Anno I - Numero 9 - 25.05.2000 EDUARDO, UNA STRAORDINARIA ''DIVERSITA''' Luciana Libero Cento anni fa nasceva il grande attore, regista e drammaturgo UN ANNO DI CELEBRAZIONI Si chiuderanno il 24 maggio 2001 le manifestazioni dedicate ai cento anni di Eduardo, con un programma tutto in divenire. PER L'ANAGRAFE DI NAPOLI E' NATO IL 26 MAGGIO DEL 1900 Federico Frascani pubblica per Colonnese Ricordando Eduardo, il suo quarto libro sulla vita del grande uomo di teatro UN ALTRO MODO PER SUPERARE LE BARRIERE Nazareno, la Cooperativa di disabili di Carpi organizza la seconda edizione del Festival internazionale delle Abilità differenti, dal 30 maggio al 5 giugno 10, 100, 1000 PAGLIACCI PER LA CITTA' Torna "Cosmicomici", XV rassegna internazionale del clown in programma a Milano dal 30 maggio al 15 luglio REALIZZAZIONI ECCELLENTI RACCOLTE NEL MAGGIO Francesco Bernardini A Roma la rassegna ETI si inaugura con i rifiniti spettacoli di "giovani" gruppi. Trionfo anonimo de L'Impasto e Gamblet di Egumteatro. GIANCARLO COBELLI RADDOPPIA MACBETH In contemporanea a Modena nel febbraio 2001, il regista presenterà due nuovi allestimenti, la tragedia shakespeariana e l'opera lirica di Giuseppe Verdi. EVENTI D’ARTE A COSENZA Al Centro Rat - Teatro dell’Acquario tre giorni per diverse forme di espressione 'GENERAZIONI' A CONFRONTO Si è aperto il 24 maggio per chiudersi il 4 giugno il nuovo festival organizzato da Pontedera Teatro, Sipario Toscana e Teatro nazionale d’arte in sei comuni pisani VISITATORI DI UN LUOGO REMOTO E’ dedicato a Giacomo Leopardi il nuovo lavoro di Cossia, Di Florio e Veno, tre artisti di Libera Mente. Alla Galleria Morra di Napoli dal 25 al 28 maggio EDUARDO, UNA STRAORDINARIA \'\'DIVERSITA\'\'\' Luciana Libero Cento anni fa nasceva il grande attore, regista e drammaturgo Napoli - Cento anni fa nasceva Eduardo De Filippo, figlio illegittimo del grande Eduardo Scarpetta. Una condizione anomala di figlio d’arte, di diversità, di erede obliquo di una tradizione. Una condizione che lo spingeva a porsi nei confronti del repertorio paterno - affidato tra l’altro al figlio legittimo di Scarpetta, Vincenzo - in posizione subalterna e conflittuale e quindi ad inventarsi in qualche modo una propria tradizione. Perché la diversità può essere una trappola di vittimismo o costituire una scomoda ma creativa bandiera di ambizione e riscatto. Se si affronta Eduardo con questa traccia - fuori cioè dal consueto cliché della gabbia sociologica; di un autore di teatro popolare e piccolo borghese; fuori dal salotto buono della problematica sociale ( pur senza nulla togliere alla passione civile che Eduardo ha manifestato nel corso della sua vita e della sua opera), il suo teatro ci appare caratterizzato da forti elementi di modernità e contemporaneità. Dentro un contesto teatrale affidato agli impresari e alla natura squisitamente economica del "mestiere teatrale" nel quale il teatro era parte di una comunità che ne decretava il successo e il fallimento e quindi la sopravvivenza stessa di compagnia, attori e capocomico. Questo determinava la necessità di una continua invenzione di testi, canovacci, sketch, numeri di avanspettacolo, opere che concorrevano ad un solo preciso scopo: il gradimento del pubblico. Un pubblico quindi che era l'impalcatura stessa dell'intrattenimento teatrale. Bisognava quindi inventare continue opere nuove che andassero incontr resto Scarpetta si affannava a trasporre in napoletano copioni francesi). giovane e ambizioso Eduardo, inventare un proprio teatro che superasse scarpettiana. Se Scarpetta era andato oltre la maschera e il tipo fisso, inventandosi un personaggio - Felice Sciosciammocca - e delle storie più articolate, Eduardo sostituisce alla comicità di impronta scarpettiana - rigida, buffonesca e ripetitiva con forti retaggi della commedia dell’arte - il concetto di humour, idea modernissima e di grande innovazione. L’humour non è solo comicità ma é riflessione sulla comicità, è il personaggio che si frantuma e ride di se stesso, è la sintesi di comico e tragico, è di fatto l’invenzione di un nuovo e più complesso personaggio teatrale. Non è un caso che tra i primi testi di Eduardo agli esordi del Teatro Umoristico dei De Filippo, troviamo Sik Sik, l'artefice magico, un individuo che si presenta sbrindellato in palcoscenico di cui la stessa tela o sipario ha pietà tanto sono ridicoli e incongrui quanto tragici i suoi numeri. E già in Sik Sik troviamo il senso di una magia visionaria che si incrocia maldestramente con la realtà. E giungono i testi più maturi, come Natale in casa Cupiello; spuntano fuori risvolti sotterranei e antropologici. Il presepe come irraggiungibile cavità, antro, grotta; il pater familias e la grande madre onnivora, nemica della casa, foriera di sciagure; la gag, frutto del sudato apprendistato di palcoscenico, usata come ludico preludio, distrazione, introduzione del pubblico al dramma; la suspence come tecnica di intrattenimento. E i personaggi contraddittori e ambigui che non compongono più quell’arcaico universo, semplice e ingenuo della farsa ma un impianto drammatico più complesso che prevede al suo interno il pubblico come coro, come elemento "a monte" del processo di scrittura. Con Natale in casa Cupiello e con gli altri suoi "drammi di famiglia" come Napoli milionaria o Questi fantasmi o Filumena Marturano, per citare solo alcune delle sue opere più famose, Eduardo si configura come autore del Novecento italiano che esprime una drammaturgia di acuta contemporaneità. Certamente Eduardo è stato anche un grande attore ed è inutile citare quella sintesi perfetta tra autore e interprete che abbiamo visto tante volte in scena fatta di espressioni, silenzi, pause e in definitiva di una straordinaria coincidenza tra il detto e il non detto di una condizione; tra scrittura e recitazione. E questa sua grandezza come attore, la sua stessa popolarità che Io hanno portato ad essere un autore conosciuto in Europa e nel mondo; la sua capacità di fare scuola ad un numero impressionante di attori napoletani e non hanno però posto in seconda luce quella che oggi è la sua più importante eredità: la sua opera drammaturgica. La quale va considerata come un corpo drammatico di enorme interesse, che dovrebbe trovare altri interpreti, altri registi, italiani ed europei, che vadano oltre il ghetto sia pur fascinoso della napoletanità, che si avvicinino ad Eduardo come a Goldoni o a Pirandello, cioè come ad un classico della nostra tradizione. Di Luciana Libero è in uscita da Mario Guida Editore Le lacrime di Filomena. Quattro lezioni su Eduardo. Un breve saggio nel quale l'autrice approfondisce gli elementi trattati nell'articolo UN ANNO DI CELEBRAZIONI Si chiuderanno il 24 maggio 2001 le manifestazioni dedicate ai cento anni di Eduardo, con un programma tutto in divenire. Napoli - Le celebrazioni per il centenario della nascita di Eduardo si sono ufficialmente aperte il 24 maggio al Teatro San Carlo di Napoli con "Il valore della memoria". Una serata-contenitore (condotta da Gianni Minà e trasmessa in diretta da RaiTre e Radio 3) che, dopo la proiezione del film Napoli milionaria, nella versione restaurata da Aurelio De Laurentiis, ha visto sfilare sul palcoscenico numerosi ospiti, alcuni dei quali hanno rievocato il clima di quella mattina del 25 marzo 1945, quando proprio al San Carlo andava in scena per la prima volta la celebre commedia di Eduardo. Appena avviate queste "Celebrazioni eduardiane", affidate alla cura dell’Ente teatrale italiano (Eti) in collaborazione con l’Associazione Voluptaria e la Compagnia delle Indie Occidentali e promosse dai Ministeri per i Beni e le attività culturali, Pubblica Istruzione e Affari esteri, dalla Regione Campania e dal Comune di Napoli, proseguiranno per un intero anno, fino al 24 maggio 2001. Nei prossimi dodici mesi sono in programma mostre, convegni, spettacoli e progetti didattici, che procederanno sulle linee progettuali definite da un gruppo di lavoro istituito dal Ministero per i Beni e le attività culturali (composto da quattordici membri, che in questa sede ci sembra giusto nominare tutti: Francesco Canessa, Luca De Filippo, Aurelio De Laurentiis, Rachele Furfaro, Antonio Ghirelli, Raffaele La Capria, Ferruccio Marotti, Lino Micciché, Giuliano Montaldo, Vinicio Ongini, Francesco Rosi, Rosanna Rummo, Aggeo Savioli e Renzo Tian). Il programma finora messo a punto dal gruppo di esperti <<non ha alcuna pretesa di esaustività>> dichiara l’Eti - nell’intenzione di <<lasciare libero il teatro di Eduardo di esprimersi>>. Comunque sia, tra queste poche iniziative presentate ora si segnala una doppia esposizione itinerante che prevede, accanto alla sezione che partirà dal Maschio Angioino di Napoli, per poi toccare Roma e Firenze, un’altra parte allestita presso la Società italiana di storia patria e destinata a raggiungere numerosi Istituti italiani di cultura in Europa. Inoltre, nell’ambito dei Percorsi internazionali del Festival d’Autunno è prevista una serata con artisti stranieri che si va ad inserire nel progetto "Eduardo internazionale", all'interno del quale l’Università di Roma "La Sapienza" sta organizzando un convegno di studi. PER L\'ANAGRAFE DI NAPOLI E\' NATO IL 26 MAGGIO DEL 1900 Federico Frascani pubblica per Colonnese Ricordando Eduardo, il suo quarto libro sulla vita del grande uomo di teatro Napoli - In occasione del centenario della nascita di Eduardo De Filippo l'editore Colonnese arriva puntuale con due volumi della collana "I nuovi trucioli". In realtà per quello firmato da Giuliana Gargiulo, Con Eduardo, si tratta della seconda ristampa (la prima è dell'89) del Diario che l'autrice scrisse all'epoca della sua esperienza d'attrice accanto al grande Eduardo. Dalla primavera del '57 a quella del '59, quando Gargiulo, che si è dedicata poi al giornalismo, in procinto di sposarsi, decide di abbandonare il teatro. Oltre all'introduzione di Federico Frascani, completa il Diario (98 pagine, lire 22.000) qualche altra pagina scritta a distanza di vent'anni, nel '79, nell'82 e nell'89. L'altro volume di Colonnese, è quello dello stesso Frascani, Ricordando aggiungere ai precedenti tre libri dedicati dal giornalista-scrittore ad Edua dal 1958 (quando con La Napoli amara di Eduardo De Filippo) Frascani i nota di presentazione - la bibliografia eduardiana. Nel nuovo lavoro Frascani recupera un modo esclusi o raccolti nelle ulteriori ric scritto la riproduzione dell'atto di nascita del 26 maggio 1900. Una nota di colore giorni, che in Italia appare comunque ri dell'epoca e almeno fino agli anni Cinqu Il volumetto (108 pagine, 22.000), in dodici capitoli torna sulla vita e sull'arte di Eduardo, raccontando della sua <<cattiveria>>, le cui <<prime voci sono nate tra i comici, dietro le quinte>> e si sofferma sulle relazioni familiari, sul rapporto conflittuale che lo legava al padre Scarpetta. Nel capitolo "Eduardo e il comunismo" Frascani ricorda come gli Usa, negandogli il visto d'entrata, gli impedirono di assistere alla prima rappresentazione di Filomena Marturano a New York, nel 1956. In quegli anni di "guerra fredda", la causa fu la commedia La paura numero uno, con la quale gli venne assegnato - scrive Frascani - il Premio Stalin per la pace, anche se - sottolinea - l'opera non fu mai rappresentata in Urss. Il libro si chiude con delle riflessioni intorno al lavoro di Eduardo per la televisione. Impadronitosi di un nuovo linguaggio, <<un linguaggio che non è più quello del teatro e neppure quello del cinema>> conclude Frascani - Eduardo <<dimostrò di aver conservata intatta la capacità di raggiungere la poesia partendo dall'osservazione della realtà>>. UN ALTRO MODO PER SUPERARE LE BARRIERE Nazareno, la Cooperativa di disabili di Carpi organizza la seconda edizione del Festival internazionale delle Abilità differenti, dal 30 maggio al 5 giugno Carpi (MO) - E' una manifestazione di particolare interesse quella che la Cooperativa sociale Nazareno organizza quest'anno per la seconda volta. Si tratta del Festival internazionale delle Abilità differenti che si svolge a Carpi e a Modena dal 30 maggio al 5 giugno, attraverso un articolato programma di incontri e spettacoli, realizzato da compagnie di disabili. Oltre a Braveheart e D'Artagnan, allestiti rispettivamente dal gruppo Nazareno Work e dal Centro Emmanuel entrambi della Cooperativa Nazareno (al Teatro Comunale di Carpi il 2 e il 3 giugno), il calendario presenta numerosi ospiti internazionali. In sette giorni, per questa seconda edizione del festival, arriveranno dalla Francia la Compagnia Oiseau Mouche di Roubaix con Personnages (al Teatro Comunale di Carpi il 30 maggio), dagli Usa l'Infinity Dance Theatre di New York (alla discoteca Diennea di Carpi l'1, il 2 e il 5 giugno) e dal Belgio il gruppo Créahm di Bruxelles con Père Noël voit rouge (al Teatro delle Passioni di Modena il 4 giugno). Il teatro del silenzio dell'Associazione Ottavo giorno di Padova presenterà Prove di volo del gruppo Muk (1 giugno), mentre il balletto-fiaba La guerra dei colori sarà proposto dalla Compagnia Teatro della Murata e dal Gruppo Danza Anffas di Mestre. Nell'ambito del festival Abilità differenti si svolgerà anche il convegno Perché il cuore viva! sul tema "L'educazione, la psicologia e la psichiatria in rapporto con l'handicap e le attività artistiche", al quale parteciperanno numerosi ospiti, tra cui Gregoire Ahougbonon, fondatore in Costa d'Avorio di un'associazione che si dedica alla liberazione e al recupero di malati di mente (considerati vittime del demonio, questi ultimi vengono condotti nella foresta e lasciati morire incatenati). Infine, in occasione del festival, nel centro storico di Carpi sarà allestita una mostra di arti visive (dal 27 maggio fino alla chiusura della manifestazione), dove saranno esposte le opere di persone svantaggiate, prodotte all'interno del laboratorio creativo della Cooperativa Nazareno, frequentato da persone con handicap fisico e mentale. La mostra documenta il lavoro svolto all'interno del gruppo, che <<ha assunto una metodicità non a partire da un programma - spiegano le curatrici, Rossella Urbano e Manuela Ciroldi - ma da un imprevisto: l'accorgersi di una potenzialità nascosta>>. 10, 100, 1000 PAGLIACCI PER LA CITTA\' Torna "Cosmicomici", XV rassegna internazionale del clown in programma a Milano dal 30 maggio al 15 luglio Milano - Il clown, con o senza naso, forse può essere una maschera dell contemporaneità, una maschera nella quale intravedere poeticamente trasfigurata la nostra umanità. Così gli organizzatori di "Cosmicomici" presentano questa XV Rassegna internazionale del clown che si svolge Milano dal 30 maggio al 15 luglio. Divenuta nel corso degli anni un punto di riferimento nazionale e internaz raccoglie artisti singoli o gruppi impegnati nella ricerca della tradizione te popolare. Decine gli ospiti transitati, ciascuno con le proprie specificità di alla Banda Osiris, dal Circus Alfred ai Saltimbanchi D.O.C., dal Teatro d' Miloud Oukili alla Fondation Amza Pellea. Questa XV edizione di "Cosmicomici" prosegue sul percorso avviato lo s accanto agli spettacoli italiani e stranieri anche momenti dedicati alla form allievi dei gruppi milanesi l'appuntamento diventa occasione di verifica co crescita. Saggi dell'attività svolta nel corso dell'anno saranno proposti, tra circensi e teatrali, diretta da Maurizio Accattato, dalla Palestra dei saltimb Torchiera e dalla Filarmonica clown. Inoltre, quest'ultima presenterà in pr fantasma o Amleto avvisato mezzo salvato di Gianpiero Pizzol, con la re maggio al 16 giugno), mentre Accattato sarà in scena con un suo lavoro, Il calendario della rassegna, programmata in diversi luoghi della città (Sala Fontana, Centro giovani di via Val Trompia e Villa Litta), seguendo un'idea di decentramento e di rapporto con il territorio, proseguirà con Valzer: prova d'orchestra di Walter Zucchi, I ridondanti del Teatro del chiodo, Amleto del Carro di Tespi e Mago Max Magic Show. REALIZZAZIONI ECCELLENTI RACCOLTE NEL MAGGIO Francesco Bernardini A Roma la rassegna ETI si inaugura con i rifiniti spettacoli di "giovani" gruppi. Trionfo anonimo de L'Impasto e Gamblet di Egumteatro. Roma - Depauperare, sottrarre, prosciugare. I primi due gruppi visti per Maggio cercando i teatri, la rassegna Eti allestita in vari spazi romani (ma predomina il Valle, già nel corso della stagione "regolare" luogo di ospitalità per realtà spesse volte non troppo note ad un pubblico tradizionalista), sembrano muoversi sui binari di un moto verso l’essenzialità. Così è stato per L’impasto – comunità teatrale nomade, che il 18 e 19 maggio ha presentato Trionfo Anonimo; stessa impressione, almeno al principio, almeno sulla carta, per Egumteatro, con Gamblet, ovvero l’archivio delle forme, ancora al Valle il 22 e 23 maggio. Quelli dell’Impasto hanno, come insieme che produce spettacoli, cinque anni di vita: una mescitanza di linguaggi come programma, una produzione come Trionfo Anonimo che, si apprende dal curato libretto di sala, è nata "a Cursi, in Salento, nei giorni torridi e struggenti di un’ennesima guerra adriatica", crescendo poi a Rovereto, divenendo "grande" a Milano, "in una piccola sala di quartiere da dove sono passati Grotowski, Kantor e il Living". Tre numi tutelari che non si sa se siano qui invocati come divinità protettive e beneaguranti: di certo siamo di fronte, con Trionfo Anonimo, ad uno spettacolo di professionalità piena, non ancora pervasa da un sapore stantio, né minimamente vacillante in esitazioni o visibili ingenuità. Ciò che ci viene presentato è una specie di musical, ma, in omaggio all’impalcatura dell’essiccazione, dell’essenzialità, ridotto all’osso. L’unico strumento, che peraltro è suonato dal vivo, è un tamburo (sfiancato, il percussionista, che si presenta letteralmente in mutande, cadrà alla fine sulle tavole di scena); il resto della trama musicale incessante come una spirale è dato da linee melodiche, cori a bocca chiusa, avventure vocali garbatamente riuscite in territori sincopati, "rappati". Con una storia in mezzo, come ogni musical che tale voglia essere: una giovane prega davanti ad un poster di un cantante pop, un poco slavato, ordinariamente piacente. Ma ecco che il manifesto si anima e, fra i trasalimenti di lei, diventa la guida spirituale della fanciulla, che viene genericamente invitata ad andarsene per il mondo. Lei non troverà niente di meglio da fare che pescarsi un marito che si nasconde in un palco del teatro: lui è un onesto lavoratore "padano" in giacca e cravatta, che arriverà presto a stancarla. Ma ecco il manifesto animato della provvidenza che dispiega una nuova risoluzione salvifica: andatevene per il mondo, e magari ritrovatevi o sperdetevi, o mischiatevi agli altri. Il tutto è palesemente ironico, lineare, particolarmente ben tornito, praticamente perfetto. Un segno che i cosiddetti gruppi "emergenti" mirano ad un discorso di assolutezza formale che non scende a compromessi. Identica poi l’impressione nel più complesso, monumentale, quasi, Gamblet di Egumteatro. Se quelli dell’Impasto inscheletriscono moduli noti e offrono ricami inaspettati, egualmente Egum si getta in un opera di raccolta di rifiuti da cassonetto, si impegna a sottrarre, e poi offre un perfetto impianto di cose, luci e attori con bravura e scioltezza consumatissime. Si parte dall’Amleto (ormai è costume immergere le mani in profondità nell’infinito calderone shakespeariano) e se ne tira fuori qualcosa ambientato in un’azienda veneto–lombarda dei primi del Novecento. La reggia danese è divenuta un "fabbrichetta", il re usurpatore è una sorta di neodirigente che vuole ottimizzare la produzione, mentre la regina, che si presenta all’inizio come una "divina" decaduta alla Testori, ben presto metamorfizza la di lei presentazione scivolando nella figura della vedova che non sa più come far quadrare i conti e pagare le tasse. Giusto che si risposi con un marito semifascistoide che sa tenere il bastone in mano e fa rigare dritti gli ipotetici operai, mentre intanto Amleto, che irrompe a tratti, è visto come uno scansafatiche, un rivoluzionario, un sindacalista, un "rompiballe". Il castello brumoso diviene un capannone di sfruttamento, le Ofelie del caso vogliono cercar marito, ma con pochi grilli per la testa, innanzitutto. Se tale è la trama, peraltro non la solita operazione su Shakespeare letto quale pretesto, di livello eccellente appare la realizzazione, avvolta in luci e ombre di magistrale definizione, in una scena da arte povera e casual che però mai comunica impressione di miseria: anzi, ci troviamo faccia a faccia con un prodotto di quasi estenuata ricchezza scenica, senza neppure un capello fuori posto. Gruppi emergenti? Forse gruppi poco noti: perché nei casi visionati la ricerca della rifinitura diviene standard naturale, aprioristico, quale che sia l’ispirazione di partenza che, per Egumteatro, è, come già detto l’Amleto. E partono da Shakespeare anche Fanny & Alexander, ormai ensemble culto di un altro tipo di sperimentazione, in cartellone al Valle il 25 e 26 maggio con Romeo e Giulietta – Et Ultra. Le tinte velate di Egumteatro, cedono il posto, in questa ultima realizzazione di Fanny & Alexander, ad una mano densa di nero pece, solcata da bagliori, satura di attori–voce che inseguono la perfezione della tecnologia acustica e strizzano l’occhio al grande inseminatore Carmelo Bene. GIANCARLO COBELLI RADDOPPIA MACBETH In contemporanea a Modena nel febbraio 2001, il regista presenterà due nuovi allestimenti, la tragedia shakespeariana e l'opera lirica di Giuseppe Verdi. Modena - Non è ancora trascorso metà di questo anno 2000, ricco di ricorrenze e celebrazioni, e già arrivano le prime anticipazioni su quello che vedremo nel 2001. Intanto per il centenario della morte di Giuseppe Verdi si sono attivati Emilia Romagna Teatro e Nuova Scena-Arena del Sole che produrranno un Macbeth con la regia di Giancarlo Cobelli. Interpreti del nuovo allestimento che debutterà al Teatro Storchi di Modena alla fine del prossimo febbraio, saranno due giovani e celebri (ciascuno per il proprio percorso artistico) attori, Kim Rossi Stuart e Sonia Bergamasco. Ma l'omaggio di Cobelli al centenario verdiano sarà duplice. Accanto alla messinscena in prosa (che utilizza la traduzione di Masolino D'Amico del testo shakespeariano, adattato dallo stesso Cobelli), il regista allestirà anche l'opera lirica per il Teatro Comunale di Modena. I due spettacoli oltre ad essere impostati sulla medesima ricerca registica, utilizzano lo stesso impianto scenografico <<vuoto ed essenziale>>, firmato da Carlo Diappi. In particolare, la messiscena in prosa con l'adattamento di Cobelli porta <<ad un tempo unico l'evolversi degli eventi>>. Una scelta - prosegue la nota di presentazione dello spettacolo - <<funzionale alla concentrazione della scena e della sala, che risponde al desiderio di restituire nel continuo temporale i mutamenti emozionali, così come permette di costruire un concentrato teso, che fa deflagrare in scena il tragico disfacimento delle anime e dei corpi>>. EVENTI D’ARTE A COSENZA Al Centro Rat - Teatro dell’Acquario tre giorni per diverse forme di espressione Cosenza - In una regione difficile per la circolazione culturale come la Calabria, il Centro Rat - Teatro dell’Acquario di Cosenza ha calamitato una serie di realtà attive sul territorio, presentandole ora nella formula "Eventi d’arte". Un festival che in tre giorni (dal 25 al 27 maggio) raccoglie esperienze artistiche diverse e <<spesso trascurate - dichiara il Rat - a favore di forme più facili e più familiari al pubblico>>. Quindi, "Eventi d’arte" nasce sul duplice binario di proporre quello che difficilmente trova spazio in contesti più tradizionali e di mettere in rapporto gli artisti tra loro. L’idea degli organizzatori è di dare vita ad uno "spazio aperto" che non sia un festival-mercato o culturalestivo, ma dove sia possibile l’incontro di operatori e di artisti. A questi "Eventi d’arte" 2000 sono in programma performance di sola musica, di parola e musica e di video, accanto a mostre fotografiche e di maschere. \'GENERAZIONI\' A CONFRONTO Si è aperto il 24 maggio per chiudersi il 4 giugno il nuovo festival organizzato da Pontedera Teatro, Sipario Toscana e Teatro nazionale d’arte in sei comuni pisani Pontedera (PI) - Si è aperto il 24 maggio "Generazioni", il festival organizzato dal Teatro nazionale d’arte della Toscana, dalle Fondazioni Pontedera Teatro e Sipario Toscana. Ideato allo scopo di integrare l’area della ricerca con quella del teatro ragazzi e giovani, "Generazioni" si svilupperà in sei comuni della provincia pisana, Buti, Calci, Cascina, Peccioli, Pontedera e Santa Croce sull’Arno, fino al 4 giugno. Il nuovo festival <<per la prima volta interseca e mette a confronto davanti agli spettatori - spiega Roberto Bacci, direttore di Pontedera Teatro, "istituzione" che quest’anno compie 25 anni di attività - la cultura e la storia di due teatri come quelli di Pontedera e Cascina, uno attento alla ricerca ed alla sperimentazione e l’altro al teatro per le nuove generazioni>>. Seguendo queste linee "Generazioni" punta a creare un luogo di incontro e di riflessione dove trovano spazio maestri e allievi, culture teatrali lontane e - sottolinea Bacci - <<teatri che si interrogano confrontandosi con la realtà contemporanea>>. Il denso programma che coinvolge artisti (oltre agli italiani) provenienti da Gran Bretagna, Polonia, Ungheria, Brasile, Cina, india e Singapore, presenta 23 spettacoli, oltre alle 10 nuove produzioni. Tra queste ultime saranno in scena Poi venne il vento - storie e racconti dall’Orlando Furioso, regia di Roberto Romei; ... poiché sta scritto di Mauro Maggioni e Claudio Tornati (dedicato ai cosiddetti anni di piombo e destinato ai ragazzi dai 12 anni in su); e lo spettacolo One breath left (Un solo respiro ancora) del gruppo di Singapore Theatre OX, in residenza presso il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards. VISITATORI DI UN LUOGO REMOTO E’ dedicato a Giacomo Leopardi il nuovo lavoro di Cossia, Di Florio e Veno, tre artisti di Libera Mente. Alla Galleria Morra di Napoli dal 25 al 28 maggio Napoli - Era stato presentato a Villa Campolieto nella passata edizione del festival delle Ville Vesuviane questo Io s-guardo escluso che Libera Mente ripropone ora alla Galleria Morra di Palazzo Spagnuolo, nell’ambito del Maggio dei Monumenti. Lo spettacolo nasce come riflessione sul pensiero di Giacomo Leopardi e si costruisce attraverso i richiami alle opere di altri autori. Sviluppato e interpretato da Antonello Cossia, Raffaele Di Florio e Riccardo Veno questa "installazione spettacolo" parte dalla meditazione esistenziale e cosmica del poeta per diventare l’origine di un percorso attraversato da continue digressioni e arrivare ad un confronto su quanto ancora oggi di Leopardi ci appartiene - dichiarano i tre autori-interpreti. <<Ci siamo immaginati -proseguono - visitatori di un luogo remoto, in cui la parola, la musica, le immagini, gli spazi restituissero anche solo per un attimo un piccolo elemento del suo vastissimo universo poetico>>. La ricerca si è sviluppata intorno all’idea di un’installazione vivente <<che interagisca con i visitatori continuano i tre - i quali a loro volta potranno compiere delle azioni per innescare il meccanismo di suggestione da noi proposto>>. Il percorso-spettacoio in questa sorta di stanze della memoria provoca negli spettatori con la guida degli attori un’esperienza sensoriale. In scena dal 25 al 28 maggio.