il grande sud

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HARMATTAN VIAGGI
IL GRANDE SUD
Italia-Tamanrasset
Partenza dall'Italia per Algeri con volo di linea. Corrispondenza su Tamanrasset. Cena e pernottamento in hotel.
dal 2° al 7° giorno
da Tam a Djanet
Tamanrasset non è un'oasi, ma solo un incrocio di piste sahariane la più importante delle quali è stata asfaltata neg
li anni settanta. Fino a pochi decenni fa era un villaggio abitato da tuareg sedentarizzati, ora la cittadina è divenuta c
apoluogo delle province del sud e le vecchie abitazioni in terra si mescolano con le moderne costruzioni in cemento
delle genti venute dal nord. La vita è cambiata, la proverbiale libertà tuareg si è dovuta autolimitare ma è arrivato tutt
o ciò che il progresso porta con sé. Nelle allegre botteghe si possono fare acquisti di vari articoli, il mercato offre mo
lti prodotti della terra, la fiera porta una volta l'anno le meraviglie dal mondo. Il massiccio dell'Atakor si staglia
imponente non lontano, oltre la piana, oltre il letto asciutto dello wadi Tamanrasset. Breve visita della cittadina e
partenza per il circuito che inizia nel cuore del massiccio vulcanico dell'Hoggar, tra pareti di basalti a canne
d'organo ed antichi camini magmatici. La pista dell'Assekrem, vertice al centro del massiccio, passa tra monti di
spettacolare bellezza che offrono memorabili paesaggi. Arrivati al rifugio-base per godere di una vista
indimenticabile bisogna affrontare a piedi una breve salita e raggiungere la vetta dove aveva posto (come dargli
torto?) il suo eremo Père De Foucauld, enigmatica figura di religioso francese, il primo europeo ad avvicinare i T
uareg e studiarne la cultura. Ovunque picchi vulcanici giocano con i piani prospettici, immobili quinte teatrali che
ci avvolgono, silenziose e compiaciute. Le foto si sprecano specialmente al tramonto e all'alba, quando il cielo
assume tutte le sfumature del rosso creando l'impressione di eruzioni vulcaniche. Dopo lo spettacolo dell'alba
all'Assekrem si passa ai piedi del cratere frastagliato di Imadouzène per partire quindi alla volta della guelta di I
ssakrassen e del piccolo villaggio di Hirafok dove gli artigiani lavorano ancora il cuoio e l'argento. Le montagne
diventano colline, le gole pietraie, si saluta l'Atakor seguendo le tracce dei grandi fiumi di un tempo. Tra Hirafok e
Idelès una breve deviazione consente di raggiungere un grande masso emergente dalla sabbia con belle incisioni r
upestri (giraffe, bovidi,..). Campo nei paraggi dell'oasi di Idelès ricca del folto palmeto ai piedi della montagna T
adderaz. Si piega nettamente verso est per raggiungere la regione dell'Amadror, con depositi salini, attraversando
un ambiente nudo, desolato, impressionante, che evoca nel viaggiatore le leggende dei geni malefici della
letteratura tuareg. Dopo aver raggiunto il cratere vulcanico di Tissemt, all'interno del quale il fondo di un antico
lago è occupato da poderosi depositi di sale un tempo sfruttati dai Tuareg, commercianti di questo prezioso p
rodotto nei mercati del Sud, si costeggiano i bordi dell'Erg Tihodaine, gruppo isolato di grandi dune. Ecco poi la
piana di Afara e l'oued Tasset in un paesaggio fantasmagorico di sabbie, funghi e torri di pietra dai colori diversi a
seconda della luce del sole. Si accede alla valle di Iherir, ed il villaggio ci accoglie ai piedi del Tassili con le tipiche
capanne circolari della copertura conica e con le belle guelta dell'oued Eddarène, ricchi bacini d'acqua dolce dove v
ivono pesci ed animaletti d'acqua dolce. L'area di Dider, ampio spazio di pascolo, rifugio per i nomadi di questa
tormentata regione di montagna, offre la curiosità di Tin Terhert, "la roccia scolpita", un grande ammasso di arenaria a
forma di cupola ricoperto da incisioni tra cui un enorme toro lungo più di 4 metri sul cui corpo sono tracciate figure g
eometriche a spirale. Dopo la discesa di Tin Taradjeli ecco vicinissime le arenarie del Tassili intagliate da grandi
oued, la bella guelta di Essendilène ed i suoi oleandri, i faraglioni e le rocce stratificate di Tikobaouine, l
'imponente insieme di dune dell'erg d'Admer. Djanet (1094 metri) è la più grande oasi del sud-est algerino con ol
tre 50.000 palme. Si stende per 5 chilometri lungo la valle del fiume Edjeriou, in una vallata ai piedi della scarpata
rocciosa del Tassili degli Ajjer, dalla quale sgorgano numerose sorgenti che raccolgono l'acqua di tutto l'altopiano
ed alimentano l'irrigazione dell'oasi e dei giardini coltivati. La località è "pleine de charme" e dopo le assolate ta
ppe desertiche rappresenta un punto di ristoro, di frescura e di serenità, da sempre punto obbligato d'incontro, di c
ommercio, di scambio lungo le carovaniere che collegano il Nord Africa con i paesi della fascia equatoriale.
Salendo fino all'ex fortino della legione si può ammirare l'insieme delle oasi. Campi. La sera del 7° giorno cena e pe
rnottamento nel locale spartano hotel.
dall' 8° al 14° giorno
Akakus
La spedizione nell'estremo sud est algerino prosegue verso i confini con la Libia. Si abbandona Djanet passando
per il villaggio di Eferi. Ecco In Debiren, un masso ai bordi della pista con un gruppo di buoi scolpiti a
bassorilievo. Proseguimento quindi in direzione est-sud-est ai piedi degli spalti del Tassili, seguendo la pista che da
Djanet conduce all'oasi di Ghat, in Libia. Si segue per un tratto il corso dell'oued Amais nel cui alveo crescono
grandi acacie spinose e tamerici arboree. L'oued scorre incassato tra alte pareti fino a divenire impraticabile per i
fuoristrada. A piedi poi è possibile continuare fino alla guelta di Adjiri nascosta nel fondo di un canyon in uno s
pettacolare cerchio di alte arenarie, dove si raccolgono le scarse acque piovane. Da qui ci si spinge ancora verso est
seguendo la pista che scavalca il Tassili n'Ajjer nel suo tratto più stretto e raggiunge la falesia del Tadrart Akakus, u
n "tassili esterno", di formazione geologica analoga ma più recente. Si penetra in questo mondo fatato attraverso l
'entrata spettacolare di El Berdj. Antiche falesie vengono inghiottite da dune arrembanti, arditi archi, guglie e
torrioni si ergono e sprofondano nella sabbia. E' Moul n'Aga, la "testa della gazzella", dove la comunione tra
roccia e sabbia scolpisce uno dei paesaggi più suggestivi di tutta la regione. Si attraversa poi una zona caratterizzata d
a curiose formazioni di arenaria: guglie, torrioni erosi alla base in modo da sembrare funghi di pietra, forme strane
che stimolano la fantasia e che offrono un riparo ombreggiato e fresco: un mondo incantato e pietrificato. Al
tramonto un fantastico paesaggio: le sequenze di dune rosse che si perdono all'infinito con i loro sinuosi profili
evidenziati dalla luce radente del sole creano un suggestivo contrasto con le rocce emergenti dell'Akakus. E' un
tripudio di dune rosse e castelli sgretolati a Tin Merzuga, dove il tramonto e lo scenario raggiungono vette di
spettacolarità incredibili. Sul terreno si rinvengono ancora resti archeologici: macine, pestelli, strumenti litici del p
eriodo in cui il Sahara era verde, coltivato e bagnato da grandi fiumi sulle cui sponde si sviluppavano civiltà a
gricolo-pastorali. I grandiosi, infiniti meandri dell'oued In Djeran accompagnano i visitatori all'uscita del Tadrart
Akakus. Nelle gole profonde scavate dalle grandi alluvioni del quaternario, si scoprono i segreti di un mondo
affascinante e lontano: sulle pareti rocciose e nei ricoveri naturali pitture ed incisioni rappresentano uno splendido
corteo di elefanti, mandrie di buoi, gruppi di giraffe, ma anche personaggi misteriosi, simboli e scene erotiche. Ci si
fermerà alla cava di "stelle marine", poderose stratificazioni fossili che testimoniano la presenza, centinaia di milioni d
i anni fa, di un grande mare dalle acque profonde e tranquille. In vista dell'Adrar Yahia, si rientra nel Tassili
n'Ajjer. E' la regione di Alidemma, selva di guglie e pinnacoli frastagliati, erosi ed immersi in finissima sabbia
dorata, un labirinto di corridoi e fiumare tra sfasciumi di arenaria ed archi poderosi. Poi, gradualmente, tutti i punti
di riferimento sfumano all'orizzonte: è la grande distesa di sabbia del Tenerè (il nulla). Si prosegue verso l'Adrar Ma
riaou, finché dalla pianura emerge poderosa la barriera di sabbia dell'erg d'Amer, che si scavalca passando poi a l
ato di Tisnar (la sega), montagna dal tipico profilo. L'erg d'Amer si estende per più di duecento chilometri: è co
stituito da massicci di dune allineati in filoni paralleli. Il passaggio di questa catena, per lungo tratto invalicabile,
avviene in corrispondenza di Iharen (il pestello) isolata emergenza dell'ossatura rocciosa sottostante. La
vegetazione è totalmente assente in questa imponente sequenza di alte dune modellate dal vento, l'ambiente è as
solutamente sterile ma la sua bellezza è inebriante. Si corre nei corridoi tra le dune, le si supera con emozione, si s
osta nei vasti anfiteatri di sabbia chiara. Il tramonto al bivacco sulla sommità delle dune, da cui si domina tutto il t
erritorio, prelude ad una nottata eccezionale. Si lascia infine l'erg per raggiungere il roccione di Teghaghart sulle
cui pareti sono profondamente incisi i buoi ed accuratamente levigati i celebri buoi all'abbeverata, il massimo
dell'arte rupestre sahariana: i musi arrivano a lambire la terra, dove forse un giorno si trovava l'acqua. Poco
lontano si incontra una grande tomba solare, magnifico esempio di sepoltura neolitica: un tumulo centrale, due
cerchi concentrici di pietre, un viale di accesso. Ritorno a Djanet cena e pernottamento al solito Auberge.
dal 15° al 18° giorno
Tassili n'Ajjers
Il Tassili degli Ajjer è un immenso altopiano d'arenaria, fondo di un antico bacino marino. Si innalza da Nord a S
ud per piani sovrapposti da Illizi fino a Djanet, dove si interrompe e precipita con una scarpata di 500-700 metri
verso la pianura antistante l'Erg d'Amer. La superficie di questo altopiano è scavata dall'erosione millenaria d
ell'acqua e del vento per cui si presenta come un insieme tormentato disseminato da blocchi dalle forme più strane, g
uglie, torrioni, massi dall'equilibrio instabile. Le pitture più antiche del Tassili sono di epoca Mesolitica e Neolitica (
7-8000 anni prima di Cristo, secondo Lothe) e testimoniano la storia delle popolazioni che abitarono e vissero
sull'altipiano dalla preistoria alla storia. Si tratta di migliaia di affreschi che costituiscono un vero e proprio
archivio non ancora interamente scoperto e studiato, ma già ricchissimo di informazioni scientifiche. Con i veicoli si r
aggiungono i piedi della scarpata dell'altopiano (15 chilometri a NE di Djanet), poi si continua a piedi con le Guide
del Parco Nazionale, formando una carovana di asini ed asinai per il trasporto dell'equipaggiamento, dei viveri,
dell'acqua e di tutto il necessario per l'allestimento dei campi sull'altopiano. Si sale l'Akba (= passo) Tafelalet con
un trekking di tre ore circa lungo una valle incassata tra alte pareti rocciose percorsa da una comoda mulattiera.
Tamrit è a un'ora dal bordo dell'altopiano, straordinario rilievo di guglie e torrioni tormentati dall'erosione del v
ento e modellati nelle forme più strane e curiose. Visita di Tan Zoumaitak, ampio ricovero con un affresco di 28 m
etri quadrati, vero e proprio capolavoro di arte parietale preistorica, dove sono rappresentati gli stili di diverse
epoche successive a partire dalla più antica. Si raggiunge poi il Grande Canyon che si inabissa con una i
mpressionante voragine di 600 metri sul cui fondo è visibile un piccolo lago. Uno spettacolo inatteso è dato dalla Va
lle dei Cipressi millenari (tarut) conservatisi nelle zone più riparate all'ombra di alte pareti rocciose, veri e propri f
ossili viventi, testimonianze di un periodo preistorico umido. A Timenzuzin ci attende un grande elefante scolpito
su una lastra di roccia, poi ecco l'"affresco dei cacciatori" con figure stilizzate di guerrieri armati di arco e
giavellotto. Ad In Itinen è dipinto un carro garamantico con i cavalli rappresentati nel dinamico "galoppo volante" (
Lothe). Infine Sefar, vera e propria città preistorica, ci accoglie tra rocce strutturate in modo da formare stretti p
assaggi ed ampi spazi vuoti che fanno pensare a strade e piazze. Gli affreschi di Sefar rappresentano per lo più p
ersonaggi schematici con una grande testa rotonda, ricoperta di corna o piume, armati di arco o di lancia, figure
enigmatiche che hanno stimolato la fantasia degli studiosi (giganti? mostri? divinità?). Il primo e il terzo giorno il c
ampo è a Tamrit, il secondo a Sefar. Il mattino del quarto giorno si ridiscende l'Akba. Pernottamento in albergo a D
janet.
dal 19° al 28° giorno
da Djanet a Tam
Ma rieccoci di nuovo sulle dune dell'erg d'Admer attraverso un altro suggestivo passaggio, per poi continuare
verso sud, verso gli immensi spazi vuoti del Ténéré, tagliando il letto del Tafassasset, antico fiume del qua
ternario che scendeva dall'Hoggar per alimentare il Lago Ciad. L'erg Kilian con le sue dune sinuose sbarra
all'improvviso il cammino. Cercare i passaggi tra le dune e superare l'erg è divertente ed eccitante. Poi, seguendo i
l letto di antichi corsi d'acqua, si attraverserà una regione più montuosa di origine vulcanica per sbucare tra le fa
volose arenarie del Tassili Tan Ahaggar, testimonianza fantastica di quanto possa essere vario il deserto, sempre
pronto a stupirci, pronto a cambiare e a piegarsi al volere del vento. All'orizzonte si profila Tahaggart, anfiteatro
naturale scolpito dal vento, insieme di guglie leggere che creano un castello fatato, alla cui base porremo il nostro
campo. A piedi si raggiungono le guglie più alte, se ne percorrono i corridoi, i dedali contorti in una foresta di f
orme minerali. Tramonto ed alba da non mancare! Ci si fermerà poi a Tin Eggoleh e a Youf Aghlal dove le arenarie s
colpite dagli eventi climatici hanno assunto aspetti fantastici. Proseguono le scoperte delle bellezze naturali e delle
tracce dell'uomo preistorico fra le cattedrali d'arenaria di Youf Ehakit, dalle pareti abilmente incise, e sul roccione
"tatuato" da graffiti di grande interesse nell'oued Tin Tarabin, largo fiume fossile che si perde tra le sabbie del
Niger. E' quindi la volta di Immechkour per un panorama di amplissimo respiro, e di Tagrera, la "piana", dove
quando l'acqua abbondava abitavano popolazioni che hanno lasciato resti tangibili: macine, pestelli, asce, frecce,
frammenti di vasellame e graffiti rappresentanti la grande fauna delle savane. L'enorme tomba pinnata e il pozzo di
In Teak precedono il Tassili 'Ngueré 'Ngueré, i graffiti colorati e le tombe a mezzaluna e infine la spettacolosa fu
ngaia di Aballemma. Una passeggiata unica nel suo genere permette di scoprire graffiti a volte enigmatici, a volte
così immediati (un rinoceronte, le Pleiadi) da far crescere continuamente l'ammirazione per quegli artisti lontani. E' i
l punto più meridionale del viaggio, da qui si comincerà a risalire costeggiando il lato ovest della catena del Tagrera fi
no a raggiungere Tin Akasheker, roccaforti ciclopiche espugnate dalle sabbie. E qui s'impone un'altra emozionante
passeggiata tra le arenarie fantastiche di Tin Akasheker e di El Ghessour, infinito dedalo di pinnacoli lambiti dalle
dolci forme della sabbia. Una grotta presenta graffiti e un lastrone di roccia letteralmente ricoperto di coppelle. Ma
è ormai ora di abbandonare il Tassili Tan Ahaggar per risalire piano piano verso nord, per rientrare tra le rocce v
ulcaniche delle montagne dell'Hoggar che hanno assistito alla nostra partenza per questo incredibile e quanto mai
vario viaggio nel Grande Sud algerino. Prima di rientrare a Tam però è d'obbligo una sosta alla cascata di Te
mekerest. I graniti rosa ed azzurri sono levigati dall'acqua che durante i temporali precipita violenta a formare una
cascata. Nei periodi di secca le "marmitte dei Giganti", pozze naturali scavate nella roccia, faranno la gioia di
nomadi e visitatori . Il 28° giorno arrivo a Tamanrasset. Cena e pernottamento in hotel.
29° giorno
Tamanrasset-Italia
Trasferimento in aeroporto e imbarco sul volo di linea per Algeri. Corrispondenza per l'Italia.
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