N ISSN 2038-2553 Anno 33 - 2014 • Volume 32, n. 1 OTIZIARIO ALLERGOLOGIC Medicina Molecolare Approcci omici, principi e prospettive Uso dei probiotici ricombinanti nelle allergie Linfociti Th17 e asma bronchiale cosiddetta neutrofila Allergia all’Ambrosia: novità dalla Third International Ragweed Conference Evidenza di I livello per la terapia iposensibilizzante al nichel nella SNAS sommario Notiziario Allergologico, Anno 33 - 2014 - Volume 32, n. 1 editoriale 2 Il filo conduttore: Charles Bukowski Fabrizio Ottoboni aggiornamenti Medicina Molecolare: approcci omici, principi e prospettive 3 Pier Luigi Mauri Uso dei probiotici ricombinanti nelle allergie 13 Claudia Petrarca Linfociti Th17 e asma bronchiale cosiddetta neutrofila 23 Francesco Liotta Bando Premio Paolo Falagiani 201531 Allergia all’Ambrosia: novità dalla Third International Ragweed Conference 32 Maira Bonini recensioni Fabrizio Ottoboni Eterogeneità della risposta IgE alla noce e alla nocciola 35 Asero R, Arena A, Cervone M, Crivellaro M, Lodi RF, Longo R, Macchia D, Manzotti G, Minale P, Murzilli F, Polillo BR, Pravettoni V, Ridolo E, Savi E, Villalta D, Amato S, Mistrello G. Potenziali biomarkers della severità della rinite allergica e della stagionalità dell’allergia agli acari 36 Michaud B, Gouvis-Echraghi R, Candon S, Couderc R, Jais JP, Bach JF, Chatenoud L, Just J. L’ITS in gravidanza riduce le allergie dei figli? 38 Lieberman Jay Rinite allergica: La strana spending review italiana 38 Hankin CS, Cox L, Bronstone A, Wang Z. Addio a Chanel n°5? 40 Heisterberg MV, Menne T, Johansen JD. Ophraella communa e lotta all’ambrosia 42 Müller-Schärer H, Lommen STE, Rossinelli M, Bonini M, Boriani M, Bosio G, Schaffner U. lofarma news Evidenza di I livello per la terapia iposensibilizzante al nichel nella SNAS quesito Allergia al nichel: evidenze in pediatria Gianni Mistrello 43 Maria Giovanna Colella 47 editoriale Il filo conduttore: Charles Bukowski Fabrizio Ottoboni B uk, un uomo tra sbornie e scazzottate e scommesse e prostitute e scrittura… Buk ha modificato la scrittura. Un grande uomo, un filosofo misconosciuto. Cominciamo da <durante il viaggio da qualche parte ho comprato un libro di un tipo famoso che di nome fa Hemingway. Non riuscivo a leggerlo. Quel coglione non sapeva scrivere! Ho gettato il libro dal finestrino.> Avrete capito che io amo Buk e la sua interpretazione: infrangere gli schemi tradizionali è inevitabile come pure comprendere ed accettare il tempo necessario per la comprensione del percorso creativo. <I took another bus to New Orleans. I had a portable typewriter with me. That’s all that I needed to prove I was a genius. That, and another 35 years> <... avevo una macchina da scrivere portatile con me. Questo è quanto mi serviva per dimostrare che ero un genio. Questo, e altri 35 anni ...> Il Not Allergol deve farsi leggere e non buttare dal finestrino perciò deve essere fresco ed originale e i lettori ce lo confermano ogni volta. Non abbiamo mai potuto fare due numeri della rivista con la stessa impostazione di rubriche per questioni di impegni degli Autori ed anche nostri così... Ricevi un file, lo correggi, lo impagini, lo modifichi… c’è uno spazio, l’articolo è troppo lungo e pesante, semplificare, aggiungi immagini, mancano due pagine, tre recensioni… e 2 così via. Un casino? Assolutamente no, una vera manna per me e Maura. “possiamo inserire questo?” “forse, se lo strizzo un pochino… si, si può” “e l’altro?” “non c’è niente da fare è troppo lungo, per 10 righe occupa una pagina…” “OK, tagliare questo…” oppure “scrivo io qualcosa di nuovo” e così via cercando sempre di mantenere lo stile come inteso da Buk. <lo stile è il meglio che puoi fare in qualsiasi condizione. E’ tutto qui. Quando uno non fa del proprio meglio, qualunque siano le condizioni date, manca lo stile> In questo numero Not Allergol affronteremo alcune tematiche di attualità. La medicina molecolare spiegata con chiarezza da Pierluigi Mauri. Claudia Petrarca a sua volta descrive come si manipola un probiotico per indurre tolleranza, deviazione immunologica e riduzione dell’infiammazione allergica. I Th17 nell’asma neutrofila sono rivisitati acutamente da Francesco Liotta. Il Direttore commenterà il primo RDBPCT con Ni OHT nella SNAS, un grande lavoro. Maira Bonini, nuovo Presidente dell’International Ragweed Society (IRS), infine parlerà della Conferenza di Rho dedicata all’ambrosia e delle novità emerse. Per finire, Maria Giovanna Colella risponderà al quesito sull’allergia al nichel in pediatria. Buona lettura Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 aggiornamenti Medicina Molecolare: approcci omici, principi e prospettive Pier Luigi Mauri Laboratorio di Proteomica e Metabolomica, ITB-CNR & Istituto di Scienze della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa Molecular Medicine: omics approaches, methodologies and perspectives Not Allergol 2014; vol. 32: n.1: 3-12. introduzione La realizzazione del sequenziamento completo del genoma umano ha determinato diverse ricadute, anche oltre i confini della genomica, sia in termini tecnologici sia in termini di conoscenze biologiche. In particolare, ha rappresentato una importante dimostrazione che si possono affrontare problematiche complesse e gestire una enorme quantità di dati. Inoltre, il sequenziamento del genoma ha aperto la strada allo studio complessivo di altri insiemi molecolari, quali il transcritt-oma, il prote-oma ed il metabol-oma, rappresentanti rispettivamente l’intero patrimonio di RNA, proteine e metaboliti presenti in un organismo. Negli ultimi anni lo sviluppo degli approcci omici ha determinato la definizione di un nuovo impegnativo obiettivo, rappresentato dalla caratterizzazione di come i diversi componenti molecolari che compongono cellule, riassunto Parole chiave e sigle • Genomica • Proteomica • Metabolomica • Biologia dei Sistemi • Profili Molecolari • Tecnologie omiche Il sequenziamento dell’intero genoma e gli sviluppi tecnologici degli ultimi anni hanno permesso lo sviluppo delle “tecnologie omiche” in grado di studiare i diversi insiemi molecolari (omici). Le metodologie disponibili permettono di studiare l’insieme dei geni (genoma), degli RNA (trascrittoma), delle proteine espresse (proteoma) e delle piccole molecole (metaboloma) presenti negli organismi viventi. Gli approcci omici hanno la finalità di descrivere quali-quantitativamente i profili molecolari di cellule, tessuti ed organismi e di correlare la loro variazione con i diversi stati fisio-patologici. Ciò ha permesso lo sviluppo della “medicina molecolare”, che coinvolge lo studio dei meccanismi molecolari per spiegare le variazioni osservate a livello biologico. In questo modo è possibile caratterizzare i marcatori di malattia o dell’effetto terapeutico, non solo in base all’osservazione fenotipica, ma secondo la loro azione a livello delle vie metaboliche o di interazione con le diverse componenti molecolari, utilizzando l’approccio della Biologia dei Sistemi. I profili molecolari rappresentano non una alternativa alle tradizionali attività del medico, ma soprattutto un importante supporto per lo studio dettagliato delle malattie, sia per lo sviluppo di metodi diagnostici sia per la valutazione delle terapie, in tempi notevolmente ridotti. Un aspetto importante della medicina molecolare è la possibilità di ottenere una ulteriore classificazione, oltre a quella fenotipica, basata sui profili molecolari, permettendo così una più dettagliata descrizione dei gruppi di malati (stratificazione molecolare). Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 3 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • Genomic • Proteomic • Metabolomic • Systems Biology • Molecular profiles • omics methodologies Human genome sequencing stimulated the technological and scientific improvements of molecular investigations in medicine. Methodologies such as Next Generation Sequencing (NGS) and Multidimensional Protein Technology Identification (MudPIT) are allowing important information concerning genome and proteome, respectively. Also, metabolomic approach, based on NMR and mass spectrometry, is increasing the impact on medicine. The molecular (omics) methodologies are focused on quali-quantitative analysis of complex biological samples and correlation between molecular and phenotypical aspects of diseases; these allow the discovery of new biomarkers of diseaseand targets for therapies. In particular, molecular investigations represent innovative aspect of medicine (molecular medicine) that elucidate biochemical mechanisms of diseases, also. The combination of phenotypical and molecular stratifications of populations is an important step for realizing the ideal personalized medicine. In this context, Systems Biology, and specifically Systems Medicine, is a global approach for integrating clinic, biological and molecular data. tessuti ed organismi sono correlati tra di loro e come cambiano quali-quantitativamente in presenza di “disturbi” interni (ad esempio mutazioni geniche), od esterni (quali ad esempio esposizione a cancerogeni, agenti infettivi od altri ambienti. (1). Più precisamente, attraverso la raccolta dell’enorme quantità di dati molecolari si intende spiegare come funziona l’equilibrio dell’organismo attraverso lo studio della biologia dei sistemi (meglio nota come “Systems Biology”). Da qui deriva la definizione di medicina molecolare, intesa come lo studio complessivo delle diverse componenti molecolari (omiche) per spiegare e prevedere la variazione dei sistemi biologici, e quindi gli stati di malattia, al fine di poterli prevedere e predire. Le recenti scoperte riguardanti il ruolo dei microRNA, le metilazioni ed acetilazioni del DNA, la numerosità delle modifiche post-traduzionali delle proteine, oltre alle fosforilazioni e glicazioni note da diversi anni, si sono aggiunte metilazioni, deiminazioni e molte altre, e le ossidazioni dei lipidi, hanno messo in rilievo la grande varietà e variabilità dei profili molecolari. Tutto ciò ha reso sempre più importante caratterizzare la composizione dei diversi insiemi molecolari (principalmente genoma, proteoma e metaboloma) e correlarli ai sistemi biologici più o meno complessi partendo dalle membrane, passando agli organelli (ad esempio mitocondri e nuclei), alle cellule, ed ai tessuti, con la finalità di spiegare i meccanismi molecolari alla base delle variazioni fisio-patologiche riscontrate a livello biologico. 4 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 Per affrontare la caratterizzazione di ognuno di questi insiemi molecolari si sono sviluppate, e sono in continuo miglioramento, tecnologie sempre più sofisticate, selettive e sensibili, definite “tecnologie omiche” perché si occupano di caratterizzare i diversi insiemi “omici” di molecole descritte sopra; queste tecnologie devono soddisfare a determinate caratteristiche di seguito brevemente descritte: Profiling fornire per l’insieme di molecole (-oma) il “profilo molecolare”, che corrisponde alla caratterizzazione simultanea delle diverse specie dell’insieme considerato (ad esempio DNA, o RNA, o proteine, o metaboliti) nello stesso campione; in un’unica analisi si dovrebbero poter seguire tutte le proteine, o tutti i metaboliti, tutti gli RNA presenti nella cellula o in un dato tessuto; ovviamente, questa è una definizione ideale che è servita comunque a stimolare il miglioramento tecnologico e ad incrementare il numero di specie caratterizzabili per ogni analisi. Selettività le tecnologie omiche devo essere in grado di distinguere in matrici complesse, quali sono quelle biologiche, l’insieme molecolare di interesse Sensibilità più la metodologia è sensibili meno campione biologico è necessario, soprattutto se relativo a tessuti e biopsie, e più molecole si possono caratterizzare Riproducibilità permette di sviluppare metodologie quantitative che devono essere il più possibile indipendenti dalle attività aggiornamenti dell’operatore. Quantificazione sia assoluta od anche solo relativa (confrontando i livelli in due o più campioni); ciò è importante per poter individuare le specie che subiscono una variazione di livello in campioni correlati a stati fisio-patologici diversi; tali specie molecolari rappresentano potenziali biomarcatori da seguire, una volta confermati, sia per la diagnosi sia per il follow-up della malattia e/o della terapia attuata sia come potenziali bersagli di terapie Data Mining La grande quantità di dati prodotti dagli approcci omici richiede l’utilizzazione di sistemi computazionali che permettano l’estrazione dei dati più importanti, ad esempio identificazione dei biomarcatori, in modo oggettivo, senza la necessità di intepretazione da parte dell’operatore, ed in modo relativamente semplice; ad esempio, applicando la “unsupervised clustering analysis” o la Principal Component Analysis (PCA) si può ottenere la classificazione dei campioni in base alla composizione dell’insieme molecolare considerato. La finalità è di ottenere una buona sovrapposizione dei campione tra la loro “stratificazione molecolare” (2) e quella ottenuta da parametri biologico-clinici, e la individuazione degli elementi molecolari distintivi (denominati descrittori) dei diversi campioni analizzati, correlati alla variazione fisio-patologica studiata. Correlazione con i network relativi alle interazioni ed ai pathway metabolici Tutte le molecole individuate nei cam- pioni, ed in particolare quelle che hanno evidenzito variazioni (descrittori e/o differenziali) devono essere posizionate nelle “reti interattomiche e/o metabolomiche” , al fine di evidenziare la loro funzione e la relazione con le altre molecole dello stesso insieme. Il più diffuso sistema di “networks analysis” si basa su Cytoscape (3), una piattaforma sviluppata presso l’ISB (Institute for Systems Biology) di Seattle. In questo contesto le reti annotate principali si riferiscono a dati genomici, ma in prima approssimazione queste possono essere usate anche per i dati proteomici, trasformando il codice proteina nel relativo gene. Un’altra piattaforma da cui si possono trarre dati funzionali è KEGG (Kyoto Encyclopedia of Genes and Genomes), database sviluppato dall’Università di Kyoto e che raccoglie informazioni sui pathway metabolici derivanti dagli approcci omici (4). Questa attività permette di individuare i pathway e/o le interazioni coinvolte nelle variazioni degli stati fisio-patologici, caratterizzando quindi i meccanismi molecolari alla base delle alterazioni biologiche. Di seguito è riportata una panoramica del livello di innovazione raggiunto per le principali tecnologie omiche. di circa tre decadi; in particolare, negli ultimi anni i miglioramenti hanno riguardato le dimensioni delle sequenze nucleotidiche identificabili e la velocità di sequenziamento. Sono ampiamente note le capacità dei nuovi sistemi di sequenziamento (Next Genereration Sequencing, NGS) (5) che permettono l’individuazione di mutazioni o perfino il sequenziamento dell’intero genoma di un individuo in poche settimane o giorni (6). Le diverse piattaforme NGS utilizzano una procedura parallela e massiva con diversi cicli di estensioni nucleotidiche mediante una DNA-polimerasi o ligazione di oligo-nucleotidi, consentendo il sequenziamento da milioni a miliardi di basi nucleotidiche per ogni analisi (7), e con costi per il futuro inferiori a 1000 dollari per genoma sequenziato (8). La enorme quantità di dati prodotti con le piattaforme NGS stanno richiedendo una grande cura nella archiviazione, gestione ed elaborazione dei dati, compresi nuovi algoritmi e personale specializzato per il trattamento bioinformatico (9). Le piattaforme NGS si stanno rivelando molto utili anche nello screening dei microRNA (10), che sono delle corte sequenze (8-20 basi) di RNA a singolo filamento non codificanti con funzione di regolazione sugli RNA messaggeri, solitamente inibendone la traduzione. Genomica/Trascrittomica Per quanto riguarda l’analisi genomica e trascrittomica, le tecnologie basate sugli array e sul sequenziamento sono migliorate notevolmente, sfruttando un background scientifico e tecnologico Proteomica Le tecnologie proteomiche sono quelle che negli ultimi anni hanno subito il più ampio stravolgimento dal punto di vista della strategia di investigazione. Infatti, si è passati dalla metodologia Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 5 tecnologie omiche aggiornamenti “gel-based” con un grande intervento manuale da parte dell’operatore, a quella “mass spectrometry (MS)-based” caratterizzata dalla completa automazione dell’analisi. In particolare, dalla fine degli anni ’90 l’approccio gel-based ha utilizzato la separazione in elettroforesi bidimensionale delle proteine intere: mediante il confronto delle immagini ottenute, dopo colorazione, da campioni diversi (ad esempio controllo e patologico) si individuano gli “spot” (macchie) che presentano una diversa densità o abbondanza tra due condizioni; questi spot sono digeriti direttamente nel gel ed i peptidi risultanti analizzati mediante spettrometria di massa (11). Il primo miglioramento si è ottenuto nel passaggio da spettrometri di massa che individuavano i peptidi dal loro peso molecolare (spettometri MALDI-TOF) a strumenti che ne permettono anche il sequenziamento (MS/MS analysis). L’approccio gel-based, pur con il merito di aver permesso lo sviluppo dell’analisi proteomica, ha in sè alcune limitazioni tra cui la necessità di operazioni manuali nell’esecuzione del gel, la variabilità delle separazioni legata sia all’operatore che all’ambiente di laboratorio, senza considerare la relativa bassa produttività. Inoltre, intrinsiche limitazioni dell’elettroforesi non permettono di studiare proteine ad alto peso molecolare od ad alto punto isoelettrico (pI), nè quelle con alta idrofobicità come per esempio le proteine presenti nelle membrane cellulari (12). In alternativa all’approccio gel-based da qualche hanno è stato proposte la metodologia MS-based MudPIT (Multidimensional Protein Identification Technology) (13): in questo caso la miscela complessa di proteine non viene separate nelle sue diverse componenti, ma digerita enzimaticamente, (solitamente utilizzando la tripsina) e la miscela peptidica risultante analizzata mediante cromatografia liquida accop- 6 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 piata alla spetrometria di massa tandem (MS/MS). In particolare, vista l’enorme complessità dei peptidi presenti, si utilizza per la separazione cromatografica una doppia colonna (separazione cromatografica bidimensionale, LC/LC): la prima a scambio ionico, che separa i peptidi per la loro carica; la seconda a Mappa proteica da MudPIT Figura 1 500000.0 MW 400000.0 300000.0 200000.0 100000.0 0.0 3.00 5.00 7.00 9.00 11.00 13.00 PL Tipica mappa proteica, pI vs e MW, delle proteine identificate dall’analisi proteomica MudPIT. Il box rosso riporta i limiti sperimentali dell’analisi proteomica in gel elettroforesi. aggiornamenti fase inversa, che effettua la separazione per idrofobicità; inoltre, la separazione in fase inversa permette di eluire i peptidi in una fase contenente acqua e solvente, senza sali, condizione questa per l’analisi in spettrometri di massa. Le operazioni manuali necessarie per l’analisi MudPIT sono limitate (digestione enzimatica ed iniezione nel sistema cromatografico) e comunque facilmente e normalmente automatizzabili, mentre gli step successivi di eluizione dalle due colonne e di analisi con lo spettrometro di massa sono obbligatoriamente automatiche. Inoltre, poiché è prevista una riduzione di tutte le proteine a peptidi, non ci sono problemi legati alle dimensioni, al pI o alla idrofobicità delle proteine. I miglioramenti tecnologici, sia degli spettrometri (in termini di velocità di acquisizione, di risoluzione nella misura del rapporto massa/carica e di sensibilità) sia dei sistemi cromatografici (in termini di riproducibilità e di riduzione dei flussi fino a nanolitri al minuto) hanno permesso di migliorare la sensibilità fino ad attomoli (per una proteina da 20 kDa, corrisponde a pochi femtogrammi) e di aumentare il numero di proteine identificate da centinaia a diverse migliaia per ogni campione analizzato (Figura 1). Una variante del sistema MudPIT è la separazione in cromatografia monodimensionale (LC-MS/MS) che riduce i tempi di analisi a poco più di un’ora, ma riduce anche il numero di proteine identificate; allungando i tempi di eluizione (fino a 8-10 ore di analisi) i peptidi triptici sono meglio separati, se ne aumenta il numero di identificazioni, ma i tempi di analisi sono dello stesso ordine della metodologia MudPIT. L’analisi proteomica MS-based ha il vantaggio di permettere in modo relativamente semplice la quantificazione, solitamente relativa, cioè determinare la variazione di livelli di abbondanza tra due campioni di ognuna delle centinaia/migliaia di proteine identificate (14, 15). In questo modo è possibile effettuare simultaneamente la caratterizzazione delle proteine presenti e determinare la loro variazione in relazione agli stati fiso-patologici considerati. Pur inferiore a quanto prodotto dall’analisi genomica, l’analisi proteomica MudPIT fornisce una gran quantità di dati; per questo è stato di fondamentale importanza sviluppare ed applicare sistemi computazionali specifici, al fine di estrarre in modo semplice ed automatico i “segnali molecolari” (biomarcatori) correlati alla variazione degli stati fisopatologici o all’azione di principi attivi o terapie. In particolare, sono disponibili software che aumentano la confidenza di identificazione delle proteine, di confronto delle liste proteiche e di correlazione con i pathway metabolici. In questo modo è possibile rappresentare le lunghe liste di proteine identificate in una unica immagine che evidenzia sia quelle che hanno subito variazioni di abbondanza sia le loro interazioni. Sono disponibili altre metodologie proteomiche dedicate principalmente allo screening rapido e per un maggior numero di campioni. Prendendo spunto per esempio dagli array di RNA si sono sviluppati array di anticorpi (16) che permettono di monitorare simultanea- mente centinaia di proteine specifiche. Gli array richiedono di predeterminare quali proteine seguire e ovviamente si basano sulla disponibilità di anticorpi specifici per permettere una adeguata quantificazione delle stesse. Un altro sistema è quello SELDI-TOF (Surface enhanced laser desorption/ionization time-of-flight mass spectrometry) (17) che confronta i segnali sperimentali derivanti dall’analisi in spettrometria di massa ed estrae le loro variazioni in relazione alle diverse condizioni considerate. Questo sistema, è semi-quantitativo e non permette l’identificazione delle specifiche proteine o peptidi correlati ai segnali strumentali estratti, ed è quindi necessario ripetere gli esperimenti su scala preparativa per poter effettuare l’identificazione. Inoltre, recentemente è stato osservato che la riproducibilità statistica dei segnali sperimentali è inferiore a quella che si ottiene dalla lista delle proteine identificate mediante l’analisi MudPIT (18). Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 7 Metabolomica Un altro grande insieme di molecole è rappresentato dai metaboliti (metaboloma), cioè l’insieme delle molecole a basso peso molecolare (indicativamente inferiore a 1000 Dalton, Da) e rappresentato da un’ampia varietà (ormoni, lipidi, polifenoli, vitamine, ATP, ADP, zuccheri semplici). A volte si fa una distinzione puramente accademica tra metabolomica, intesa come insieme dei metaboliti in condizioni fisiologiche, e metabonomica, che si occupata delle variazioni dei livelli dei metaboliti in relazione a situazioni patologiche (19). aggiornamenti Applicazioni cliniche N° PUBBLICAZIONI Figura 2 2500 2000 1500 1000 500 0 Genome Proteome Metabolome Pubblicazioni riguardanti le applicazioni cliniche basate sullo studio del genoma, proteoma o del metaboloma. Le tecnologie utilizzate per l’analisi del metaboloma si basano principalmente sulla Risonanza Nucleare Magnetica (NMR), sui sistemi di separazione quali la gas-cromatografia (GC), la cromatografia liquida (LC) o l’elettroforesi capillare (CE), spesso accoppiate alla spettrometria di massa (MS). I sistemi NMR sono stati tra i primi ad essere impiegati per studiare l’insieme dei metaboliti, ma hanno lo svantaggio sia della bassa sensibilità sia di essere poco quantitativi. Al contrario, i sistemi MS-based richiedono tempi più lunghi di analisi e sistemi computazionali più complessi per confrontare ed estrarre i dati, ma sono più sensibili e quantitativi (20). L’analisi metabolomica inizialmente si è sviluppata per lo studio dei sistemi vegetali e successivamente per studi in ambito nutrizionale; solo recentemente la metabolomica è stata proposta per studi clinici. Infatti, il numero di lavori pub- blicati riguardanti l’applicazione clinica dello studio dei diversi sistemi omici sono sostanzialmente diversi, come riportato nella Figura 2 (21), ed è correlato allo sviluppo tecnologico. Da alcuni anni si teorizza la necessità di confrontare i risultati ottenibili dallo studio dei diversi insiemi molecolari (22) per ottenere una reciproca conferma dei dati. Finora però sono pochi gli studi realizzati di integrazione dei dati omici. Ciò è dovuto sia a problemi legati alla necessità di avere nello stesso laboratorio un’ampia varietà di tecnologie che devono essere continuamente aggiornate, quali ad esempio sequenziatori di nucleotidi, spettrometri di massa ed NMR, sia alla complessità dei diversi insiemi da integrare. Per quanto riguarda la complessità delle tecnologie omiche una soluzione è rappresentata dalla costituzione di reti di laboratori in grado ciascuno di sviluppare un continuo 8 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 aggiornamento sia della strumentazione che delle competenze tecnico-scientifiche del personale. In tale contesto, un esempio di rete integrata di tecnologie omiche applicate allo studio della salute è rappresentato dalla infrastruttura iGMPomics (integrated Genomics, Proteomics and Metabolomics) (23) presente all’interno del Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali (DSCTM) del CNR. Si tratta di una rete di laboratori con strumentazione innovativa e personale competente per diversi studi omici, orientati all’applicazione in ambito bio-medico (Figura 3) ed alla stretta collaborazione con ospedali, industrie e gruppi di ricerca. Per quanto riguarda il problema della integrazione tra i diversi dati omici prodotti, questo è dovuto alla mancanza di modelli interpretativi; lo sviluppo di tali modelli è molto complesso, ma ci si sta arrivando grazie allo sviluppo di piattaforme computazionali comuni basate sulla biologia dei sistemi, o Systems Biology (24). applicazioni delle tecnologie omiche Gli approcci omici sono ormai una realtà e sono in crescita gli studi che cercano di correlare le osservazioni biologicomediche con la caratterizzazione dei diversi insiemi molecolari (Figura 4). In particolare, oggi gli studi molecolari sono utilizzati principalmente nelle attività di discovery di marcatori di stati fisio-patologici in modo da ottenere metodi diagnostici per le malattie. Sono in crescita anche le attività di tipizzazione/ aggiornamenti stratificazione della popolazione all’interno delle patologie; ciò al fine di individuare, oltre alle componenti genetiche (genotipi), anche i meccanismi molecolari (definiti “endotipi”) correlati alla risposta contingente di diversificazione e che si esprimono macroscopicamente come fenotipi (25). Infine, gli approcci molecolari si stanno rilevando utili nella valutazione degli effetti dei farmaci, ed in generale dei follow-up terapeutici. In ambito genomico ci sono diversi esempi delle ricadute positive degli studi effettuati, quali ad esempio la scoperta che la herceptin funziona nel 25 % delle pazienti affette da tumore della mammella, perché in tali pazienti è positivo lo Human Epidermal growth factor Receptor 2 (HER2+) (26); in questo modo è stato approvato il farmaco anche se non funziona almeno nel 75 % dei malati, perché esiste un metodo predittivo per “stratificare” (o sottotipizzare) la popolazione affetta dalla malattia. Un esempio riguardante l’ambito diagnostico è rappresentato dalla scoperta mediante l’analisi genomica del oncotype DX (ODX), che ha un significato sia prognostico che predittivo sul tipo di terapia da adottare (27). Come riportato in precedenza, le applicazioni cliniche dell’analisi proteomica sono meno numerose rispetto a quelle genomiche, ma stanno comunque crescendo. Ad esempio, recentemente la caratterizzazione dei profili proteici del grasso periombelicale ha dimostrato essere utile ed applicabile sia per la diagnosi di amiloidosi che per la sua sottotipizzazione (28); ciò è particolarmente importante, perché la definizione del sottotipo è di grande utilità per il clinico nel definire la terapia più adeguata. L’analisi proteomica sta anche permettendo di seguire a livello molecolare teRete infrastrutturale iGMP-omics Figura 3 Legenda: a) Strumentazioni disponibili; b) progetti; c) personale; d) tipologia collaborazioni. Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 9 aggiornamenti Titolo breve Figura 4 Genomica Proteomica Metabolomica Tecnologie Omiche per Profili Molecolari Geni/mRNA Proteine Metaboliti Marcatori/target DIAGNOSI & TERAPIA PERSONALIZZATA rapie che solitamente vengono monitorate a livello istologico; ad esempio, nel caso del trattamento post-infarto, l’analisi proteomica ha confermato l’effetto di diversi trattamenti farmacologici ed inoltre ha caratterizzato i pathway attivati dalla terapia (29). Per quanto riguarda l’analisi metabolomica, le sue applicazioni in ambito clinico sono ancora limitate, ma sembrano comunque promettenti; ad esempio, dal profilo metabolico di campioni di urine è stata osservato che il metabolismo degli aminoacidi ed il ciclo degli acidi tricarbossilici sono correlati con l’invecchiamento (30). 10 prospettive Lo sviluppo delle tecnologie omiche ha evidenziato la capacità di produrre e gestire una enorme quantità di dati molecolari. In particolare, gli approcci “omici” si stanno orientando ad affrontare sempre di più tematiche mediche e concorrono allo sviluppo di una medicina molecolare basata non tanto sulla sostituzione delle metodologie biologico-cliniche (ad esempio, istologia ed epidemiologia), ma piuttosto sulla loro integrazione con i profili molecolari. Singolarmente le diverse metodologie omiche stanno sempre più evidenziando la possibilità sia di individuare marcato- Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 ri di stati fiso-patologici sia di spiegare i meccanismi molecolari alla base delle variazioni biologiche, cioè dei motivi per i quali i marcatori molecolari caratterizzati sono segnali affidabili di un determinato stato biologico. Ciò rende i risultati della “medicina molecolare” indipendenti da fattori statistici (elevato numero di analisi), ma li lega ad una relazione di causa-effetto (completezza e specificità dell’analisi), stratificando gli individui e le patologie in relazione ai profili molecolari. In tale contesto, la Biologia dei Sistemi (Systems Biology) costituisce una metodologia di studio che ingloba sia gli aspetti molecolari sia quelli biologici e clinici. La Systems Biology (o nel caso della salute Systems Medicine) può fungere da piattaforma comune e/o da traduzione tra i tre principali approcci/ insiemi molecolari (genoma, proteoma e metaboloma), utilizzando un linguaggio condiviso per relazionarsi alle azioni svolte dai sistemi biologici, a livelli di complessità e manifestazione crescente (organelli, cellula, tessuto, organismo). Come ben riportato da Hood e Flores (31) la Systems Medicine è un approccio olistico ed integrato per approfondire lo studio dei meccanismi molecolari alla base delle malattie, per monitorare lo stato di salute e malattia a livello individuale, per stratificare sia le malattie sia i gruppi di individui in funzione della loro predisposizione alle malattie e/o alla risposta a specifiche terapie e per fornire indicazioni su bersagli e procedure terapeutiche più selettivi. In particolare, gli studi omici stanno rendendo possibile la descrizione e la spiegazione aggiornamenti delle variabilità individuali nelle reazioni ad agenti interni ed esterni; tali studi rappresentano un primo passo importante verso la “Medicina Personalizzata” che da qualche anno è stata teorizzata, ma finora mai concretizzata. In tale contesto, l’allergologia è sicuramente un campo medico molto importante nel quale testare la capacità dell’analisi molecolare nel fornire innovativi e consistenti miglioramenti delle conoscenze, compresi i metodi diagnostici e gli approcci terapeutici. Negli studi allergologici si cominciano ad utilizzare sia la diagnostica molecolare per individuare gli allergeni (32) sia metodi computazionali innovativi, quali i sistemi esperti (33). Sicuramente c’è ancora molto fare e da scoprire in ambito allergologico utilizzando le potenzialità degli approcci omici. E’ pero evidente che l’applicazione della analisi molecolare rappresenta, oltre che una sfida, un valore aggiunto in diversi contesti, quali per esempio la possibilità di migliorare la caratterizzazione sia dei fattori “esterni”, principalmente attraverso lo studio proteomico degli allergeni, comprese le loro varianti ed interazioni, sia che dei fattori “interni”, cioè della predisposizione genomica dell’individuo a specifici allergeni, e sia delle reazione specifiche dell’organismo (impiegando le analisi in transcrittomica, proteomica e metabolomica). 8. Rhee M, Burns MA- Nanopore sequencing technology: research trends and applications. Trends Biotechnol 2006;24:580-6. 9. Solomon KV, Haitjema CH, Thompson DA, O’Malley MA- Extracting data from the muck: deriving biological insight from complex microbial communities and non-model organisms with next generation sequencing. 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In particolare, la ITS riequilibra l’assetto immunologico dei soggetti allergici, i quali sviluppano risposte immunitarie anomale mediate da IgE verso gli allergeni, proteine esogene normalmente innocue che entrano nell’organismo dall’ambiente esterno con l’alimentazione, la respirazione o l’assorbimento cutaneo. Alla base dell’efficacia della ITS vi sono meccanismi immunologici molto complessi e non ancora del tutto chiariti. Il ruolo centrale in questo scenario sarebbe ricoperto dalle cellule presentanti l’antigene (APC), tipicamente cellule dendritiche e macrofagi, che sarebbero indotte dalla ITS a maturare verso un fenotipo adatto a guidare la maturazione funzionale di riassunto Parole chiave e sigle • Probiotico • LAB Lactobacilli • Bet v 1; ITS immunoterapia specifica • ST Streptococcus thermophilus • Treg cellule T regolatorie • IgE • eosinofili I batteri probiotici stimolano l’espressione delle molecole co-stimolatorie sulla superficie delle cellule dendritiche, la produzione di citochine TH1 e l’attività delle cellule T regolatorie. In modelli murini di allergia, i probiotici prevengono o sopprimono le risposte TH2 dannose e potenziano la ITS. I loro effetti immunomodulanti spiegherebbero la loro efficacia nella prevenzione delle patologie allergiche nei bambini e ne suggeriscono un possibile impiego nella ITS delle malattie allergiche. I vaccini antiallergici mucosali basati su probiotici esprimenti l’allergene potrebbero risultare vantaggiosi per la non invasività e l’effettivo trasporto ai siti di azione. Gli studi sull’uso di probiotici ricombinanti confermano le loro proprietà immunomodulanti in vivo, ma non chiariscono la loro capacità di indurre tolleranza immunologica e ridurre i sintomi. La possibilità di sequestro dell’allergene all’interno della cellula e, pertanto, non specificità della risposta evocata sono possibili limiti dei probiotici ricombinanti. Il nostro gruppo ha generato un probiotico con attività autolitica, in grado di produrre rBet v 1, trasportarlo e rilasciarlo nell’intestino. Topi BALB/c sono stati sensibilizzati verso rBet v 1 e trattati con il probiotico ricombinante e sottoposti a challenge respiratorio. Il probiotico ricombinante ha indotto aumento delle Treg, diminuzione del rapporto IgE/IgG2a, diminuzione della IL-4 indotta da rBet v 1, aumento di IL-10 e IFN-g, riduzione degli eosinofili nell’organo bersaglio. I dati indicano che il probiotico ricombinante trasporta l’allergene al GALT e induce la tolleranza, la deviazione immunologica e riduce l’infiammazione allergica. Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 13 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • Probiotic • LAB= Lactobacilli • Bet v 1 • SIT specific immune therapy • ST Streptococcus thermophilus • Tregs T regulatory cells • IgE • eosinophils Research efforts to improve the efficacy of SIT involve the discovery of new adjuvants. Some strains of probiotic bacteria are able to induce up-regulation of co-stimulatory molecules in DCs, promote Th1 cytokines production and increase in Treg activity. In mouse models, they have been shown to prevent or suppress the harmful TH2 response and to potentiate allergoid-SIT. This could explain the observed effectiveness of the prolonged administration of probiotics in the prevention of allergic disorders in infants and envisage the possible use of probiotics expressing the allergen for the SIT of allergic diseases. Mucosal allergy vaccines based on live bacterial cells expressing the therapeutic allergen may advantageous for several reasons: (i) a non-invasive route of administration, (ii) the use of characterized recombinant allergens instead of undefined extracts, (iii) an easier production, and (iv) the effective transport to mucosal sites by microbial carriers with intrinsic adjuvant properties. Few studies reported the development of SIT strategies based on recombinant bacteria expressing the allergen, mostly describing only favorable immunomodulatory properties, but not the development of immune tolerance or symptoms reduction. Limits of recombinant probiotics might be allergen sequestration inside the bacterial cell and lack of specificity of the immune response. Hence, we developed a novel SIT strategy based on a food-grade bacterium, with autolytic activity, owning the ability to induce a TH1 skewing activity of the immune response, to produce the allergen intracellularly, and to release the allergen at intestinal level. The airborne allergen Bet v 1 from white birch pollen was used as a model. Hence, we evaluated Streptococcus thermophilus (ST) expressing rBet v 1 as allergen delivery tool and adjuvant factor for immunotherapy. rBet v 1 gene was introduced and expressed in ST (ST[rBet v 1]). BALB/c mice were sensitized with rBet v 1 and then treated with either ST alone, ST[rBet v 1], or the combination of ST and rBet v 1, for 20 days. After two aerosol challenges, Treg frequency, in vitro allergen-induced cytokines, rBet v 1-specific IgE and IgG2a and bronchial histology were made in harvested spleen, sera and lung. ST[rBet v 1] induced immunological and histological changes typical of successful SIT: increased frequency of Tregs and expression of Foxp3; decreased allergen-specific IgE/IgG2a; decrease of in vitro rBet v 1-induced IL-4 from spleen cells; increased allergen-induced IL-10 and IFN-g; drop of bronchial eosinophilia. ST and ST+rBet v 1 combination were ineffective in reducing bronchial eosinophilia, allergen induced IL-4 and rBet v 1-specific IgE/IgG2a ratio. ST[rBet v 1] has tolerogenic and TH1 skewing properties and efficiently delivers the allergen to the GALT, restraining and readdressing the established specific TH2 response. 14 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 linfociti naïve (TH0) in linfociti T helper di tipo 1 (TH1) oppure in cellule T regolatorie (Treg). Le APC promuovono questi due effetti attraverso il rilascio di pattern di citochine alternativi, IL-2 e IL-12 nel primo caso e IL-10 nel secondo. A loro volta, le cellule TH1, attraverso la loro citochina IFN-g, favoriscono la produzione di IgG4, che vanno a competere con le IgE per il legame con l’allergene. Le citochine prodotte dalle Treg (IL-10 e TGF-b) hanno un’azione inibitoria che induce anergia o apoptosi nelle cellule TH2, con conseguente blocco della produzione della loro citochina caratteristica, IL-4, il fattore specifico che stimola i linfociti B alla produzione di IgE. Di conseguenza, i basofili e gli eosinofili non possono essere attivati a rilasciare mediatori dell’infiammazione allergica che, com’è noto, alimentano ed amplificano la sintomatologia; inoltre viene inibita la presentazione dell’antigene facilitata delle IgE da parte delle APC e la stimolazione di cloni TH2 specifici. Tutte queste modifiche immunologiche contrastano la risposta allergica e ripristinano risposte immunitarie non patologiche verso sostanze esogene innocue. L’effetto finale che si produce è la desensibilizzazione e la attenuazione o scomparsa dei sintomi allergici. Però la ITS, comportando la somministrazione di un allergene in forma nativa a scopo terapeutico, presenta un certo grado di rischio di anafilassi, specialmente quando è necessario raggiungere alte dosi per ottenere l’efficacia clinica. Pertanto, l’impegno della ricerca scientifica per migliorare la sicurezza e l’efficacia della ITS nelle patologie allergiche aggiornamenti punta allo sviluppo di antigeni ipoallergenici (1,2), o a molecole adiuvanti (3), cioè sostanze in grado di stimolare il differenziamento e la proliferazione di linfociti Treg e TH1, e sostanze veicolanti che ne favoriscano una presentazione ottimale al sistema immunitario. Un esempio di trasferimento nella clinica di queste indagini è certamente rappresentato dagli allergoidi, molecole ottenute mediante modifica chimica delle proteine allergeniche in modo da ridurne l’affinità di legame per le IgE specifiche che, quando somministrate per via sublinguale, presentano rischio scarso o nullo di effetti indesiderati (4). i batteri probiotici e i lattobacilli Da alcuni anni, diversi gruppi di ricerca, tra i quali il nostro, ha come oggetto di studio i batteri probiotici. I probiotici sono generalmente batteri commensali e/o simbionti gram-positivi, resistenti all’ambiente gastrico e capaci di colonizzare in modo transiente l’intestino tenue e di creare con esso un sistema complesso, il microbiota, che contribuisce allo sviluppo dell’intestino e alla sua normale funzione fisiologica e rappresenta un possibile target per il trattamento delle malattie allergiche perché, essendo in grado di sviluppare risposte immunitarie regolatorie attraverso dell’induzione di IL-10 (5) può fornire stimoli adeguati per l’acquisizione della tolleranza verso gli antigeni. I batteri probiotici, potrebbero essere adatti a questo scopo. È stato dimostrato che certi ceppi di probiotici regolano l’omeostasi immunologica della mucosa intestinale (6) e hanno un ruolo nello sviluppo delle malattie allergiche (7). Inoltre, studi epidemiologici hanno rivelato che la composizione della microflora intestinale e la prevalenza di atopia sono correlate (8). I lattobacilli (LAB) sono i principali batteri probiotici impiegati per la produzione di prodotti caseari e per le preparazioni commerciali di probiotici per l’uso umano; ciò è possibile perché essi non sono patogeni, non danneggiano le mucose, non possiedono geni per la antibioticoresistenza e non sono degradati dagli acidi biliari (4). Perciò, l’uso dei LAB come elementi adiuvanti nell’immunoterapia allergene specifica rappresenta un approccio innovativo nella terapia desensibilizzante. Infatti, alcuni ceppi sono in grado di sopprimere la risposta TH2 dannosa che caratterizza l’allergia (9). Il meccanismo alla base della soppressione della risposta TH2 indotta dai LAB non è stato ancora completamente chiarito. Diversi studi in vitro e in vivo dimostrano che certi specifici ceppi di lattobacilli, ma non tutti, possiedono Petrarca C, Clemente E, Toto V, Iezzi M, Rossi C, Zanotta S, Mistrello G, Zanoni I, Granucci F, Arioli S, Mora D, Guglielmetti S, Paganelli R, Di Gioacchino M rBet v 1 immunotherapy of sensitized mice with Streptococcus thermophilus as vehicle and adjuvant. Human Vaccines & Immunotherapeutics. 2014;10(5): in stampa. Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 proprietà adiuvanti del sistema immunitario, come ad esempio la capacità di attivare le DC e indurre la produzione di citochine TH1, inibire la produzione di citochine TH2 e ridurre la produzione di IgE (10) (Tabella 1). In modelli murini di allergia è stato dimostrato che vari ceppi sono in grado di indurre cellule Treg (11) e le loro citochine inibitorie IL-10 and TGF-b (12) e anche protezione dalla risposta infiammatoria allergica delle vie aeree (13). All’origine di queste modifiche immunologiche vi sarebbero complesse interazioni tra i probiotici e le cellule dell’ospite, cioè le cellule epiteliali intestinali (IEC) e le cellule dendritiche (DC). L’avvicinamento tra i probiotici e le DC residenti nella lamina propria potrebbe avvenire nel lumen intestinale, grazie alla protrusione dei prolungamenti dendritici attraverso lo strato di IEC, oppure nella “dome region” del tessuto linfoide associato all’intestino (GALT), dove i probiotici sarebbero trasferiti attraverso cellule epiteliali specializzate (cellule M). Il contatto avverrebbe mediante molecole esposte sulle superfici cellulari, come i Pattern Molecolari Associati ai Microorganismi (MAMP) e i Toll-like receptors (TLR) e DC-SIGN delle DC; il legame tra ligando e recettore induce le DC a maturare e a produrre due possibili tipi alternativi di citochine, IL-12 oppure IL-10 e TGF-β, fondamentali per la polarizzazione delle cellule naïve T CD4+ (TH0) rispettivamente verso cellule TH1 o Treg (14) (Figura 1). Questi dati giustificano lo studio in vitro e in vivo di nuovi ceppi di latto- 15 aggiornamenti Tabella 1 Effetti di diversi ceppi probiotici nei meccanismi delle patologie allergiche in modelli sperimentali Ceppo probiotico Effetto studiato Risultato Bfdbm lactis/bifidum; Lctbs acidophilus; Bfdbm bifidum/infantis; Lctbs lactis; Bfdbm longum; Lactobacillus plantarum; Bfdbm bifidum (più potente polarizzatore DC) Bilancio Th1/Th ▼ Lctbs rhamnosus GG (LGG) Lctbs casei Bfdbm bifidum Bilancio Th1/Th2 ▲ Lctbs reuteri/casei Attivazione MD-DC ▲ Produzione IgE ▼ Bfdbm Attivazione DC in neonati ▲ Lctbs rhamnosus Modulazione della funzione delle DC ▲ Bfdbm bifidum/infantis; Lctbs salivarius Attivazione TLR-2 ▲ Lctbs reuteri Attivazione TLR-9 ▲ Bfdbm bifidum; Lctbs acidophilus Produzione TGF-β ▲ Lactobacillus plantarum Inibizione risposte specifiche delle cellule T ▲ Bfdbm lactis/bifidum; Lctbs acidophilus; Bfdbm longum; Bfdbm lactis Bb-12; LGG; Bfdbm bifidum; Lctbs acidophilus ▲ : aumento dei sintomi o effetti negativi; ▼: diminuzione dei sintomi o effetti positivi; Bfdbm: Bifidobacterium; Lctbs: Lactobacillus; LGG: Lctbs rhamnosus GG; Th1: T helper type 1; IL: interleuchina; TGF: transforming growth factor; IFN: interferone. Tratto da: Ozdemir O- Various effects of different probiotic strains in allergic disorders: an update from laboratory and clinical data. Clin Exp Immunol. 2010;160(3):295-304. 16 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 bacilli che possano migliorare l’efficacia terapeutica dei vaccini antiallergici per la ITS. I lattobacilli possiedono proprietà immunomodulanti che coinvolgono cellule T effettrici e regolatorie anche nell’uomo; nonostante ciò, l’applicazione clinica dei lattobacilli nelle malattie allergiche è ancora controversa. Infatti, alcuni trials clinici hanno dimostrato che la somministrazione di lattobacilli previene l’insorgenza di malattie allergiche nella prima infanzia (15-17), ma altri studi non hanno riscontrato alcun effetto o solo effetti a breve termine (17,18). Alcuni studi clinici in adulti affetti da dermatite atopica o rinite allergica, i lattobacilli hanno prodotto una modulazione della risposta immunitaria (19,20) e, in uno di questi, anche riduzione dei sintomi nasali (20); invece, essi si sono rivelati inefficaci nell’asma allergica (21). Anche in pazienti con rinite allergica trattati con lattobacilli non è stato osservato alcun miglioramento dei sintomi, sebbene si fosse manifestato un chiaro spostamento TH2-TH1 e l’induzione di Treg (22). E’ possibile che l’assenza di remissione clinica sia dovuta al fatto che i probiotici evocano risposte immunologiche che sono indipendenti dall’allergene e, quindi, non specifiche per esso. Ciò potrebbe limitare l’efficacia clinica durevole del trattamento, per l’ottenimento del quale è fondamentale la tolleranza immunologica che viene instaurata da cellule Treg specifiche per l’antigene (23). E’ stato quindi ipotizzato che l’effetto immunomodulante dei probiotici potesse essere reso specifico e più po- aggiornamenti tente mediante somministrazione congiunta con l’allergene. E’ possibile però che una semplice associazione vaccinoprobiotico possa non risultare efficace a seguito della degradazione enzimatica cui è esposto l’allergene somministrato oralmente, che finora ha reso inefficace qualsiasi approccio di ITS con questa modalità. In questo caso, l’associazione del probiotico con un allergoide, piuttosto che con allergene, potrebbe risultare più adatta. A sostegno di questo concetto, in un nostro studio precedente, abbiamo dimostrato che l’efficacia della ITS basata su allergoide Amb a 1 di Ambrosia è potenziato dalla co-somministrazione del lattobacillo Lactobacillus paracasei Lp6 (24). Un’altra opportunità per lo sviluppo di un vaccino antiallergico più sicuro ed efficace, da poter somministrare per via orale, è data dai probiotici ricombinanti producenti l’allergene. Figura 1 Interazioni dei batteri probiotici con il GALT Tratta da Latvala S, Miettinen M, Kekkonen RA, et al.- Lactobacillus rhamnosus GG and Streptococcus thermophilus induce suppressor of cytokine signalling 3 (SOCS3) gene expression directly and indirectly via interleukin-10 in human primary macrophages. Clin Exp Immunol. 2011;165(1):94-103. i probiotici ricombinanti I probiotici sono microorganismi che possono essere modificati (trasformati) per produrre al loro interno o in forma secreta proteine esogene, per ottenere probiotici ricombinanti. I probiotici ricombinanti esprimenti allergeni potrebbero rappresentare vaccini innovativi con caratteristiche di efficacia potenziate o potenziabili per l’applicazione in protocolli di ITS. Grazie alla tecnologia del DNA ricombinante e dell’ingegneria genetica, oggi è possibile produrre grandi quantità di proteine pure e in forma nativa o muta- ta, inclusi gli allergeni utilizzando come “incubatori” naturali per la produzione microorganismi quali batteri, anche quelli probiotici. Mediante questa tecnologia una qualunque sequenza di DNA può essere inserita, per esempio, all’interno di un vettore di espressione batterico che viene a sua volta introdotto nel batterio che lo trascrive e traduce in catena polipeptidica all’interno della sua cellula o la secerne nel mezzo di coltura. Inoltre, mediante la mutagenesi sito-specifica, è possibile modificare in modo mirato tratti della sequenza del gene per ottenere proteine con attività modificate. Nel caso degli allergeni, è possibile ottenere molecole ipoallergeniche che mantengano la loro immunogenicità. Un probiotico ricombinante esprimente un allergene potrebbe essere utilmente impiegato come vaccino antiallergico, con aspetti innovativi rispetto alle terapie convenzionali e all’uso del solo probiotico o della associazione probiotico e allergene perché: (i) potrebbe essere agevolmente somministrato in modo non invasivo, per via orale, (ii) la cellula probiotica proteggerebbe l’allergene dalla degradazione proteolitica e lo rilascereb- Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 17 aggiornamenti Tabella 2 Panoramica degli studi sui probiotici ricombinanti nell’allergia sperimentale Protocollo Probiotico Allergene Sito di Modello di Effetti immunologici ricombinante vaccinazione sensibilizzazione (e sintomatologici) allergica Riferimenti bibliografici ↓ IgE specifiche ↑ IgG2a specifiche ↑ IFN-γ Effetti correlano con livelli di BLG espressa da L. lactis (Ref. 25) Lactobacillus Bet v 1 Intranasale Topi BALB/c plantarum; Lactococcus lactis ↓ IgE specifiche ↑ IgG2a specifiche ↓ IgG1/IgG2a ↓ Eo in BALF e ↓ IL-5 in BALF ↑ sIgA specifiche in polmone e intestino (Ref. 26) PROFILASSI IN TOPI ADULTI Lactococcus BLG Intragastrica Topi BALB/c lactis Lactococcus OVA Intragastrica Topi BALB/c ↓ risposta locale e sistemica; lactis (TCR specifico ↑ linfociti T CD4(+)CD25(-); per OVA) ↑ IL-10 ↓ IFN-γ in splenociti riattivati in vitro; ↑ Foxp3 e CTLA-4 in Treg (Ref. 27) ↑ IgG2a specifiche ↓ Eo in BALF e ↓ IL-5 in BALF (Ref. 28) Lactobacillus Bet v 1 Colonizzazione Topi BALB/c plantarum delle madri (madri NCIMB8826 in gestazione) Nei neonati Pre sensibilizzazione: profilo Th1 (IFN-g da splenociti stimolati in vitro con Ag). Post sensibilizzazione: ↓ IL-4 e IL-5 in cellule SP and MLN riattivate in vitro con Bet v 1; ↓ IgE, IgG1, IgG2a specifiche nel siero; ↑ Foxp3 mRNA in splenociti (Ref. 29) Lactobacillus Bet v 1 Orale Topi BALB/c paracasei (madri in gestazione NCC 2461 o lattazione) Nei neonati: ↓ Eo nei polmoni; ↓ IL-5 nel BAL, polmoni e linfonodi mediastinici in vitro;= IgE, IgG; ↓ IL-4 e IL-5 in splenociti riattivati in vitro con Bet v 1 o ConA; ↑ Foxp3 mRNA polmone; ↑ TGF-β nel siero; ↓ infiammazione peribronchiale e muco (Ref. 30) ↓ IFN-γ (non specifica) ↓ IL-5 (specifica) (Ref. 31) TERAPIA IN TOPI ADULTI PROFILASSI PRENATALE E NEONATALE Lactobacillus Der p 1 Intranasale Topi BALB/c plantarum; Lactobacillus Der p 1 Mucosale Topi C57BL/6 J plantarum(peptide) Lactobacillus Der p 5 Orale Topi ↓ IgE specifiche acidophilusBALB/c ↑ IgG specifiche ?? ↓ Eo in BALF e ↓ Risposta ipereattiva delle vie respiratorie (AHR) Lactococcus Beta- Intranasale Topi BALB/c lactis lattoglobulina bovina (BLG) 18 ↓ IgG1 in BAL; ↓ IL-4 ↑ IFN-γ in splenociti riattivati in vitro; ↓ risposta locale a challenge nasale Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 (Ref. 32) (Ref. 33) aggiornamenti legenda Tabella 2 BAL lavaggio broncoalveolare Der p 5 Dermatophagoides pteronyssinus group-5 allergen BLG beta-lactoglobulina bovina OVA ovalbumina Bet v 1 allergene maggiore del polline di Betulla ConA Concanavalina A TCR T-cell receptor Cry j 1 allergene maggiore del polline di cedro giapponese Der p 1 epitopo T immunodominante del D. pteronyssinus be in situ, (iii) e quindi consentirebbe di veicolare l’allergene nei distretti immunologici dove si sviluppa la tolleranza immunologica, i linfonodi mesenterici e le placche del Peyer dove (iii) insieme al probiotico potrebbe esercitare la sua azione immunomodulante in modo favorevole e specifico (Figura 1). Un aspetto molto interessante di questo tipo di approccio è la possibilità di ottenere, grazie all’accumulo dell’allergene all’interno della cellula del probiotico, alte concentrazioni locali di allergene che potrebbero rendere il vaccino efficace a dosi cumulative di allergene più basse, con riduzione del rischio di effetti secondari di tipo anafilattico. Fino ad oggi solo un numero limitato di studi riportano lo sviluppo di strategie di SIT basate sull’uso di batteri ricombinanti esprimenti l’allergene (25-33), e nessuno di questi è stato ancora traslato all’uomo. Gli studi pre-clinici in modelli murini di allergia dimostrano i probiotici ricom- binanti presi in esame sono in grado di contrastare il processo di sensibilizzazione allergica con le opportune modifiche immunologiche, sia in topi neonati che adulti, quando il trattamento è somministrato come profilassi. Però, negli studi riguardanti i topi maturi non sono forniti dati circa l’induzione di Treg e la risposta infiammatoria locale dopo challenge respiratorio. Invece, i due studi sui neonati rilevano anche l’aumento di Foxp3, il fattore di trascrizione che identifica specificamente cellule Treg e, nella prole di madri trattate durante la gestazione e la lattazione, anche riduzione della reattività bronchiale. In questi due casi però, fenomeno di tolleranza coinvolga, l’educazione del sistema immunitario nel corso della sua maturazione, con effetti sull’immunità innata e sulle cellule Treg naturali (che non Figura 2 Il lattobacillo probiotico Streptococcus thermophilus sono antigene specifiche, ma che potrebbero avere un effetto aspecifico anche su risposte verso uno specifico allergene), un processo molto diverso da quello che deve instaurarsi in soggetti adulti già sensibilizzati che richiede l’intervento dell’immunità adattativa e delle cellule T regolatorie inducibili e specifiche per l’allergene. Infine, in topi adulti già sensibilizzati l’uso dei probiotici ricombinanti somministrato secondo una modalità terapeutica è associato, in due studi su tre, alla riduzione dei sintomi dell’infiammazione allergica, ma non è chiarito il coinvolgimento delle cellule T regolatorie nell’effetto osservato (Tabella 2). Gli studi preclinici appena descritti confermano l’effetto adiuvante dei probiotici ricombinanti nella prevenzione e nella terapia delle allergie, ma non chiariscono se essi siano degli strumenti vaccinali validi in grado di stimolare la tolleranza immunologia mediata da Treg duratura verso l’allergene. Per questo motivo, recentemente, anche il nostro gruppo ha svolto uno studio in vivo utilizzando un ceppo probiotico dalle caratteristiche peculiari, non trascurando di valutare la risposta Treg e la risposta a livello polmonare. il nostro studio con un lattobacillo ricombinante M/E (fattore di ingrandimento: 1000x). Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 Per questo motivo, recentemente, anche il nostro gruppo ha svolto uno studio in vivo utilizzando un ceppo probiotico dalle caratteristiche peculiari, non trascurando di valutare la risposta Treg e la risposta a livello polmonare. In partico- 19 aggiornamenti Effetti desensibilizzanti del probiotico ricombinante rBet v 1 Tabella 3 Siero Gruppo Trattamento Naïve nessunonessuno Splenociti in vitro (risposta specifica verso rBet v 1) Milza Polmoni IgE Anti-rBet v 1 IgG2a Anti-rBet v 1 IgE/IgG2a IL-4 IL-10 IFN-γ TregEo + - + + + ++ ++ - Sensibilizzati 3x i.p. nessuno ++++ - ++++ ++++ + ++ ++ +++ Probiotico 3x i.p. 15x i.g. ++++ + ++++ +++++ ++ ++ ++ ++ Probiotico 3x i.p. ricombinante esprimente rBet v 1 15x i.g. ++ ++ ++ ++ +++++ ++++ +++ + 15 x i.g. ++++ + +++ ++++ ++ ++++ ++ ++ Probiotico + rBet v 1 3x i.p. lare nello studio è stato utilizzato come sistema di trasporto e rilascio dell’allergene ricombinante Bet v 1, un ceppo del batterio Streptococcus thermophilus (ST) (Figura 2), un lattobacillo omofermentativo che rappresenta il più importante starter (innesco) termofilico dei prodotti caseari usato nella produzione di yogurt e formaggi ed è quindi abitualmente introdotto nel nostro organismo con l’ingestione di tali alimenti. La scelta del ceppo ST è stata dettata da una serie di considerazioni: a) abbondante presenza di peptidoglicani nella parete cellulare e, in aggiunta come un batterio gram-positivo, possiede un rivestimento di acidi (lipo)teicoici, noti per esprimere attività immunomodulatrici. b) carattere autolitico in virtu’ del fatto che contiene un batteriofago lisogeno che esprime un enzima in grado di degradare la parete batterica; questo fa sì che una volta che il lattobacillo ST arriva nell’intestino tenue si verifica la sua completa lisi, con conseguente liberazione delle molecole in esso contenute. c) è un sistema procariotico di espressione adatto ad integrare stabilmente ed esprimere geni estranei. Si può quindi ipotizzare che l’impiego in campo allergologico di un lattobacillo ST ricombinante funzioni come un sistema di trasporto e “dosatore” dell’ allergene a livello del tessuto linfoide associato all’intestino tenue (GALT), dove potrebbe esprimere il suo potenziale effetto immunomodulatore e inibire la risposta allergica. Il fatto di usare nella “costruzione” del probiotico ricombinante un ceppo di lattobacillo che non sia in grado di riprodursi in virtù del suo carattere autolitico e quindi di colonizzare l’intestino con il conseguente rischio di trasferimento di antibioticoresistenza, renderebbe lo stesso partico- 20 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 larmente sicuro e adatto ad un impiego terapeutico nell’uomo. Nello studio si è provveduto inizialmente a generare un ceppo di Streptococcus termophilus in grado di esprimere stabilmente il Bet v 1, l’allergene maggiore del polline di Betula verrucosa e successivamente a verificarne il suo eventuale effetto adiuvante e/o terapeutico in topi Balb/c resi IgEresponsive verso lo stesso Bet v 1, somministrandolo per via orale secondo un protocollo di immunoterapia. Il livello di immunomodulazione e l’efficacia terapeutica del probiotico ricombinante ST[rBet v 1] è stato verificato e confrontato con gli effetti del solo ST e della associazione di ST+rBet v 1, misurando vari parametri immunologici ed istopatologici (citochine nel siero e prodotte da cellule del sistema immunitario in vitro, cellule Treg, cellule e citochine dell’infiammazione allergica nel tessuto polmonare). aggiornamenti I risultati dello studio, come riassunto nella Tabella 3, hanno dimostrato che il trattamento con il probiotico ricombinante ST[rBet v 1] produce effetti specifici, locali e sistemici quali: (i) riduzione di IgE anti-Bet v 1 nel siero e aumento del rapporto IgE/IgG2a, (ii) riduzione di IL-4 e aumento di IFN-g e IL-10 da parte di splenociti ristimolati in vitro con l’allergene, (iii) riduzione della infiammazione eosinofila dei polmoni dipendente dall’allergene che, nel topo, caratterizza la risposta infiammatoria dell’asma allergica. In confronto al solo probiotico ST e al trattamento associato probiotico e allergene ST+rBet v 1, il ricombinante ha prodotto la risposta IL-10 specifica per l’allergene più elevata. e non trattati. conclusioni Lo studio dimostra che il lattobacillo probiotico Streptococcus thermophilus esprimente l’allergene rBet v 1 somministrato per via orale induce una significativa riduzione della reazione infiammatoria allergica TH2 in topi sensibilizzati, con uno spostamento verso risposte immunitarie specifiche TH1 e Treg. Questi risultati suggeriscono che il probiotico ricombinante autolitico protegga l’allergene dagli enzimi proteolitici del tratto gastro-intestinale e che lo rilasci, immunologicamente attivo, direttamente nell’intestino, dove stimola le cellule immunitarie residenti, determinando la deviazione TH2-TH1 osservata dei pattern di citochine e il differenziamento e proliferazione di cellule Treg specifiche. Quindi, il probiotico ricombinante agisce da veicolo, dispensatore e adiuvante per l’allergene. Quest’ultimo, a sua volta, fornisce specificità alle cellule effettrici e regolatorie evocate per il raggiungimento dell’effetto terapeutico. I risultati del presente studio seppur preliminari rafforzano il concetto che i probiotici ricombinanti possano costituire dei validi candidati per il trattamento di patologie allergiche umane, favorendo probabilmente una migliore aderenza alla terapia sia per la semplicità di somministrazione che per la prevedibile riduzione dei costi di produzione. therapy in allergic volunteers. Clin Exp Allergy. 2001;31:54-60. 5. Veenbergen S, Samsom JN- Maintenance of small intestinal and colonic tolerance by IL10-producing regulatory T cell subsets. Curr Opin Immunol. 2012;24(3):269-276. 6. Artis D- Epithelial-cell recognition of commensal bacteria and maintenance of immune homeostasis in the gut. Nat Rev Immunol. 2008;8(6):411-420. 7. 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Immunologia e Terapie Cellulari Università degli Studi di Firenze Th 17 cells and neutrophilic bronchial asthma Not Allergol 2014; vol. 32: n.1: 23-30. introduzione I linfociti T helper vengono distinti in sottopopolazioni dotate di diverse proprietà funzionali, sulla base del pannello di citochine prodotte: i linfociti T helper di tipo 1 (Th1), caratterizzati dalla produzione di IFN-gamma, sono implicati nell’immunità cellulomediata nei confronti dei patogeni intracellulari oltre che di vari patogeni extracellulari; i linfociti Th2, grazie alla produzione di IL-4, IL-5, IL-9, IL-13, sono coinvolti nella risposta contro gli elminti, i linfociti Th17 infine, caratterizzati dalla produzione di IL-17, coordinano la risposta contro funghi e batteri extracellulari. Queste sottopopolazioni linfocitarie tuttavia sono coinvolte anche nella patogenesi di diversi tipi di patologie infiammatorie. L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica delle basse vie aeree che si presenta con fenotipi clinici diversi. In generale si distingue l’asma di tipo allergico, in cui la risposta Th2 giuoca un ruolo fondamentale, dall’asma non allergica, in cui l’entità e l’eterogeneità della flogosi sono solitamente maggiori. In tale contesto sono spesso coinvolti oltre ai linfociti riassunto Parole chiave e sigle • Linfociti Th17 • Th1 • Th2 • granulociti neutrofili • granulociti eosinofili • asma grave • asma steroido-resistente L’asma bronchiale è una malattia delle vie aeree caratterizzata da infiammazione cronica, iperreattività bronchiale e attacchi dispnoici parossistici ricorrenti con respiro sibilante. Si tratta di un problema rilevante di salute pubblica che interessa oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo, la cui prevalenza è in aumento particolarmente nei paesi occidentali. Si distinguono due forme principali di asma: quella allergica e quella non allergica. Nella prima Il ruolo dei linfociti Th2 nel coordinare la risposta immunitaria e flogistica contro allergeni ambientali innocui, è ormai ben circostanziato. Nella seconda, l’asma non allergica, l’entità e l’eterogeneità della flogosi sono solitamente maggiori: è ormai accettato che in tale forma sono coinvolti, oltre ai linfociti Th2 e ai granulociti eosinofili, anche i linfociti Th17 ed i granulociti neutrofili. Tuttavia di recente è stato dimostrato che probabilmente anche l’asma allergica ha una biologia più complessa di quanto precedentemente ritenuto, infatti in soggetti affetti da tale tipo di asma, sono stati individuati linfociti Th allergene-specifici in grado di produrre contemporaneamente sia citochine Th17 che Th2, definiti TH17/Th2. Tali dati mettono in luce come il tipo di flogosi presente nelle diverse forme di asma è da considerarsi un continuum in cui sia i linfociti Th2 che Th17 al pari dei granulociti eosinofili e neutrofili sono coinvolti, sebbene probabilmente con peso diverso nelle diverse tipologie di asma e verosimilmente in diverse fasi della malattia in uno stesso soggetto. E’ da tenere presente in fine che sia nell’asma grave, solitamente non allergica, che in quella controllata, solitamente allergica, coesistono nell’escreato granulociti eosinofili e neutrofili con differenze piccole, sebbene statisticamente significative su ampie coorti di soggetti, solo riguardo alle conte di granulociti neutrofili. Da tali osservazioni e da vari studi clinici emerge che l’entità della flogosi nel suo complesso di cellule e molecole, più che la sola tipologia dell’infiltrato granulocitario, sia alla base della gravità dell’asma e della resistenza alla terapia steroidea. Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 23 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • Th17 • Th1 • Th2 Lymphocytes • neutrophil granulocytes • eosinophil granulocytes • severe asthma • glucocorticoid-resistant asthma Asthma is an inflammatory disorder of the airways characterized by chronic inflammation, airway hyper-reactivity and recurrent attacks of breathlessness and wheezing. Asthma is a major public health problem, affecting 300 million people worldwide, whose prevalence is continuously increasing , particularly in western countries. Two major types of bronchial asthma have been defined: the allergic and the not allergic one. In the former Th2 cells have a pivotal role, coordinating immune response and flogosis against innocuous environmental allergens. In not allergic asthma the flogosis seems to be more complex and more intense. It is generally accepted that in this type of asthma not only Th2 cells and eosinophil granulocytes, but also Th17 cells and neutrophils are involved. Anyway the picture seems to be more complex than previously thought also in allergic asthma, in fact in the peripheral blood of allergic asthmatic subjects it has been found a new Th allergen-specific cell population, able to produce both Th2 and Th17 cytokines, therefore named Th17/Th2. On the basis of these data it is possible to assess that inflammation in bronchial asthma is a continuum in which both Th2 and Th17 cells, as well as eosinophils and neutrophils granulocytes coexist, even if their contribution to flogosis is probably different in different types of asthma and in different phases of the disease in the same subject. In conclusion the severity of asthma and the resistance to glucocorticoids, depend essentially on the intensity and on the complexity of the flogosis, including both cells and molecules involved, not only the type of granulocytes present at level of sputum. Th2 e ai granulociti eosinofili, anche i linfociti Th17 ed i granulociti neutrofili. Recentemente inoltre sono stati descritti nell’asma bronchiale di tipo allergico linfociti Th caratterizzati dalla produzione contemporanea di IL-4 e IL-17 (definiti Th17/Th2). Tale osservazione rinforza il concetto che il tipo di flogosi presente nelle diverse forme di asma è da considerarsi un continuum in cui sia i linfociti Th2 che Th17 sono coinvolti, sebbene con peso diverso nelle diverse tipologie di asma e probabilmente in diverse fasi della malattia in uno stesso soggetto. In questo contesto la gravità della malattia asmatica e la sua resistenza alla terapia steroidea dipendono sia dalla tipologia delle cellule coinvolte nella risposta infiammatoria che, soprattutto, dall’entità della flogosi stessa. 24 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 il paradigma th1/th2 in fisiologia ed in fisiopatologia I linfociti T CD4+ comprendono sia linfociti T con funzione effettrice (Teff ) che linfociti T regolatori (Treg). I primi sono responsabili della protezione dai patogeni, mentre i secondi sono adibiti alla regolazione della risposta immunitaria quando la stessa divenga dannosa per l’organismo. Nei primi anni ’90 sono stati descritti due tipi di linfociti T helper effettori, denominati T helper di tipo 1 (Th1) e di tipo 2 (Th2) sulla base della tipologia di citochine prodotte (1, 2). I Th1 producono come citochina prototipica IFN-γ, producono inoltre altre citochine in comune con altri fenotipi Th, tra le quali IL-2 e TNFα. I Th1 sono in grado di attivare la risposta macrofagica e inducono la produzione di IgG in grado di opsonizzare e fissare il complemento, e sono implicati nella risposta contro varie tipologie di patogeni, in particolare intracellulari. i linfociti Th2 invece sono caratterizzati dalla produzione di interleuchina(IL)-4, IL-5, IL-9, IL-13 e sono implicati nella risposta contro gli elminti. Entrambi i fenotipi Th possono essere coinvolti nella patogenesi delle malattie immunomediate: i Th1 contribuiscono allo sviluppo delle malattie autoimmuni organo specifiche e di malattie infiammatorie croniche tra cui il morbo di Crohn, la sarcoidosi, oltre ad essere coinvolti nella patogenesi della aterosclerosi. I Th2 giuocano un ruolo centrale nella patogenesi delle malattie atopiche (3). Alcuni anni fa è stato identificato un terzo fenotipo Th, sia nel topo che nell’uomo, che è stato denominato Th17 perché caratterizzato dalla produzione di IL-17 (figura1) (5, 6). aggiornamenti i linfociti th17 L’esistenza della IL-17 ed in particolare la sua produzione da parte di colture di linfociti T CD4+ attivati era nota già oltre 10 anni fa, tuttavia l’identificazione di una sottopopolazione discreta Th caratterizzata dalla produzione di tale citochina è più recente. In realtà esistono cinque isoforme di IL-17: da IL-17A a IL-17F, di queste i linfociti Th17 producono esclusivamente IL17A e IL-17F, queste a loro volta possono trovarsi sotto forma di omodimeri o di eterodimeri A-F. La IL-17 è fortemente, ma indirettamente, coinvolta nel reclutamento dei granulociti neutrofili: il principale bersaglio di tale citochina Figura 1 Th1 sono le cellule tissutali residenti ed i macrofagi tissutali, su tali elementi IL-17 induce la produzione di chemochine tra cui IL-8 (o CXCL-8) che è il principale fattore chemotattico neutrofilo, inoltre induce la produzione di NO che oltre ad avere una azione antibatterica vasodilata i capillari rallentando il flusso ematico e facilitando la diapedesi ed induce infine la produzione di metalloproteasi che degradano la matrice extracellulare facilitando il transito delle cellule della flogosi nel tessuto (8, 9). Inoltre la IL17 è in grado di stimolare la produzione di CSF, mucine e beta defensine (10, 12); sulla base di queste conoscenze e di modelli murini di infezione microbica, si ritiene che i linfociti Th17 siano imI principali fenotipi dei linfociti T helper nell'uomo IFN-γ Th2 IL-4, IL-5, IL-9, IL-13 Th17 IL-17 (IL-17A, IL-17F), IL-22 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 plicati prevalentemente nella difesa da fungi e batteri extracellulari (10, 11). I linfociti Th17 sono in fine caratterizzati dall’espressione del fattore di trascrizione RORC (ortologo del RORγt nel modello murino) e dall’espressione in membrana del recettore per la IL-23 (IL23R), del recettore chemochinico CCR6 e del recettore lectinico CD161, caratteristico anche dei linfociti NK (12, 13, 14). Il gruppo di Immunologia di Firenze ha recentemente dimostrato che i linfociti Th17 originano da un precursore CD4+CD161+ presente nell’uomo a livello del timo e del sangue di cordone ombelicale, in risposta a stimolazione sul TCR in presenza di IL-1β e di IL-23, citochine entrambe secrete da cellule dell’immunità innata e in particolare dalle cellule dendritiche mieloidi (14). Al pari dei linfociti Th1 e Th2, anche i Th17 non sono coinvolti esclusivamente nella difesa contro i patogeni, ma anche nello sviluppo di alcune malattie immunomediate, in particolare malattie infiammatorie croniche ed alcune malattie autoimmuni sistemiche (15). A tale proposito va sottolineato che in un primo momento gran parte della comunità scientifica riteneva che i Th17 fossero alla base della patogenesi si pressoché tutte le condizioni infiammatorie croniche, sostituendo del tutto il ruolo che fino a quel momento era stato riconosciuto ai linfociti Th1 e addirittura conferendo a questi ultimi una funzione regolatoria antiinfiammatoria (16). Tuttavia successivamente una serie di studi condotti su modelli murini di encefalo mielite autoimmune sperimentale, di artrite, di colite, di uveite 25 aggiornamenti autoimmune e di diabete mellito insulino-dipendente ha dimostrato chiaramente il coinvolgimento di entrambi i fenotipi Th1 e Th17 nella patogenesi di detti modelli murini. Più recentemente è stata dimostrata anche nell’uomo non solo la presenza di entrambi i fenotipi Th nel tessuto infiammato di malattie quali morbo di Crohn e artrite idiopatica giovanile, ma anche la capacità dei linfociti Th17 di produrre oltre alla IL17 anche IFN-γ (linfociti Th17/1) e addirittura di differenziarsi verso fenotipi Th caratterizzati dalla sola produzione di IFN-γ, e per tale motivo denominati “linfociti Th1 non classici”. Tali linfociti acquisiscono la capacità di produrre IFN-γ sotto la spinta di citochine proinfiammmatorie quali la IL-12 e mantengono l’espressione di RORC e di CD161 (19). fenotipi di asma bronchiale L’asma bronchiale è una malattia delle vie aeree caratterizzata da infiammazione cronica iperreattività bronchiale e attacchi parossistici ricorrenti di dispnea con presenza di respiro sibilante. Si tratta di un rilevante problema di salute pubblica che affligge oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo, la cui prevalenza è notevolmente aumentata nelle ultime tre decadi particolarmente nei paesi occidentali. E’ ormai ben noto che l’asma bronchiale è una malattia multifattoriale in cui una complesso substrato genetico si combina con vari fattori ambientali (21), dando forma a diversi fenotipi di malattia. 26 Tali fenotipi includono: a l’asma bronchiale allergica, che costituisce la forma più frequente di asma, bl’asma grave steroido-resistente, c l’asma indotta da polluttanti, dda obesità, e da aspirina, f da esercizio fisico (22, 24). Questi diversi fenotipi di malattia non si escludono l’un l’altro, ma anzi possono coesistere aumentando la complessità e la gravità del quadro clinico. L’identificazione dei diversi fenotipi di asma e la conoscenza delle basi cellulari e molecolari alla base della loro patogenesi è essenziale per individuare possibili strategie terapeutiche altamente personalizzate. La “Global Initiative for Asthma” (GINA) del 2005, prevede una classificazione dell’asma sulla base della gravità di malattia e dell’entità del trattamento necessario per il controllo dei sintomi e degli indici di funzione respiratoria. La presentazione clinica tuttavia è in gran parte condizionata dalla natura e dell’entità dell’infiammazione bronchiale la cui conoscenza è una guida essenziale per il corretto trattamento dell’asma bronchiale [48], e sta alla base dello sviluppo di nuove terapie individualizzate. linfociti th2 e th17 nella patogenesi dell’asma bronchiale Il ruolo dei linfociti Th2 nel coordinare la risposta immunitaria contro allergeni ambientali innocui, inducendo e mantenendo la flogosi allergica in corso di asma atopica è ormai ben Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 circostanziato. In particolare IL-4 e IL13 regolano la sintesi di IgE specifiche contro gli allergeni da parte dei linfociti B, la IL-5 induce la proliferazione dei precursori dei granulociti eosinofili a livello midollare ed aumenta la sopravvivenza degli elementi maturi nel tessuto, la IL-9 induce proliferazione dei mastociti (26). Inoltre la IL-9 e la IL13 aumentano la produzione di muco, la IL-4 l’ipertrofia della muscolatura liscia e la fibrosi delle piccole vie aeree, contribuendo al loro rimodellamento. Inoltre altri mediatori solubili quali prostaglandine e chemochine, ampiamente prodotti nel microambiente della flogosi allergica promuovono il reclutamento di linfociti Th2, granuolociti eosinofili e mastociti (27). Come già affermato l’espressione del fenotipo allergico dipende sia da una suscettibilità genetica che da fattori ambientali che sono radicalmente cambianti nelle ultime decadi nei paesi maggiormente industrializzati. A tale proposito vari studi epidemiologici hanno dimostrato che la variazione/riduzione dell’esposizione agli agenti microbici durante la prima infanzia è un fattore cruciale per lo sviluppo delle malattie allergiche in generale (28). Un contributo importante per la comprensione del ruolo dei linfociti Th2 nell’asma bronchiale allergica proviene dai modelli murini: il trasferimento di linfociti Th2 specifici per l’allergene (ovalbumina) induce nel ricevente lo sviluppo di infiammazione delle vie aeree con iperreattività (29), mentre il trasferimento di linfociti Th1 allergene specifici riduce l’infiltrato eosinofilo a livello delle aggiornamenti vie aeree e la produzione di muco (30). Tuttavia l’asma bronchiale è molto più complessa ed eterogenea di quanto si pensasse un tempo ed il paradigma Th2 soddisfa solamente alle forme di asma bronchiale allergica. Nei bronchi dei pazienti affetti da asma bronchiale è nota da tempo la presenza di granulociti neutrofili ed è stata dimostrata più recentemente la produzione di IL-17, particolarmente in quei pazienti affetti dalle forme più gravi di asma. Inoltre le terapie mirate in modo specifico contro i linfociti Th2, spesso non hanno avuto i risultati sperati (31). In sostanza l’asma bronchiale è una malattia eterogenea per presentazione clinica e per gli aspetti patogenetici, in cui oltre ai linfociti Th2 sono coinvolti anche altre sottopopolazioni T helper, come i linfociti Th17, particolarmente nelle forme non atopiche (32). linfociti th17 nell’asma bronchiale Il ruolo della IL-17 nell’asma bronchiale è molto studiato dalla comunità scientifica negli ultimi anni, e sembra essere particolarmente rilevante in quei pazienti asmatici, in cui la flogosi bronchiale non è IgE mediata, come accade nelle forme non allergiche di asma, e in generale nelle riacutizzazioni postinfettive. Dal momento che sono ben noti i legami tra IL-17 e reclutamento tissutale dei granulociti neutrofili, molti studi negli ultimi anni hanno scandagliato il ruolo dei linfociti Th17 nell’asma bronchiale non allergica cosiddetta neutrofila (34). In modelli murini è sta- Figura 2 Linfociti T helper e fenotipi asmatici Adattata da Cosmi et al. Allergy 2011 (41). to evidenziato come i linfociti Th17, in concerto con i Th2, siano in grado di promuovere la flogosi e l’iperreattività bronchiale. Nell’uomo è stata dimostrata l’espressione delle due isoforme linfocitarie di IL-17 (A e F) a livello submucoso nell’asma moderata e grave, con aumento della neutrofilia nell’escreato dei pazienti con le forme più gravi di malattia (35, 36). Inoltre è stato dimostrato che la risposta alla stimolazione aspecifica con metacolina correla positivamente con i livelli di IL-17A nell’escreato (37), in fine polimorfismi della IL-17F che determinano una riduzione della funzione biologica di tale citochina, correlano in- versamente con il rischio di sviluppare asma bronchiale (38). Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 27 identificazione di un nuovo fenotipo linfocitario t helper: i linfociti th17/th2 Recentemente il gruppo della Scuola allergologica fiorentina ha descritto una nuova sottopopolazione T helper in grado di produrre sia IL-17 che IL-4 (39); tali linfociti T sono presenti in frequenza maggiore nel circolo periferico di soggetti asmatici rispetto ai controlli sani di pari età. Inoltre nelle colture linfocitarie ottenute da sogget- aggiornamenti ti asmatici sensibilizzati agli acari della polvere, dopo stimolo in vitro con l’allergene maggiore del Dermatophagoides pteronyssinus, Der p 1, i linfociti Th17/ Th2 sono risultati significativamente arricchiti rispetto alle colture ottenute con stimolo policlonale. Da tali dati emerge che nel circolo dei soggetti asmatici sensibilizzati agli acari della polvere sono presenti linfociti Th17/Th2 specifici per tale allergene, ponendo l’accento sul possibile ruolo di tali cellule nella patogenesi dell’asma bronchiale allergica e non solo nelle forme intrinseche. A tale riguardo, in un modello murino dia asma bronchiale allergico, è stato dimostrato che il trasferimento di linfociti Th17/Th2 specifici per l’allergene induce sia aumentata infiltrazione eosinofila che neutrofila ed una maggiore produzione di muco di quanto non accada dopo trasferimento di linfociti Th17 o Th2 puri, specifici per lo stesso allergene (figura 2) (40). luci ed ombre sul concetto di eosinofilia e neutrofilia nell’asma bronchiale grave Uno studio fondamentale che ha definito nel dettaglio il fenotipo clinico dell’asma grave è stato effettuato dallo “ENFUMOSA Study Group” nel 2003. In particolare in tale studio i soggetti sono stati suddivisi in “asmatici controllati” ossia pazienti in buon controllo clinico e strumentale con la sola terapia inalatoria (n = 158) e pazienti “asmatici gravi” (n = 163) ossia pazienti che necessitano oltre che di un trattamento steroideo inala- 28 torio massimale (almeno 1.600 mcg di beclometasone/die o equivalenti + betaagonista long acting) anche di cicli di terapia steroidea sistemica (42). Dal confronto tra i due gruppi emerge innanzitutto che non ci sono differenze significative in termini di frequenza di granulociti eosinofili nel secreto bronchiale tra i due gruppi essendo dell’ordine del 12% negli asmatici gravi contro il 10% nei soggetti con asma controllata, mentre c’è una differenza significativa, sebbene non spiccata, in termini di neutrofilia: 36% contro 28% rispettivamente. Tenendo conto di quanto detto e del fatto che in entrambi i gruppi le conte di granulociti neutrofili superano abbondantemente quelle degli eosinofili, la definizione di asma “neutrofila” oppure “eosinofila” come due tipi nettamente distinti di asma è da ritenere per certi versi una “overinterpretazione” e probabilmente una eccessiva semplificazione della reale natura dei diversi tipi biologici di asma. In sostanza l’asma grave è definita sulla base di parametri puramente clinici di risposta alla terapia, i cui substrati biologici sono sicuramente ben più complessi rispetto al semplice rapporto tra granulociti neutrofili e eosinofili presenti nel secreto bronchiale. asma bronchiale e steroido resistenza: correlati con tipologia ed entità della flogosi E’ noto che in generale i granulociti eosinofili sono ben più sensibili alla terapia steroidea dei granulociti neutrofili, Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 tuttavia abbiamo visto come nel gruppo di soggetti asmatici gravi rispetto a quello degli asmatici ben controllati dalla terapia (42) non vi siano differenze di eosinofili nell’escreato, sebbene i soggetti con asma grave, per definizione, assumano dosi maggiori di steroidi topici e facciano maggiore ricorso a steroidi per via sistemica. Il motivo della steroidoresistenza è determinato principalmente dal rapporto tra due diverse forme di recettore per i glucocorticoidi (GCS): GR(glucocorticoid receptor)-α e GR-β. La prima isoforma, traslocando nel nucleo cellulare dopo il legame con i GCS, è responsabile degli effetti antiinfiammatori dei GCS, mentre la seconda forma, definita “dominant negative” impedisce l’azione dei GCS (43). L’espressione di alti livelli di GR-β è costitutiva in alcuni tipi cellulari, ma è anche indotta da citochine proinfiammatorie come il TNF-α e la IL-17 e da citochine Th2 quali IL-4 e IL-13. Tuttavia dosi elevate di steroidi possono ripristinare un rapporto favorevole tra GR-α e GR-β, permettendo di sbloccare il fenomeno della steroid-resistenza (44). Tale concetto già accettato nel campo delle malattie autoimmuni e infiammatorie croniche, è valido anche nell’asma bronchiale, dove Brinke A e colleghi ha dimostrato in uno studio randomizzato e controllato che in soggetti affetti da asma grave steroido resistente (assunzione di almeno 1.600 mcg di beclometasone/die o equivalenti + betaagonista long acting per via inalatoria associato anche trattamento steroideo cronico per via orale o a ciclici di steroidi per os a dosi medie-elevate) presentavano una risposta significativa allo steroide a aggiornamenti dosi elevate per via sistemica (triamcinolone 120 mg i.m.) rispetto ai soggetti del gruppo di controllo (45). In particolare nei soggetti trattati è stata apprezzata una risposta significativa in termini di FEV1, di ricorso a trattamenti “di salvataggio” ed in termini di riduzione delle conte di granulociti eosinofili nel secreto bronchiale. Da notare che in questi pazienti la frequenza di granulociti neutrofili nell’escreato non ha subito alcuna riduzione dopo il trattamento con triamcinolone. conclusioni La flogosi presente nei diversi fenotipi di asma vede coinvolti sia i linfociti Th2 che Th17, sia i granulociti eosinofili che neutrofili, sia pure con peso diverso. Questi tipi cellulari inoltre possono essere coinvolti in misura maggiore o minore in diverse fasi della malattia anche in uno stesso soggetto, in quanto dipendono non solo dal substrato genetico ma anche dagli stimoli ambientali incontrati. In conclusione la differenza in termini di frequenze relative tra i diversi tipi T helper e ancor più tra granulociti eosinofili e neutrofili nei diversi fenotipi di asma, sebbene presente, non è così elevata come solitamente viene ritenuto; ne segue che la gravità dell’asma e la resistenza alla terapia steroidea è probabilmente più legata alla quantità che alla qualità dell’infiltrato cellulare, oltre che alla tipologia ed entità dei numerosi mediatori molecolari coinvolti. brain. Nature 2003; 421:744-748. 7. Yao Z, Fanslow WC, Seldin MF, et al. - Herpesvirus Saimiri encodes a new cytokine, IL-17, which binds to a novel cytokine receptor. Immunity 1995;3: 811-821. 8. Pelletier M, Maggi L, Micheletti A, et al. - Evidence for a cross-talk between human neutrophils and Th17 cells. Blood 2010;115: 335-343. 9. Ouyang W, Koli JK, Zheng Y - The biological functions of T helper 17 cell effector cytokines in inflammation. 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Requisiti per la partecipazione al concorso Possono partecipare al concorso i laureati in medicina e chirurgia. Modalità e termini di partecipazione Il lavoro, pertinente l’Allergoide Monomerico Carbamilato o il Trattamento Iposensibilizzante Orale per le allergie da Nichel, identificato da un breve titolo, sarà un testo strutturato in razionale, obiettivo dello studio, materiali e metodi, risultati, conclusioni e bibliografia. Le immagini saranno in formato jpg. L’elaborato in forma anonima dovrà essere in italiano, stampato su carta formato A4 e salvato su supporto magnetico in formato testo Microsoft Word. Al lavoro dovranno essere allegati i dati anagrafici dell’autore, luogo e data di nascita, domicilio fiscale, recapito eletto ai fini del concorso, codice fiscale, copia del diploma di laurea. Il plico, contenente l’elaborato e i documenti, dovrà essere consegnato o spedito a: Commissione Scientifica giudicatrice ed esito del concorso La Commissione Scientifica sarà composta da R. Asero, M. Di Gioacchino e G.Mistrello. Il giudizio della Commissione Scientifica giudicatrice è definitivo ed inappellabile. Criteri di valutazione per la Commissione: originalità, rilevanza scientifica, metodologia, analisi, chiarezza, bibliografia (punteggio 1-10). La Commissione Scientifica giudicatrice esprimerà la propria valutazione entro marzo 2016. Premiazione La cerimonia di premiazione si terrà in occasione di un evento scientifico. Segreteria Concorso “Premio Paolo Falagiani”, Lofarma S.p.A., Viale Cassala 40, 20143 Milano Altre informazioni L'elaborato premiato potrà essere pubblicato su riviste specializzate. Gli autori manterranno la proprietà intellettuale dei lavori realizzati. La partecipazione al concorso implica l’accettazione incondizionata di tutte le clausole del presente bando. e dovrà pervenire entro dicembre 2015. Gli aspiranti si rendono garanti dell’originalità delle opere presentate al concorso e del possesso dei requisiti per la partecipazione. Il bando del premio può essere consultato anche su: www.lofarma.it Ulteriori informazioni possono essere richieste a: [email protected] Informativa D.Lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) Ai sensi di quanto disposto dall’art. 13 Vi informiamo che: 1. i Suoi dati, sono raccolti nelle nostre banche dati e sono oggetto di trattamento elettronico e cartacei rispetto della normativa sopra richiamata e degli obblighi di riservatezza. Tale trattamento ha come finalità quelle amministrative e contabili. Decaduta la finalità verranno distrutti. 2. Facciamo presente che il conferimento dei Suoi dati, pur essendo facoltativo, risulta necessario per l’esecuzione del rapporto in corso. 3. I dati sono trattati da operatori interni dell’Ufficio Scientifico, dell’Ufficio Amministrativo e dell’Ufficio Marketing, appositamente incaricati, autorizzati allo scopo ed istruiti sulle regole da seguire al fine di garantire elevati livelli di riservatezza. I dati sono comunicati agli Enti di competenza per assolvere gli obblighi di legge. Non ci sarà alcuna diffusione all'esterno. 4. Per avere ulteriori delucidazioni su quanto riferito e per esercitare i diritti di accesso, rettifica, opposizione al trattamento e per gli altri diritti di cui all'art. 7, Lei si potrà rivolgere a Lofarma S.p.A. referente Privacy all'indirizzo della Società indicato nel presente modulo. 5. Il titolare del trattamento è la Società nel suo complesso. Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 31 aggiornamenti Allergia all’Ambrosia: novità dalla Third International Ragweed Conference Maira Bonini ASL Milano 1 Dipartimento di Prevenzione Pubblica UOC Sanità Pubblica UOS Ambienti di Vita Parabiago (Milano) 3rd IRC: news about ragweed allergy. Not Allergol 2014; vol. 32: n.1: 32-34. Il 3 e 4 Aprile 2014, si sono tenuti a Rho (Mi) due eventi dedicati all’Ambrosia: uno internazionale, la “Third International Ragweed Conference” (3° Conferenza Internazionale Ambrosia, 3rd-IRC) ed il Convegno abbinato “Ambrosia day 2014 - Allergia all’Ambrosia: 15 anni di prevenzione”. Entrambi gli eventi, accreditati ECM, sono stati organizzati dall’ASL Milano1, in sinergia con l’International Ragweed Society (IRS) e con il supporto dell’Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA), dell’Università Milano Bicocca e del Parco del Ticino. Le due giornata scientifiche sono state patrocinate da autorevoli società scientifiche: l’International Association of Aerobiology (IAA) e l’European Aerobiology Society (EAS). Durante entrambi i simposi si anche celebrata la “Giornata Nazionale del Polline” (G.N.P.®) promossa dall’Associazione Italiana di Aerobiologia (A.I.A.), che ogni anno, a partire dal 2007, vuole presentare gli argomenti riguardanti la qualità biologica dell’aria ed i fattori di rischio per la salute dei soggetti allergici a cittadini, decisori politici, organizzazioni sanitarie, amministrazioni locali ed ai media. La scelta di organizzazione la Conferenza Internazionale in questa sede è stata fortemente connessa al particolare contesto territoriale che caratterizza l’area in cui si trova. La zona nord-ovest della Provincia di Milano (coincidente sostanzialmente con il territorio dell’ASL Milano 1) rappresenta infatti una delle aree più inquinate da polline di Ambrosia in Europa e le persone che vivono in questa parte della Pianura Padana conoscono bene i problemi di salute dovuti alla grande diffusione di questa pianta altamente allergenica. La Conferenza si è focalizzata sugli effetti nocivi causati dal polline di Ambrosia in Europa e nel mondo. Sono stati trattati argomenti di ricerca di base uniti a considerazioni pratiche nei campi della genetica, dell’aerobiologia e della meteorologia, della salute dell’uomo e degli animali e dei problemi di sanità pubblica. Sono stati inoltre affrontati aspetti 32 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 riguardanti l’ecologia e il management, insieme a studi di laboratorio, studi pilota e modelli per nuovi ed innovativi approcci, inclusa la lotta biologica. Hanno partecipato rappresentanti di venti diversi Paesi europei ed extra europei, per un totale di circa sessanta contributi scientifici, organizzati in sei diverse sessioni: “Ecological and Management aspects of ragweed”, “Aerobiology and meteorological aspects of ragweed pollen movement”, “Clinical aspects and genetic/environmental factors influencing ragweed pollen allergenicity”, “Veterinary aspects”, “Ragweed pollen allergy: public health issues” ed infine la “Poster session”. Ogni sessione ha previsto una “Main Lecture” e cinque o sei relazioni. La sessione poster, organizzata secondo i medesimi topics delle prime cinque sessioni, ha visto la presentazione di circa 30 poster. Nella sessione dedicata agli aspetti ecologici e al management, è stato posto l’accento su come i le piante di Ambrosia trovino il proprio habitat in situazio- aggiornamenti ni diverse, sia in termini di vegetazione che di tipo di suolo. Possono essere usati diversi strumenti di management (chimici, biologici, coltivazioni del suolo), ma il problema principale è quello di trovare, in base allo stadio di sviluppo della pianta, il metodo che meglio si adatta all’habitat in cui essa si trova (es. banchine stradali, rive dei fiumi, campi, aree urbane, etc) per poter aumentare le possibilità di successo. Spesso, anche nel caso si usino erbicidi, è difficile conseguire contemporaneamente i due obiettivi, cioè la riduzione della produzione di semi e di polline, con un solo trattamento. In generale, qualsiasi metodo si scelga, l’alta adattabilità della pianta e la difficoltà di gestire simultaneamente la produzione di pollini e di semi sono i due fattori ampiamente responsabili della sua diffusione. Pertanto, solo un management di tipo preventivo è efficace per controllare la sua diffusione prima che si crei una vera e propria banca di semi nel suolo e per prevenire la diffusione fin dagli esordi, è necessaria l’adozione di un pool di più azioni efficaci di management. Senza dimenticare che, in generale, il management richiede un tipo di lavoro a lungo termine, anche in quei contesti dove il controllo dell’Ambrosia non è ancora una priorità. Nella sessione dedicata all’aerobiologia, ampio spazio è stato dato a protocolli e modelli previsionali. I primi permettono di valutare l’impatto sulla salute dovuto all’esposizione ai pollini di Ambrosia, come ad es. il modello francese basato su un “clinical index” calcolato durante la stagione pol- linica grazie a una rete di medici, oppure il sistema PHD (Patient’s Hayfever Diary), messo a punto dalla EAN (European Aerobiology Network) e adottato da alcuni Paesi europei, che permette di raccogliere e registrare i sintomi direttamente dai pazienti e di calcolare quindi uno “score symptom”. Questi due parametri (“clinical index” e “score symptom”) permettono di definire sia livelli individuali di sensibilità dei pazienti, che livelli medi di impatto sulla salute a seguito dell’esposizione ai pollini di Ambrosia in una certa area. Tra i modelli previsionali, si segnala COSMO-ART, adottato da Germania, Svizzera e Italia (in particolare in Italia è stato adottato dalla Associazione Italiana di Aerobiologia). Il modello descrive l’emissione del polline e i processi di dispersione e sedimentazione. Il dominio del modello copre il territorio dell’Europa Centrale e del Sud, con una risoluzione spaziale di 7 Km. Durante la stagione pollinica, grazie all’attività di MeteoSwiss, vengono calcolate le concentrazioni orarie dei pollini di ambrosia, betulla e graminacee con aggiornamenti giornalieri che permettono di fare previsioni di 72 ore e di produrre le relative mappe previsionali. Per l’Italia, le mappe sono consultabili sul sito internet dell’AIA (www.ilpolline.it). Sempre nella sessione dedicata all’aerobiologia è stato descritto l’andamento della stagione pollinica dell’Ambrosia nel 2013, caratterizzato in tutta Europa da una situazione favorevole per i soggetti allergici: la germinazione è iniziata due o tre settimane più tardi del solito e lo sviluppo della pianta è stato tardivo. In generale in Europa la pollinazione è avvenuta dai tre ai dieci giorni più tardi e alla fine della stagione molte piante Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 33 aggiornamenti sono seccate senza produrre polline. Questa situazione è stata ancora più favorevole in alcune zone della Pianura Padana e in particolare nella zona nord ovest della Provincia di Milano, dove proprio nell’estate del 2013 è stata osservata nei campi di ambrosia una massiccia presenza del coleottero Ophraella communa LeSage. Questo coleottero si ciba preferenzialmente delle foglie di piante di Ambrosia provocandone il disseccamento e la morte e impedendone di fatto la pollinazione. Contemporaneamente le tre stazioni di monitoraggio aerobiologico dell’ASL Mi1, ubicate in questa zona nelle immediate vicinanze dei campi, hanno rilevato una notevole diminuzione delle concentrazioni di polline aerodisperso di Ambrosia, in misura molto maggiore di quanto rilevato nel resto d’Europa. I risultati preliminari dello studio presentato dal team aerobiologico dell’ASL in collaborazione con colleghi di altri Paesi europei, hanno evidenziato che in questa zona le condizioni metereologiche del 2013 non sono sufficienti a spiegare la notevole diminuzione delle concentrazioni di polline aerodisperso di Ambrosia rilevate e che molto probabilmente questa drastica diminuzione è dovuta alla massiccia presenza di O. communa, anche se sono necessari sudi a più lungo termine per valutare più puntualmente altri fattori che possono aver contribuito, come ad esempio i cambiamenti dell’utilizzo del suolo e le pratiche di management adottate nella zone a seguito della regolamentazione regionale sin dal 1999. Il Convegno italiano “Ambrosia day 2014”, aperto anche agli Amministra- tori Locali, ai portatori di interesse, agli operatori delle ASL e delle Aziende Ospedaliere, ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di Famiglia, ha rappresentato un momento utile per definire il punto della situazione a distanza di 15 anni dal primo provvedimento regionale inerente la prevenzione dell'allergia all'Ambrosia, sia alla luce degli ultimi sviluppi in ambito clinico-diagnostico, che degli strumenti preventivi ad oggi disponibili e dei risultati e delle prospettive derivanti dai progetti europei. Sono intervenuti dieci relatori, italiani e stranieri, e vi sono state due tavole rotonde, una di carattere medico, dedicata alla questione dell’interpretazione della doppia positività Ambrosia-Artemisia ed una dedicata alla prevenzione del futuro, il tutto organizzato in quattro sessioni. Un approfondimento è stato dedicato ad O. communa, che potrebbe candidarsi per la lotta biologica all’Ambrosia, e agli studi che verranno effettuati a partire dall’estate del 2014 dall’ASL Mi1 e dai ricercatori della COST ACTION dell’Unione Europea “SMARTER” (Sustainable Management of Ambrosia artemisiifolia in Europe). Per quanto riguarda la prevenzione, è risultata positiva la strategia di prevenzione primaria improntata alla flessibilità e all’integrazione degli strumenti a disposizione, sviluppata in questi anni dall’ASL Mi1. Strategia che, oltre agli studi sperimentali condotti per verificare l’efficienza e la fattibilità di diversi metodi di contenimento dell’Ambrosia, prevede il controllo del territorio, attraverso il monitoraggio aerobiologico e la vigilanza delle aree infestate, la col- 34 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 laborazione e la consulenza ai Comuni e gli interventi di informazione ed educazione sanitaria della popolazione, questi ultimi fondamentali per rendere accettabili gli interventi di contenimento dell’infestante proposti. Non è possibile in questa sede affrontare tutte le tematiche discusse nelle varie sessioni, ma ricordiamo che gli atti dei due eventi sono stati pubblicati nel volume X, n. 2/2014 dell’European Journal of Aerobiology and Environmental Medicine (GEA) e saranno a breve consultabili sia sul sito internet dell’ “International Ragweed Society” (http://www. internationalragweedsociety.org), che su quello dell’Associazione Italiana di Aerobiologia (www.ilpolline.it). conclusioni Possiamo concludere ricordando come la collaborazione internazionale rappresenti un strumento essenziale per lo sviluppo di ricerca, educazione, informazione e legislazione e in tal senso sia la “3 rd IRC” che l’ “Ambrosia day” hanno costituito una buona opportunità per condividere conoscenze ed esperienze e per gettare le basi per nuove collaborazioni e ricerche. ▼ da non perdere la recensione a pagina 42: Ophraella communa e lotta all’ambrosia recensioni Eterogeneità della risposta IgE alla noce e alla nocciola Heterogenity of IgE response to walnut and hazelnut in Italian allergic patients. Asero R, Arena A, Cervone M, Crivellaro M, Lodi RF, Longo R, Macchia D, Manzotti G, Minale P, Murzilli F, Polillo BR, Pravettoni V, Ridolo E, Savi E, Villalta D, Amato S, Mistrello G. Eur Ann Allergy Clin Immunol 2013;45(5):160-166. N oci e nocciole rappresentano gli esempi di tree nuts più comunemente consumati nel mondo. L’allergia a questi due alimenti non è poi così rara; va però sottolineato che in diversi casi questa forma di allergia si manifesta in soggetti primariamente allergici al polline di Betulla ovvero a pan-allergeni come la profilina. Questo è dovuto a fenomeni di cross-reattività tra Bet v1 (allergene maggiore del polline di betulla) ovvero profilina e allergeni omologhi presenti nei due frutti sopracitati. Anche se nella popolazione italiana la sensibilizzazione primaria a tree nuts sembra rappresentare un evento quindi avere una incidenza modesta, la rilevanza clinica di questa forma di allergia è notevole per via della estrema gravità dei sintomi che i suddetti tree nuts possono procurare ai soggetti che ne sono affetti. Recentemente negli estratti corrispondenti si è evidenziata la presenza di diversi allergeni (Tab. 1). Visto che la loro caratterizzazione in termini di capacità IgE-binding è ancora da definire, in questo lavoro gli autori si propongono di investigarla prendendo in considerazione una popolazione di soggetti con sensibilizzazione primaria a noci ovvero nocciole ed escludendo quindi coloro che erano sensibilizzati ad allergeni cross-reagenti (PR-10 ovvero Bet v1, profilina e LTP). A tale scopo 36 soggetti con storia clinica di disturbi gastrointestinali o angioedema o sindrome orale allergica ovvero anafilassi in seguito alla ingestione di noci o nocciole con positività al prick test, sono stati arruolati nello studio e la reattività IgE del loro siero valutata mediante immunoblotting. Dei 22 soggetti con allergia alle noci, 7 si sono mostrati positivi all’immunoblotting ma estremamente eterogenei in un range di bande riconoscimento compreso tra 10 e più di 67 kDa. In particolare 2 hanno mostrato una positività solo verso la componente 10 kDa, altri con positività multiple nei confronti delle bande a 45 e 67 kDa. Dei 19 soggetti aller- Tabella 1 Allergeni di noci e nocciole Nocciola Noce Allergen MW (kDa) • PR-10 • Profilin • 2-S albumin • Vicilin (7-S globulin) • Legumin (11-S globulin) • Lipid Transfer Protein • Oleosin • Thaumatin-like protein Cor a 1 Cor a 2 Cor a 14 Cor a 11 Cor a 9 Cor a 8 Cor a 12 Cor a 13 Cor a TLP 18 14 Jug r 5 14 17 Jug r 1 15 48 Jug r 2 48 40 Jug r 4 58 10 Jug r 3 10 17 14 25 Cor a = Corylus avellana Allergen MW (kDa) Jug r = Juglans regia Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 35 recensioni gici alle nocciole, 7 sono risultati positivi di cui 3 solo verso la componente 20 kDa. Gli altri presentavano una reattività IgE nei confronti di varie bande comprese tra 10 e più di 90 kDa. Una certa differenza di risposta è stata osservata in funzione delle condizioni sperimentali (riducenti o non riducenti) usate nella realizzazione dell’immunoblotting. Dei 6 casi con una storia clinica di allergia sia verso le noci e che le nocciole, solo 2 hanno mostrato una reattività IgE verso entrambi gli estratti, in particolare uno dei due riconosceva una banda a 30 kDa sia nell’estratto di noci che di nocciole, mentre l’altro mostrava un profilo completamente differente nei confronti dei due estratti. Difficile sulla base di questi dati definire gli allergeni più clinicamente rilevanti nei pazienti con una sensibilizzazione primaria ai tree nuts. Una osservazione interessante che è scaturita da questo studio è che molti dei soggetti considerati nello studio sono giovani, suggerendo che almeno in Italia, la sensibilizzazione primaria colpisce soprattutto la popolazione giovanile. Un’altra osservazione abbastanza sorprendente è che solo in pochi soggetti tra quelli con storia clinica di allergia alle noci o nocciole è possibile dimostrare la presenza di una reattività IgE in immunoblotting. Forse, secondo l’ipotesi degli autori, questo può dipendere da un diverso livello di anticorpi IgE specifici presenti o ad un diverso livello di affinità degli stessi. Prendendo in considerazione i sieri positivi in immunoblotting gli autori hanno evidenziato che tar i soggetti allergici alle noci, 4 reagivano contro la componente a circa 48 kDa, probabilmente la vicillina nota come Jug r2. Gli altri sieri riconoscevano componenti di dimensioni molecolari diverse da quelle note finora (Jug r1, 15 kDa e Jug r4, 58 kDa). Tra i soggetti allergici alle nocciole, 5 reagivano contro una componente che potrebbe essere la 2-S albumin (Cor a 14, 17 kDa); altri 3 verso la banda a circa 40 kDa e altrettanti verso quella a 48 kDa, corrispondenti a legumina e vicillina. Anche in questo caso alcuni sieri reagivano contro componenti finora non ben identificate. Gli Autori concludono affermando che la lista degli allergeni presenti negli estratti di noce o di nocciola è lontana dall’essere definita e che l’impiego dello skin prick test o dei test in vitro con estratti interi, piuttosto che con molecole ricombinanti, rimane ancora uno strumento utile nella diagnosi di queste particolari forme di allergia. GM 36 Potenziali biomarkers della severità della rinite allergica e della stagionalità dell’allergia agli acari Quantification of circulating house dust mite-specific IL-4- and IL-13-secreting T cells correlates with rhinitis severity in asthmatic children and varies with the seasons. Michaud B, Gouvis-Echraghi R, Candon S, Couderc R, Jais JP, Bach JF, Chatenoud L, Just J. Clin Exp Allergy. 2014 Feb;44(2):222-230. L' individuazione di bio-markers in grado di migliorare la diagnosi ovvero monitorare la severità della patologia allergica può avere ricadute importanti nell’impostazione di una corretta immunoterapia specifica (ITS). La determinazione dei livelli di IgE è uno strumento validissimo per evidenziare la sensibilizzazione allergica ma non per valutare la gravità dei sintomi clinici. E’ ampiamente dimostrato che i linfociti Th2 giocano un ruolo centrale nella manifestazione allergica producendo una serie di citochine tra cui le interleuchine 4 (IL-4) e 13 (IL-13). In questo lavoro gli Autori si sono proposti di verificare se una quantificazione del numero di linfociti producenti IL-4 e IL-13 specifici per gli acari provenienti da bambini allergici agli stessi e affetti da asma, associata o meno a rinite, si correla con i loro sintomi clinici. A tale scopo sono stati presi in considerazione 26 bambini con sintomatologia respiratoria agli acari e 6 bambini asmatici non allergici. I criteri di inclusione per i due gruppi erano molto stringenti; in aggiunta i bambini con rinite mild (intermittente o persistente) sono stati separati da quelli che mostravano una rinite persistente, moderata o severa. La metodica utilizzata nello studio è l’enzyme-linked immunospot (ELIspot) tramite la quale è possibile identificare i linfociti T allergene-specifiche producenti una data citochina e tutto ciò a livello di singola cellula. In breve un certo numero di piastre sono state sensibilizzate con IL-4 o IL-13 e successivamente incubate con una Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 recensioni soluzione bloccante prima di aggiungere ad ogni singolo pozzetto delle piastre 300.000 cellule (PBMC, peripheral blood mononuclear cells), provenienti da ciascun soggetto in studio insieme a una concentrazione di estratto di acari ovvero a phytoemagglutinin (PHA), quest’ultima usata come controllo positivo. Dopo un’incubazione di 20 ore a 37°C, le cellule erano rimosse dai pozzetti mediante opportuni lavaggi e successivamente un opportuno volume di soluzione di anticorpo anti-IL-4 o anti-IL-13 biotinilato era aggiunto ai rispettivi pozzetti. Dopo un’ulteriore fase di incubazione seguita dall’aggiunta di una soluzione di anticorpo anti-biotina, la visualizzazione degli spot era ottenuta mediante l’aggiunta di un opportuno reagente. La numerazione degli spot, ciascuno dei quali rappresenta una singola cellula, veniva realizzata tramite un lettore ELIspot (Fig. 1). Dai risultati di questo studio sono derivate una serie di evidenze sperimentali interessanti: a) nei soggetti allergici agli acari si è rilevato che in metà dei pozzetti il numero degli spot (ossia il numero di linfociti T producenti una particolare citochina) era superiore a 32 ovvero 33, rispettivamente per l’IL-4 e IL-13. Al contrario usando le cellule PBMC di soggetti sani, non allergici, ovvero di soggetti asmatici ma non allergici, stimolate con estratto di acari, non si rilevava alcuno spot, mentre più di 300 spot erano visibili quando le cellule venivano stimolate in maniera aspecifica con PHA. b) il numero di linfociti T producenti IL-4 ovvero IL-13 in risposta ad un estratto di acari variava in rapporto al periodo di effettuazione del prelievo. In particolare una risposta intensa era osservata in autunno e inizio primavera e, questa, era statisticamente più elevata rispetto a quella rilevata in inverno ovvero estate. c) la severità delle rinite di cui erano affetti i soggetti dello studio era distinta in intermittente/mild persistent ovvero moderate/severe persistent. Lo studio ha evidenziato che il numero di linfociti T producenti IL-4 o IL-13 in seguito a stimolo specifico con estratto di acari risulta diverso in rap- porto alla severità della rinite. In particolare i soggetti con rinite da moderate a severe persistent presentavano un numero più elevato e statisticamente significativo di spot IL-4 o IL-13 rispetto al gruppo di soggetti con rinite da intermittent a mild persistent. Suggestivo il fatto che nessun altro parametro preso in considerazione (severità dell’asma, livello di IgE specifiche) era associato alla severità della rinite. Per gli Autori questo studio dimostra per la prima volta la possibilità di associare i risultati di un test biologico (ELIspot) con i sintomi clinici di soggetti allergici, indipendentemente dal loro grado di sensibilizzazione (livello di IgE specifiche). Inoltre essi osservano che poiché il saggio biologico viene effettuato sui linfociti T circolanti, i risultati supportano il concetto che, se adeguatamente misurata, la capacità funzionale dei linfociti stessi può costituire un riflesso attendibile del processo infiammatorio di natura allergica in atto nella mucosa delle vie respiratorie. Ultima osservazione: malgrado l’allergia agli acari sia considerata come perenne, diversi studi sembrano suggerire che i livelli di allergeni acaridici sono influenzati dalla stagione. Questo studio sembra confermare ciò visto che il numero di linfociti T producenti IL-4 ovvero IL-13 aumenta in autunno e inizio primavera, periodi in cui risulta più elevata la concentrazione di allergeni degli acari. Gli Autori concludono sottolineando come l’ELIspot possa rappresentare un potenziale strumento per migliorare sia la diagnosi di allergia che il monitoraggio dell’efficacia della ITS, oltre che consentire una miglior selezione dei soggetti da sottoporre alla ITS stessa.GM Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 37 recensioni L’ITS in gravidanza riduce le allergie dei figli? Allergy Shots during Pregnancy may Decrease Allergies in Children indicazione oltre quelle già note. Il Dr. Warner Carr, chair of the ACAAI Immunotherapy and Diagnostics Committee, ha commentato la presentazione con queste parole: "immunotherapy can result in health care savings of 33 to 41 percent". In tempi di spending review i nostri politici dovrebbero tenerne conto… FO Lieberman Jay Annual Scientific Meeting of the American College of Allergy, Asthma and Immunology (ACAAI) BALTIMORE, MD. (November 8, 2013) S econdo uno studio presentato al meeting annuale 2013 dell’ACAAI (American College of Allergy, Asthma and Immunology) a Baltimora, le donne in gravidanza che ricevono l’ immunoterapia specifica prima e la continuano durante la gravidanza possono ridurre la probabilità dei loro bimbi di sviluppare patologie allergiche. Il Dr Jay Lieberman, del Le Bonheur Children’s Hospital di Memphis (Tennessee), ha condotto uno studio pilota esaminando 143 donne (18-48 anni) con diagnosi di rinite allergica e sottoposte a immunoterapia specifica prima e durante la gravidanza. I 277 bambini nati da madri in immunoterapia durante la gravidanza presentavano una “tendenza” ad avere meno asma, allergie alimentari, dermatite atopica (OR 0,84; 95% CI: 0,38-1,84). L’Autore conclude dicendo che questa riduzione del 10-12% delle allergie nei bambini purtroppo non è statisticamente significativa ma è un incoraggiamento per gli allergologi ad esplorare questa possibilità con studi epidemiologici più ampi. L’ITS, se confermata da altri studi, avrebbe un’ulteriore Rinite allergica: La strana spending review italiana Allergy Immunotherapy Significantly Reduces Outpatient Services Use For Allergy and Respiratory Conditions In Patients With Newly-Diagnosed Allergic Rhinitis. Hankin CS, Cox L, Bronstone A, Wang Z. 2014 Annual Meeting of the American Academy of Allergy, Asthma & Immunology Abstract 579. Allergen immunotherapy and health care cost benefits for children with allergic rhinitis: a large-scale, retrospective, matched cohort study. Hankin CS, Cox L, Lang D, Bronstone A, Fass P, Leatherman B, Wang Z. Ann Allergy Asthma Immunol. 2010 Jan;104(1):79-85. N el meeting annuale della American Academy of Allergy, Asthma & Immunology (AAAAI) tenuto a San Diego dal 28 febbraio al 4 marzo uno dei lavori presentati che ha riscosso molto successo e fatto meditare tante persone è quello presentato da Cheryl S. Hankin il 2 marzo alle ore 16 ora locale nella Ballroom 6 Lobby del Convention Center. Cos’ha dimostrato la D.ssa Hankin di tanto interessante? Semplicemente e inequivocabilmente che una rinite ben diagnosticata e curata con l’immunoterapia (AIT) in 4.967 pazienti contro altrettanti controlli non trattati, dopo 18 mesi 38 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 recensioni di AIT avevano <significantly reduced proportions of patients receiving outpatient services for chronic URIs, nasal polyps, influenza, allergic reactions or emphysema.> e inoltre < AIT may mitigate the development and severity of other allergic and respiratory diseases.> La parte statistica era ottimale e ha concluso che <improving AR control, AIT may mitigate the development and severity of other allergic and respiratory diseases. Further analyses are underway to examine the impact of AIT on healthcare use and costs for these targeted conditions. > "The public health and public policy message is that allergic rhinitis is not just a nuisance disease but is a precursor for the development of serious and extremely expensive respiratory disease," she said, noting that it also adds impetus to fast referral from primary care. Il messaggio è chiaro: <In an era of healthcare cost containment, our results suggest that health systems could significantly and quickly reduce the burden of outpatient care for chronic diseases of the upper respiratory tract by appropriately identifying and treating patients with allergic rhinitis.> In altre parole, per Hankin e Coll. la rinite allergica, non è una semplice malattia fastidiosa ma l’anticamera di ben più gravi e costose patologie respiratorie e pertanto dovrebbe essere curata nel modo corretto al suo apparire. Lo stesso gruppo in un precedente lavoro del 2010 aveva già dimostrato in giovani pazienti sottoposti ad immunoterapia o terapia farmacologica che esisteva una grande differenza in costi sanitari tra i due gruppi a 18 mesi (Tabella 1), il risparmio era evidente sin dal terzo mese di ITS. Questo studio dimostra il potenziale di riduzione significativa dei costi nei bambini con rinite allergica trattati con immuno- terapia rispetto i controlli. La D.ssa Hankin conclude < This study demonstrates the potential for early and significant cost savings in children with AR treated with immunotherapy. Greater use of this treatment in children could significantly reduce AR-related morbidity and its economic burden.> Ed ora vediamo come questo concetto elementare è stato interpretato dai politici italiani e inglobato nella “spending review” come verificabile sul sito: http://www.prweb.com/releases/2014/03/prweb11632008.htm La ricerca Doxa Pharma, promossa da SIAAIC (Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica) e AAITO (Associazione Allergologi Immunologi Territoriali e Ospedalieri), e realizzata con il contributo incondizionato di Meda Pharma rileva come la RA sia spesso banalizzata, alla stregua di un normale raffreddore stagionale, e venga diagnosticata in media a 5 anni dalla comparsa dei sintomi). Gli esperti sono concordi: la RA è una malattia cronica che incide pesantemente sulla vita quotidiana delle persone colpite. Anticamera e spia dell’asma, predilige bambini e giovani ma non disdegna altre età. “I dati epidemiologici raccolti in Italia dalle Società scientifiche di Allergologia– ricorda il Professor Massimo Triggiani, Presidente SIAAIC – parlano chiaro: la percentuale di rinitici sta crescendo anche tra i giovani, il 24,2% fra gli studenti universitari italiani. La RA colpisce a qualsiasi età, ma la frequenza più alta si riscontra tra i 20 e i 30 anni; da altri dati epidemiologici emerge che c’è una lieve prevalenza nel sesso femminile e che nel 50% dei casi sono presenti fattori ereditari. Si è constatato, infatti, che figli di un genitore allergico possano avere il 20% di probabilità di sviluppare allergie. Tale quota percentuale sale fino all’80% qualora entrambi i genitori sono allergici”. In Italia, l’incidenza della RA è in crescita grazie anche al diffondersi Tabella 1 Terapia farmacologica $ Immunoterapia $ • costi totali di assistenza sanitaria 4,872 3,247 P < .001 • costi ambulatoriali esclusivi di assistenza immunoterapia-correlato 2,626 1,107 P < .001 • spese di farmacia 1,316 1,108 P < .001 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 39 recensioni dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione. Si calcola che la Rinite Allergica colpisca dal 10% al 20% della popolazione. “Quest’aumento è riconducibile all’irritazione delle mucose respiratorie causata dall’inquinamento che a sua volta provoca un aumento dell’effetto degli allergeni sulle vie respiratorie. Non solo, molti studi dimostrano che gli inquinanti atmosferici sono anche in grado di interagire direttamente con i pollini, rendendoli in qualche modo “più allergenici” – spiega Maria Beatrice Bilò, Presidente AAITO – Un’altra causa può essere ascritta ai cambiamenti climatici. Da non trascurare infine la incrementata presenza nelle città di piante molto allergeniche utilizzate come ornamento ambientale”. La spending review all’italiana invece si abbatte sull'allergologia chiudendo molti Centri specialistici in tutta Italia, certamente in Lombardia, Liguria, Toscana. In quest'ultima regione i centri sono stati ridotti da 14 a tre. Lo denuncia a Milano Felice Amelia, presidente dell'Associazione Pazienti Allergici (Apa) nell'ambito della presentazione della campagna 'Etciù! Rinite?'. Ma proprio a causa del fatto che ''il numero dei Centri specialistici di Allergologia è già di gran lunga inferiore rispetto alle necessità'', come dice il Prof. Walter Canonica, presidente eletto della SIAAIC, i pazienti con la rinite allergica giungono alla diagnosi in media dopo 5 anni dalla comparsa dei sintomi. Questo perché le liste d'attesa sono tanto lunghe che spesso superano il periodo stagionale in cui i sintomi si presentano. ''I problemi - continua Canonica - sono rappresentati anche dall'eccesso di autodiagnosi dei pazienti che secondo la ricerca nel 58% dei casi cercano autonomamente informazioni su Internet, nel 34% si rivolgono a familiari o amici e solo nel 49% dei casi si rivolgono al medico di famiglia o al farmacista (13%)''. La ricerca Doxa Pharma indica poca informazione tra medici e farmacisti. La situazione è pericolosa, perché la rinite allergica è considerata ''la porta dell'asma'', anche se ben il 20% dei medici di famiglia (che si occupano del malato allergico in 7 casi su 10) non lo considera. Fra i farmacisti, cui il 59% dei pazienti chiede un consiglio o una terapia, 1 su 4 non sa che la rinite allergica può causare asma, solo in 1 caso su due consigliano il ricorso al medico e il 50% non conosce i Centri allergologici della propria città. L'87% dei farmacisti e il 49% dei medici non conosce le linee guida internazionali Aria (Allergic Rhinitis 40 and Impact on Asthma). Il tema necessita quindi di maggiore informazione fra medici, farmacisti e pazienti. Ho molte difficoltà a chiudere questa recensione, oscillo anche come genitore tra l’indignato, lo sdegnato, l’inc……, ma spero che la campagna 'Etciù! Rinite?', con la distribuzione di opuscoli nelle farmacie, negli studi medici e nei Centri di specialistici, l’apertura del sito www.nasolibero.it, e la realizzazione di due app (per pazienti e farmacisti) possa raggiungere lo scopo che si prefigge. FO Addio a Chanel n°5? Contact allergy to the 26 specific fragrance ingredients to be declared on cosmetic products in accordance with the EU cosmetics directive. Heisterberg MV, Menne T, Johansen JD. Contact Dermatitis 2011;65(5):266-275. N el 2002 Kristi Holt (Firmenich, UK) presentò dei dati inquietanti su 347 profumi in vendita nel Regno Unito: • il 3% dei prodotti in vendita conteneva più di 15 allergeni; • il 24% ne conteneva 11-15; • il 50% ne conteneva 6-10; • il 22% ne conteneva 1-5; • solo l’1% non conteneva allergeni noti. Dopo anni di studio la Comunità Europea ha emanato nel 2013 la Cosmetics Directive 76/768/EEC (1), in cui elenca 26 sostanze usate in cosmetici e profumi da dichiarare in etichetta e possibilmente bandire per tutelare la salute del consumatore essendo capaci di provocare dermatite allergica da contatto (Tabella 1). Vediamo alcune conseguenze della loro eliminazione, in particolare dei licheni, nei profumi. I licheni del genere Evernia, E. prunastri (oak moss), e Pseudoevernia, P. furfuracea (tree moss), sono utilizzati da oltre un secolo nella composizione di famosi profumi. La resina raccolta sugli alberi dissolta in alcol produce un liquido verde stabile che contiene cloroatranorina ed atranorina, che agi- Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 recensioni scono anche come fissativo per altri aromi oltre ad aggiungere una sottile fragranza di erba. Cloroatranolo ed atranolo, i due prodotti di degradazione delle molecole sopracitate, sono stati identificati come importanti allergeni da contatto (2) ed il gruppo di Nardelli ha dimostrato che concentrazioni residue di 25 p.p.m. e di 75 p.p.m., molto al di sotto di quelle presenti nei prodotti in vendita nelle profumerie sono pericolose per il consumatore (3,4) (Figura 1). Come se la caverà il profumo più famoso e venduto al mondo? Chanel n°5, creato nel 1921 dal grande chimico Ernest Beaux, miscelando essenze naturali (gelsomino e rosa) e sintetiche (aldeidi) con lo scopo di far sentire più a lungo l’essenza e creare un mix originale. Tabella 1 Lista dei 26 allergeni dei profumi banditi dalla Comunità Europea • Alpha isomethylionone • Benzyl salicylate • Eugenol • Limonene • Amyl cinnamal • Butylphenyl methylpropional(Lilial) • Farnesol • Linalool • Amylcinnamyl alcohol • Cinnamal • Geraniol • Methyl 2-octynoate • Anisyl alcohol • Cinnamyl alcohol • Hexyl cinnamal • Pseudoevernia furfuracea (Tree moss) extract • Benzyl alcohol • Citral • Hydroxycitronellal • Evernia prunastri (Oak moss) extract • Benzyl benzoate • Citronellol • Hydroxyisohexyl 3-cyclohexene carboxaldehyde (Lyral) • Benzyl cinnamate • Coumarin • Isoeugenol Coco Chanel aveva le idee chiare “ non voglio olezzo di rosa, voglio un profumo elaborato” ed il chimico esaudì il suo desiderio utilizzando il muschio ed il gelsomino di Grasse uniti all’aldeide 2-méthylundécanal-4 che forniva l’odore di arancia ed altri 77 ingredienti. Il risultato fu un profumo totalmente nuovo, che non assomigliava a nessun altro sul mercato, gradevole ed artificiale, non riconducibile a nessuna essenza specifica. Beaux presentò alla stilista 10 flaconi di profumi diversi e lei scelse la n°5 dandogli anche un nome originale <Ho lanciato la mia collezione il 5 maggio, il quinto mese dell'anno, lascerò che questo numero gli porti fortuna>. Tecnicamente il profumo Chanel n°5 appartiene alla famiglia fiorita-aldeidata in cui le note olfattive di testa sono aldeidi, bergamotto, limone, neroli, quelle di cuore sono gelsomino, rosa, mughetto, iris e per finire quelle di fondo sono vetiver, sandalo, vaniglia, ambra. Dopo questa divagazione torniamo al lavoro retrospettivo condotto dal gruppo danese su 1508 pazienti con eczema e testati con i 26 componenti di profumi. Il 7,6% dei soggetti mostrava patch test positivi reazioni clinicamente rilevanti in molti casi. Gli allergeni più importanti erano proprio i due licheni citati in precedenza. Oggi tutte le grandi aziende profumiere sono sul piede di guerra contro la Comunità Europea che vuole la sostituzione o riduzione drastica dei 26 allergeni e soprattutto un’etichetta chiara. Ne vedremo delle belle e ci auguriamo che il consumatore vinca. FO Bibliografia 1. Cosmetics Directive 76/768/EEC del 2013 2. Johansen JD, Bernard G, Gimenez-Arnau E, et al.- Comparison of elicitation potential of chloroatranol and atranol-2 allergens in oak moss absolute. Contact Dermatitis 2006; 54: 192–195. 3. Nardelli A, Giménez-Arnau E, Bernard G, et al.- Is a low content in atranol/chloroatranol safe in oak moss-sensitized individuals? Contact Dermatitis. 2009;60(2):91-95. 4. Nardelli A, Drieghe J, Claes L, et al.- Fragrance allergens in 'specific' cosmetic products. Contact Dermatitis 2011;64(4) :212-219. Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 41 recensioni Ophraella communa e lotta all’ambrosia Figura 2 Semi di Ambrosia artemisiifolia Ophraella communa, the ragweed leaf beetle, has successfully landed in Europe: fortunate coincidence or threat? Müller-Schärer H, Lommen STE, Rossinelli M, Bonini M, Boriani M, Bosio G, Schaffner U. Weed Research 2014;54(2):109–119. I n questo “priority paper”, che consiglio di leggere in originale, i massimi esperti europei di Ambrosia artemisiifolia durante il consueto monitoraggio della specie, nell’estate-autunno 2013, hanno trovato per la prima volta in Europa un insetto conosciuto come suo specifico defogliatore, l’Ophraella communa (Figura 1) in più di 130 siti: 30 in Svizzera meridionale (Ticino), 121 in Nord Italia (Lombardia , Piemonte ed Emilia - Romagna) e 4 in Francia. Nei siti dove O. communa era presente, fino al 100 % delle piante infestanti sono state aggredite con defogliazione completa, impedimento della fioritura e conseguente produzione di semi. L’area in cui l’insetto è presente è ormai di 20000 Km² e data la sua enorme capacità di diffusione, 25-100 Km/ anno, è probabile che in pochi anni possa ridurre sensibilmente le popolazioni di ambrosia in tutta Europa. L’utilizzazione dell’insetto per la lotta biologica, insieme ai metodi classici di lotta meccanica e chimica, si è rivelata utile in Cina ed Australia. Soprattutto in Cina l’insetto è stato studiato Figura 1 Il coleottero crisomelide Ophraella communa (LeSage, 1986) ed allevato intensivamente e diffuso nelle zone più infestate con ottimi risultati ormai da 10 anni impedendo alla pianta di produrre i caratteristici semi forniti di uncini (Figura 2). Il fatto che le prime osservazioni dell’insetto siano state effettuate nella zona dell’aeroporto internazionale di Malpensa (Varese) e nelle province confinanti di Novara e Como, e conoscendo la sua capacità di diffondere, suggerisce che l’insetto sia stato introdotto accidentalmente dal traffico aereo meno di 5 anni fa. Gli Autori si chiedono se questa introduzione casuale dell’insetto può rappresentare un pericolo per le coltivazioni di piante oleaginose quali girasole e mais come suggerito da alcuni studi americani. In realtà nuovi studi cinesi e giapponesi escluderebbero tale possibilità: l’insetto viene trovato sul girasole ma non è in grado di completare il ciclo di sviluppo su questa pianta. Gli stimolanti chimici che attirano Oprhaella sono due triterpenoidi (alpha-amyrin acetate e ß-amyrin acetate) e due derivati del caffeic acid (chlorogenic acid and 3,5-dicaffeoylquinic acid) e sono nella giusta proporzione solo A. artemisiifolia (Tamura, 2004). Dovremmo stare tranquilli... FO Bibliografia Tamura Y, Hattori M, Konno K, Honda H, Kono Y- Relationship between the host plant preference of the leaf beetle Ophraella communa LeSage (Coleoptera: Chrysomelidae) and distribution of feeding stimulants in asteraceous plants. Japanese Journal of Applied Entomology and Zoology 2004;48 (3):191-199. 42 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 lofarma news I n uno dei numeri precedenti del Not Allergol, in occasione di una intervista sull’argomento, il Prof. Mario Di Gioacchino ci aveva informati che era in corso di pubblicazione uno studio multicentrico avente come obiettivo la valutazione dell’efficacia di una terapia iposensibilizzante basata sull’impiego di capsule di nichel solfato (NiOHT). Oggi abbiamo avuto conferma dell’accettazione del lavoro (Nickel oral hyposensitization in patients with systemic nickel allergy syndrome) su una rivista prestigiosa come Annals of Medicine (Impact Factor Evidenza di I livello per la terapia iposensibilizzante al nichel nella SNAS Gianni Mistrello superiore a 5) e quindi ben volentieri ci accingiamo a fornire una sintesi dello studio che ha coinvolto Lofarma come fornitrice del prodotto. Come noto una percentuale significativa di pazienti affetti da dermatite da contatto al nichel, presentano una serie di sintomi a livello gastrointestinale (meteorismo, dolori addominali, diarrea, stipsi…) in seguito all’assunzione di alimenti Arruolamento, randomizzazione e follow-up dello studio 160 patients were assessed for eligibility Figura 1 19 were not eligible: 11 did not improve after diet 3 were negative to oral Ni-challenge 1 pregnancy 4 did not provide consent 141 Patients were randomized 34 were assigned to group 1 36 were assigned to group 2 36 were assigned to group 3 35 were assigned to group 4 2 did not show up at the next visit 3 did not follow the diet 2 did not show up at the next visit 2 did not follow the diet, 1 did not show up at visit 2 2 did not follow the diet 29 reached the maintenance dose 34 reached the maintenance dose 33 reached the maintenance dose 33 reached the maintenance dose 1 SNAS re-exacerbation 1 compliance <80% 1 consent withdrawn 1 did not show up at the last visit 1 compliance <80% 1 consent withdrawn 1 did not show up at the last visit 2 SNAS re-exacerbation 2 consent withdrawn 2 SNAS re-exacerbation 1 compliance <80% 1 consent withdrawn 1 did not show up at the last visit 25 completed the study 31 completed the study 29 completed the study 38 completed the study 129 were included in the intention to treat analysis (ITT) Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 43 lofarma news Di Gioacchino M, Ricciardi L, De Pità O, Minelli M, Patella V, Voltolini S, Di Rienzo V, Braga M, Ballone E, Mangifesta R, Contenuto di nichel negli alimenti Tabella 2 Schiavino D- Nickel oral hyposensitization in patients with systemic nickel allergy syndrome. Annals of Medicine 2014;46:31-37. Schema di updosing e mantenimento Tabella 1 The reintroduction of Ni-rich foods started from the 5th month with foods with maximum 100 µg/Kg nickel content, until 200 µg/Kg during the 6th month, until 500 µg/Kg during the 7th month and then all other Ni-rich foods from the 8th month. contenenti il nichel. Per definire questa condizione si è coniato il termine “Systemic Nickel Allergy Syndrome” (SNAS). Partendo da una serie di esperienze cliniche basate su “open, non-randomized trials” che avevano dimostrato come la NiOHT fosse in grado di indurre benefici significativi nei pazienti affetti dalla suddetta sindrome, lo studio oggetto della pubblicazione aveva l’obiettivo di valutare l’efficacia clinica e tollerabilità della NiOHT. Tale studio, multicentrico di fase III, definito come “randomized, double-blind, placebo-controlled trial” (RDBPCT) è stato realizzato con il contributo di 8 diverse Unità Allergologiche e ha previsto quattro gruppi di trattamento (tre attivi a differente livello di dosaggio e un controllo). I soggetti per essere arruolati nello studio dovevano mostrare: a) un patch test positivo al nichel, b) una storia clinica riferibile alla SNAS, c) un test di provocazione orale positivo al nichel (POS), d) un miglioramento significativo dei sintomi sulla base di un visual analogic scale (VAS), dopo un mese di dieta nickel-free. I pazienti arruolati sono stati 141; essi sono stati randomizzati, divisi nei quattro gruppi previsti e trattati per un anno con capsule di gelatina contenenti dosi diverse di principio attivo (nichel solfato) come indicato nello schema di Tabella 1. Per la valutazione della efficacia si sono considerati come endpoints primari la scomparsa ovvero la riduzione dei sintomi sistemici durante la reintroduzione degli alimenti contenenti nichel (i pazienti ri- 44 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 portavano il loro status clinico in un diario raccolta dati e quindi erano sottoposti ad una VAS ad ogni visita di controllo) e l’uso di “rescue medication”(come riportato da ogni paziente nel diario), mentre per la tollerabilità si è considerata la comparsa di eventuali effetti collaterali (come riportato da ogni paziente nel diario). Il protocollo prevedeva 4 visite, T1-T4, di controllo in aggiunta alla visita To, cioè quella della selezione dei soggetti da arruolare nello studio; in tale occasione gli stessi erano sottoposti a patch test, VAS e a quelli che risultavano positivi era prescritta una specifica dieta nichel-free da mantenere per 30 giorni. Alla visita T1, in coincidenza con il termine della dieta, i soggetti venivano sottoposti ad una nuova VAS; successivamente a coloro lofarma news che mostravano un miglioramento della VAS del 70% veniva eseguito un POS con una dose 1.25 mg di nichel solfato e se, non sufficiente a indurre la comparsa delle manifestazioni cliniche tipiche della SNAS, la dose era incrementata di 1.25 mg fino a 6 mg. I soggetti arruolabili (141) venivano randomizzati nei 4 gruppi previsti (Figura 1) e a ciascuno veniva fornito il relativo trattamento, il diario raccolta dati e i farmaci da usare al bisogno. Alla visita T2 (dopo tre mesi) i pazienti venivano sottoposti a visita clinica, si valutava il diario raccolta dati e si procedeva con una nuova VAS. Ai pazienti si iniziava a prescrivere la re-introduzione degli alimenti contenenti nichel arrivando ad un massimo di 100µg/Kg fino al quinto mese per poi aumentare fino a 200µg durante il sesto mese. Per standardizzare questa fase, al paziente veniva dato un foglio con l’indicazione del contenuto in nichel dei Visual Analogic Scale diversi alimenti da assumere (Tabella 2). Alla visita T3 (settimo mese di trattamento), i pazienti venivano sottoposti a visita con le stesse modalità descritte in T2. In aggiunta ai pazienti veniva prescritto di reintrodurre alimenti contenenti nichel fino a 500µg/kg per un mese, al termine del quale potevano seguire una dieta libera. Alla visita T4 (fine del trattamento) i pazienti erano visitati come descritto in precedenza e in aggiunta, venivano sottoposti a patch test e POC. Alla fine dello studio, 129 su 141 pazienti, avendo raggiunto il dosaggio costante di NiOHT sono stati inclusi nell’intentionto-treat (ITT) analysis. Nessuna differenza significativa in termini di VAS e sintomi vari è stata osservata tra i diversi gruppi fino alla visita T3. Alla visita T4, coincidente con la re-introduzione degli alimenti con il più alto contenuto di nichel (500µg/kg o più), i pazienti del gruppo 1 (che avevano ricevuto il dosaggio più alto Figura 2 di NiOHT) hanno mostrato un miglioramento come VAS score statisticamente significativo rispetto al placebo (Figura 2). Nessuna differenza è stata invece osservata per i pazienti del gruppo 2 e 3 nei confronti del placebo. Risultati analoghi in favore del gruppo 1 rispetto al gruppo placebo sono stati osservati sia in termini di miglioramento dei sintomi gastrointestinali (Tabella 3) che di rescue medication. Viceversa nessun miglioramento statisticamente significativo è stato osservato sul versante manifestazioni cutanee anche se per un numero maggiore di pazienti del gruppo 1 si è notata una negativizzazione del patch test (Figura 3). In aggiunta, per una percentuale di soggetti del gruppo 1 significativamente più alta rispetto al gruppo controllo, era necessario usare un dosaggio di nichel solfato superiore a quello usato per scatenare il sintomo cutaneo prima del trattamento (T1). Cambiamento nei sintomi gastrointestinali nel gruppo 1 versus placebo al T4 Tabella 3 There were significant differences between groups 1 vs 3 and group 1 vs 4 at T4 (end of treatment), during the re-introductionof Ni-rich foods. ITT= Intention To Treat analysis. *=Fisher’s exact test= 0.016; Risk difference (95% CI): 26.6 (5.1 to 46.1) Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 45 lofarma news Patch test Figura 3 Test di provocazione orale con nichel solfato Figura 4 Comparing Group 1 to Group 3+4, p = 0,002 - Comparing Group 1 to 4, p = 0,05 Nessuna differenza tra i gruppi è stata altresì osservata per altri sintomi quali mal di testa e tosse, confermando che questi non rientrano tra i sintomi caratteristici della sindrome anche in ragione del fatto che non si manifestano mai dopo test di provocazione orale specifico. Per quanto riguarda la tollerabilità un solo paziente del gruppo 1 ha manifestato sintomi gastrointestinali dopo la decima dose di 0.5µg di NiOHT, sintomi cessati nell’arco di 3 ore dalla assunzione di desloratadina e che non hanno comunque impedito al paziente di terminare la terapia. In conclusione questo studio rappresenta il primo double-blind randomized, placebo control trial avente come obiettivo la valutazione dell’efficacia del NiOHT in pazienti affetti da SNAS, che secondo una recente indagine, costituiscono una percentuale significativa (circa il 30%) dei pazienti affetti da dermatite da contatto. Il trattamento risulta più efficace in coincidenza della reintroduzione nella dieta dei pazienti degli alimenti a più alto contenuto di nichel e sembra essere dose dipendente, risultando ottimale il dosaggio di 1.5µg/ week di NiOHT. Interessante il fatto che i dati soggettivi (sintomi e VAS score) derivati dallo studio correlano con i test oggettivi quali patch e NOC. L’insieme dei dati osservati in questo studio è in linea con quanto rilevato in precedenza in un open randomized trial nel quale si era dimostrato che l’efficacia clinica era associata ad una significativa riduzione del rilascio di interferon gamma, IL-13 e Il-5 da parte dei linfociti stimolati in vitro derivati dai pazienti trattati con NiOHT. D’altra parte in un altro studio di Ricciardi et al. si era osservato che i pazienti trattati con NiOHT un incremento di IL-10, la citochina ad attività regolatoria. I cambiamenti nel rilascio di citochine conseguenti all’impiego della terapia NiOHT, in particolare l’aumento di IL-10, suggerisce che la tolleranza indotta dalla suddetta terapia potrebbe essere il risultato di un fenomeno di differenziamento e proliferazione dei linfociti T-nichel specifici con attività regolatoria. Questa ipotesi troverebbe 46 Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 conferma nelle basse dosi di NiOHT somministrate. E’ infatti noto che le alte dosi di antigene favoriscono un meccanismo di tolleranza “anergy driven”, mentre le basse dosi di antigene tendono a promuovere un fenomeno di tolleranza sostenuto dalle cellule T regolatorie che producono IL-10 e TGF-α. Questo studio ha dei limiti quali la scelta delle dosi di nichel, la dimensione dei campioni, la durata del trattamento. Non è escluso che un dosaggio più elevato di NiOHT possa indurre un effetto significativo anche sui sintomi cutanei. La scelta del dosaggio di nichel da usare nella terapia, si è resa difficile dal fatto che, al contrario di quanto succede con la terapia NiOHT in cui il nichel è immediatamente biodisponibile, non si conosce né la forma chimica né la biodisponibilità del nichel introdotto con gli alimenti. Non è escluso che un dosaggio più elevato di NiOHT possa indurre un effetto significativo anche sui sintomi cutanei e quindi risultare di beneficio per i pazienti affetti solo da dermatite da contatto. quesito Allergia al nichel: evidenze in pediatria Risponde: D.ssa Maria Giovanna Colella Direttore U.O.C. di Pediatria, Nido e Neonatologia dell’Ospedale di Formia-ASL, Latina La dermatite da contatto (DAC) al nichel sembra in aumento probabilmente in ragione del fatto che si sono sviluppati test diagnostici più precisi. Recentemente è stata rilevata, almeno nell’adulto, una sindrome a carattere sistemico nota come SNAS . Esistono evidenze che tali patologie si manifestino anche nei bambini e se sì, ci sono esperienze cliniche al riguardo? La dermatite allergica da contatto (DAC) nei bambini è stata precedentemente considerata un evento raro. Tuttavia, una revisione approfondita della letteratura recente sulla prevalenza di reazioni positive ai patch test e DAC nella popolazione pediatrica durante la decade passata, fornisce tassi di sensibilizzazione segnalati del 26,6-95,6% in gruppi sele- zionati di bambini (1,2). Gli allergeni più comuni riscontrati sono il nichel, il cobalto, il thimerosal, e profumi. Bambini e adulti possono essere testati con uguali concentrazioni di allergeni ai patch test (3). Tra il 2006 ed il 2009, nel nostro ambulatorio, abbiamo selezionato dieci soggetti in età pediatrica di età compresa tra i 5 e 17 anni risultati allergici al nichel secondo la metodica patch test, affetti principalmente da dermatite ed orticaria recidivante, valutando altri sintomi suggestivi di SNAS (Tab. 1). I soggetti selezionati, erano negativi ai patch tests per gli alimenti latte vaccino, uova, cereali mix, merluzzo, arachide, soia, riso, pomodoro e Dermatophagoides mix; ai prick test per alimenti( latte, uova, cereali mix, merluzzo, arachide, soia, riso, pomodoro, noci, nocciola, arachide, leguminose) ed principali inalanti (dermatofagoidi, graminacee mix, betullacee, olivo, parietaria , erba canina, cipresso, artemisia , aspergillo, alternaria). Tutti i soggetti hanno effettuato Emocromo, indici di flogosi (VES, PCR), TGO, TGP, amilasi, AGA, EMA, TGA, profilo tiroideo es. urine, ricerca sangue occulto fecale, esame parassitologico delle feci e ricerca di Helicobacter pylori, per escludere altre cause di orticaria e/o dolore addominale ricorrente. Sintomatologia clinica e positività al nichel correlata sesso etàsintomatologia Maschio 5 Maschio 6 Maschio 8 Maschio 9 Femmina 7 Femmina 9 Femmina 10 Femmina 12 Femmina 14 Femmina 17 Tabella 1 lettura patch test a 48 ore Dermatite, Prurito, Orticaria Orticaria Dermatite, Prurito Dermatite, Prurito, Orticaria Dermatite, Prurito, Orticaria Dermatite, Prurito, Orticaria Dolenzia addominale ricorrente. Gonfiore Dermatite, Prurito, Dolenzia addominale Dermatite, Prurito, Dolenzia addominale ricorrente, Cefalea Gonfiore, Dermatite, Prurito, Dolenzia addominale ricorrente, Cefalea, Orticaria lettura patch test a 72 ore + ++ + ++ + +++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ ++ +++ ++ +++ +++ ++ +++ Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 47 quesito I soggetti affetti da dolenzia addominale avevano già eseguito alimentazione povera di lattosio, senza beneficio clinico. In tutti i soggetti è stata indicata una dieta povera di nichel per un tempo minimo di due mesi. Sono stati cioè eliminati cibi ad alto contenuto, medio e discreto contenuto di nichel. Successivamente sono stati reintrodotti gradualmente gli alimenti esclusi nei successivi due mesi iniziando da quelli a più basso contenuto di nichel ed è stata rivalutata la sintomatologia clinica. La sintomatologia clinica è migliorata in tutti i soggetti dopo dieta a basso contenuto di nichel. La reintroduzione graduale degli alimenti ha comportato ripresa della sintomatologia in quattro soggetti, tra i più grandi d’età, mentre nessun peggioramento nei più giovani, come ad indicare una sorta di tolleranza. Nel soggetto femminile di 17 anni è stato intrapresa la desensibilizzazione con TIO Nichel secondo lo schema posologico di assunzione di capsule a dosi crescenti da 0,1 ng fino a FOLLOW ME Bibliografia 1. Beattie PE, Green C, Lowe G, Lewis-Jones MS-Which children should we patch test?. Clin Exp Dermatol. 2007;32(1):6-11. 2. Simonsen AB, Deleuran M, Johansen JD, Sommerlund M- Contact allergy and allergic contact dermatitis in children - a review of current data. Contact Dermatitis 2011;65(5):254-265. 3. de Waard-van der Spek FB, Oranje AP-Patch tests in children with suspected allergic contact dermatitis: a prospective study and review of the literature. Dermatology. 2009;218(2):119-125. INFOCONGRESSI segreterie organizzative Vi trasferite e volete continuare a ricevere il Notiziario Allergologico? • iDea congress Via della Farnesina, 224 - 00194 Roma Tel. 06 36381573, Fax 06 36307682 - [email protected], www.ideacpa.com Comunicateci il vostro nuovo indirizzo. • EtnaCongressi Piazza Duca di Genova, 18-95131 Catania Tel. 095 313232, Fax 095 2500789 - [email protected] per telefono per fax 02 581981 02 8322 512 per e-mail [email protected] [email protected] per posta 48 500 ng in 10 settimane e poi reintroduzione di un alimento escluso a settimana. A distanza di due anni , conduce una dieta libera. Non sono descritte in letteratura altre esperienze cliniche sulla SNAS in età pediatrica. v.le Cassala 40, 20143 Milano • Center Comunicazione & Congressi Srl Via G. Quagliariello, 27 - 80131 Napoli Tel. +39 081 195 78490, Fax +39 081 195 78071 [email protected], www.centercongressi.com • Dafne Congressi Via dei Salici, 7 - 89048 - SIDERNO (RC) Tel. 0964.342229, Fax 0964.380540 [email protected], www.dafneservizi.it • Biomedia srl Via L. Temolo 4, Torre U8 - 20126 Milano Tel. 02 45498282, Fax 02 45498199 - [email protected], www.biomedia.net • O.I.C. srl Viale G. Matteotti, 7- 50121 Firenze Tel. +39 055 50351, Fax +39 055 5001912 - [email protected], http://www.oic.it/ • S.M.O. B.go S. Spirito, 3 - 00193 Roma Tel. 06 68802626, Fax 06 68806712 - [email protected], www.smorrl.it • SA.MA. Service & Congress SS 114 Km 9,550 Galati Marina - 98134 Messina Tel/Fax 090 6811318 - [email protected], www.samacongressi.it Not Allergol Anno 33 - 2014 • Vol. 32, n. 1 Anno 33, 2014 - Volume 32, n. 1 direttore responsabile Gianni Mistrello redazione Fabrizio Ottoboni progetto grafico Maura Fattorini Stampato da: Àncora Arti Grafiche via Benigno Crespi, 30 - 20159 Milano amministrazione e pubblicità Lofarma S.p.A. Viale Cassala 40, 20143 - Milano tel. +39 02 581981 fax +39 02 8322512 e-mail: [email protected] www.lofarma.it www.lofarma.com Registrazione Tribunale di Milano n. 306 dell’ 1.8.1980 Pubblicazione Quadrimestrale Il Notiziario Allergologico è on-line su www.lofarma.it In copertina: Troglodytes troglodytes (Linneo, 1758) L’uccelletto fiero, orgoglioso, con le piumette svolazzanti controvento sul capino è uno scricciolo il “re degli uccelli” quello che ha sfidato e battuto la grande aquila. In una fiaba celtica, e di altri popoli, viene raccontato come avviene la sfida per l’ambito titolo. Sarebbe diventato re l’uccello che fosse riuscito a volare più in alto. Lui parte per primo e ovviamente quando sta per essere superato usa l’astuzia: appena l’aquila gli passa sotto lui velocemente si sistema sul suo dorso. L’aquila sale e sale finchè non ce la fa più e solo allora lo scricciolo riprende il volo e vince la gara. Fotografia di Daniela Zelaschi Ottoboni Istruzioni per gli autori I l Notiziario Allergologico è una pubblicazione quadrimestrale di aggiornamento nel campo della Allergologia e delle discipline ad essa correlate, rivolta ai Medici ed ai Ricercatori. Il Notiziario Allergologico non pubblica articoli sperimentali, ma aggiornamenti e rassegne concordati tra la Redazione e gli Autori, sia per quanto riguarda i contenuti che la lunghezza. Il Comitato Scientifico partecipa al reperimento delle informazioni e controlla la correttezza scientifica della rivista; comunque le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli sono quelle degli Autori e non esprimono necessariamente il parere del Comitato Scientifico o della Redazione. • I manoscritti per la pubblicazione devono venire inviati tramite posta elettronica a: [email protected] Nei manoscritti, oltre al nome completo degli Autori, dovrà essere indicata l’affiliazione degli stessi e l’indirizzo postale dell’Autore al quale verranno inviate le bozze. • Il testo dovrà essere in formato Word o analogo senza usare programmi di impaginazione specifici. • Le illustrazioni, le fotografie e le tabelle dovranno essere salvate e inviate in files separati (JPG, TIFF, PDF). RIASSUNTO E SUMMARY Ogni articolo sarà preceduto da un riassunto breve (250 parole, 1700 caratteri spazi inclusi) e da un summary in inglese più ampio (450 parole, 3000 caratteri spazi inclusi). • Parole chiave: la lista di 4-8 parole chiave deve mettere in evidenza gli argomenti più significativi trattati nel lavoro. BIBLIOGRAFIA La bibliografia verrà scritta in base alle indicazioni riportate di seguito: • Lavori comparsi in periodici: cognome e iniziale del nome degli Autori, titolo del lavoro, titolo abbreviato del periodico, anno, numero del volume, pagina iniziale e finale. Es: Holt PG - Mucosal immunity in relation to the development of oral tolerance/sensitization. Allergy 1998;4:16-19. • Monografie e i trattati: cognome e iniziale del nome degli Autori, titolo, editore, luogo e anno di pubblicazione. Es: Errigo E - Malattie allergiche. Etiopatogenesi, diagnostica e terapia. Lombardo Editore, Roma, 1994. • Lavori pubblicati come capitoli di volumi: indicare cognome e iniziale dei nomi degli Autori, titolo del capitolo, titolo del volume in cui il lavoro è pubblicato, preceduto dall’indicazione del Curatore, e seguita da quella dell’Editore, luogo e anno di pubblicazione, pagina iniziale e finale del capitolo citato. Es: Philips SP, Whisnant JP - Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM (Eds.) Hypertension: pathophysiology, diagnosis and management. 2nd ed., New York, Raven Press, 1995, p. 465-478. La bibliografia verrà ordinata in ordine di citazione nel corso del testo e ogni citazione verrà contrassegnata da un numero progressivo di identificazione. In casi particolare, quando la bibliografia sia composta da riviste sintetiche, trattati, monografie e sia limitata a poche voci, non verrà citata nel testo ma raggruppata alla fine del lavoro sotto il titolo “Letture consigliate”. I titoli delle riviste dovranno essere abbreviati secondo le indicazioni del Cumulated Index Medicus. CITAZIONI DI SPECIALITÀ Ogni composto farmaceutico deve essere citato in base al suo nome chimico e/o alla sua denominazione comune internazionale, evitando di citare il nome del marchio. Quest’ultimo potrà essere indicato solo se inevitabile e con la lettera iniziale in maiuscolo. ABBREVIAZIONI Abbreviazioni e simboli usati, secondo gli standard indicati in Science 1954; 120: 1078. Una volta definiti, essi possono venire usati come tali nel corso del testo. BOZZE Le prime bozze verranno inviate al primo Autore, a meno che non venga altrimenti indicato. Le seconde bozze verranno corrette in Redazione. Le bozze dovranno venire restituite nello spazio di sette giorni dalla data di arrivo, con l’approvazione dell’Autore. Unità di misura Unit conte per minuto curie millicurie microcurie chilogrammo grammo milligrammo microgrammo nanogrammo picogrammo femtogrammo litro millilitro microlitro nanolitro picolitro chilometro metro centimetro millimetro micrometro nanometro picometro Angstrom kilo Daltons ora minuto primo minuto secondo counts per minute curie millicurie microcurie kilogram gram milligram microgram nanogram picogram femtogram litre millilitre microlitre nanolitre picolitre kilometre metre centimetre millimetre micrometre nanometre picometre Angstrom kilo Daltons hour minute second cpm Ci mCi μC Kg g mg μg ng pg fg L mL μL nL pL Km m cm mm μm nm pm Å kDa h min sec Lofarma nel mondo www.lofarma.it