L’ALBERO DI ANNE L’albero di Anne, Irène Cohen-Janca, Maurizio A.C. Quarello, Orecchio Acerbo, 2012. Nelle città di polvere e rumore, io, per primo, annuncio l’arrivo della primavera. In aprile si schiudono le mie gemme e con identico slancio spuntano foglie e fiori. Io sono un ippocastano. Da oltre centocinquant’anni, vivo in un giardino al numero 263 di Prinsengracht, ad Amsterdam. 263 Prinsengracht, Amsterdam: per chi avesse la memoria corta, è l’indirizzo del nascondiglio della famiglia Frank, quando nel 1942 cercò di sfuggire alla follia nazista. La tragica storia di Anna Frank, della sua famiglia e del suo diario, che l’ha consegnata fino a noi, è entrata a far parte del patrimonio culturale e storico di tutto l’occidente, e non solo. In L’albero di Anna , ascoltiamo la sua storia ancora una volta, ma a raccontarla sarà la voce di un testimone oculare solitamente silenzioso e inascoltato: un ippocastano, i cui bellissimi rami si slanciavano fino alla finestra della soffitta dove era nascosta Anna. Io, l’ippocastano del giardino al numero 263 di Prinsengracht, ho regalato a una ragazza di tredici anni, prigioniera come un uccello in gabbia, un po’ di speranza e di bellezza. A lei, che nel suo nascondiglio sognava di sentire sul viso l’aria gelata, il calore del sole e il morso del vento, con le mie metamorfosi ho regalato lo spettacolo delle stagioni. Dove gli uomini non arrivano più, ci pensa la natura, con la sua bellezza e le sue regole immutabili, a portare un po’ di conforto a una piccola ragazzina ingiustamente reclusa. Il buon ippocastano racconta con parole semplici, chiare e dolci, come solo un albero potrebbe fare, ciò che vide: dall’arrivo della famiglia Frank, allo sguardo di Anna che sognava e sperava in qualcosa di meglio affacciandosi alla finestra, ai suoi occhi che lo scrutavano al di là del vetro, all’arrivo della polizia il 4 agosto 1944 per portare tutti via. Certo un ippocastano non può fare molto e anche quel giorno terribile, rimase muto. Oggi è lui che sta per andarsene, i parassiti lo stanno lentamente divorando e la sua chioma possente diventa sempre più debole, ogni giorno che passa. Sotto la sua corteccia, oltre ai tarli, ci sono i ricordi di ciò che è stato: ricordi di un albero, lasciati anche a noi. Il grande ippocastano non è preoccupato di essere abbattuto, sa che dopo di lui, ci sarà un altro ippocastano, nato dai suoi rami più sani. A lui sarà affidato il ricordo di Anne e del suo nascondiglio, affinché lo custodisca nel perpetuarsi della sua bellezza.