Valutazione con il metodo doppler degli effetti della

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EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3)
Valutazione con il metodo doppler degli effetti della crenoterapia
con acqua solfato-bicarbonato-magnesiaca delle terme della
Salvarola (Mo) in pazienti affetti da insufficienza venosa cronica
M. ABOUMERHI1, G. ZANARDI2, D.M. CARLUCCI2, M. GUANDALINI1, I. KHALIL1, G. VARACCA2, D. FERRARI1, V. COIRO2
Introduzione
1Terme
La patologia vascolare degli arti inferiori è molto diffusa. In questo ambito la flebopatologia è il settore nosologico che conta il maggior numero di pazienti ed è oggetto di continuo aumento di interesse. Infatti le incidenze di carattere flebopatico rappresentano i tre
quinti della patologia angiologica1. In età superiore ai 45 anni i portatori di patologia flebectasica (macro e micro-varici) sono 3 volte
più frequenti nel sesso femminile che in quello maschile. Considerando poi sia le varici in forma iniziale, sia quelle in forma evoluta o
complicata si può contare che circa il 41% della popolazione ne è
interessata. Assai frequenti sono anche le sindromi distrofiche-evolutive (sindromi flebitiche e post-flebitiche), le forme ulcerose con
dermatite e dermatosclerosi o le evenienze allergiche di vario tipo
(eczema varicoso, eczema flebodistrofico). In base a queste osservazioni risulta evidente l’importanza, oltre che medica, anche economico-sociale di questa patologia, che sottrae un notevole numero di
lavoratori alla vita attiva e produttiva. Tutto ciò sottolinea l’importanza di un corretto approccio al paziente angiopatico, che si avvalga di
tutte le possibili risorse terapeutiche e tra queste soprattutto di quella termale allo scopo di arginare il progredire di tali affezioni e prevenire le complicanze2-4. Le flebopatie comprendono sia le forme
flogistiche (flebiti) che quelle di tipo degenerativo. Le flebiti1 possono essere classificate in due grandi categorie: le flebiti infettive e
quelle non infettive. Le flebiti infettive sono divisibili in forme specifiche (in cui si riconosce l’agente etiologico), quali ad esempio quelle in corso di tubercolosi, lue, lebbra e actinomicosi, ed in forme
aspecifiche (ad es. la tromboendoflebite purulenta aspecifica). Le
tromboflebiti non infettive sono di accompagnamento a patologie
organiche a diversa etiologia (generalmente autoimmune). Tra di
esse ricordiamo le seguenti: la tromboflebiti migrante, l’endoflebite
epatica obliterante, l’endoflebite obliterante di Mondor e le flebiti di
accompagnamento in corso di: periarterite nodosa, arterite temporale di Horton, granulomatosis di Wegener, angioite da ipersensibilità
di Zeek, tromboangioite obliterante di Winiwarter, malattia di
Takayasu, collagenosi, malattie reumatiche, eritema nodoso, eritema
indurato1,5. Di interesse idrologico sono le forme croniche torbide o
comunque gli esiti di pregressa patologia acuta, sia essa stata organica generale o localizzata ad un unico sistema venoso. Le flebopatie
rappresentano comunque l’espressione di malattie dirette delle vene,
che costituiscono anche un enorme deposito di sangue, per esempio
quelle del muscolo soleo e gastrocnemio. Le vene degli arti, specialmente quelle degli arti inferiori per svariate cause sono soggette a
flebopatie, in particolare nel sesso femminile, sia per cause fisiologiche (gravidanza), sia per una certa debolezza costituzionale alla
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della Salvarola (MO) (Dir. Sanitario M. Aboumerhi);
2Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica,
Università degli Studi di Parma, Parma
quale vanno associate abitudini, usi, e vestiti poco adatti. Il ritorno
venoso del sangue è garantito da valvole nella parete interna, e si
basa non solo sul flusso sanguigno, di per sé lento (in quanto la
pressione fornita dal cuore sinistro di spinta – vis a tergo – non
oltrepassa i 10/15 mmHg), ma anche su una buona contrazione
muscolare che si attua attraverso il movimento. Con il passare degli
anni le valvole nella parete venosa si sfiancano, perdono la loro elasticità ed inoltre l’attività motoria generalmente diminuisce; perciò, la
circolazione è nel complesso rallentata e fa affidamento principalmente sulla vis a tergo. Il ritorno venoso è influenzato da stimoli
centrali che agiscono principalmente attraverso la respirazione e in
qualche misura pure attraverso l’azione cardiaca. Durante l’inspirazione, aumentando il diametro antero-posteriore della cassa toracica
si ha un’aspirazione di sangue dalle parti superiori del corpo, e
aumentando la pressione endoaddominale, cessa l’afflusso di sangue
dalle estremità inferiori. Durante l’espirazione il fenomeno si presenta invertito. Altri elementi che favoriscono il reflusso del sangue
sono il tono venoso, l’elasticità delle pareti, il continuo passaggio
dalla forma ellittica a quella circolare e la plasticità delle pareti. Per
comprendere la patogenesi delle vasculopatie, è necessario un cenno alla disposizione anatomica delle vene dell’arto inferiore che
consistono essenzialmente nella vena femorale, nella grande safena
e posteriormente nella poplitea e nella piccola safena (vene del
sistema superficiale). Invece, al sistema sottofasciale profondo
appartengono la femorale profonda e la poplitea, dalla quale si
dipartono le vene del muscolo gastrocnemio e quelle del soleo. I
due sistemi, separati dalle fasce dell’arto inferiore (fascia lata, fascia
crurale, fascia del piede), risultano funzionalmente uniti grazie alle
numerose comunicazioni venose trans-fasciali che sono le vene
perforanti. Si deve ancora accennare allo scambio transcapillare,
cioè allo scambio di sostanze attraverso i capillari che si realizza con
un processo di diffusione ed un processo di filtrazione-assorbimento. La diffusione avviene attraverso i pori ad acqua, ove molecole
piccole quali acqua e cloruro di sodio diffondono facilmente, mentre
incontrano una certa difficoltà le molecole più grandi, quali ad
esempio il glucosio. In quest’ultimo caso, secondo Starling, gli scambi avvengono seguendo il rapporto tra pressione colloido-osmotica
ed idrostatica. Sintetizzando: sul versante arterioso la pressione col-
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Figura 1.
Figura 2.
loido-osmotica è pari a 25 mmHg; sul versante venoso esse scende a
15 mm Hg. Se per qualche motivo scende ulteriormente si formano
degli edemi che possono essere favoriti dalla stasi. In condizioni di
alterata funzionalità cardiaca ed epatica, oltre alla stasi si verifica una
diminuzione della pressione oncotica per ritenzione di acqua e di
sodio, che genera gli edemi. Va segnalata anche l’esistenza degli
edemi linfatici, per l’importanza che ha il sistema linfatico annesso a
quello venoso e degli edemi infiammatori-allergici dovuti a una
combinazione di aumentata permeabilità capillare e di ostacolo
deflusso verso il sistema venoso o linfatico. Va infine segnalata l’esistenza di edemi ischemici dovuti a insufficienza arteriosa a carico
dei distretti del polpaccio e del piede. In condizioni normali, nella
membrana dei capillari esiste uno stato di quasi equilibrio, grazie al
quale la quantità di liquido che fuoriesce dall’estremità arteriosa del
capillare verso gli spazi interstiziali è quasi esattamente uguale alla
quantità di liquido che viene riassorbito attraverso l’estremità venosa
del capillare stesso. Il leggero equilibrio che si verifica giustifica la
quantità di liquido che viene rinviato al circolo attraverso la rete linfatica. In condizioni patologiche, si produce uno squilibrio delle forze, che provoca una fuoriuscita del liquido negli spazi interstiziali
superiore al riassorbimento. Se la quantità di liquido è eccessiva per
poter essere smaltita dai vasi linfatici, il liquido inizia ad accumularsi
negli spazi interstiziali e si instaura uno stato di edema. Molto spesso
l’edema interessa inizialmente la superficie dorsale del piede, e in
genere non interessa l’alluce. Inizia nella zona retromalleolare e progressivamente si estende alla gamba. È morbido, bianco e mantiene
il segno degli indumenti stretti (scarpe o calze). L’edema aumenta
alla fine della giornata, soprattutto quando si è rimasti in piedi
immobili per tempi prolungati (a causa di viaggi, o mantenimento
della postura eretta), si modifica con le stagioni (il caldo gioca un
ruolo precipitante) durante certi periodi del ciclo mestruale (nella
seconda parte del ciclo nel periodo premestruale).
del modulo di elasticità; quest’ultima ha come conseguenza una
dilatazione della parete venosa, con trauma da stiramento. La traumatizzazione della parete causa la liberazione di enzimi lisosomiali. Avvenuto il danneggiamento delle valvole delle vene superficiali, si instaura un circolo locale “pendolare” che a sua volta può
interessare grosse quantità di sangue e che con il tempo determina
una dilatazione delle vene superficiali e profonde, ma soprattutto
delle anastomosi transfasciali tra vene cutanee e vene muscolari
dell’arto interessato. In tal modo l’insufficienza vasale interessa
anche le perforanti, con conseguenze gravi per tutto il circolo ematico. Oltre a ciò, la dinamica venosa risulta alterata da insufficienti
prestazioni muscolari (insufficienza della pompa muscolare del
polpaccio) provocata a sua volta da riduzione della marcia, specie
nelle persone anziane. La muscolatura non è più in grado né di
contrarsi efficacemente né di rilassarsi. Tale deficit induce conseguentemente una stasi venosa e dopo un tempo sufficiente, conduce alla trombosi con formazione di “trombi bianchi” (composti
quasi esclusivamente da leucociti), o “rossi” (coaguli di emazie).
Riassumendo, ogni modificazione dello stato di salute che provochi rallentamento del flusso sanguigno negli arti diviene causa di
insufficienza venosa, e quindi delle varie forme di flebiti. Una delle
cause, oltre alla debolezza della muscolatura cui si è già fatto cenno, è rappresentata dalle cattive abitudini alimentari. Un’alimentazione scorretta, con conseguente aumento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue (prescindendo da quello autoprodotto), influisce negativamente non solo sulla funzionalità del sistema arterioso,
ma anche di quello venulare. È utile la Velocimetria Doppler, che
permette di valutare il fluire del sangue in un vaso mediante un
fascio di ultrasuoni che viene emesso da una sonda fatta scorrere
sulla superficie cutanea soprastante la vena da esplorare. Le particelle ematiche riflettono il fascio di ultrasuoni verso la sonda
esploratrice. La frequenza degli ultrasuoni stessi varia in relazione
alla velocità di scorrimento delle particelle riflettenti; ne consegue
che se la velocità è diminuita, o comunque variata, si può riconoscere la situazione e anche risalire alla causa di tale fenomeno (un
ostio occluso ad esempio). In condizioni fisiologiche il flusso
venoso è in rapporto con gli atti respiratori. Oltre alla valutazione
dell’effetto Doppler la diagnosi di Trombosi Venosa Profonda si
attua con la Pletismografia, che misura la variazione di volume di
un arto in cui si determina un ostacolo al deflusso venoso. La
metodica, pur dando dei buoni risultati (circa l’80-90% di attendibilità nei tratti prossimali) è abbastanza indaginosa, ma sembra essere più precisa nei segmenti distali di un arto di quanto non lo sia il
Doppler precedentemente descritto.
Insufficienza venosa (IV)
Venendo finalmente a trattare dell’insufficienza venosa quale
causa primaria delle vasculopatie periferiche 6, essa si riferisce a
condizioni di ostacolato deflusso venoso specie durante la stazione
eretta e la marcia. L’IV può essere acuta (dipendente in genere da
trombosi acuta delle vene profonde) o cronica (dipendente da alterazioni post-trombotiche delle vene, come incompleta ricanalizzazione, modificazioni sclero-cicatriziali della parete venosa o da
lesioni valvolari). In caso di insufficienza venosa cronica primitiva,
le cause delle alterazioni del circolo venoso refluo vanno ricercate
in una debolezza primitiva della parete venosa con diminuzione
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VALUTAZIONE CON IL METODO DOPPLER DEGLI EFFETTI DELLA CRENOTERAPIA CON ACQUA SOLFATO-BICARBONATO-MAGNESIACA...
Figura 3.
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Figura 4.
l’individuazione e la valutazione dei reflussi nelle vene, cioè sull’inversione del flusso rispetto alla direzione fisiologica in seguito a
manovre di compressione manuale.
Finalità dello studio
Figura 5.
Sintomi e complicanze dell’insufficienza venosa cronica (IVC)
I sintomi più comuni nei pazienti affetti da insufficienza venosa
cronica sono il dolore alle gambe, il senso di pesantezza, la sensazione di bruciore, i crampi notturni, lo stimolo a muovere le gambe
e il gonfiore. La sintomatologia si aggrava con il caldo e durante la
permanenza in stazione eretta. Nelle fasi più avanzate della malattia,
i processi infiammatori cronici a livello del microcircolo conducono
a disturbi trofici come l’iperpigmentazione, l’eczema, l’atrofia bianca
e le ulcere della gamba. Classicamente le ulcere venose della gamba
si sviluppano nell’area al di sopra del malleolo mediale. Generalmente si forma una sola ulcera di ampiezza variabile5 e margini leggermente incavati e arrotondati. La parte più profonda dell’ulcera
generalmente è interessata dallo sviluppo di tessuto di granulazione.
È frequente lo sviluppo di sovrainfezioni (specialmente da Proteus o
da Pseudomonas). All’esame clinico è possibile riscontrare la presenza di piccole venule dilatate, denominate teleangectasie. Possono
essere interessate anche vene di calibro maggiore come la vena safena lunga, la vena safena breve o qualunque altra vena superficiale.
Se le varicosità sono localizzate più profondamente, l’esame clinico
non è in grado di identificare alcuna vena varicosa visibile. Si rendono allora necessarie ulteriori indagini come l’esame Doppler. Per le
sue caratteristiche fisiche, lo studio ultrasonografico Doppler deve
comunque essere considerato come il primo gradino nello studio
della patologia del sistema venoso; l’esame si basa soprattutto sulVol. 44 - Suppl. 1 to No. 3
La crenoterapia nel trattamento dell’insufficienza venosa degli arti
inferiori è stata oggetto di numerosi studi clinico-osservazionali
basati su valutazioni soggettive ed oggettive3,6-8, che hanno mostrato
l’efficacia del mezzo termale nel migliorare la patologia di base e le
sue complicanze. Pur riconoscendo l’importanza di questi criteri, in
questa ricerca abbiamo valutato l’efficacia della crenoterapia sull’insufficienza venosa con un metodo strumentale in grado di misurare
un parametro biologico, quale la pressione venosa degli arti inferiori, che rappresenta un indice di gravità dell’insufficienza stessa e
misura numericamente l’entità della variazione determinata dalla crenoterapia. A tal fine ci siamo avvalsi di un metodo non invasivo per
la misura della pressione venosa degli arti inferiori di soggetti affetti
da insufficienza venosa cronica9-13 trattati con crenoterapia presso le
Terme della Salvarola (MO). Il “Metodo Doppler” è stato ampiamente sperimentato e standardizzato11,12 ed è già stato utilizzato nella
valutazione di varie malattie flebologiche 10. A questo parametro
principale abbiamo aggiunto anche valutazioni dell’edema con misurazioni circonferenziali della gamba e di parametri clinici soggettivi
ed oggettivi.
Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto in modo controllato, randomizzato ed
in doppio cieco, secondo gli adempimenti previsti dall’articolo 2 del
D.M. 15-12-1994 ed in ottemperanza alle disposizioni del Ministero
della Sanità sul Termalismo. Hanno partecipato allo studio soggetti
di entrambi i sessi portatori di insufficienza venosa cronica degli arti
inferiori (IVC) di età compresa tra 50 e 66 anni. Per quantizzare la
gravità dell’insufficienza venosa, un iniziale popolazione di soggetti
afferenti alle Terme della Salvarola perché affetti da IVC è stata suddivisa in 3 gruppi: 1) sintomatici con capacità di condurre una vita
normale senza compressione o con una modesta compressione
venosa degli arti inferiori (45-50 mmHg). 2) sintomatici con capacità
di condurre una vita normale con una compressione >50 mmHg. 3)
sintomatici senza capacità di condurre una vita normale anche con
elevata compressione. Sono stati selezionati per partecipare allo studio solo soggetti del 2° gruppo in numero totale di 40, che sono stati suddivisi in modo randomizzato in 2 gruppi di 25 (gruppo sperimentale) e 15 (gruppo di controllo). Sono stati esclusi dalla parteci-
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pazione allo studio pazienti affetti da malattie sistemiche, tumorali,
endocrino-metaboliche o cardiovascolari. La presenza di tali affezioni è stata esclusa mediante accurate visite sanitarie, controlli radiografici ed elettrocardiografici. Tutti i pazienti selezionati hanno fornito il proprio consenso informato alla partecipazione allo studio e
hanno ricevuto il trattamento (termale o placebo) a titolo gratuito. I
pazienti e i medici che hanno valutato i risultati dello studio erano
all’oscuro del tipo di trattamento (sperimentale o di controllo) in atto
per ciascun soggetto. Per motivi deontologici, alla fine dello studio è
stato concesso un trattamento aggiuntivo con acqua termale ai soggetti del gruppo di controllo. Tutti i soggetti del gruppo sperimentale sono stati sottoposti ad un ciclo di 12 sedute di balneoterapia con
vasche di idromassaggio con acqua solfato-bicarbonato-magnesiaca
(acqua mediominerali con residuo fisso a 180°C = 900 mg/l; pH =
7,4; conducibilità a 20°C = 1434; bicarbonati = 622 mg/l; magnesio =
58,1 mg/l; solfati = 88,1 mg/l; cloruri = 162,3 mg/l ) della durata di
20 minuti + camminamento continuativo per 20 minuti in due
vasche di deambulazione alimentate con acqua termale solfato-bicarbonato-magnesiaca mantenuta a 2 differenti temperature (30°C e
20°C). al termine del trattamento i pazienti hanno osservato un
periodo di riposo di 30 minuti su lettini leggermente inclinati, tali da
mantenere gli arti sollevati (fase di reazione). Durante tutta la durata
dello studio, i pazienti sono stati invitati ad un comportamento che
rispecchiasse il più possibile le proprie necessità di ortostatismo e
non è stata loro somministrata alcuna terapia. A metà cura è stato
effettuato 1 giorno di riposo per ovviare alla crisi termale. I soggetti
del gruppo di controllo sono stati sottoposti ad uguale trattamento
dei soggetti del gruppo sperimentale, tranne che per l’uso di un’acqua placebo (acqua dell’acquedotto) invece dell’acqua termale.
All’apparenza il placebo presentava lo stesso aspetto dell’acqua
minerale. I soggetti erano all’oscuro della natura non termale dell’acqua. L’applicazione crenoterapica è stata eseguita con le stesse
metodiche utilizzate nello studio sperimentale.
Metodi di valutazione
I seguenti parametri sono stati presi in considerazione all’inizio e
alla fine del trattamento:
1) la sintomatologia clinico-funzionale (come dolore, senso di
pesantezza, formicolio agli arti inferiori) è stata misurata con una
scala di valutazione numerica NRS (numeric rating scale: è stato
chiesto a ciascun paziente di quantizzare la gravità dei sintomi
secondo una scala soggettiva di valori da 0 a 10). La presenza di
ulcere, di capillari venosi e di eczema a livello di aree cutanee
distrofiche è stata determinata e seguita nell’evoluzione mediante
la semplice osservazione e valutazione di medici all’oscuro del
gruppo di appartenenza dei soggetti;
2) la presenza di edema a carico degli arti inferiori (espressione del
grado di IVC) è stata valutata mediante misura della circonferenza
a livello delle caviglie (terzo inferiore) e a livello del terzo medio,
punto di massimo diametro della gamba;
3) la pressione venosa orto-dinamica è stata misurata con idonea
metodologia descritta da Bortolo et al.10-13 ed espressa in mmHg.
Tale metodologia consiste nella misurazione della pressione
venosa mediante doppler applicato alla vena safena interna o ad
altre vene dell’arto inferiore. La metodica della rilevazione della
pressione venosa con il Doppler consiste nell’apporre un manicotto, a pressione lievemente superiore a quella venosa ipotizzabile, al di sopra del segmento venoso che si vuole esplorare e su
cui si applica la sonda ad ultrasuoni. Per reperire le vene profonde basta ricordare che esse decorrono in contiguità con l’arteria
omonima; ad esempio, la vena tibiale posteriore è subito al di
dietro dell’arteria. Decomprimendo il manicotto che aveva bloccato la circolazione venosa, si udirà ad un certo momento un
4
rumore soffiante. Basterà osservare la pressione segnata in quel
momento dallo sfigmomanometro per stabilire il valore presso rio
attuale. Tuttavia, la reale pressione venosa verrà stabilita solo
dopo sottrazione della componente arteriosa mediante contemporanea valutazione doppler, con separazione del segnale arterioso da quello venoso. In questo studio abbiamo misurato la
pressione della vena safena interna in ortostatismo, registrando il
segnale doppler con un apparecchio Parks 806 direzionale, che
trasmette con frequenze selezionabili da 8,5 a 11 MHz e da noi
utilizzato a 9,5 MHz. Questo apparecchio dispone di filtri per la
separazione del rumore arterioso da quello venoso (livello di
uscita regolabile fisso in posizione 2). Sia la valutazione dell’edema che la misura della pressione venosa orto-dinamica sono state
calcolate per ciascun soggetto su osservazioni eseguite nei due
arti inferiori: destro (DX) e sinistro (SX). la circonferenza della
gamba è stata misurata a livello del III medio (massima circonferenza) e del III inferiore (malleolo). Il valore medio ± Standard
d’Errore (SE) (Media ± SE) è stato calcolato per ciascun parametro di ciascun soggetto al momento delle osservazioni (prima e
dopo il ciclo di 12 giorni di trattamento sperimentale o di controllo). Il possibile errore insito nel metodo doppler è stato corretto
in accordo con i criteri descritti da Bartolo et al.9. Tutte le valutazioni eseguite prima e dopo trattamento termale o placebo sono
state eseguite in doppio cieco, non essendo i pazienti ed i medici
esaminatori al corrente del gruppo di appartenenza dei soggetti
esaminati. I risultati sono stati paragonati tra i due gruppi sia all’inizio che alla fine del trattamento, e all’interno di ciascun gruppo
tra prima e dopo il trattamento, mediante t test di Student per
dati appaiati e non appaiati, come appropriato. Sono stati considerati statisticamente significativi valori di P<0,05.
Risultati
L’età media e la Body Mass Index (BMI) sono risultati simili nei
due gruppi: rispettivamente 57,52±0,77 e 29,6±1,0 nel gruppo sperimentale e 55,0±1,3 e 28,06±0,84 nel gruppo di controllo. Il paragone
statistico tra i dati basali di tutti i parametri esaminati non ha evidenziato differenze statistiche tra il gruppo sperimentale e quello di
controllo prima del trattamento. Dopo il trattamento invece tutti i
valori hanno dimostrato una differenza significativa tra il gruppo
sperimentale e quello di controllo, infatti tutti i valori sono risultati
significativamente più bassi nel gruppo sperimentale che nel gruppo
di controllo. Per quanto riguarda la sintomatologia clinico-funzionale, al termine delle singole sedute si è osservata nel gruppo trattato
con terapia termale, ma non nel gruppo di controllo, una sensazione
di sollievo immediata e duratura nelle ore successive. Al termine del
ciclo completo di terapia è stato evidenziato nel gruppo sperimentale, ma non nel gruppo controllo, un generale miglioramento dei sintomi, comprendente la diminuzione del dolore, del senso di pesantezza e del formicolio agli arti inferiori (Tab.). Inoltre, nella maggior
parte dei portatori d’ulcera si è osservatala la completa guarigione
delle lesioni; nei rimanenti casi il processo di riparazione è giunto
ad uno stadio molto avanzato e comunque tale da non lasciare dubbi su una completa riparazione entro breve tempo (osservazione clinica).
Discussione
I risultati della cura termale con l’acqua solfato-bicarbonatomagnesiaca delle Terme della Salvarola dimostrano un significativo
miglioramento non solo della sintomatologia clinica soggettiva, ma
anche dei parametri di misurazione dell’edema e dei valori pressori
venosi ortodinamici in soggetti flebopatici affetti da insufficienza
venosa cronica. Invece, nei soggetti di controllo trattati con acqua
non termale la variazione dei parametri soggettivi ed oggettivi tra
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prima e dopo il trattamento non è risultata significativa. Al termine
dei trattamenti (sperimentale o di controllo) tutti i parametri esaminati sono risultati significativamente migliori nel gruppo trattato con
l’acqua termale rispetto al gruppo trattato con placebo. Dai dati di
questo studio si evidenzia che la terapia termale offre possibilità
terapeutiche e riabilitative dei pazienti affetti da flebopatie agli arti
inferiori. Sin da tempi remoti, il termalismo per le cure angiologiche
ha trovato diffusione in Francia, Germania e nei Paesi dell’Est Europa. In Italia invece, nei confronti di tale problema ha fatto riscontro
una scarsa considerazione per un ingiustificato ed aprioristico disinteresse. Fortunatamente negli ultimi tempi, grazie all’iniziativa di vari
Idrologi, questa tendenza ha cominciato a regredire. Il riconoscimento dell’efficacia delle cure termali sulla patologia venosa è molto
importante, visto l’alto numero di pazienti con flebopatie degli arti
inferiori ed il loro alto costo sociale. Il trattamento presso le stazioni
termali offre vari vantaggi, sia perché la crenoterapia esercita contemporaneamente effetti locali sulla circolazione venosa degli arti
inferiori e generali sul sistema circolatorio, sia perché durante il
periodo di cura termale il paziente segue regolarmente le prescrizioni balneoterapeutiche e rispetta più facilmente le regole igieniche
più idonee al proprio stato di salute. Bisogna comunque fare una
considerazione di carattere generale riguardo al termalismo. Infatti,
affinché le possibilità preventive e terapeutiche vengano impiegate
al meglio, sarebbe opportuna una “specializzazione” o “differenziazione” delle varie stazioni termali in base alle caratteristiche delle
acque, al clima, alle strutture già presenti o di possibile installazione.
Questo porterebbe il termalismo a giocare un ruolo più incisivo nel
Sistema Sanitario Nazionale e a superare definitivamente quel clima
di scetticismo e scarso interesse che certi settori del mondo medico
ancora mantengono nei confronti delle cure termali. Dai risultati del
nostro studio, risulta particolarmente adatta alle cure flebologiche
l’acqua solfato-bicarbonato-magnesiaca delle Terme della Salvarola,
che è stata in grado di ridurre significativamente l’edema degli arti
inferiori e la pressione venosa ortostatica in pazienti affetti da insufficienza venosa cronica. Questi parametri oggettivi e misurabili con-
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cordano con quelli soggettivi del paziente sui sintomi e con le valutazioni clinico-osservazionali dei medici sui segni della patologia
vascolare.
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