LA STAMPA
MERCOLEDÌ 2 NOVEMBRE 2011
TuttoScienze 29
L’occhio
di Hubble
Una
immensa
montagna
di polveri
e gas
si eleva
nella
nebulosa
Carina
A destra
il centro
della Via
Lattea
ha rivelato
una inedita
quantità
di stelle
Un interruttore
per i buchi neri
Il sospettato numero uno? E’ la collisione tra galassie
“Le prove sono nelle immagini a raggi X dei telescopi”
Un gigantesco anello di materia oscura
RICCARDO LATTANZI
NEW YORK UNIVERSITY - USA
minciare a espandersi. Le osservazioni di Cappelluti cone per le ciambelle cordano con altri dati che monon è sempre vero, strano che la crescita della
sembra che tutte le massa di una galassia, causata
galassie escano col dallo scontro con un'altra, va
buco, un buco nero, di pari passo con le dimensioni
al centro. Naturalmente la pro- del proprio buco nero.
va definitiva non c'è, perché
La scoperta, frutto del suo
l'attrazione gravitazionale dei dottorato presso il Max-Planbuchi neri è talmente forte che ck Institute per la fisica extraneanche la luce riesce ad usci- terrestre di Monaco di Baviere e quindi «sono corpi celesti ra, è avvenuta analizzando iminvisibili, la cui presenza è rile- magini raccolte con i telescopi
vabile solo indirettamente, mi- spaziali a raggi-X della Nasa e
surando l'energia che emana- dell'Esa, che consentono di rino», spiega Nico Cappelluti, 32 levare la radiazione emessa da
anni, astrofisico all'osservato- questi nuclei galattici, quando
rio di Bologna. «E' assodato si accendono e iniziano a creche al centro di
scere, risucogni galassia
chiando tutto
c'è un nucleo
quello che pasestremamente
sa vicino. Per
denso, con masqueste ricersa che va dal
che lo «Europemilione ad olan Astrosky
tre il miliardo
Network», un'
di volte quella
associazione
del Sole». Non
dedicata alla difa eccezione la
vulgazione dell'
Via Lattea, la
astronomia, ha
galassia che
conferito a Capospita il Sistepelluti il prema solare, anmio Marsden,
che se per forriservato ogni
tuna il «noanno ai migliostro» buco neri giovani astroro non è attivo.
nomi europei.
Potrebbe però
Ora il prossimo
diventarlo e
passo sarà capiRUOLO: E’ RICERCATORE PRESSO
«mangiarsi il
L'OSSERVATORIO ASTRONOMICO re come, una
mondo intero»,
DI BOLOGNA volta attivi, i
RICERCHE: MECCANISMI buchi neri sucome nella canDI ATTIVAZIONE DEI BUCHI NERI
zone «Superpermassicci
massiccio» di
progrediscono
Elio e le Storie Tese? Grazie al e influenzano la vita delle galavoro di Cappelluti presto po- lassie. «Il loro sviluppo è legatremmo avere una risposta.
to alla quantità di materia
Il suo campo di ricerca, in- oscura che li circonda e dalla
fatti, è lo studio dei meccani- loro evoluzione dipende sia la
smi che portano all'attivazione probabilità che due galassie si
dei buchi neri supermassicci. uniscano dopo la collisione sia
«Solo alcuni si attivano e re- quale sarà l'aspetto finale».
centemente io e i miei collaboL'altro grande interesse di
ratori abbiamo dimostrato che Cappelluti è cercare la «matela causa più probabile è la colli- ria mancante» dell'Universo,
sione tra galassie». Grazie all' studiando le emissioni a ragimpatto il buco nero verrebbe gi-X provenienti dallo spazio.
a contatto con nuovo materia- Si tratta di barioni (neutroni,
le cosmico (gas o stelle, per elettroni e protoni) che erano
esempio), di cui nutrirsi per co- presenti negli istanti successi-
S
La nascita di una stella nella galassia a spirale M83
le al nostro udito. Sono armonie piacevoli solo per i cosmologi, che sono riusciti a ricavarne importanti informazioni
sulla natura dell'Universo».
Quando si sentono gli scienziati parlare di una teoria
del tutto, la «Toe», «Theory
of everything», nascono
molti interrogativi: per costruire una teoria del genere
dovremmo poterci collocare
all'esterno dell'Universo, nelle parti oscure di cui lei parla
nel libro. Ma in un posto del
genere, per definizione, non
possiamo andarci. E allora
che tutto è, quello delle teorie del tutto?
«Quello della “Toe” è un miraggio che i fisici hanno inseguito
a lungo, ma forse è sempre stato più un orizzonte concettuale che una possibilità concreta. C'è stato persino chi ha tirato in ballo, non so quanto a proposito, il teorema di incompletezza di Gödel per mettere un
limite ultimo alla possibilità di
comprensione scientifica del
mondo. Oggi molti fisici e cosmologi ritengono che il nostro Universo possa essere solo uno fra una moltitudine di
altri, ciascuno con caratteristiche fisiche completamente diverse. Se così fosse, la teoria
del tutto sarebbe una descri- sciplina ci ha messo decenni
zione matematica di questo prima di accreditarsi come
"multiverso", ma non sarebbe scienza "dura". Per molti, la
in grado di fare specifiche pre- paura di sentirsi accusare di
visioni riguardo ai singoli uni- fare filosofia fa scattare mecversi. Tutto ciò che osservia- canismi di autodifesa. Sarà
mo nel nostro cosmo, compre- per questo che, di recente,
se le stesse leggi della fisica, Stephen Hawking è arrivato a
sarebbe solo il risultato di un affermare che la scienza ha
processo casuale. Inoltre, per ormai ucciso la filosofia, premettere alla prova un’ipotesi tesa che mi sembra eccessiva.
del genere, avremmo bisogno La cosmologia, oggi, è fondata
di informazioni che si trovano su osservazioni di grande acfuori dell'orizzonte cosmologi- curatezza e di solidità e il quaco e che sono quindi inaccessi- dro che descrive l'evoluzione
bili per definiziodell'Universo è
ne. Non so se
IL «PERIODO BUIO» supportato dall'
questa possa esMa
E’ quello in cui evidenza.
sere ritenuta la
esiste sempre
stelle e galassie una frontiera in
teoria del tutto
dovevano nascere cui la speculache avrebbe sognato un fisico
zione, per quandi 50 anni fa».
to rigorosa, precede il dato
L'immagine della cosmolo- scientifico. E, d'altra parte,
gia che si trae dal libro è quando si ha a che fare con
quella di una scienza in cui l'origine dell'Universo, con la
la dimensione empirica è in- struttura dello spaziotempo e
trecciata a quella teorica e con la natura di tutto ciò che
speculativa. Ma così i confi- esiste, una certa inclinazione
ni con la filosofia si fanno in- per le "grandi domande", che
certi. Per un filosofo non è poi sono anche quelle della filoun problema, anzi, ma per sofia, sotto sotto bisogna averla. Poi, però, per uno scienziauno scienziato?
«Per uno scienziato è un po' to, le risposte vanno sempre
un problema, in effetti. I co- cercate nell'osservazione e
smologi sono particolarmente nell'esperimento. Se non c'è
sensibili, visto che la nostra di- quel marchio, non è scienza».
Nico
Cappelluti
Astrofisico
vi al Big Bang, ma di cui si sono perse le tracce. L'ipotesi
più accreditata è che si trovino in un sistema intricato di
nubi di gas caldo, che in passato non erano state identificate
per via della densità molto bassa e del «range» di temperature atipico, ma che oggi sono
prede ambite per cacciatori
cosmici come Cappelluti.
Originario di Rimini, in controtendenza rispetto a molti
suoi coetanei, dopo un periodo
all'estero ha deciso di continuare il lavoro in Italia. Nel
2010 è tornato grazie ad una
borsa post-dottorato dell'Istituto Nazione di Astrofisica,
vinta classificandosi primo su
100 candidati. «Dopo sei anni
consideravo finita l'esperienza tedesca e ho cercato altrove. Avevo offerte dagli Usa,
ma ho scelto la borsa dell'Inaf,
perché mi avrebbe permesso
di rientrare in Italia, con uno
stipendio competitivo e un budget di ricerca da gestire liberamente. Inoltre, avevo molta
stima dei ricercatori con cui
avrei lavorato a Bologna».
Purtroppo queste iniziative sono isolate nel sistema della ricerca italiana e non sono
inserite in un percorso strutturato di carriera. «La borsa di
studio finirà nel 2012 e ho poche prospettive di rimanere.
Lo dico con rammarico, perché ho fiducia nel "metodo italiano". Ho scoperto che qui si
lavora bene e, a differenza della Germania, dove il sistema è
gerarchico, da noi i giovani sono coinvolti nelle discussioni
strategiche e, nei gruppi più
aperti, hanno lo stesso peso
dei senior al momento di decidere». Certo, sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire un talento come Cappelluti, riconosciuto come uno degli astronomi italiani più promettenti della sua generazione e selezionato dall’Aspen Institute Italia
per far parte degli Aspen Junior Fellows, un network di
180 persone che riunisce giovani italiani di successo sparsi
per il mondo.