Dip. di Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica Applicata Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Corso di Tecnologie Elettriche per l’Informatica Industriale prof. Vincenzo Tucci/Patrizia Lamberti Richiami di Elettrotecnica a. a. 2016/2017 Obiettivi Richiamare i concetti principali per poter effettuare lo studio “elettrico” di sistemi a mP Presentare le caratteristiche di auto e mutue induttanze e trasformatore Presentare le caratteristiche dell’Amplificatore Operazionale (AO) ideale e di circuiti con AO Sistema controllato da mP Display Analog Digital Converter Embedded Computing (Processors, Memories, …) Digital Analog Converter Actuators Sensors Environment 3 Interfacciamento di componenti e trattamento di segnali La realizzazione di un sistema controllato da mP richiede la interconnessione di diversi tipi di dispositivi elettrici, meccanici, elettronici, nonché la compatibilità di componenti HW e SW. E’ necessario fare in modo che la interconnessione non alteri significativamente le caratteristiche dei singoli componenti e che sia possibile «trasferire» in modo opportuno i segnali da un componente all’altro. Interfacciamento di componenti e trattamento di segnali Interfacciamento di componenti e trattamento di segnali Interfacciamento di componenti Adattamento di impedenza Massimo trasferimento di potenza Riduzione EMI condotta e radiata Trattamento di segnali Amplificazione Filtraggio Modulazione conversione A/D, D/A Adattamento di impedenza Quando i componenti di un sistema a mP come sensori e trasduttori, schede di controllo, apparecchiature, hardware di condizionamento dei segnali sono interconnessi, è necessario adattare l'impedenza correttamente ad ogni interfaccia per realizzare il relativo livello di prestazione nominale. Un effetto negativo di un non ottimale adattamento di impedenza è l'effetto di sovraccarico. Errori di caricamento elettrici risultano quando si collega a un dispositivo (quale una sorgente di segnale) un'uscita (quale un dispositivo di misura) che ha una bassa impedenza di ingresso. Max trasferimento di potenza In molte applicazioni (soprattutto nel settore elettronico) è richiesto che all’utilizzatore venga trasferita la massima potenza fornita dal generatore. Per quale valore della impedenza di carico ZL tale potenza ha un massimo? A i v NL ZL B Per il teorema di Thèvenin il circuito NL può essere ricondotto ad un generatore reale di tensione. La impedenza Zeq rappresentare la impedenza equivalente alla serie di quella interna ai generatori e quella dei conduttori di collegamento. A A i v NL ZL B + Z eq E0 I V ZL B La potenza attiva assorbita da ZL si può esprimere come: E0 Pa RL I RL (R R )2 ( X X )2 eq L eq L 2 2 E02 R L 2 2 ( Req RL ) ( X eq X L ) Il valore della corrente sarà massimo se la parte reattiva è nulla Xeq+XL=0 Il valore di RL per cui tale potenza assume un massimo si ricava uguagliando a zero la derivata della espressione rispetto a RL: E02 Pa RL ( Req RL )2 2 2 2 ( R R ) 2 R ( R R ) R R dPa L L eq L eq L 2 E02 eq E 0 dRL ( Req RL )4 ( Req RL )4 X L X eq dPa 0 dRL RL Req Z eq Zˆ L RL Req Quando si ottiene l’uguaglianza tra la impedenza di carico con il coniugato della impedenza equivalente si dice che si è realizzata la condizione di adattamento della impedenza. In tale condizione si verifica che la potenza assorbita da RL (coincidente con quella assorbita da Req) è pari alla metà di quella generata e vale: Pa max E02 4 Req 250mW Pa 200mW 150mW 100mW 50mW 0W 1.0m 3.0m V1(RL)* I(RL) 10m 30m 100m 300m 1.0 3.0 res RL Req 10 30 100 RL Req Trasformatore ideale Un doppio bipolo di particolare interesse per le applicazioni è il trasformatore ideale. Il trasformatore assume particolare interesse negli impianti di distribuzione dell’energia elettrica e nei sistemi di condizionamento dei segnali Il trasformatore consente di modificare opportunamente i valori di tensione e corrente ai morsetti 1-1’ detti “primari” in valori diversi ai morsetti 2-2’, detti “secondari”. Gode della proprietà di «trasparenza alle potenze» ed è in grado di realizzare «l’adattamento dell’impedenza» 1 I1 V1 1’ I2 2 V2 2’ Simboli grafici del trasformatore ideale a : 1 (1 : n) 1 2 i2 i1 i1 2’ 1’ a : 1 (1 : n) 1 i1 v1 1’ 1: n 1 v2 v1 2 i2 v2 2’ v1 1’ 2 i2 v2 2’ Adottando la convenzione dell’utilizzatore alle due coppie di morsetti, la caratteristica del trasformatore ideale è espressa dalle seguenti relazioni: v2 n v 1 i 1 2 n i1 1 a n Il fattore n (n+) si definisce “rapporto spire”. v1 v a 2 i 1 1 a i2 Il fattore a (a+) si definisce “rapporto di trasformazione”. Il trasformatore è principalmente utilizzato in impianti operanti in corrente alternata sinusoidale. Utilizzando la rappresentazione fasoriale, le relazioni caratteristiche del trasformatore ideale diventano: V2 V n 1 I2 1 I1 n 1: n 1 I2 V2 I1 1’ 2 V1 2’ n+ V2 nV1 1 I 2 I1 n V2 V n 1 I2 1 I1 n 1: n 1 I1 1’ V1 2 I2 V2 2’ V2 nV1 1 I 2 I1 n Quando: • n > 1 V2>V1 il trasformatore viene detto elevatore (per la tensione); • n < 1 V2<V1 il trasformatore viene detto riduttore (per la tensione). Si definisce potenza complessa assorbita dal trasformatore ideale la quantità: S V1I1 V2 I 2 Sostituendo le espressioni in termini di grandezze primarie si ottiene: 1 S V1 I1 nV1 ( I1 ) 0 n 1 S V1 I1 nV1 ( I1 ) 0 n ) 0 P Re ( S S 0 ) 0 Q Imm ( S Il trasformatore ideale è “trasparente” alla potenza complessa, in quanto assorbe sia potenza attiva che potenza reattiva nulla. Si definisce potenza (apparente) nominale (o di targa) del trasformatore la quantità: Pa V1 I 1 V2 I 2 La potenza nominale o di targa è un parametro indicativo della “taglia” del trasformatore ovvero dei livelli di potenza che esso è in grado di “trasferire” da una porta all’altra. L’interposizione di un trasformatore tra un generatore ed una impedenza di carico consente di modificare (adattare) il valore della impedenza vista dai morsetti del generatore. 1: n + I1 E V1 + Z 1 I1 E V1 1’ I2 2 V2 2’ Z Le equazioni che descrivono il circuito sono: E V1 1: n + 1 I1 E V1 1’ I2 2 V2 2’ Z V2 ZI 2 V2 nV1 1 I 2 I1 n V1 V2 1 1 V2 Z 2 2 2 a Z I1 n nI 2 n I 2 n Sostituendo le espressioni di V2 e I2 si ottiene: V1 Z 2 2 a Z I1 n L’impedenza vista dal generatore è, pertanto, ridotta del fattore 1/n2. 1: n + 1 I1 E V1 1’ I2 2 V2 Z 2’ + 1 I1 E V1 1’ Z n 2 Circuiti accoppiati magneticamente Le equazioni che descrivono il trasformatore ideale rappresentano il comportamento limite di un doppio bipolo “reale” costituito da due induttori accoppiati in cui il campo magnetico che interessa ognuno di essi influenza il comportamento ai morsetti dell'altro. Le caratteristiche dinamiche di tale doppio bipolo, chiamato mutuo accoppiamento magnetico, possono essere ricavate, esaminando il funzionamento in condizioni stazionarie. Campo magnetico B ds 0 I1 + v1 N1 m m0 S 0 d l m>>m0 Ai fini dello studio dei mutuo accoppiamento consideriamo un avvolgimento (bobina) costituito da N1 spire, alimentato da una corrente stazionaria I1 ed avvolto su un “toro” di materiale ferromagnetico di sezione S (supposta per semplicità costante). La struttura magnetica (detta anche nucleo) è composta da alcuni tratti ad altissima permeabilità (m>>m0) separati da tratti di aria di piccolissimo spessore, che in una analisi di massima possono essere ritenuti trascurabili. I1 N1 gioghi m0 m>>m0 S colonne La corrente origina un campo di induzione magnetica le cui linee sono orientate concordemente alla regola della mano destra. Esso dà luogo ad un flusso che si concatena con le N1 spire del circuito: 11 B ds S I1 B1 N1 m m 0 B1 N1 Il calcolo del flusso totale nel caso dell’avvolgimento considerato è particolarmente oneroso a causa della forma (e quindi della espressione analitica) complessa della superficie sulla quale effettuare l’integrazione del campo di induzione. 11 B1 ds S B1 Data la struttura della superficie si può, pertanto, utilizzare una espressione approssimata del flusso totale considerando N1 volte il flusso medio m concatenato con una spira “piana” per la quale è più semplice calcolare l’integrale N1 N1 11 B1 ds N1 m S Il flusso medio può essere espresso attraverso il prodotto del valore medio del campo di induzione per l'area S della sezione retta del toro: B I1 N1 m0 S m>>m0 N1 11 N1 m N1 B1 S Si suppone trascurabile il flusso associato alle linee di campo che non si sviluppano totalmente nel ferro. I1 N1 m0 m B1 I1 g B1 N1 m0 m Il valor medio di B1 si può ricavare dalla legge di AmpèreMaxwell applicata ad una linea del campo, ad esempio la curva g di lunghezza ℓ H dl H N1 I1 g H dl H N 1 I 1 g I1 g N1 m0 m il prodotto N1I1 si chiama forza magneto-motrice. B1 Trattandosi del prodotto del numero di spire per la corrente che le interessa vengono anche indicate con il nome di ampere-spire del circuito. In condizioni stazionarie, la caratteristica di un tipico B materiale ferromagnetico è non lineare del tipo riportato in figura. Si suppone che la caratteristica del materiale ferromagnetico sia di tipo lineare, ovvero che B=mH. Nel primo tratto della caratteristica, al disotto del ginocchio, l'approssimazione lineare risulta accettabile. H Poiché nel ferro B=mH si ha: B1 H1 dl m N 1 I1 g m B1 N 1 I 1 Sostituendo nella espressione del flusso: 11 N 1 m N 1 B1 S 2 N1 m S I 1 L1 I 1 Nelle ipotesi di linearità della caratteristica del nucleo, il flusso concatenato con il circuito risulta proporzionale alla corrente che interessa il circuito stesso. 11 L1I1 I1 g B1 N1 S m m 11 B1 ds N1 m 0 11 N1 m N1 B1 S H dl H N 1 I 1 g 11 N 1 m N 1 B1 S 2 N1 m S I 1 L1 I 1 Il coefficiente di proporzionalità L1 è detto coefficiente di autoinduzione o induttanza del circuito. Esso dipende dalle caratteristiche geometriche (sezione e lunghezza del circuito) e fisiche (permeabilità e numero spire) della struttura e può essere espresso anche come: L1 2 N1 R dove: R mS è detta riluttanza della struttura magnetica R mS mS 1 P R P si chiama permeanza. Le dimensioni della riluttanza sono omogenee con il reciproco di una induttanza, [H-1]. Consideriamo un secondo avvolgimento di N2 spire avvolto sullo stesso toro di materiale ferromagnetico ed interessato da una corrente I2; si suppone nulla la corrente I1. B2 N1 N2 m0 m>>m0 I2 Il flusso che si concatena con l'avvolgimento primario è dovuto al campo di induzione B2 associato alla corrente I2 del secondario. Indichiamo con 12 tale flusso: il primo pedice si riferisce al circuito sul quale si valuta il flusso (effetto), mentre il secondo indica la corrente dal quale esso è prodotto (causa). Nell’ipotesi di linearità e trascurando le linee di campo non concatenate con tutto il circuito, è possibile trovare una espressione approssimata per tale flusso. 12 N1 m N1 B2 S Esso risulterà dato da N1 volte il flusso medio m concatenato con una spira. Questo, a sua volta, può essere espresso attraverso il prodotto del valore medio del campo di induzione B2 per l'area della sezione retta S del toro: 12 N1 m N1 B2 S L'espressione di B2 può essere ottenuta utilizzando ancora l'espressione della legge di Ampère-Maxwell su una curva g: I2 B2 N2 N1 m m 0 H dl B2 m g B2 m N2I2 N2I2 B2 I2 B2 N2 N1 m m 0 m N2 I2 12 N1 m N1 B2 S m S N1 N 2 I 2 M 12 I 2 Il flusso dovuto alla induzione mutua tra i due circuiti risulta proporzionale alla corrente: il coefficiente di proporzionalità M12 è detto mutua induttanza o coefficiente di mutua induzione tra i circuiti 1 e 2. 12 m S N1 N 2 I 2 M 12 I 2 12 m S N1 N 2 I 2 M 12 I 2 il coefficiente di mutua induzione dipende dalle caratteristiche geometriche (sezione e lunghezza del circuito) e fisiche (permeabilità e numero spire) della struttura e può essere espresso anche come: M12 N1 N 2 R dove R è ancora la riluttanza della struttura magnetica. Il coefficiente di mutua induzione può risultare sia positivo che negativo in dipendenza della orientazione dei due circuiti. Il coefficiente di mutua induzione M12 risulta positivo se le linee del campo B2 hanno verso concorde con la normale alla superficie orlata, dipendente dalla orientazione del circuito 2. I1 B1 N1 m 0 m N2 n2 M12 > 0 I1 B1 N1 I2 B2 m0 m>>m0 N2 Se il circuito 2 è interessato da corrente, per valutare il segno di M12 si può ottenere confrontando il verso delle linee del campo B2 quelle del campo di auto induzione B1. n2 M12 > 0 Se, al contrario, ferma restando l'orientazione del circuito 1, il circuito 2 fosse orientato come in figura, i due campi di auto e mutua induzione risulterebbero avere verso discorde. I1 B1 n2 I2 B2 N1 N2 m0 m>>m0 In tal caso il flusso 12 risulterebbe negativo e tale sarebbe anche il coefficiente di mutua induzione M12. M12 0 Se, al contrario, ferma restando l'orientazione del circuito 1, il circuito 2 fosse orientato come in figura, i due campi di auto e mutua induzione risulterebbero avere verso discorde. I1 B1 N1 n2 I2 B2 N2 m0 m>>m0 In tal caso il flusso 12 risulterebbe negativo e tale sarebbe anche il coefficiente di mutua induzione M12. M12 0 Se agiscono entrambe le correnti I1 e I2, nell'ipotesi di linearità dei mezzi ed indeformabilità dei circuiti, il flusso totale 1T che si concatena con il circuito 1 sarà dato dalla somma dei due flussi ricavati precedentemente: 1T 11 12 L1I1 M 12 I 2 Un ragionamento del tutto analogo relativo al circuito 2 conduce alla espressione del flusso totale concatenato con esso: 2T 21 22 M 21 I1 L2 I 2 21 N 2 m N 2 B1 S I1 B2 N2 N1 m m m S N 2 N1 I1 M 21I1 12 N1 m N1 B2 S 0 m M12 M 21 M S N1 N 2 I 2 M 12 I 2 Osserviamo, inoltre, che: 2 N1 N 2 M L1 L2 M R 2 L1 L2 Tale condizione si dice di accoppiamento perfetto ed esprime il fatto che tutto il flusso autoconcatenato con un avvolgimento si concatena anche con l'altro avvolgimento. La caratteristica statica del doppio bipolo “mutuo accoppiamento magnetico” risulta: 1T L1 I 1 M I 2 2 T M I 1 L2 I 2 Se le correnti sono variabili nel tempo, i1(t) ed i2(t), i due flussi risulteranno anch'essi variabili. Supponendo di poter ancora considerare lineare la caratteristica magnetica del materiale ferromagnetico ed indeformabili i circuiti si ha: 1T (t ) L1i1 (t ) M i2 (t ) 2T (t ) M i1 (t ) L2 i2 (t ) Ai flussi variabili nel tempo sono associate le tensioni espresse dalla legge di Faraday-Neumann. Adottando la convenzione dell'utilizzatore ai morsetti primari e secondari, risulta: d1T (t ) d d v1 (t ) L1 i1 (t ) M i2 (t ) dt dt dt d 2 T (t ) d d v 2 (t ) M i1 (t ) L2 i2 (t ) dt dt dt Tali equazioni rappresentano la caratteristica del doppio bipolo accoppiamento magnetico. Il simbolo circuitale associato a tale doppio bipolo è quello mostrato in figura. M 1 i1 v1 1’ 2 i2 L1 L2 v2 2’ In tale simbolo si utilizza la marcatura dei morsetti primari e secondari attraverso i due "pallini" posti accanto ai simboli dei due induttori (che identifica il verso dei due avvolgimenti) per individuare il segno del termine di mutua induzione. Fatta la convenzione dell’utilizzatore alle due porte, se i versi delle correnti alle due porte risultano entrambi entranti o entrambi uscenti dal morsetto contrassegnato con il pallino, il termine nelle due equazioni va preso con il segno positivo. M 1 i1 v1 2 i2 L1 L2 2’ 1’ M 1 v1 1’ v2 2 i2 i1 L1 L2 v2 2’ d d v1 (t ) L1 i1 (t ) M i2 (t ) dt dt d d v2 (t ) M i1 (t ) L2 i2 (t ) dt dt Fatta la convenzione dell’utilizzatore, se una delle correnti risulta orientata con il verso entrante e l'altra con il verso uscente dal morsetto contrassegnato con il pallino, i contributi andranno considerati negativi. M 1 i1 v1 2 i2 L1 L2 2’ 1’ M 1 v1 1’ v2 i1 L1 2 i2 L2 v2 2’ d d v1 (t ) L1 i1 (t ) M i2 (t ) dt dt d d v2 (t ) M i1 (t ) L2 i2 (t ) dt dt Riepilogo Conoscenze acquisite: Caratteristiche del trasformatore mutui accoppiamenti magnetici e