ORTO&DINTORNI IL MAESTOSO IPPOCASTANO Nei grandi parchi e nei viali di città, ma spesso anche lungo le strade dei nostri paesi, si può ammirare un albero maestoso e robusto che a primavera si ricopre di fiori a candelabro dal profumo amaro e intenso: è l’ippocastano, conosciuto anche col nome di castagno d’India. Un po’ di storia Fino a pochi secoli fa si riteneva che quest’albero fosse originario delle montagne dell’India, in realtà esso proviene dalle foreste albanesi, greche e balcaniche. Venne introdotto in Europa verso la metà del XVI secolo, importato da Istanbul, e i suoi frutti furono seminati per la prima volta a Vienna dal giardiniere dell’imperatore d’Austria. Col passare dei secoli l’ippocastano si diffuse rapidamente a scopo ornamentale, ma non mai come pianta spontanea: elegante, folto e capace di creare una vasta zona d’ombra, esso ha trovato sempre impiego in viali e giardini di grandi dimensioni. In un tempo assai lontano la pianta fu presente anche nell’Italia settentrionale: ne danno testimonianza i suoi semi, rinvenuti in palafitte preistoriche a Molina di Ledro e presso Peschiera. L’ippocastano (letteralmente: “castagno da cavalli”) deve il suo nome al fatto che i Turchi usavano la farina ricavata dai suoi frutti, mescolata all’avena, per curare i cavalli affetti da bolsaggine (grave difficoltà respiratoria). Note botaniche e colturali L’ippocastano (Aesculus hip- pocastanum) è un albero alto fino a 25 metri, coltivato un po’ ovunque in Italia, ma in modo particolare nelle regioni centrosettentrionali, dalla pianura fino a circa 1000 metri d’altitudine. Il genere Aesculus (questo nome, usato anche dagli autori latini, indica una quercia che produce ghiande commestibili) comprende circa 13 specie, una europea, cinque italiane e le rimanenti nordamericane. Quasi tutte le specie e molte loro varietà sono divenute delle piante ornamentali per i parchi delle regioni a clima temperato. Aesculus hippocastanum è la specie più grande, di cui si coltivano parecchie varietà. Il tronco è piuttosto corto, regolare e di diametro notevole, i rami sono numerosi soprattutto verso la parte terminale della chioma; la corteccia, di color bruno-rossiccio, con l’età tende a sfaldarsi in placche irregolari. Il legno è chiaro, tenero e poco resistente ed ha scarso valore sia come combustibile sia per costruzioni. Viene solitamente utilizzato solo per la produzione d’imballaggi. Le foglie e i giovani rami nascono da grandi gemme ovali, brillanti e appiccicose, di color bruno-rossastro, poste a coppie lungo ramoscelli robusti; esse sono rivestite di una sostanza resinosa, molto vischiosa in primavera. Le grandi e caratteristiche foglie palmato-composte, disposte a ventaglio, sono costituite da 5-7 foglioline ovali, acuminate, con i margini dentellati e le nervature in rilievo, inserite come le dita di TERRA TRENTINA Iris Fontanari 45 ORTO&DINTORNI TERRA TRENTINA margini fogliari e coll’essiccazione della lamina. Un’altra graziosa specie ornamentale è l’A. pavia o ippocastano rosso, che è un piccolo albero (2-6 m) originario degli Stati Uniti con fiori rosso brillanti e frutti lisci privi di spine. Dall’incrocio di quest’ultimo con l’A. hippocastanum si è ricavato un ibrido popolare l’A. carnea, che è caratterizzato da una splendida fioritura rossa e da frutti lisci ed è perciò molto apprezzato come pianta ornamentale. 46 una mano all’apice del grosso picciolo. Di color verde cupo in estate, diventano giallo-ruggine in ottobre, prima di cadere. I fiori sono bianchi, macchiati di giallo e di rosso e sono raccolti in grandi grappoli conici rivolti verso l’alto, lunghi complessivamente 20-30 cm. Vistosi, molto decorativi e profumatissimi, compaiono tra aprile e maggio insieme alle foglie. I frutti, le cosiddette “castagne d’India”, maturano fra settembre ed ottobre: presentano forma globosa un po’ irregolare, sono più grossi delle vere castagne e sono protetti da una spessa capsula verde, irta di aculei, che si apre in tre valve a maturità, lasciando vedere 23 castagne lucide e brune, con una larga chiazza opaca brunopallida alla base. Longevo e rustico, l’ippocastano tollera le basse temperature e non ha particolari esigenze: si può piantare qualora si possieda un giardino con molto spazio, terreno soffice, fresco e con un buon contenuto di sostanza organica e di sali minerali. Lo si può far nascere facilmente dal seme: basta interrare una castagna appena raccolta e a febbraio si avrà già il germoglio. Naturalmente questa operazione va fatta in serra perché, appena spuntato, l’alberello è piuttosto fragile e può soccombere al freddo. Prima di effettuare il trapianto dovranno trascorrere almeno quattro anni: la ripresa sarà veloce purché le radici non siano rimaste troppo a lungo esposte all’aria. Anche la crescita è piuttosto rapida: 12 metri in 20 anni. Poiché quest’albero ama la luce, va piantato da solo o in filari ben distanziati. é inoltre da ricordare che l’ippocastano non tollera la siccità e l’inquinamento atmosferico ai quali reagisce con un “bruciore” (arrossamento) dei Utilizzi Le credenze popolari hanno di volta in volta attribuito all’ippocastano qualità terapeutiche, ritenendolo in particolare un efficace febbrifugo e un buon antiasmatico. Così, ogni tanto, si risente parlare di una “cura” efficace contro i malanni dell’inverno, ossia tenere in tasca, durante la cattiva stagione, una grossa castagna d’India. In realtà, sia la corteccia sia i frutti dell’ippocastano contengono delle sostanze attive “astringenti” e con la farina ottenuta dalle castagne si fanno degli appretti e delle colle molto tenaci. Dalla pianta si ottengono pure principi medicamentosi utilizzati per vari disturbi dell’apparato circolatorio. Inoltre, sempre con una farina ricavata dai suoi semi contenenti molte saponine, si possono pulire tessuti, nonché produrre un olio lubrificante impiegabile nell’industria saponiera. Le castagne sono ricche di amido, ma non sono commestibili a causa del sapore amaro; sono invece cibo per i maiali, per le capre e, a volte, anche per i pesci. Tuttavia, con una speciale lavorazione atta ad eliminare il sapore amaro, le castagne d’India danno una fecola nutriente e gradevole.