Amici della musica Arezzo Stagione concertistica 2015/2016 Nicola Piovani 18 OTTOBRE 2015 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere La musica è pericolosa – Concertato è un racconto musicale, narrato dagli strumenti che agiscono in scena – pianoforte, contrabbasso, percussioni, sassofono, clarinetto, chitarra, violoncello, fisarmonica. A scandire le stazioni di questo viaggio musicale in libertà, Nicola Piovani racconta al pubblico il senso di questi frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro di De André, di Fellini, di Magni, di registi spagnoli, francesi, olandesi, per teatro, cinema, televisione, cantanti strumentisti, alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di brani più noti, riarrangiati per l’occasione. Nel racconto teatrale la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare. I video di scena integrano il racconto con immagini di film, di spettacoli e, soprattutto, immagini che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all’opera musicale di Piovani. Alfred Brendel 9 Novembre 2015 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere Dénes Várjon, pianoforte Mauricio Sotelo, compositore Juan Carlos Garvayo, pianoforte 3 – “Liszt. Dall’Esuberanza all’ascetismo” Schumann lo definì un genio dell’espressione. Non solo Liszt è stato il più grande dei pianisti ma anche, se si pensa nel mondo wagneriano, il più musicale dei musicisti. Le sue composizioni sono impareggiabili, sebbene presti il fianco a Chopin e Schumann. Forse nessun altro compositore si è trasposto così tanto quanto Liszt abbia fatto nelle distanze musicali nel corso di una vita: dagli anni della brillantezza ed esuberanza a quelli dell’amarezza ascetica del cuore dell’ultima decade. Nelle sue ultime composizioni lascia trasparire la musica in divenire del secolo successivo più radicalmente che altri compositori del suo tempo. Malgrado tutte le sue contraddizioni, Liszt emerge come una personalità nobile e generosa. La lectio magistralis di Alfred Brendel prova a dare un quadro imparziale di un uomo da mille volti. In particolare ci si concentrerà sulla Sonata per pianoforte in Si Minore. Ad accompagnare Alfred Brendel, un maestro unico, un mito del pianismo internazionale, ci saranno: Dénes Várjon, pianista Sonata per pianoforte in Si Minore S. 178 Mauricio Sotelo, compositore Juan Carlos Garvayo, pianista Salutatio e introduzione all’opera dedicata ad Alfred Brendel “Ancora un segreto. Hommage-Sonate per Alfred Brendel” Salvatore Accardo 6 Dicembre 2015 ore 17.00 – Auditorium Arezzo Fiere Nato a Torino, da una famiglia originaria di Torre del Greco, figlio di Vincenzo, incisore di cammei e appassionato di musica classica. All’età di 3 anni, imbracciando per la prima volta un violino, suona a orecchio la canzone Lili Marleen e inizia a esercitarsi tra le mura domestiche con l’apporto e l’incitamento della sorella Anna e del cugino Ermanno Corsi. A otto anni inizia gli studi con il maestro napoletano Luigi D’Ambrosio, sostenendo due anni dopo l’esame di compimento inferiore presso il Conservatorio San Pietro a Majella. Nel 1954 supera il compimento medio con “dieci e lode”. Nello stesso anno si esibisce in pubblico eseguendo l’integrale dei Capricci di Niccolò Paganini, divenendo uno «dei pochi solisti in grado di eseguirli tutti ventiquattro in una sola serata». Nel giugno 1956, appena quindicenne, consegue il diploma in violino. Ascoltato dal conte Guido Chigi Lucarini Saracini, viene iscritto ad honorem all’Accademia Chigiana di Siena, perfezionandosi sotto la guida di Yvonne Astruc (allieva di George Enescu). Nell’ottobre 1958, all’età di 17 anni, vince a Genova il Premio Paganini, divenendo uno dei più giovani vincitori. Ha collaborato in seguito con le più importanti orchestre del mondo, sempre riscuotendo successo, ed esibendosi a volte come direttore di formazioni cameristiche. Nel 1971 ha dato vita al Festival “Le settimane Musicali Internazionali” di Napoli in cui il pubblico poteva assistere alle prove. Nel 1979 suona il concerto per violino di Alban Berg nella Sala Verdi del Conservatorio Giuseppe Verdi (Milano) per il Teatro alla Scala. Nel 1982 suona assieme a Bruno Giuranna la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra di Mozart, diretto da Claudio Abbado alla Scala. A Genova, la sera del 27 ottobre 1982 bicentenario della nascita di Niccolò Paganini, suona i 24 Capricci di Paganini sul Cannone, il Guarneri appartenuto al celebre virtuoso genovese. In occasione delle celebrazioni del Bicentenario Paganiniano, Accardo suona i 24 Capricci in molte altre città. Nel 1985 suona il Concerto per violino di Berg nel Teatro alla Scala. La passione per la musica da camera e l’interesse per i giovani lo hanno portato nel 1986 all’istituzione dei corsi di perfezionamento per strumenti ad arco della Fondazione W. Stauffer di Cremona (insieme a Bruno Giuranna, Rocco Filippini e Franco Petracchi) e nel 1992 alla creazione del Quartetto Accardo. Durante la tournée effettuata in Estremo Oriente nel novembre 1996, il Conservatorio di Pechino lo ha nominato Most Honorable Professor. Alla fine del 1996 Accardo ha ridato vita all’Orchestra da Camera Italiana (O.C.I.), formata dai migliori allievi dei corsi di perfezionamento della Walter Stauffer Academy di Cremona. Tra i suoi allievi più famosi citiamo: Francesca Dego, Sergej Aleksandrovič Krylov, Franco Mezzena, Anna Tifu[senza fonte] e Anastasiya Petryshak. Possiede diversi violini, tra cui gli Stradivari Hart ex Francescatti (1727), e l’Uccello di Fuoco ex Saint-Exupéry (1718), oltre a un Guarneri del Gesù (1734). Programma W.A. Mozart – Sonata K 301 F. Schubert – Sonata n. 3 C. Saint-Saëns – Introduzione e Rondò capriccioso F. Kreisler – Liebesleid, Liebesfreud, Schoen Rosmarin P. de Sarasate – Fantasia sulla Carmen Stefano Bollani 10 Gennaio 2016 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere Musica come enorme gioco da re-inventare in continuazione, da solo o con i compari più diversi. Bollani sale sul palco per imparare ogni sera qualcosa e “perché è più conveniente che pagare uno psicanalista”. Cerca stimoli ovunque, in tutta la musica del passato ma soprattutto esplora il presente, l’ attimo, improvvisando a fianco di grandi artisti come il suo nobile mentore Enrico Rava, Richard Galliano, Bill Frisell, Paul Motian, Chick Corea, Hamilton de Holanda. Con lo stesso animo si insinua all’ interno di orchestre sinfoniche come la Gewandhaus di Leipzig, la Scala di Milano e l’ Orchestre National de Paris facendosi prendere per mano da direttori coraggiosi e entusiasti come Riccardo Chailly, Krjstian Jarvi, Daniel Harding. Insieme al bassista Jesper Bodilsen e al batterista Morten Lund, da 12 anni, cerca il modo di far vivere al pubblico lo stesso divertimento che provano loro ogni qual volta le voci dei loro strumenti si uniscono. Celebra la forma-canzone fianco a fianco con Caetano Veloso e Hector Zazou ma anche insieme a noti conterranei quali Irene Grandi, Fabio Concato, Elio e le storie tese. Quando non suona, scrive libri o inventa spettacoli teatrali come Primo Piano, con la Banda Osiris o La regina dada, scritto e interpretato insieme a Valentina Cenni, che oltre a essere una meravigliosa attrice è la donna che vive al suo fianco. In radio, complice quel geniaccio di David Riondino, ha dato vita al Dottor Djembè, onnisciente musicologo che ha sparso semi di ironia e sarcasmo per svariati anni dai microfoni di RadioRai3. In tv, dopo l’ esperienza alla corte di Renzo Arbore, si è lanciato per Rai3 in jam-session di parola e musica in due stagioni del suo Sostiene Bollani. Tutto sempre per comunicare gioia. Joy in spite of everything, come recita il titolo di un suo recente lavoro per ECM, prendendo in prestito una frase del grande Tom Robbins. Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura 27 Gennaio 2016 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere In maggiore Paolo Fresu: trumpet and flugelhorn; Daniele di Bonaventura: bandoneon Paolo Fresu: tromba, flicorno, effetti – Daniele di Bonaventura: bandoneon Un dialogo in musica nel segno degli strumenti ad aria e di un lirismo dagli aromi mediterranei. Protagonisti insieme alle voci corse del coro A Filetta del riuscito progetto “Mistico Mediterraneo” e dell’omonimo disco pubblicato di recente dalla ECM, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura si ritrovano qui nella dimensione più ristretta del duo. Un incontro, quello fra il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano, ben rodato attraverso una decina di concerti, compreso quello in versione speciale dedicato a Corto Maltese, il famoso personaggio dei fumetti creato dal grande Hugo Pratt, che tanto successo riscosse qualche anno fa a Palazzo Grassi a Venezia (con l’ausilio di una mostra fotografica proiettata in tempo reale da Pino Ninfa) . Un concerto di grande effetto che vive di poesia, intimismo e di quelle piccole cose capaci di raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo. Ecumenicamente attratti dalla musica etnica, classica ed elettronica, i due jazzisti si sono resi protagonisti, nel 2011, di un interessante progetto di contaminazione, affiancati dal celebre ensemble vocale corso A Filetta. Il risultato di questo riuscito ed affascinante viaggio musicale, che tocca corde ancestrali, è il disco «Mistico Mediterraneo», pubblicato dalla prestigiosa etichetta tedesca Ecm. Questo duo è una sorta di estrazione poetica del magico interplay di quel progetto madre e che caratterizza ormai da tempo i loro sempre più frequenti incontri ormai divenuti un progetto originale e autonomo. Ciò li ha portati a registrare – proprio in duo – nuovo materiale musicale, uscito, ancora per le nobili produzioni Ecm, nella primavera del 2015. Dopo essersi incontrati nei concerti del magistrale Mistico Mediterraneo creato insieme al celebre ensemble vocale corso A Filetta e pubblicato poi su disco dalla ECM, Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura hanno scoperto una profonda affinità sviluppando una poetica comune in diverse esibizioni dal vivo tra cui il progetto concertistico ispirato a Corto Maltese, l’indimenticabile personaggio delle avventure a fumetti disegnate da Hugo Pratt. Sono queste esperienze ormai quasi decennali ad averli portati all’idea di incidere in duo, per esplorare una dimensione espressiva più intima in cui il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano cercano e ritrovano la poesia dei piccoli suoni e di un gesto musicale non magniloquente ma proprio per questo ancora più espressivo e significato in un’epoca di crescente rumore e pressione acustica. L’attenzione è tutta sui colori generati dal soffio che scorre nei pistoni degli strumenti di Fresu e fa vibrare le ance del bandoneon di di Bonaventura: in questo senso va la rinuncia del trombettista all’uso dei suoi fedeli effetti elettronici, che vengono invece usati nelle esibizioni dal vivo del duo, come significativi sono i passaggi in cui sono i suoni del metallo percosso da Fresu o quello dei tasti premuti a vuoto da di Bonaventura a fare da accompagnamento ritmico: segni sonori ispirati alla miglior tradizione di quello che potrebbe essere definito l’umanesimo strumentale del jazz in cui la presenza di rumori “parassiti” restituisce la fisicità del rapporto con gli strumenti musicali, dal soffio del tenore di Ben Webster al ronzio del basso di Charles Mingus: essenziale in questo processo la prospettiva sonica curata da Stefano Amerio. Il racconto si dipana senza soluzione di continuità attraverso composizioni originali, improvvisazioni e melodie che fanno parte della memoria musicale di ciascuno di noi. Gli echi classici della cadenza d’apertura lasciano al posto alla ninna nanna bretone che ha ispirato “Ton Kozh” di Fresu; l’orizzonte si allarga con un dolceamaro episodio latino-americano in cui alla malinconica “O Que Sera” di Chico Buarque de Hollanda si aggiunge sorprendentemente una coda basata sull’inno della resistenza cilena “El Pueblo Unido Jamas Sera Vencido”, quasi un preludio alla “Te Recuerdo Amanda” che seguirà: Fresu dimostra qui un infallibile istinto da improvvisatore nell’estrarre il succo fondamentale di un brano delineandone il profilo melodico con pochi tratti essenziali. Attraverso Brasile, Cile e l’Uruguay di “Se Va La Murga” di Jaime Roos il repertorio del disco gira, senza toccarla, attorno alla tradizione bandoneonistica argentina cui di Bonaventura, originariamente pianista, si è ispirato per l’adozione del suo nuovo strumento; “Te Recuerdo Amanda”, la canzone dedicata alla madre dal cantautore cileno Victor Jara, poi torturato e ucciso dai generali golpisti, ha un particolare significato per il duo essendo legata indissolubilmente per il duo al momento in cui l’hanno interpretata in Cile di fronte a oltre 6.000 persone che dopo le prime note si sono alzate silenziosamente in piedi, in omaggio a quello che è diventato una specie di inno nazionale ufficioso del Cile post-dittatura. Asciutta e non sentimentale l’evocazione di atmosfere quasi felliniane o addirittura del cinema “dei telefoni bianchi” della “Non Ti Scordar Di Me” (1935, Beniamino Gigli). “Apnea”, ancora di Fresu, colpisce per il titolo chiaramente in contraddizione per un disco in cui il respiro gioca una parte così importante, ed è ispirata all’omonimo drammatico romanzo di Lorenzo Amurri sul ritorno alla vita di un musicista che attraversa l’esperienza del coma dopo un gravissimo incidente sulle piste da sci. Il tenero valzer della Bohéme di Giacomo Puccini “Quando m’en vo soletta per la via” esce dal teatro per tornare in sala da ballo, mentre il “Kyrie” composto da di Bonaventura rimanda alle atmosfere ieratiche del disco con il coro corso. Il brano originale di Fresu “In Maggiore” dà il titolo all’album e lo conclude con una serie di intervalli appunto maggiori, dal colore raramente usato nel jazz e rimandano all’atmosfera di apertura. La storia della realizzazione del Cd è raccontata nel film Wenn aus dem Himmel (“Quando dal cielo…”) di Fabrizio Ferraro, ispirato al viaggio dei due musicisti dalle loro rispettive città verso Lugano e alla fuga come forma musicale barocca, soprattutto bachiana. Paolo Fresu è presente su più di 300 album, di cui molti a suo nome per etichette come EMI, RCA e Blue Note. La sua prima collaborazione con la ECM è del 2007 sul disco The Lost Chords Find Paolo Fresu di Carla Bley per la label WATT distribuita dalla label di Manfred Eicher e dopo con Ralph Towner su Chiaroscuro, duo che ha girato molto. Mistico Mediterraneo vede Fresu con il coro corso A Filetta e Daniele di Bonaventura, quest’ultimo già presente su ECM con Miroslav Vitous per Universal Syncopations II, album che vinse nel 2007 il Preis der deutschen Schallplattenkritik come album dell’anno. Vladimir e Vovka Ashkenazy 10 Marzo 2016 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere Vladimir Ashkenazy, Gorkj, (6 luglio 1937), è un pianista e direttore d’orchestra russo naturalizzato islandese. È cittadino islandese e svizzero e abita dal 1978 in Svizzera. Primi anni Nato nella cittadina allora nominata “Gor’kij” (che dal 1991 è tornata ad avere il nome di Nižnij Novgorod) da padre ebreo, il pianista David Ashkenazy, e da sua moglie Yevstolia Grigorievna, Ashkenazy iniziò i suoi studi all’età di sei anni e, mostrando particolare talento, a otto anni entrò nella Scuola di Musica Principale di Mosca, dove studiò con Anaida Sumbatian. Entrato successivamente nel Conservatorio di Mosca, studiò con il grande pianista Lev Oborin e vi si diplomò. Nel 1953 suona nella prima esecuzione assoluta nella Bol’shoj Sal del Conservatorio Čajkovskij di Mosca del Concerto n. 3 op. 50 in re maggiore per pianoforte e orchestra di Dmitrij Borisovič Kabalevskij diretto dal compositore. All’edizione del 1955 del prestigioso Concorso pianistico internazionale Frédéric Chopin di Varsavia arrivò secondo, nonostante a lui fossero andate le preferenze di Arturo Benedetti Michelangeli, giurato del concorso, che per questo motivo abbandonò anzitempo la manifestazione. Nel 1962 condivise con John Ogdon il primo posto al Concorso pianistico internazionale Čajkovskij. Ashkenazy come pianista Interprete lucido e dall’impeccabile tecnica virtuosistica, è rinomato per le sue performance di composizioni romantiche e russe. Ha registrato i 24 preludi e fughe di Dmitrij Šostakovič, le sonate di Aleksandr Skrjabin, gli interi lavori per pianoforte di Fryderyk Chopin e Robert Schumann, tutte le sonate di Ludwig van Beethoven, come anche i concerti per pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven, Béla Bartók, Sergej Prokof’ev e Sergej Rachmaninoff. Ha anche suonato e registrato musica da camera. Per il Teatro La Fenice di Venezia nel 1965 tiene un recital, nel 1971 un concerto, nel 1976 esegue 4 Sonate di Beethoven, nel 1986 un recital ed un concerto con 3 Sonate di Beethoven, nel 1993 un recital e nel 2000 un concerto nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. Al Teatro alla Scala di Milano nel 1976 esegue Concerto per pianoforte e orchestra n. 24 di Mozart diretto da Claudio Abbado, nel 1985 tiene un recital, nel 1991 suona e dirige la Deutsches Symphonie Orchester Berlin nel Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 di Mozart e nel 1994 suona in trio con Itzhak Perlman e Lynn Harrell. A Salisburgo esegue nel 1981 un recital, nel 1983 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 di Brahms con la London Symphony Orchestra diretto da Abbado, nel 1986 un recital e nel 1998 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 di Mozart con la Deutsches Symphonie Orchester Berlin. Nel 2003 esegue e dirige il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Beethoven con l’Orchestra di Padova e del Veneto al Teatro comunale Luciano Pavarotti di Modena. Dal 30 luglio 2013 succede alla direzione dell’Accademia Pianistica «Incontri col maestro» di Imola su proposta di Franco Scala, fondatore e direttore dell’istituzione musicale con sede nella Rocca Sforzesca di Imola. Ashkenazy come direttore d’orchestra A metà della sua carriera pianistica, ha iniziato a condurre orchestre. È molto apprezzato per le sue registrazioni di lavori per orchestra di Jean Sibelius, Sergei Rachmaninoff, Sergej Prokofiev, Dmitrij Šostakovič e Aleksandr Skrjabin. È stato il principale direttore della Royal Philharmonic Orchestra dal 1987 al 1994 e il principale conduttore della Czech Philharmonic Orchestra dal 1998 al 2003. È diventato direttore musicale della NHK Symphony Orchestra nel 2004.Al Teatro alla Scala nel 1994 dirige la Deutsches Symphonie Orchester Berlin in due concerti con Martha Argerich, nel 2005 dirige la Philharmonia Orchestra in un concerto e nel 2011 dirige la Chamber Orchestra of Europe in concerto.A Salisburgo nel 1998 dirige un concerto con Yo-Yo Ma e la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin. È Direttore laureato della Philharmonia Orchestra, della Icelandic Symphony Orchestra e Direttore musicale della European Union Youth Orchestra, con la quale lavora regolarmente Programma Mikhail Glinka: Valzer-fantasia in si minore, (arr. Sergei Lyapunov e Vovka Ashkenazy) Bedřich Smetana: Moldau (La Moldava) JB 1:112/2, da Má vlast (La mia patria), (arr. dal compositore) Maurice Ravel: Rapsodia spagnola, (arr. dal compositore) I. Prélude à la nuit II Malagueñas III. Habanera IV. Feria ———————————————————– Sergei Rachmaninoff: Danze sinfoniche Op.45, (arr. dal compositore) I. Mattino: Non allegro II. Mezzogiorno: Andante con moto-tempo di valzer III. Sera: Lento assai. Allegro vivace Vovka Ashkenazy Nato a Mosca, primogenito di due musicisti di eccezionale talento, VOVKA ASHKENAZY cominciò lo studio del pianoforte all’età di sei anni sotto la guida di Rögnvaldur Sigurjónsson a Reykjavík, dove la famiglia allora risiedeva. A sedici anni fu accettato al Royal Northern College of Music, dove seguì i corsi di Madame Sulamita Aronovsky. Occasionalmente ebbe la fortuna di beneficiare di lezioni private con Leon Fleisher, Peter Frankl e naturalmente, il proprio padre. Vovka Ashkenazy debuttò a Londra nel 1° concerto per pianoforte ed orchestra di Tchaikovsky con la London Symphony Orchestra sotto la direzione di Richard Hickox al Barbican Centre. Da allora la sua carriera l’ha portato in giro per il mondo con opportunità di suonare in prestigiosi teatri in Europa, Australia, Cina, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda, e le due Americhe. Ha partecipato a numerosi festival internazionali come, per esempio, il Marlboro Festival in Vermont ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto ed è stato ospite di praticamente tutte le maggiori orchestre inglesi, inoltre la Los Angeles Philharmonic, Australian Chamber, l’Orchestra Sinfonica di Berlino, l’Orchestra Sinfonica di Berna, la Tonhalle Orchestra di Zurigo ecc. Vovka Ashkenazy è molto attivo in musica da camera; ha registrato un CD di musica italiana con suo fratello, il clarinettista, Dimitri Ashkenazy, insieme al quale si esibisce regolarmente, ed insieme hanno effettuato tournée in Giappone negli anni 1997, 2000 e 2002. Dal 2001 ha iniziato una stretta collaborazione con Vassilis Tsabropoulos, attualmente il più virtuoso dei pianisti greci; il duo è apparso in numerosi festivals di piano ed è stato più volte invitato al Megaron di Atene riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. È inoltre coinvolto con il “Quintetto di Fiati di Reykjavík”, con il quale ha inciso due CD, distribuiti da Chandos e Cryston (Giappone). Si esibisce anche attualmente con suo padre, Vladimir Ashkenazy. Hanno inciso nel passato CD con DECCA su musiche di Bartók, Chopin, Rachmaninoff e Schumann. Nel 2009 hanno inciso un CD di musica francese per due pianoforti per DECCA che li ha lanciati in una serie di tournée e di incisioni con eclettici programmi che comprendono numerose proprie trascrizioni; ha seguito un secondo CD nel 2011, “Russian Fantasy”, che precedette una tournée che li vide sia in Europa sia in Giappone e Corea del Sud. Un CD di musica inglese per due pianoforti è stato inciso nel 2013, e una seconda tournée in Giappone ha seguito nel marzo 2014. Parallelamente alla sua attività concertistica, Vovka Ashkenazy si dedica con successo all’insegnamento. Ha tenuto MasterClass in Svizzera, Australia, Danimarca, Gran Bretagna, Grecia, Guatemala, Islanda, Norvegia, Svezia e gli Stati Uniti di America ed è inoltre membro docente del prestigioso corso di musica da camera Pro Corda, in Inghilterra. Per nove anni, dal 1998 al 2007, fino al trasferimento della famiglia in Ticino, fu professore di pianoforte presso il Conservatorio Gabriel Faurè di Angoulême, Francia. Ha accettato una posizione di docente di pianoforte presso la prestigiosa Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola ed è presente per formazione “Master of Advanced Studies” presso il Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano. Attraverso la sua attività concertistica, Vovka Ashkenazy ha potuto contribuire a diverse iniziative caritatevoli, come ad esempio “Action for Children” e “Cystic Fibrosis Trust” in Inghilterra, Telethon in Svizzera e “Bridges Peace Foundation” in Cambogia e nelle Filippine. Inoltre nel 2010 è stato nominato “Honorary Artistic Advisor” presso la Guangzhou Opera House, ed è diventato il Direttore Artistico del Concorso Rina Sala Gallo. Attualmente risiede con la sua famiglia in Ticino.