Il ruolo del Sistema Bancario nel finanziamento dei progetti nella

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PROMEM SUD-EST S.p.A.
Convegno su “Il finanziamento dei progetti nel Sud Est d’Italia”
Il ruolo del Sistema Bancario nel finanziamento dei
progetti nella new economy
Intervento di Errico Ronzo
Direttore Generale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata
Bari, 14 settembre 2000
Fiera del Levante
L’era della new economy, resa tangibile dal rapidissimo sviluppo dei nuovi strumenti
elettronici, pone diversi interrogativi, io mi soffermero’ sulle possibili prospettive di sviluppo
del rapporto banca-impresa, tentando di indicare alcune opportunita’ e prospettive sulla base
di un consolidato passato, ricco di soddisfazioni per entrambi gli attori – banche e PMI – alla
luce dei rilevanti cambiamenti in atto.
Il contesto di riferimento dal quale prendono origine le mie considerazioni e gli interrogativi
di fondo e’ ovviamente la mia Banca, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, attiva soprattutto
in Puglia e Basilicata dove lo sviluppo economico poggia prevalentemente su un diffuso
tessuto di piccole e medie imprese spesso accomunate da una identità di cultura d’impresa e di
linguaggio commerciale.
Dico subito che per quanto riguarda la mia Banca, nel corso dell’ultimo esercizio, convinti
che i cambiamenti in atto nello scenario economico e finanziario abbiano aperto nuove
prospettive di sviluppo nelle relazioni con le PMI, abbiamo posto in essere un’azione di
riposizionamento verso i segmenti di clientela corporate e retail e l’attenzione e’ tuttora
finalizzata al miglioramento qualitativo del rapporto banca-impresa, con l’obiettivo prevalente
di instaurare una relazione integrata con la clientela imprese attraverso la personalizzazione
del servizio, l’apporto consulenziale, lo sviluppo della banca elettronica.
Ma tornando al soggetto della mia analisi “le PMI di Puglia e Basilicata”, credo di poter
affermare che le stesse non sono ancora del tutto pronte a sfruttare le opportunita’ offerte dalla
tecnologia e l’atteggiamento piu’ diffuso appare si quello di un interesse per le prospettive
offerte da internet e dal commercio elettronico, ma, contestualmente, di estrema cautela e
prudenza.
In realta’ il commercio elettronico abbatte le frontiere geografiche favorendo l’incontro tra
domanda e offerta e la rapida circolazione di informazioni tra produttori o fornitori e
consumatori.
Va anche sottolineato, pero’, come la sempre piu’ considerevole circolazione di informazioni
renda piu’ concorrenziale il mercato.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie nell’ambito della cosiddetta new economy, non v’e’
dubbio che costituisce un’importante opportunita’ per il tessuto delle piccole e medie imprese,
non piu’ penalizzate dal fattore dimensionale.
Ne deriva che anche per le banche, sottolineo quelle “piu’ innovative”, il commercio
elettronico costituisce un’opportunita’ di proficuo riorientamento delle attivita’, anche nella
direzione delle PMI. Ma perche’ questa opportunita’ si traduca in risultati tangibili sono
necessari investimenti nella qualificazione professionale del capitale umano e nella
riorganizzazione interna.
Proviamo ad esaminare, attraverso quali percorsi il rapporto banca-impresa puo’, secondo il
mio punto di vista, evolversi con reciproco profitto.
Nell’attuale struttura finanziaria delle PMI italiane e, quindi anche pugliesi e lucane, si
riscontra un utilizzo improprio ed indiscriminato del credito a breve per finanziare sia il
circolante che gli investimenti fissi; cio’ diventa fonte di possibili tensioni finanziarie nelle
situazioni di rapido sviluppo dell’attivita’ aziendale oltre che forte elemento di debolezza in
caso di fasi rialziste , come quella attuale, dei tassi d’interesse.
Simili atteggiamenti finanziari non sono piu’ adeguati in una fase in cui gli stimoli al
cambiamento sono continui.
Le banche devono assistere meglio le aziende assicurando una corretta ripartizione delle
fonti di finanziamento e lavorare per favorire una nuova “cultura d’impresa” in quelle piccole
e medie, spesso contraddistinte dalla centralita’ della figura dell’imprenditore familiare.
Gli Istituti di Credito potranno dunque facilitare la transizione ad un capitalismo familiare
piu’ moderno, orientato verso un’organizzazione realmente manageriale e un’accorta
pianificazione che superi il breve termine.
Cio’ presuppone pero’ un mutamento anche nell’atteggiamento delle Banche che, nella
gestione del loro portafoglio crediti, dovranno passare da criteri statici a modelli piu’ dinamici
superando la logica della mera analisi della rendicontazione storica, ormai insufficiente e
inadeguata, per favorire lo sviluppo di bilanci prospettici che consentano di sviluppare
valutazioni sul futuro dell’azienda, sulla loro capacita’ di affrontare i cambiamenti e di
rispondere alle sfide del mercato.
Le Banche dovranno altresi’ attrezzarsi per fornire consulenza specialistica (mettendosi in
sintonia col cliente, azienda o privato, per percepirne non solo le esigenze evidenti ma anche
quelle inespresse), per fornire credito a medio-lungo termine idoneo per le singole necessita’
d’impresa e finanza straordinaria.
Il tutto, ovviamente, dovra’ essere accompagnato da un contesto legislativo e regolamentare
favorevole alla new economy.
Finora ho fatto cenno alla nuova economia.
Credo pero’ sia necessario porsi un interrogativo: siamo davvero in presenza di due economie,
con la new economy contrapposta alla old economy?
Personalmente ritengo di no: molti settori tradizionali sono in ritardo semplicemente perche’
necessitano di maggior tempo per attuare le opportune modifiche organizzative.
Ma queste stesse realta’ potranno beneficiare di un doppio vantaggio competitivo: oltre a
disporre di buone basi di clientela e di fonti informative, potranno infatti dar vita ad una
profittevole implementazione fra “e-commerce” e potenziale di vendita della loro rete fisica.
Credo, quindi, che piuttosto si possa parlare di differenti esigenze di natura finanziaria fra le
imprese radicate nelle forme produttive tradizionali e quelle di nuova costituzione o che
hanno comunque imboccato con decisione la “necessaria” via dell’innovazione.
Se nella old economy il fattore critico era (ed e’) il capitale, nell’era della nuova economia
diventa determinante “l’idea”.
Le Imprese old economy erano contraddistinte da sviluppi graduali, effettuavano investimenti
soprattutto in assets materiali (impianti, macchinari, giacenze ecc.), manifestavano necessita’
di supporto creditizio di tipo “tradizionale”, concentrandosi in particolare sul credito a breve e
sui sistemi piu’ consolidati di incasso e pagamento.
L’Azienda della nuova economia mostra invece ritmi di sviluppo notevolmente piu’ rapidi, ha
l’esigenza di effettuare considerevoli investimenti soprattutto in assets immateriali (chiamati
anche beni intangibili), di ricercare relazioni di lungo periodo e\o vere e proprie partnership
con altre imprese e con banche e necessita di finanza evoluta e servizi accessori.
Si potrebbe affermare che dal punto di vista finanziario si stia passando dall’economia del
capitale a quella della mente, della conoscenza.
Ne consegue che anche il sistema creditizio italiano dovra’ attrezzarsi per passare dal
finanziamento del “bene-cliente” al finanziamento del “progetto idea”.
Le nuove realta’ sorgono in genere con un capitale iniziale modesto e ricercano non solo
sostegno finanziario e\o azionisti (banche, compagnie assicurative, investitori privati) ma
anche un supporto manageriale, soprattutto con riferimento a scelte logistiche, di marketing,
di pianificazione, settori nei quali le Banche, tenuto conto della loro esperienza, possono
fornire consulenza specializzata e, piu’ in generale, finanza straordinaria d’impresa.
In cio’ intravedo un ruolo fondamentale per le Banche locali in virtu’ dello stretto legame che
hanno con la propria clientela e della conoscenza approfondita del tessuto produttivo e dei
singoli operatori che derivano dal radicamento sul territorio e da relazioni di affari di lungo
periodo.
Gli strumenti che, a mio avviso, le Banche devono mettere a disposizione degli imprenditori
interessati a gestire in chiave dinamica la propria Azienda sono sostanzialmente tre: la
realizzazione di check up aziendali, l’elaborazione di piani strategici e la consulenza e
assistenza in operazioni di merger and acquisition.
Relativamente alla realizzazione di check up aziendali le banche possono essere in grado di
affiancare le imprese nell’analisi dei processi e nella valutazione delle catene di valore
soprattutto con i clienti e i fornitori, identificando le attivita’ strategicamente rilevanti,
l’andamento dei costi e le fonti (attuali e prospettiche) di differenziazione.
Per quanto attiene all’elaborazione di piani strategici, effettuati gli opportuni check up
aziendali, la consulenza offerta dalle Banche puo’ essere fondamentale nell’identificazione
del contesto di riferimento per possibili interventi operativi e per l’elaborazione di eventuali
scenari alternativi.
In tema di assistenza in operazioni di marger and acquisition, individuato il piu’ opportuno
piano strategico, l’imprenditore puo’ trovarsi di fronte ad una duplice opportunita’:
intraprendere un percorso di crescita dimensionale o di diversificazione dell’attivita’, oppure,
in alternativa, pianificare un’eventuale operazione di cessione, totale o parziale, dell’attivita’.
In entrambi i casi le Banche possono offrire ancora una volta un importante apporto
consulenziale. Nella prima ipotesi e’ possibile contribuire ad individuare l’azienda target, ad
effettuarne la valutazione e ad instaurare le relazioni negoziali con i venditori per definire
l’acquisizione . Nell’altro caso, l’imprenditore potra’ sicuramente contare sul ruolo di advisor
assunto dalle banche.
In ambito operativo ogni Banca potra’ poi ideare gli strumenti piu’ idonei a favorire la
crescita di imprenditorialita’ e di managerialita’ nelle piccole e medie imprese, attraverso
l’offerta di prodotti e servizi che aiutino l’imprenditore nella pianificazione aziendale e,
quindi, ad affrontare tutti quegli interventi resi urgenti dai mutamenti del contesto economico
di riferimento, dalla nascita della moneta unica, dalla globalizzazione dei mercati e dallo
sviluppo delle tecnologie elettroniche, contribuendo nel contempo a facilitare il dialogo
banca-impresa.
E tra i servizi finanziari acquisira’ nuovo slancio il credito al consumo. Esiste , a mio modo
di vedere, un’alta integrazione potenziale fra “e-commerce” e “credito al consumo”.
Lo stile finanziario dei consumatori sta, infatti, cambiando e l’accesso al credito al consumo è
sempre più spesso finalizzato a mantenere elevata la propensione al consumo senza che questa
abbia a modificare l’asset allocation familiare o individuale di lungo periodo (sempre più
orientata ai settori della previdenza e dell’investimento, soprattutto azionario).
Gli utenti del commercio elettronico sono spesso contraddistinti da capacità reddituali medioalte, buona dimestichezza nell’utilizzo di strumenti di pagamento moderni, forte attenzione al
mantenimento dell’asset allocation ed elevata propensione al consumo di beni di alto profilo.
Sono un target particolarmente appetibile per le PMI produttrici di beni e servizi, che
potranno contare su un potenziale di domanda proveniente , in prospettiva, dall’e-commerce.
Le PMI, per riuscire a concretizzare queste opportunità, dovranno apportare modifiche
organizzative, riorientando la struttura verso il commercio elettronico, modificando le
tecniche di marketing, ideando nuove soluzioni logistiche e adottando nuove soluzioni in tema
di consulenza, tutti settori nei quali le Banche sono, ancora una volta, in grado di offrire
servizi di elevata qualità.
Se pero’, come si e’ visto, l’apporto consulenziale, integrando e superando il mero sostegno
finanziario, diventa il nuovo fattore critico del rapporto banca-impresa, occorre che le Banche
adottino con rapidita’ adeguati interventi riorganizzativi, innovando processi e prodotti, infatti
“il successo e la stessa sopravvivenza della banca tradizionale nell’era digitale si baseranno
sulla capacita’ della stessa di corrispondere alle esigenze dei clienti in modo competitivo,
cioe’ meglio di quanto possano fare i concorrenti diretti, le altre banche, ed indiretti , cioe’ le
non banche (Walter Giorgio Scott)”.
Appare particolarmente necessario , a mio avviso, attivare nuovi canali di vendita, liberando
risorse dalle attivita’ amministrative ed esecutive, che comunque vanno sempre ben
presidiate, per riconvertirle a funzioni commerciali e di consulenza; la clientela non chiede
solo prodotti e servizi, bensi’ soluzioni integrate.
Nella Banca che ho l’onore di dirigere, Banca caratterizzata da un forte radicamento
territoriale e da una diffusa rete di sportelli, ma anche da un’apprezzabile presenza nel settore
della banca elettronica e nello sviluppo dell’informatica, abbiamo assunto un impegno, quello
di coniugare lo sviluppo di una “nuova” banca con l’evoluzione delle caratteristiche
tradizionali e per far questo e’ stata adottata una svolta nell’approccio al mercato, passando
dal presidio territoriale geografico alla gestione personalizzata del cliente, come ho accennato
in premessa.
In conclusione ritengo necessario soffermarmi brevemente sull’importanza della “cultura del
cambiamento”.
In parallelo alle modifiche organizzative e all’ideazione di nuovi strumenti e prodotti, e’
infatti “vitale” creare nelle banche una cultura diffusa del cambiamento per cogliere le vere
necessita’ della clientela, privati e\o imprese, e le nuove opportunita’ di intermediazione.
Appare peraltro evidente che se l’evoluzione della tecnologia e dei mercati propone forti
sollecitazioni al cambiamento, le Imprese e le Banche che dimostrano maggiori capacita’ di
innovazione, sapranno trasformare le minacce in considerevoli opportunita’.
E’ mia personale convinzione, comunque, che il Sistema Bancario Italiano abbia intrapreso la
strada giusta e, come ha saputo fare in passato con gli strumenti tradizionali, non fara’
mancare, in futuro, il suo adeguato sostegno allo sviluppo del settore delle PMI, struttura
portante del nostro sistema economico.
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