Ogni donna inserita nel programma segue mensilmente i corsi messi a disposizione, e ha modo,
frequentando il centro donna, di incontrare altre partecipanti, condividere con loro le proprie
esperienze, imparare, socializzare, uscire, conoscere i propri diritti, confrontarsi, accrescere la
propria autostima, tutto in un ambiente sicuro.
Presso i centri donna, infatti, le ragazze e le donne seguono lezioni di igiene e sanità,
alfabetizzazione, matematica, inglese, diritti umani, tutoraggio sul microcredito.
La formazione, l’educazione e l’assistenza sanitaria.
Quest’anno una media di oltre 280 donne al mese ha seguito i corsi sui diritti umani e sui diritti
delle donne realizzati dallo staff presso i cinque centri donna. Le lezioni hanno affrontato in
particolare anche la tematica della violenza domestica e degli abusi in famiglia: il tema è stato
anche oggetto di interessanti approfondimenti realizzati con tecniche teatrali che hanno messo in
scena le situazioni più comuni affrontate dalle vittime di violenza, spesso ripreso da reali situazioni
vissute dalle beneficiarie stesse.
Tutte le partecipanti hanno trovato molto istruttivo e interessante questo metodo.
Le stesse studentesse hanno preso poi parte ai corsi di educazione igienico-sanitaria e primo
soccorso tenutisi presso i centri. Le lezioni hanno riguardato i principi di base e le principali norme
igieniche per prendersi cura di sé, della famiglia e in particolare dei bambini, e dell’ambiente.
Questi corsi sono molto utili perché forniscono alle beneficiarie informazioni valide per prevenire e
curare piccoli disturbi, facilmente affrontabili con una corretta educazione.
Tra le partecipanti ai corsi, coloro che avevano problemi di salute sono state seguite
personalmente dall’insegnante, sono state accompagnate ad effettuare le visite mediche e 56
donne hanno ricevuto un supporto per le visite, le cure mediche e specifici trattamenti,
prevalentemente per problemi ginecologici, e in qualche caso ortopedici, oltre al trasporto in
ospedale in quei casi che necessitavano un ricovero.
Le stesse partecipanti ai corsi sanitari, hanno preso parte alle lezioni di alfabetizzazione e
matematica promosse in tutti e cinque i centri donna del progetto. Il corso è molto importante,
oltre che per accrescere le conoscenze delle donne che partecipano ai progetti - e che hanno
un’alfabetizzazione scarsa, a volte assente - anche al fine di insegnare le basi per una corretta
gestione autonoma del microcredito e delle attività lavorative per ciascuna beneficiaria.
Il programma di microcredito.
Grande successo continua ad avere il programma di microcredito, cuore pulsante del progetto
Jamila. Tra i mesi di gennaio e maggio del 2013 si sono svolte le selezioni per la distribuzione dei
prestiti.
La selezione avviene preliminarmente tramite interviste approfondite alle beneficiarie da parte
delle responsabili dei cinque centri donna. Si continua poi con visite domiciliari per conoscere la
situazione familiare e abitativa delle donne e infine con la fase finale di analisi del progetto di
microimpresa da avviare con il prestito.
Al termine delle selezioni, tra il mese di giugno e quello di luglio, sono stati distribuiti 328 prestiti,
dei quali 162 a nuove beneficiarie e 166 a donne che hanno rinnovato il prestito per la seconda e
terza volta.
Contemporaneamente le ragazze dei centri hanno seguito dei corsi propedeutici all’utilizzo del
microcredito: hanno così imparato come si gestisce il prestito, come ripagare le rate, come
accantonare e utilizzare il risparmio per la propria famiglia.
Il programma di microcredito è ben recepito dalle partecipanti, che oltre a trarne benefici tangibili
per la vita di ogni giorno e per il futuro, grazie ai corsi sono in grado praticamente da subito di
avviare quel circolo virtuoso di creazione di benessere proprio del progetto: le beneficiarie, infatti,
iniziano a ripagare già dopo due settimane i micro interessi del prestito, e a mettere da parte il
risparmio, restituito loro dopo che il prestito è stato completamento ripagato, con un piccolo rito
collettivo presso i centri di appartenenza. Un momento davvero emozionante per tutte, anche per
chi vi assiste.
Il tasso di restituzione delle rate è molto alto: praticamente tutte le donne riescono a risarcire
settimanalmente il microcredito. Gli “insuccessi” sono dovuti spesso a motivi personali, come
malattie, o gravi problemi familiari: in quel caso lo staff del progetto effettua un monitoraggio
costante dei singoli casi, agendo con interventi ad hoc, perché ogni beneficiaria possa davvero
ricominciare una nuova vita seguendo il progetto.
Un nuovo di affrontare la sensibilizzazione sulla situazione femminile.
Dato il successo ottenuto dalla prima esperienza, Pangea ha rinnovato anche quest’anno e
ampliato il programma di Teatro dell’Oppresso, per diffondere sempre di più queste tecniche
dinamiche e innovative nei vari centri donna.
In una prima fase è stato realizzato un laboratorio teatrale di 10 incontri, a cui hanno partecipato
sia lo staff del progetto che diverse donne coinvolte nel programma di microcredito. Attraverso
giochi ed esercizi si sono esplorate e analizzate le principali oppressioni, i problemi e le difficoltà
che tutte vivono, in quanto donne, nelle loro quotidianità.
Dalle esperienze e dalle storie raccolte si è costruito insieme uno spettacolo teatrale, che
raccontasse i problemi più comuni a tutte le donne afgane: la povertà e la mancanza di lavoro,
l’analfabetismo, le differenze nell’educazione di figli e figlie, i tanti divieti imposti alle ragazze, i
matrimoni forzati e precoci, la convivenza tra più mogli dello stesso marito, la violenza domestica
degli uomini sulle donne, ma anche il tema poco sviluppato della violenza domestica delle donne
sulle donne.
La seconda fase ha quindi previsto la rappresentazione dello spettacolo in tutti i centri donna
Pangea, per cercare tutte insieme delle possibili soluzioni ai problemi rappresentati. Il pubblico di
spettatrici si è presto trasformato in spett-attrici che intervenivano una dopo l’altra sulla scena,
sostituendosi a uno dei personaggi, per affrontare il problema e cambiare la situazione, affrontando il
padre-padrone o il marito violento. Ognuna ha potuto proporre e sperimentare una strategia diversa e
tutte insieme, alla fine, hanno scelto le soluzioni che si sono rivelate più adatte ed efficaci.
In questo modo il teatro ha sviluppato grande condivisione e solidarietà tra le donne, unite per cercare di
superare l’ingiustizia che avevano di fronte, e ha stimolato in loro la voglia e la capacità di non subire
passivamente le discriminazioni, trovando insieme utili strumenti per acquisire giorno dopo giorno più
sicurezza in se stesse e più rispetto e stima da parte della loro famiglia.
Nel dibattito che ha accompagnato la scena teatrale le partecipanti hanno inoltre appreso che il controllo
familiare e l’ostilità diffusa sono una delle cause più frequenti di suicidi; che la violenza delle donne sulle
donne è molto pervasiva all’interno delle mura domestiche; che la povertà e l’analfabetismo sono alla base
dei matrimoni forzati e precoci; che a causa delle discriminazioni di genere le donne non godono di una
posizione di sicurezza all’interno della società; che lo stato di servilismo delle donne in famiglia non è
percepito come una reale attività lavorativa; che la compravendita di ragazze a scopo matrimonio è causata
essenzialmente dai problemi economici gravissimi in cui molte famiglie si trovano.
In tal modo il Teatro dell’Oppresso si è rivelato uno strumento fondamentale di presa di coscienza,
condivisione di problemi e soluzioni che agiscono a livello individuale quasi come terapia, a livello di gruppo
e di società come strumento per trasformare la comunità, a livello culturale come mezzo di informazione
nonché di sensibilizzazione, anche verso gli uomini.