1. La storia moderna. Storia e storiografia

• La storia
moderna
Storia e
storiografia
•
• La storia moderna
■ Nei programmi dei corsi universitari e della scuola
secondaria si fissa l'inizio della Storia moderna
(termine a quo) al 1492, anno del primo viaggio
di Cristoforo Colombo verso il Nuovo Mondo.
 Alcuni storici indicano invece il 1350 (fine della
peste) o il 1454 (caduta di Costantinopoli) o
ancora il 1517 (inizio della riforma protestante).
■ Il termine ad quem viene invece indicato, almeno
per l'Italia, nel 1815 (Congresso di Vienna), termine
cronologico da cui si fa iniziare la storia contemporanea,
più per esigenze didattiche che per una corretta
periodizzazione.
• Significato di periodizzazione
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► Nelle discipline di tipo storico si intende per
periodizzazione un
arco temporale ben delimitato,
contraddistinto da una serie
di caratteri originali tali da renderlo
individuabile rispetto alle
fasi storiche immediatamente seguenti e
successive.
• Le periodizzazioni non sono mai univoche, né
tanto meno definitive. Preferire una determinata
periodizzazione piuttosto che un'altra significa
interpretare il corso degli eventi in modo
differente.
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• In ogni caso, nonostante il suo carattere complesso
e inevitabilmente semplificatorio, quella della
periodizzazione resta
un'operazione di importanza fondamentale
nelle discipline storiche, dal momento che
consente di "pensare" in termini schematici il
passato.
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1492-1815
Ragioni della periodizzazione
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Queste date non rappresentano uno spartiacque, ma
un semplice punto di riferimento di eventi e
processi molteplici che si sono avviati o evidenziati
intorno a tali termini cronologici:
- la formazione del sistema moderno delle
potenze europee
- il crollo dell’unità della Res publica christiana
con la riforma protestante
- l'apogeo e la crisi della cultura rinascimentale
- gli effetti sull'economia
Tali processi conferiscono alla scoperta del Nuovo
Mondo un valore emblematico per l'inizio dell'età
moderna.
• Il significato di “moderno”
La denominazione moderna (dall'avverbio
latino modo = ora) indicava ciò che era più
recente rispetto a quanto era accaduto
precedentemente.
►
• In questo senso il termine, apparso già nel XII
e XIII secolo, in seguito è via via diventato una
categoria di giudizio:
- le generazioni quattro-cinquecentesche, grazie alle
innovazioni tecniche, alla nuova visione dl mondo,
maturarono un senso di superiorità
- anche rispetto agli Antichi, stimati e amati, esse
ritenevano di non essere inferiori, ma anzi di averli
uguagliati e superati
■
Mantenuta alta la stima dell'antichità e della
modernità, nel mezzo si aprirebbe il periodo "buio"
del Medioevo, termine tardivo, apparso nella
seconda metà del XVII secolo.
•
L’Historia universalis di K. Keller
► Il termine viene utilizzato da Kristoph Keller nella
Historia
universalis (1696) divisa in tre volumi:
• Historia Antiqua
• Historia Medii Aevi
• Historia Nova sive moderna
 In questo caso l’ Historia moderna, storia della
rigenerazione spirituale dell’Europa della riforma
protestante, è contrapposta al medioevo, età di
decadenza e degenerazione della Chiesa cattolica.
• Moderno e post-moderno
• L'aggettivo moderno, usato in contrapposizione a
quello di antico o medievale, privilegia tutto ciò
che si afferma come particolarità dei tempi
nuovi.
 In genere nell'opinione comune erroneamente si
associa al moderno un giudizio di positività.
 Vero è che nell'età della cosiddetta "società postindustriale" anche l'insieme delle caratteristiche
proprie della "società moderna" appare subire una
radicale modifica.
 Con il termine post-moderno si intende il
superamento di un sistema di valori, di un
patrimonio storico, culturale e mentale di cui
sono ormai evidenti anche i limiti
•
Età moderna o Antico regime?
► Gli storici della società europea impiegano
abitualmente la categoria storiografica di “antico
regime” (=ancien régime) per distinguere il
modello sociale prevalente in Europa nell’epoca
compresa tra XVI e XVIII secolo.
•
Questo modello sociale presenta elementi di crisi e
di conflitto che ne segnano tutta la storia, ma che
si fanno dirompenti solo con il XVIII secolo
(rivoluzione industriale; sviluppo del mercato;
crescita dei ceti borghesi; accentuazione della
mobilità sociale; crisi dell’assolutismo; laicizzazione
della cultura; illuminismo) culminando con la
Rivoluzione francese (1789-1799).
•
Paradossalmente la nascita della categoria
storiografica di “antico regime” rappresenta l’atto di
morte di quella società
si tratta di un’etichetta postuma
•
Che cos’è la storia?
► La parola "storia" deriva dal greco "istorìa“ =
ricerca, investigazione.
•
In italiano, l'uso corrente di questa parola ha
determinato una sua ambigua interpretazione:
- "storia" come l'insieme degli avvenimenti,
«dei fatti umani
accaduti nel tempo» (res gestae)
- "storia" come racconto e interpretazione dei
fatti umani
accaduti nel tempo (historia rerum gestarum)
In questo secondo caso si dovrebbe usare il termine
"storiografia“ = la scienza che studia la storia,
cioè gli avvenimenti umani succedutisi nel tempo.
■ Marc Bloch: la «storia è la scienza degli uomini
nel tempo»
 lo scopo della storia è esclusivamente
conoscitivo.
Essa è dinamica: studia l'evoluzione, i nessi fra i
fenomeni, le cause e le conseguenza degli stessi.
•
Come e perché un fatto diventa storico
► Quale è il criterio per distinguere un fatto
storico dagli altri fatti
verificatisi nel passato?
■ Secondo E. H. Carr: i fatti non parlano da soli, è lo
storico che decide quali fatti, in che ordine ed in
quale contesto vanno presi in considerazione: “i
fatti storici riguardano i rapporti che legano, gli uni agli altri,
gli individui viventi in società, e le forze sociali che, dalle
varie azioni individuali, sviluppano effetti spesso diversi, e
non di rado opposti, ai risultati che gli individui si
proponevano di raggiungere”. (Sei lezioni sulla storia, p. 57)
→ Non ogni evento può essere classificato come fatto storico:
sono fatti storici quelli capaci di produrre degli effetti, di
essere causa di altri fatti, di influenzare i comportamenti
e le opinioni dei contemporanei.
• La storia è interpretazione: fatti e documenti
sono indispensabili, ma da soli non fanno una
storia.
• La storia è un continuo processo di interazione
tra lo storico e i fatti storici, un dialogo senza
fine tra il presente e il passato.
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Il rapporto tra storia e storiografia 1/2
Possiamo riprendere la lezione di Benedetto
Croce per considerare
il rapporto tra storia e storiografia, tra i fatti
storici narrati come essi si sono succeduti nel
tempo e l’interpretazione che dei fatti fornisce
lo studioso:
 ogni storia è «storia contemporanea»
perché «per remoti e remotissimi che
sembrino cronologicamente i fatti che vi
entrano, essa è, in realtà, storia riferita
sempre al bisogno e alla situazione
presente, nella quale quei fatti propagano
le loro vibrazioni»
(La storia come pensiero e come azione,
Bari, 1938, p. 5)
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Il rapporto tra storia e storiografia 2/2
■ La storia è dialogo continuo fra società presente
e società passata: «il passato è comprensibile
per noi soltanto alla luce del presente, e
possiamo comprendere pienamente il presente
unicamente alla luce del passato» (Carr).
 La storia ha una duplice funzione:
- 1) capire le società del passato
- 2) aumentare il nostro dominio su quella
presente
 richiede comparazioni e l'utilizzo di termini non
assoluti ma comparativi, nulla è dato mai per
sempre senza possibilità di revisione critica.
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L’interpretazione e l’obiettività nella storia 1/2
Ha senso parlare di obiettività storiografica?
 Se i fatti storici sono tali solo grazie al significato che
lo storico attribuisce loro, allora l’obiettività nella
storia può valere soltanto come criterio riferito al
rapporto tra fatti e interpretazione.
• Lo storico deve essere obiettivo nel senso di
attenersi nel suo lavoro alle regole proprie
della disciplina
→ è possibile l’oggettività della storia
(perseguita attraverso le regole di un metodo
acquisito e riconosciuto universalmente)
• Lo storico deve possedere la consapevolezza del
grado di condizionamento che gli deriva
dall’essere comunque parte integrante di un
determinato contesto sociale e culturale.
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L’interpretazione e l’obiettività nella storia 2/2
■ L’obiettività dello studioso consiste nella sua
capacità «di sollevarsi al di sopra della visione
limitata propria della sua situazione storicosociale»
(dipende dalla capacità di ammettere il proprio
coinvolgimento, CARR)
→ l’obiettività assoluta è impossibile in quanto il lavoro
dello storico è
inevitabilmente “contaminato” dalla soggetività
dell’uomo.
► La storia è il rapporto fra il presente dello
storico (con la sua umanità, con la sua cultura, con
i suoi problemi) e il documento che lo riporta al
passato.