Settimanale, Supplemento al numero odierno - Da vendersi esclusivamente con il quotidiano “la Repubblica” – Sped. Abbon. Post. - articolo 1 Legge 46/04 del 27/02/2004 - Roma
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5 luglio
2013
PROFUMI: LA SCUOLA DOVE GLI STUDENTI VANNO A NASO
di Laura Laurenzi
Cantare
grande
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alla
PAUL MCCARTNEY, MICK JAGGER, LOU REED, NEIL YOUNG... UNA GENERAZIONE
DI SETTANTENNI IN CONCERTO (ANCHE IN ITALIA). CHE SUCCEDE? LO ABBIAMO CHIESTO
A FRANCESCO DE GREGORI, CHE INIZIA IL SUO TOUR (E DI ANNI NE HA SOLO 62)
di Marco Cicala, Marco Cubeddu e Andrea Morandi con un commento di Michele Serra
Un film polacco
riapre il caso
del presidente
morto in aereo
Abusivismo:
le case illegali
non pagano tasse
(per due miliardi)
PICCOLI ALLEATI:
I BATTERI BUONI
CHE CI SALVANO
DALLE MALATTIE
Il nonno di tutti
gli Scilipoti:
in un romanzo
la casta dell’800
di Nicola Lombardozzi
di Antonio Corbo
di Alex Saragoza
di Giuseppe Marcenaro
copertina
UNA STAGIONE DI CONCERTI CON UN RECORD DI MUSICISTI ANNI SETTANTA CHE RIEMPIONO GLI STADI. MENTRE PARTE IL SUO
TOUR, NE PARLIAMO CON Francesco De Gregori. CHE DICE: «STANCO? NO. SUL PALCO MI MUOVO PIÙ DI 30 ANNI FA»
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DANIELE BARRACO
PARTE IL SULLA STRADA TOUR
Francesco De Gregori e il suo gruppo in partenza per
Sulla strada tour: 10 luglio Auditorium Parco della
Musica, Roma; 13 luglio Festival Villa Arconati,
Castellazzo di Bollate (Milano); 19 luglio Parco della
Zizzola, Bra (Cuneo); 3 Agosto Porto, Marina
di Camerota (Salerno); 4 Agosto Gli Archi Village,
Cassino (Frosinone); 11 agosto Teatro D'Annunzio,
Pescara; 28 Settembre Piazza Malatesta, Rimini.
Altre date sono in via di definizione,
per tutte le info fepgroup.it
I VECCHI E I GIOVANI
Gioventù
obbligata
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di Marco Cicala
R
OMA. Mese più mese meno,
Mick Jagger ha la stessa età di
Mario Monti o del cardinal Bagnasco, settanta; Iggy Pop di
Ignazio La Russa o Luca Cordero di Montezemolo, sessantasei; Lou Reed di Monsignor Ravasi o Vittorio Cecchi Gori, settantuno. Eppure guardateli sul palco, o
ascoltateli nelle interviste. Destano
un’emozione torbida, all’incrocio tra ammirazione e raccapriccio. Perché appartengono alla categoria professionale, le
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popstar, che forse più di tutte è inchiodata a una condanna – decidete voi se deliziosa o infame: quella della giovinezza a
lunga conservazione. A cominciare dall’involucro. Bluse di cuoio, t-shirt variamente aderenti, jeans slavati. Gli ancestrali paramenti del rock. «Io non mi sono mai particolarmente vestito da ragazzino, quindi
il problema non ce l’ho. Ma sono costumi
di scena. Eccentricità. Gli artisti si vestono sempre un po’ come gli pare» sdrammatizza Francesco De Gregori, classe
1951. Stiamo in un chioschetto a bordo Tevere, zona Prati/Delle Vittorie, a un soffio
da casa sua. Oggi lui non porta cappello,
ma occhiali scuri, maglietta blu, scarpe da
tennis blu e jeans (non slavati). Fuma Gauloises senza filtro, con la solenne intensità di chi pasteggia un modesto paradiso
ritrovato: «Avevo smesso. Per 20 anni. Ho
ripreso durante l’ultimo tour con Lucio
Dalla. Accanto a lui era impossibile evitare la sigaretta. Fumava ovunque. Anche
in chiesa». Dalla non c’è più, ma da quel
giro di concerti – che ammiccavano ironicamente alle scorribande dell’epoca Banana Republic (1979) – De Gregori dice di
essere tornato diverso. Pacificato.
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copertina
I VECCHI E I GIOVANI
IL
COMMENTO
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Il contrasto malinconico
tra la musica ribelle
e le rughe delle sue star
SEMPRE IN GIRO
di Michele Serra
«Vivo una fase di nuova felicità artistica».
Non solo: adesso carbonizza pure 40 gauloises al giorno. E si ributta Sulla strada.
Che è il titolo dell’ultimo album e della
tournée che riparte il 10 luglio dal Parco
della musica di Roma.
On the Road. Again. Ancora? A 62 anni non s’è stufato?
«No, mi diverte»
Fisicamente non le pesa.
«Oddìo, dopo due mesi in macchina,
il pensiero di tornare nel tuo letto è affascinante. Ma non è un lavoro distruttivo
come fare il pescatore».
Orrore del domicilio fisso?
«A casa sto bene... Però dopo 48 ore
senza chitarra mi sembra di essere uno
che non fa niente di buono nella vita».
Eppure, tempo addietro, demistificava l’epica dei tour: «Sono di una banalità abissale».
«Perché la gente se li immagina come
quelli americani. Grandi traversate, incontri incredibili... Ma alla lunga – anche se
ogni sera hai davanti un pubblico diverso
orever young, per sempre giovane, oltre a essere una buona canzone di
Bob Dylan e una ottima canzone degli Alphaville (più svariati remake,
più infinite citazioni) è uno slogan molto vecchio del secolo scorso. Una
specie di sunto eroico-retorico del rock. Dovrebbe suonare alle nostre orecchie
allo stesso modo di un verso del Metastasio, qualcosa di rispettabile, di storicamente significativo, ma molto, molto datato. Oggi che il rock non è neanche più
la musica dei padri, ma quella dei nonni (sboccia negli anni Cinquanta, presidente Eisenhower); e i nonni, nonostante i molti lodevoli sforzi e i progressi della
scienza medica, non riescono a essere, e neppure a sembrare, forever young;
viene da chiedersi se il disco non si sia incantato: incidente che, per altro, risale all'epoca del vinile e delle puntine che inciampavano nei microsolchi, e dunque è tecnicamente molto adatto al rock.
Non che la musica popolare non contempli la possibilità di vedere invecchiare
i suoi interpreti: anzi. Dai venerabili orchestrali cubani ai cantautori carichi di rughe (vedi, uno per tutti, l'intramontato Leonard Cohen, ma anche i nostri non
scherzano), dalle antiche cantatrici alla Mercedes Sosa (scomparsa da poco) ai vecchi bluesmen neri che con l'ultimo fiato ancora graffiano l'anima, i palcoscenici sono pieni di decrepiti giganti che a pieno titolo, e con la serenità dei classici, ripetono un repertorio senza tempo. È proprio il rock, per suo merito e per suo limite,
a non sintonizzarsi bene con l'età oramai parecchio avanzata delle sue star. Perché il rock è programmaticamente una musica giovanile, sessuale, ribelle, iperritmica, una musica da ventre piatto e bacino elastico. È stato l'annuncio, agli adulti dell'epoca, che i loro figli scopavano, che si apriva l'evo della libertà sessuale.
Annunciarlo ora, che il sesso ha rotto ogni argine e scorre ovunque, presto anche su Radio Vaticana, non ha lo stesso suono dirompente e allegro, la stessa voce gagliarda e sfrontata. Più di altre musiche, il rock rischia di arrivare alle orecchie contemporanee come una citazione. Una lingua morta. E nei momenti di cattivo umore, gli Stones che cantano Satisfaction mi fanno la stessa impressione di
nonno che si ostinava a raccontare a tutti, per la decimillesima volta, la ritirata di
Russia. Grandi esperienze, per carità, tanto la ritirata di Russia quanto Satisfaction, ma bisognerebbe anche consentire agli altri di farsi le proprie, di esperienze.
Così, quando mia figlia ventenne mi ha regalato un iPod con seicento canzoni scelte apposta per me, sono stato molto felice di scoprire che i grandi pezzi del
rock (pochi) erano soprattutto un omaggio al vecchio padre e alla sua remota
giovinezza. Ma la maggior parte di quel cospicuo gomitolo di canzoni (quelle nuove, quelle che scalano le classifiche adesso) è inconfondibilmente folk. Dai Mumford & Son ai Luminaires a Sarah Jaffe ai Blind Pilot a molti altri. Mentre il vecchio Jagger (bravissimo, per carità) si ostina a sculettare sui megapalchi di mezzo mondo, i suoi nipoti ventenni, con una corta cornice di barba e la camicia a
scacchi, guardano i campi e suonano il banjo.
1 Lou Reed, 71 anni, si è appena esibito a Cannes
dopo un trapianto di fegato 2 Paul McCartney,
71 anni, lo scorso 25 giugno ha suonato a Verona
3 Mick Jagger, 70 anni, è in tour con i Rolling Stones
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e cerchi di fare qualcosa di artistico – diventa abbastanza routinario. Eppoi
l’aspetto eroico dei tour decade se pensi
alle distanze italiane. Ti sposti di tre, quattrocento chilometri. Mangi all’Autogrill...».
On the Road. Ci risiamo col giovanilismo di ritorno?
«Nell’album, Kerouac non c’è. Del resto, ho letto Sulla strada per la prima
volta a sessant’anni».
Come l’ha trovato? Magari è molto meglio di come ce l’ha raccontato la vulgata generazionale...
«In effetti, spogliato del suo manto
eversivo, è un libro epico sulla ricerca di
sé, del padre».
Torniamo ai vegliardi del rock:
un po’ di spavenCerto, se devi
to lo fanno.
zompare
«Il tema dell’età sul palco come
degli artisti è delifa Mick Jagger
cato. Perché il la faccenda può
mondo della musidiventare
ca è sempre molto
complicata
giovane. O si pensa che sia così. Ma è anche vero che – a differenza del calciatore
o del pilota di Formula Uno – questo è un
mestiere che si può fare a qualsiasi età.
Chiaro: se devi zompare sul palco come
Mick Jagger, la faccenda può diventare
complicata. Però dipende. Uno come Leonard Cohen è sempre stato un palo davanti al microfono, e continua a fare il palo senza perdere nulla del suo fascino».
E lei?
«In scena mi muovo più oggi che
trent’anni fa».
Ma perché i rockers restano ingabbiati più degli altri nella maledizione del
Forever Young?
«Perché il rock nasce come musica
giovane. Ma nel ‘67, i Beatles cantavano
When I’m Sixty-Four, Quando avrò sessantaquattro anni. Avevano già capito tutto».
Verissimo. Era magnifica. E fu sottovalutata. Diceva all’incirca (scippo la traduzione da internet): Quando diventerò vecchio e perderò i capelli/(...) mi manderai ancora una lettera per San Valentino/una
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bottiglia di vino con gli auguri di compleanno?/Se stessi fuori fino alle tre meno un quarto chiuderesti la porta a chiave?/Avrai ancora bisogno di me/mi preparerai ancora da
mangiare quando avrò sessantaquattro anni?/Anche tu sarai invecchiata e se solo dirai
una parola potrei restare con te. L’aveva
scritta Paul McCartney, che oggi ha
l’aspetto di una favolosa prugna sciroppata. Ma trascina ancora 13 mila persone all’Arena di Verona. Buttale via.
Mentre qual è oggi è il pubblico dei
concerti di De Gregori?
«Molto variato. Miei coetanei, giovani, giovanissimi».
Dei coetanei ha detto: «Mi chiedono le
vecchie canzoni perché vogliono che
invecchi con loro, invece non voglio invecchiare con loro». In che senso?
«Molti mi collegano solo ai miei pezzi
famosi, Buonanotte fiorellino o La donna
cannone... Come se quello che ho fatto dopo non contasse. È una porzione di pubblico talebano. Sono rimasti a quelle canzoni e poi hanno smesso di amare
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19
copertina
4
I VECCHI E I GIOVANI
CARTELLONE VINTAGE E STADI PIENI. ECCO CHI ARRIVA (E DA DOVE)
UN’ESTATE
VIRATA
ANNI
SETTANTA
SEMPRE IN GIRO / 2
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2
la musica – non solo la mia, la musica in
generale – e vorrebbero inchiodarmi a
quei brani. Io quando salgo sul palco non
mi sento vecchio, ma contemporaneo.
Anche se rifaccio i vecchi brani, li ripropongo in modo diverso. E pure quando
non li rifaccio, non è che la gente fischi o
se ne vada vomitando...».
In uno dei (più bei) pezzi del disco, Guarda che non sono io, prova a smarcarsi
dal feticismo dei fan, dicendo: guarda
che non ho risposte, sono solo uno con
le buste della spesa in mano che cerca
di scappare a casa perché piove. Negli
anni «eroic», il cantautore fu scambiato per una specie di poeta veggente?
«Quantomeno per un punto di riferimento extra-scolastico».
Perché i critici di estrema sinistra la accusarono di scrivere canzoni ermetiche? Che volevano, realismo socialista?
«Boh. Erano attacchi intellettualistici. Forse spiazzava il fatto che certi meccanismi poetici finissero a Un disco per
l’estate. Spiazzava che stessi sul confine.
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CORBIS (X2)
1 Bob Dylan, 72 anni, è atteso in tour in Italia
il prossimo autunno 2 Roger Waters, 70 anni: l’ex Pink
Floyd suonerà a Padova e a Roma, il 26 e il 28 luglio
3 Iggy Pop, 66 anni, l'11 luglio sarà a Milano
con i suoi Stooges 4 Ian Gillan, 67 anni, leader dei Deep
Purple: la band tornerà in Italia per tre concerti,
dal 21 al 24 luglio a Milano, Roma e Udine
5 Neil Young, 68 anni, si esibirà il 25 luglio
a Lucca e il 26 a Roma
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Che cantassi Buonanotte fiorellino ma anche cose politiche tipo Pablo».
Ha sempre detto: «Non sono un rivoluzionario».
«Non ho un’indole rivoluzionaria».
È vero che si vergognava dei riccioli e
se li faceva spianare dal barbiere?
«Sì. Invidiavo i capelli lisci di De André. Ma poi la capigliatura di Dylan mi
riconciliò con me stesso».
Mentre i capelli aggiunti di Dalla? Lui
come lo viveva l’invecchiamento?
«Non credo si sentisse vecchio. Forse
non si è mai sentito nemmeno giovane
perché fin da ragazzino frequentava musicisti più grandi di
lui. Ma questo è un
mestiere che non
ha età. Anche se
Mi sembra
non posso più fare
che la sinistra
le cose che facevo a
non venga
vent’anni, sono
più percepita
contento dell’età
dai giovani
che ho. Non vivo come portatrice
nel rimpianto. Epdi modernità
poi non stai sempre a pensare all’età che
hai. È come la pelle, la barba, la casa della chiocciola. Sentirsi giovani o vecchi prescinde dall’anagrafe. Io mi sono sentito
molto vecchio quando avevo vent’anni...».
Secondo lei ha ragione chi sostiene che
la famosa Sinistra non attrae più i famosi Giovani perché non incarna più il
cambiamento ma rappresenta, alla fine, un blocco di conservazione?
«Potrebbe avere ragione. Ma bisognerebbe chiederlo a un giovane. Mi sembra
però che la Sinistra non venga più percepita come portatrice di modernità».
A proposito: internet continua a far
molto male alle vendite dei dischi. Lei
in che rapporti è con il computer?
«Lo uso. Ma ai margini della sua vera
potenzialità. Come un elettrodomestico».
Come scrive?
«Le idee le butto giù a penna. Poi le
batto a macchina. Infine al computer».
È un lettore onnivoro. Quali giganti
non ha mai letto?
«I russi. E la Recherche di Proust».
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I comici continuano a renderla triste?
«La comicità non è la mia tazza di tè.
Al pur bravo Crozza, preferisco Checco
Zalone. A non piacermi è in realtà l’uso
che la televisione fa dei comici. E l’uso
che i comici fanno dell’attualità, della politica. Mi pare che la semplifichino e in
qualche modo la tradiscano».
I suoi proverbiali cappelli: li prende a
nolo?
«Macché, sono miei. Quello da marinaio che si vede sulla copertina del disco l’ho preso in Grecia. Ma il mio preferito è
quello che portava Gene Hackman nel
Braccio violento della legge. Un Pork Pie Hat:
cappello-a-pasticcio-di-carne-di-maiale».
In fatto di copricapi, ha un pusher?
«Viganò».
Ai non romani va spiegato. Viganò era
il più bel negozio della capitale, una spelonca di capi elegantissimi, carissimi, inglesissimi e pure un po’ fané. Ora sta
chiudendo. Perché i discendenti non vogliono rilevarlo. I vecchi e i giovani.
Marco Cicala
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di Andrea Morandi
ono passati più di quarant'anni,
il vinile è stato sostituito dagli
mp3, il digitale ha spazzato via
l'analogico, l'industria discografica è finita sul lastrico, ma loro sono sempre
lì, in mezzo al palco, come se nulla fosse
cambiato. Per alcuni sono i dinosauri del
rock, strana specie in via di estinzione che non vuole saperne di estinguersi, per altri invece rappresentano l'usato sicuro, quello che raramente delude. Qualsiasi sia l'opinione a riguardo, il dato rilevante è che
quest'estate sarà, ancora una volta, l'estate dei concerti dei grandi
vecchi, quelli che proprio non vogliono saperne di andare in pensione.
«Questo significa che siamo una generazione di ferro, no? E che la
gente ama ancora molto la nostra musica» ride Ian Gillan, 67 anni, leader dei Deep Purple, band con cui, a 45 anni dal debutto e dopo 110
milioni di dischi venduti, tornerà in Italia per tre concerti, dal 21 al 24
luglio, a Milano, Roma e Udine («Ai nostri concerti non ci sono solo nostalgici, anzi, sono molti i ragazzi che ci hanno scoperto grazie ai loro
padri»). Ma i Purple sono solo uno dei molti grandi nomi del passato in
arrivo in Italia, visto che il 17 luglio a Brescia e il 20 a Piazzola sul Brenta (Pordenone), ritorneranno tre leggende del folk-rock come Crosby,
Stills & Nash, duecentodieci anni in tre, seguiti dal loro antico compare Neil Young, classe 1945, il 25 a Lucca e il 26 a Roma. E ancora, l'inossidabile Leonard Cohen, 78 anni compiuti e una seconda giovinezza
artistica in corso, sarà a Roma domenica 7 e due giorni dopo a Lucca;
l'ex Pink Floyd, Roger Waters, 70 anni, a Padova e a Roma il 26 e il 28
luglio rimetterà in scena addirittura una pietra miliare del passato come The Wall (anno di grazia 1979) e poi, ecco anche il ritorno di due signori classe 1947 molto diversi tra loro: James Newell Osterberg Jr., in
arte Iggy Pop, l'11 luglio a Milano con i suoi Stooges, e Sir Elton John,
martedì 9 a Barolo, in provincia di Cuneo. Se a questa lista, che comprende solo i concerti in Italia, aggiungiamo anche nomi come Yes,
Who, Black Sabbath, Beach Boys e Rolling Stones, band attualmente
in tour nel resto del mondo, all'elenco mancano solo i Led Zeppelin e i
Genesis e sembra davvero di essere tornati negli anni Settanta.
Per capire la portata del fenomeno, basti pensare che venerdì 5 a Pistoia saliranno sul palco addirittura i Van Der Graaf Generator di Peter
Hammill, a quarantuno anni di distanza dal loro primo concerto italiano, al teatro Massimo di Milano, che non esiste neanche più. Ma attenzione: chi pensa che la maggior parte di queste date siano concerti per
nostalgici fuori tempo massimo, fa un errore di valutazione perché, dati alla mano, nel 2012 il tour di Roger Waters ha incassato di più di quello di Lady Gaga (186 milioni di dollari contro 124), mentre altri due reduci della vecchia guardia come Elton John e Van Halen sono finiti in
classifica davanti a Justin Bieber, per non parlare di un ultrasessantenne come Bruce Springsteen (che l'11 luglio chiuderà il suo tour italiano
a Roma), capace di raccogliere due milioni di spettatori per un incasso
di 198 milioni di dollari. E la tendenza passatista non sembra essere legata alla stagione, visto che per l'autunno sono attesi Bob Dylan, sei date a novembre, i redivivi Fleetwood Mac e l'ex leader dei Genesis, Peter
Gabriel, che il 7 ottobre a Milano porterà il Back to Front Tour. Intanto,
in vista di un 2014 che si preannuncia già fitto di eventi, tra il ritorno
degli AC/DC e quello di Eric Clapton, in Inghilterra alcuni rumors alimentano i sogni di milioni di fan, dando per possibile la reunion dei tre componenti rimasti di un'altra pietra angolare del rock di ieri: i Pink Floyd.
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