(1) Michael Bublé, nel disco fa un duetto con Elvis su Fever, di Little Willie John, che Presley incise 1956. (2) In due brani suona il chiattrista Duane Eddy, 77 anni (3) Il produttore Colonel Tom Parker (4) La vedova di Elvis, Priscilla 118 2 AKM-GSI/SPLASH NEWS/CORBIS ASSOCIATED PRESS 1 VOCI DALL’ALDILÀ L’effetto è quasi di straniamento. L’accompagnamento dell’orchestra moltiplica il talento di The King all’infinito. Trasformandolo in un altro artista. «La gente lo conosce come popstar e rockstar, ma Elvis era molto di più», spiega con urgenza la vedova Presley, come se fosse la sua missione in vita quella di tramandare non solo il mito ma anche la persona. «Non ho dubbi che avrebbe fatto un album esattamente come questo, accompagnato da un’orchestra live. Mi parlava spesso di musica classica, nella sua collezione di dischi aveva la Boston e la Chicago Symphony Orchestra, Glenn Miller, Duke Ellington, Frank Sinatra. Elvis avrebbe voluto 3 ASSOCIATED PRESS Elvis è scomparso da 38 anni eppure pubblicherà un nuovo album a ottobre. E nel disco ci sarà anche un po’ d’Italia. «Per lui sarebbe stato un sogno che si avvera», ci assicura Priscilla, 70 anni, i lineamenti ancora giovani grazie ai ritocchi estetici, il fisico da ragazzina fasciato in un top nero di chiffon abbinato a pantaloni dello stesso colore. Da quel 16 agosto del 1977, quando a 42 anni fu trovato incosciente sul pavimento del bagno, Elvis è diventato immortale. E per tutti è rimasto The King, l’artista che ha rivoluzionato la musica e la cultura popolare. Ha incarnato il peccaminoso ritmo del rock and roll ed è riuscito a rendere accessibile a tutti, negli anni Cinquanta, la black music, grazie alla sua voce, perfetta sintesi di blues e country. Quest’anno avrebbe compiuto 80 anni e per festeggiarlo e la Legacy Recordings in collaborazione con Sony ha riportato in vita la sua voce. If I Can Dream è un album ambizioso: unisce incisioni originali di Elvis con l’accompagnamento della Royal Philharmonic Orchestra di Londra che ha riarrangiato i brani in modo da mettere in risalto la voce del Re. E se per tanti Elvis era ed è rimasto il volto del rock, questo album, che ascoltiamo in anteprima dove è stato inciso, agli studi di Abbey Road, ci fa conoscere un Presley diverso, un crooner, dalla voce potente, con un’estensione vocale che sorprenderà. «Quando il produttore Don Reedman mi ha proposto l’idea ho subito detto sì», racconta Priscilla, responsabile del marchio Presley, insieme alla figlia Lisa Marie, e cofondatrice di Elvis Presley Enterprises, che ha trasformato Graceland in un’attrazione per turisti. «Elvis amava le grandi produzioni e in realtà faceva il produttore in studio, mentre incideva. Ma nessuno ha mai visto questo suo lato, tutti conoscono il cantante. Nell’album abbiamo deciso di non inserire solo i grandi successi, ma anche brani meno conosciuti. La qualità dei nastri originali era così chiara e pura da non crederci. La voce perfetta, senza una stonatura, non abbiamo ritoccato nulla», sottolinea. Quando parte If I Can Dream, sembra che in tutta Abbey Road cali il silenzio. Elvis è qui, con quella voce morbida senza tempo. spettacoli che tutti i suoi brani fossero grandi produzioni, con la musica in primo piano, con un suono drammatico e potente. Ma poi interveniva Colonel Tom Parker, il suo manager. Quando sentiva che gli strumenti sovrastavano la voce, lui cambiava l’arrangiamento. E mio marito diventava furioso». Ma c’è un periodo, più di ogni altro, che ha cambiato Elvis per sempre: «Dopo essere stato nell’esercito e dopo la morte di sua madre, nel ’58, è diventato molto malinconico», ricorda Priscilla. Pensava di non avere più posto nella nuova generazione di rockstar. Così voleva espandere il suo registro vocale, si esercitava tutte le sere. E quando ha inciso It’s Now or Never (la versione inglese di ‘O sole mio) intendeva proprio dimostrare le sue doti canore e non solo quelle di straordinario intrattenitore». It’s Now or Never, terza canzone del nuovo album, presenta la prima collaborazione, quella con il trio di tenori Il Volo, vincitore di Sanremo 2015, che ha registrato il suo primo album proprio ad Abbey Road. Ma questo è uno dei brani ancora top secret, ai giornalisti non è consentito ascoltarlo. Invece, nella piccola stanza-studio in cui ci troviamo, la voce roca di Elvis irrompe accompagnata da quella di Michael Bublé. Il duetto è per la cover di Fever, di Little Willie John, incisa nel 1956. «Non aveva paura a registrare brani di altri. A quel tempo, era il 1960, la Rca non gli dava le canzoni che voleva. Per dirla onestamente gli propinavano delle schifezze», si infervora la signora Presley. «Ma Elvis voleva materiale fresco ed era così infuriato che minacciò la casa discografica: “Se non mi offrite canzoni all’altezza allora faccio delle cover”. Ricordo che Fever amava cantarla a casa, suonando il piano». L’unione delle voci, anche se così lontane nel tempo, è perfetta. «Fever è stata una sfida», spiegano i tecnici dello studio. «Abbiamo dovuto ridurre il riverbero della voce di Presley per farla combaciare con quella di Bublé, sembrava di averli entrambi qui con noi per la registrazione». Priscilla torna all’attacco: «Gli artisti che abbiamo scelto come partner per queste collaborazioni sono straordinari e so che Elvis li avrebbe approvati. Se chiudo gli occhi immagino la sua espressione di sfida 31 LUGL IO 2015