Il New Europe Economic Dossier vuole fornire un quadro strutturale sull’evoluzione dei diversi Paesi della regione, evidenziando i principali successi conseguiti e le sfide aperte. Ogni numero viene dedicato a un Paese e include un’analisi del quadro economico e un’intervista a una personalità di spicco per il futuro del Paese. Il dossier è curato dal Network di ricerca New Europe di UniCredit ˆ NEW EUROPE ECONOMIC DOSSIER di Patrik Rozumbersky´ Chief Economist di Zivnostenska Banka Repubblica Ceca – Più coraggio nelle riforme L’attività economica nella Repubblica Ceca è in ripresa dal 2002, grazie ai vantaggi determinati dalle modifiche strutturali in campo economico, al flusso intenso di investimenti esteri diretti e, fattore più recente, ma non meno importante, all’ingresso del Paese nell’UE . Nel 2005 la crescita economica si è rafforzata fino ad arrivare al 6%, il che ha portato la Repubblica Ceca ai primi posti della classifica dei Paesi a rendimento migliore compresi nella regione. Fattore ancora più importante, la crescita si è dimostrata fondata su basi solide. La domanda estera è diventata il pilastro dell’espansione economica, con il passaggio della bilancia commerciale dal deficit tradizionale a un’enorme eccedenza. I persistenti vantaggi derivati dall’ingresso nell’UE, che hanno comportato una semplificazione del trasporto delle merci, e le industrie automobilistica ed elettronica in forte espansione hanno consentito un rapido miglioramento delle statistiche relative al commercio estero. Viceversa, negli ultimi due anni il contributo della domanda interna ha subito un decremento a causa di un rallentamento nella spesa interna, con l’assestamento della crescita dei salari reali su livelli più sostenibili. Persino il miglioramento della situazione del mercato del lavoro nell’ultimo anno non è riuscito a stimolare le spese private. non ha generato pressioni di inflazione significative. I prezzi sono stati trascinati principalmente da aumenti amministrativi dei prezzi, mentre le pressioni dell’inflazione da domanda sono rimaste contenute grazie anche alla corona stabile, alla competizione tra commercianti e all’influenza limitata degli elevati costi del carburante sui prezzi dei prodotti e dei servizi. L’anno scorso la bassa inflazione ha consentito alla banca centrale di tagliare i tassi di interesse fino a uno storico 1,75%, ma persino con questa impostazione rilassata di politica monetaria la banca, come negli anni passati, ha mancato il proprio obiettivo in termini di inflazione. La rivalutazione della corona ha riflesso principalmente una solida crescita nella produttività del lavoro, superando quella dell’eurozona, e un reale e anticipato flusso di investimenti esteri diretti, prevalentemente collegati a progetti di privatizzazione. Un netto miglioramento del commercio estero e un atteggiamento positivo degli investitori nei confronti dei Paesi di tutta l’Europa centro-orientale (CEE) dopo il loro ingresso nell’UE si è associato alla situazione positiva degli ultimi due anni. Il consolidamento delle finanze pubbliche è sicuramente la sfida maggiore che il Paese sta affrontando. Nel 2003, i partiti della coalizione di governo si sono accordati su una serie di misure fiscali che avrebbero Tuttavia, la crescita economica dovuto contribuire a ridurre il 142 deficit di bilancio in aumento e a preparare così il Paese all’adozione dell’euro entro la fine di questo decennio. Il primo pacchetto di leggi di riforma, già approvate, consisteva prevalentemente in tagli alle spese e modifiche fiscali, mentre la seconda fase sembra maggiormente concentrata su modifiche strutturali dell’economia, quali un sostegno maggiore alla ricerca e allo sviluppo, la semplificazione di fasi amministrative relative alle attività commerciali delle SME, sostegno di giovani con figli, misure relative alla riduzione dell’economia sommersa e così via. Tuttavia, la riforma si è dimostrata priva di aggressività. In particolare, il governo ha ignorato l’aspetto spese del bilancio tributario, dove i sussidi sociali generosi rappresentano il carico fiscale più elevato. Pertanto, sembra che fino a ora sia stata la robusta crescita economica piuttosto che le misure fiscali del governo a rivestire un ruolo chiave nel processo del consolidamento fiscale. Il deficit di bilancio pubblico globale conforme a ESA 95 è stato soltanto il 2,8% del PIL nel 2005, soddisfacendo così i criteri di Maastricht per il secondo anno consecutivo. Originariamente, il programma di convergenza dell’euro aveva previsto un deficit del 4,7% per il 2005, ma un’espansione economica più forte del previsto che ha migliorato gli introiti fiscali ha contribuito al superamento delle previsioni. NEW EUROPE ECONOMIC DOSSIER DATI MACROECONOMICI E PREVISIONI PIL nominale (mld CZK) % PIL reale a/a Inflazione (CPI) a/a, media % Tasso disoccupazione Tasso cambio / euro, media 1M BRIBOR, media % Conto corrente/PIL % FDI/PIL % Saldo di bilancio/PIL % Debito pubblico/PIL 2003 2,768 4,7 2,8 9,5 31,90 2,26 -6,0 4,6 -3,0 36,8 2004 2,931 6,0 1,9 8,9 29,78 1,98 -2,1 9,0 -2,8 36,6 2005f 3,134 4,5 2,7 8,4 28,80 2,15 -2,6 5,1 -3,8 37,1 2006f 3,351 4,2 2,6 8,0 28,25 2,40 -2,4 5,1 -3,3 37,9 2007f 3,583 4,0 2,8 7,8 28,00 2,70 -2,5 5,1 -2,7 3,8 Fonte: Zivnostenska Banka, Gruppo UniCredit Purtroppo, l’obiettivo per quest’anno prevede un deterioramento del 3,8%, sebbene il ministero delle Finanze ritenga che il risultato finale possa essere migliore. Gli introiti fiscali aumentati dovuti a un’economia in robusta ascesa e i vantaggi ritardati di aumenti fiscali indiretti prima dell’ingresso nell’UE a maggio 2004, dovrebbero consentire di ottenere il risultato senza tagli extra alle spese. Tuttavia, il piano fiscale continua a non contemplare riforme più radicali, che garantirebbero la sostenibilità del sistema pensionistico negli anni a venire e l’abbattimento del debito dell’assistenza sanitaria. L’assenza di tali riforme, associata a grandiosi piani di spesa assistenziale nella scia delle imminenti elezioni parlamentari, ha comportato critiche da parte di istituzioni internazionali, economisti indipendenti e anche dalla banca centrale, con la messa in discussione dell’adesione all’euro nel 2010. Resta da vedere se il nuovo governo, costituito in seguito alle elezioni di giugno, sarà in grado di conseguire grandi progressi nelle riforme necessarie a mantenere il Paese sulla strada di un’ulteriore integrazione con l’Europa. ˆ ˚ governatore Intervista a Zdenek Tuma, della Banca Nazionale Ceca Nonostante il progresso nel consolidamento fiscale ottenuto negli ultimi due anni, le dimensioni del disavanzo della finanza pubblica vengono tuttora considerate primaria fonte di inquietudine e il principale ostacolo all’ingresso della Repubblica Ceca nell’Emu. Ritiene che le riforme fiscali da parte del governo siano tanto aggressive da garantire un’adozione dell’euro senza intoppi nel 2010, come è stato programmato? Considerato l’invecchiamento della popolazione, che misure suggerirebbe per garantire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche? Recentemente vi sono state alcune tendenze positive nella sfera fiscale. I risultati della contabilità di bilancio si sono dimostrati anche migliori di quelli pianificati dal ministero delle Finanze. Sebbene ben accetti, quei risultati sono stati raggiunti soprattutto grazie all’economia sana e sol- tanto parzialmente sono stati dovuti a misure mirate al consolidamento fiscale. Con i tassi di crescita del PIL vicini al 5%, anche le entrate di bilancio ne hanno giovato. Ciononostante, dobbiamo essere consapevoli del fatto che la situazione ciclica possa diventare meno favorevole. Oltretutto, l’impatto delle promesse pre-elettorali può comportare ulteriori problemi nel futuro prossimo. Il fattore cruciale nel lungo termine, tuttavia, resta la riforma strutturale. Le misure messe in atto fino a ora per gestire l’impatto dell’invecchiamento della popolazione e delle inevitabili spese eccessive non si dimostreranno sufficientemente soddisfacenti. Sono necessarie riforme più radicali del sistema fiscale e nei settori della sanità e degli affitti. Tali riforme dovrebbero consentire un funzionamento senza intoppi degli stabilizzatori fiscali automatici e la sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo termine. Riteniamo che l’avvio di riforme ulteriori prima dell’adozione dell’euro sia di fondamentale importanza. Per un ottimale ingresso nell’EMU l’economia ceca dovrebbe diventare un’economia più flessibile. La corona slovacca è sorprendentemente entrata nell’EMU alla fine del 2005. La Repubblica Ceca seguirà presto le orme dei suoi vicini? Quali conseguenze avrà il suo ingresso in ERM II sulla politica monetaria della Banca Nazionale Ceca? Per un Paese come la Repubblica Ceca, con tassi di interesse rela- 143 NEW EUROPE ECONOMIC DOSSIER tivamente bassi e inflazione bassa, quali sono, secondo lei, i vantaggi o gli svantaggi principali dell’adozione dell’euro? A differenza di alcuni osservatori, non ho trovato per nulla sorprendente l’ingresso in ERM II della corona slovacca. Rispetto alla nostra situazione, l’orientamento verso il collegamento della politica monetaria al tasso di cambio è tradizionalmente più pronunciato nel caso slovacco. Di conseguenza, la recente decisione di legare la corona slovacca all’euro nell’ambito della struttura di ERM II è sembrato un passo logico nel quadro delle intenzioni dichiarate del governo slovacco. Nel nostro caso, la sfida principale comportata dall’ingresso in ERM II sarà rendere i requisiti conformi al regime di controllo dell’inflazione. Ciò dimostra anche il motivo per cui stiamo sottolineando la necessità di un’economia interna più flessibile prima dell’adozione dell’euro. Grazie all’ambiente a bassa inflazione della nostra economia, i guadagni previsti comportati dall’adozione dei tassi di interesse dell’eurozona possono sembrare piuttosto ridotti. Certamente non sono paragonabili alle dimensioni dei guadagni che alcuni Stati membri hanno ottenuto sei anni fa, per esempio nel finanziamento del debito. Ciononostante, esistono altri vantaggi che presumibilmente avranno importanza considerevole, tra cui costi di transazione più bassi, rischio di tasso di cambio diminuito e un ambiente più trasparente e competitivo. D’altra parte, una politica monetaria comune può a volte essere meno che ottimale per la nostra situazione ciclica. Sembra che la Banca Nazionale Ceca sia passata all’approccio della politica di perfezionamento. Quali ritiene siano i principali 144 SONO NECESSARIE RIFORME PIÙ RADICALI DEL SISTEMA FISCALE E NEI SETTORI DELLA SANITÀ E DEGLI AFFITTI. CIÒ DOVREBBE CONSENTIRE UN FUNZIONAMENTO SENZA INTOPPI DEGLI STABILIZZATORI FISCALI AUTOMATICI E LA SOSTENIBILITÀ DELLE FINANZE PUBBLICHE NEL LUNGO TERMINE vantaggi di questo tipo di politica monetaria per una piccola economia aperta come quella della Repubblica Ceca? Ritiene che questo approccio sia coerente con il ritardo che intercorre tra le decisioni di politica monetaria e il loro influsso sull’economia? Mi lasci dire che recentemente non vi è stato alcun passaggio a un approccio di perfezionamento nella politica monetaria della CNB. Tale valutazione non deve essere suggerita né dalla frequenza delle modifiche controllate del tasso di interesse, né dalle modifiche in tale direzione. Certo, la situazione che dobbiamo affrontare attualmente è diversa da quella passata. Nel periodo di disinflazione sostenuta siamo stati in grado di attuare tagli di tasso consecutivi. Allo stato attuale dobbiamo essere maggiormente preoccupati della valutazione dei vari rischi, dei loro pesi relativi e del bilancio risultante. Naturalmente, vi sono approcci diversi nella legislazione, con alcuni compromessi. Ne preferiamo uno attivo, dato che non vogliamo restare dietro le quinte. Di conseguenza, un osservatore riscontrerà mosse politiche più frequenti, rispetto, in particolare, alla BCE. Tuttavia, in questo senso, la BCE stessa sembra avere una posizione di isolamento tra le banche centrali del mondo sviluppato. Nel corso dei tentativi di previsio- ne delle mosse future di politica economica della CNB gli analisti di mercato si riferiscono spesso al livello dei tassi chiave della BCE. Che importanza riveste l’impostazione della politica monetaria della BCE nel processo decisionale della CNB? Uno sguardo ai rispettivi sviluppi suggerisce che i tassi di interesse controllati dalla CNB sono stati a volte superiori e altre inferiori a quelli della BCE. Recentemente, la BCE ha aderito alla strategia del blocco dei tassi, mentre la CNB ha regolato i propri. Ciò implica che non esiste una dipendenza forte e defini- Corbis ta dei nostri tassi da quelli della BCE. Ciononostante, l’economia ceca è molto aperta e i principi della parità dei tassi di interesse scoperti sono importanti. I tassi di interesse della BCE rappresentano pertanto uno dei fattori esterni rilevanti e, in quanto tali, vengono presi in considerazione nella nostra impostazione politica. Nonostante una crescita economica relativamente intensa, la Repubblica Ceca ha dimostrato un’inflazione contenuta con ridotte pressioni dal punto di vista della domanda. Quali sono i principali fattori della bassa infla- zione? Ritiene sia un fenomeno strutturale del Paese o facente parte della situazione economica attuale? Bisogna riconoscere che la tendenza verso un’inflazione bassa è stata recentemente riscontrata nell’economia mondiale. Ciononostante, siamo lieti di notare che i nostri risultati nel campo dell’inflazione sono positivi e che è stato mantenuto un ambiente a inflazione bassa. Ciò resta vero indipendentemente dalla recente accelerazione sostanziale della crescita economica. Diversi fattori hanno apparentemente contribuito a ciò, tra questi le condizioni di un’economia aperta con un ambiente altamente competitivo, l’apprezzamento del tasso di cambio e le politiche monetarie credibili con la stabilità dei prezzi come chiara priorità. 145