Comunicato stampa Studio di Euler Hermes: le conseguenze economiche del «no» al referendum italiano • • • • • Reazione di riflesso dopo il referendum: persi 0,3 punti percentuale di crescita, nel 2017 le previsioni di crescita del PIL corrispondono ad appena +0,6% Nel 2017 l’instabilità politica comporterà una lieve crisi di fiducia Attualmente sembrano improbabili conseguenze per il settore bancario e il mercato obbligazionario; pericolo di contagio per l’Europa sotto controllo Le imprese italiane pagano lo scotto e continuano a perdere terreno rispetto agli altri stati (sud-) europei Il settore bancario continua a essere debole in seguito ai crediti in sofferenza Wallisellen, 21 dicembre 2016 – Il «No» italiano al referendum sulla costituzione potrebbe comportare conseguenze economiche per il Bel Paese. Quali possano essere esattamente tali conseguenze lo ha analizzato la compagnia di assicurazione del credito Euler Hermes in uno studio attuale dal titolo «Italy: the show must go on». Secondo tale studio lo scenario più probabile consiste nel fatto che il «No» attualmente non dovrebbe avere ripercussioni sul settore bancario o sul mercato obbligazionario. Ma anche in tal caso, il risultato referendario costerà agli italiani circa 0,3 punti percentuale (pp) di crescita del prodotto interno lordo (PIL). L’insicurezza politica rallenta la crescita economica e provoca una crisi della fiducia «Il no al referendum in Italia non rappresenta al momento un motivo di panico acuto» ha affermato Ludovic Subran, economista capo del gruppo Euler Hermes. «Gli effetti sull’economia dovrebbero essere decisamente più contenuti rispetto a quelli della Brexit. Ciononostante si concretizza già una reazione di riflesso, ovvero una crescita ridotta di 0,3 pp: ciò significa che nel 2017 l’economia italiana crescerà soltanto dello 0,6%. Un dato molto basso, soprattutto se paragonato agli altri stati europei, anche a quelli del sud.» Le imprese pagano lo scotto: da anni l’economia stagna Le imprese locali verranno ulteriormente frenate. «Si tratta dunque di cattive notizie per le imprese italiane, per i loro partner commerciali e per l’intera economia del paese. Anche la Svizzera, uno dei partner commerciali più importanti dell’Italia, sarà interessato dalla decisione popolare», ha affermato Stefan Ruf, CEO di Euler Hermes Svizzera. «L’economia italiana è penalizzata, oltre che dalla crisi bancaria, anche da una debolezza in termini di crescita che perdura ormai da anni, da indebitamento eccessivo, da produttività e competitività basse, da elevati costi per il personale e da un’alta percentuale di disoccupazione. A tutto ciò si aggiunge ora anche l’instabilità politica. Saranno le imprese italiane a pagare lo scotto a livello economico di una crisi della fiducia, anche se questa dovesse rivelarsi piuttosto blanda.» Le conseguenze potrebbero essere bassi deflussi di capitale dall’estero e condizioni di finanziamento leggermente più complicate. Ciò significa un ristagno complessivo degli investimenti, anziché una crescita del 2% nel 2017 come finora supposto. Ma soprattutto le imprese si trovano a combattere con problemi persistenti e già noti da tempo. «La scarsa redditività e le elevate spese salariali riducono la competitività delle aziende italiane, soprattutto nel confronto internazionale», ha affermato Stefan Ruf. «Restano così ben dietro alla Spagna e all’Irlanda, per non parlare della Germania. Urgerebbero riforme e investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo. Tuttavia gli investimenti sono legati, come ovunque, alla fiducia, sia nella politica che nel settore bancario. In tempi di instabilità politica la fiducia è merce rara e le riforme si allontanano ulteriormente. Per ora quindi la crescita economica col contagocce sembrerebbe destinata a permanere.» Insicurezze sul fronte della politica: cosa accadrà dopo la Brexit e il referendum in Italia? Dopo che ben il 59% ha votato contro la modifica della costituzione, il primo ministro Matteo Renzi ha fatto i bagagli, lasciando dietro di sé le insicurezze politiche, almeno per il momento. «La situazione si traduce in un’ulteriore insicurezza politica all’interno dell’Europa» ha detto Subran. «Dopo la Brexit, adesso l’Italia... e chissà quali saranno gli esiti delle elezioni in Francia, Germania o nei Paesi Bassi? Il 2017 ci riserverà sicuramente qualche altra sorpresa. Un’altra cosa è sicura: l’instabilità politica in Italia comporterà nel 2017 una piccola crisi della fiducia.» Pericolo di contagio per gli altri Paesi probabilmente sotto controllo Ciononostante l’attuale crisi dovrebbe essere ben più lieve di quella finanziaria del 2011-12. All’epoca l’Italia tornò quasi a una crescita zero. «Qualora dovessero comunque verificarsi delle ripercussioni, cosa che per ora riteniamo improbabile, sulle banche e sul mercato obbligazionario, la conseguenza potrebbe essere anche in questo caso una crescita quasi pari a zero», secondo Subran. «Tuttavia, al momento, questo scenario non sembra probabile, in quanto la politica monetaria espansiva aiuta l’Italia. Le istituzioni europee hanno poi una regolamentazione decisamente più chiara in materia di salvataggio di banche senza partecipazione statale, ad esempio attraverso l’unione bancaria e le cosiddette regole di bail in.» Inoltre, nonostante tutte le debolezze strutturali, oggi l’Italia beneficia almeno di un surplus della bilancia commerciale che, anche nel caso di oneri per interessi superiori, lascia ancora un po’ di margine di manovra. Grazie al cosiddetto «debt ring fencing» il pericolo di contagio per l’Europa dovrebbe restare sotto controllo: il 65% del debito italiano è nelle mani degli italiani. Settore bancario ancora debole Il settore bancario in Italia resta debole. «Le banche italiane risentono della bassa crescita economica che perdura da anni» ha affermato Subran. «In particolare gli istituti locali sono in difficoltà a causa dei crediti in sofferenza.» Secondo le stime, tali crediti ammontano a circa 360 miliardi di euro. Una cifra superiore alle spese annuali del bilancio della Confederazione. Di questi crediti, quasi 200 miliardi sono rappresentati da sofferenze già portate in detrazione. Di conseguenza le banche partono dal presupposto che tali crediti siano definitivamente perduti. Un simile importo corrisponde a quasi il 12% del PIL italiano. A ciò si aggiunge la scarsa redditività e la capitalizzazione troppo bassa delle banche, in particolare di quelle piccole e medie. Lo studio completo «Italy: the show must go on» (in inglese) è consultabile al seguente link: http://www.eulerhermes.com/economic-research/blog/EconomicPublications/italian-constitutional-reformsreferendum-economic-insight-nov16.pdf Contatti per la stampa: Euler Hermes Svizzera Sylvie Ruppli Portavoce di Euler Hermes Svizzera Tel.: 044 283 65 14 [email protected] Euler Hermes Group Media Relations Remi Calvet – +33 (0)1 84 11 61 41 [email protected] Euler Hermes è il maggiore provider al mondo di soluzioni di assicurazione crediti commerciali nonché specialista riconosciuto nei settori delle cauzioni e del recupero crediti commerciali. Con oltre 100 anni di esperienza, Euler Hermes offre una gamma completa di servizi finanziari a clienti business-to-business (B2B) per la gestione del portafoglio clienti. La sua rete internazionale di monitoraggio permette di controllare e analizzare la solvibilità di PM I e multinazionali presenti sui mercati che rappresentano il 92% del PIL mondiale. Con sede a Parigi, la compagnia è presente in oltre 50 paesi con più di 6000 collaboratori. Euler Hermes fa parte del gruppo Allianz, è quotata all’Euronext di Parigi (ELE.PA) e beneficia del rating AA- di Standard & Poor’s e Dagong Europa. Il gruppo ha raggiunto un giro d’affari consolidato di 2,6 miliardi di euro nel 2015 e ha coperto transazioni commerciali nel mondo per un totale di 890 miliardi di euro a fine 2015. Presso la sede di Zurigo e le agenzie di Losanna e Lugano, Euler Hermes Svizzera occupa ben 50 collaboratori. Per maggiori informazioni: www.eulerhermes.ch, LinkedIn o Twitter @eulerhermes. Le valutazioni sono soggette, come sempre, alle riserve riportate qui di seguito: Riserva sulle affermazioni previsionali: Alcune asserzioni qui contenute possono riferirsi ad aspettative per il futuro e ad altre affermazioni di proiezione che implicano incertezze e rischi più o meno noti, che potrebbero fare sì che gli effettivi risultati e sviluppi differiscano in maniera sostanziale da quelli contenuti o indicati nelle suddette affermazioni. Oltre ad altri motivi, che non sono qui menzionati, possono esservi eventualmente deviazioni derivanti da variazioni della situazione economica generale e concorrenziale, soprattutto nei campi d’attività e mercati principali dell’Allianz, da acquisizioni e dalla successiva integrazione di aziende e da misure di ristrutturazione. Deviazioni possono poi risultare dall’entità o dalla frequenza dei sinistri, dai tassi di storno, dai tassi di mortalità e dalla morbilità rispettivamente dalle loro tendenze e, in particolare nel settore bancario, dalla perdita di beneficiari di crediti. Anche gli sviluppi dei mercati finanziari e dei tassi di cambio, come pure i cambiamenti legislativi e normativi nazionali e internazionali, in particolare riferiti a regolamentazioni fiscali, possono esercitare un influsso. Attacchi terroristici e le loro conseguenze possono aumentare la probabilità e l’entità delle deviazioni. La società non assume alcun obbligo di aggiornare le affermazioni qui contenute.