salute Su Nature una ricerca finanziata da Telethon ci difenderanno da Alzheimer e tumori Merito del gene Ambra 1 che controlla lo sviluppo del sistema nervoso Verifiche su embrioni di topo confermano le ipotesi degli scienziati COME VENGONO SCELTE LE RICERCHE DA FINANZIARE La commissione medico-scientifica di Telethon è composta da un gruppo di scienziati di fama internazionale nel quale le presenze italiane sono volutamente ridotte per evitare possibili conflitti d’interesse. Così su un totale di 36 rappresentanti sono solo tre gli scienziati che operano nel nostro Paese. Dal giugno 1999, inoltre, tutti i membri della commissione medico-scientifica ne fanno parte a turno. Ciascun membro resta in carica quattro anni. Il procedimento adottato per garantire la massima correttezza e il rispetto della meritocrazia nell’assegnazione dei fondi è quello definito peer-review, che letteralmente significa "revisione da parte dei pari". E’ il metodo con il quale i principali enti di ricerca pubblici e privati di tutto il mondo valutano i progetti. Ecco le tappe del processo 1 NEL CORPO UMANO esistono cel­ lule cannibali “buone”. Hanno un’azione utilissima, perché assicu­ rano la crescita armonica del sistema nervoso fin dai primi giorni della vita embrionale, e sono capaci di eliminare unità cellulari o porzioni di esse che possono influire negativamente sullo sviluppo del sistema nervoso favo­ rendo, al contempo, il “riciclo” di so­ stanze necessarie che andrebbero per­ dute. La loro funzione è fondamentale perché il cervello si sviluppi regolar­ mente, ed è controllata da un partico­ lare gene chiamato Ambra 1. Se questo piccolo tratto di Dna non funzionasse regolarmente, non sarebbe possibile fare “pulizia” tra le staminali cerebrali, quindi si accumulerebbero gli scarti, con pesanti ripercussioni sullo svi­ luppo cerebrale. A scoprire il ruolo chiave del gene Ambra 1 in questo deli­ cato meccanismo e a far ipotizzare un possibile impiego di queste cono­ 2 In seguito la valutazione della domanda è assegnata dall’Ufficio scientifico di Telethon a tre membri della commissione medicoscientifica, in veste di revisore primario, secondario e terziario. Anche in questo caso l’identità dei revisori rimane ignota. scenze anche per il trattamento di pa­ tologie neurologiche dell’adulto, come la Còrea di Huntington e la malattia di Alzheimer, è stato un gruppo di stu­ diosi italiani guidati dal professor Francesco Cecconi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata presso la Fondazione Santa Lucia, in collaborazione con l’Istituto Lazzaro Spallanzani, sempre di Roma, e l’Istituto Max Planck per la Chimica e la Biofisica di Göttingen , in Germania. La ricerca, condotta grazie al contributo di Telethon, è pubblicata sulla rivista Nature ed è stata presen­ tata nella sede di GlaxoSmithKline a Verona, alla riunione del Comitato tecnico­scientifico di Telethon. L’anno scorso Telethon ha raccolto piùdi30milionidieurodicuicirca800 mila in Liguria e rappresenta l’avam­ posto della ricerca italiana sulle malat­ tie genetiche. Ma torniamo al gene Ambra 1. I ri­ >> L’APPELLO ••• SECONDO IL RAPPORTO De­ menza 2006, pubblicato da Alzhei­ mer Europe, le persone affette da demenza sono 6,4 milioni nei 31 Paesi considerati (25 Stati membri dell’Unione europea più Bulgaria, Islanda, Norvegia, Romania, Sviz­ zera e Turchia). In Italia il numero è risultato tra 820.462 e 905.713: si­ gnifica che la demenza è compresa tra l’1,4 per cento e l’1,55 per cento sul totale della popolazione; e le cifre sono destinate a raddoppiare entro il 2050. Sinora la malattia di Alzheimer non è stata oggetto di adeguate politiche socio­sanitarie: in Europa solo il 44 per cento dei malati ha l’assistenza a domicilio e il 3 Infine la domanda, corredata dalle valutazioni di tutti i revisori, viene discussa durante la riunione plenaria della commissione. Qui il revisore primario espone il progetto e dà la sua valutazione che viene discussa con i revisori secondario e terziario. Ognuno dà il suo voto e con la media si stila una graduatoria finale dei progetti in ordine di merito. cercatori guidati da Cecconi hanno isolato embrioni di topo caratterizzati da un’autofagìa difettosa (cioè con un numeroinsufficientedicellule“canni­ bali”) legata a specifiche mutazioni su questa porzione di Dna. Questi em­ brioni possiedono cellule private degli appropriati segnali chimici per con­ trollare la loro proliferazione e la co­ municazione con le cellule vicine. Per questo motivo le cellule prima si accu­ mulano e poi muoiono in modo disor­ dinato, inducendo uno sviluppo em­ brionale anormale, caratterizzato da una smisurata crescita del sistema nervoso. L’attivazione dell’autofagìa in cellule programmate a far parte del cervello durante lo sviluppo, gli con­ sente di sopravvivere ai numerosi stress che ricevono nelle fasi iniziali della genesi del sistema nervoso. Inol­ tre, il “cannibalizzare” porzioni intere di loro stesse le aiuterebbe a riciclare i lorocomponentidibase,preparandole a meglio interagire con le cellule circo­ stanti e rallentandone la prolifera­ zione. La scoperta del meccanismo di controllo del “cannibalismo” cellulare potrebbe avere ripercussioni impor­ tanti anche nell’approccio a diverse malattie neurologiche perché il pro­ cesso di “pulizia” si mantiene anche dopo la nascita: ad esempio in malattie legate a degenerazione delle cellule nervose, come l’Alzheimer , il Parkin­ son o la più rara Còrea di Huntington. L’approccio legato alle cellule “spaz­ zine”,regolateanchedalgeneAmbra1, potrebbe, inoltre, risultare utile anche neltrattamentodialcuneformetumo­ rali. La ricerca è solo un esempio, evi­ dente, di quanto aiutare chi si occupa di malattie genetiche possa non solo aiutare i malati colpiti da queste pato­ logie, ma anche aprire strade affasci­ nantiperiltrattamentodellepatologie più diffuse dei nostri tempi. FEDERICO MERETA DAL MONDO DELLA RICERCA INTERVENTI INADEGUATI CONTRO LA DEMENZA SENILE «IL GOVERNO PRENDA COSCIENZA DEL PROBLEMA» 33 per cento l’assistenza di sollievo. Perciò la famiglia, oltre al peso della responsabilità e un’assistenza sfi­ brante, sostiene anche un pesante fardello finanziario: il 66 per cento deve contribuire al costo del rico­ vero e il 65 per cento a quello dell’assistenza domiciliare. Gabriella Salvini Porro, presidente della Fede­ razione Alzheimer Italia che riunisce e coordina 47 associazioni che si oc­ cupano della malattia e a livello na­ zionale e locale, lancia un appello , perché il governo prenda coscienza dell’aggravarsi del problema nel no­ stro Paese e programmi politiche sa­ nitarie che tengano conto delle sue reali dimensioni. 39 L’ANESTESISTA Le CELLULE SPAZZINE In prima istanza ogni domanda di finanziamento viene esaminata da due o più scienziati di grande esperienza nel campo, scelti tra la comunità scientifica internazionale in modo tale che il loro parere sia il più possibile indipendente da pregiudizi o da rapporti personali con il candidato. Per garantire il massimo dell'imparzialità l'identità dei revisori non viene mai rivelata. VENERDÌ 6 LUGLIO 2007 IL QUESTIONARIO IL CONGRESSO OCCHI STANCHI E SECCHI UTILI ANCHE AI MASCHI PIÙ COLPITE LE DONNE GLI ORMONI FEMMINILI SECONDO IL SONDAGGIO del tour “Oc­ chio InForma”,l’11 per cento degli inter­ vistati soffre di stanchezza oculare, il 67 per cento ha secchezza lieve e il 22 per cento soffre per un probabile occhio secco moderato o grave. Al questiona­ rio hanno risposto circa mille persone. Le risposte confermano che la sin­ drome dell’occhio secco, diventa sem­ pre più evidente con il passare dell’età, che interessa di più il sesso femminile e che spesso è associata all’uso concomi­ tante di farmaci. Il questionario verteva sulla salute degli occhi e sullo stile di vita:età, sesso, ambiente di lavoro, abi­ tudini quali fumo e caffè, utilizzo di me­ dicinali, lenti a contatto, ed altro. ANCHE AI MASCHI servono gli estro­ geni; al congresso di endocrinologia, il professor Vincenzo Rochira, dell’uni­ versità di Modena e Reggio Emilia, ha spiegato che «esistono rare anomalie genetiche, che determinano nel ma­ schio l’assenza della quota di estrogeni (ormoni femminili) o la loro incapacità ad agire. I maschi portatori di tali difetti congeniti sono nove in tutto il mondo. Gli aspetti caratteristici di questa rara malattia (crescita in altezza anche in età adulta, osteoporosi, alterazioni di glice­ mia e insulina) e gli effetti del tratta­ mento con estrogeni permettono di comprendere come gli estrogeni siano indispensabili anche nel maschio». 30 marzo 1932 - 30 marzo 2007 GlaxoSmithKline compie 75 anni in Italia. Un anniversario da festeggiare insieme. 75 anni a fianco della Comunità. 75 anni di ricerca scientifica. 75 anni per continuare a crescere insieme. 75 anni: una vita. Per la vita. IL DOLORE CRONICO NON È PIÙ CONDANNA SENZA SPERANZA IN ITALIA MILIONI di persone devono fare i conti con il do­ lore cronico. Il 71 per cento ha più di 45 anni e nel 72 per cento dei casi sono donne. A determinare questa condizione sono so­ prattutto artrosi, lombosciatalgie, ernie del disco, infiammazioni muscolari o dei tendini, emicranie, postumi di traumi o contusioni, strascichi di inter­ venti chirurgici o incidenti, traumi spinali. Dai dati presentati al Congresso nazionale dell’Associazione italiana per lo Studio del dolore (Aisd) che si è tenuto ad Assisi (indagine Gfk Eurisko commissionata da Aisd) emerge un quadro sconfortante: delle 15 mila persone intervistate il 21 per cento ha di­ chiarato di aver sofferto almeno una volta negli ultimi sei mesi. I malati cro­ nici di dolore in media soffrono da otto anni, di un dolore continuo, sia diurno che notturno, nel 65 per cento dei casi è un dolore severo, al punto che l’83 per cento ritiene di non riuscire più a sopportarlo. Il do­ lore interferisce con la vita quo­ tidiana e lavorativa, costrin­ gendo ad assentarsi dal lavoro in media per 8 giorni lavorativi all’anno. Se questa è la situa­ zione, quali possono essere gli approcci per migliorare la lotta al dolore cronico? Prima di tutto bisognaconoscerequestarealtà, che diventa spesso una malattia e si “sgancia” dalla situazione che lo ha determinato inizial­ mente. Infatti i dolori perman­ gono anche dopo che si è curato il quadro clinico che li ha indotti. «Ci sono molte strategie di trattamento possibili,l’importanteèindividuarequellagiustaperognimalato,untratta­ mento sbagliato può aggravare i sintomi la situazione iniziale, con effetti collateraliditerapiesbagliate–spiegaGiustinoVarrassi,docentediAneste­ siologia e Rianimazione dell’Università de L’Aquila e presidente dell’Aisd ­ Di solito gli antiinfiammatori non steroidei (Fans) sono i farmaci più utiliz­ zati, anche se in oltre la metà dei casi non sembra che risolvano il problema. Poi ci sono farmaci e apparecchi per somministrarli gradualmente e con continuità (cerotti transdermici, pompe a infusione lenta), inoltre pos­ siamo intervenire a livello del cervello o dei nervi periferici e ci sono riscon­ tri scientifici anche dalle tecniche tradizionali terapie non convenzionali, come l’agopuntura». Fondamentale è riferirsi presto a chi davvero può aiu­ tareilmalato.Disolitoilpazienteconsultailmedicocircatremesidopol’in­ sorgere del dolore, la prima volta si rivolge, nella maggior parte dei casi, al medico di famiglia, e poi allo specialista, ma in generale lamenta una certa insoddisfazione nei confronti di medici e farmaci, e percepisce una scarsa sensibilità sociale e delle politiche sanitarie. «Per questo l’Aisd ritiene cru­ ciale la maggiore educazione alla cura del dolore, partendo dai medici di fa­ miglia, e l’inserimento del dolore cronico nei livelli essenziali di assistenza (Lea) – fa notare Varrassi ­ Inoltre è necessaria una maggiore diffusione di strutture dedicate alla medicina del dolore, ancora troppo poco presenti sul territorio nazionale. Anche perché ci sono nuove possibili terapie, accredi­ tate o in studio. Ciò che sembra più cruciale, per un buon trattamento di pa­ zienti con dolore cronico, è uno studio attento e competente che indichi quale singola terapia o combinazione sia la più idonea nel caso specifico». n Chi ne soffre perde spesso mesi preziosi. È invece cruciale individuare in fretta il percorso da seguire e la terapia o il mix di terapie da adottare IL MEDICO DI FAMIGLIA Un’improvvisa fitta al torace Quando è infarto e quando no SPESSO, IL PAZIENTE che ha un do­ lore al torace è preoccupato perché teme che possa trattarsi di un di­ sturbo cardiaco: ma quando è lecito sospettarlo, e quando probabil­ mente si tratta di altra patologia? Il dolore da angina pectoris è riferito come una sgradevole sensazione di peso dietro allo sterno o allo sto­ maco; spesso è irradiato alla mandibola o all’arto superiore sinistro. L’an­ gina è scatenata da sforzi o da emozioni, dura in genere almeno qualche minuto e tende a scom­ parire con la sospensione dello sforzo o con l’as­ sunzione di trinitrina su­ blinguale. Il dolore da infarto cardi­ aco è uguale a quello dell’angina come qualità e irradiazione, ma dura di più: almeno trenta minuti. Chi av­ verte una prolungata sensazione di oppressione o di peso dietro al petto o uno strano mal di stomaco che peggiora facendo le scale o por­ tando dei pesi, più che rivolgersi al proprio medico di famiglia dovrà im­ mediatamente chiamare il 118, che è il servizio di emergenza medica. Un intervento tempestivo è quasi sem­ pre coronato da successo, mentre l’attesa non motivata implica gravi rischi per la sopravvivenza. Vediamo altri casi. Un dolore in una zona cir­ coscritta e limitata davanti al cuore, nella cosiddetta regione precordiale, specie se descritto come un bruciore che peggiora con la pressione delle dita , molto probabil­ mente è un dolore da neurite o intercostale. Il dolore cardiaco non è mai limitato a zone molto circoscritte (per esempio di pochi centi­ metri) e non peggiora premendo con le dita sopra la regione dolente. Se invece si avverte una sensazione di bruciore dietro il petto, specie se accompagnata da rigurgito acido, bruciore allo stomaco o fastidio quando si deglutisce, molto proba­ bilmente fa riferimento a una patolo­ gia gastroesofagea, che richiederà una visita del medico di famiglia, una dieta adeguata e l’assunzione di ido­ nea terapia. dottor Andrea Stimamiglio n a cura di Slimet