Approfondimento 21.5

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Capitolo 21
21.5
d
d
Il mercato monetario e il mercato reale. La politica monetaria e la politica fiscale
L’effetto delle imposte attese
Nel Capitolo 18 si è notato che la domanda attuale di
beni di consumo riflette sia il reddito corrente sia il
reddito futuro atteso delle famiglie.
Duecento anni fa, l’economista inglese David Ricardo fece una particolare osservazione in proposito.
Si supponga, per esempio, che la spesa pubblica per
beni e servizi di un Governo sia costante nel tempo.
Quale livello d’imposte finanzierà questa spesa?
Il Governo può dare e prendere denaro in prestito.
In alcuni anni, le spese possono eccedere le imposte,
ma in altri le imposte dovranno eccedere le spese.
Un Governo è finanziariamente affidabile se il valore presente delle entrate fiscali correnti e future è uguale al
valore presente della spesa pubblica corrente e futura
più il debito netto iniziale.
Se un Governo che si trova in pareggio con un certo
valore di entrate fiscali e di spesa pubblica decide di
ridurre le imposte oggi, deve prendere denaro in prestito. Può, per esempio, emettere obbligazioni. Il taglio delle imposte rappresenta dunque un’espansione
fiscale che stimola la crescita della spesa aggregata?
Se il taglio delle imposte è di 1 miliardo di euro,
questo sarà anche il valore delle obbligazioni in più
emesse per finanziare la spesa pubblica. Il valore di mercato delle obbligazioni è il valore attuale del rendimento
futuro assicurato ai possessori. Si suppone che la spesa
pubblica sia costante nel tempo. Quindi, gli interessi da
pagare ai possessori di obbligazioni devono essere finanziati da un aumento dei tributi nei periodi futuri.
La riduzione delle entrate fiscali ammonta a 1 miliardo, ma questo è anche il valore delle obbligazioni
emesse e il valore attuale dei tributi in più che dovranno
essere imposti in futuro. Il settore privato ottiene un
vantaggio oggi (il taglio delle imposte) che verrà compensato da uno svantaggio futuro (maggiori imposte)
avente lo stesso valore attuale. Il settore privato non diventa né più ricco né più povero di prima, quindi i suoi
progetti di spesa non dovrebbero cambiare. Il taglio delle imposte non avrà allora effetto sulla spesa aggregata
a causa della previsione di un aumento delle stesse.
Osservando lo stesso fenomeno da un altro punto
di vista, la riduzione del risparmio pubblico (un maggiore deficit oggi) è esattamente compensata da un
maggiore risparmio privato. Il risparmio complessivo
rimarrebbe inalterato e il maggiore reddito disponibile
di oggi (grazie al taglio delle imposte) si tradurrebbe
in un maggiore risparmio oggi (per anticipare l’aumento futuro della pressione fiscale).
L’equivalenza ricardiana sostiene che non è importante
quando un Governo decida di finanziare una certa spesa
1
pubblica. Un taglio delle imposte oggi non influenza la
spesa privata poiché (in termini di valore attuale) le imposte future aumenteranno della stessa entità.
Qualcuno trarrà un vantaggio da minori tributi oggi e
potrebbe non esserci più quando queste poi aumenteranno. Al contrario, si supponga che queste persone
abbiano figli e si preoccupino del loro futuro. Dopo
il taglio delle imposte, i genitori risparmieranno di più
per lasciare in eredità più denaro ai loro figli, o ai loro
nipoti, necessario per pagare le imposte future. Il maggiore reddito disponibile verrà risparmiato per lasciare un’eredità più consistente ai discendenti.
L’equivalenza ricardiana non nega che la costruzione di una strada, per esempio, finanziata da un aumento delle imposte, influenzi la spesa aggregata. Incrementi della spesa pubblica hanno sempre effetti
reali. Ma è anche vero che, data una certa spesa pubblica reale programmata, non ha importanza quando
la gente la finanzierà.
Lo stesso Ricardo pensava che l’ipotesi dell’equivalenza non si sarebbe verificata nella realtà.
Da allora, gli economisti stanno ancora discutendo
la validità dell’equivalenza ricardiana applicata al
mondo reale.
Perché l’equivalenza ricardiana è troppo
drastica?
Ci sono tre ragioni che spiegano perché un taglio delle
imposte odierne stimoli la spesa anche se le imposte
future aumenteranno nella stessa misura.
In primo luogo, la gente senza figli beneficia del
taglio delle imposte senza pagare pienamente il futuro onere tributario. Perciò, queste persone spenderanno di più.
In secondo luogo, riducendo l’aliquota fiscale marginale, i tagli delle imposte possono fare aumentare il
prodotto potenziale e il reddito. Aspettandosi più alti
redditi futuri, la gente spenderà immediatamente di più.
In terzo luogo, i Governi finanziariamente affidabili possono ottenere prestiti a tassi più bassi rispetto
alle famiglie. L’equivalenza ricardiana si realizzerebbe
solo se i privati potessero ottenere prestiti a tassi uguali
a quelli a cui il Governo chiede prestiti. Ma le famiglie
e le imprese, rispetto ai Governi, sono soggetti ai quali
è associabile un rischio maggiore. I privati non possono aumentare la pressione fiscale o stampare moneta
se le cose vanno male. Di conseguenza, chi presta denaro chiede un tasso d’interesse maggiore ai privati e
può addirittura rifiutarsi di concedere loro prestiti.
Riassumendo: 1 miliardo è il valore della riduzione delle imposte, il valore delle obbligazioni in più
emesse dal Governo e il valore attuale delle imposte
Economia 4/ed David Begg, Gianluigi Vernasca, Stanley Fischer, Rudiger Dornbusch © 2011, McGraw-Hill
Parte 4
d
La macroeconomia
future, scontato al tasso d’interesse pagato dal Governo. Le famiglie pagano tassi più alti se vogliono
ottenere dei prestiti. Come abbiamo notato, il valore
attuale delle imposte in più che i privati dovranno pagare è inferiore a 1 miliardo perché il prestito viene
scontato a un tasso d’interesse più alto di quello che
le famiglie potrebbero ottenere se si rivolgessero ai
mercati finanziari.
Così, il taglio delle imposte rappresenta un’espansione fiscale perché, in realtà, il Governo ottiene prestiti a buone condizioni dai mercati finanziari e poi
“presta” alle famiglie a condizioni migliori rispetto a
quelle che le famiglie avrebbero potuto ottenere dal
mercato dei capitali. Tale prestito, benché, in una forma o in un’altra, debba comunque essere restituito, è
un prestito relativamente vantaggioso e per questo le
famiglie aumentano la spesa programmata per beni di
consumo e dunque aumentano la spesa aggregata.
Evidenze sull’equivalenza ricardiana
La Figura 21.8 mostra la realizzazione dell’equivalenza ricardiana nel Regno Unito. Il risparmio privato
(delle imprese e delle famiglie) compensa il risparmio
del Governo (imposte meno spesa pubblica)? Dopo la
deregolamentazione dei mercati finanziari negli anni
’70, è emersa una discreta correlazione negativa tra il
risparmio privato e quello pubblico.
La teoria e l’evidenza empirica suggeriscono che
una completa equivalenza ricardiana è estremamente
difficile che si possa verificare nella realtà. Allora,
una riduzione del prelievo fiscale oggi avrà un impatto positivo sulla domanda aggregata (anche se in
futuro l’aumento della pressione fiscale ridurrà di
nuovo la domanda aggregata). Però, se l’equivalenza
ricardiana non è completamente corretta, non è nemmeno completamente sbagliata. Essa ricorda che le
aspettative circa il futuro condizionano il comportamento attuale.
20
Privati
15
% del PIL
2
10
5
0
Governo
–5
1960
1970
1980
1990
2000
Figura 21.8 I risparmi del Regno Unito in
percentuale rispetto al PIL.
Fonte: ONS, Economic Trends.
Il risparmio privato diminuisce quando aumenta quello pubblico. Il settore privato, di fatto, opera una sostituzione tra presente e futuro, nonostante tutti gli
ostacoli che si possono incontrare al riguardo. Sono
questi ostacoli che rendono la spesa per beni di consumo attuale molto più sensibile al reddito disponibile
corrente rispetto a un’ipotetica situazione in cui i prestiti fossero facili da ottenere e solo il reddito permanente fosse rilevante ai fini del consumo.
La spesa corrente delle imprese e delle famiglie
dipende sia dalla politica fiscale corrente sia da quella
attesa per il futuro. Dato che l’una non controbilancia
esattamente l’altra, per semplicità possiamo tenere in
considerazione solo la politica fiscale corrente. Ma bisogna ricordare che alcuni suoi effetti quantitativi saranno di minore entità se la gente si aspetta un capovolgimento della politica fiscale nel futuro.
Economia 4/ed David Begg, Gianluigi Vernasca, Stanley Fischer, Rudiger Dornbusch © 2011, McGraw-Hill
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