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Sabato 20 Novembre 2010
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
I Waldfonds proposti da Deutsche bank assicurano sicurezza e buone rendite
Vanno forte i fondi forestali
Dal 1960 a oggi la domanda di legno è triplicata
DA BERLINO
ROBERTO GIARDINA
«N
on sarei quello
che sono se non
fossi nato nella
Foresta Nera»,
diceva il berlinese d’adozione
Bertolt Brecht. La foresta rimane un mito tedesco. Per le
foreste non si va a passeggio.
I Wanderer, riuniti in associazioni secolari, sono un’altra
cosa e si rifanno ai viandanti,
ai pellegrini medioevali. La
stessa filosofia di Heidegger,
un altro figlio dello Schwarzwald come Brecht, nasce nella
foresta.
In passato le foreste tedesche erano fonte di guadagno
solo per i grandi proprietari
terrieri, per le famiglie nobiliari. Il cancelliere Bismarck
investiva saggiamente in terreni e foreste che, fino a oggi,
hanno garantito una buona e
sicura rendita ai suoi discendenti. Ora, attraverso i Waldfonds, i fondi forestali, tutti
possono investire i risparmi
su una materia prima come
il legno, che non conosce crisi.
Legno e finanza: un binomio redditizio in Germania
Questo tipo di investimento
è diffuso da tempo negli Stati Uniti ed è il favorito, per
esempio, degli amministratori delle grandi università,
ma comincia a diffondersi in
Germania.
La Dws, società di gestione
della Deutsche bank, propone
ai clienti un Waldfonds, assicurando sicurezza e ottime
rendite: al contrario di altre
materie prime, si spiega, il legno offre la garanzia di non
perdere valore anche in momenti in cui la domanda cala.
Nel frattempo le foreste continuano a crescere e il valore,
comunque, aumenta, in attesa
di tempi migliori.
Ma dal 1960 a oggi, in realtà, la domanda non è mai di-
minuita. Anzi, si è triplicata,
e non ci dovrebbero essere
problemi per il futuro. Entro
il 2030, inoltre, la domanda
da parte della Cina dovrebbe crescere di due volte e
mezza. Il Waldfonds della
Iwc (International woodland
company) è salito in media
del 14% all’anno. Un altro
Waldfonds è offerto dalla
banca svizzera Ubs: un misto
di investimento in proprietà
terriere, in imprese edilizie e
in industrie del legno.
Non è un investimento che
prometta rapidi guadagni: la
crescita è lenta ma sicura, si
avvertono i risparmiatori. La
foresta non è per gli speculatori. Un altro aspetto positivo
per i tedeschi è la garanzia,
offerta da alcuni fondi, di rispettare la natura. I Verdi,
che giustamente temono per
le foreste tropicali, possono
investire in certificati che
garantiscono il rispetto della
natura e la salvaguardia di
alberi minacciati da eccessivo
sfruttamento. Si guadagna e si
ha la coscienza a posto.
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In Francia su un’area pari a 16 campi di calcio La vita ai limiti del fratellastro del presidente
Fusione nucleare, Una pecora nera
in casa Obama
Iter avanza
S
ono stati già firmati
sudori freddi provocati dalcontratti per oltre 1,5
la triplicazione dei costi (a
miliardi di euro, menuna quindicina di miliardi di
tre le gru lavorano
euro) e dal mancato accordo
alacremente nell’area da 42
sul bilancio comunitario Ue,
ettari, l’equivalente di sedici
il progetto, che vede tra i suoi
campi di calcio.
partner Cina, Unione euroComincia a vedere la luce
pea, India, Corea, Russia e
nel mezzo di un bosco di
Stati Uniti, avanza.
querce a Cadarache, nel
dipartimento francese
Bouches-duRhône, Iter, il
reattore sperimentale di
fusione nucleare.
I cantieri di
tre delle 39 costruzioni previste sono già
partiti l’estate
scorsa e martedì è stata
Il rendering del progetto di Iter
posata la prima pietra delPer il 2011 il budget è dila sede sociale: un edificio di
sponibile e a breve termine
cinque piani che da metà del
2012 dovrà ospitare 800 pernon sono previste difficoltà.
Il problema si pone per i due
sone. Mentre è stata già scavata una fossa di isolamento
anni successivi: l’Ue dovrà
sismico di 130 metri per 90
trovare il mezzo per finane profonda 21: essa accoglieziare un sovraccosto di 1,4
rà il futuro reattore, in una
miliardi di euro.
struttura che raggiungerà i
Il reattore dovrebbe entrare
60 metri di altezza.
in funzione nel 2026.
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Insomma, nonostante i
George Hussein
Obama
N
ome: George Hussein
Obama. Nato a Nairobi nel 1982. Segni particolari: fratellastro
del presidente degli Stati Uniti
d’America.
Due fratelli agli antipodi che
nulla hanno in comune a parte il
cognome e qualche tratto fisico.
Malvivente incallito, George Hussein, ultimo di sette tra
fratelli e sorelle, non ha mai conosciuto il padre, Barack Hussein Obama senior, economista
e politico keniano, con all’attivo
quattro matrimoni, morto in un
incidente d’auto quando lui aveva appena sei mesi. E non ha
incrociato il celebre fratello, di
ventun’anni più grande, che tre
sole volte nella sua vita e «giusto
il tempo di salutarsi».
In questi giorni esce anche in
Francia l’autobiografia di George
Hussein, Frère de... (titolo originale, Homeland; titolo italiano,
Un posto chiamato patria, Rizzoli).
Cresciuto in Kenya con la madre e il patrigno francese, studente modello, alla separazione dei
genitori George Hussein entra in
crisi: abbandona la scuola, si lega
a una gang di teppisti, si perde
in storie di alcol, droga, furti e
violenze e finisce in galera, dove
passa tre mesi guardato a vista.
Di quel periodo buio gli restano
cicatrici sul viso e nell’anima.
Oggi una fondazione che porta il
suo nome si occupa dei bambini
di strada.
Ma dalle baraccopoli di Nairobi alla Casa bianca la distanza
resta incolmabile.
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IN FLORIDA
Con l’auto
in regalo
l’Ak-47
DI
ANDREA BRENTA
Compri un’auto? Ti regalo
un Kalashnikov.
L’idea (di successo) è venuta al direttore vendite
di National Trucks a Sanford, in Florida.
Nick Ginetta, questo il suo
nome, dopo aver notato
che i suoi furgoni pick-up
dalle grandi ruote piacciono soprattutto a un certo
tipo di maschi americani, ha lanciato un’audace
campagna di promozione:
per ogni veicolo acquistato, la concessionaria offre
un fucile d’assalto AK-47,
il famoso Kalashnikov, da
ritirare presso l’armeria
all’angolo.
Il successo è stato immediato. «Abbiamo cominciato l’11 novembre, giornata degli ex combattenti»,
spiega Ginetta. «In una
settimana ho triplicato le
mie vendite», assicura.
Visto che i suoi 4x4 costano fra i 25 mila e i 34
mila dollari (tra 18 mila
e 25 mila euro circa), un
regalo da 350 dollari non
rappresenta un grande
sconto. Tuttavia, in un
paese dove si contano 200
milioni di armi da fuoco,
il suo valore simbolico è
enorme. «Volevo fare rumore, scatenare le polemiche, far parlare di me.
Ma non mi aspettavo un
tale successo», ammette il
concessionario, un reduce che difende il diritto
al porto d’armi.
La sua clientela gli somiglia: «Sportivi, cacciatori, pescatori. Ma se avessi dovuto vendere delle
Hyundai, non avrei certo
fatto questo tipo di promozione».
I suoi dipendenti lo prendono in giro. «Capo, c’è
Bin Laden al telefono:
vuole comprare un pickup!».
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Le due pagine di «Estero
- Le notizie mai lette in
Italia» sono a cura di
Sabina Rodi