lez 4 - Malattia di NewCastle

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wwwMALATTIA DI NEWCASTLE (ND) o PSEUDOPESTE AVIARE
Colpisce pollo, tacchino e colombo, le anatre e le oche sono il serbatoio.
E’ un’infezione virale altamente contagiosa e causa di grave patologia, anche mortale.
E’ nell’ex lista A dell’OIE (Office International des Epizoties) e rientra fra le malattie più gravi.
Il controllo di questa malattia è regolamentato da una normativa comunitaria e nazionale:
Direttiva 92/66/CEE
Dpr 15 Novembre 1996 n° 657.
STORIA
La malattia è stata importata dall’Indonesia grazie al traffico di animali vivi usati come scorte alimentari per i marinai.
Nel 1927 c’è stata la prima segnalazione da Doyle (contea di Newcastle Upon Tyne, UK).
Questa malattia si è poi diffusa via terra in tutto il mondo e nel giro di 15 anni fa la sua comparsa anche in Italia (1940).
Dal 1940 in Italia ci sono stati focolai ricorrenti di cui l’ultimo in data 2000.
AGENTE EZIOLOGICO
Fam. Paramyxoviridae
Gen. Avulavirus.
Esistono 9 sierotipi di cui solo il 1° (Avian Paramyxovirus-1 o PMV-1) è responsabile della malattia di Newcastle, gli
altri danno forme respiratorie in altre specie.
E’ un virus a RNAss, (15.000 nucleotidi) pleomorfo con envelope e nucleocapside.
Vi sono 6 geni che codificano per 7 proteine:
Glicoproteina HN: permette l’aggancio ai recettori della cellula (H) e il rilascio dopo la moltiplicazione virale (N).
Ha attività emoagglutinante per i GR di pollo e neuraminidasica.
E’ importante per la diagnosi di laboratorio -> HA e inibizione dell’HA.
Proteina F: è una proteina di fusione.
Permette la fusione con la membrana della cellula e quindi l’entrata del virus nella cellula.
E’ la chiave per interpretare le diverse patogenicità presentate da questo virus.
NB: la proteina F non è una caratteristica peculiare dei paramyxovirus, ce l’ha anche il virus della peste bovina e del
cimurro!!
Proteina M di matrice: dà aggancio ad altre proteine che si proiettano al di fuori dell’envelope. Ha un ruolo
nell’assemblaggio dei diversi componenti del virus.
Proteine P ed L: molto importanti per la replicazione virale.
Proteina NP del nucleo capside: il nucleo capside ha simmetria elicoidale e aspetto a spina di pesce.
Esiste un UNICO SIEROTIPO (PMV-1).
Sono tuttavia presenti fra i vari virus differenze antigeniche evidenziabili con Ab monoclonali -> DIVERSI PATOTIPI.
I patotipi sono gruppi con diverse virulenze e diverse forme cliniche.
Vengono classificati in base alla tempistica con cui provocano mortalità nelle uova embrionate di pollo SPF (inoculate dalla
cavità allantoidea):
LENTOGENI (> 90 ore)
MESOGENI (61- 90 ore)
VELOGENI (< 60 ore) -> sono i più patogeni.
Le ore indicano il tempo medio di morte o MDT.
Questo però nell’embrione….e nell’adulto?
Classificazione dei patotipi di PMV-1 in base alla forma clinica riprodotta in condizioni sperimentali:
Velogeni viscerotropi: danno malattia acuta con lesioni emorragico- necrotiche nell’intestino (UE e Italia).
Danno anche sintomi nervosi e respiratori.
Sono quelli diffusi in Europa.
Velogeni neurotropi: forma acuta respiratoria e nervosa (USA- Pneumoencefalite).
Mesogeni: sintomatologia respiratoria, a volte nervosa – bassa mortalità (dipende dalle complicazioni virali/
batteriche).
Lentogeni respiratori: forma respiratoria lieve o inapparente.
Enterici asintomatici: infezione enterica asintomatica.
Si tratta di virus che hanno come prima sede di replicazione l’intestino e non danno alcun sintomo.
Gli ultimi 3 si trovano solo in Asia e vengono usati come vaccini vivi.
PATOGENESI
Penetrazione per via RESPIRATORIA o DIGERENTE.
Nel caso dei ceppi LENTOGENI ho forme LOCALIZZATE: il NDV invade le cellule della mucosa respiratoria e digerente e
si replica solo localmente.
La glicoproteina HN permette l’aggancio ai recettori della cellula e il rilascio dopo la moltiplicazione virale.
Nel caso di ceppi VELOGENI ho forme SISTEMICHE: il virus invade prima digerente e respiratorio, poi va in circolo.
Basi molecolari della patogenicità:
La patogenicità dei ceppi di PMV-1 è legata alla struttura della proteina F.
La proteina F permette la penetrazione nella cellula mediante fusione dell’envelope del virus con la membrana cellulare e
permette inoltre la fusione di cellule contigue, il che consente al virus di passare da una cellula all’altra senza subire
l’attacco degli Ab.
La proteina F viene prodotta come precursore F0, costituito da due porzioni (F1 ed F2) legate da un sito di clivaggio da un
ponte disolfuro.
Per l’attivazione dev’essere tagliato il sito di clivaggio e le due porzioni restano attaccate con ponti disolfuro.
Mediante CLIVAGGIO operato dalle proteasi della cellula ospite dà origine ad F1 ed F2.
Il clivaggio è essenziale per la produzione di particelle virali infettanti.
Se questo non si verifica, l’infezione abortisce.
Tutta la differenza nelle diverse patogenicità sta nel sito di clivaggio:
Lentogeni: F1 con LEUCINA, F2 con LISINA
Velogeni: F1 con FENILALANINA e F2 con ARGININA.
Nei ceppi ad elevata patogenicità prima del sito di clivaggio c’è un doppio (se non multiplo) aa basico, mentre i ceppi
lentogeni hanno un singolo aa basico.
Queste differenze nel sito di clivaggio dipendono dalla proteasi usata dal virus.
I ceppi velogeni usano proteasi ubiquitarie.
I ceppi lentogeni usano solo proteasi Tripsina-like, che sono presenti soltanto nelle cellule del respiratorio e del digerente.
Il clivaggio può essere operato da diverse proteasi presenti nell’ospite, ma non tutte le proteasi sono in grado di scindere il
precursore F0 nelle due sub unità F1 ed F2.
Tale capacità dipende dal tipo di aa presenti nelle porzioni comprese fra 113 e 116 e in posizione 117.
In particolar modo si è visto che tutti i ceppi virulenti possiedono:
Una coppia di aa basici (arginina- arginina o lisina- arginina) in posizione 115 e 116, che rappresenta il terminale
carbossilico della sub unità F2;
Almeno un altro aa basico (arginina) in posizione 113;
La fenilalnina in posizione 117.
I ceppi a bassa virulenza o virulenti hanno 1 solo aa basico al terminale carbossilico della sub unità F2 e la leucina in
posizione 117, che è il terminale aminico della sub unità F1.
EPIDEMIOLOGIA
Ospiti:
Oltre 241 specie di uccelli sensibili.
Pollo, tacchino e piccione sono fra le specie più sensibili.
Anatre, uccelli acquatici e oche sembrano essere più resistenti, infatti non manifestano la forma clinica -> sono il
serbatoio.
E’ una zoonosi minore: nell’uomo dà congiuntivite.
Trasmissione:
Orizzontale: secrezioni respiratorie e feci (acqua e mangimi contaminati).
Verticale: dimostrata ma discussa perché il virus uccide l’embrione.
Però la trasmissione si è avuta in soggetti vaccinati.
Riguarda solo virus ad alta patogenicità che colpiscono anche l’ovaio, quindi sono interessate le galline riproduttrici non
vaccinate.
Grazie alla resistenza del virus la trasmissione verticale si può avere anche con contaminazione del guscio con feci infette
perché il virus è super- resistente.
Bisogna fare attenzione perché se la trasmissione avviene in questo modo può sembrare congenita.
Pur essendo rapidamente inattivato dai disinfettanti perché ha l’envelope, il virus è piuttosto resistente.
Resiste infatti a:
Essiccamento, variazioni di pH
T° ambientali di 40- 43° per 1 mese
T° di refrigerazione per più di 4 mesi
Congelamento per più di 6 mesi.
Modalità di diffusione di NDV:
-
-
Movimenti di uccelli vivi: selvatici, esotici, pollame allevato …
Es: piccione: se il suo ceppo PP1 fa più passaggi può infettare il pollo con forme gravi.
Es: I fagiani da ripopolazione sono vaccinati,non mostrano segni clinici, ma il vaccino non previene né l’infezione né
l’escrezione del virus anche ad alta patogenicità.
Es: Le anatre migratrici sono il serbatoio.
Movimenti uova da cova
Movimenti del personale o delle attrezzature -> è resistente nell’ambiente!
Attenzione alle gabbie per il trasporto degli animali al macello.
Movimenti prodotti avicoli (comprese le feci): es. dopo l’influenza aviare non avevamo più ovaiole, per cui abbiamo
importato uova sporche di feci infette -> nuovi focolai di ND.
QUADRO CLINICO
Variabile per:
Patotipo (velogeno, lentogeno)
Specie ospite: il pollo e il tacchino sono più sensibili, l’anatra è più resistente.
Età (i giovani sono più sensibili)
Stato immunitario: condiziona la gravità dei sintomi.
Per questa malattia si vaccina.
Negli animali vaccinati si osservano solo forme neurologiche transitorie.
Complicanze dovute ad altri microrganismi (solo per mesogeni e lentogeni).
CEPPI VELOGENI:
Forma acuta o iperacuta:
Periodo medio di incubazione: 2-5 gg
Morte nel giro di 24 ore (max 4-5 gg) nei soggetti non immuni
Mortalità anche del 100%.
L’infezione è sistemica e ho:
Depressione del sensorio (tendenza a rimanere immobili con palpebre semi chiuse, penne arruffate)
Edema della testa ed emorragie petecchiali sulla cute
Diarrea verdastra (questi sintomi gastroenterici compaiono dopo 4-5 gg)
Sintomatologia respiratoria (scolo nasale, tosse, rantoli, starnuti)
Colorito cianotico perché è un virus che causa vasculite
Essudato a livello oculare
Alla fine alcuni soggetti presentano sintomatologia nervosa, sono quelli più resistenti che sono sopravvissuti al focolaio
(infatti l’ultimo distretto che il virus raggiunge è il SNC).
Forma subacuta nervosa:
le forme nervose si possono vedere prima della morte dell’animale oppure alla fine di un focolaio.
Tremori
Movimenti di antero- pulsione della testa
Torcicollo, opistotono -> è molto caratteristico
Convulsioni tonico- cloniche se stimolati
Movimenti di maneggio
Paralisi progressiva di ali e zampe finchè non sta più in piedi (decubito laterale).
Ceppi velogeni nelle ovaiole e nei riproduttori:
Totale o brusco calo dell’ovodeposizione ( 90%- 40%)
Uova con guscio depigmentato, sottile, rugoso o mancante (“uovo in panna”)
Albume acquoso
Recupero dopo 3-4 settimane
E’ però da notare che non dà alterazioni di forma dell’uovo, ma del guscio.
Nei gruppi vaccinati il calo dell’ovodeposizione può essere l’unico sintomo, insieme a sintomi neurologici transitori.
Nei gruppi vaccinati l’entrata in allevamento di un ceppo altamente patogeno dà solo il calo della deposizione e alterazione
del guscio.
Lesioni anatomo- patologiche dei ceppi velogeni viscerotropi:
-
-
Edema della testa
Congiuntivite con essudato purulento
Emorragie petecchiali di cresta e bargigli (le petecchie emorragiche sono a causa della vasculite)
Carcassa disidratata (smettono di bere)
Edema sottocutaneo
Lesioni emorragico- necrotiche all’apparato digerente:
Pro ventricolo: lesioni emorragiche
Intestino: lesioni emorragico- necrotiche localizzate nella parete a livello degli aggregati linfatici sottomucosi :
placche del Peyer e tonsille cecali.
Tonsille ciecali con lesioni necrotico- emorragiche.
Contenuto intestinale verdastro oppure intestino vuoto con parete iperemica.
Lesioni istologiche al cervello: encefalo mielite non purulenta
Lesioni emorragiche ai visceri
Milza e borsa di Fabrizio congesti, emorragici
Lesioni all’apparato respiratorio:
Tracheite emorragica con materiale caseoso o catarrale
Polmonite atelectasica
Ovaiole e riproduttori:
Regressione ovarica: follicoli piccoli, flosci, si rompono facilmente (se il follicolo si rompe ne consegue una
peritonite ovarica).
Ho atresia e riassorbimento del materiale vitellino.
Ovarite emorragica
CEPPI MESOGENI
Quadro clinico:
Forme respiratorie
La mortalità in genere è bassa se il focolaio non è complicato
A volte forme nervose
Nelle ovaiole e riproduttori si ha calo della deposizione
CEPPI LENTOGENI
Forme respiratorie
Solo nei giovani
La mortalità in genere è bassa se il focolaio non è complicato
Vengono usati come vaccini
MALATTIA DI NEWCASTLE NEL COLOMBO
E’ endemica nel colombo.
Ceppo mesogeno diverso da quello del pollo (Ab monoclonali) -> Pigeon paramyxovirus.
Dà solo forma enterica e nervosa, no forma respiratoria:
Diarrea verdastra
Sintomatologia nervosa: depressione, paresi/ paralisi delle zampe e delle ali, torcicollo, tremori e movimenti di
maneggio.
DIAGNOSI
Sintomatologia clinica e lesioni anatomo- patologiche.
Ma per questa malattia è necessaria la DIAGNOSI DIRETTA: isolamento virale e valutazione della patogenicità del
ceppo.
DPR 15 Novembre 1996 n° 657: regolamento per l’attuazione della direttiva 92/66/CEE che prevede misure comunitarie
contro la Malattia di Newcastle.
Si applicano misure di polizia veterinaria solo in caso di focolaio di ND nella cui definizione rientrano le infezione da APMV-1
con ICPI> 0,7.
Contiene:
Definizione di “Malattia di Newcastle”: infezione da PMV-1 con ICPI (Indice di patogenicità intracerebrale) >
di 0,7.
Indicazioni sulla diagnosi di laboratorio.
Campioni diagnostici: da soggetti moribondi o morti recentemente. I campioni vengono prelevati dal loro apparato
respiratorio o digerente-> tamponi orofaringei, rinofaringei, tracheali o cloacali.
Si possono fare campioni di organi: trachea, polmoni, intestino con contenuto intestinale, duodeno + pancreas, tonsille
cecali, fegato, milza, cervello, cuore.
Protocollo da seguire per la diagnosi di laboratorio: vd schema
Esami di laboratorio sul liquido allantoideo:
HA: si evidenzia la capacità del virus di agglutinare GR di pollo.
Questa proprietà però è espressa da altri virus e batteri.
HI: inibizione dell’emoagglutinazione.
Uso di antisieri policlonali specifici nei confronti di APMV-1 e dei principali virus emoagglutinanti responsabili di malattie del
pollame.
INDICE DI PATOGENICITA’ INTRACEREBRALE (ICPI)
Previsto per la tipizzazione dal DPR 657/96.
Inoculazione intracerebrale del virus in 10 pulcini SPF (Specific pathogen free) di 1 giorno.
Osservazione per 8 gg ogni 24 ore
Calcolo dell’indice
Codice: da 0 a 2 ( 0 -> normale; 1 -> malato; 2-> morto).
Un ICPI prossimo a 2 indica ceppi ad elevata patogenicità, se invece ICPI è prossimo a 0 indica ceppi a bassa patogenicità.
Secondo la legge la malattia di Newcastle è un’infezione da PMV-1 con ICPI > 0,7.
Es. di calcolo dell’ICPI:
NORMALI
MALATI
MORTI
1° gg
10
0
0
2° gg
8
2
0
3° gg
8
2
0
4°gg
7
3
0
5°gg
6
2
2
6°gg
2
0
8
7°gg
0
1
9
8°gg
0
0
10
Totale
41
10
29
Normali: totale x 0 = 41 x 0 = 0
Malati: totale x 1 = 10 x 1 = 10
Morti: totale x 2= 29 x 2 = 58
58 + 10 + 0 = 68
68 : n° di osservazioni -> 68: 80 = 0,85 -> è infezione perché è > 0,7.
INDICE DI PATOGENICITA’ ENDOVENOSA (IVPI)
-
Inoculazione di 10 polli di 6 settimane
Osservazione per 10 gg per sintomi clinici
L’indice va da 0 a 3 ( 0 -> normale; 1 -> malato; 2 -> segni clinici ; 3-> morto).
TEMPO MEDIO DI MORTE (MDT)
Inoculazione in uova embrionale SPF:
Velogeni < 60 ore
Mesogeni: 61- 90 ore
Lentogeni > 90 ore
F- clivaggio: isolamento del virus nella cui sequenza aa del gene F a livello del sito di clivaggio siano presenti almeno 3 aa
basici (arginina e lisina) tra i residui 113 e 116 e l’aa fenilalanina in posizione 117.
Isolamento su colture cellulari: i ceppi velogeni formano placche, effetto citopatico tipico, visibile a occhio nudo senza
l’aggiunta di tripsina o DEA o Sali di Mg.
Microscopia elettronica, immunofluorescenza, immunoperossidasi: per identificare il virus direttamente dai tessuti
infetti.
Pcr: preceduta da retro-trascrizione dell’RNA a DNA (RT).
Quando eseguita a livello della porzione del genoma che codifica per il sito di clivaggio di F0, permette di identificare il
patotipo.
Limiti:
Presenza di inibitori in alcuni campioni (feci) con possibilità di falsi –
Possibili cross-contaminazione in laboratorio, quindi falsi +
Possibilità di non identificare nuovi ceppi virali data la specificità del primer
RT-Pcr: riduce ulteriormente i tempi di diagnosi e il rischio di cross-contaminazione in laboratorio.
DIAGNOSI INDIRETTA: sierologia.
E’ una tecnica di supporto alla diagnosi.
Non solo devo vedere gli Ab, ma anche un movimento anticorpale.
Si usa soprattutto per verificare lo stato immunitario dopo la vaccinazione.
Prevede tre tecniche:
Inibizione dell’emoagglutinazione (HI)
Virus- neutralizzazione su colture cellulari
ELISA: metodica molto rapida che permette di analizzare molti sieri in contemporanea..
L’IZS di referenza per queste malattie è Padova.
CONTROLLO DELLA ND: REGOLAMENTO E DENUNCIA
DPR n° 657 del 15 Novembre 1996: regolamento per l’attuazione della Direttiva 92/66/CEE che prevede misure
comunitarie contro la Malattia di Newcastle.
-
Denuncia obbligatoria
Abbattimento e distruzione -> stamping out
Zona di protezione (3 Km) e zona di sorveglianza (10 Km)
Vaccinazione obbligatoria (è l’unica malattia la cui vaccinazione è obbligatoria per legge, però non è coerente con la
volontà di eradicazione).
Per il controllo della malattia:
Profilassi diretta -> Biosicurezza: la profilassi diretta è molto importante, si fa il Tp/Tv, controlli….
Profilassi indiretta -> Profilassi vaccinale
PROFILASSI VACCINALE
Da un punto di vista teorico la vaccinazione nei riguardi di APMV-1 dovrebbe impedire l’instaurarsi dell’infezione.
In pratica essa protegge gli animali principalmente dalle forme cliniche, mentre la replicazione e l’eliminazione virale
avvengono ugualmente, anche se a livelli ridotti.
Quindi in nessun caso la vaccinazione può essere considerata un’alternativa alla profilassi diretta.
Tipi di vaccini:
VIVI -> propagati su uova embrionate.
Possono essere allestiti sia con ceppi lentogeni che mesogeni, selezionati in base alla loro capacità di diffusione e al loro
potere immunogeno.
Anche fra i lentogeni esiste un range di virulenza e in linea di massima la risposta immunitaria stimolata è proporzionale alla
patogenicità
Vivi lentogeni: patogenicità ridotta ma non del tutto apatogeni.
Sono gli unici permessi in Europa, dove esiste la direttiva 93/153/EEC che vieta l’impiego di vaccini allestiti con virus il cui
ICPI sia > 0,4.
Hitchner B1, La Sota, Clone 30 (tropismo per le vie respiratorie: possono dare leggere forme respiratorie,
“reazioni vaccinali”).
Il La Sota è leggermente più patogeno rispetto a Hitchner B1 o agli enterotropi, infatti la sua somministrazione è
seguita da una lieve sintomatologia respiratoria ed è in grado di generare un effetto booster più marcato.
Diffonde più rapidamente nel gruppo, vantaggio non trascurabile in caso di pericolo immediato.
Il Clone 30 deriva dal ceppo La Sota di cui conserva l’immunogenicità, associata a una minore patogenicità.
Ceppi enterogeni: NDV 6/10, V4 (i ceppi enterogeni sono asintomatici, non danno reazioni vaccinali).
Vivi mesogeni:
Komarov, Roakin, Mukteswar
 Non ammessi in europa!!!!
Sono usati per allestire vaccini vivi nei paesi in via di sviluppo, in Africa, Medio oriente e Sud-est asiatico, dove
circolano in forma endemica virus ad elevata patogenicità.
Dato il loro ICPI (circa 1,4), questi vaccini sono vietati in Europa.
Sono inadatti ad animali totalmente scoperti dal punto di vista immunitario e che non hanno superato il 2° mese
d’età.
La loro somministrazione va preceduta da vaccinazione con ceppi lentogeni.
Decisione della Comunità Europea 93/ 152/ CEE
-
Prevede che i vaccini vivi siano prodotti con ceppi con ICPI non superiore a 0,4, quindi solo i lentogeni sono
ammessi.
Prevede che i vaccini inattivati siano prodotti con ceppi con ICPI non superiore a 0,7.
METODI DI SOMMINISTRAZIONE
Vaccini vivi:
Spray in incubatoio a grosse gocce, aerosol
Oculo- nasale
Acqua da bere
Vaccini spenti:vengono preparati impiegando stipiti virali dotati di un alto potenziale di crescita su uova embrionate (come il
ceppo lentogeno Ulster 2c), in grado cioè di fornire elevate quantità di Ag visto che essi non replicano nell’ospite.
Anche per questi la legislazione impone dei limiti, ammettendo solo l’impiego di ceppi il cui ICPI sia < 0,7.
La somministrazione è individuale.
Via parenterale (IM o SC)
L’efficacia degli interventi immunoprofilattici è influenzata da molteplici fattori.
Per superare l’ostacolo è opportuno prevedere una vaccinazione spray in incubatoio, questo si fa per stimolare una buona
immunità locale e cellulo- mediata che garantirà un livello di protezione accettabile nelle prime 3 settimane di vita.
Richiamo:
Vaccini vivi -> almeno 3 setitmane
Vaccini spenti -> 4 settimane
Rispetto all’impiego dei soli vaccini vivi, ci sono piani più efficaci che prevedono anche l’uso del vaccino inattivato -> inducono
un livello di Ab circolanti più elevati e minor % di soggetti sieronegativi.
I vaccini vivi stimolano l’immunità locale, quelli inattivati stimolano l’immunità umorale ( che è protettiva nei confronti
della malattia, serve inoltre a limitare intensità e durata dell’eliminazione virale a seguito dell’infezione).
Per avere una copertura adeguata sarà quindi necessario abbinare le due vaccinazioni.
Il programma vaccinale di ovaiole, riproduttori e boiler prevede minimo 2 vaccini vivi e 2 vaccini spenti.
Sono particolarmente importanti le vaccinazioni col vaccino inattivato nei soggetti a vita lunga.
Il titolo anticorpale dev’essere tenuto alto fino alla deposizione.
Quindi si fa la somministrazione contemporanea di vaccino vivo e inattivato in incubatoio, in questo modo il vaccino vivo
stimola una risposta immunitaria primaria, mentre inizia il graduale rilascio dell’Ag da parte del vaccino inattivato, che
agisce come una dose booster inducendo elevati titoli anticorpali già a 4 settimane.
Per gli animali destinati alla riproduzione o alla produzione di uova da consumo è necessario ripetere gli interventi vaccinali
per conferire un’immunità più duratura nel tempo.
L’immunità materna può interferire col vaccino e protegge dalla malattia ma non dall’infezione.
I vaccini vivi vanno somministrati nei primi giorni di vita perché danno immunità locale (non c’è fenomeno di blanketing),
mentre i vaccini spenti andranno somministrati dopo 3 settimane perché è necessario aspettare il calo dell’immunità
trasmessa dalla madre.
Se si vuole risparmiare si fanno assieme in incubatoio, ma non ha la stessa efficacia.
Nell’ultimo decennio, a seguito dell’epidemia del 200 e dell’intensificarsi del rischio di focolai, la profilassi vaccinale in Italia
è stata resa obbligatoria dal Ministero della Salute, secondo programmi minimi di interventi vaccinali, diversificati per
specie avicola e indirizzo produttivo.
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