INNO AL CONTRABBASSO Il basso detta il battito del cuore, il perno sanguigno che dilata la musica, il tempo, le nostre cose più care, l’esserci qua adesso, l’esserci sempre stati. La donna si disseta a sorgenti biturgensi il suo sguardo è una lama che indaga il futuro, ordina geometrie vincenti, lei, padrona di un sì luminoso. Lo spirito del basso infonde sicurezza di spazi, lui, lo strumento senza angolosità, specchio della femminilità segretamente desiderata. Si srotola la partitura: si adagia sulla scacchiera della vita, risveglia pedoni circospetti a promuovere mosse fulminanti. La regina, la bellezza sublimante, sembra imprendibile, ma è lotta che ci nobilita, la conquista fra destrieri scalpitanti e alfieri che non perdonano le nostre ingenuità. Lo scacco al re è un miraggio velenoso, la sirena della colonne d’Ercole. Ci aspettano dolci colline all’orizzonte, alberi generosi, rami dove appendere le nostre ataviche miserie, i nostri temerari tentativi, le nostre estreme richieste. Il cielo pare compattamente grigio, ma si fa spazio un grumo di sole.