simmel (1)

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Emanuela Martino
La "società è solo il nome con cui si indica una cerchia di individui legati l'un l'altro da varie forme
di reciprocità “Simmel (1917, p.42)
SULL’INTIMITA’ di Georg Simmel
INTRODUZIONE DI VITTORIO COTESTA
1. Sulla psicologia del pudore
2. Sulla psicologia della discrezione
3. La gratitudine. Un tentativo sociologico
4. Sulla psicologia dell’ornamento.
Studiando Simmel ne
sono
rimasta
affascinata
e interdetta allo
stesso tempo, non
riuscivo
ad
inquadrare concretamente il concetto di “sociologia formale”.
Vorrei a questo proposito riportare un brano tratto dal libro “La sociologia tra conoscenza e ricerca”
Di Vincenzo Corsi.
“la superiorità e la sottomissione, la concorrenza, la rappresentanza, la solidarietà di gruppo e il suo
atteggiamento ostile nei confronti dell’esterno, ecc, sono tutte forme di sociazione, che noi, possiamo
riscontrare prescindendo dalla concretezza della storicità in cui esse sempre appaiono, dal loro realizzarsi in
unità sociali concrete e specifiche.
La sociologia dovrebbe quindi studiare le forme di interazione tra individui. A loro fondamento vi
sono certamente forze psicologiche, ma la sociologia non studia queste, studia appunto l’interazione che
ne deriva.
Anziché fermarsi alle strutture, agli apparati istituzionali che costituiscono l’apparato MACROSCOPICO
direttamente visibile dalla società, se non vuole ridursi a ripetere quanto già scoperto da altre
discipline deve individuare le forme elementari di interazione senza le quali le realtà macroscopiche non
potrebbero esistere”.
Di fondamentale importanza quindi sono le interazioni tra individui.
Questo
rapportarsi
genera molteplici
figure come
lo
straniero,
il
povero,
l’avventuriero,
il
mediatore caratterizzate non sulla base di attributi individuali o morali ma identificati a partire dalle
reazioni e dalle attese degli altri.
È quindi la relazione con gli altri, che stabilisce una posizione dalla quale scaturiscono delle aspettative di
comportamento e la sociazione non è altro che il processo mediante il quale una forma di azione reciproca
si consolida nel tempo.
Simmel ritiene che le parti di un tutto siano in relazione tra di loro, sia come principio regolatore del mondo
(tutto si trova in relazione con tutto), sia tenendo conto della espressione EGO AGISCE CON ALTER che per
Nietzsche ha il significato di “Ego esercita forza, potenza su Alter”.
Da questo rapporto tra Ego e Alter ciò che risulta importante è l’inter – dipendenza reciproca.
E proprio perché Ego può rendere Alter oggetto della sua azione e viceversa, si pone il problema della
distanza e dei confini tra I DUE ATTORI.
la soglia inferiore di questo confine è l’INTIMITA’
…In primo luogo l’intimità è ciò che nelle relazioni sociali rimane assolutamente personale in nessun
modo accessibile all’altro e per certi versi inaccessibile persino allo stesso soggetto. In secondo luogo, la
sfera dei rapporti intimi può designare l’ambito di ciò che in talune condizioni è o diventa comune ad ego
e alter. Questa sfera delle relazioni umane nelle quali l’uno penetra nella vita personale dell’altro è
strutturalmente esposta allo sconfinamento, alla violazione del segreto, all’oggettivazione dei contenuti
in nessun modo oggettivabili. Di qui, la necessità di vigilare continuamente sui confini, sul grado di
apertura e chiusura verso l’altro” . (Cotesta)
IL PROBLEMA DEI CONFINI TRA EGO E ALTER ESISTE IN OGNI TIPO DI RELAZIONE E IN OGNI TIPO DI
CONTESTO SOCIALE inoltre, secondo Simmel, la società è il risultato di azioni minori, così come le
interazioni intime che abitano le nostre quotidianità.
Affrontare il tema dell’intimità significa allora parlare di molteplici sfere intrecciate tra loro, occuparsi di
rapporti intimi tra gli individui ma soprattutto ci aiuta a cogliere le diverse modalità di relazionarsi con
l’altro cercando di ampliare la visione alle relazioni sociali e riflettere sulle forme dello stare insieme, del
fare società (passaggio dal micro al macro).
Ma quali sono le motivazioni gli esiti e il modo con cui si svolge l’azione sociale?
L’IDENTIFICAZIONE E LA DIVERSIFICAZIONE
“Sulla base di valori, cultura costumi e comportamenti comuni si innesta un processo di differenziazione
degli attori rispetto al gruppo o ai diversi gruppi di appartenenza.
La differenziazione produce una forma individuale unitaria, un uomo multilaterale che si contrappone
all’uomo unilaterale fortemente integrato nel gruppo.
Divenire se stessi, divenire ciò che si è, rappresenta il motivo della differenziazione.” (“Forme di
socievolezza” Francesca Bianchi).
Il saggio sull’ornamento costituisce un piccolo esempio di come gli attori sociali lavorino alla costruzione
sociale della propria identità, DIFFERENZIANDOSI dagli altri individui.
Lo sviluppo dell’individualità del singolo si accompagna con l’ampliamento della cerchia o del gruppo
sociale.
Tale individualità si struttura sempre di più, secondo Simmel, con il trasformarsi delle cerchie sociali (non
più concentriche come nelle comunità tradizionali) e con il crescente sviluppo dei processi di
oggettivizzazione delle relazioni che hanno come forma di mediazione il denaro.
Si viene a creare così una sorta di ambivalenza tra impulsi all’oggettivazione e impulsi alla soggettivazione.
LA FAMIGLIA è la cerchia di base per l’individuo, caratterizzata da legami di reciprocità stabili continui
e indipendenti, chiusa al suo interno con proprie regole peculiari e contemporaneamente storico e sociali.
Nel matrimonio, indipendentemente dalla forma che esso assume confluiscono una grande quantità di
interessi: affettivi, erotici, economici, religiosi, sociali, di potere che si intrecciano tra di loro in maniera
diversa dando vita a modi diversi di stare insieme.
Ma secondo l’autore questi interessi hanno un sottofondo comune: l’intimità.
Ho voluto introdurre i saggi per capire quale sia la connessione tra pensiero generale di Simmel, il concetto
di Intimità, e la famiglia.
SULLA PSICOLOGIA DEL PUDORE
(1901)
“Nel provare pudore, si sente il proprio io esposto all’attenzione degli altri e
nello stesso tempo si avverte che tale esposizione è legata alla trasgressione di qualche
norma” (Simmel, 1984; 65-66)
Nel saggio sul pudore vediamo all’opera la relazione pura, lo “sguardo” attraverso cui ego PENETRA
nell’intimità di Alter.
IL PUDORE È IN PRIMO LUOGO UN “OPPOSIZIONE” ALLA VIOLAZIONE DELLA NORMA CHE TUTELA I CONFINI
DELLA NOSTRA SFERA DELL’INTIMITA (Cotesta).
Il pudore è innanzi tutto un messaggio di Ego rivolto ad Alter che non gradisce questa penetrazione nella
sua identità.
Ego quindi non vuole essere oggetto dell’attenzione di Alter.
I presupposti fondamentali per capire il concetto di pudore sono:
1. L’affermazione dell’IO;
2. La negazione dell’IO;
3. L’attenzione dell’altro;
4. L’autonomia dell’IO;
5. Il tipo di relazione tra Ego e Alter.
Ognuno di noi ha una sfera di riserbo ed inavvicinabilità i cui limiti variano a seconda delle circostanze
culturali ed individuali.
Quando Alter invade questo confine vi è un conflitto tra l’affermazione dell’IO e la sua negazione, che
egli stesso avverte nel suo contemporaneo venir meno all’idea compiuta e normativa di sé.
Tuttavia tale meccanismo deve coinvolgere l’IO nella sua interezza.
Simmel fa degli esempi davvero interessanti che sono le varie rappresentazioni sociali svuotate dalla loro
motivazione psichica.
Nel primo esempio un ragazzino cerca di nascondere un buco nella manica per paura di una punizione o il
proletario in cerca di lavoro per paura di essere respinto.
Per entrambi il buco rappresenta un motivo di disagio ma NON SI VERGOGNANO PROPRIAMENTE PER
ESSO.
C’è vergogna invece quando una persona caduta in disgrazia, avendo un buco nella manica incontra un
vecchio conoscente.
Ora egli sente la sua intera personalità, esposta all’attenzione della persona incontrata E NELLO STESSO
TEMPO SENTE CHE IL SUO IO ATTUALE CONTRAPPOSTO A QUESTA IMMAGINE HA PERSO VALORE ED E’
MORTIFICATO.
Per lo stesso motivo una malformazione congenita è oggetto di vergogna, mentre quella dovuta ad un
incidente non lo è.
Nel momento in cui la malformazione suscita l’attenzione degli altri comincia l’opposizione tra
l’affermazione dell’IO e mortificazione rispetto alla sua idea, che è caratteristica di vergogna.
Questa attenzione mette in risalto il cardine intorno al quale oscillano le sensazioni dell’io integro, normale,
e dell’io mutilato e mortificato.
Ego tende ad affermare il proprio io (ideale o reale) Alter invece agisce negando questa affermazione. Il
pudore è la manifestazione della volontà di sottrarsi a questa negazione.
Se l’affermazione dell’Io è il vero presupposto di ogni senso del pudore allora c’è bisogno di un’autonomia
dell’io.
Se allora l’Io si perde nel gruppo allora la probabilità di provare pudore o vergogna per azioni in altri
contesti giudicate immorali diminuiscono nettamente. Se invece l’individuo è così differenziato da agire a
nome del gruppo, allora le probabilità che provi vergogna anche per azioni di cui non è oggettivamente
responsabile aumenteranno.
L’esempio fatto da Simmel si riferisce ad una lezione o assemblea, preparata per moltissimi partecipanti, a
cui siano presenti pochissime persone.
In tali circostanze queste provano un certo disagio e vergogna di fronte a colui che tiene la relazione.
In questo caso l’io viene affermato e nello stesso tempo negato per la distanza che corre tra una realtà
perfetta e un’incompletezza normativa, idealmente data.
SULLA PSICOLOGIA DELLA DISCREZIONE
(1906)
“La differenziazione degli individui gli uni dagli altri ha creato intorno ad ognuno di loro come una sorta di
sfere ideali penetrare nelle quali distrugge il valore della personalità.
La distanza delle relazioni, che è sempre variabile, consiste nell’accortezza di non superare le diverse sfere
ideali all’interno delle quali l’individuo è sé stesso.
Prendere la giusta distanze dall’altro è assumere un atteggiamento opposto a quello dello sguardo
oggettivante.
Tutti i rapporti tra gli esseri umani sono fondati sul sapere che l’uno ha dell’altro, ma anche su ciò che
dell’altro non sappiamo. La discrezione in questo senso non si limita a rispettare i segreti dell’altro, ma a
tenersi distanti dal conoscere dell’altro tutto quello che egli non manifesta espressamente.
In questo caso l’Alter deve fare grande attenzione a non invadere la sfera con cui Ego vuole stare con se
stesso seguendo la via che ha egli stesso ha tracciato.” (Cotesta)
In relazione al confine oltre il quale non è lecito sapere dell’altro grande rilevanza assume la sensibilità di
ogni individuo per le differenze di rilievo tra gli uomini.
Per invadenza si intende una considerevole mancanza di questa sensibilità.
Simmel pone l’attenzione su quanto sia possibile conoscere “dell’altro” anche in termini di diritti (l’uomo
d’affari nella stipulazione di un contratto ha diritto ad avere conoscenza di alcuni aspetti del suo
interlocutore), tuttavia afferma: “un sano intelletto umano difficilmente considererà sotto la prospettiva
del diritto e del dovere quei rapporti che, riguardano senza riserve la totalità della personalità.”
Si tratta dei rapporti di amicizia e il matrimonio.
L’AMICIZIA
Secondo Simmel la mancanza della componente sessuale in una relazione d’amicizia se da una parte rende
più difficile un’apertura totale dall’altra però, mancando anche la sregolatezza legata all’eros consente una
maggiore possibilità di unione dell’intera persona con l’intera persona.
Tuttavia Simmel ricorda il suo tempo e la grande difficoltà nell’epoca moderna di una piena intimità e dice
che nel suo tempo è troppo difficile avere un’amicizia nel suo senso antico.
A questo punto Simmel fa un’affermazione che mi ha lasciata a bocca aperta perché secondo me anticipa
tutto il pensiero psicologico legato all’empatia.
Riporto una definizione di Empatia e di seguito il pensiero di Simmel sull’amicizia:
L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. e
consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per
comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni e “pathos”.
“…Forse le personalità sono, a parte gli anni della prima giovinezza , troppo singolarmente individualizzate
per rendere possibile la piena RECIPROCITA’ DELLA COMPRENSIONE, DELLA SEMPLICE ACCETTAZIONE, PER
LA QUALE E’ PUR SEMPRE NECESSARIA COSI’ TANTA CAPACITA’ DI LEGGERE NELL’ALTRO” Simmel.
Per questo motivo le amicizie sono differenziate a seconda dei ruoli e specifici interessi. La discrezione
allora è la capacità d comprendere quale ambito di interesse è lecito conoscere poiché compreso in quel
rapporto.
In altre parole, la discrezione deve essere sempre vigile, la comunione e la penetrazione implicano
continuamente il rispetto della strada tracciata dall’altro.
IL MATRIMONIO
Simmel afferma che nel matrimonio la questione della discrezione è più complessa soprattutto perché le
moderne forme di matrimonio si discostano da quelle di altre culture, dove tali figure, non si
configurano come un istituto erotico, in cui è presente un’offerta della persona nella sua totalità,
ma economico – sociale.
L’idea del matrimonio moderno è “la comunione di tutti i contenuti esistenziali che determinano il valore
ed il destino delle personalità” (Simmel).
Tale impostazione si risolve a volte nel perdersi l’uno nell’altra completamente rischiando tuttavia di
minacciare il futuro della relazione.
Secondo Simmel “possono donarsi per intero solo coloro che in assoluto non possono mai darsi per
intero per l’inesauribilità della propria capacità di donare. Al contrario coloro che non possiedono questa
fonte inesauribile di spiritualità nel darsi e nel ricevere reciproco della relazione sentimentale devono
praticare la discrezione.” (Simmel)
Se finiscono le sorprese e l’altro è completamente prevedibile, la relazione piomba nella noia e nella
routine.
Simmel paragona i soggetti della coppia ad un albero che ogni anno dona frutti nuovi, qualcosa anche delle
persone più vicine deve venirci offerto nella forma della vaghezza o dell’oscurità affinché il loro interesse
rimanga elevato.
La mancanza di reciproca discrezione nel ricevere come nel dare, fanno fallire molti matrimoni poiché
l’abitudine priva degli stimoli togliendo spazio alle sorprese: se l’altro è completamente prevedibile si
spegne anche la fonte di attrazione nei suoi confronti.
Secondo Cotesta la discrezione è una modalità dell’azione sociale; da un lato è un mezzo per mantenere i
confini nella relazione tra ego e Alter, e quindi un mezzo per preservare l’integrità della persona, dall’altra
però consente alle relazioni sociali di mantenersi e di svilupparsi.
Sempre Cotesta afferma che,in termini di teoria dei sistemi, la “discrezione” è un mezzo per
l’”autoproduzione”.
LA GRATITUDINE. UN TENTATIVO SOCIOLOGICO
(1907)
La gratitudine secondo Simmel ha un ruolo molto importante per due motivi:
1. perché è un mezzo per dare stabilità sociale;
2. perché ha grande rilevanza nella costruzione del legame sociale, in quanto risposta positiva
di un individuo ad un’offerta originaria ricevuta da un altro attore sociale.
La gratitudine per certi aspetti è paragonabile allo scambio perché si realizza un dare e ricevere “oggetti”
diversi.
Tuttavia vi è una grande differenza perché mentre nello scambio il rapporto tra gli uomini è diventato
rapporto tra gli oggetti, la gratitudine costituisce il movimento opposto verso l’interiorizzazione.
In questo saggio è molto chiaro il pensiero di Simmel rispetto alla logica dell’equivalenza tipica della forma
denaro presente nella società moderna dove l’economia detta le sue leggi.
“Nell’atto in cui l’uno dà una cosa e l’altro ne restituisce un’altra che ha lo stesso valore, il carattere
psichico del rapporto tra gli uomini si è trasferito negli oggetti e questa materializzazione del rapporto si
realizza in modo tale, ……, che quella reciprocità personale scompaia completamente e le merci ottengono
una vita propria” (Simmel)
Il rapporto è quello tipico del contratto dove ad una prestazione corrisponde l’obbligo di un’adeguata
controprestazione.
Il rapporto degli uomini è diventato il rapporto degli oggetti.
Mi sembra interessante riportare un altro pezzo del saggio in quanto nonostante egli sottolinei sempre
l’importanza dell’azione sociale, secondo me considera di continuo anche l’aspetto psichico degli individui.
“Come con lo scambio di cose l’azione reciproca si esterna nella regolazione oggettiva, nel movimento della
merce, così con la gratitudine ciò che accade tra uomo e uomo cala, nelle sue conseguenze, nel suo
significato soggettivo, NELLA SUA ECO PSICHICA, nel fondo dell’anima. Essa è per così dire la memoria
morale dell’umanità, un ponte che l’anima si trova innanzi per gettare, un nuovo ponte per poter,
attraverso di esso, avvicinarsi all’altro” (Simmel).
Questo brano mi riporta agli studi di antropologia in particolare Marcel Mousse che nel 1923 nel saggio sul
dono scrive:
I doni non hanno lo stesso scopo del commercio e dello scambio nelle nostre società più elevate. Lo scopo è
prima di tutto morale, l'oggetto è quello di produrre un sentimento di amicizia tra le due persone
interessate e se l'operazione non ottenesse questo effetto tutto verrebbe meno.
In termini di azione sociale la gratitudine è una risposta di Ego ad un’azione di Alter ma tale risposta si
allontana dalla logica della forma denaro e attua un processo inverso di interiorizzazione delle relazioni
tanto da generare riconoscenza e desiderio di stabilire un rapporto autentico con l’altro.
Affinché questo possa succedere l’azione di Alter è libera e non sottoposta ad alcun tipo di obbligo, è
apertura e offerta gratuita della propria intera personalità o di una parte di essa che però può racchiudere l
sua interezza.
Ego non si aspetta questa apertura e secondo Simmel il legame sociale nasce proprio da questo dono e si
stabilizza nella gratitudine di chi ricorda quel dono.
Nel momento in cui Alter ha agito per primo Ego non lo può ricambiare con un contro-dono, perché
nell’atto iniziale c’è una volontarietà che non è più presente nella risposta.
“L’atto originario, che sgorga dalla piena spontaneità dell’anima, ha in sé una libertà che manca al dovere,
anche al dovere della gratitudine” (Simmel).
Questa libertà spezza la simmetria dell’equivalenza dare – avere e porta Ego e Alter a non esaurire
completamente la relazione per mezzo di attività finite.
Secondo Simmel è questo il motivo per cui alcuni uomini accettano mal volentieri qualcosa ed evitano di
accettare doni.
Se la relazione finisse con la restituzione del dono non sarebbe logico.
Questi uomini percepiscono che il dono li mette in una posizione di “obbligazione irreversibile” proprio
perché il primo dono è caratterizzato dalla libertà.
Inoltre sono caratterizzati da un forte senso di indipendenza ed individualità e ciò indica che la situazione di
gratitudine crea un legame che non può più essere rescisso.
Secondo Cotesta la gratitudine è rivolta verso la libertà dell’altro che offrendo se stesso getta un ponte e
stabilisce un legame che sta a noi accettare o respingere.
Questo carattere della gratitudine, la sua capacità di permanere anche dopo che sia stato ricambiato il
dono crea una serie di fili sottili e forti tra gli uomini. Nelle relazioni nascono migliaia di occasioni di
gratitudine e “dalla loro somma nasce lo stato d’animo di essere obbligati che non può essere risolto con
una qualche prestazione particolare; esso è per così dire uno di quei fili , invisibili ma infinitamente tenaci
che tengono unito un elemento della società all’altro e alla fine tutti gli elementi in una vita complessiva di
forma stabile”.
Ancora un a volta si percepisce l’ambivalenza di Simmel: da una parte il principio regolativo della società è
quello della forma – denaro, dall’altro è quello del del legame sociale orientato alle relazioni di senso.
SULLA PSICOLOGIA DELL’ORNAMENTO
(1908)
Il saggio sull’ornamento costituisce un piccolo esempio di come gli attori sociali lavorino alla
costruzione della propria identità, differenziandosi dagli altri individui su un versante eminentemente
simbolico (Cotesta).
Secondo Simmel l’ornamento è lo strumento che crea distinzione tra gli individui e cioè mette in risalto le
differenze.
Ma tale differenza deve essere riconosciuta e affinché la propria identità sussista, occorre un
riconoscimento da parte degli altri.
L’altro è quindi fondamentale per costruire la nostra identità.
Inoltre l’elemento particolare risiede nel fatto che l’ornamento sia utilizzato per mettere in risalto la propria
personalità ma senza una imposizione, lasciando nell’altro una certa volontà.
L’ornamento è su di noi e per noi ma in un certo senso è per l’altro. È fondamentale per affermare la nostra
identità uno spettacolo rivolto agli altri.
L’ornamento poi deve essere di un certo tipo: metalli rilucenti e pietre nobili, le più adatte ad agire come
un’emanazione della persona, una sua estensione.
“l’ornamento aumenta o amplia l’impressione della persona (sugli altri) in quanto esso per così dire agisce
come una sua emanazione.” (Simmel)
I gioielli comunicano lo “splendore spirituale” delle persone che lo indossano e agiscono ampliando la sfera
della personalità individuale.
L’abito che fascia il corpo non è un ornamento, perché seguendone le forme non è più oggettivamente
bello.
Al contrario lo è un gioiello, quindi un bene ritenuto appagante alla valutazione di chiunque ne possa
apprezzare la fattura.
L’ornamento completamente aderente, come il tatuaggio è tipico delle società primitive, mentre la
modernità si conferma nel concetto già ormai noto dell’oggettività dell’ornamento, che può essere
applicato su chiunque: una cintura, anello, gioiello.
L’abito nuovo è quello che ancora non ha preso la forma del corpo che lo veste ed è per questo che viene
osservato con interesse dagli altri. Quindi l’eleganza è un concetto sociale, fatto e pensato per gli altri.
Storicamente parlando, la nascita dell’ornamento risponde al bisogno di una proprietà privata femminile,
nata più tardi rispetto a quella degli uomini.
Quando quest’ultimi hanno già trovato la loro espressione caratteriale e dimensione sociale nel possesso
dell’arco e della freccia, non necessariamente condivisa con gli altri, ma atto di forza e presenza nella
comunità, alle donne resta il bisogno di piacere per piacersi.
Approfondendo il concetto, mentre i maschi sono autonomi nel piacere che è per stessi, quello femminile è
dedicato agli altri per trovare quelle conferme di autostima necessarie.
Nella società moderna la differenziazione attraverso l’ornamento diventa più difficile per la produzione di
massa e la difficoltà di possedere gioielli preziosi e tale opportunità è lasciata solo “principi e miliardari”.
Anche qui ritroviamo l’ambivalenza del pensiero di Simmel: da una parte infatti nessuna
soggettività, nessuna identità è estranea a processi di oggettivizzazione, dall’altra la modernità crea le
condizioni affinché da una massa indifferenziata emerga una pluralità di soggetti.
TRA PRESENTE E FUTURO
LA RAPPRESENTAZIONE DEL SE’. GIOVANI IDENTITA’ IN COSTRUZIONE
“Gli scritti raccolti nel libro Sull’Intimità ruotano attorno al tema dell’intimità e dell’identità, inoltre hanno a
che fare con una serie di emozioni (pudore, gratitudine).
Da un lato essi cercano di stabilire i CONFINI nell’azione reciproca tra gli attori sociali, dall’altro ci
spiegano come gli stessi attori, facendo uso delle proprie risorse emozionali e ideali, tentino di costruire
una propria soggettività.” (Cotesta)
Secondo Cotesta si può rintracciare in questi scritti una prima traccia di un’analisi sociologica della
costruzione autoriflessiva dell’identità.
La costruzione dell’identità personale esula da dissertazioni psicologiche e implica una relazione con
l’Altro.
Ho riflettuto molto su questo punto e sinceramente mi chiedo se mai sia possibile considerare l’uomo senza
una relazione con l’altro e, partendo da questo presupposto, se sia possibile non considerare la sua
soggettività anche nella sociologia formale.
Di fatto Simmel studiando tutte le rappresentazioni e le forme che si consolidano nel tempo da grande
rilevanza all’aspetto interiore dell’individuo senza il quale non sarebbe possibile una relazione con l’altro.
Questa riflessione è in parte dovuta alla necessità di trovare uno spunto per collegare il libro al capitolo in
esame squisitamente psicologico.
La domanda della ricerca è “Quanto le pratiche di socializzazione variano tra la scelta individuale e la
predisposizione data dal background familiare? Quali sono le dinamiche che portano all’autonomia in
termini identitari e/o materiali? Quali sono le pratiche sociali in uso nella popolazione interessata?”
Ma è possibile porci questa domanda senza tenere in massima considerazione l’azione reciproca e i
meccanismi attraverso i quali tale azione si ripete e consolida nel tempo?
In particolare nella premessa del capitolo è specificato che il questionario utilizzato nella ricerca è stato
reso il più possibile sensibile nel catturare elementi indicativi di quello che possiamo considerare un vero e
proprio esercizio riflessivo da parte degli intervistati IN MERITO ALLE LORO IDENTITA’ IN COSTRUZIONE.
Le prime parole di Cotesta si riferiscono proprio al tentativo degli attori di costruire una propria identità
facendo uso delle proprie risorse ideali ed emotive.
Nella ricerca:
1. I giovani hanno espresso il proprio grado di condivisione in merito ad alcune affermazioni sul
proprio
modo di essere (scala 1-4) .
2. È stato chiesto loro di associare ad ogni affermazione uno tra i diversi ambiti di
socializzazione (famiglia di origine, agenzie formative, vita relazionale e di coppia, mondo del
lavoro, partecipazione politica).
Questi ambiti di socializzazione sono paragonabili alle cerchie sociali di Simmel in cui la
differenziazione è la circostanza prioritarie per divenire se stessi, divenire ciò che si è.
I 16 Item proposti avevano le seguenti possibilità:
3. Affatto;
4. Parzialmente;
5. Abbastanza;
6. Del tutto;
Leggendo gli item ovviamente quasi tutti si riferivano al soggetto in relazione con l’altro o alle cerchie di
riferimento.
Le uniche tre domande in cui apparentemente è assente tale rapporto sono:

non smetto mai di mettermi in discussione;

mi piace quello che sono;

prendo molto sul serio ogni cosa a cui mi dedico.
Per quanto sia considerato l’aspetto psicologico l’aspetto della reciprocità nella ricerca è fondamentale.
I sedici items del questionario sono stati raggruppati, tramite ACP (analisi delle componenti principali), in
quattro macro-aree:
1.
AFFIDABILITÀ: la disposizione alla responsabilità individuale e alla fedeltà nel legame con l’altro e la
capacità di cura delle relazioni significative;
2.
AUTO-DIREZIONE RIFLESSIVA: la capacità di esercitare autonomia di giudizio, la soddisfazione
di sé e il saper affermare se stessi in una dimensione intersoggettiva attraverso il confronto sociale
3.
Il TIMORE DEL FUTURO: la difficoltà nello sperimentare una condizione di stabilità futura sia in
ambito lavorativo che affettivo e familiare;
4.
RISPETTO DELLE DIVERSITÀ: l’atteggiamento nei confronti delle specificità etniche e degli
orientamenti degli altri -etici e comportamentali- differenti rispetto ai propri.
Anche nel raggruppamento in aree l’inter dipendenza tra Ego e Alter è fondamentale.
AFFIDABILITA’
Rispetto all’affidabilità i soggetti raggiunti sembrano intenzionati a rilasciare l’idea di possedere “le carte in
regola”.
Item:
1. “so assumermi le mie responsabilità”:
91% “molto d’accordo” o “abbastanza”
2. “sono uno su cui si può sempre contare”:
91% “molto d’accordo” o “abbastanza”
3. “sono capace di creare relazioni significative”:
92% “molto d’accordo” o “abbastanza”
4. “penso sia importante la fedeltà in una relazione di coppia”:
90,5%” molto d’accordo” o “abbastanza”
L’auto rappresentazione centrata su questo tipo di affidabilità è richiamata dalla fascia di età (25-31)
Femmine.
AUTO-DIREZIONE RIFLESSIVA
Quasi l’88% concorda con le affermazioni “se sono convinto di una cosa lo faccio senza farmi condizionare
dal giudizio degli altri” e “Mi piace quello che sono”.
Quindi un’immagine di sé centrata sull’autonomia di giudizio.
Per alcuni aspetti però gli intervistati dichiarano di vivere una certa problematicità.
Item problematici:
1. “mettersi costantemente in discussione”:
il 23 % è “poco propenso” o “affatto propenso”
2. “mi piace quello che sono”:
la maggioranza che esprime risposte affermative si può definire moderata
3. “so esprimere liberamente le mie emozioni”:
il 27% dissente del tutto o parzialmente
4. “sono una persona competitiva”:
il 46% dissente del tutto o parzialmente. Emergendo l’impronta negativa del concetto di
competizione
L’auto rappresentazione centrata sull’auto direzione è richiamata dalla fascia di età (25-31) maschi.
TIMORE DEL FUTURO
Gli intervistati, di fronte alla dimensione futura, sembrano moderatamente ottimisti in ambito lavorativo,
ma non del tutto a loro agio rispetto alla stabilità emotiva e alla genitorialità.
RISPETTO PER LE DIVERSITÀ
I giovani intervistati nel complesso, mostrano un’apertura ed una tolleranza profondamente convinta.
Emerge, tuttavia, che parte del campione pone in essere delle “cautele” in tema di rispetto delle etnie e di
scelte di vita diverse dalle proprie.
Item:
1. “ho rispetto per tutte le etnie”:
91% “molto d’accordo” o “abbastanza”
2. “ho rispetto delle persone che fanno scelte di vita diverse dalle mie”
95,3% “molto d’accordo” o “abbastanza”
Guardando più da vicino i dati risulta però 3 soggetti su 10 pongono in essere delle cautele in tema di
rispetto nei confronti di tutte le etnie.
QUALITA’ PERSONALI E SFERE DI VITA
Una volta definita la propria identità la ricerca ha cercato di ricostruire i processi socializzativi che gli stessi
intervistati collegavano a tale definizione.
Per questo motivo È stato chiesto loro di associare ad ogni affermazione uno tra i diversi ambiti di
socializzazione (famiglia di origine, agenzie formative, vita relazionale e di coppia, mondo del lavoro,
partecipazione politica).
Importante è lo sguardo retroattivo alla propria esperienza sociale e ne misura la capacità di produrre
risorse per sé, per il proprio modo di vivere il presente e di porsi nei confronti del futuro.
Due tipi di ricostruzioni:
1. contesti che più ricorrono a sostenere la rappresentazione data di sé dai giovani.
La famiglia si rivela il tassello centrale che ricorre in tutte le affermazioni attraverso le quali gli
intervistati sono stati chiamati a descriversi.
Quasi tutti i tratti citati, positivi o negativi devono qualcosa alla famiglia.
A seguire i giovani hanno indicato la dimensione dell’istruzione/formazione e quelle della rete
amicale.
Di minore significatività, invece, appaiono:

le sfere del lavoro ;

della vita di coppia .
nessuna valenza viene riconosciuta:

alla partecipazione alla sfera politica e/o associativa.
2. la valenza che viene riconosciuta alle diverse esperienze in ordine allo sviluppo dei vari caratteri
considerati.
AFFIDABILITA’
Palestra principale è la famiglia affiancata a ulteriori ambienti come i contesti formativi e il campo
lavorativo laddove l’item si riferisca all’aspetto della responsabilità.
Quando invece gli item si riferiscono alla capacità di cura delle relazioni si tratta dell’insegnamento
offerto dalla vita di coppia o da quella amicale.
AUTO-DIREZIONE
Ancora la famiglia costituisce il principale ambito richiamato.
A fianco ad essa in relazione alla capacità di esprimere se stessi a livello emotivo:

il contesto della vita amicale;

il contesto della vita di coppia.
Per quanto riguarda l’autonomia di giudizio:

il contesto formativo;

il contesto amicale.
I giovani riescono a sottrarsi al condizionamento del giudizio esterno in ambienti dove trovano
tolleranza e accettazione delle proprie opinioni:

Famiglia 49%;

Amici 41%.
E negli stessi contesti che 5 su 10 trovano la maggiore accettazione di sé affermando di piacersi e
sempre in questi contesti ci si sente in grado di esprimere le proprie emozioni:
item so esprimere liberamente le mie emozioni

Amici 53,6%;

Famiglia 44,6%.
Questo risulta meno evidente all’interno della coppia in relazione all’item “se sono convinto di una
cosa la faccio senza farmi condizionare”. Solo il 22% dichiara di esprimersi senza farsi condizionare
anche se in maniera netta dichiara di riuscire ad esprimere le proprie emozioni (52,8%).
Negli ambienti scolastici la variabile del piacersi crolla e se si considera che la maggior parte sono
studenti il dato è preoccupante.
Come crolla in valore percentuale in ambito lavorativo sia l’esprimere liberamente le proprie
opinioni che le emozioni.
TIMORE DEL FUTURO
Il timore rispetto al futuro professionale trova fondamento nelle esperienze in ambito formativo e
sono associate al contesto lavorativo.
La famiglia invece è vissuta come un riparo dalla frustrazione lavorativa.
Per quanto riguarda “mi spaventa l’idea di diventare padre o madre” gli ambiti scelti sono la
famiglia e la vita di coppia.
La famiglia è coinvolta quando i giovani siano chiamati a riflettere sul proprio modo di rapportarsi
alla sfera relazionale sia in termini positivi (capacità di curare relazioni significative), che in termini
negativi (diventare genitori).
RISPETTO DELLE DIVERSITÀ: la disposizione alle diversità è associata dagli intervistati
prevalentemente all’insegnamento ricevuto dalle agenzie formative, dal gruppo amicale e con
minore rilevanza, rispetto agli altri casi, dalla famiglia.
In conclusione il carattere di fondo che contraddistingue il campione nell’elaborazione di se stessi in
rapporto ai vari contesti di vita è il debito riconosciuto alla dimensione familiare rispetto a quello che si è.
Per trovare un’analogia con Simmel possiamo riprendere il concetto di famiglia come cerchia primaria
caratterizzata da legami di reciprocità stabili continui e indipendenti.
L’ambito relazionale intimo e significativo e quello formativo sembrano gli ambiti in cui i giovani investono
nel presente per diventare adulti.
Inoltre l’auto rappresentazione centrata sull’affidabilità indica una forte volontà di avvertirsi come risorsa
per affrontare la realtà, esprimendo fiducia nelle proprie possibilità e un atteggiamento proattivo verso il
futuro, come nel bellissimo esempio del libro “legna da ardere” e non “vasi da riempire”.
Rispetto al futuro il campione si caratterizza per essere ottimista in maniera moderata, si evince che per
quanto le cose siano difficili prevalga la concezione “di potercela fare”.
Complessivamente sembra che questi giovani abbiano afferrato la responsabilità di un “voler essere”
cercando di tutelare “ciò che si è”.
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