Appunti su polinomi quadratici, curve e superfici quadriche Lucio Guerra v.2 2012-2013 Polinomi quadratici In questa parte del corso lavoreremo in uno spazio affine numerico An (K). 1 Il luogo degli zeri di un polinomio Sia f ∈ K[x1 , . . . , xn ]. Nello spazio An (K) un punto P (x1 , . . . , xn ) tale che f (x1 , . . . , xn ) = 0 si dice uno ’zero’ di f , e l’insieme V (f ) := {P ∈ An (K) : f (x1 , . . . , xn ) = 0} si dice il luogo degli zeri di f . Se f = 0 si ha l’intero An (K), se f ∈ K × si ha il sottoinsieme ∅. Notare che: V (αf ) = V (f ) se α ∈ K × . Nello studio della geometria elementare si incontrano esempi di sottoinsiemi del piano che sono definiti da una equazione cartesiana del tipo f (x, y) = 0 in cui f è un polinomio, e vengono chiamati curve, ovvero ’linee curve’. In questa trattazione si segue il percorso inverso, per ogni polinomio è definito il luogo degli zeri, e si apre il problema di stabilire se questo insieme può essere considerato una curva. Infatti, anche se il polinomio f (x, y) non è costante, l’insieme V (f ) può ancora essere vuoto oppure ridotto a un punto, e la questione dipende dal campo K. Esempi: se K = R il polinomio x2 + y 2 + 1 non ha zeri, e il polinomio x2 + y 2 ha come unico zero l’origine; se K = C si ha sempre un insieme infinito, in conseguenza del teorema fondamentale dell’algebra, ad esempio il polinomio x2 + y 2 ha per ogni x gli zeri (x, ±ix). Nello spazio tridimensionale poi si incontrano esempi di sottoinsiemi che sono definiti da una equazione cartesiana del tipo f (x, y, z) = 0 in cui f è un polinomio, 1 e vengono chiamati superfici. Seguendo il percorso inverso, per ogni polinomio è definito il luogo degli zeri, e si ha il problema di stabilire se questo insieme può essere considerato una superficie. Questo argomento in questa generalità, per polinomi arbitrari, non rientra nel programma di questo corso. Ci limiteremo allo studio dei polinomi quadratici (i.e. di grado 2), negli aspetti più algebrici, con l’obiettivo di descrivere il luogo degli zeri di un polinomio quadratico nel piano o nello spazio tridimensionale, sul campo reale o sul campo complesso, affrontando il problema di riconoscere quando si può parlare di una curva nel piano o di una superficie nello spazio. In generale se f ∈ K[x1 , . . . , xn ] r K soddisfa certe opportune condizioni si dice che l’insieme degli zeri V (f ) è una ipersuperficie algebrica in An (K). Se f è un polinomio quadratico che soddisfa tali condizioni allora si parla di una ipersuperficie quadrica, o semplicemente una quadrica, nello spazio affine. 2 Trasformazioni di coordinate Una affinità ϕ : An (K) → An (K) dello spazio affine numerico, data da una formula 0 x1 p11 · p1n x1 q1 x1 · 7−→ · · · · + · =: · x0n xn pn1 · pnn xn qn che scriviamo in breve come X 7→ P X + Q, dove P è una matrice invertibile, sarà anche detta una trasformazione di coordinate. Induce una trasformazione di polinomi, un automorfismo ∼ K[x1 , . . . , xn ] −→ K[x1 , . . . , xn ] dell’anello dei polinomi, che scriviamo f (x1 , . . . , xn ) 7−→ f 0 (x1 , . . . , xn ) := f (x01 , . . . , x0n ) = f (ϕ(x1 , . . . , xn )) che si denota con il simbolo ϕ∗ . Le affinità di An (K) formano un gruppo, indicato con il simbolo Aff(An (K)). Quelle con P = 1n si dicono traslazioni, e formano un sottogruppo. Quelle con Q = 0 sono gli automorfismi di K n come spazio vettoriale, e formano un sottogruppo, indicato con il simbolo GL(K n ). Le formule precedenti rappresentano nello stesso modo due fatti distinti. 2 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche Cambiamento di riferimento Sono dati in An (K) due riferimenti R e R0 . Un punto P ha coordinate (x1 , . . . , xn ) e (x01 , . . . , x0n ), rispetto a R e R0 , collegate mediante la trasformazione precedente. In questa situazione, l’uguaglianza f 0 (x1 , . . . , xn ) = f (x01 , . . . , x0n ) implica che: VR (f 0 ) = VR0 (f ) Di conseguenza, per un sottoinsieme dello spazio affine, la proprietà di essere descritto come luogo degli zeri di un polinomio, rispetto a un opportuno riferimento, è indipendente dal riferimento. Trasformazione mediante affinità Sono dati una affinità ϕ : An (K) → An (K) e un riferimento. Se un punto P ha coordinate (x1 , . . . , xn ) allora il punto ϕ(P ) ha coordinate (x01 , . . . , x0n ), ottenute mediante la trasformazione precedente. Allora l’uguaglianza f 0 (x1 , . . . , xn ) = f (x01 , . . . , x0n ) implica che: V (f 0 ) = ϕ−1 (V (f )) Di conseguenza, per un sottoinsieme dello spazio affine la proprietà di essere il luogo degli zeri di un polinomio è invariante per affinità. Esempio 2.1. La trasformazione di coordinate (x, y) 7→ (x − y, x + y) induce una trasformazione di polinomi in cui xy −1 7→ x2 −y 2 −1. Sono rappresentate in figura le due interpretazioni. A sinistra: due riferimenti, una iperbole, i due polinomi corrispondenti danno equazioni dell’iperbole relative ai due riferimenti. A destra: un riferimento, due iperboli, che la data affinità trasforma una sull’altra, i due polinomi corrispondenti danno equazioni delle due iperboli. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . ................................................................................................................................... ... ... ... ... ... ... . .... ... .... ... .... . .............. ..... .... .. .. ... ... ... ... .. .. .... ...... .... ..... ..... ............ ........... ................. ..... .. .... .. ..... ..... ....... ................................... ........ ............. .................. ...... ... ..... ..... ..... ....... .................................... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . ................................................................................................................................... ... ... ... ... ... ... . .... ... .... ... .... . Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 3 3 Equivalenza di polinomi Equivalenza affine Definizione 3.1. Due polinomi f, g ∈ K[x1 , . . . , xn ] si dicono equivalenti tramite affinità se si può scrivere una relazione g(x1 , . . . , xn ) = α f (ϕ(x1 , . . . , xn )) = α f 0 (x1 , . . . , xn ) per mezzo di una trasformazione di coordinate ϕ di An (K) e uno scalare non nullo α in K × opportuni. Se f, g sono polinomi equivalenti, si hanno le due interpretazioni: rappresentano uno stesso insieme rispetto a due riferimenti opportuni: VR (g) = VR0 (f ); oppure rappresentano rispetto a uno stesso riferimento due insiemi equivalenti tramite affinità: V (g) = ϕ−1 V (f ). Osservazione 3.2. La relazione di equivalenza tramite affinità è una relazione di equivalenza nell’insieme dei polinomi K[x1 , . . . , xn ]. Osservazione 3.3. Non è difficile dimostrare che: due polinomi che sono equivalenti tramite affinità hanno lo stesso grado; in altre parole il grado di un polinomio è invariante per equivalenza affine. Esempio 3.4. I polinomi di grado 1 sono tutti equivalenti (e gli iperpiani sono tutti equivalenti). Consideriamo un polinomio a1 x1 +· · ·+an xn +b e supponiamo ai 6= 0. La trasformazione di coordinate (x1 , . . . , xi , . . . , xn ) 7−→ (x1 , . . . , a1 x1 + · · · + an xn + b, . . . , xn ) (è invertibile) induce una trasformazione di polinomi xi 7−→ a1 x1 + · · · + an xn + b Inoltre due monomi xi e xj sono equivalenti tramite la trasformazione di coordinate che scambia le due coordinate indicate e tiene fisse tutte le altre coordinate. Esempio 3.5. Nell’esempio 2.1 si ha una trasformazione di coordinate che induce una trasformazione xy − 1 7→ x2 − y 2 − 1. Equivalenza euclidea Se il campo base è R, se lo spazio vettoriale Rn si considera dotato del prodotto scalare standard, allora lo spazio affine An (R) risulta dotato della 4 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche metrica standard, e viene detto lo spazio euclideo numerico di dimensione n, e si indica con il simbolo En . Nello spazio Rn si hanno le basi ortonormali, e nello spazio euclideo En i riferimenti ortonormali. Le isometrie di En sono quelle affinità che conservano il prodotto scalare dei vettori. I cambiamenti del riferimento ortonormale in En , cosı̀ come le isometrie di En , sono rappresentati nella stessa forma di una trasformazione di coordinate a coefficienti in R in cui la matrice P è una matrice ortogonale (tP = P −1 ). Le isometrie di En formano un sottogruppo di Aff(An (R)), indicato con il simbolo Isom(En ). Quelle con P = 1n sono le traslazioni, e formano un sottogruppo. Quelle con Q = 0 sono le trasformazioni ortogonali di Rn , e formano un sottogruppo, indicato con il simbolo O(Rn ). Definizione 3.6. Due polinomi f, g ∈ R[x1 , . . . , xn ] si dicono equivalenti tramite isometrie se si può scrivere una relazione g(x1 , . . . , xn ) = α f (ϕ(x1 , . . . , xn )) in cui la trasformazione di coordinate ϕ è una isometria di E n , e in cui α ∈ R× . Osservazione 3.7. La relazione di equivalenza tramite isometrie è una relazione di equivalenza nell’insieme dei polinomi R[x1 , . . . , xn ]. Esempio 3.8. I polinomi di grado 1 sono tutti equivalenti tramite isometrie. Consip deriamo un polinomio a1 x1 +· · ·+an xn +b di grado 1. Poniamo a := a21 + · · · + a2n . Poiché il vettore ( aa1 , . . . , aan ) è di norma uno, esiste una matrice ortogonale P di ordine n che ha questo vettore come prima riga. Sia inoltre Q il vettore ( ab , 0, . . . , 0). La corrispondente trasformazione di coordinate (x1 , . . . , xn ) 7−→ a1 a x1 + ··· + an a xn + ab , . . . . . . (è una isometria) induce una trasformazione di polinomi x1 7−→ a1 (a1 x1 + · · · + an xn + b) Esempio 3.9. Nell’esempio 2.1, relativo al campo R, la trasformazione di coordinate utilizzata non è una isometria. Una isometria è ad esempio la trasformazione (x, y) 7→ √12 x − √12 y, √12 x + √12 y e questa induce la trasformazione xy − 1 7→ 21 x2 − 12 y 2 − 1. Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 5 4 Richiami sulle forme quadratiche ,→ Sia K un campo di caratteristica 6= 2. Se V è uno spazio vettoriale su K, si definiscono corrispondenze forme bilineari −→ V ×V →K forme quadratiche V →K forme bilineari simmetriche ←→ V ×V →K Se V è lo spazio vettoriale numerico K n , si hanno biiezioni forme quadratiche Kn → K & . polinomi quadratici matrici simmetriche omogenei in di ordine n ←−−→ K[x1 , . . . , xn ] a coefficienti in K P 5 aij xi xj (aij ) = A Polinomi quadratici Un polinomio quadratico f ∈ K[x1 , . . . , xn ] si scrive come f (x1 , . . . , xn ) = f2 (x1 , . . . , xn ) + f1 (x1 , . . . , xn ) + f0 X X = aij xi xj + 2 bi xi + c dove la matrice a11 · a1n · A= · · an1 · ann che rappresenta componente omogenea quadratica è una matrice simmetrica, di ordine n, e inoltre A 6= 0; definiamo inoltre B = (b1 , . . . , bn ) la matrice-riga che rappresenta la componente omogenea lineare; l’espressione analitica precedente può essere riscritta in forma compatta f (x1 , . . . , xn ) = t XA X + 2BX + c 6 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche Al polinomio quadratico f si associa la n + 1 definita a blocchi c B M = tB A matrice simmetrica di ordine . Esempio numerico: ... 6 Equivalenza di polinomi quadratici Una affinità ϕ : An (K) → An (K) si scrive come X 7→ P X + Q, dove P è una matrice invertibile di ordine n. Ricordiamo che alla affinità ϕ si associa la matrice di ordine n + 1 1 0 . R= Q P La matrice R è invertibile e la sua inversa è la matrice associata, nello stesso modo, alla affinità inversa X 7→ P −1 X − P −1 Q. Consideriamo un polinomio quadratico f (x1 , . . . , xn ) e il polinomio trasformato f 0 (x1 , . . . , xn ) = f (ϕ(x1 , . . . , xn )). Proposizione 6.1. Il polinomio trasformato f 0 è ancora un polinomio quadratico; se f è rappresentato dalla matrice M , la matrice associata a f 0 è data da M 0 = tRM R Dimostrazione. Per definizione si ha f 0 (x1 , . . . , xn ) = f (x01 , . . . , x0n ) = tX 0 AX 0 + 2BX 0 + c dove X 0 = P X + Q, e calcolando si trova f 0 (x1 , . . . , xn ) = = t(P X + Q)A(P X + Q) + 2B(P X + Q) + c = (tX tP + tQ)A(P X + Q) + 2B(P X + Q) + c = tX tP AP X = tX(tP AP )X + tX tP AQ + tQAP X + tQAQ + 2BP X + 2BQ + c + 2tQAP X + 2BP X + tQAQ + 2BQ + c dove si è usata l’uguaglianza tX tP AQ = tQAP X, che segue dalla simmetria di A, e di conseguenza si hanno le uguaglianze A0 = tP AP Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 7 B 0 = (tQA + B)P, c0 = tQAQ + 2BQ + c, che si possono riassumere nella uguaglianza di matrici a blocchi c0 B0t B0 1 tQ A0 = 0 tP tB c B A Q 1 0 P come nell’enunciato. Osservazione 6.2. Nella dimostrazione precedente, la formula A0 = tP AP significa che la componente quadratica f2 è trasformata nella componente quadratica (f 0 )2 tramite la trasformazione di coordinate X 7→ P X, che rappresenta l’automorfismo di K n associato alla data affinità di An (K). Possiamo scrivere (f2 )0 = (f 0 )2 , senza dimenticare che nei due termini dell’uguaglianza il segno di trasformazione si riferisce a due trasformazioni di coordinate in generale diverse. Proposizione 6.3. Per i polinomi quadratici i ranghi rg(M ) rg(A) sono invarianti per equivalenza affine. Dimostrazione. Se un polinomio quadratico ha la matrice associata M con il blocco A, un polinomio quadratico equivalente ha una matrice associata del tipo α tRM R con un blocco del tipo α tP AP , dove le matrici R e P sono invertibili, e α è uno scalare non nullo. Basta applicare le formule nella dimostrazione precedente. Definizione 6.4. Un polinomio quadratico f (x1 , . . . , xn ) si dice di tipo generale, o semplicemente generale, se ha rango massimo rg(M ) = n + 1, si dice degenere se invece rg(M ) ≤ n. Osservazione 6.5. Nella teoria delle forme quadratiche si ha una terminologia analoga. Una forma quadratica q(x1 , . . . , xn ) si dice di tipo generale se ha rango massimo rg(A) = n, si dice degenere se invece rg(A) ≤ n − 1. Notare che: se una forma quadratica viene vista come un polinomio quadratico, allora è sempre degenere, poiché la matrice associata M ha B = 0 e c = 0. 8 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 7 Richiami sulla classificazione delle forme quadratiche Forme canoniche delle forme quadratiche Sia K un campo di caratteristica 6= 2. Algoritmo di Lagrange. Ogni forma quadratica q(x1 , . . . , xn ) a coefficienti in K può essere trasformata tramite un automorfismo (un elemento di GL(K n )) in una forma quadratica diagonale a1 x21 + · · · + ar x2r con r ≤ n, in cui i coefficienti sono in K × , dunque r è il rango di q. Forme quadratiche complesse Ogni forma quadratica q(x1 , . . . , xn ) a coefficienti in C è trasformata tramite automorfismi in una e una sola forma quadratica diagonale x21 + · · · + x2r con r ≤ n, dove r è il rango di q. Forme quadratiche reali Teorema di Sylvester. Ogni forma quadratica q(x1 , . . . , xn ) a coefficienti in R è trasformata tramite automorfismi (in GL(Rn )) in una e una sola forma quadratica diagonale x21 + · · · + x2p − x2p+1 − · · · − x2p+q con p + q ≤ n. I numeri p, q di coefficienti diagonali positivi, negativi si dicono indici di positività, negatività di q. La somma p + q = r coincide con il rango di q. La differenza p − q = s è detta la segnatura di q. Gli indici di positività e di negatività sono invarianti per automorfismi. In conseguenza del teorema di Sylvester, due forme quadratiche reali si ottengono una dall’altra tramite un automorfismo se e solo se hanno gli stessi indici di positività e di negatività, ovvero se e solo se hanno lo stesso rango e la stessa segnatura. Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 9 Forme quadratiche reali e trasformazioni ortogonali Teorema spettrale. Ogni forma quadratica q(x1 , . . . , xn ) a coefficienti in R è trasformata tramite trasformazioni ortogonali (elementi del gruppo ortogonale O(Rn )) in una forma quadratica diagonale a1 x21 + · · · + an x2n La successione a1 , . . . , an rappresenta lo spettro degli autovalori della matrice associata (può esserci l’autovalore nullo). Se si richiede che sia a1 ≤ · · · ≤ an allora la successione è unicamente determinata. 8 Forme canoniche dei polinomi quadratici Teorema 8.1. Sia K un campo di caratteristica 6= 2. Ogni polinomio quadratico f ∈ K[x1 , . . . , xn ] è equivalente tramite affinità a una delle seguenti forme canoniche a1 x21 + · · · + ar x2r con r ≤ n 2 2 a1 x1 + · · · + ar xr + 1 con r ≤ n a1 x21 + · · · + ar x2r + xr+1 con r < n (r, r) (r + 1, r) (r + 2, r) in cui i coefficienti si intendono diversi da 0. Per ogni forma canonica i valori della coppia di invarianti (rg(M ), rg(A)) sono indicati nella colonna a destra. Due forme canoniche di tipo diverso non sono equivalenti tramite affinità. Dimostrazione. Utilizziamo la rappresentazione f = f2 + f1 + f0 definita in precedenza, in cui f2 è una forma quadratica non nulla, f1 è una forma lineare, f0 è una costante. (1) Eliminazione dei prodotti misti xi xj , ovvero diagonalizzazione della forma quadratica f2 . Tramite un automorfismo vettoriale, in GL(K n ), la componente f2 (x1 , . . . , xn ) è trasformata in una forma diagonale a1 x21 + · · · + ar x2r , con r ≤ n, in cui i coefficienti sono diversi da 0. Tale automorfismo trasforma la componente f1 (x1 , . . . , xn ) in un’altra forma lineare che scriviamo come 2b1 x1 + . . . + 2bn xn , e trasforma quindi il polinomio f (x1 , . . . , xn ) in un polinomio del tipo a1 x21 + · · · + ar x2r + 2b1 x1 + . . . + 2bn xn + c (a) (2) Eliminazione di termini lineari. Un polinomio quadratico come in (a) è trasformato tramite una traslazione in un polinomio in cui non compaiono i termini lineari in x1 , . . . , xr . 10 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche Una semplice osservazione: dati a, b con a 6= 0, si può scrivere ax2 + 2bx = a(x + u)2 + v con u = b/a e v = −b2 /a, e la traslazione (in una dimensione) x 7→ x − u induce la trasformazione ax2 + 2bx 7−→ ax2 + v Possiamo applicare questa osservazione al polinomio (a) relativamente a tutte le variabili x1 , . . . , xr simultaneamente. Posto ui := bi /ai per i = 1, . . . , r, abbiamo che: se r = n la traslazione (x1 , . . . , xn ) 7→ (x1 − u1 , . . . , xn − un ) trasforma il polinomio (a) in un polinomio della forma a1 x21 + · · · + an x2n + c0 (b0 ) se r < n la traslazione (x1 , . . . , xn ) 7→ (x1 − u1 , . . . , xr − ur , xr+1 . . . , xn ) trasforma il polinomio (a) in un polinomio della forma a1 x21 + · · · + ar x2r + 2br+1 xr+1 + . . . + 2bn xn + c0 (b00 ) (2.1) Nel caso (b0 ) oppure nel caso (b00 ) in cui ogni bi = 0 si ottiene una forma del tipo a1 x21 + · · · + ar x2r + c0 . Se c0 = 0 abbiamo una forma canonica a1 x21 + · · · + ar x2r Se c0 6= 0 abbiamo un polinomio proporzionale a una forma canonica a01 x21 + · · · + a0r x2r + 1 (3) Semplificazione dei termini non quadratici rimanenti. Nel caso (b00 ), in cui r < n, supponiamo che qualche bi 6= 0. Sappiamo che un polinomio di grado uno `(xr+1 , . . . , xn ) è equivalente al monomio xr+1 tramite una trasformazione di coordinate (xr+1 . . . , xn ) 7−→ (x0r+1 . . . , x0n ) Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 11 che coinvolge solo le coordinate di indici r + 1, . . . , n (vedere l’esempio 17.4), Allora tramite la trasformazione estesa (x1 , . . . , xr , xr+1 . . . , xn ) 7−→ (x1 , . . . , xr , x0r+1 . . . , x0n ) il polinomio (b00 ) è trasformato nella forma canonica a1 x21 + · · · + ar x2r + xr+1 Infine per dimostrare che due forme canoniche di tipo diverso non sono equivalenti è sufficiente confrontare i relativi valori della coppia di ranghi rg(M ) e rg(A) che sono invarianti per equivalenza. Osservazione 8.2. Un polinomio quadratico in f (x1 , . . . , xn ) si dice a centro se ammette un centro di simmetria, i.e. un punto del piano rispetto al quale il polinomio è simmetrico. Una forma canonica del primo o del secondo tipo è simmetrica rispetto all’origine, mentre una forma canonica del terzo tipo si vede che non è simmetrica rispetto a nessun punto. Di conseguenza i polinomi quadratici a centro sono precisamente i polinomi quadratici che sono equivalenti a una forma canonica del primo o del secondo tipo. Osservazione 8.3. Se il campo è R, ogni polinomio quadratico f ∈ R[x1 , . . . , xn ] è equivalente tramite isometrie a una forma canonica come nel teorema precedente. Infatti l’equivalenza al passo (1) può essere realizzata tramite una trasformazione ortogonale (teorema spettrale), la traslazione al passo (2) è una isometria, e anche l’equivalenza al passo (3) può essere realizzata tramite una isometria (esempio 3.8). Osservazione 8.4. Si hanno forme canoniche di rango 1 solo del primo tipo con r = 1, dunque monomi della forma αx2 . Di conseguenza i polinomi quadratici f (x1 , . . . , xn ) con rango rg(M ) = 1 sono esattamente i polinomi del tipo α (p1 x1 + · · · + pn xn + q)2 proporzionali al quadrato di un polinomio di grado 1. In questo caso il luogo degli zeri di f non è altro che un iperpiano dello spazio affine. Esercizio 8.5. Per i polinomi quadratici in K[x, y] compilare l’elenco delle forme canoniche date dal Teorema, ordinate secondo i valori decrescenti del rg(M ) e, per uno stesso valore del rg(M ), ordinate secondo i valori decrescenti del rg(A). Esercizio 8.6. Per i polinomi quadratici in K[x, y, z] compilare in modo analogo l’elenco delle forme canoniche date dal Teorema. 12 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 9 Classificazione delle forme canoniche Rimane il problema della classificazione: stabilire quando due forme canoniche, dello stesso tipo, sono equivalenti tramite affinità, e quindi determinare un sottoinsieme di forme canoniche che ancora rappresenti la totalità dei polinomi quadratici a meno di equivalenza affine, come nel Teorema 8.1, ma abbia la proprietà che due forme canoniche nel sottoinsieme non siano tra loro equivalenti. Nella teoria delle forme quadratiche si incontra la seguente operazione adatta a semplificare i coefficienti diagonali. (4) Normalizzazione dei coefficienti diagonali. osservazione: se a = a0 u2 con u 6= 0 allora Altra semplice ax2 = a0 (ux)2 e l’affinità x 7→ (1/u)x (in una dimensione) induce la trasformazione ax2 7→ a0 x2 Dato un polinomio quadratico in forma canonica come nel Teorema 8.1, supposto che si abbia ai = a0i u2i per i = 1, . . . , r, l’affinità (x1 , . . . , xr , . . . , xn ) 7−→ ( a11 x1 , . . . , a1r xr , . . . , xn ) trasforma la forma quadratica a1 x21 +· · ·+ar x2r nella forma quadratica a01 x21 + · · · + a0r x2r , e trasforma di conseguenza il polinomio quadratico iniziale, senza modificare gli eventuali termini non quadratici. Conseguenze del Teorema 8.1 e della osservazione precedente. • Se il campo è C, ogni polinomio quadratico in C[x1 , . . . , xn ] è equivalente a una e una sola forma canonica con i coefficienti diagonali tutti uguali a 1. • Se il campo è R, ogni polinomio quadratico in R[x1 , . . . , xn ] è equivalente (tramite affinità reali) a una forma canonica con i coefficienti diagonali uguali a 1 o −1. Nel secondo caso l’unicità non vale senza ulteriori restrizioni e comunque la classificazione richiede qualche ulteriore invariante dei polinomi quadratici a coefficienti in R (oltre ai due ranghi). Questo caso del problema sarà studiato in seguito per polinomi in due o tre variabili reali. Come vediamo, la risposta al problema della classificazione dipende dal campo K, e in particolare dalla grandezza del sottoinsieme K 2 degli elementi quadrati. Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 13 Curve e superfici quadriche affini Studieremo la classificazione dei polinomi quadratici in due o tre variabili a coefficienti in C o in R, studieremo il corrispondente luogo degli zeri nello spazio affine di dimensione due o tre, e arriveremo a una definizione di curve e superfici quadriche come sottoinsiemi dello spazio affine. Lo strumento chiave è il Teorema 8.1, che utilizzeremo in una variante con forme canoniche alternative, equivalenti alle altre, in cui il termine costante è uguale a −1 e il termine lineare è −xr+1 . Utilizzeremo la terminologia introdotta nella Definizione 6.4 e nella Osservazione 8.2. Per i polinomi quadratici di rango 1 il luogo degli zeri è un iperpiano, si è visto nell’Osservazione 8.4, e non si considera un insieme quadratico. 10 Le coniche nel piano affine Le coniche affini complesse Proposizione 10.1. Ogni polinomio quadratico in C[x, y] è equivalente tramite affinità a una e una sola delle seguenti forme canoniche, il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra: x2 + y 2 − 1 x2 − y generale a centro generale senza centro x2 + y 2 x2 − 1 due rette incidenti due rette parallele x2 una retta ’doppia’ Dimostrazione. Caso particolare n = 2 del risultato ottenuto nel § 9, riformulato utilizzando le forme canoniche alternative descritte sopra. Definizione 10.2. Se f ∈ C[x, y] è un polinomio quadratico, il luogo degli zeri V (f ) si considera in ogni caso una curva complessa; se inoltre f non è equivalente a x2 allora V (f ) si dice una conica nel piano A2 (C). Le coniche affini reali Proposizione 10.3. Ogni polinomio quadratico in R[x, y] è equivalente tramite affinità a una e una sola delle seguenti forme canoniche, il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra: 14 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche x2 + y 2 − 1 x2 + y 2 + 1 x2 − y 2 − 1 x2 − y ellisse vuoto iperbole parabola x2 + y 2 x2 − y 2 x2 − 1 x2 + 1 un punto due rette incidenti due rette parallele vuoto x2 una retta ’doppia’ Dimostrazione. Conseguenza del secondo risultato ottenuto nel § 9, nel caso particolare n = 2, riformulato utilizzando le forme canoniche alternative, e selezionando solo una tra due forme canoniche che risultino equivalenti tramite affinità ’elementari’, mentre per verificare che due polinomi in questo elenco non sono equivalenti si deve ricorrere a qualche ulteriore proprietà invariante, oltre ai ranghi rg(M ) e rg(A), per esempio si può ricorrere alla osservazione successiva. Osservazione 10.4. Per i polinomi quadratici in R[x, y] sono invarianti per equivalenza affine: • il segno del determinante det(A), quando non nullo, • l’esistenza di zeri reali, la proprietà: V (f ) 6= ∅. Dimostrazione. (1) Se un polinomio quadratico ha la matrice associata M con il blocco A, a un polinomio equivalente è associata una matrice del tipo α tR M R con un blocco del tipo α tP AP , come abbiamo visto in precedenza. Dalla formula det(α tP A P ) = α2 (det P )2 det(A) segue che il det(α tP A P ) ha lo stesso segno del det(A). (2) Se f e g sono equivalenti, i luoghi degli zeri V (f ) e V (g) sono in biiezione. Definizione 10.5. Se f ∈ R[x, y] è un polinomio quadratico, non equivalente a una forma canonica come x2 + 1 oppure x2 + y 2 oppure x2 + y 2 + 1, allora il luogo degli zeri V (f ) si considera una curva reale; se inoltre f non è equivalente a x2 , allora V (f ) si dice una conica nel piano A2 (R). Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 15 Sulla classificazione delle coniche affini La classificazione delle coniche nel piano affine, reale o complesso, è data dai seguenti enunciati. • Ogni conica in A2 (C) è equivalente tramite affinità a una e una sola delle coniche definite da polinomi in forma canonica nella Proposizione 10.1 (eccetto l’ultimo, che è escluso dalla Definizione 10.2). • Ogni conica in A2 (R) è equivalente tramite affinità a una e una sola delle coniche definite da polinomi in forma canonica nella Proposizione 10.3 (eccetto quelli esclusi dalla Definizione 10.5). Questi enunciati discendono dai risultati precedenti sui polinomi quadratici e dalla seguente affermazione: (∗) nella situazione di ciascuno dei due enunciati, due coniche definite da due polinomi in forma canonica tra loro distinti non sono equivalenti. Per dimostrarla possiamo distinguere le coniche per mezzo di alcune semplici proprietà geometriche che sono invarianti per affinità. Per distinguere le coniche generali da quelle degeneri: • generale: non contiene rette, • degenere: unione di due rette, incidenti o parallele; per distinguere le coniche generali complesse: • a centro: esiste una retta che non interseca la curva, • senza centro: ogni retta interseca la curva; per distinguere le coniche generali reali: • ellisse: limitata, iperbole e parabola: illimitate, • iperbole: esiste una retta che non interseca la curva e tale che ciascuno dei due semipiani determinati dalla retta interseca la curva, • parabola: per ogni retta che non interseca la curva uno dei due semipiani determinati dalla retta non interseca la curva (e l’altro contiene tutta la curva). Osserviamo infine che l’affermazione (∗) implica che: nella situazione di ciascuna delle Proposizioni 10.1 e 10.3, due polinomi in forma canonica tra loro distinti non sono equivalenti. Dunque la dimostrazione data sopra per l’affermazione (∗) potrebbe sostituire gli argomenti utilizzati in precedenza, ad esempio quelli nell’Osservazione 10.4. 16 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 11 Le coniche nel piano euclideo Ci limitiamo a considerare polinomi quadratici di tipo generale il cui luogo degli zeri è una conica reale, secondo la Definizione 10.5. Proposizione 11.1. Ogni polinomio quadratico di tipo generale in R[x, y] il cui luogo degli zeri è una conica reale è equivalente tramite isometrie del piano euclideo E2 a una e una sola delle seguenti forme canoniche: x2 y 2 + 2 −1 a2 b 2 y2 x − −1 a2 b2 x2 − py a≥b>0 ellisse a, b > 0 iperbole p>0 parabola Dimostrazione. L’esistenza di una forma canonica associata è conseguenza del Teorema 8.1 e della Osservazione 8.3 sulla equivalenza per isometrie (non si applica l’operazione di normalizzazione perché non è una isometria, in generale). Per dimostrare l’unicità occorre dimostrare che: se due forme canoniche dello stesso tipo sono equivalenti allora sono coincidenti. Consideriamo una isometria X 7→ P X + Q. 2 2 2 2 Supponiamo trasformi xa2 + yb2 − 1 7−→ α( xc2 + yd2 − 1). Necessariamente Q = 0 in quanto la trasformazione non produce termini lineari nel polinomio trasformato. Inoltre α = 1 in quanto una tale trasformazione non modifica il termine costante. Dunque l’isometria è una trasformazione or2 2 2 2 togonale X 7→ P X, e induce la trasformazione xa2 + yb2 7−→ xc2 + yd2 ; poiché una trasformazione ortogonale conserva lo spettro degli autovalori, allora { a12 , b12 } = { c12 , d12 } e da qui segue che a = c e b = d. Analogamente si tratta 2 2 2 2 il caso in cui si abbia xa2 − yb2 − 1 7−→ α( xc2 − yd2 − 1). Supponiamo ora che l’isometria trasformi x2 −py 7−→ α(x2 −qy). La trasformazione ortogonale associata trasforma x2 7−→ αx2 e conserva lo spettro degli autovalori, quindi {1, 0} = {α, 0} e α = 1, dunque x2 − py 7−→ x2 − qy. Inoltre la trasformazione ortogonale conserva gli autospazi e conserva le norme dei vettori, quindi (1, 0) 7→ (±1, 0) e (0, 1) 7→ (0, ±1), e quindi (x, y) 7→ (±x, ±y). Infine deve aversi Q = 0 poiché l’isometria non produce un termine x o un termine costante nel polinomio trasformato. Di conseguenza x2 − py 7−→ x2 ± py e quindi p = q. 12 Geometria euclidea delle coniche affini reali Nel libro di Sernesi il §32. Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 17 13 Le superfici quadriche nello spazio affine tridimensionale Le superfici quadriche affini complesse Proposizione 13.1. Ogni polinomio quadratico in C[x, y, z] è equivalente a una e una sola delle seguenti forme canoniche, il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra: x2 + y 2 + z 2 − 1 generale a centro 2 2 x +y −z generale senza centro x2 + y 2 + z 2 x2 + y 2 − 1 x2 − y cono cilindro cilindro x2 + y 2 x2 − 1 due piani incidenti due piani paralleli x2 un piano ’doppio’ Dimostrazione. Caso particolare n = 3 del risultato ottenuto nel § 9, riformulato utilizzando le forme canoniche alternative. Le definizioni generali di cono e di cilindro sono richiamate nelle osservazioni seguenti. Osservazione 13.2. Sia K un campo arbitrario. Dati in An (K) un sottoinsieme C e un punto V , si dice che C è un cono di vertice V se per ogni P ∈ C r {V } si ha hV, P i ⊆ C. L’insieme C può essere ∅ o ridotto al singolo {V }, ma se C r {V } = 6 ∅ allora C è unione di rette passanti per V , e in particolare C 3 V . Notare che un insieme può essere un cono rispetto a più vertici (come ad esempio una retta o un sottospazio lineare). Esempio: l’insieme x2 + y 2 + z 2 = 0 è un cono con vertice nell’origine. Osservazione 13.3. Sia K un campo arbitrario. Dati in An (K) un sottoinsieme C e una direzione δ, si dice che C è un cilindro di direzione δ se per ogni P ∈ C la retta per P con direzione δ è contenuta in C. L’insieme C può essere ∅, ma se C 6= ∅ allora C è unione di rette parallele alla direzione δ. Notare che un insieme può essere un cilindro rispetto a più direzioni (come ad esempio una retta o un sottospazio lineare). Esempio: i luoghi x2 + y 2 − 1 = 0 e x2 − y = 0 sono cilindri con la direzione dell’asse z. Definizione 13.4. Se f ∈ C[x, y, z] è un polinomio quadratico, il luogo degli zeri V (f ) si considera in ogni caso una superficie complessa; se inoltre f non è equivalente a x2 allora V (f ) si dice una superficie quadrica nello spazio A3 (C). 18 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche Le superfici quadriche affini reali Proposizione 13.5. Ogni polinomio quadratico in R[x, y, z] è equivalente a una e una sola delle seguenti forme canoniche, il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra: x2 + y 2 + z 2 − 1 x2 + y 2 + z 2 + 1 x2 + y 2 − z 2 − 1 x2 − y 2 − z 2 − 1 x2 + y 2 − z x2 − y 2 − z ellissoide vuoto iperboloide a una falda o rigato iperboloide a due falde paraboloide a forma di calice o lente paraboloide a sella o rigato x2 + y 2 + z 2 x2 + y 2 − z 2 x2 + y 2 + 1 x2 + y 2 − 1 x2 − y 2 − 1 x2 − y un punto cono vuoto cilindro cilindro cilindro x2 + y 2 x2 − y 2 x2 + 1 x2 − 1 una retta due piani incidenti vuoto due piani paralleli x2 un piano ’doppio’ Dimostrazione. Conseguenza del secondo risultato nel § 9, nel caso particolare n = 3, riformulato in termini di forme canoniche alternative, conseguenza ottenuta eliminando ripetizioni di forme canoniche che risultino equivalenti tramite affinità ’elementari’, e utilizzando infine le seguenti considerazioni. Per distinguere due forme canoniche di tipo generale, oltre al rango rg(A), possiamo utilizzare alcune proprietà geometriche: • l’ellissoide è limitato, • gli iperboloidi sono illimitati, – quello a una falda è rigato, – quello a due falde non contiene rette; • per i due paraboloidi: – quello a calice non contiene rette, Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 19 – quello a sella è rigato; Per distinguere due forme canoniche di tipo degenere, oltre ai ranghi rg(M ) e rg(A), sono sufficienti le proprietà geometriche indicate nell’enunciato e la seguente osservazione relativa ai due cilindri con rg(A) = 2: − per il cilindro x2 + y 2 − 1 le sezioni piane non degeneri sono ellissi, − per il cilindro x2 − y 2 − 1 le sezioni piane non degeneri sono iperboli. Tutte le proprietà indicate sono invarianti per equivalenza affine: se un luogo V (f ) soddisfa una tale proprietà e se g è equivalente a f allora anche V (g) soddisfa la stessa proprietà. Definizione 13.6. Se f ∈ R[x, y, z] è un polinomio quadratico, non equivalente a una forma canonica come x2 + 1 oppure x2 + y 2 oppure x2 + y 2 + 1 oppure x2 + y 2 + z 2 oppure x2 + y 2 + z 2 + 1, allora il luogo degli zeri V (f ) si considera una superficie reale; se inoltre f non è equivalente a x2 , allora V (f ) si dice una superficie quadrica nello spazio A3 (R). 14 Geometria delle superfici quadriche affini Lezione non trascritta. Si tratta di descrivere il luogo degli zeri dei polinomi in forma canonica elencati nella proposizione precedente, e questo è facile per quelli degeneri, rappresentare la forma del luogo degli zeri per i polinomi generali nell’elenco, indicata dalle denominazioni stesse, e verificare le proprietà enunciate nella dimostrazione della proposizione precedente. 20 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche Curve e superfici quadriche proiettive In questa ultima parte lavoreremo in uno spazio proiettivo numerico Pn (K). Introdurremo la definizione degli zeri di un polinomio omogeneo nello spazio proiettivo. Per le forme quadratiche in tre o quattro variabili a coefficienti in C o in R studieremo il corrispondente luogo degli zeri nello spazio proiettivo di dimensione due o tre, e arriveremo a una definizione di curve e superfici quadriche nello spazio proiettivo. Utilizzeremo la terminologia ricordata nella Osservazione 6.5. 15 Il luogo degli zeri proiettivo di un polinomio omogeneo Nello spazio proiettivo Pn (K) un punto [x0 , . . . , xn ] ha coordinate omogenee (x0 , . . . , xn ) ∈ K n+1 r {0}. Sia f ∈ K[x0 , . . . , xn ]. Il polinomio f definisce una funzione su K n+1 . Affinché f definisca una funzione su Pn (K) la condizione necessaria e sufficiente è che si abbia f (tx0 , . . . , txn ) = f (x0 , . . . , xn ). Non è difficile vedere che solo un polinomio costante soddisfa questa condizione. Supponiamo f sia un polinomio omogeneo (non nullo) di grado d, cioè contenga solo monomi di grado d. In tal caso si ha l’uguaglianza f (tx0 , . . . , txn ) = td f (x0 , . . . , xn ) Anche in questa situazione particolare non è definita una funzione su Pn (K), a meno che non sia d = 0. Tuttavia si ha che: se f (x0 , . . . , xn ) = 0 allora f (tx0 , . . . , txn ) = 0 per ogni t, e questo significa che la condizione f (x0 , . . . , xn ) = 0 dipende dal punto [x0 , . . . , xn ] e non dalla particolare scelta delle coordinate omogenee (x0 , . . . , xn ) per il punto. Se f ∈ K[x0 , . . . , xn ] è un polinomio omogeneo, un punto p[x0 , . . . , xn ] ∈ Pn (K) tale che f (x0 , . . . , xn ) = 0 si dice uno zero (proiettivo) di f , e l’insieme V (f ) := {p ∈ Pn (K) : f (x0 , . . . , xn ) = 0} si dice il luogo degli zeri proiettivo di f . Studieremo il luogo degli zeri proiettivo per i polinomi omogenei quadratici, i.e. le forme quadratiche (non nulle). Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 21 16 Trasformazioni di coordinate omogenee Una proiettività ϕ : Pn (K) → Pn (K), data da una formula 0 x0 r00 · r0n x0 x0 · 7−→ · · · · =: · xn rn0 · rnn xn x0n che scriviamo in breve come X 7→ RX, dove R è una matrice invertibile, sarà anche detta una trasformazione di coordinate omogenee. Si ha ϕ = P(Φ) dove Φ : K n+1 → K n+1 è l’automorfismo rappresentato dalla stessa formula precedente. L’automorfismo Φ induce una trasformazione di polinomi, un automorfismo ∼ K[x0 , . . . , xn ] −→ K[x0 , . . . , xn ] dell’anello dei polinomi, che scriviamo f (x0 , . . . , xn ) 7−→ f 0 (x0 , . . . , xn ) := f (x00 , . . . , x0n ) = f (Φ(x0 , . . . , xn )) che si denota con il simbolo Φ∗ . Ricordiamo che le proiettività di Pn (K) formano un gruppo, che abbiamo indicato con il simbolo Pro(Pn (K)). Le formule precedenti rappresentano nello stesso modo due fatti distinti. Cambiamento di riferimento proiettivo Sono dati in Pn (K) due riferimenti R e R0 . Un punto P ha coordinate omogenee (x0 , . . . , xn ) e (x00 , . . . , x0n ), rispetto a R e R0 , collegate mediante la trasformazione precedente. Allora l’uguaglianza f 0 (x0 , . . . , xn ) = f (x00 , . . . , x0n ) implica che: VR (f 0 ) = VR0 (f ) Di conseguenza, per un sottoinsieme dello spazio proiettivo, la proprietà di essere descritto come luogo degli zeri di un polinomio omogeneo, rispetto a un opportuno riferimento, è indipendente dal riferimento. Trasformazione mediante proiettività Sono dati una proiettività ϕ : Pn (K) → Pn (K) e un riferimento proiettivo. Se un punto P ha coordinate (x0 , . . . , xn ) allora il punto ϕ(P ) ha coordinate (x00 , . . . , x0n ), 22 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche ottenute mediante la trasformazione precedente. Allora l’uguaglianza f 0 (x0 , . . . , xn ) = f (x00 , . . . , x0n ) implica che: V (f 0 ) = ϕ−1 (V (f )) Di conseguenza, per un sottoinsieme dello spazio proiettivo la proprietà di essere il luogo degli zeri di un polinomio omogeneo è invariante per proiettività. 17 Equivalenza di polinomi omogenei Definizione 17.1. Due polinomi omogenei f, g ∈ K[x0 , . . . , xn ] si dicono equivalenti tramite proiettività se si può scrivere una relazione g(x0 , . . . , xn ) = α f (Φ(x0 , . . . , xn )) = α f 0 (x0 , . . . , xn ) per mezzo di una trasformazione di coordinate omogenee ϕ di Pn (K) e uno scalare non nullo α in K × opportuni. Se f, g sono equivalenti, si hanno le due interpretazioni: rappresentano uno stesso insieme proiettivo rispetto a due riferimenti opportuni: VR (g) = VR0 (f ); oppure rappresentano rispetto a uno stesso riferimento due insiemi equivalenti tramite proiettività: V (g) = ϕ−1 (V (f )). Osservazione 17.2. La relazione di equivalenza tramite proiettività è una relazione di equivalenza nell’insieme dei polinomi omogenei in K[x0 , . . . , xn ]. Osservazione 17.3. È chiaro che: due polinomi omogenei che sono equivalenti tramite proiettività hanno lo stesso grado; in altre parole il grado di un polinomio omogeneo è invariante per equivalenza proiettiva. Esempio 17.4. I polinomi omogenei di grado 1, che identifichiamo con le forme lineari (non nulle) su K n+1 , sono tutti equivalenti (e gli iperpiani proiettivi sono tutti equivalenti). Consideriamo un polinomio a0 x0 + · · · + an xn e supponiamo ai 6= 0. La trasformazione di coordinate (x0 , . . . , xi , . . . , xn ) 7−→ (x0 , . . . , a0 x0 + · · · + an xn , . . . , xn ) (è invertibile) induce una trasformazione di polinomi xi 7−→ a0 x0 + · · · + an xn Inoltre due monomi xi e xj sono equivalenti tramite la trasformazione di coordinate che scambia le due coordinate indicate e tiene fisse tutte le altre coordinate. Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 23 Esempio 17.5. Per i polinomi omogenei di grado 2, che identifichiamo con le forme quadratiche (non nulle) su K n+1 , la teoria riportata nel §7 fornisce, a meno di equivalenza proiettiva, forme canoniche diagonali a0 x20 + · · · + ar x2r con r ≤ n. Queste forme canoniche sono ulteriormente semplificate quando K è il campo complesso o il campo reale. Osservazione 17.6. Una forma canonica di rango 1 è un monomio αx2 . Di conseguenza le forme quadratiche di rango 1 sono quelle del tipo α(r0 x0 + · · · + rn xn )2 proporzionali al quadrato di una forma lineare (non nulla). In questo caso il luogo degli zeri è un iperpiano dello spazio proiettivo, e non si considera un insieme quadratico. 18 Le coniche nel piano proiettivo Le coniche proiettive complesse Proposizione 18.1. Ogni forma quadratica (non nulla) in C[x, y, z] è equivalente a una e una sola delle seguenti forme canoniche: x2 + y 2 + z 2 generale x2 + y 2 due rette x2 una retta ’doppia’ il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra. Dimostrazione. Caso particolare del risultato sulle forme quadratiche complesse enunciato nel §7. Definizione 18.2. Se f ∈ C[x, y, z] è una forma quadratica (non nulla), il luogo degli zeri V (f ) si considera in ogni caso una curva complessa; se f non è equivalente a x2 allora V (f ) si dice una conica nel piano P2 (C). Le coniche proiettive reali Proposizione 18.3. Ogni forma quadratica (non nulla) in R[x, y, z] è equivalente tramite proiettività a una e una sola delle seguenti forme canoniche: 24 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche x2 + y 2 + z 2 x2 + y 2 − z 2 vuoto generale x2 + y 2 x2 − y 2 un punto due rette x2 una retta ’doppia’ il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra. Dimostrazione. Conseguenza del teorema di Sylvester sulle forme quadratiche reali enunciato nel §7. Definizione 18.4. Se f ∈ R[x, y, z] è una forma quadratica (non nulla), non equivalente a una forma canonica come x2 oppure x2 +y 2 oppure x2 +y 2 +z 2 , allora il luogo degli zeri V (f ) si considera una curva reale; se inoltre f non è equivalente a x2 , allora V (f ) si dice una conica nel piano P2 (R). La ’forma’ delle coniche proiettive Esempio 18.5. Sia K un campo arbitrario (di caratteristica 6= 2). La forma quadratica xy − z 2 è di tipo generale. Sia C in P2 (K) il suo luogo degli zeri. L’insieme C è in biiezione con la retta proiettiva P1 (K). L’applicazione P1 (K) −→ P2 (K) [u, v] 7−→ [u2 , v 2 , uv] ∼ è iniettiva e la sua immagine è C, e quindi la restrizione P1 (K) −→ C è una biiezione. In particolare, quando il campo K è C o R, poiché in questo caso la conica C è equivalente a una qualsiasi conica generale, si ottiene che: • la conica generale in P2 (R) è in biiezione con P1 (R) ∼ = S1; • la conica generale in P2 (C) è in biiezione con P1 (C) ∼ = S2. 19 Le superfici quadriche nello spazio proiettivo tridimensionale Le superfici quadriche proiettive complesse Proposizione 19.1. Ogni forma quadratica (non nulla) in C[x, y, z, w] è equivalente a una e una sola delle seguenti forme canoniche: Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 25 x2 + y 2 + z 2 + w2 generale x2 cono + y2 + z2 x2 + y 2 due piani x2 un piano ’doppio’ il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra. Dimostrazione. Caso particolare del risultato sulle forme quadratiche complesse enunciato nel §7. Si veda l’osservazione seguente per la definizione generale di cono proiettivo. Osservazione 19.2. Sia K un campo arbitrario. Dati in Pn (K) un sottoinsieme C e un punto V , si dice che C è un cono di vertice V se per ogni P ∈ C r {V } si ha L(V, P ) ⊆ C. Esempio: l’insieme x2 + y 2 + z 2 = 0 è un cono con vertice nel punto [0, 0, 0, 1]. Definizione 19.3. Se f ∈ C[x, y, z, w] è una forma quadratica (non nulla), il luogo degli zeri V (f ) si considera in ogni caso una superficie complessa; se f non è equivalente a x2 , allora V (f ) si dice una superficie quadrica nello spazio P3 (C). Le superfici quadriche proiettive reali Proposizione 19.4. Ogni forma quadratica (non nulla) in R[x, y, z, w] è equivalente a una e una sola delle seguenti forme canoniche: x2 + y 2 + z 2 + w2 x2 + y 2 + z 2 − w2 x2 + y 2 − z 2 − w2 vuoto generale, non contiene rette generale, insieme rigato x2 + y 2 + z 2 x2 + y 2 − z 2 un punto cono x2 + y 2 x2 − y 2 una retta due piani x2 un piano ’doppio’ il cui luogo degli zeri è descritto nella colonna a destra. Dimostrazione. Conseguenza del teorema di Sylvester sulle forme quadratiche reali enunciato nel §7. Si veda l’osservazione precedente per la definizione generale di cono proiettivo. Restano da verificare le due affermazioni che riguardano le rette contenute in due di questi luoghi degli zeri. Questa 26 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche verifica si fa imitando quella relativa alle superfici quadriche affini, e non viene trascritta. Definizione 19.5. Se f ∈ R[x, y, z, w] è una forma quadratica (non nulla), non equivalente a una forma canonica come x2 + y 2 oppure x2 + y 2 + z 2 oppure x2 + y 2 + z 2 + w2 , allora il luogo degli zeri V (f ) si considera una superficie reale; se inoltre f non è equivalente a x2 , allora V (f ) si dice una superficie quadrica nello spazio P3 (R). 20 Polinomi quadratici in coordinate affini e forme quadratiche in coordinate omogenee Nel sottoinsieme affine U0 : x0 6= 0 dello spazio proiettivo Pn (K) un punto ha coordinate omogenee e anche coordinate affini, e i due sistemi di coordinate sono collegati dalle formule [x0 , x1 , . . . , xn ] 7−→ (x1 /x0 , . . . , xn /x0 ) [1, y1 , . . . , yn ] (y1 , . . . , yn ) 7−→ ∼ che rappresentano la biiezione U0 −→ An (K). Questa corrispondenza induce una corrispondenza tra polinomi ( polinomi di grado 1 in K[y1 , . . . , yn ] ) ( ←→ 7−→ a1 y1 + · · · + an yn + b forme lineari in K[x0 , x1 , . . . , xn ] non divisibili per x0 ) bx0 + a1 x1 + · · · + an xn 7−→ che si utilizza ad esempio per definire la chiusura proiettiva in Pn (K) di un sottospazio affine di U0 . Per mettere in evidenza come questa definizione sia derivata dalla relazione tra le coordinate osserviamo la seguente descrizione: L(1, y1 , . . . , yn ) 7−→ x0 `(x1 /x0 , . . . , xn /x0 ) 7−→ `(y1 , . . . , yn ) L(x0 , x1 , . . . , xn ) Esiste una corrispondenza indotta anche in grado due. Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 27 polinomi di grado 2 in K[y1 , . . . , yn ] P aij yi yj + P ) ( ←→ 7−→ bi y i + c 7−→ ( forme quadratiche in K[x0 , x1 , . . . , xn ] non divisibili per x0 cx20 + P bi x0 xi + P ) aij xi xj per la quale osserviamo la seguente descrizione: F (1, y1 , . . . , yn ) 7−→ x20 f (x1 /x0 , . . . , xn /x0 ) 7−→ f (y1 , . . . , yn ) F (x0 , x1 , . . . , xn ) La matrice associata a un polinomio quadratico f (y1 , . . . , yn ) coincide con la matrice associata alla corrispondente forma quadratica F (x0 , x1 , . . . , xn ). Quindi f e F hanno lo stesso rango, e in particolare f è di tipo generale se e solo se F è tipo generale (ved. Definizione 6.4 e Osservazione 6.5). Il luogo degli zeri proiettivo V (F ) in Pn (K) = U0 t H0 è descritto come segue. Ricordiamo le identificazioni U0 ∼ = An (K) e H0 ∼ = Pn−1 (K). Si ha: • V (F ) ∩ U0 ∼ = V (f ) • V (F ) ∩ H0 ∼ = V (f2 ) dove P f2 è la componente omogenea di grado 2 di f , i.e. la forma quadratica aij yi yj nella rappresentazione precedente. L’insieme V (F )∩H0 si dice il luogo degli zeri all’infinito di f (e il luogo degli zeri proiettivo V (F ) si potrebbe considerare un ’completamento proiettivo’ di V (f ), almeno quando siano verificare alcune ulteriori condizioni, che non approfondiamo). 21 Equivalenza affine implica equivalenza proiettiva Una affinità ϕ : An (K) → An (K) data da una formula 0 y1 p11 · p1n y1 q1 y1 · 7−→ · · · · + · =: · yn pn1 · pnn yn qn yn0 28 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche induce un automorfismo vettoriale 1 0 x0 q1 p11 x1 7−→ · · · qn pn1 xn Φ : K n+1 −→ K n+1 dato da 0 x0 x0 · 0 x01 x1 · p1n =: · · · x0n xn · pnn che rappresenta la proiettività ϕ b : Pn (K) → Pn (K) estensione di ϕ, essendo ϕ b = P(Φ). Osserviamo che per i = 1, . . . , n il polinomio di grado uno ϕi (y1 , . . . , yn ) e la forma lineare Φi (x0 , x1 , . . . , xn ) sono corrispondenti tramite la corrispondenza ricordata nella sezione precedente, e in particolare si ha Φi (1, y1 , . . . , yn ) = ϕi (y1 , . . . , yn ) mentre per i = 0 si ha Φ0 (1, y1 , . . . , yn ) = 1. Proposizione 21.1. Sia f (y1 , . . . , yn ) un polinomio quadratico, corrispondente alla forma quadratica F (x0 , . . . , xn ). Allora il polinomio f 0 (y1 , . . . , yn ), trasformato di f tramite ϕ, è ancora un polinomio quadratico e corrisponde alla forma quadratica F 0 (x0 , . . . , xn ), trasformata di F tramite Φ. Dimostrazione. Dato il diagramma di corrispondenze f (y1 , . . . , yn ) F (x0 , . . . , xn ) 7−→ 7−→ ϕ 7−→ Φ f 0 (y1 , . . . , yn ) F 0 (x0 , . . . , xn ) verifichiamo che si ha f 0 (y1 , . . . , yn ) = F 0 (1, y1 , . . . , yn ) Infatti, applicando l’osservazione precedente e le definizioni, si ha la seguente catena di uguaglianze: F 0 (1, y1 , . . . , yn ) = F (Φ(1, y1 , . . . , yn )) = F (1, y10 , . . . , yn0 ) = f (y10 , . . . , yn0 ) = f (ϕ(y1 , . . . , yn )) = f 0 (y1 , . . . , yn ). Poiché f 7−→ F allora F non è divisibile per x0 . Poiché F 7−→ F 0 tramite Φ anche F 0 non è divisibile per x0 . Per la relazione tra F 0 e f 0 dimostrata in precedenza (si vedano le formule esplicite nella sezione precedente) e per il fatto che F 0 non è divisibile per x0 , si ha che il polinomio f 0 è di grado due. E quindi la relazione tra F 0 e f 0 dimostrata in precedenza significa che F 0 7−→ f 0 ovvero f 0 7−→ F 0 . Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 29 Come applicazione, possiamo dare per la precedente Proposizione 6.1 una seconda dimostrazione che non richiede calcoli con le matrici associate. Ricordiamo l’enunciato: se f è un polinomio quadratico, rappresentato dalla matrice M , il polinomio f 0 , trasformato di f tramite ϕ, è ancora un polinomio quadratico, e la matrice associata a f 0 è data da M 0 = tRM R. Dimostrazione. Il polinomio f e la forma corrispondente F sono rappresentati dalla stessa matrice M ; la forma trasformata F 0 è rappresentata dalla matrice congruente tRM R (per la teoria delle forme quadratiche); il polinomio trasformato f 0 è quadratico e corrisponde alla forma F 0 , per la Proposizione precedente; dunque la matrice M 0 che rappresenta f 0 coincide con la matrice tRM R che rappresenta F 0 . La corrispondenza definita nella sezione precedente tra polinomi quadratici e forme quadratiche, lasciando cadere la restrizione sulle forme quadratiche, rimane iniettiva. La Proposizione precedente dice che tale corrispondenza è compatibile con l’equivalenza di polinomi e di forme. Di conseguenza è ben definita per passaggio al quoziente una corrispondenza polinomi quadratici forme quadratiche 6= 0 in K[y1 , . . . , yn ] in K[x0 , x1 , . . . , xn ] −→ equivalenza affine equivalenza proiettiva Questa corrispondenza tra insiemi quoziente è suriettiva ma non iniettiva. Non iniettiva perché può essere che f e g in K[y1 , . . . , yn ] non siano equivalenti tramite affinità mentre sono equivalenti tramite proiettività le corrispondenti F e G in K[x0 , x1 , . . . , xn ] (ved. sezione successiva). Suriettiva perché: ogni forma quadratica in K[x0 , x1 , . . . , xn ] è equivalente a una forma quadratica non divisibile per x0 . (Una forma del tipo x0 (a0 x0 + · · · + an xn ) in cui sia ai 6= 0 per qualche i > 0 è equivalente a x0 xi che è equivalente a x20 − x2i ; una forma del tipo a0 x20 è equivalente a x21 .) In definitiva questo spiega perché la geometria quadratica proiettiva è più semplice della geometria quadratica affine. 22 Curve e superfici quadriche affini e proiettive Vogliamo esplicitare il risultato che conclude la sezione precedente nel caso di due o tre coordinate affini, quindi tre o quattro coordinate omogenee, quando il campo K sia C o R. Indichiamo le coordinate affini con i simboli 30 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche x, y, z e le coordinate omogenee con i simboli X, Y, Z, W , con le convenzioni consuete. Svolgiamo nei vari casi il seguente esercizio: per ogni polinomio quadratico f in K[x, y, . . .] in forma canonica, − scrivere la corrispondente forma quadratica F in K[X, Y, . . .], − classificare F rispetto alla equivalenza proiettiva, − classificare l’insieme degli seri all’infinito di f . Coniche affini e proiettive Per i polinomi quadratici in R[x, y] in forma canonica (Proposizione 10.3) e di tipo generale la seguente tabella risponde alla richiesta dell’esercizio: f V (f ) F V (F ) V (F ) ∩ HZ x2 + y 2 − 1 x2 + y 2 + 1 x2 − y 2 − 1 x2 − y ellisse vuoto iperbole parabola X2 + Y 2 − Z2 X2 + Y 2 + Z2 X2 − Y 2 − Z2 X2 − Y Z generale vuoto generale generale vuoto vuoto due punti un punto Il compito di completare la tabella con le forme canoniche degeneri è lasciato al lettore. Si deduce la seguente tabella in cui la classificazione delle coniche in 2 A (R) di tipo generale viene caratterizzata in termini di punti all’infinito (nella colonna a destra sono indicate le proprietà geometriche che si potrebbe dimostrare sono collegate con il numero dei punti all’infinito): conica punti all’infinito proprietà geometriche ellisse iperbole parabola vuoto due punti un punto limitata illimitata, asintoti illimitata, senza asintoti Il compito di sviluppare l’esercizio per i polinomi quadratici in C[x, y] in forma canonica (Proposizione 10.1) è lasciato al lettore. Superfici quadriche affini e proiettive Per i polinomi quadratici in R[x, y, z] in forma canonica (Proposizione 13.5) e di tipo generale la seguente tabella risponde alla richiesta dell’esercizio: Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche 31 f V (f ) 2 2 2 x +y +z −1 x2 + y 2 + z 2 + 1 x2 + y 2 − z 2 − 1 x2 − y 2 − z 2 − 1 x2 + y 2 − z x2 − y 2 − z ellissoide vuoto iperboloide una falda iperboloide due falde paraboloide a calice paraboloide a sella F V (F ) 2 2 2 2 X +Y +Z −W X2 + Y 2 + Z2 + W 2 X2 + Y 2 − Z2 − W 2 X2 − Y 2 − Z2 − W 2 X 2 + Y 2 − ZW X 2 − Y 2 − ZW gen. senza rette vuoto gen. rigata gen. senza rette gen. senza rette gen. rigata V (F ) ∩ HW vuoto vuoto conica generale conica generale un punto degenere Il compito di completare la tabella con le forme canoniche degeneri è lasciato al lettore. Si deduce la seguente tabella in cui la classificazione delle superfici quadriche in A3 (R) viene parzialmente interpretata in termini del luogo dei punti all’infinito: quadrica affine luogo all’infinito ellissoide iperboloide paraboloide vuoto conica generale conica degenere Il compito di sviluppare l’esercizio per i polinomi quadratici in C[x, y, z] in forma canonica (Proposizione 13.1) è lasciato al lettore. 32 Lucio Guerra - Polinomi quadratici, curve e superfici quadriche