e su per sti scalini… e zo per sti scaloni

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Sabato 5 marzo 2016
Ore 18.00
sala Tripcovich
Largo città di santos, 1 - Trieste
«… e su per sti scalini… e zo per sti scaloni»
OMAGGIO A ANGELO CECCHELIN
(Trieste 23 ottobre 1894 - Torino 18 giugno 1964)
Festa teatrale a cura di alessio colautti
con l’orchestra “auditorium”
diretta dal m.o Livio cecchelin
Con la partecipazione di
ester Galazzi e andrea Germani
iL rosseTTi – Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia
alessandro Mizzi, stefano dongetti e Laura Bussani
TeaTro MieLa / pupKin KaBareTT
Marzia postogna, Gualtiero Giorgini, Laura antonini, stefano Bartoli
La conTrada – Teatro stabile di Trieste
nikla petruška panizon
sLoVensKo sTaLno GLedaLišČe/TeaTro sTaBiLe sLoVeno
Si ringrazia per la collaborazione
Fondazione TeaTro Lirico
“Giuseppe Verdi”
Lo spettacolo è realizzato in occasione
dell’intitolazione ad angelo cecchelin della scala
sita tra Via del Teatro romano e Via donota, a
seguito della cerimonia di venerdì 4 marzo 2016.
In copertina
androna del pane, luogo natale di angelo
cecchelin, come appare rappresentata in
uno dei fondali custoditi dal civico
Museo Teatrale “carlo schmidl”. sono
complessivamente una cinquantina gli
spettacoli - realizzati da cecchelin negli
anni Trenta - ai quali si riferiscono gli
scenari della sua compagnia, donati da
ariella reggio al Museo Teatrale nel 1997.
Museo
TeaTraLe
carLo
schMidL
TriesTe
palazzo Gopcevich
via G. rossini, 4
Angelo Cecchelin
… e su per sti scalini, e zo per sti scaloni…
angelo cecchelin e Trieste. un rapporto viscerale e tormentato. difficile
definirlo: comico, cantante, osservatore puntuto e satirico della realtà
cittadina (e non solo), sempre controcorrente e pronto a dire dal palco
quello che in tanti, se non tutti, pensavano ma non osavano dire.
nato il 23 ottobre del 1894 in androna del pane, fulcro e cuore pulsante
del popolare rione di “rena Vecia” («mi, fora de rena, no respiro», annota
nei suoi diari) da madre di origini montenegrine, anna, nativa di cettigne
(la città della regina elena) e da padre veneziano. Quest’ultimo ben presto
abbandonò moglie e figlio ai loro destini.
dalle voci, dalle atmosfere dei canti e dalla tipica cantata “ala renaiola”,
cecchelin seppe creare e standardizzare alcune maschere che fino ad allora
non esistevano e che poi sono diventate gli stereotipi e le maschere del
teatro tradizionale triestino: il facchino del porto, sempre pronto alla
bevuta, che dichiara di odiare e comandare le donne, ma in realtà poi si
scopre che è lui ad essere comandato a bacchetta dalla sua “signora”,
spesso più greve e concreta di lui; “el kucer” che vede, sotto la spinta del
progresso, tramontare la sua attività, e che ha assistito alla nascita e al
disfarsi di amori al chiaro di luna, magari tra gli alberi del Boschetto; la
“dona del late” Katiza, che seppur parla un triestino “pastrocià” con il
carsolino ed indossa scarponi e fazzoletto in testa, sogna le dive del cinema
muto ed una carriera a “Kulivood”
…Tante facce di una stessa città: la grandezza di angelo cecchelin è stata
il saper osservare con intelligenza ed arguzia pregi e difetti di ogni classe
sociale, di diversi ambienti e provenienze, in una Trieste che ancora godeva
degli ultimi battiti di un cuore di porto emporiale tra i più importanti
d’europa, con conseguenti contaminazioni di varie etnie e tradizioni da
tutto il mondo nella musica, nel dialetto, negli usi e nei costumi.
il debutto di cecchelin sulle tavole del palcoscenico non è tra i più felici:
la sera del 27 gennaio 1901, al circolo serbo-ortodosso, è in programma
uno spettacolino teatrale messo in scena dai bimbi iscritti al circolo, tra i
quali figura anche il piccolo angelo. sfortuna vuole che, proprio quel
giorno, venga a mancare Giuseppe Verdi, (idolo, tra l’altro, degli irredentisti
triestini): la recita viene annullata. negli anni successivi, cecchelin transita
per i campi di Lavoro di Graz, dove venivano mandati gli irredentisti che
tali si manifestavano (in quell’occasione scrisse la sua prima composizione
in versi sulla melodia della popolare canzone triestina La venderigola). Qui
lavora come rappresentante di spazzole e oggetti di drogheria per una ditta
austriaca.
cecchelin entra in arte ufficialmente nel 1923, quando fonda la sua prima
compagnia per la quale sceglie una denominazione emblematica, che in
tre parole racconta tutta la sua infanzia, l’aria e le atmosfere respirate in
tenera età a pieni polmoni: “La Ganga dele Mace”. “Ganga” intesa come
gruppo, compagnia e “mace” intese come le macchiette che lui seppe
osservare e portare sul palcoscenico.
Tanti testi, tanti debutti, un matrimonio nel mezzo dal quale nasceranno
tre figli dai nomi d’ispirazione irredentista: le due femmine infatti si
chiameranno edera, come la pianta che cinge il capo dell'italia, e Libera
italia; mentre il maschio si chiamerà angelo come lui. per capire la tempra
e la fibra di angelo cecchelin basta citare un episodio legato al figlio
angelo: nel 1931 il bambino muore a causa di un incidente in strada. al
contrario di ogni persona normale, cecchelin reagisce al lutto più tragico
componendo lo stesso giorno la canzone Modernismo che ridicolizza
1. Pepi Strigon, foto di scena (1939); 2. Locandina «compagnia comica Triestina» - cinema Volturno, roma (1937);
3. La festa di Arlecchino, foto di scena - Teatro Filodrammatico, Trieste (1937);
4. Locandina «La Ganga de la mácie» (1929); 5. Case in condominio, foto di scena (1939);
6. angelo cecchelin - Foto e. Mangini, Torino (1939);
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l’aumentare delle macchine in circolazione, gli aeroplani, l’alzarsi delle
gonne. La stessa sera, con l’accompagnamento del solo pianista, la canta
alla platea che, come al solito, affolla il “suo regno”, il Teatro Filodrammatico
di via degli artisti. nel 1929 la compagnia cambia: nasce “La
Triestinissima”, con la quale per più di un decennio cecchelin girerà l’italia
in lungo e in largo per estenuanti tournée, parlando sempre in triestino e
facendosi capire grazie alla sua innata mimica e a una spontanea
conoscenza delle pause fondamentali nei meccanismi comici. Tra migliaia
di messinscene, spettacoli di beneficenza (per le innumerevoli rappresentazioni caritatevoli venne fatto commendatore della corona d'italia) e
testi scritti, non mancano i problemi, dovuti al suo fervente e sbandierato
antifascismo: diffide, arresti, minacce e pestaggi… Ma nulla ferma “el
morbin” del comico triestino, che, per lunghi anni, sarà l’autentica vox
populi della nostra città. dopo infiniti trionfi sulle scene, e qualche caduta
nella vita, cecchelin si ritira dalle scene nel 1956, assistendo con amorevole
sguardo ai trionfi e alla carriera in ascesa della sua compagna di vita Jole
silvani, che lavorerà con zeffirelli, Bertolucci, paolo poli, Fellini e molti
altri. da lei, dopo aver avuto nel 1930 da Lilia carini il figlio Livio, avrà il
suo ultimogenito Guido nel 1938. Morirà, in una sorta di esilio forzato, a
Torino nel 1964. dopo anni di discussioni, diatribe e pareri discordanti, la
città riconosce al più grande comico satirico che abbia mai espresso, un
luogo, una scala, che idealmente congiunge due punti teatrali fondamentali
di Trieste: il Teatro romano, luogo di messinscene più antico del territorio,
e la via degli artisti, che oltre a essere il luogo dove sorgeva il “regno” di
cecchelin, il Teatro Filodrammatico, è una via che celebra tutti gli artisti,
in senso lato, dagli attrezzisti ai truccatori, dai macchinisti ai musicisti, dalle
ballerine alle comparse.
alessio colautti
7. Fondale originale di Pepi Strigon - particolare (1939)
8. angelo cecchelin in Matrimonio d’interesse - Foto e. Mangini, Torino (1938)
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