LA STORIA DI EBE IGI Una violinista di raro talento. Oggi sarebbe ricordata tra i grandi musicisti umbri e non solo, se una grave malattia non avesse stroncato la sua giovanissima vita. E Umbertide l’avrebbe annoverata tra i suoi tanti personaggi famosi. Ebe Igi a 11 anni Ebe Igi, figlia di Ivo ed Eletra Butturi, era nata ad Umbertide, in via Mancini, il 26 agosto 1912 da una famiglia della piccola borghesia cittadina: il padre impiegato comunale, la madre casalinga. Abitava in via Petrogalli n. 6, nel cuore del quartiere di S. Giovanni. Aveva cominciato lo studio dello strumento agli inizi del 1921, a nove anni, unica ragazza di un gruppo di giovani che frequentavano la scuola di violino del professor Decio Ajò, da poco istituita in paese col nome di “Scuola d’arco”, e alla quale il Comune erogava un contributo di 150 lire al mese. La Giunta, presieduta da Settimio Rometti, primo sindaco socialista di Umbertide, il 19 gennaio 1921 aveva deliberato anche di istituire dieci posti gratuiti, riservati ai giovani tra gli 8 e i 14 anni di famiglie non abbienti: tre ragazzi avevano presentato la richiesta di iscrizione alla scuola. Il maestro Ajò insegnava stabilmente a Gubbio e veniva ad Umbertide una volta la settimana. Ma Ebe, molto appassionata alla musica, si recava con la mamma altri due giorni nella città di Sant’Ubaldo, con il treno dell’Appennino, per prendere altre lezioni da lui. Studiò poi a Bologna con il maestro Supino come a volte ricordava la sorella, Vittorina Igi, morta quasi centenaria a Frascati il 22 giugno 2004. I genitori seguivano attenti l’attività musicale della figlia, assecondandone la passione. La piccola Ebe si rivelò molto dotata e proseguì con profitto gli studi per nove anni. La sua arte non passò inosservata ad Umbertide dove ancora studentessa tenne applauditi concerti come solista, accompagnata al pianoforte dal maestro Alessandro Franchi, direttore della banda musicale, o dal pianista e compositore Raffaele Zampa, grande musicista oltre che notaio. La ragazza si diplomerà in “Magistero di Violino” nel 1930 presso la Regia Accademia Filarmonica di Bologna, con il maestro Angelo Consolini, uno dei massimi esponenti della scuola d’archi bolognese, con la “magnifica votazione” di 30/30, “premio meritatissimo alla sue nobili fatiche” ed al suo “felicissimo temperamento di violinista”. Ma non potrà veder realizzato il sogno di una brillante carriera perché morirà nell’ospedale di Perugia, appena diciottenne, pochi mesi più tardi, il 12 novembre 1930. Il suo decesso repentino e immaturo colpì molto gli umbertidesi dai quali era conosciuta ed amata: tutto il paese partecipò ai funerali. Per la sua tomba sotto i “portici”, nell’emiciclo destro del cimitero di Umbertide, il giovane artista Corrado Cagli, allora direttore artistico alle Ceramiche Rometti, scolpì un lucente bassorilievo di ceramica in “Nero Fratta”, in cui è raffigurato un volto di donna reclinato all’indietro, poggiato su un’ala, un ramoscello reciso ed un violino che pare irrimediabilmente abbandonato. Un coro polifonico porta oggi ad Umbertide il suo nome: il Chorus Fractae Ebe Igi. È stato costituito da un gruppo di appassionati nel 2000, sotto la guida del professor Nicola Lucarelli. Attualmente è diretto dal maestro Paolo Fiorucci, conta oltre trenta coristi, ha un repertorio che spazia nei più vasti campi, dal classico – tradizionale al moderno. Ricorrendo quest’anno il centenario della nascita di Ebe, i componenti organizzeranno una manifestazione in suo onore in cui ne ricorderanno le straordinarie doti musicali, facendone conoscere la vita e l’attività artistica. ALCUNE NOTIZIE SUI CONCERTI TENUTI DALLA GIOVANISSIMA DELL’EPOCA EBE RIPRESE DAI GIORNALI La scuola comunale di violino, nel 1926, funzionava bene ed erano tanti i giovani umbertidesi che la frequentavano. Domenica 14 marzo, nel teatro del Patronato Scolastico, si svolse un saggio musicale degli allievi di Umbertide e Gubbio della scuola diretta dal professor Decio Ajò. Il pubblico era numeroso, “grandi applausi salutarono la fine di ciascun pezzo dell’interessante programma, eseguito alla perfezione dai singoli allievi, fra i quali si distinsero Cardinali e la signorina Igi” (L’Assalto, Perugia, 18-19 marzo 1926). Ebe Igi era tra gli allievi migliori: applauditissima a soli quattordici anni nei suoi assoli di violino. Grande entusiasmo suscitò nella serata la sinfonia della Gazza Ladra (fu richiesto il bis), “magistralmente diretta dal maestro Franchi mentre al piano sedeva con la nota valentia il dottor Zampa”. Il 31 marzo 1929 il maestro Alessandro Franchi accompagnò al pianoforte un concerto di violino di Ebe Igi. La ragazza, diciassettenne, stava per diplomarsi all’Accademia Filarmonica di Bologna sotto la guida del maestro Consolini. Suonò nella sala grande del Circolo “L’Unione” davanti a un numeroso pubblico, in prevalenza femminile. Un enorme successo. L’esibizione fu molto applaudita, soprattutto nel nono Concerto di Beriot dove la violinista aveva “dato prova di possedere dolcezza e robustezza di cavata, intonazione perfetta e un senso interpretativo veramente sorprendente” (Il Messaggero, Roma, 9 aprile 1929). Non era la prima volta che il maestro suonava insieme alla giovane Ebe, ragazza che stimava per le sue rare doti musicali e cercava di valorizzare in ogni modo. Franchi accompagnerà Ebe al pianoforte anche la sera del 22 settembre, in un concerto tenuto in un’aula dell’asilo d’infanzia. La ragazza si esibirà con lui anche la sera successiva al Circolo “L’Unione” di Umbertide. Domenica 11 maggio 1930, la “professoressa Ebe Igi” tenne un altro concerto di violino accompagnata dal maestro Franchi. Si era appena diplomata con il massimo dei voti all’Accademia Filarmonica di Bologna. Ad organizzare l’audizione musicale era stato il preside delle scuole di Avviamento professionale, Falorni, che aveva invitato i musicisti nella sala grande dell’istituto. Un numeroso pubblico, composto da scolaresche, dal Podestà, da autorità politiche e da insegnanti ascoltò con interesse i due bravi musicisti, che ebbero uno straordinario successo (La Nazione, Firenze, 18 maggio 1930). Ebe era considerata una “vera e grande artista dall’esecuzione impeccabile” (La Tribuna, Roma, 14 maggio 1930), che sapeva “far uscire dal suo “Bresciano” effetti di dolcezza e di intensa sonorità veramente sorprendenti” (La Nazione, Firenze, 18 maggio 1930). Franchi, al solito, accompagnava al piano “con quella coscienza e competenza artistica che sempre lo avevano contraddistinto”. Il programma era impegnativo ed interessante (Parte 1ª: Simonetti, Madrigale; Frontini, Serenata Araba; Bruch, Concerto (op. 26): a) Allegro moderato, b) Adagio, c) Finale energivo. Parte 2ª: D’Ambrosio, Canzonetta; Franchi, Intermezzo melodico; Paganini, La caccia; Wiennawski, a) Leggenda, b) Scherzo tarantella); l’esecuzione della musica “fu nella realtà magistrale” e la “virtuosità della violinista ebbe campo di mostrarsi nelle più ampie forme dando prova di un sentimento profondamente espressivo ed educato” (La Nazione, Firenze, 18 maggio 1930). Amedeo Massetti Ebe Igi a 10 anni Gruppo Archi a Gubbio con il maestro Ajò Gruppo Archi al Teatro dei Riuniti di Umbertide Ebe Igi a 11 anni La lapide della tomba ad Umbertide