Prima guerra mondiale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La prima guerra mondiale (per i contemporanei la Grande Guerra) fu il conflitto cominciato il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia a seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, compiuto a Sarajevo (Bosnia Erzegovina) il 28 giugno 1914. L'attentatore fu il nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip, studente affiliato alla Mano Nera. Il conflitto si concluse oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918, con la resa della Germania. La prima guerra mondiale vide inizialmente lo scontro degli Imperi centrali di Germania e AustriaUngheria contro la Serbia, ma in poche settimane il gioco di alleanze formatosi negli ultimi decenni dell'Ottocento tra gli stati europei comportò l'entrata nel conflitto degli stati dell'Intesa e delle rispettive colonie. Negli anni successivi la guerra raggiunse una scala mondiale, con la partecipazione di molte altre nazioni, fra cui l'Impero ottomano, l'Italia, la Romania, il Giappone, gli Stati Uniti e la Grecia, aprendo così altri fronti di combattimento, sia in terra sia sui mari. Militarmente il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica della Serbia, e parallelamente, con una fulminea avanzata tedesca in Belgio, Lussemburgo e nel nord della Francia, giungendo a 25 chilometri da Parigi. L'esercito tedesco fu però bloccato sul fiume Marna e le sue speranze di una guerra breve e vittoriosa a pochi chilometri da Parigi, bloccato dai francesi in una battaglia che verrà definita "il miracolo della Marna"[1]. A quel punto la guerra sul fronte occidentale si trasformò in una lenta e sanguinosa guerra di posizione, dove, al costo di milioni di morti, il numero degli uomini impiegati e le nuove tecnologie messe in campo dalla Triplice Intesa ebbero la meglio sulla superiore organizzazione militare della Germania. Ma sanguinoso fu allo stesso modo l'altro fronte principale della guerra, il fronte orientale, combattuto dagli imperi centrali contro l'esercito russo. Anche in questo caso la guerra di movimento, così magistralmente attuata dall'esercito tedesco nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri, si trasformò in una guerra di posizione in grado di mietere milioni di vite. Determinante per l'esito finale del conflitto mondiale fu, al penultimo anno di guerra, l'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America, dell'Impero Giapponese e di innumerevoli altre nazioni che, pur non entrando militarmente a pieno regime nel conflitto, grazie agli aiuti economici dispensati agli alleati, si schierarono tutte contro gli imperi centrali facendo pendere definitivamente l'ago della bilancia già dapprima favorevole agli Stati dell'Intesa. La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania, ultima degli Imperi Centrali a combattere, firmò l'armistizio con le forze dell'Intesa. Dopo l'inizio del 1918, infatti, l'impossibilità di continuare la guerra di posizione spinsero gli eserciti tedesco e austro-ungarico a lanciare grandi offensive impegnando tutti i propri uomini, ma vennero fermate. Il numero totale di morti è stato stimato in oltre sedici milioni: alle vittime militari (circa 10 milioni di soldati) vanno aggiunte le vittime civili, dovute non solo agli effetti diretti delle operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie causate dalla guerra, ad esempio in Germania, sottoposta al blocco navale degli alleati, la fame provocò migliaia di morti tra la popolazione civile. La guerra fu nello stesso tempo l'ultimo conflitto del passato (guerra di trincea e lenta), ma anche il primo grande conflitto in cui si usarono appieno tutti i mezzi moderni, come aeroplani, mezzi corazzati, sommergibili e le armi chimiche, tra cui il gas. Indice [nascondi] 1 Origini della guerra 2 Lo scoppio della guerra 3 I primi mesi di guerra 4 Il fronte occidentale 4.1 La corsa al mare 4.2 Guerra in trincea 4.3 La Somme e Passchendaele 5 Il fronte orientale e la Russia 5.1 Vittorie tedesche ad est 5.2 La Russia in subbuglio 5.3 La rivoluzione in Russia 6 Partecipazione italiana 6.1 Dalla neutralità all'entrata in guerra 6.2 L'Italia entra in guerra 6.3 Tanti caduti, pochi risultati 6.4 Da Caporetto alla fine della guerra Origini della guerra [modifica] Lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 segnò la fine di un lungo periodo della storia europea durato un secolo ed iniziato nel 1815 con la sconfitta definitiva di Napoleone Bonaparte - senza un conflitto generalizzato che coinvolgesse tutte le grandi potenze europee[2]. Questo lungo periodo di pace era stato una novità per l'Europa, visto che fino alla battaglia di Waterloo ben pochi erano stati gli anni in cui una delle grandi potenze europee non fosse stata impegnata in un conflitto militare. La pace europea dell'inizio del XX secolo tuttavia non aveva basi solide: nel corso dei decenni del XIX secolo vi erano state cinque guerre[3] a carattere limitato che però avevano lasciato intuire quali distruzioni avrebbe portato il massiccio impiego di nuove tecnologie sui campi di battaglia[2]. Fuori dall'Europa le guerre del XIX secolo erano state ancora più sanguinose: la guerra civile americana (1861-65) aveva fatto circa 600.000 morti, mentre la rivolta dei Taiping in Cina aveva fatto milioni di morti nel periodo 1850-64[2]. La guerra franco-prussiana del 1870-71 aveva portato non solo alla fondazione di un potente e dinamico Impero tedesco, ma anche a un'eredità di animosità tra la Francia e la Germania, a seguito dell'annessione a quest'ultima dei territori francesi di Alsazia e Lorena; questa corrente ideologica francese viene denominata con il termine revanscismo[4][5]. Sotto la guida politica del suo primo cancelliere, Otto von Bismarck, la Germania assicurò la sua nuova posizione in Europa tramite l'alleanza con l'Impero austro-ungarico e l'Italia e un'intesa diplomatica con la Russia. L'ascesa al trono (1888) dell'imperatore Guglielmo II, portò sul trono tedesco un giovane governante determinato a dirigere da sé la politica, nonostante i suoi dirompenti giudizi diplomatici. Dopo le elezioni del 1890, nelle quali i partiti del centro e della sinistra ottennero un grosso successo, ed in parte a causa della disaffezione nei confronti del Cancelliere che aveva guidato suo nonno per gran parte della sua carriera, Guglielmo II fece in modo di ottenere le dimissioni di Bismarck[6]. Gran parte del lavoro dell'ex cancelliere venne disfatto negli anni seguenti, quando Guglielmo II mancò di rinnovare il Trattato di controassicurazione con la Russia (1890), permettendo invece alla Francia repubblicana l'opportunità di concludere (1891-94) un'alleanza con la Russia[7]. Un altro passaggio fondamentale nel percorso verso la guerra mondiale fu la corsa al riarmo navale: Guglielmo riteneva che solo la creazione di una marina militare tedesca avrebbe reso la Germania una potenza mondiale[8]. Nel 1896 fu nominato alla guida della marina imperiale l'ammiraglio Alfred von Tirpitz, mentre nel marzo 1898 il Reichstag approvò la costruzione entro il 1905 di 11 navi da battaglia, 5 incrociatori pesanti e 17 incrociatori leggeri[9]. Tale decisione era una sfida aperta al secolare predominio navale britannico e favorì l'accordo anglo-francese (detto Entente cordiale) del 1904 e l'accordo anglo-russo (1907), che chiudeva un secolo di rivalità fra le due potenze nello scacchiere asiatico[9]. La corsa agli armamenti non si limitò a Regno Unito e Germania, ma si estese al resto d'Europa, con tutte le principali potenze impegnate nello sviluppo della produzione industriale finalizzata alla costruzione di equipaggiamenti ed armi necessari ad un possibile conflitto pan-europeo[10]. Tra il 1908 ed il 1913 le spese militari delle potenze europee aumentarono del 50%[11], mentre sia la Francia sia la Germania stavano pianificando di estendere il servizio militare di leva per un periodo di 3 anni (1913)[12]. La rivalità tra le potenze venne esacerbata negli anni ottanta del XIX secolo dalla corsa alle colonie, che portò gran parte dell'Africa e dell'Asia sotto la dominazione europea nel successivo quarto di secolo. Anche Bismarck, un tempo esitante sull'imperialismo[13], divenne ben presto un sostenitore della necessità di un impero tedesco d'oltremare, decidendo una serie di acquisizioni territoriali in Africa e nel Pacifico, che minacciava di interferire con gli interessi strategici e commerciali britannici[14][15]. Il supporto di Guglielmo all'indipendenza del Marocco dalla Francia, il nuovo partner strategico della Gran Bretagna, provocò la crisi di Tangeri del 1905[16]. Durante la seconda crisi marocchina (o crisi di Agadir, 1911), la presenza navale tedesca in Marocco mise di nuovo alla prova la coalizione anglofrancese. Un ingrediente chiave dell'emergente polveriera diplomatica fu la crescita delle forti aspirazioni nazionalistiche degli stati balcanici: ognuno dei quali guardava a Germania, Austria-Ungheria o Russia per ottenere supporto. La nascita di circoli anti-austriaci in Serbia contribuì a un'ulteriore crisi nel 1908 riguardante l'annessione unilaterale della Bosnia ed Erzegovina da parte dell'Austria oltre alla pressione tedesca per forzare un umiliante declino da parte della Russia, indebolita dai disordini rivoluzionari originati dalla sconfitta del 1905 contro il Giappone. Lo scoppio della guerra [modifica] Nazioni partecipanti alla prima guerra mondiale: ██ Stati dell'Intesa ██ Imperi centrali Per approfondire, vedi le voci Attentato di Sarajevo e Crisi di luglio. Lo scoppio della guerra è convenzionalmente associato all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie per mano dello studente bosniaco Gavrilo Princip il 28 giugno 1914[17]; in ogni caso l'attentato di Sarajevo diede un formidabile Casus Belli all'Austria-Ungheria. All'attentato seguì un periodo di contatti diplomatici fra le potenze europee detto "crisi di luglio". I governi di Austria-Ungheria e Serbia furono i primi ad essere coinvolti nella crisi, visto il convincimento delle autorità austriache che l'attentato fosse stato preparato con la connivenza del governo e di ufficiali serbi[18]. Inoltre a Vienna si riteneva che la sopravvivenza della monarchia asburgica dipendesse dalla soluzione del problema delle minoranze nazionali all'interno dell'impero, pertanto l'attentato era anche un ottimo motivo per eliminare definitivamente l'influenza serba in Bosnia[18]. L'Austria-Ungheria il 23 luglio 1914 inviò alla Serbia un ultimatum, un insieme di dieci richieste quasi inaccettabili, compilate con l'intenzione di provocare la guerra con la Serbia.[19] L'ultimatum richiedeva di smantellare le organizzazioni patriottiche rivolte contro gli austriaci e di permettere la partecipazione di funzionari imperiali alle indagini sull'assassinio. L'ultimatum doveva essere accettato nel giro di 48 ore per evitare gravi conseguenze. Il governo serbo accettò quasi tutte le richieste, rifiutando apertamente solo quella che avrebbe permesso alla polizia austriaca di condurre indagini in territorio serbo. L'Austria ruppe perciò le relazioni diplomatiche il 25 luglio e dichiarò guerra il 28. La Russia, paese vicino alla Serbia politicamente ed etnicamente, mobilitò completamente le sue riserve il 30 luglio. La Germania richiese, invano, che la Russia sospendesse la mobilitazione e il 1º agosto mobilitò le sue forze dichiarando guerra alla Russia e all'alleata di quest'ultima, la Francia, due giorni dopo. Le procedure tedesche di mobilitazione prevedevano, infatti, inevitabilmente la guerra. Dopo l'aggressione tedesca del Belgio, indispensabile per la realizzazione del Piano Schlieffen contro la Francia, la Gran Bretagna, il 4 agosto, dichiarò guerra alla Germania. I primi mesi di guerra [modifica] Per approfondire, vedi le voci Cronologia della prima guerra mondiale e Schieramenti e armamenti nella prima guerra mondiale. Uno squadrone della Hochseeflotte tedesca.L'idea dei generali tedeschi era quella di una guerra lampo che cogliesse impreparato l'esercito francese. La Francia dal canto suo, era sicura di essere attaccata da Sud, al confine con l'Italia pensando che quest'ultima, si sarebbe alleata con gli imperi centrali.[senza fonte] Il piano strategico tedesco per affrontare l'alleanza franco-russa prevedeva di costringere alla resa la Francia in sei settimane (usando una variante del piano Schlieffen), per concentrare poi le forze contro l'esercito russo, che, secondo le previsioni, avrebbe impiegato mesi alla mobilitazione[20]. Nell'agosto 1914 le 7 armate tedesche schierate sul fronte occidentale si misero in azione secondo il piano, ossia un rapido attacco alla Francia condotto attraverso le Ardenne e violando la neutralità del Belgio. Le tre armate sul settore nord (la 1ª, la 2ª e la 3ª) avrebbero dovuto avere la meglio sulle forze alleate, raggiungere Parigi ed infine completare la manovra circondando le armate francesi schierate sul confine tedesco, dove stava il sistema principale di fortificazioni allestito dalla Francia.[21] La manovra ebbe inizialmente successo, in modo particolare nella battaglia delle frontiere (14–24 agosto), di modo che i tedeschi poterono continuare l'avanzata verso Parigi. La situazione per gli alleati sembrava volgere al peggio: il 2 settembre il governo francese abbandonava la capitale per trasferirsi a Bordeaux[22], mentre il giorno dopo l'esercito tedesco era a soli 40 km da Parigi[23]. In questa situazione di panico generale - un milione di parigini aveva abbandonato la città[22] - il generale Gallieni, governatore militare di Parigi approntava le difese, avendo a disposizione una nuova armata appena costituita da schierare nel sistema di trincee e fortificazioni che attorniavano la capitale[23]. Tuttavia il 12 settembre, i francesi, con l'aiuto della British Expeditionary Force (l'armata britannica inviata al fronte), bloccarono l'avanzata nemica ad est di Parigi nella prima battaglia della Marna (5–12 settembre). Gli ultimi giorni di questa battaglia segnarono la fine della guerra mobile ad occidente.[21] Anche ad oriente, dove la Germania schierava la sola 8ª Armata con il compito di difendere la Prussia Orientale, non tutto andò secondo le previsioni. La Russia mobilitò più velocemente del previsto e due armate invasero la Prussia Orientale, obbligando i tedeschi a spostare verso oriente i rinforzi previsti per il fronte occidentale. La Germania sconfisse duramente la Russia nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri, ma questa diversione di forze fu decisiva per fermare l'avanzata tedesca su Parigi (vittoria alleata nella prima battaglia della Marna del settembre 1914). Al termine dei primi due mesi di guerra, svanì l'illusione di una rapida guerra e gli Imperi Centrali (l'Impero Germanico e quello Austro-Ungarico) furono costretti a combattere una inevitabile e logorante guerra su due fronti. La prima occupazione alleata del territorio nemico fu in Africa dove le forze britanniche attaccarono e catturarono la sede amministrativa tedesca dell'odierna Namibia, al tempo colonia tedesca. Il fronte occidentale [modifica] Per approfondire, vedi la voce Fronte occidentale (prima guerra mondiale). La corsa al mare [modifica] Nelle trinceeGli alleati erano riusciti a fermare l'avanzata dei tedeschi nella prima battaglia della Marna, ma erano esausti e senza i numeri necessari per sfruttare la vittoria, pertanto i tedeschi furono in grado di riorganizzare le proprie linee a nord del fiume Aisne[24] Intanto il 14 settembre il kaiser aveva rimosso von Moltke e nominato il ministro della guerra prussiano Erich von Falkenhayn nuovo capo di stato maggiore[25]. Falkenhayn aveva un problema strategico difficile da risolvere: il fronte tedesco ad occidente si stava consolidando, però il fianco della prima armata era protetto da un solo corpo della riserva, in Belgio la mancata conquista della fortezza di Anversa costituiva una minaccia per il settore nord, occorreva rinforzare le posizioni conquistate in territorio francese, recuperare lo slancio che aveva animato le truppe prima della Marna ed infine mandare rinforzi sul fronte orientale[26]. Intanto, come nuovo obiettivo immediato, la Germania puntò, attraverso la cosiddetta "corsa al mare", al controllo dei porti sul canale della Manica[24]. Se i tedeschi avessero preso Calais e Boulogne-sur-Mer avrebbero ottenuto notevoli vantaggi, ostacolando il rifornimento alle truppe britanniche in Francia, allontanando la minaccia della Royal Navy e permettendo invece alla Marina Imperiale Tedesca di dare un contributo alle operazioni militari nella zona costiera del fronte[26]. Guerra in trincea [modifica] Francia e Gran Bretagna si trovarono ad affrontare le posizioni tedesche trincerate, dalla Lorena fino alle coste belghe nelle Fiandre[21]. Entrambi gli schieramenti presero posizione, i francesi e i britannici cercando di andare all'attacco, i tedeschi cercando di difendere il territorio da loro occupato. Di conseguenza, le trincee tedesche erano molto meglio costruite di quelle dei loro nemici, dato che quelle anglo-francesi erano pensate solo per essere "temporanee"[27]. Le forze di entrambi gli schieramenti provarono a rompere la situazione di stallo creata dal trinceramento attraverso nuove tecnologie applicate agli armamenti. Il 22 aprile 1915 durante la seconda battaglia di Ypres, i tedeschi (in violazione della Convenzione dell'Aia del 1899) impiegarono per la prima volta sul fronte occidentale gas a base di cloro. Le truppe algerine colpite dal gas subirono gravissime perdite e i sopravvissuti si ritirarono, aprendo così un breccia di 6 chilometri nella linea alleata che consentì ai tedeschi di conquistare Bois-de-Cuisinères. La breccia fu chiusa solo dopo il successivo intervento delle truppe canadesi[28]. Nel corso dei 4 anni della guerra di trincea, nessuno dei due schieramenti si dimostrò in grado di assestare un colpo decisivo all'avversario, per quanto la protratta azione tedesca nella battaglia di Verdun (1916) e il fallimento alleato della primavera successiva, portarono l'esercito francese sull'orlo del collasso, mentre le diserzioni di massa minavano la linea del fronte. Circa 800.000 soldati dalla Gran Bretagna e dall'Impero britannico si trovavano contemporaneamente sul fronte occidentale: 1.000 battaglioni, ognuno occupante un settore del fronte, dal Belgio fino all'Arne, che operavano su un sistema mensile a quattro stadi, a meno che non ci fosse un'offensiva in corso. Il fronte conteneva quasi 10.000 chilometri di trincee. Ogni battaglione teneva il suo settore per quattro settimane prima di tornare nelle retrovie, quindi nella riserva e infine per una settimana in licenza, spesso nella zona di Poperinge o di Amiens. La Somme e Passchendaele [modifica] Carro Mk canadese durante la Battaglia di VimySia la battaglia della Somme (1916) che la battaglia di Passchendaele (1917), sempre sul fronte occidentale, portarono enormi perdite di vite da entrambe le parti ma minimi progressi nella situazione della guerra. È interessante notare che quando i britannici attaccarono nel primo giorno della battaglia della Somme e persero un enorme numero di uomini sotto le continue raffiche delle mitragliatrici tedesche, riuscirono comunque a guadagnare del terreno. Ciò fece sì che il comando tedesco ordinasse ai suoi soldati di riprendersi il terreno perso, con risultati molto simili dal punto di vista delle perdite. Quindi, invece di un combattimento sbilanciato con i soli britannici all'attacco, che avrebbe causato enormi perdite solo dalla loro parte, il volume degli attacchi fu equamente distribuito, così come le perdite sofferte. Il fronte orientale e la Russia [modifica] Per approfondire, vedi la voce Fronte orientale (prima guerra mondiale). Lo svolgimento della prima guerra mondiale sul fronte orientale ebbe caratteristiche notevolmente differenti rispetto al fronte occidentale, dove in breve tempo si era raggiunto lo stallo nelle trincee. Secondo i piani iniziali dello Stato Maggiore tedesco era necessario concludere rapidamente una campagna vittoriosa sul fronte occidentale prima di spostare ad est il grosso delle forze, confidando sul fatto che i russi avrebbero impiegato molto tempo prima di completare la mobilitazione. Dal suo canto la Russia aveva preso in considerazione per la guerra due diversi piani strategici: il "piano A" prevedeva di attaccare l'Austria-Ungheria in Galizia nel caso in cui la Germania si fosse concentrata ad ovest; l'alternativo "piano G" sarebbe stato eseguito nell'ipotesi che la Germania avesse adottato una strategia orientale. La decisione finale del 6 agosto 1914 fu di procedere col "piano A"[29]. Vittorie tedesche ad est [modifica] Il piano strategico A fu però modificato, pertanto accanto all'invasione della Galizia austriaca, fu deciso dallo Stato Maggiore russo di passare all'offensiva anche in Prussia Orientale, in modo da minacciare la stessa Berlino[30]. Anche se l'iniziale avanzata in Galizia fu di ampio successo, i russi vennero respinti in Prussia dalle vittorie dei generali tedeschi Hindenburg e Ludendorff a Tannenberg e ai Laghi Masuri nell'agosto e settembre del 1914. L'organizzazione militare ed economica russe, meno sviluppate, si rivelarono presto insufficienti davanti alle forze combinate di Germania e Austria-Ungheria. Nella primavera del 1915 i russi vennero respinti in Galizia, e in maggio gli Imperi Centrali ottennero un importante sfondamento ai confini meridionali del Regno del Congresso, l'odierna Polonia, espugnando Varsavia il 5 agosto e costringendo i russi alla "Grande Ritirata" dalla Galizia (17 agosto-14 settembre 1915), mentre la Germania estendeva il suo controllo sulle terre polacche, oltre che sulla Lituania e su gran parte della Lettonia.[31] La Russia in subbuglio [modifica] L'insoddisfazione nei confronti della condotta di guerra del governo russo crebbe, nonostante i successi contro gli austriaci del giugno 1916 (offensiva Brusilov) nella Galizia Orientale ed in Bucovina.[31] Le fortune alleate si ravvivarono solo temporaneamente con l'ingresso in guerra della Romania, il 27 agosto. Le forze tedesche arrivarono in aiuto delle unità austriache impegnate in Transilvania, e Bucarest cadde ai piedi degli Imperi Centrali il 6 dicembre. Nel frattempo, l'instabilità interna crebbe in Russia, e lo Zar rimase isolato al fronte, mentre il sempre più incompetente governo dell'Imperatrice provocò proteste da tutti i segmenti della vita politica russa, risultando nell'assassinio del consigliere prediletto della zarina Alessandra, Rasputin, da parte di nobili conservatori alla fine del 1916. La rivoluzione in Russia [modifica] Per approfondire, vedi la voce Rivoluzione Russa. Vladimir Illyich Lenin.Il 23 febbraio 1917 (8 marzo per il calendario in vigore nell'Europa occidentale), le dimostrazioni di San Pietroburgo (ribattezzata Pietrogrado per abbandonare il toponimo germanico, inopportuno in tempo di guerra) culminarono nell'abdicazione di Nicola II e alla nomina di un debole Governo provvisorio centrista, che condivise il potere con i socialisti del Soviet di Pietrogrado. Questa divisione dei poteri portò alla confusione e al caos, sia al fronte che a casa, e l'esercito divenne sempre meno capace di resistere efficacemente alla Germania. Nel frattempo, la guerra e il governo, divennero sempre più impopolari, e il malcontento venne usato strategicamente dal Partito Bolscevico, guidato da Vladimir Lenin, allo scopo di prendere il potere. Il trionfo dei Bolscevichi, in novembre (ottobre per il calendario russo), fu seguito in dicembre da un armistizio e da negoziati con la Germania. All'inizio, i Bolscevichi rifiutarono i duri termini imposti dalla Germania, ma quando questa riprese la guerra e cominciò a marciare impunita attraverso l'Ucraina, il nuovo governo accettò il Trattato di Brest-Litovsk il 3 marzo 1918, che portò la Russia fuori dalla guerra dietro cessione agli Imperi Centrali di vasti territori comprendenti la Finlandia, le Province Baltiche, la Polonia e l'Ucraina (che comprendevano più di un quarto della popolazione russa). Partecipazione italiana [modifica] Dalla neutralità all'entrata in guerra [modifica] Per approfondire, vedi la voce Neutralità italiana (1914-1915). Dal 1882, l'Italia era alleata di Germania e Austria-Ungheria, ma negli anni precedenti allo scoppio della Grande Guerra, intensificò i rapporti con Regno Unito e Francia, conscia che gli accordi con gli austriaci non le avrebbero garantito quei territori italiani ancora staccati dalla Medrepatria[32]. Inoltre, l'annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina fu percepita, sia a Vienna sia a Roma, come una violazione del Trattato, che era basato sul mantenimento dello status quo nei Balcani[33]. Pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, il 3 agosto 1914, il governo guidato dal conservatore Antonio Salandra dichiarò che l'Italia non avrebbe preso parte al conflitto, forte del fatto che la Triplice Alleanza aveva carattere difensivo, mentre in questo caso era stata l'Austria-Ungheria ad attaccare. In realtà, sia Salandra sia il ministro degli esteri Sidney Sonnino avviarono presto trattative con i due schieramenti per capire cosa avrebbero potuto ottenere da una o dall'altra parte. E, anche se la maggioranza del parlamento era assolutamente contraria all'entrata in guerra, primo tra tutti l'ex presidente del Consiglio Giolitti, molti intellettuali e alcuni politici[34] si schierarono con gli «interventisti», per lo più nazionalisti e parte dei liberali. Alla fine, il 26 aprile del 1915, al termine di un'ardua trattativa, l'accordo con l'Intesa si concretizzò nel Patto di Londra, firmato da Sonnino all'insaputa del parlamento italiano[35]. Con il Patto di Londra l'Italia ricevette la promessa di ottenere, in caso di vittoria, i territori rivendicati[36][37]. Così il 3 maggio, l'Italia si disimpegnò dalla Triplice Alleanza, mentre i nazionalisti manifestavano in piazza per l'entrata in guerra[38], i parlamentari neutralisti ricevettero minacce e intimidazioni, (lo stesso Giolitti dovette assumere una scorta). Il 13 maggio Salandra presentò al Re le dimissioni; Giolitti, nel timore di approfondire una grossa frattura all'interno del paese, di provocare una crisi istituzionale di larga portata e di compromettere il paese all'esterno, rinunciò alla successione e fece in modo in sostanza che l'incarico venisse conferito nuovamente a Salandra. L'Italia entrò perciò in guerra per volontà di un gruppo di relativa minoranza, chiamando a combattere i militari lungo più di 750 chilometri di fronte, che andavano dal Mare Adriatico al confine svizzero. L'Italia entra in guerra [modifica] Per approfondire, vedi le voci Fronte italiano (prima guerra mondiale) e Guerra Bianca in Adamello. « Cittadini e soldati, siate un esercito solo! Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. » (Vittorio Emanuele III) La cartolina di un soldato al fronte alla famiglia, circa 1917.L'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria il 24 maggio 1915, e alla Germania quindici mesi più tardi. Il comando delle forze armate italiane fu affidato al generale Luigi Cadorna. Il nuovo fronte aperto dall'Italia ebbe come teatro l'arco alpino dallo Stelvio al mare Adriatico e lo sforzo principale tendente allo sfondamento del fronte fu attuato nella regione della valli isontine, in direzione di Lubiana. Anche qui, dopo un'iniziale avanzata italiana, gli austro-ungarici ricevettero l'ordine di trincerarsi e resistere. Si arrivò così a una guerra di trincea simile a quella che si stava svolgendo sul fronte occidentale: l'unica differenza consisteva nel fatto che, mentre sul fronte occidentale le trincee erano scavate nel fango, sul fronte italiano erano scavate nelle rocce e nei ghiacciai delle Alpi, fino ed oltre i 3.000 metri di altitudine. Tanti caduti, pochi risultati [modifica] Nei primi mesi di guerra l'Italia sferrò quattro offensive contro gli austro-ungarici ad est, le prime quattro offensive sull'Isonzo, che non portarono nessun risultato degno di nota, si arrivò così all'inizio del 1916. Mentre in febbraio gli austro-ungarici ammassarono truppe in Trentino, l'11 marzo, per otto giorni, si svolse la Quinta battaglia dell'Isonzo, anch'essa non portò ad alcun risultato. La ripresa delle operazioni arrivò in maggio. Dal 12 maggio al 28 maggio si svolse la Decima battaglia dell'Isonzo. Dal 10 giugno al 25 giugno si svolse invece la Battaglia del Monte Ortigara voluta da Cadorna per riconquistare alcuni territori del Trentino rimasti in mano austro-ungarica. Il 18 agosto ebbe inizio la più imponente delle offensive italiane, l'Undicesima battaglia dell'Isonzo: anche questa non porterà significativi cambiamenti e verrà pagata a caro prezzo, sia come perdite che come conseguenze. Da Caporetto alla fine della guerra [modifica] Per approfondire, vedi le voci Battaglia di Caporetto e Caporetto (nodo storico-politico). Visti gli esiti dell'ultima offensiva italiana, austro-ungarici e tedeschi decisero di contrattaccare. Il 24 ottobre gli austro-ungarici e i tedeschi sfondarono il fronte dell'Isonzo a nord convergendo su Caporetto e accerchiarono la 2ª Armata italiana[39], da lì gli austriaci avanzarono per 150 km in direzione sudovest raggiungendo Udine in soli quattro giorni. La Disfatta di Caporetto provocò il crollo del fronte italiano sull'Isonzo con la conseguente ritirata delle armate schierate dall'Adriatico fino alla Valsugana, oltre alle perdite umane e di materiale[40][41]. La ritirata venne prima effettuata portando l'esercito lungo il Tagliamento, ed in seguito fino al Piave, l'11 novembre 1917, quando tutto il Veneto (Venezia compresa) sembrava potesse andare perduto. In seguito Cadorna, invitato a far parte della Conferenza interalleata a Versailles, venne sostituito, per volere del nuovo presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, dal generale Armando Diaz, l'8 novembre 1917, dopo che la ritirata si stabilizzò definitivamente sulla linea del Monte Grappa e del Piave. Gli austro-ungarici e i tedeschi chiusero il 1917 con le offensive sul Piave, sull'Altipiano di Asiago e sul monte Grappa, la ritirata sul fronte del Grappa-Piave però consentì all'esercito italiano, ora in mano a Diaz, di concentrare le sue forze su di un fronte più breve e soprattutto, con un mutato atteggiamento tattico, più orgoglioso e determinato. Gli austro-ungarici fermarono gli attacchi in attesa della primavera del 1918, preparando un'offensiva che li avrebbe dovuti portare a penetrare nella pianura veneta. La fine della guerra contro la Russia fece sì che la maggior parte dell'esercito impiegato sul fronte orientale potesse spostarsi a ovest. L'offensiva austro-ungarica arrivò il 15 giugno: l'esercito dell'Impero attaccò con 66 divisioni nella cosiddetta battaglia del solstizio, che vide gli italiani resistere all'assalto e infliggere al nemico pesantissime perdite. Gli austro-ungarici, per i quali la battaglia del solstizio era l'ultima possibilità per dare una svolta al conflitto e ribaltarne le sorti, persero le loro speranze[42], e con i popoli dell'impero asburgico sull'orlo della rivoluzione, l'Italia anticipò ad ottobre l'offensiva prevista per il 1919, impedendo la prosecuzione dell'offensiva. Da Vittorio Veneto, il 23 ottobre partì l'offensiva, con condizioni climatiche pessime. Gli italiani avanzarono rapidamente in Veneto, Friuli e Cadore e il 29 ottobre l'Austria-Ungheria si arrese. Il 3 novembre, a Villa Giusti, presso Padova l'esercito dell'Impero firmò l'armistizio; i soldati italiani entrarono a Trento mentre i bersaglieri sbarcarono a Trieste, chiamati dal locale comitato di salute pubblica, che però aveva richiesto lo sbarco di truppe dell'Intesa. « 4 novembre 1918, ore 12 La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S. M. il Re Duce Supremo, l'Esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.[...] I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza[...]. Diaz » (Dal comunicato del Comando Supremo "Bollettino della Vittoria") Il giorno seguente, mentre il generale Armando Diaz annunciava la vittoria, venivano occupate Rovigno, Parenzo, Zara, Lissa e Fiume[43]. L'esercito italiano forzò la linea del Trattato di Londra intendendo occupare anche Lubiana, ma fu fermato poco oltre Postumia dalle truppe serbe