Amici della musica Arezzo
Stagione concertistica 2015/2016
Nicola Piovani
18 OTTOBRE 2015 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere
La musica è pericolosa – Concertato è un racconto musicale, narrato dagli strumenti che agiscono
in scena – pianoforte, contrabbasso, percussioni, sassofono, clarinetto, chitarra, violoncello,
fisarmonica.
A scandire le stazioni di questo viaggio musicale in libertà, Nicola Piovani racconta al pubblico il
senso di questi frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro di De André, di
Fellini, di Magni, di registi spagnoli, francesi, olandesi, per teatro, cinema, televisione, cantanti
strumentisti, alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di brani più noti,
riarrangiati per l’occasione.
Nel racconto teatrale la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la
fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare.
I video di scena integrano il racconto con immagini di film, di spettacoli e, soprattutto, immagini
che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all’opera musicale di Piovani.
Alfred Brendel
9 Novembre 2015 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere
Dénes Várjon, pianoforte
Mauricio Sotelo, compositore
Juan Carlos Garvayo, pianoforte
3 – “Liszt. Dall’Esuberanza all’ascetismo”
Schumann lo definì un genio dell’espressione. Non solo Liszt è stato il più grande dei pianisti ma
anche, se si pensa nel mondo wagneriano, il più musicale dei musicisti. Le sue composizioni sono
impareggiabili, sebbene presti il fianco a Chopin e Schumann. Forse nessun altro compositore si è
trasposto così tanto quanto Liszt abbia fatto nelle distanze musicali nel corso di una vita: dagli anni
della brillantezza ed esuberanza a quelli dell’amarezza ascetica del cuore dell’ultima decade.
Nelle sue ultime composizioni lascia trasparire la musica in divenire del secolo successivo più
radicalmente che altri compositori del suo tempo.
Malgrado tutte le sue contraddizioni, Liszt emerge come una personalità nobile e generosa. La
lectio magistralis di Alfred Brendel prova a dare un quadro imparziale di un uomo da mille volti. In
particolare ci si concentrerà sulla Sonata per pianoforte in Si Minore.
Ad accompagnare Alfred Brendel, un maestro unico, un mito del pianismo internazionale, ci
saranno:
Dénes Várjon, pianista Sonata per pianoforte in Si Minore S. 178
Mauricio Sotelo, compositore
Juan Carlos Garvayo, pianista
Salutatio e introduzione all’opera dedicata ad Alfred Brendel
“Ancora un segreto. Hommage-Sonate per Alfred Brendel”
Salvatore Accardo
6 Dicembre 2015 ore 17.00 – Auditorium Arezzo Fiere
Nato a Torino, da una famiglia originaria di Torre del Greco, figlio di Vincenzo, incisore di cammei
e appassionato di musica classica. All’età di 3 anni, imbracciando per la prima volta un violino,
suona a orecchio la canzone Lili Marleen e inizia a esercitarsi tra le mura domestiche con l’apporto
e l’incitamento della sorella Anna e del cugino Ermanno Corsi. A otto anni inizia gli studi con il
maestro napoletano Luigi D’Ambrosio, sostenendo due anni dopo l’esame di compimento inferiore
presso il Conservatorio San Pietro a Majella.
Nel 1954 supera il compimento medio con “dieci e lode”. Nello stesso anno si esibisce in pubblico
eseguendo l’integrale dei Capricci di Niccolò Paganini, divenendo uno «dei pochi solisti in grado di
eseguirli tutti ventiquattro in una sola serata». Nel giugno 1956, appena quindicenne, consegue il
diploma in violino. Ascoltato dal conte Guido Chigi Lucarini Saracini, viene iscritto ad honorem
all’Accademia Chigiana di Siena, perfezionandosi sotto la guida di Yvonne Astruc (allieva di
George Enescu). Nell’ottobre 1958, all’età di 17 anni, vince a Genova il Premio Paganini,
divenendo uno dei più giovani vincitori. Ha collaborato in seguito con le più importanti orchestre
del mondo, sempre riscuotendo successo, ed esibendosi a volte come direttore di formazioni
cameristiche.
Nel 1971 ha dato vita al Festival “Le settimane Musicali Internazionali” di Napoli in cui il pubblico
poteva assistere alle prove. Nel 1979 suona il concerto per violino di Alban Berg nella Sala Verdi
del Conservatorio Giuseppe Verdi (Milano) per il Teatro alla Scala. Nel 1982 suona assieme a
Bruno Giuranna la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra di Mozart, diretto da Claudio
Abbado alla Scala. A Genova, la sera del 27 ottobre 1982 bicentenario della nascita di Niccolò
Paganini, suona i 24 Capricci di Paganini sul Cannone, il Guarneri appartenuto al celebre virtuoso
genovese. In occasione delle celebrazioni del Bicentenario Paganiniano, Accardo suona i 24
Capricci in molte altre città. Nel 1985 suona il Concerto per violino di Berg nel Teatro alla Scala.
La passione per la musica da camera e l’interesse per i giovani lo hanno portato nel 1986
all’istituzione dei corsi di perfezionamento per strumenti ad arco della Fondazione W. Stauffer di
Cremona (insieme a Bruno Giuranna, Rocco Filippini e Franco Petracchi) e nel 1992 alla creazione
del Quartetto Accardo. Durante la tournée effettuata in Estremo Oriente nel novembre 1996, il
Conservatorio di Pechino lo ha nominato Most Honorable Professor. Alla fine del 1996 Accardo ha
ridato vita all’Orchestra da Camera Italiana (O.C.I.), formata dai migliori allievi dei corsi di
perfezionamento della Walter Stauffer Academy di Cremona. Tra i suoi allievi più famosi citiamo:
Francesca Dego, Sergej Aleksandrovič Krylov, Franco Mezzena, Anna Tifu[senza fonte] e
Anastasiya Petryshak. Possiede diversi violini, tra cui gli Stradivari Hart ex Francescatti (1727), e
l’Uccello di Fuoco ex Saint-Exupéry (1718), oltre a un Guarneri del Gesù (1734).
Programma
W.A. Mozart – Sonata K 301
F. Schubert – Sonata n. 3
C. Saint-Saëns – Introduzione e Rondò capriccioso
F. Kreisler – Liebesleid, Liebesfreud, Schoen Rosmarin
P. de Sarasate – Fantasia sulla Carmen
Stefano Bollani
10 Gennaio 2016 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere
Musica come enorme gioco da re-inventare in continuazione, da solo o con i compari più diversi.
Bollani sale sul palco per imparare ogni sera qualcosa e “perché è più conveniente che pagare uno
psicanalista”. Cerca stimoli ovunque, in tutta la musica del passato ma soprattutto esplora il
presente, l’ attimo, improvvisando a fianco di grandi artisti come il suo nobile mentore Enrico Rava,
Richard Galliano, Bill Frisell, Paul Motian, Chick Corea, Hamilton de Holanda.
Con lo stesso animo si insinua all’ interno di orchestre sinfoniche come la Gewandhaus di Leipzig,
la Scala di Milano e l’ Orchestre National de Paris facendosi prendere per mano da direttori
coraggiosi e entusiasti come Riccardo Chailly, Krjstian Jarvi, Daniel Harding.
Insieme al bassista Jesper Bodilsen e al batterista Morten Lund, da 12 anni, cerca il modo di far
vivere al pubblico lo stesso divertimento che provano loro ogni qual volta le voci dei loro strumenti
si uniscono.
Celebra la forma-canzone fianco a fianco con Caetano Veloso e Hector Zazou ma anche insieme a
noti conterranei quali Irene Grandi, Fabio Concato, Elio e le storie tese.
Quando non suona, scrive libri o inventa spettacoli teatrali come Primo Piano, con la Banda Osiris o
La regina dada, scritto e interpretato insieme a Valentina Cenni, che oltre a essere una meravigliosa
attrice è la donna che vive al suo fianco.
In radio, complice quel geniaccio di David Riondino, ha dato vita al Dottor Djembè, onnisciente
musicologo che ha sparso semi di ironia e sarcasmo per svariati anni dai microfoni di RadioRai3.
In tv, dopo l’ esperienza alla corte di Renzo Arbore, si è lanciato per Rai3 in jam-session di parola e
musica in due stagioni del suo Sostiene Bollani.
Tutto sempre per comunicare gioia. Joy in spite of everything, come recita il titolo di un suo recente
lavoro per ECM, prendendo in prestito una frase del grande Tom Robbins.
Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura
27 Gennaio 2016 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere
In maggiore
Paolo Fresu: trumpet and flugelhorn; Daniele di Bonaventura: bandoneon
Paolo Fresu: tromba, flicorno, effetti – Daniele di Bonaventura: bandoneon
Un dialogo in musica nel segno degli strumenti ad aria e di un lirismo dagli aromi mediterranei.
Protagonisti insieme alle voci corse del coro A Filetta del riuscito progetto “Mistico Mediterraneo”
e dell’omonimo disco pubblicato di recente dalla ECM, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura si
ritrovano qui nella dimensione più ristretta del duo. Un incontro, quello fra il trombettista sardo e il
bandoneonista marchigiano, ben rodato attraverso una decina di concerti, compreso quello in
versione speciale dedicato a Corto Maltese, il famoso personaggio dei fumetti creato dal grande
Hugo Pratt, che tanto successo riscosse qualche anno fa a Palazzo Grassi a Venezia (con l’ausilio di
una mostra fotografica proiettata in tempo reale da Pino Ninfa) .
Un concerto di grande effetto che vive di poesia, intimismo e di quelle piccole cose capaci
di raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo.
Ecumenicamente attratti dalla musica etnica, classica ed elettronica, i due jazzisti si sono resi
protagonisti, nel 2011, di un interessante progetto di contaminazione, affiancati dal celebre
ensemble vocale corso A Filetta.
Il risultato di questo riuscito ed affascinante viaggio musicale, che tocca corde ancestrali, è il disco
«Mistico Mediterraneo», pubblicato dalla prestigiosa etichetta tedesca Ecm.
Questo duo è una sorta di estrazione poetica del magico interplay di quel progetto madre e che
caratterizza ormai da tempo i loro sempre più frequenti incontri ormai divenuti un progetto originale
e autonomo. Ciò li ha portati a registrare – proprio in duo – nuovo materiale musicale, uscito,
ancora per le nobili produzioni Ecm, nella primavera del 2015.
Dopo essersi incontrati nei concerti del magistrale Mistico Mediterraneo creato insieme al celebre
ensemble vocale corso A Filetta e pubblicato poi su disco dalla ECM, Paolo Fresu e Daniele di
Bonaventura hanno scoperto una profonda affinità sviluppando una poetica comune in diverse
esibizioni dal vivo tra cui il progetto concertistico ispirato a Corto Maltese, l’indimenticabile
personaggio delle avventure a fumetti disegnate da Hugo Pratt.
Sono queste esperienze ormai quasi decennali ad averli portati all’idea di incidere in duo, per
esplorare una dimensione espressiva più intima in cui il trombettista sardo e il bandoneonista
marchigiano cercano e ritrovano la poesia dei piccoli suoni e di un gesto musicale non
magniloquente ma proprio per questo ancora più espressivo e significato in un’epoca di crescente
rumore e pressione acustica.
L’attenzione è tutta sui colori generati dal soffio che scorre nei pistoni degli strumenti di Fresu e fa
vibrare le ance del bandoneon di di Bonaventura: in questo senso va la rinuncia del trombettista
all’uso dei suoi fedeli effetti elettronici, che vengono invece usati nelle esibizioni dal vivo del duo,
come significativi sono i passaggi in cui sono i suoni del metallo percosso da Fresu o quello dei
tasti premuti a vuoto da di Bonaventura a fare da accompagnamento ritmico: segni sonori ispirati
alla miglior tradizione di quello che potrebbe essere definito l’umanesimo strumentale del jazz in
cui la presenza di rumori “parassiti” restituisce la fisicità del rapporto con gli strumenti musicali, dal
soffio del tenore di Ben Webster al ronzio del basso di Charles Mingus: essenziale in questo
processo la prospettiva sonica curata da Stefano Amerio.
Il racconto si dipana senza soluzione di continuità attraverso composizioni originali,
improvvisazioni e melodie che fanno parte della memoria musicale di ciascuno di noi. Gli echi
classici della cadenza d’apertura lasciano al posto alla ninna nanna bretone che ha ispirato “Ton
Kozh” di Fresu; l’orizzonte si allarga con un dolceamaro episodio latino-americano in cui alla
malinconica “O Que Sera” di Chico Buarque de Hollanda si aggiunge sorprendentemente una coda
basata sull’inno della resistenza cilena “El Pueblo Unido Jamas Sera Vencido”, quasi un preludio
alla “Te Recuerdo Amanda” che seguirà: Fresu dimostra qui un infallibile istinto da improvvisatore
nell’estrarre il succo fondamentale di un brano delineandone il profilo melodico con pochi tratti
essenziali. Attraverso Brasile, Cile e l’Uruguay di “Se Va La Murga” di Jaime Roos il repertorio del
disco gira, senza toccarla, attorno alla tradizione bandoneonistica argentina cui di Bonaventura,
originariamente pianista, si è ispirato per l’adozione del suo nuovo strumento; “Te Recuerdo
Amanda”, la canzone dedicata alla madre dal cantautore cileno Victor Jara, poi torturato e ucciso
dai generali golpisti, ha un particolare significato per il duo essendo legata indissolubilmente per il
duo al momento in cui l’hanno interpretata in Cile di fronte a oltre 6.000 persone che dopo le prime
note si sono alzate silenziosamente in piedi, in omaggio a quello che è diventato una specie di inno
nazionale ufficioso del Cile post-dittatura. Asciutta e non sentimentale l’evocazione di atmosfere
quasi felliniane o addirittura del cinema “dei telefoni bianchi” della “Non Ti Scordar Di Me” (1935,
Beniamino Gigli). “Apnea”, ancora di Fresu, colpisce per il titolo chiaramente in contraddizione per
un disco in cui il respiro gioca una parte così importante, ed è ispirata all’omonimo drammatico
romanzo di Lorenzo Amurri sul ritorno alla vita di un musicista che attraversa l’esperienza del
coma dopo un gravissimo incidente sulle piste da sci. Il tenero valzer della Bohéme di Giacomo
Puccini “Quando m’en vo soletta per la via” esce dal teatro per tornare in sala da ballo, mentre il
“Kyrie” composto da di Bonaventura rimanda alle atmosfere ieratiche del disco con il coro corso.
Il brano originale di Fresu “In Maggiore” dà il titolo all’album e lo conclude con una serie di
intervalli appunto maggiori, dal colore raramente usato nel jazz e rimandano all’atmosfera di
apertura.
La storia della realizzazione del Cd è raccontata nel film Wenn aus dem Himmel (“Quando dal
cielo…”) di Fabrizio Ferraro, ispirato al viaggio dei due musicisti dalle loro rispettive città verso
Lugano e alla fuga come forma musicale barocca, soprattutto bachiana.
Paolo Fresu è presente su più di 300 album, di cui molti a suo nome per etichette come EMI, RCA e
Blue Note. La sua prima collaborazione con la ECM è del 2007 sul disco The Lost Chords Find
Paolo Fresu di Carla Bley per la label WATT distribuita dalla label di Manfred Eicher e dopo con
Ralph Towner su Chiaroscuro, duo che ha girato molto.
Mistico Mediterraneo vede Fresu con il coro corso A Filetta e Daniele di Bonaventura, quest’ultimo
già presente su ECM con Miroslav Vitous per Universal Syncopations II, album che vinse nel 2007
il Preis der deutschen Schallplattenkritik come album dell’anno.
Vladimir e Vovka Ashkenazy
10 Marzo 2016 ore 21.00 – Auditorium Arezzo Fiere
Vladimir Ashkenazy, Gorkj, (6 luglio 1937), è un pianista e direttore d’orchestra russo
naturalizzato islandese. È cittadino islandese e svizzero e abita dal 1978 in Svizzera.
Primi anni
Nato nella cittadina allora nominata “Gor’kij” (che dal 1991 è tornata ad avere il nome di Nižnij
Novgorod) da padre ebreo, il pianista David Ashkenazy, e da sua moglie Yevstolia Grigorievna,
Ashkenazy iniziò i suoi studi all’età di sei anni e, mostrando particolare talento, a otto anni entrò
nella Scuola di Musica Principale di Mosca, dove studiò con Anaida Sumbatian.
Entrato successivamente nel Conservatorio di Mosca, studiò con il grande pianista Lev Oborin e vi
si diplomò.
Nel 1953 suona nella prima esecuzione assoluta nella Bol’shoj Sal del Conservatorio Čajkovskij di
Mosca del Concerto n. 3 op. 50 in re maggiore per pianoforte e orchestra di Dmitrij Borisovič
Kabalevskij diretto dal compositore.
All’edizione del 1955 del prestigioso Concorso pianistico internazionale Frédéric Chopin di
Varsavia arrivò secondo, nonostante a lui fossero andate le preferenze di Arturo Benedetti
Michelangeli, giurato del concorso, che per questo motivo abbandonò anzitempo la manifestazione.
Nel 1962 condivise con John Ogdon il primo posto al Concorso pianistico internazionale
Čajkovskij.
Ashkenazy come pianista
Interprete lucido e dall’impeccabile tecnica virtuosistica, è rinomato per le sue performance di
composizioni romantiche e russe. Ha registrato i 24 preludi e fughe di Dmitrij Šostakovič, le sonate
di Aleksandr Skrjabin, gli interi lavori per pianoforte di Fryderyk Chopin e Robert Schumann, tutte
le sonate di Ludwig van Beethoven, come anche i concerti per pianoforte di Wolfgang Amadeus
Mozart, Ludwig van Beethoven, Béla Bartók, Sergej Prokof’ev e Sergej Rachmaninoff. Ha anche
suonato e registrato musica da camera.
Per il Teatro La Fenice di Venezia nel 1965 tiene un recital, nel 1971 un concerto, nel 1976 esegue
4 Sonate di Beethoven, nel 1986 un recital ed un concerto con 3 Sonate di Beethoven, nel 1993 un
recital e nel 2000 un concerto nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Al Teatro alla Scala di Milano nel 1976 esegue Concerto per pianoforte e orchestra n. 24 di Mozart
diretto da Claudio Abbado, nel 1985 tiene un recital, nel 1991 suona e dirige la Deutsches
Symphonie Orchester Berlin nel Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 di Mozart e nel 1994
suona in trio con Itzhak Perlman e Lynn Harrell.
A Salisburgo esegue nel 1981 un recital, nel 1983 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 di
Brahms con la London Symphony Orchestra diretto da Abbado, nel 1986 un recital e nel 1998 il
Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 di Mozart con la Deutsches Symphonie Orchester Berlin.
Nel 2003 esegue e dirige il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Beethoven con l’Orchestra di
Padova e del Veneto al Teatro comunale Luciano Pavarotti di Modena.
Dal 30 luglio 2013 succede alla direzione dell’Accademia Pianistica «Incontri col maestro» di
Imola su proposta di Franco Scala, fondatore e direttore dell’istituzione musicale con sede nella
Rocca Sforzesca di Imola.
Ashkenazy come direttore d’orchestra
A metà della sua carriera pianistica, ha iniziato a condurre orchestre. È molto apprezzato per le sue
registrazioni di lavori per orchestra di Jean Sibelius, Sergei Rachmaninoff, Sergej Prokofiev,
Dmitrij Šostakovič e Aleksandr Skrjabin.
È stato il principale direttore della Royal Philharmonic Orchestra dal 1987 al 1994 e il principale
conduttore della Czech Philharmonic Orchestra dal 1998 al 2003. È diventato direttore musicale
della NHK Symphony Orchestra nel 2004.Al Teatro alla Scala nel 1994 dirige la Deutsches
Symphonie Orchester Berlin in due concerti con Martha Argerich, nel 2005 dirige la Philharmonia
Orchestra in un concerto e nel 2011 dirige la Chamber Orchestra of Europe in concerto.A
Salisburgo nel 1998 dirige un concerto con Yo-Yo Ma e la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin.
È Direttore laureato della Philharmonia Orchestra, della Icelandic Symphony Orchestra e Direttore
musicale della European Union Youth Orchestra, con la quale lavora regolarmente
Programma
Mikhail Glinka: Valzer-fantasia in si minore, (arr. Sergei Lyapunov e Vovka Ashkenazy)
Bedřich Smetana: Moldau (La Moldava) JB 1:112/2, da Má vlast (La mia patria), (arr. dal
compositore)
Maurice Ravel: Rapsodia spagnola, (arr. dal compositore)
I. Prélude à la nuit
II Malagueñas
III. Habanera
IV. Feria
———————————————————–
Sergei Rachmaninoff: Danze sinfoniche Op.45, (arr. dal compositore)
I. Mattino: Non allegro
II. Mezzogiorno: Andante con moto-tempo di valzer
III. Sera: Lento assai. Allegro vivace
Vovka Ashkenazy
Nato a Mosca, primogenito di due musicisti di eccezionale talento, VOVKA ASHKENAZY
cominciò lo studio del pianoforte all’età di sei anni sotto la guida di Rögnvaldur Sigurjónsson a
Reykjavík, dove la famiglia allora risiedeva. A sedici anni fu accettato al Royal Northern College of
Music, dove seguì i corsi di Madame Sulamita Aronovsky. Occasionalmente ebbe la fortuna di
beneficiare di lezioni private con Leon Fleisher, Peter Frankl e naturalmente, il proprio padre.
Vovka Ashkenazy debuttò a Londra nel 1° concerto per pianoforte ed orchestra di Tchaikovsky con
la London Symphony Orchestra sotto la direzione di Richard Hickox al Barbican Centre. Da allora
la sua carriera l’ha portato in giro per il mondo con opportunità di suonare in prestigiosi teatri in
Europa, Australia, Cina, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda, e le due Americhe. Ha
partecipato a numerosi festival internazionali come, per esempio, il Marlboro Festival in Vermont
ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto ed è stato ospite di praticamente tutte le maggiori orchestre
inglesi, inoltre la Los Angeles Philharmonic, Australian Chamber, l’Orchestra Sinfonica di Berlino,
l’Orchestra Sinfonica di Berna, la Tonhalle Orchestra di Zurigo ecc.
Vovka Ashkenazy è molto attivo in musica da camera; ha registrato un CD di musica italiana con
suo fratello, il clarinettista, Dimitri Ashkenazy, insieme al quale si esibisce regolarmente, ed
insieme hanno effettuato tournée in Giappone negli anni 1997, 2000 e 2002. Dal 2001 ha iniziato
una stretta collaborazione con Vassilis Tsabropoulos, attualmente il più virtuoso dei pianisti greci; il
duo è apparso in numerosi festivals di piano ed è stato più volte invitato al Megaron di Atene
riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. È inoltre coinvolto con il “Quintetto di Fiati
di Reykjavík”, con il quale ha inciso due CD, distribuiti da Chandos e Cryston (Giappone). Si
esibisce anche attualmente con suo padre, Vladimir Ashkenazy. Hanno inciso nel passato CD con
DECCA su musiche di Bartók, Chopin, Rachmaninoff e Schumann. Nel 2009 hanno inciso un CD
di musica francese per due pianoforti per DECCA che li ha lanciati in una serie di tournée e di
incisioni con eclettici programmi che comprendono numerose proprie trascrizioni; ha seguito un
secondo CD nel 2011, “Russian Fantasy”, che precedette una tournée che li vide sia in Europa sia in
Giappone e Corea del Sud. Un CD di musica inglese per due pianoforti è stato inciso nel 2013, e
una seconda tournée in Giappone ha seguito nel marzo 2014.
Parallelamente alla sua attività concertistica, Vovka Ashkenazy si dedica con successo
all’insegnamento. Ha tenuto MasterClass in Svizzera, Australia, Danimarca, Gran Bretagna, Grecia,
Guatemala, Islanda, Norvegia, Svezia e gli Stati Uniti di America ed è inoltre membro docente del
prestigioso corso di musica da camera Pro Corda, in Inghilterra. Per nove anni, dal 1998 al 2007,
fino al trasferimento della famiglia in Ticino, fu professore di pianoforte presso il Conservatorio
Gabriel Faurè di Angoulême, Francia. Ha accettato una posizione di docente di pianoforte presso la
prestigiosa Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola ed è presente per
formazione “Master of Advanced Studies” presso il Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano.
Attraverso la sua attività concertistica, Vovka Ashkenazy ha potuto contribuire a diverse iniziative
caritatevoli, come ad esempio “Action for Children” e “Cystic Fibrosis Trust” in Inghilterra,
Telethon in Svizzera e “Bridges Peace Foundation” in Cambogia e nelle Filippine. Inoltre nel 2010
è stato nominato “Honorary Artistic Advisor” presso la Guangzhou Opera House, ed è diventato il
Direttore Artistico del Concorso Rina Sala Gallo.
Attualmente risiede con la sua famiglia in Ticino.